RELAZIONE sul ruolo del dialogo interculturale, della diversità culturale e dell'istruzione al fine di promuovere i valori fondamentali dell'UE

21.12.2015 - (2015/2139(INI))

Commissione per la cultura e l'istruzione
Relatore: Julie Ward


Procedura : 2015/2139(INI)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo del documento :  
A8-0373/2015

PROPOSTA DI RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO

sul ruolo del dialogo interculturale, della diversità culturale e dell'istruzione al fine di promuovere i valori fondamentali dell'UE

(2015/2139(INI))

Il Parlamento europeo,

–  visti l'articolo 2, l'articolo 21 e l'articolo 27, paragrafo 3, del trattato sull'Unione europea (TUE),

–  visto il trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE), in particolare gli articoli 165 e 167 dello stesso, e l'articolo 17 in particolare dello stesso, secondo il quale l'Unione deve rispettare lo status di cui le chiese e le associazioni o comunità religiose, nonché le organizzazioni filosofiche e non confessionali, godono in virtù del diritto nazionale e deve riconoscerne l'identità e il contributo specifico e deve mantenere un dialogo aperto, trasparente e regolare con tali chiese e organizzazioni,

–  vista la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea[1], in particolare i suoi articoli 10, 11 e 22, ed il suo Preambolo,

–  vista la Convenzione europea sui diritti dell'uomo, e in particolare l'articolo 2 del suo Protocollo n. 1,

–  vista la risoluzione delle Nazioni Unite dal titolo "Cultura e sviluppo" del 20 dicembre 2010,

–  vista la Dichiarazione del Millennio delle Nazioni Unite (2000), in particolare gli articoli sui diritti umani, la democrazia e la buona governance,

–  vista la Convenzione delle Nazioni Unite sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna (CEDAW, 1979),

–  vista la Convenzione UNESCO del 2005 sulla protezione e promozione della diversità delle espressioni culturali (Convenzione UNESCO),

–  viste la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo (1948), in particolare il suo articolo 16, e la Dichiarazione delle Nazioni Unite sull'eliminazione di tutte le forme di intolleranza e di discriminazione fondate sulla religione o il credo,

–  vista la risoluzione 67/179 dell'Assemblea generale dell'ONU del 20 dicembre 2012 e la risoluzione 22/20 del Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani del 22 marzo 2013,

–  visti la sua raccomandazione del 13 giugno 2013 destinata al Consiglio sulla proposta di orientamenti dell'UE in materia di promozione e protezione della libertà di religione o di credo[2] e gli orientamenti dell'UE in materia di promozione e protezione della libertà di religione o di credo, adottati dal Consiglio "Affari esteri" il 24 giugno 2013,

–  vista la decisione n. 1983/2006/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 18 dicembre 2006, relativa all'anno europeo del dialogo interculturale (2008)[3],

–  viste le conclusioni del Consiglio del 20 novembre 2008 sulla promozione della diversità culturale e del dialogo interculturale nelle relazioni esterne dell'Unione e dei suoi Stati membri (2008/C 320/04)[4],

–  visti il quadro strategico e il piano di azione dell'UE per i diritti umani e la democrazia (11855/2012), adottati dal Consiglio "Affari esteri" il 25 giugno 2012,

–  visto il Libro bianco sul dialogo interculturale del Consiglio d'Europa, del 7 maggio 2008, intitolato "Vivere insieme in pari dignità",

–  vista l'agenda europea per la cultura in un mondo in via di globalizzazione (COM(2007)0242), che mira a promuovere la consapevolezza della diversità culturale e dei valori dell'UE, il dialogo con la società civile e gli scambi di buone pratiche,

–  visti i risultati e le azioni di follow-up dell'azione preparatoria sulla cultura nelle relazioni esterne dell'UE del 2014,

–  visto il protocollo sulla cooperazione culturale, allegato all'accordo modello di libero scambio[5],

–  vista la dichiarazione di Parigi sulla promozione della cittadinanza e dei valori comuni di libertà, tolleranza e non discriminazione attraverso l'istruzione, adottata dalla riunione informale dei ministri dell'Istruzione dell'Unione europea a Parigi il 17 marzo 2015 (8496/15),

–  viste le raccomandazioni comuni finali della Troika presidenziale della conferenza europea sulla gioventù del 2015 svoltasi a Lussemburgo che hanno tenuto conto della consultazione del dialogo strutturato volto a responsabilizzare i giovani a favore della partecipazione politica alla vita democratica in Europa ed hanno esortato il Parlamento a promuovere un'educazione basata sui valori e sulla cittadinanza attiva,

–  visto l'articolo 52 del suo regolamento,

–  vista la relazione della commissione per la cultura e l'istruzione (A8-0373/2015),

A.  considerando che l'Europa rappresenta un'immensa ricchezza in termini di diversità culturale, sociale, linguistica e religiosa; che, in tale contesto, i valori comuni che tengono unite le nostre società come la libertà, la giustizia sociale, l'equità e la non-discriminazione, la democrazia, i diritti umani, lo stato di diritto, la tolleranza e la solidarietà, sono fondamentali per il futuro dell'Europa;

B.  considerando che, non essendo un concetto giuridico, il dialogo interculturale non è disciplinato dal diritto nazionale, dell'UE o internazionale, ma è basato su un quadro di riferimento a livello internazionale volto a tutelare i diritti umani e la diversità culturale;

