RELAZIONE sull'attuazione della politica di sicurezza e di difesa comune (conformemente alla relazione annuale del Consiglio al Parlamento europeo sulla politica estera e di sicurezza comune)

19.3.2015 - (2014/2220(INI))

Commissione per gli affari esteri
Relatore: Arnaud Danjean


Procedura : 2014/2220(INI)
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A8-0054/2015
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A8-0054/2015
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PROPOSTA DI RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO

sull'attuazione della politica di sicurezza e di difesa comune (conformemente alla relazione annuale del Consiglio al Parlamento europeo sulla politica estera e di sicurezza comune)

(2014/2220(INI))

Il Parlamento europeo,

–   vista l'attuazione della politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC) (conformemente alla relazione annuale del Consiglio al Parlamento europeo sulla politica estera e di sicurezza comune),

–   vista la relazione annuale del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/AR) al Parlamento europeo sulla politica estera e di sicurezza comune, in particolare le parti relative alla politica europea di sicurezza e di difesa (12094/14),

–   visti gli articoli 2 e 3, e il titolo V del trattato sull'Unione europea (TUE), in particolare gli articoli 21, 24 e 36;

–   visto il trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE),

–   viste le conclusioni del Consiglio europeo del 18 dicembre 2013,

–   viste le conclusioni della Conferenza interparlamentare sulla politica estera e di sicurezza comune e sulla politica di sicurezza e di difesa comune, del 4 aprile 2014 e del 7 novembre 2014,

–   viste la strategia europea in materia di sicurezza "Un'Europa sicura in un mondo migliore", adottata dal Consiglio europeo il 12 dicembre 2003, e la relazione sulla sua attuazione "Garantire sicurezza in un mondo in piena evoluzione", approvata dal Consiglio europeo l'11 e 12 dicembre 2008,

–   viste le conclusioni del Consiglio sulla politica di sicurezza e di difesa comune, del 25 novembre 2013 e del 18 novembre 2014,

–   vista la relazione intermedia del VP/AR e del direttore dell'Agenzia europea per la difesa, del 7 luglio 2014, sull'attuazione delle conclusioni del Consiglio europeo del dicembre 2013,

–   viste la comunicazione congiunta del VP/AR e della Commissione sull'"Approccio globale dell'UE alle crisi e ai conflitti esterni" e le relative conclusioni del Consiglio del 12 maggio 2014,

–   visti la comunicazione congiunta sulla "Strategia dell'Unione europea per la cibersicurezza: un ciberspazio aperto e sicuro" e le relative conclusioni del Consiglio, del 25 giugno 2013, nonché il quadro strategico UE in materia di ciberdifesa approvato il 18 novembre 2014,

–   vista la strategia europea in materia di sicurezza marittima, del 24 giugno 2014, e il piano d'azione relativo alla strategia per la sicurezza marittima dell'Unione europea, approvato nel dicembre 2014,

–   vista la decisione del Consiglio, del 24 giugno 2014, relativa alle modalità di attuazione da parte dell'Unione della clausola di solidarietà,

–   visto il quadro strategico per una cooperazione sistematica e a lungo termine in materia di difesa, approvato il 18 novembre 2014,

–   viste la comunicazione della Commissione, del 24 luglio 2013, dal titolo "Verso un settore della difesa e della sicurezza più concorrenziale ed efficiente" (COM(2013)0542) e la relativa tabella di marcia per l'attuazione, del 24 giugno 2014 (COM(2014)0387),

–   vista la direttiva 2009/43/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 6 maggio 2009, che semplifica le modalità e le condizioni dei trasferimenti all'interno delle Comunità di prodotti per la difesa[1],

–   vista la direttiva 2009/81/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 13 luglio 2009, relativa al coordinamento delle procedure per l'aggiudicazione di taluni appalti di lavori, di forniture e di servizi nei settori della difesa e della sicurezza da parte delle amministrazioni aggiudicatrici/degli enti aggiudicatori, e recante modifica delle direttive 2004/17/CE e 2004/18/CE[2],

–   viste le sue risoluzioni sulla politica di sicurezza e di difesa comune, in particolare quelle del 21 novembre 2013 sull'attuazione della politica di sicurezza e di difesa comune[3] e sulla base tecnologica e industriale della difesa europea[4], nonché quelle del 12 settembre 2013 sulla dimensione marittima della politica di sicurezza e di difesa comune[5] e sulle strutture militari dell'UE: situazione attuale e prospettive future[6],

–   vista la sua risoluzione del 22 novembre 2012 sulla sicurezza e la difesa informatica[7],

–   vista la sua risoluzione del 3 aprile 2014 sull'approccio globale dell'UE e le sue implicazioni sulla coerenza dell'azione esterna dell'Unione[8],

–   viste la sua raccomandazione del 13 giugno 2013 destinata all'alto rappresentante dell'Unione per la politica estera e di sicurezza/vicepresidente della Commissione europea, al Consiglio e alla Commissione sulla revisione 2013 relativa all'organizzazione e al funzionamento del SEAE[9], e le conclusioni del Consiglio, del 17 dicembre 2013, sul riesame 2013 del SEAE[10],

–   vista la Carta delle Nazioni Unite,

–   visto l'articolo 132, paragrafo 1, del suo regolamento,

–   vista la relazione della commissione per gli affari esteri (A8-0054/2015),

Contesto generale della sicurezza

1.  ritiene che il contesto della sicurezza nell'UE e nei paesi vicini a est e a sud sia sempre più instabile e volatile a causa dell'elevato numero di sfide per la sicurezza nuove e di lunga data; reputa che il conflitto nell'Ucraina orientale, unitamente ai conflitti in Siria e in Iraq, all'ascesa dell'organizzazione terroristica ISIS, alla crisi libica e alla minaccia terroristica in Africa (in particolare nel Sahel, in Libia e nel Corno d'Africa) rappresentino sfide dirette alla sicurezza dell'Unione; ritiene altresì che l'interesse degli Stati Uniti per la regione Asia-Pacifico e le conseguenze della crisi finanziaria sui bilanci e sulle capacità degli Stati membri in materia di difesa pongano ulteriormente l'accento sulla necessità che l'Unione e gli Stati membri si assumano maggiori responsabilità per quanto concerne la propria sicurezza e difesa; insiste sul fatto che l'Unione europea saprà fornire una risposta efficace alle nuove sfide in materia di sicurezza menzionate in precedenza solo se le sue strutture e i suoi Stati membri lavoreranno insieme nell'ambito di un'azione comune e realmente coordinata nel quadro della PESC/PSDC;

2.  è convinto che l'attuale livello di instabilità alle frontiere dell'UE e nei paesi immediatamente vicini non abbia precedenti dalla fine degli anni '90, periodo in cui è stata istituita la PSDC; esprime preoccupazione per il fatto che l'Unione non riesca a operare quale attore unico e decisivo di fronte a ciascuna di queste minacce e che troppo spesso non possa che rimettersi alle iniziative di uno o di alcuni degli Stati membri oppure ad alleanze create ad hoc nell'ambito delle quali svolge un ruolo marginale o complementare;

3.  ritiene che l'Unione e gli Stati membri debbano adattarsi senza ulteriore indugio alle nuove sfide in materia di sicurezza, soprattutto utilizzando in modo efficace gli strumenti esistenti della PSDC, anche attraverso un migliore collegamento con gli strumenti per gli affari esteri dell'UE, l'assistenza umanitaria e la politica di sviluppo, il coordinamento delle azioni nazionali e una maggiore unione delle risorse e, ove del caso, attraverso l'introduzione in modo pragmatico e flessibile di nuovi meccanismi di espressione della solidarietà europea; sottolinea che i confini tra sicurezza interna ed esterna stanno diventando sempre meno definiti; chiede pertanto una coerenza fra gli strumenti esterni e interni, nonché una cooperazione e un coordinamento rafforzati tra gli Stati membri, in particolare nell'ambito della lotta al terrorismo e alla criminalità organizzata, della ciberdifesa e della migrazione, sotto la guida del VP/AR;

4.  sottolinea che la forza e l'importanza dell'Unione risiedono nella sua capacità di impegnare risorse e di mobilitare simultaneamente un'ampia gamma di strumenti diplomatici, di sicurezza e di difesa, economici, commerciali, umanitari e di sviluppo, nel pieno rispetto delle disposizioni della Carta delle Nazioni Unite; ribadisce che gli strumenti militari e civili della PSDC sono parte integrante di tale approccio globale;

Dal Consiglio del dicembre 2013 a giugno 2015: la PSDC, una reale priorità?

5.  accoglie con favore le conclusioni del Consiglio, del dicembre 2013, che riconoscono la necessità di aumentare l'efficacia, la visibilità e l'impatto della PSDC, nonché di potenziare lo sviluppo delle capacità e rafforzare l'industria della difesa europea;

6.  si rammarica, in particolare a fronte delle crescenti instabilità esterne, per il fatto che lo slancio politico impresso nel 2013 non abbia portato a un rafforzamento della cooperazione né all'attuazione effettiva e rapida di misure pratiche commisurate ai livelli dichiarati di ambizione; ritiene che al momento l'Unione disponga appena delle risorse necessarie a livello operativo, industriale e di capacità per contribuire in modo decisivo alla prevenzione e alla gestione delle crisi internazionali, nonché per affermare la propria autonomia strategica e i propri interessi strategici, in linea con i valori e le norme sanciti all'articolo 21 del trattato di Lisbona; invita gli Stati membri ad attuare con urgenza misure concrete;

7.  valuta positivamente la nomina del nuovo vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza Federica Mogherini; si compiace delle sue prime dichiarazioni e della sua decisione di presiedere i Consigli Affari esteri e Difesa, a dimostrazione del suo interesse per la PSDC; auspica che le sue posizioni si traducano in un impulso positivo per lo sviluppo della PSDC; invita il VP/AR ad assumere un ruolo guida nell'azione volta a proseguire l'attuazione della PSDC e a mettere in comune e condividere le capacità europee a livello della difesa; invita la Commissione a far proseguire il lavoro della task force sulla difesa a livello dei commissari, sotto la direzione del VP/AR, onde garantire una guida e una supervisione di natura politica;

8.  si attende che entro il Consiglio europeo del giugno 2015, il quale verterà ancora sulle questioni legate alla difesa, gli Stati membri e le istituzioni dell'Unione saranno in grado di adottare misure specifiche in linea con gli impegni assunti nel dicembre 2013; esprime soddisfazione per la conferma giunta dai capi di Stato del Consiglio Difesa in programma il 16 giugno 2015 e li invita a valutare in modo critico il basso profilo di attuazione ed esercitare maggiori pressioni sugli organi burocratici della difesa affinché diano attuazione alle decisioni adottate al più alto livello politico nel dicembre 2013; sottolinea che il Consiglio europeo, che si riunirà nel giugno 2015, deve incoraggiare gli Stati membri restii a investire maggiori risorse nella difesa e deve altresì concentrare gli sforzi su quegli ambiti di gestione delle crisi in cui l'Unione europea può realmente apportare un valore aggiunto;

9.  ritiene che il prossimo Consiglio europeo sulla difesa debba adottare decisioni in grado di migliorare la capacità di difesa territoriale dell'Unione e degli Stati membri, in totale complementarietà con la NATO, come pure la capacità di rispondere alle sfide in materia di sicurezza interna, nonché di sviluppare le capacità dispiegabili necessarie per assicurare un contributo significativo dell'UE alla gestione delle crisi, rafforzare l'Agenzia europea per la difesa e la base industriale e tecnologica di difesa europea, avviando la messa a punto di un concetto globale di sicurezza che integri le dimensioni interna ed esterna della sicurezza stessa;