C.  considerando che il dialogo interculturale è stato provvisoriamente definito in diversi studi e nelle conclusioni a margine dell'anno europeo del dialogo interculturale (2008), come un processo che comprende uno scambio aperto e rispettoso o un'interazione tra persone, gruppi e organizzazioni che hanno un patrimonio culturale o una visione del mondo differenti; che tra i suoi obiettivi vi sono: lo sviluppo di una maggiore comprensione delle prospettive e delle pratiche diverse; il rafforzamento della partecipazione e della libertà e della capacità di operare scelte; la promozione dell'uguaglianza; il miglioramento dei processi creativi;

D.  considerando che è importante rendere disponibili i mezzi, soprattutto economici, per dare priorità al finanziamento dei programmi a favore del dialogo interculturale e del dialogo tra i cittadini al fine di accrescere il rispetto reciproco in un contesto di forte diversità culturale e far fronte alle complesse realtà delle nostre società e alla coesistenza di identità culturali e credo religiosi diversi, nonché per evidenziare il contributo di culture diverse alle società e al patrimonio europei e gestire i conflitti in modo efficace;

E.  considerando che conseguire questo obiettivo non è un compito che spetta solo alle autorità pubbliche e ai decisori politici, ma è una responsabilità condivisa della società nel suo insieme, e coinvolge un'ampia platea di parti interessate come le famiglie, i media, gli educatori, le imprese, i capi delle comunità e religiosi; che è importante sottolineare il ruolo di tutte le altre parti coinvolte nel dialogo interculturale, oltre a quello degli attori politici;

F.  considerando che alcuni articoli della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea sono di particolare importanza per il dialogo interculturale in quanto promuovono l'uguaglianza, la non discriminazione, la diversità culturale, religiosa e linguistica, la libertà di espressione e di movimento, i diritti della cittadinanza a partecipare all'economia e alla politica;

G.  considerando che un dialogo interculturale produttivo richiede una conoscenza approfondita della propria cultura e di quelle altrui;

H.  considerando che, alla luce dell'anno europeo dello sviluppo 2015, del riesame degli obiettivi di sviluppo del millennio definiti dalle Nazioni Unite e dell'esito del vertice 2015 delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile, il ruolo della cultura è strumentale ai fini della realizzazione dello sviluppo sostenibile e dell'eliminazione della povertà nel mondo; chiede, altresì, un'integrazione più esplicita della cultura nell'agenda delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile post-2015;

I.  considerando che l'Europa e il mondo affrontano numerose sfide connesse alla globalizzazione, alla migrazione, ai conflitti religiosi e interculturali e all'ascesa del radicalismo;

J.  considerando che, nel contesto del dialogo interculturale, è fondamentale applicare sia i diritti umani universali (come diritti individuali) che i diritti culturali (che riconoscono identità culturali specifiche e molteplici);

K.  considerando che lo sviluppo della mobilità per l'apprendimento degli studenti e dei professori assieme a qualsiasi altra forma di scambio può contribuire a un mondo migliore, in cui le persone si muovono liberamente e godono di un dialogo interculturale aperto:

1.  ritiene che un approccio comune dell'Unione europea dovrebbe fare un bilancio dell'ottimo lavoro avviato durante l'anno europeo del dialogo interculturale nel 2008 e proseguirlo, potenziare lo scambio di buone prassi e promuovere un nuovo dialogo strutturato con tutte le parti interessate in merito alle questioni interculturali e interconfessionali alla luce di tutti i recenti eventi drammatici: politici europei e nazionali, autorità locali e regionali, chiese, associazioni e comunità religiose e organizzazioni filosofiche e non confessionali, organizzazioni e piattaforme della società civile, operatori nell'ambito dello sport, della cultura e dell'istruzione, consigli giovanili, accademici e media nazionali ed europei,

2.  incoraggia tutte le parti interessate a stabilire una definizione aggiornata, chiara e pertinente di dialogo interculturale, ad attuare o armonizzare metodi, criteri qualitativi e indicatori al fine di valutare l'impatto dei programmi e dei progetti di dialogo interculturale e a cercare metodologie per i raffronti interculturali;

3.  sostiene che è necessario incoraggiare un approccio interculturale, interconfessionale e basato sui valori nel campo dell'istruzione al fine di affrontare e promuovere il rispetto reciproco, l'integrità, i principi etici, la diversità culturale, l'inclusione sociale e la coesione, anche attraverso programmi di scambio e di mobilità per tutti;

4.  sostiene che anche i settori dell'audiovisivo e della cultura dovrebbero affrontare il tema della diversità culturale; incoraggia tali settori a trovare modalità creative per giungere a un accordo in merito a piani d'azione nazionali, regionali e locali per l'attuazione della Convenzione dell'UNESCO sulla protezione e promozione della diversità delle espressioni culturali;

5.  invita a tener conto del dialogo interreligioso come una componente del dialogo interculturale, un presupposto essenziale per la pace e uno strumento fondamentale per la gestione dei conflitti, concentrandosi sulla dignità dell'individuo e sulla necessità di rispettare i diritti umani nel mondo, con particolare riferimento alla libertà di pensiero, coscienza e religione e al diritto alla protezione delle minoranze religiose;

6.  sottolinea che un vero dialogo interculturale e interconfessionale incoraggia le interazioni positive e cooperative, promuove la comprensione e il rispetto tra le culture, rafforza la diversità e il rispetto per la democrazia, la libertà, i diritti umani nonché la tolleranza per valori sia universali che legati alle culture;

7.  ribadisce l'importanza di integrare e formare in modo tempestivo le comunità segregate, che adottano comportamenti contrari ai valori fondamentali europei;