Missioni e operazioni della PSDC

10. esprime preoccupazione per il fatto che le più recenti operazioni civili e militari condotte nell'ambito della PSDC siano state continuamente inficiate da carenze strutturali, che sono ormai evidenti da anni, come ad esempio l'inefficienza nella reazione immediata alle azioni civili e militari, processi decisionali lunghi e rigidi, la necessità di una maggiore solidarietà tra gli Stati membri nel finanziamento delle missioni, l'inadeguatezza dei mandati delle missioni rispetto al contesto evolutivo, il problema della costituzione della forza e la mancanza di reattività logistica e finanziaria;

11. ritiene che la questione del finanziamento delle missioni e delle operazioni della PSDC sia fondamentale per garantire il futuro di tale politica; si rammarica per il fatto che il dibattito avviato su tale argomento in occasione della riunione del Consiglio del dicembre 2013 non abbia prodotto al momento alcuna proposta concreta; chiede che il meccanismo Athena si utilizzato sistematicamente per finanziare le spese connesse allo svolgimento delle operazioni e delle missioni della PSDC, in particolare per quanto concerne l'impiego dei gruppi tattici dell'UE, le infrastrutture per l'alloggiamento delle forze, le spese legate alla realizzazione di punti d'ingresso per le truppe nei teatri delle operazioni e le scorte di sicurezza in termini di viveri e carburanti, laddove necessario; chiede inoltre che il suddetto meccanismo sia impiegato per gestire i finanziamenti provenienti dagli Stati membri su base bilaterale e dai paesi terzi o da altre organizzazioni internazionali, affinché possano partecipare finanziariamente a una data operazione e, in casi debitamente giustificati, sostenere la partecipazione di paesi terzi alle operazioni e alle missioni dell'UE di risposta alle crisi;

12. incoraggia a compiere sforzi aggiuntivi per accelerare il finanziamento di missioni civili e semplificare le procedure decisionali e l'attuazione; è del parere quindi che la Commissione dovrebbe introdurre, mediante atti delegati e a norma dell'articolo 210 del regolamento finanziario, norme specifiche in materia di appalti che disciplinino le misure di gestione delle crisi nel quadro della PSDC, allo scopo di consentire che le operazioni siano condotte in modo rapido e flessibile;

13. chiede la creazione di un meccanismo di prefinanziamento che aiuti gli Stati membri che desiderano partecipare a una missione PSDC a sostenerne i costi, agevolandoli in tal modo nel decidere in merito all'avvio della missione;

14. sottolinea che il contributo dell'UE alla sicurezza internazionale, alla gestione delle crisi e al mantenimento della pace attraverso le sue missioni e operazioni civili e militari è una componente importante dell'approccio globale dell'Unione; osserva che le missioni civili e militari avviate dall'Unione dal 2009 sono state concepite troppo spesso per dare visibilità all'UE nella sua risposta a una crisi, anziché come strumento strategico frutto di un'analisi e di una pianificazione approfondite; ritiene che tali missioni, nell'ambito delle quali la professionalità e la dedizione del personale sul campo meritano menzione ed encomio, dovrebbero essere strumenti programmatici veri ed efficaci, utilizzati in modo responsabile e parte integrante di una strategia d'azione globale, in particolare nei paesi vicini dell'UE; sostiene la revisione in corso delle strutture di gestione delle crisi all'interno del SEAE; invita il VP/AR a rendere molto più efficienti le strutture esistenti, ad esempio riducendo il numero delle strutture parallele, in modo da consentire loro di rispondere con rapidità e adeguatezza alle crisi emergenti;

15. ritiene che il successo di una missione dipenda anche dalla presenza di personale adeguato e qualificato in termini di formazione, competenze e leadership;

16. mette in dubbio, ad esempio, la necessità di dispiegare e mantenere una missione alle frontiere della Libia (EUBAM Libia) in un contesto istituzionale e di sicurezza in cui non è mai stata in grado di realizzare gli obiettivi minimi individuati; chiede che siano riesaminate le esigenze relative alla Libia alla luce dei preoccupanti sviluppi recenti, per poter dare adeguata risposta ai problemi legati alla sicurezza, anche in relazione al continuo impegno sul fronte dell'antiterrorismo in Mali e nella regione del Sahel;

17. ritiene opportuno condurre una valutazione dell'efficienza delle 17 missioni dell'UE in corso all'estero;

18. deplora, parimenti e alla luce della situazione nella Striscia di Gaza, che le discussioni in seno al Consiglio sulla missione UE di assistenza alle frontiere per il valico di Rafah (EUBAM Rafah) non abbiano ancora prodotto alcun risultato; chiede la riattivazione della missione e il riesame del suo mandato, delle procedure di assunzione del personale e delle risorse, affinché possa contribuire a controllare le frontiere tra la Striscia di Gaza, l'Egitto e Israele;

19. accoglie favorevolmente l'impegno globale dell'UE nel Corno d'Africa, di cui fanno parte anche le missioni e le operazioni della PSDC EUTM Somalia, EUNAVFOR Atalanta ed EUCAP Nestor; osserva in proposito che le attività dell'EUCAP Nestor si svolgono nell'ambito di un contesto istituzionale e operativo complesso, in cui figura la presenza di una serie di attori internazionali, come l'UE; invita quindi il Consiglio e il SEAE a razionalizzare gli obiettivi della missione;

20. auspica che le due missioni civili avviate quest'anno, la missione del Consiglio per la riforma del settore della sicurezza civile in Ucraina (EUAM Ucraina) e la missione di sostegno alle forze di sicurezza interna del Mali (EUCAP Sahel Mali), adempiano efficacemente al loro mandato e si concentrino su obiettivi chiaramente identificati, misurabili e a lungo termine;

21. rileva che dal giugno 2013 esiste un deposito che permette il rapido dispiego dei mezzi necessari alle missioni civili della PSDC; ritiene che, per essere utilizzato efficacemente, tale deposito dovrebbe essere posto al servizio dei relativi capimissione per soddisfare le esigenze da essi identificate, anziché dipendere dalle decisioni della Commissione; chiede che siano elaborati resoconti annuali dell'attività del deposito, in modo da poter valutare adeguatamente il valore aggiunto offerto in termini di rapidità di dispiego delle missioni civili;

22. giudica favorevolmente gli studi in corso per la creazione di un centro di servizi condivisi che riunisca le risorse da destinare alle missioni civili della PSDC e renda più efficiente il dispiegamento delle missioni; chiede l'istituzione del suddetto centro di servizi condivisi; ritiene che la soluzione più efficace sarebbe disporre di un'unica struttura istituzionale nell'ambito del SEAE che accentri e razionalizzi i servizi delle missioni civili (risorse umane, risorse informatiche, logistica ecc.) attualmente disseminati all'interno di ciascuna missione;

23. constata che le operazioni militari della PSDC tendono a configurarsi sempre di più come missioni finalizzate all'addestramento delle forze armate (EUTM Mali ed EUTM Somalia); plaude alla decisione di condurre tali operazioni, ma insiste sulla necessità che il mandato di ognuna di esse sia adattato alle circostanze di ogni singola situazione; ritiene che le unità formate debbano essere pienamente operative, ossia abbiano capacità offensiva; si rammarica per il fatto che ormai si prevedano raramente missioni con mandato esecutivo; ritiene che, alla luce delle continue minacce nei suoi paesi vicini, l'Unione non possa permettersi di concentrarsi esclusivamente sugli strumenti orientati al dopo-crisi o a sostenere l'uscita dalla crisi, e debba invece poter intervenire in ogni aspetto della gestione delle crisi, in linea con la Carta delle Nazioni Unite;

24. è costernato per i continui problemi in termini di costituzione della forza riscontrati in occasione dell'avvio delle missioni militari; osserva che, ad eccezione dell'EUTM Mali che conta sul contributo effettivo di 23 Stati membri, le operazioni militari dell'Unione in corso riguardano non più di sei Stati membri; incoraggia gli Stati membri a contribuire alle operazioni con un maggiore apporto di forze, laddove siano disponibili le capacità nazionali richieste; sottolinea la necessità di un approccio comune e cooperativo nella gestione dei problemi di costituzione della forza; accoglie favorevolmente il contributo dei paesi terzi, che dimostra la vitalità dei partenariati costituiti nell'ambito della PSDC; invita gli Stati membri a dimostrare maggiore interesse verso le operazioni militari dell'Unione e a contribuirvi in funzione dei propri mezzi e delle proprie capacità;

25. ritiene opportuno, dal momento che le missioni sia civili (EUCAP) che militari (EUTM) dell'Unione sono orientate all'addestramento, introdurre una politica strutturale volta a inquadrare tali missioni nel lungo periodo, con mandati e obiettivi efficienti e adeguati alle situazioni che si trovano a dover fronteggiare, fornendo assistenza sotto forma di finanziamenti e attrezzature; reputa che tale nuova politica, in quanto parte integrante della cooperazione e dello sviluppo dell'Unione, contribuirebbe a intensificare l'impegno attualmente profuso nell'ambito delle iniziative "Train and Equip" e "E2I" finalizzate a rafforzare le capacità dei paesi terzi (attrezzature, armamenti, infrastrutture, stipendi) affinché dispongano di forze armate adeguatamente operative; incoraggia la Commissione a esplorare, a tale proposito, fonti di finanziamento innovative;

26. prende atto della volontà del Consiglio del novembre 2013 di rafforzare la modularità e la flessibilità dei gruppi tattici dell'UE affinché possano essere impiegati in qualsiasi compito legato alla gestione delle crisi; osserva, tuttavia, che finora l'unico risultato conseguito al riguardo, seppur molto limitato, è stata la proposta di utilizzare il meccanismo Athena ai fini del trasporto strategico dei gruppi tattici verso i teatri delle operazioni; riconosce che l'assenza di un atteggiamento costruttivo fra tutti gli Stati membri ha contribuito a porre ostacoli politici e operativi allo spiegamento dei gruppi tattici;

27. apprezza il messaggio positivo dell'ultimo Consiglio informale sulla difesa relativamente all'impegno di esaminare il potenziale dell'articolo 44 del TUE; si rammarica, tuttavia, per il fatto che le divisioni sull'argomento non abbiano consentito per ora di compiere alcun progresso in merito alle modalità di applicazione di detto articolo; ritiene che l'attuazione dell'articolo 44 consentirebbe all'Unione di intervenire in modo molto più flessibile e rapido e, di conseguenza, aumenterebbe la sua capacità di far fronte alle minacce che la circondano; esorta gli Stati membri che non sono interessati a partecipare alle operazioni della PSDC o che non dispongono dei mezzi per farlo ad assumere un atteggiamento costruttivo permettendo agli altri di intervenire, se lo desiderano;

28. invita inoltre il VP/AR ad esaminare il potenziale di altri articoli pertinenti del trattato di Lisbona, in particolare quelli relativi al fondo iniziale (art. 41 TUE), alla cooperazione rafforzata permanente (art. 46 TUE), alla clausola di solidarietà (art. 222 TFUE) e alla clausola di difesa reciproca (art. 42 TUE);

29. chiede di analizzare seriamente la possibilità di ricorrere – in forme che garantiscano l'indispensabile modularità – a dei comandi multilaterali, che siano stati costituiti e abbiano dato prova di efficacia sul campo, come l'Eurocorps di Strasburgo;