8.  sostiene che l'UE, come attore globale a favore della pace, dovrebbe includere la cultura e gli scambi culturali e promuovere l'istruzione nelle relazioni esterne e nella politica di sviluppo dell'UE, come strumenti per rafforzare i valori comuni fondamentali quali i valori del rispetto e della comprensione reciproca, offrendo strumenti efficaci per un approccio significativo e sostenibile alla risoluzione dei conflitti, alla creazione della pace e alla prevenzione delle crisi;

9.  ritiene che, in linea con l'articolo 167, paragrafo 4, del TFUE, il dialogo e la diversità culturale debbano essere integrati in modo trasversale in tutti gli ambiti programmatici dell'UE che incidono sui valori e i diritti condivisi fondamentali dell'Unione, come le politiche giovanili, le politiche in materia di istruzione, mobilità, occupazione e affari sociali, le politiche esterne, i diritti delle donne e l'uguaglianza di genere, il commercio e lo sviluppo regionale;

10.  rileva la necessità di formare e preparare le generazioni future a risolvere i problemi in modo audace e ad affrontare in modo efficace e innovativo le sfide che si presenteranno in futuro ai cittadini europei, dando loro accesso a una vera educazione alla cittadinanza e garantendo che esse abbiano la motivazione e l'impegno per acquisire competenze e capacità come l'imprenditorialità, la leadership e lo sviluppo delle capacità;

11.  riconosce che il dialogo interculturale è uno strumento di partecipazione democratica inclusiva e di responsabilizzazione dei cittadini, in particolare in relazione ai beni comuni e agli spazi pubblici; sostiene pertanto che il dialogo interculturale può contribuire in misura significativa al rafforzamento della democrazia e allo sviluppo di un senso di inclusione e di appartenenza più forte e profondo;

12.  è persuaso che accrescere gli investimenti pubblici in un sistema di istruzione formale, non formale e informale, inclusivo, accessibile e di qualità sia il primo passo per fornire pari accesso e opportunità a tutti; ricorda la necessità di garantire la diversità culturale e sociale nelle classi e nei contesti di apprendimento, anche tra gli educatori, per ridurre l'abbandono scolastico e favorire l'istruzione dei bambini svantaggiati al fine di promuovere l'equità e favorire la coesione sociale tra le generazioni future;

13.  sottolinea che l'istruzione formale, non formale e informale e un accesso all'apprendimento permanente non forniscono soltanto conoscenze, abilità e competenze, ma dovrebbero anche aiutare i discenti a sviluppare valori etici e civili e a diventare membri della società attivi, affidabili e aperti; sottolinea l'esigenza, a questo proposito, che l'educazione civica inizi fin dalla prima infanzia e riconosce l'importanza della cooperazione fra tutti i soggetti interessati; propone di fare affidamento sullo spirito di iniziativa e sull'impegno dei bambini e dei giovani per rafforzare i legami sociali nonché per generare un senso di appartenenza e sviluppare codici etici per combattere la discriminazione;

14.  sottolinea l'importanza del ruolo dell'istruzione non formale e informale e riconosce i vantaggi della costituzione di sinergie e partenariati tra tutti i livelli e le forme di apprendimento, anche intergenerazionali; sottolinea, altresì, l'importanza della partecipazione ad attività sportive e di volontariato nello stimolare lo sviluppo delle competenze civiche, sociali e interculturali e nel contribuire all'inclusione sociale dei gruppi svantaggiati e vulnerabili, e dei cittadini in generale, in particolare dei bambini, attraverso l'insegnamento dello spirito di squadra e del rispetto della diversità, combattendo così contro fenomeni sociali quali la violenza, il radicalismo, il razzismo e la xenofobia e ricostruendo le basi per un dialogo costruttivo e pacifico tra le comunità; ricorda a questo proposito il ruolo cruciale dei programmi dell'UE nel settore della cultura, dei media, dell'istruzione, della gioventù e dello sport come strumenti per contrastare l'intolleranza e i pregiudizi e promuovere un sentimento di appartenenza comune e di rispetto per la diversità culturale;

15.  rimarca l'importanza di costruire legami solidi tra la cultura e l'istruzione al fine di sviluppare competenze e abilità trasferibili, incrementare i posti di lavoro sicuri e di qualità in linea con l'agenda dell'OIL per il lavoro dignitoso e raggiungere un livello più elevato di inclusione sociale e cittadinanza attiva; considera questi alcuni degli obiettivi principali dell'attuazione dei valori fondamentali dell'UE quali sanciti dall'articolo 2 del trattato sull'Unione europea (TUE) e dalla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea; ricorda il valore di CONNECT, l'unico programma dell'UE che promuove progetti in materia di cultura e istruzione, e incoraggia la Commissione a individuare una nuova linea d'azione pilota per verificare la fattibilità attuale di una tale iniziativa;

16.  sostiene la mobilità dei giovani e degli insegnanti assieme a forme di cooperazione tra scuole e università, come piattaforme comuni di istruzione, programmi di studio congiunti e progetti condivisi, come uno strumento per promuovere la comprensione e la valorizzazione della diversità culturale e per offrire ai giovani competenze e capacità sociali, civiche e interculturali; è del parere, a tale proposito, che esporre i bambini alle altre culture in giovane età li aiuti ad acquisire le competenze di base per la vita e le capacità necessarie per il loro sviluppo personale, l'occupazione futura e la cittadinanza europea attiva; sottolinea che anche l'inserimento di visite scolastiche istruttive mirate in diversi Stati membri e della mobilità transnazionale dei giovani costituisca uno strumento per porre le basi delle culture, delle arti, delle lingue e dei valori europei; incoraggia la mobilità, specificatamente per i docenti della scuola primaria e secondaria, nell'ottica di condividere esperienze e sviluppare strumenti propri atti a far fronte e a dare risposta alle sfide sociali in continua evoluzione; evidenzia il ruolo e l'importanza del programma Erasmus+ che stimola nei giovani una coscienza europea e crea un senso comune di appartenenza e una cultura del dialogo interculturale agevolando la loro mobilità ed aumentando la loro occupabilità; incoraggia, segnatamente, l'adozione di ulteriori provvedimenti volti a promuovere l'accesso e l'integrazione dei gruppi svantaggiati e delle persone con esigenze specifiche nelle azioni di mobilità Erasmus+;

17.  esorta gli Stati membri a sviluppare programmi di formazione di qualità che promuovano la diversità, dotando gli educatori, i giovani e gli operatori delle comunità, nonché i servizi di orientamento presso le scuole e i contesti non formali e informali diretti sia ai bambini che ai loro genitori, di tutti gli strumenti necessari a soddisfare le esigenze di istruzione e di formazione di bambini con tradizioni culturali e sociali diverse e a far fronte a tutte le forme di discriminazione e razzismo, compresi il bullismo e il cyberbullismo; osserva che le risorse educative dovrebbero essere riesaminate per promuovere un apprendimento multi-prospettico e plurilinguistico e che le esperienze e le competenze plurilinguistiche e interculturali degli insegnanti devono essere valorizzate e promosse sistematicamente in questo contesto;

18.  sottolinea l'importanza di investire in programmi di apprendimento permanente per i docenti, che diano loro le competenze pedagogiche necessarie in materia di migrazione, acculturazione e psicologia sociale e permettano loro di utilizzare la diversità come importante fonte di apprendimento in classe;

19.  prende atto del ruolo fondamentale degli insegnanti, in cooperazione con le famiglie, nel rafforzare i legami sociali, nel creare un senso di appartenenza e nell'aiutare i giovani a sviluppare valori etici e civici;

20.  ribadisce la necessità di creare un ambiente per l'apprendimento che tenga conto dei diritti e degli aspetti di genere affinché gli studenti conoscano e difendano i diritti umani, compresi i diritti delle donne e dei minori, i valori fondamentali e la partecipazione civica, i diritti e le responsabilità dei cittadini, la democrazia e lo Stato di diritto, essendo sicuri della loro identità, sapendo che le loro voci sono ascoltate e sentendosi apprezzati dalle proprie comunità; incoraggia gli Stati membri e i contesti educativi a rafforzare la partecipazione attiva degli studenti alla gestione delle strutture di apprendimento;

21.  sottolinea il ruolo delle nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione, nonché di Internet, come strumenti per la promozione del dialogo interculturale; promuove l'uso dei social media al fine di rafforzare la consapevolezza dei valori e dei principi comuni fondamentali dell'Unione europea tra i cittadini e sottolinea l'importanza dell'alfabetizzazione mediatica a tutti i livelli di istruzione come strumento per promuovere il dialogo interculturale tra i giovani; incoraggia altresì il SEAE e i capi delle rappresentanze dell'UE a trarre il massimo vantaggio possibile, nel loro lavoro, dai nuovi strumenti digitali;

22.  riconosce l'esigenza di fornire un sostegno duraturo e strutturale alle ONG, alle organizzazioni per i diritti umani, alle organizzazioni giovanili e agli istituti di formazione al fine di combattere l'estremismo attraverso la coesione sociale e l'inclusione, la cittadinanza attiva e la responsabilizzazione e la partecipazione dei giovani, in particolare con iniziative locali su piccola scala e a livello di base;

23.  riconosce il ruolo cruciale che le ONG, le reti e le piattaforme culturali nonché le istituzioni citate in precedenza svolgono e dovrebbero continuare a svolgere laddove le strutture, le politiche o i programmi formali per il dialogo interculturale sono meno sviluppati; incoraggia un ulteriore dialogo tra l'UE e le grandi città, le regioni e le autorità locali, per analizzare in modo più efficace (i) il nesso tra i modelli urbani in cui vivono i cittadini e il successo o meno dei sistemi scolastici, (ii) il vantaggio dell'istruzione formale e informale per tutti i bambini e le famiglie, e (iii) il coordinamento delle strutture educative per promuovere un dialogo interculturale efficace;

24.  chiede di prestare una rinnovata attenzione alla promozione di una società interculturale basata sulla solidarietà, soprattutto tra i giovani, attraverso l'attuazione del programma "Europa per i cittadini", utilizzando finanziamenti adeguati per consentire la realizzazione dei suoi obiettivi di costruire una società più coerente ed inclusiva e di promuovere una cittadinanza attiva aperta al mondo, rispettosa della diversità culturale e fondata sui valori comuni dell'UE;

25.  incoraggia lo svolgimento di attività artistiche, sportive, educative e formative per tutte le età, nonché di attività di volontariato, al fine di rafforzare i processi di socializzazione e la partecipazione delle minoranze, dei gruppi svantaggiati, delle comunità emarginate, dei migranti e dei rifugiati alla vita culturale e sociale, che comprende anche dinamiche di leadership e di tipo decisionale;

26.  riconosce l'importanza dell'apprendimento formale, non formale e informale, nonché del volontariato, al fine di promuovere l'auto-sviluppo incentrato sulle abilità e sulle competenze cognitive e non cognitive, sul pensiero critico, sulla capacità di trattare con opinioni diverse, sull'alfabetizzazione mediatica, sulle competenze e sulle abilità anti-discriminazione e interculturali e sull'apprendimento delle lingue oltre che su competenze civiche come la conoscenza del patrimonio culturale quale strumento per affrontare le sfide di oggi interpretandole in modo sensibile;