30. si sorprende del fatto che non esista ancora una strategia comune di respiro europeo per affrontare le nuove sfide dell'UE in materia di sicurezza; accoglie favorevolmente l'intenzione del Consiglio e l'impegno del VP/AR ad avviare un processo di riflessione strategica sulle sfide e le opportunità per la politica estera e di sicurezza; rammenta che questo processo mira a sviluppare una nuova strategia comune di sicurezza europea per individuare i nuovi scenari geostrategici, le minacce e le sfide globali che sono emerse, e definire le azioni che l'UE può intraprendere per rispondervi, in particolare nel quadro della PESC e della PSDC; invita altresì il VP/AR ad avviare un processo di ampia portata finalizzato all'elaborazione di un Libro bianco sulla sicurezza e la difesa europee ancora più ambizioso, allo scopo di razionalizzare le ambizioni strategiche dell'UE e i suoi processi di sviluppo delle capacità; attende la futura comunicazione del VP/AR intesa a valutare le conseguenze dei cambiamenti sull'ambiente globale e a determinare quali sfide e opportunità ne derivano per l'UE;

31. accoglie con favore l'adozione, il 18 novembre 2014, di un quadro strategico UE in materia di ciberdifesa, che indica cinque priorità per il settore della difesa informatica della PSDC e chiarisce il ruolo dei vari attori; plaude all'obiettivo del quadro di sostenere lo sviluppo delle capacità nazionali di ciberdifesa e il rafforzamento della protezione delle reti di comunicazione utilizzate per gli strumenti PSDC; sottolinea l'importanza di raggiungere un livello comune di sicurezza informatica tra gli Stati membri al fine di compiere progressi adeguati in materia di cooperazione nella ciberdifesa e di rafforzare le nostre capacità nei confronti degli attacchi informatici e del ciberterrorismo e auspica che tale piano d'azione segni il punto di partenza verso una integrazione più sistematica della difesa informatica nelle strategie di sicurezza nazionale degli Stati membri, e una presa di coscienza dell'importanza delle problematiche legate alla difesa informatica da parte delle istituzioni dell'UE; chiede, inoltre, una strategia europea coerente diretta a proteggere le infrastrutture critiche (digitali) dagli attacchi informatici, che tuteli e promuova simultaneamente i diritti e le libertà digitali dei cittadini; ricorda la necessità di una maggiore chiarezza e di un adeguato quadro giuridico, date le difficoltà di attribuzione degli attacchi informatici, nonché di una risposta proporzionata e necessaria in tutti i contesti;

32. ricorda l'imminente minaccia in campo informatico e sottolinea la necessità che l'UE sia resiliente e pronta a rispondere alle crisi informatiche, anche nel contesto della PSDC, e incoraggia pertanto tutti gli Stati membri ad accelerare considerevolmente e senza indugio lo sviluppo delle loro capacità di difesa informatica; sottolinea la necessità di investire in capitale umano altamente qualificato e in ricerca e innovazione; evidenzia che occorrono sinergie e complementarietà tra i settori civile e militare della sicurezza e difesa informatica nell'UE; rileva l'importanza di intensificare la cooperazione con la NATO in materia di difesa informatica;

33. insiste sull'importanza della cooperazione, nel settore della sicurezza e della difesa, tra l'UE e altre istituzioni internazionali, segnatamente l'ONU, la NATO, l'Unione Africana e l'OSCE; accoglie con favore la dichiarazione del vertice NATO dello scorso settembre in Galles, in cui è stato riaffermato il sostegno allo sviluppo della PSDC; auspica l'adozione di misure per il rafforzamento delle due organizzazioni;

Settore delle capacità

34. ritiene che gli effetti della crisi economica e finanziaria del 2008 abbiano comportato la riduzione delle spese nazionali per la difesa e che i tagli siano stati operati senza il minimo coordinamento fra gli Stati membri, mettendo a repentaglio l'autonomia strategica dell'Unione e la capacità degli Stati membri di far fronte al fabbisogno di capacità delle loro forze armate, con conseguenze deleterie per le responsabilità e le potenzialità dell'Unione quale garante della sicurezza globale; sottolinea l'importanza di stabilire una pianificazione preventiva per gli investimenti strategici nell'acquisto e nel rinnovamento di materiali tra gli Stati membri;

35. è fermamente convinto che l'UE abbia un interesse vitale verso un ambiente marittimo sicuro, accessibile e pulito che consenta il libero transito di beni e persone e l'uso pacifico, legale, equo e sostenibile delle ricchezze degli oceani; reputa quindi necessario sviluppare ulteriormente il quadro istituzionale dell'UE, sia civile che militare, al fine di attuare la strategia per la sicurezza marittima europea; osserva che i beni strategici, le infrastrutture e le capacità di importanza critica sono in gran parte sotto il controllo degli Stati membri e che la volontà di questi ultimi di rafforzare la cooperazione è fondamentale per la sicurezza europea;

36. accoglie favorevolmente l'adozione, durante il Consiglio del 18 novembre 2014, di un quadro politico per la cooperazione sistematica e a lungo termine in materia di difesa, fondato sulla convergenza dei processi di pianificazione delle capacità e sullo scambio d'informazioni; sottolinea che, nella stessa ottica, è necessario che gli Stati membri continuino ad attuare il codice di condotta dell'AED in materia di messa in comune e condivisione degli equipaggiamenti, onde prevedere con molta più efficacia le carenze di capacità future e sistematizzare la cooperazione per lo sviluppo delle capacità; invita il VP/AR a fornire prova delle misure specifiche che saranno adottate per rafforzare la cooperazione in materia di difesa; in ordine al potenziamento non coordinato della cooperazione bilaterale o multilaterale in materia di difesa, invita gli Stati membri ad avviare una cooperazione strutturata permanente (PESCO) quale mezzo per garantire un migliore coordinamento e a fare ricorso ai finanziamenti UE per la cooperazione in tempo di pace; invita il VP/AR a presentare dei piani realistici per un lancio efficace della PESCO;