27.  ribadisce la necessità, nell'affrontare la questione del dialogo interculturale e dell'istruzione, di mantenere una prospettiva di genere e di tenere conto delle esigenze delle persone vittime di forme diverse di discriminazione, tra cui persone con disabilità, persone che si dichiarano LGBTI e persone provenienti da comunità emarginate;

28.  invita le istituzioni dell'UE ad ampliare la loro analisi di tutte le forme di radicalizzazione e ad avviare nuove riflessioni sulla natura e sui processi di estremismo e violenza di natura politica, partendo dalla premessa che la radicalizzazione è un processo relazionale, dinamico e una conseguenza imprevista e imprevedibile di una serie di trasformazioni; accoglie quindi con favore la Dichiarazione di Parigi del 17 marzo 2015 sulla promozione della cittadinanza e dei valori comuni di libertà, tolleranza e non discriminazione attraverso l'istruzione, come uno sforzo per promuovere un dialogo attivo tra le culture, nonché solidarietà globale e rispetto reciproco, focalizzando l'attenzione sull'importanza dell'educazione civica, compresa la sensibilizzazione nei confronti del ruolo unico degli strumenti culturali per promuovere il rispetto reciproco tra alunni e studenti;

29.  ricorda la legittimità e la responsabilità che hanno i governi e le istituzioni europei, con il sostegno dei servizi segreti e delle forze dell'ordine, per affrontare le attività criminali; rileva tuttavia che, nel rispetto della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, le misure punitive devono sempre rispettare diritti fondamentali quali il diritto alla protezione dei dati, alla libertà di espressione, alla presunzione di innocenza e a un ricorso effettivo;

30.  ritiene che l'UE, nella promozione dei diritti fondamentali, del dialogo interculturale e della diversità culturale a livello internazionale, debba condannare fermamente qualsiasi trattamento disumano e degradante e ogni violazione dei diritti umani al fine di promuovere concretamente il pieno rispetto per la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo;

31.  invita gli Stati membri a garantire la piena attuazione nei rispettivi ordinamenti giuridici nazionali delle norme vincolanti anti-discriminazione europee e internazionali;

32.  sollecita gli Stati membri a coinvolgere le comunità marginalizzate, i migranti, i rifugiati e le comunità d'accoglienza, nonché le comunità religiose e laiche, in processi d'inclusione che garantiscano loro rispetto, opportunità e partecipazione alla vita civile e culturale in modo umano, rispettoso e sostenibile in tutte le situazioni, specialmente nelle situazioni di emergenza;

33.  accoglie con favore l'azione preparatoria sulla cultura nelle relazioni esterne dell'UE e il suo ruolo nel rafforzare il ruolo della cultura come fattore strategico per lo sviluppo umano, sociale ed economico, contribuendo così agli obiettivi di politica esterna, e invita il Servizio europeo per l'azione esterna e le rappresentanze dell'UE in tutto il mondo a inserire anche la cultura come elemento integrante della politica esterna dell'UE, a nominare un addetto culturale in ciascuna rappresentanza dell'UE nei paesi terzi partner e a fornire al personale del SEAE una formazione sulla dimensione culturale della politica esterna; esorta la Commissione a integrare la diplomazia culturale e il dialogo interculturale in tutti gli strumenti dell'Unione dedicati alle relazioni esterne e nella sua agenda per lo sviluppo; invita inoltre l'UE e gli Stati membri a rafforzare la cooperazione con altre organizzazioni europee ed internazionali come le Nazioni Unite e le agenzie ad esse collegate, segnatamente l'Unesco, l'Unicef e l'UNHCR, e a chiedere una rappresentanza UE efficace e più forte al loro interno; sollecita inoltre una cooperazione con gli istituti culturali nazionali al fine di migliorare l'attuazione degli strumenti esistenti, come i partenariati culturali basati sulle reti degli Istituti di cultura nazionali dell'Unione europea (EUNIC), e la definizione di nuovi strumenti volti ad affrontare le sfide comuni del mondo globalizzato;

34.  ritiene che la cultura dovrebbe diventare parte essenziale del dialogo politico con i paesi terzi e ricorda la necessità di integrarla sistematicamente nei progetti e nei programmi di sviluppo; sottolinea quindi la necessità di eliminare gli ostacoli alla mobilità di artisti, educatori, accademici e professionisti del settore culturale, attraverso l'armonizzazione e la semplificazione delle procedure di visto per incoraggiare la cooperazione culturale con tutte le parti del mondo;

35.  sollecita la Commissione e gli Stati membri a elaborare strategie che riconoscano il dialogo interculturale come processo di comunicazione interattiva tra le culture e al loro interno allo scopo di garantire rispetto reciproco e pari opportunità, di fornire e attuare soluzioni efficaci per far fronte alle disuguaglianze economiche e sociali e a tutte le forme di esclusione, nonché di sviluppare una comprensione più profonda di prospettive e pratiche diverse; ricorda il ruolo centrale svolto dai media, compresi i media sociali, sia come potenziale piattaforma per la propaganda estremista che come mezzo per contrastare le posizioni xenofobe, superare gli stereotipi e i pregiudizi e promuovere la tolleranza;

36.  ricorda che il patrimonio culturale rappresenta la diversità delle espressioni culturali e pertanto dovrebbe essere protetto e promosso attraverso l'adozione di leggi armonizzate e accordi internazionali, in stretta collaborazione con l'UNESCO;