37. accoglie favorevolmente l'adozione, da parte del Consiglio dello scorso novembre, del piano di sviluppo delle capacità (PSC) dell'AED, che stabilisce le 16 priorità dello sviluppo di capacità; giudica con favore anche il lavoro svolto dall'AED tramite la banca dati collaborativa (Codaba), che individua le possibilità di cooperazione fra Stati membri, spianando così la strada all'avvio di varie forme di cooperazione; esorta gli Stati membri a tenere in debita considerazione tali strumenti nello sviluppo delle loro capacità militari; chiede che sia rigorosamente evitata la duplicazione delle iniziative già in corso altrove e che sia posta maggiore attenzione alla ricerca di modalità che consentano di apportare un reale valore aggiunto;

38. si stupisce che, a tutt'oggi, non esistano ancora, a livello UE, incentivi fiscali alla cooperazione e alla messa in comune; prende atto dell'appello del Consiglio di dicembre 2013 a vagliare misure fiscali e deplora che, a distanza di un anno, le discussioni non abbiano ancora prodotto alcuna misura concreta in tale ambito; osserva che il governo belga concede già, caso per caso, esenzioni IVA alle fasi preparatorie di alcuni progetti dell'AED (come ad esempio quelli per le comunicazioni satellitari); ritiene che tali esenzioni debbano essere applicate sistematicamente e che vadano estese alle infrastrutture e ai programmi concreti di sviluppo delle capacità, sul modello del meccanismo NATO esistente o di quello vigente nell'UE per le infrastrutture di ricerca civile; invita a elaborare qualsiasi altro incentivo che possa promuovere la cooperazione tra i soggetti interessati europei;

39. giudica positivamente i modelli di cooperazione esistenti come il Comando europeo di trasporto aereo (CETA) e la sua continua estensione a nuovi Stati membri; deplora il fatto che questo modello, che pure esiste da diversi anni, non sia ancora stato adattato ad altri tipi di capacità di difesa; invita a riutilizzare il modello del CETA in altri settori di sostegno operativo per colmare le principali carenze di capacità;

40. osserva i timidi progressi compiuti in merito ai progetti di messa in comune e di condivisione; plaude ai progressi compiuti in materia di rifornimento in volo grazie all'acquisizione di una flotta di aerei multiruolo per il trasporto ed il rifornimento (MRTT); deplora che un numero molto limitato di Stati membri abbia partecipato finora a questo progetto e invita gli Stati membri che hanno delle carenze in tale settore a parteciparvi; ritiene che gli Stati membri dovrebbero portare avanti i progetti di messa in comune e condivisione concentrandosi sui 16 settori di capacità che hanno identificato insieme all'AED e allo Stato maggiore dell'UE (EUMS) attraverso la PSDC;

41. prende atto dell'intenzione del Consiglio di elaborare dei progetti per il rafforzamento delle capacità dell'UE, tra cui i Sistemi Aeromobili a Pilotaggio Remoto (RPAS) e la comunicazione satellitare governativa; sottolinea la necessità di elaborare un quadro normativo per l'integrazione iniziale, entro il 2016, dei sistemi RPAS nel sistema aereo europeo, tenendo debitamente conto delle esigenze civili e militari nonché della necessità di rispettare il diritto internazionale; invita la Commissione ad illustrare in che modo i fondi Orizzonte 2020 destinati alla ricerca civile-militare possano essere impiegati per l'inserimento dei sistemi RPAS nello spazio aereo europeo;

42. si compiace dei progressi compiuti a livello di servizi satellitari dell'Unione europea (Galileo, Copernicus, EGNOS); ritiene che tali servizi spaziali, in particolare Copernicus, debbano essere resi operativi al fine di rispondere all'esigenza delle missioni e operazioni della PSDC di disporre di immagini satellitari ad alta risoluzione; plaude al lancio del progetto Ariane 6; si rammarica che, per ragioni tecniche e commerciali, l'Unione continui ad acquistare lanciatori russi, in contraddizione con il suo obiettivo di raggiungere una certa autonomia strategica e, pertanto, sottolinea la necessità di portare avanti lo sviluppo di tecnologie con applicazioni sia civili che militari che garantiscano la nostra indipendenza;

43.    invita l'Unione ad incoraggiare gli Stati membri a conseguire gli obiettivi di capacità della NATO, che richiedono una spesa di difesa minima del 2 % del PIL e la destinazione di almeno il 20 % della spesa di difesa alle principali esigenze in materia di equipaggiamenti, ivi compresi ricerca e sviluppo;

Settore della difesa

44. accoglie con favore la proposta della Commissione volta a migliorare l'accesso delle PMI ai mercati della difesa che attualmente sono molto specifici per diversi motivi, tra cui il fatto che la domanda provenga quasi esclusivamente da commesse pubbliche, il numero limitato delle imprese che operano in questo mercato, i tempi lunghi per lo sviluppo dei prodotti e il loro successivo mantenimento in servizio, e il carattere strategico di talune tecnologie;

45. prende atto della comunicazione della Commissione del luglio 2013 dal titolo "Verso un settore della difesa e della sicurezza più concorrenziale ed efficiente", nonché della tabella di marcia del giugno 2014 per l'attuazione della comunicazione e delle proposte in essa contenute, in particolare per una migliore applicazione delle direttive 2009/81/CE e 2009/43/CE relative al mercato interno, fermi restando i diritti sovrani degli Stati membri di cui all'articolo 346 del TFUE;

46. ritiene che tutte queste misure necessitino di una preventiva definizione comune del perimetro della base industriale e tecnologica di difesa europea (BITDE) per poter individuare quali imprese o attività strategiche potranno beneficiarne, tenendo in considerazione il diverso potenziale tra le industrie della difesa degli Stati membri; ritiene che tale definizione potrebbe fondarsi segnatamente su alcuni criteri quali lo sviluppo degli equipaggiamenti e delle tecnologie realizzato in seno all'UE, il controllo, da parte dell'impresa, dei diritti di proprietà e d'uso degli equipaggiamenti e delle tecnologie sviluppate e la garanzia che, in caso di azionariato estero, questo non disponga di un diritto di voto troppo importante tale da mettere a repentaglio il controllo dell'impresa sulle proprie attività; sottolinea l'esigenza di definire le risorse di difesa dell'UE di importanza critica (ossia le capacità industriali chiave e le tecnologie critiche);

47. ricorda che, con l'entrata in vigore del trattato di Lisbona, le politiche industriale, spaziale e di ricerca dell'UE si estendono all'ambito della difesa; osserva che i programmi dell'Unione in altri settori, come la sicurezza interna e alle frontiere, la gestione delle catastrofi e lo sviluppo, offrono prospettive significative per lo sviluppo congiunto di capacità pertinenti ai fini di tali politiche e alla conduzione di missioni PSDC; invita la Commissione a istituire procedure permanenti per la cooperazione tra la Commissione, il SEAE, l'AED e gli Stati membri nei settori del mercato comune, dell'industria, dello spazio, della ricerca e dello sviluppo; chiede alla Commissione di instaurare un collegamento permanente tra organismi e agenzie dell'UE nei settori della sicurezza interna (Frontex, Europol, ENISA), della sicurezza esterna e della difesa (Agenzia europea per la difesa, SEAE);

48. prende atto delle proposte della Commissione per una migliore attuazione delle direttive 2009/81/CE (appalti nei settori della difesa e della sicurezza) e 2009/43/CE (trasferimento di prodotti destinati alla difesa nel mercato interno); considera necessario determinare altresì gli elementi che rientrano nell'ambito degli equipaggiamenti e delle tecnologie ad alto valore strategico e che non sono interessati né dalla direttiva 2009/81/CE (equipaggiamenti d'interesse essenziale per la sicurezza) né dalla direttiva 2004/18/CE (equipaggiamenti il cui utilizzo è collegato ma non specifico del settore della difesa); ritiene che le imprese UE che esercitano la propria attività in questo settore necessitino di un regime giuridico e finanziario specifico che consenta loro di essere competitive, salvaguardando in tal modo l'autonomia strategica dell'UE;

49. prende atto della volontà del Consiglio di attuare un regime europeo di sicurezza dell'approvvigionamento in cui gli Stati membri si prestino reciproca assistenza e rispondano rapidamente alle rispettive esigenze in materia di difesa; attende una tabella di marcia della Commissione, che fornisca le pertinenti opzioni di attuazione di tale regime nonché il Libro verde previsto sul tema del controllo degli investimenti esteri nelle imprese strategiche di difesa; giudica positivamente l'adozione dell'accordo quadro rafforzato dell'AED per la sicurezza dell'approvvigionamento tra gli Stati membri quale importante meccanismo volontario, giuridicamente non vincolante, che permetta a questi ultimi di rafforzare il sostegno e l'assistenza reciproci in tale ambito; invita l'AED e la Commissione ad elaborare congiuntamente altri mezzi e iniziative per promuovere la sicurezza dell'approvvigionamento in tutta l'UE e sostenere gli Stati membri nell'attuazione del nuovo accordo quadro;

50. invita la Commissione a identificare con precisione e a mobilitare i mezzi e gli strumenti finanziari dell'UE destinati a contribuire alla creazione di un mercato comune del settore della difesa;

51. accoglie favorevolmente l'adozione delle modifiche alle liste di controllo delle esportazioni del regime di Wassenaar per quanto attiene alle tecnologie in materia di sorveglianza e intrusione che di recente sono state implementate anche a livello UE; sottolinea, tuttavia, che serve ben altro per prevenire la produzione e l'esportazione incontrollate di tecnologie che possono essere impiegate per attaccare le infrastrutture critiche dell'Unione e violare i diritti umani; invita pertanto la Commissione a presentare quanto prima una proposta di revisione del regolamento sulle esportazioni a duplice uso;

52. ritiene che nessun governo possa varare da solo dei programmi di ricerca e tecnologia (R&T) di portata realmente ampia; ricorda la dichiarazione del Consiglio del dicembre 2008 sul rafforzamento delle capacità e l'impegno degli Stati membri a conseguire l'obiettivo collettivo di dedicare il 2% della nostra spesa di difesa al finanziamento della ricerca; invita il VP/AR e il direttore dell'AED a fornire dati che illustrino la situazione attuale al riguardo; accoglie quindi con favore le proposte della Commissione relative alla creazione di sinergie tra ricerca civile e di difesa; sottolinea, a questo proposito, che il programma di ricerca in materia di sicurezza di Orizzonte 2020 offre notevoli possibilità per la creazione di capacità in tal senso; invita la Commissione e gli Stati membri ad appoggiare la missione di ricerca a sostegno delle politiche esterne dell'Unione, compreso lo sviluppo tecnologico nel settore delle tecnologie a duplice uso per migliorare l'interoperabilità tra protezione civile e forze militari, come stabilito nel programma specifico che istituisce Orizzonte 2020; chiede alla Commissione e agli Stati membri di includere le attività di ricerca corrispondenti nei programmi di lavoro annuali; accoglie altresì favorevolmente il lancio di "azioni preparatorie" e auspica che, nel settore della PSDC, il passo successivo sia il finanziamento di un pertinente filone di ricerca nel prossimo quadro finanziario pluriennale; sottolinea l'importanza di attuare un progetto pilota sulla ricerca nel settore della PSDC condotto congiuntamente dalla Commissione e dall'AED, come proposto dal Parlamento nel bilancio 2015 in vista della realizzazione degli obiettivi dell'Unione e dell'esecuzione del bilancio UE da parte dell'Agenzia; deplora, a tale proposito, che la Commissione non abbia fornito al Parlamento una valutazione del potenziale dell'articolo 185 del TFUE come richiesto nella risoluzione del PE del 21 novembre 2013 sulla base industriale e tecnologica di difesa europea;

53. invita, al contempo, ad esercitare la massima vigilanza per quanto concerne sia le questioni di governance, che i diritti di proprietà intellettuale o il cofinanziamento e le regole di partecipazione a tale azione preparatoria nel settore della difesa; chiede che gli Stati membri siano pienamente associati al processo decisionale onde evitare le derive burocratiche e garantire che i programmi corrispondano alle esigenze strategiche della PSDC e degli Stati membri;