37.  esorta gli Stati membri e la Commissione a prevenire l'estremismo, come la xenofobia, il razzismo e tutte le forme di discriminazione e marginalizzazione attraverso misure di coesione all'interno della comunità che siano in grado di contrastare le disuguaglianze economiche e sociali, coinvolgendo un ampio numero di attori come i responsabili della pianificazione urbana, gli operatori sociali, la comunità, le chiese e le associazioni religiose, gli educatori, le organizzazioni di sostegno familiare e gli operatori sanitari, con l'obiettivo di contrastare l'estremismo, favorire l'inclusione sociale e l'uguaglianza formale e sostanziale, promuovere la diversità e favorire la coesione della comunità;

38.  raccomanda all'UE di cooperare per fare in modo che i minori rifugiati possano accedere all'istruzione e alla scolarizzazione garantendo il proseguimento dei programmi di sostegno all'accesso all'istruzione nelle crisi umanitarie e l'integrazione degli studenti migranti in Europa;

39.  esorta altresì la Commissione e gli Stati membri a valutare, mettere a punto e applicare, a tutti i livelli governativi, metodi di partecipazione interattivi concepiti per giovani e ragazzi;

40.  sottolinea il ruolo della famiglia nella conservazione dell'identità culturale, delle tradizioni, dell'etica e del sistema di valori di una società, e mette in evidenza che l'introduzione dei bambini alla cultura, ai valori e alle norme della loro società inizia in famiglia;

41.  invita la Commissione e il Consiglio ad adottare il dialogo interculturale come obiettivo politico forte e impegnato dell'UE e a garantire quindi il sostegno dell'UE attraverso varie misure programmatiche, iniziative e finanziamenti, compreso il dialogo interculturale con i paesi terzi, in particolare i paesi fragili;

42.  incoraggia la Commissione e gli Stati membri a dare ulteriore priorità alle iniziative intese a sostenere la diversità culturale, il dialogo interculturale e l'istruzione e a sfruttare appieno gli strumenti finanziari, i programmi e le iniziative dell'UE, come Erasmus+, l'Europa per i cittadini, Creative Europe e Orizzonte 2020, gli strumenti della politica di vicinato e delle relazioni esterne dell'UE, e gli organismi come l'Agenzia dell'Unione europea per i diritti fondamentali, finalizzati a promuovere e sostenere il dialogo interculturale e la diversità culturale in Europa, nei paesi del suo vicinato e in altre regioni del mondo;

43.  sottolinea la ricchezza della produzione artistica europea in termini di contributo alla diversità culturale nonché il suo ruolo nel diffondere i valori dell'Unione europea e nell'incoraggiare i cittadini europei a sviluppare il proprio spirito critico;

44.  ricorda il ruolo del Premio LUX conferito ai film europei che illustrano l'identità europea o la diversità culturale europea;

45.  incoraggia la Commissione e gli Stati membri a valutare l'impatto delle misure adottate nel contesto della presente relazione e invita la Commissione a presentare una relazione di monitoraggio e una revisione;

o

o    o

46.  incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per la politica estera e di sicurezza e al rappresentante speciale dell'UE per i diritti umani, nonché ai governi degli Stati membri.

MOTIVAZIONE

L'Unione europea attraversa un momento particolare della storia in cui i concetti di identità e appartenenza vengono contestati, rielaborati e difesi, con diverse voci che si levano per esprimere sentimenti forti e prospettive politiche divergenti.

La dichiarazione di Parigi del 17 marzo 2015 è una dichiarazione incisiva, che impone agli Stati membri l'imperativo dell'accoglienza per rafforzare il ruolo del dialogo interculturale nell'istruzione e negli ambienti di apprendimento.

Ciò è necessario al fine di affrontare in maniera adeguata le attuali preoccupazioni e di gettare le basi per la costruzione di comunità del futuro forti, fiduciose, resilienti e coese.

I ministri dell'Istruzione dell'UE sono stati chiari nell'affermare congiuntamente il valore di una società pluralistica, non discriminatoria, tollerante ed equa, in cui la solidarietà e l'uguaglianza tra donne e uomini siano abbracciate con convinzione nel perseguire i valori fondamentali dell'UE come la dignità umana, la libertà, la democrazia, l'uguaglianza, lo Stato di diritto e il rispetto dei diritti umani (quali sanciti dall'articolo 2 del trattato sull'Unione europea e dalla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea).

La necessità di mettere a punto politiche per l'istruzione con tali finalità ha trovato consenso a Parigi e la cittadinanza è stata definita come il principale veicolo per ottenere successo in questo sforzo collettivo.

La presente relazione rappresenta un tentativo di dare seguito alla convinzione comune espressa dai ministri dell'Istruzione, secondo la quale è necessario unire gli sforzi per prevenire e affrontare l'emarginazione, l'intolleranza, il razzismo e la radicalizzazione, oltre a preservare un quadro di pari opportunità per tutti.

La relazione individua opportunità e sfide e propone raccomandazioni concrete per intervenire a tutti i livelli governativi e al livello dell'UE, come ad esempio tenendo in maggiore considerazione la cultura nelle azioni esterne e nell'agenda per lo sviluppo dell'UE e riconoscendo l'unicità del ruolo che essa può svolgere nella costruzione della pace, nella risoluzione dei conflitti e nella prevenzione delle crisi.

Il dialogo interculturale come narrativa positiva

Benché l'argomento e gli obiettivi del presente documento riflettano la preoccupazione derivante dai violenti e clamorosi eventi cui l'Europa ha assistito negli ultimi mesi e anni ed esprimano la volontà collettiva di prevenire radicalizzazione ed estremismo, esso propone un approccio più generale che sollecita nuove riflessioni sulla natura e i processi della violenza politica, partendo dalla premessa che la radicalizzazione è un processo relazionale dinamico e una conseguenza imprevista e imprevedibile di una serie di eventi dirompenti.

Tale discorso è incentrato sulla possibilità di una maggiore conoscenza di sé, che costituisce il primo passo per capire l'"altro". Teorie interculturali ormai accettate suggeriscono che si impara di più su sé stessi quando ci si vede riflessi negli altri. Conoscere sé stessi è importante per avere fiducia in sé stessi e per lo sviluppo di abilità sociali, elementi che possono contribuire al processo di integrazione oltre che preparare alla cittadinanza attiva, purché esistano dei meccanismi di sostegno.

Il dialogo interculturale è un processo biunivoco ed entrambe le parti beneficiano della possibilità di mettersi nei panni dell'altro. Alcuni ottimi esempi di migliori prassi per gli scambi culturali già esistono nell'ambito di programmi finanziati dall'UE come Erasmus+ e altre iniziative gestite da ONG, nonché dalle attività di gemellaggio tra città finanziate dal programma "Europa per i cittadini", che ha una lunga storia di dialogo inter-generazionale e interculturale.

Occorre notare che la cultura non è qualcosa di fisso, ma piuttosto un concetto fluido che comprende diversi punti di riferimento condivisi, tra cui il linguaggio, la fede, i codici di abbigliamento, cibi e bevande nonché arti e mestieri tradizionali. È inoltre opportuno riconoscere che le popolazioni migranti portano con sé abilità, conoscenze, idee, nuovi approcci, imprenditorialità e prassi culturali che arricchiscono il tessuto sociale delle comunità di cui diventano parte, e che le migrazioni fanno anch'esse parte del nostro patrimonio culturale.

L'origine dell'estremismo violento può talvolta essere trovata nell'esclusione culturale, sociale ed economica delle persone dalle loro società. Il linguaggio dispregiativo e divisivo a volte utilizzato in riferimento alle comunità e minoranze emarginate nonché gli episodi di discriminazione di cui sono oggetto molte persone – soprattutto giovani – possono causare alienazione, che a sua volta può comportare la segregazione di alcuni gruppi nella società. Anche concentrare l'attenzione su giovani e minoranze nel solo contesto della radicalizzazione può generare una crescente stigmatizzazione. Al tempo stesso vi è la crescente necessità di promuovere l'inclusione, la partecipazione e la cittadinanza attiva, non solo fra i giovani appartenenti a minoranze, ma anche fra quanti appartengono ai gruppi culturali dominanti in cui fattori esacerbanti hanno allontanato i singoli dalle strutture di sostegno offerte dalla comunità che potrebbero assisterli al meglio in momenti difficili.

Per adottare un approccio positivo, è importante capire che narrative differenziate derivanti dal dialogo interculturale e la celebrazione della diversità culturale possono creare empatia, offrire opportunità alle comunità emarginate e rafforzare una cittadinanza più attiva, poiché tale dialogo affronta anche stereotipi, pregiudizi e forme di discriminazione da parte della maggioranza della popolazione.

Al tempo stesso, trattare il concetto di dialogo interculturale nell'ambito della legislazione è una sfida multidisciplinare, interdisciplinare e transdisciplinare per natura e incide sulle nostre società sia a livello europeo che nazionale; e quindi, non essendo un concetto giuridico, il dialogo interculturale non è disciplinato dal diritto nazionale, europeo o internazionale, ma è basato su un quadro di riferimento a livello internazionale volto a tutelare i diritti umani e la diversità culturale.

La relazione presenta quindi un'impostazione positiva e pro-attiva, che identifica opportunità nelle situazioni che si presentano, piuttosto che reagire a una cultura della paura. Essa è incentrata sulla promozione della necessità di rilanciare e rafforzare un sano dialogo interculturale fra tutti i tipi di comunità, che conduca a una migliore comprensione e all'accettazione di valori comuni fondamentali, gettando quindi le basi di società inclusive e pluralistiche.

Apprendimento inclusivo e cittadinanza attiva

Accrescere il pluralismo culturale richiede la partecipazione attiva ai processi democratici a tutti i livelli, non solo in riferimento alla partecipazione dei cittadini alle strutture istituzionali, ma anche attraverso lo sviluppo del dialogo e del consenso tra gruppi con differenti interessi, origini e contesti di provenienza.

È pertanto necessario preparare una generazione di giovani dotati di motivazione, impegno e abilità quali spirito di imprenditorialità, di leadership e di volontariato e attitudine alla creazione delle capacità, affinché siano in grado di risolvere i problemi in maniera audace e di sviluppare il proprio pensiero critico e creativo per interagire con persone dalle differenti opinioni, acquisire un'alfabetizzazione mediatica e sviluppare abilità interculturali, oltre a competenze sociali e civiche come l'assimilazione del proprio patrimonio culturale.

Occorrono approcci differenziati all'insegnamento e all'apprendimento per rispondere alle esigenze specifiche della comunità, dai primi anni di pratica all'apprendimento permanente. A questo scopo è opportuno mettere a punto programmi di formazione di alta qualità per educatori sia nei settori previsti dalle legge che in quello del volontariato.

Nell'affrontare il passato è importante far sì che il patrimonio e la storia non siano utilizzati come uno strumento di divisione ma come un'opportunità per raccogliere le sfide contemporanee attraverso un'interpretazione sensibile e programmi d'istruzione mirati e ben concepiti.