54. ricorda il carattere estremamente delicato e strategico della ricerca in materia di difesa, tanto per la competitività delle industrie quanto per l'autonomia strategica dell'UE, e chiede che sia adottata una politica di proprietà intellettuale adeguata relativamente alla sicurezza e alla difesa per tutelare i risultati della ricerca; attende le proposte della Commissione in merito, come anche quelle delle industrie della difesa;

55. prende atto delle proposte della Commissione volte a promuovere l'attuazione di norme e di procedure di certificazione comuni per le attrezzature di difesa; attende la tabella di marcia dell'AED e della Commissione per l'elaborazione di norme industriali nel settore della difesa, nonché le opzioni dell'AED e dell'AESA per migliorare il riconoscimento reciproco della certificazione militare nell'UE; deplora la riluttanza degli organismi di normalizzazione europei a produrre sigilli di standardizzazione per i prodotti destinati alla difesa;

56. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Presidente del Consiglio europeo, al Vicepresidente della Commissione/Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al Consiglio, alla Commissione europea, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, al Segretario generale della NATO, al Presidente dell'Assemblea parlamentare della NATO, al Segretario generale delle Nazioni Unite, al Presidente in carica dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE), al Presidente dell'Assemblea parlamentare dell'OSCE, al Presidente dell'Assemblea dell'Unione africana e al Segretario generale dell'Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico.

PARERE DI MINORANZA

sull'attuazione della politica di sicurezza e di difesa comune (conformemente alla relazione annuale del Consiglio al Parlamento europeo sulla politica estera e di sicurezza comune (2014/2220(INI))

Commissione per gli affari esteri, relatore: Arnaud Danjean

Parere di minoranza presentato dai deputati del gruppo GUE/NGL, Sabine Lösing e Takis Hadjigeorgiou

La relazione deplora il fatto che si prevedano raramente missioni con mandato esecutivo e chiede interventi più decisi. La relazione chiede un maggiore sviluppo della cooperazione in materia di armamenti, la messa in comune e la condivisione, maggiori investimenti nella difesa e l'adozione dei medesimi obiettivi di capacità della NATO (una spesa di difesa minima del 2 % del PIL).

Siamo contrari alla relazione in quanto:

•non rispecchia il ruolo negativo e sempre maggiore dell'UE per quanto riguarda gli attuali conflitti nel vicinato orientale e meridionale dell'UE;

• promuove incentivi fiscali a livello europeo per progetti di difesa e di sicurezza e l'uso militare di Galileo, appoggia il progetto militare sui droni finanziato dall'UE (RPAS), promuove il complesso industriale militare (MIC) e chiede l'attuazione di un regime di sicurezza dell'approvvigionamento in tutta l'UE;

• è favorevole alla fusione della ricerca civile e militare, al fine di utilizzare le capacità civili per scopi militari, e sostiene una sezione di ricerca propria per finanziare la ricerca militare;

• esprime dichiarazioni ricattatorie come quella secondo cui la crisi economica ha comportato tagli alle spese per la difesa, che minacciano l'autonomia strategica dell'Unione e generano carenza di capacità militari;

• sostiene e promuove l'ampliamento del meccanismo ATHENA per il finanziamento delle missioni militari dell'UE al di fuori del controllo parlamentare;

• chiede la mobilitazione di gruppi tattici dell'UE per tutti i tipi di gestione delle crisi.

Chiediamo:

-    un radicale disarmo (anche chimico, biologico, radiologico e nucleare) nell'Unione europea e a livello mondiale;

-    che non vi siano finanziamenti in materia militare a carico del bilancio dell'UE;

-    che tutte le attività rientrino rigorosamente nel quadro della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale;

-    approcci rigorosamente civili e pacifici alla soluzione di conflitti da parte dell'UE, nonché la separazione degli interventi civili e militari;

-    una netta separazione tra l'UE e la NATO.

ESITO DELLA VOTAZIONE FINALE IN COMMISSIONE

Approvazione

9.3.2015

 

 

 

Esito della votazione finale

+:

–:

0:

45

18

0

Membri titolari presenti al momento della votazione finale

Lars Adaktusson, Michèle Alliot-Marie, Francisco Assis, Petras Auštrevičius, Amjad Bashir, Bas Belder, Goffredo Maria Bettini, Elmar Brok, Klaus Buchner, James Carver, Fabio Massimo Castaldo, Lorenzo Cesa, Aymeric Chauprade, Andi Cristea, Arnaud Danjean, Mark Demesmaeker, Georgios Epitideios, Eugen Freund, Michael Gahler, Richard Howitt, Sandra Kalniete, Manolis Kefalogiannis, Tunne Kelam, Afzal Khan, Janusz Korwin-Mikke, Eduard Kukan, Ilhan Kyuchyuk, Arne Lietz, Barbara Lochbihler, Sabine Lösing, Andrejs Mamikins, Ramona Nicole Mănescu, David McAllister, Jean-Luc Mélenchon, Tamás Meszerics, Francisco José Millán Mon, Javier Nart, Pier Antonio Panzeri, Demetris Papadakis, Kati Piri, Andrej Plenković, Cristian Dan Preda, Jozo Radoš, Alyn Smith, Jaromír Štětina, Eleni Theocharous, László Tőkés, Ivo Vajgl, Johannes Cornelis van Baalen, Geoffrey Van Orden, Hilde Vautmans, Boris Zala

Supplenti presenti al momento della votazione finale

Nicolas Bay, Reinhard Bütikofer, Ana Gomes, Andrzej Grzyb, Gabrielius Landsbergis, Juan Fernando López Aguilar, Antonio López-Istúriz White, David Martin, Helmut Scholz, Janusz Zemke

Supplenti (art. 200, par. 2) presenti al momento della votazione finale

Eric Andrieu