L'istruzione e l'apprendimento interculturale nei loro diversi contesti sono fondamentali per garantire il progresso sostenibile nel campo della cittadinanza attiva. L'apprendimento è un processo dinamico che può aver luogo in una moltitudine di contesti, consentendo l'acquisizione di ulteriori abilità utili alla vita, di conoscenze trasferibili e di competenze interculturali. Per questo la relazione tratta il tema dell'istruzione non soltanto considerando gli aspetti legati ai bambini e ai giovani, ma garantendo anche il coinvolgimento di tutte le generazioni, in particolare attraverso le opportunità offerte dall'apprendimento permanente.

Per raggiungere l'obiettivo di un apprendimento di qualità e inclusivo, occorre accettare la diversità delle strutture di formazione e degli educatori, tra cui la famiglia, la comunità e l'ambiente di lavoro, così come la possibilità di mettere in discussione i rapporti tradizionali tra docenti e discenti. È altresì importante evidenziare le sinergie tra apprendimento formale, non formale e informale e i vantaggi del lavorare a tutti i livelli in modo coerente, ad esempio attraverso l'apprendimento intergenerazionale, l'apprendimento tra pari, l'apprendimento in ambito familiare, l'apprendimento basato sul lavoro, l'apprendimento on-line e nei musei, l'apprendimento attraverso le arti e lo sport e quello legato alle attività all'aria aperta.

I contesti non formali e informali, ampiamente utilizzati nell'istruzione a livello delle comunità locali e nel lavoro con gruppi sottorappresentati all'interno dei sistemi d'istruzione per adulti e accademici tradizionali, consentono di promuovere attivamente i valori comuni della libertà, della tolleranza e della non discriminazione e di conoscere i diritti umani, compresi quelli delle donne e dei bambini. La partecipazione dei discenti ai negoziati e al processo decisionale all'interno delle strutture di formazione contribuisce a rafforzare i valori democratici e a fornire alle comunità di discenti gli strumenti per diventare cittadini attivi.

La relazione sottolinea in particolare il ruolo del volontariato, dello sport e delle arti nel rafforzare i processi di socializzazione e nell'incoraggiare un miglior accesso alla vita culturale e sociale da parte dei singoli, compresi coloro che appartengono a minoranze e comunità emarginate, migranti e rifugiati. L'apprendimento mirato alla leadership e allo sviluppo di capacità decisionali è indispensabile per costruire società resilienti, coese e sostenibili. Il ruolo del dialogo interculturale nell'istruzione dei cittadini deve pertanto far parte di una strategia di lungo termine al fine di creare comunità accoglienti, funzionali e di successo, orgogliose della loro eredità e unite nella diversità.

Conclusione: verso un approccio coerente e integrato

Affrontare le sfide trattate in questa relazione richiede l'integrazione trasversale del dialogo e della diversità culturale in tutti gli ambiti programmatici quali le politiche per i ragazzi e i giovani, l'istruzione, la mobilità, l'occupazione e gli affari sociali, la sicurezza e gli affari interni, i diritti delle donne, l'uguaglianza di genere e lo sviluppo regionale. È necessaria una maggiore e più coerente cooperazione tra differenti strutture programmatiche e ambiti tematici, non soltanto a livello dell'UE, ma anche nazionale e locale.

In particolare la relazione suggerisce di inserire il dialogo interculturale nelle relazioni esterne dell'UE, compresa l'agenda per lo sviluppo dell'Unione. La cultura svolge un ruolo chiave nel promuovere la democratizzazione, la costruzione della pace e il rispetto dei diritti umani, che è particolarmente pertinente ai fini del tema della presente relazione. Lo sviluppo di un ruolo dinamico per la cultura, compresa la promozione e la protezione della diversità culturale come "soft power" sulla scena internazionale, può presentare dei vantaggi per l'UE e i suoi Stati membri nelle relazioni con il resto del mondo.

È doveroso porre l'accento sul ruolo della mobilità e degli scambi nel promuovere il dialogo interculturale. La sfida in questo ambito consiste nello sfruttare appieno gli strumenti esistenti e nel fornire opportunità che consentirebbero di raggiungere un maggior numero di persone, coinvolgendo anche chi è oggetto di emarginazione, isolamento geografico o sociale e altre forme di discriminazione.

Un approccio integrato al ruolo del dialogo interculturale, della diversità culturale e dell'istruzione nel promuovere i valori fondamentali dell'UE richiede anche una maggiore cooperazione tra le istituzioni internazionali, in particolare tra l'Unione, i suoi Stati membri e organizzazioni internazionali come le Nazioni Unite e le agenzie ad esse legate, segnatamente l'Unesco, l'Unicef e l'UNHCR, finalizzata a una migliore attuazione degli strumenti esistenti e alla definizione di nuovi strumenti volti ad affrontare le sfide comuni del mondo globalizzato.

Oltre all'intervento di legislatori e responsabili politici, la relazione invita a considerare maggiormente il potere della società civile nel perseguire gli scambi interculturali, il dialogo fra popoli, iniziative per la costruzione della pace e l'impegno dei cittadini, al fine di porre l'emancipazione delle comunità al centro del rafforzamento del processo di coesione sociale. A tale scopo, occorre dare un appoggio strutturale e sostenibile alle ONG, alle organizzazioni che si occupano di ragazzi e giovani, agli istituti di formazione nonché a tutte le organizzazioni interessate e alle iniziative adottate a livello locale.

ESITO DELLA VOTAZIONE FINALEIN SEDE DI COMMISSIONE COMPETENTE PER IL MERITO

Approvazione

7.12.2015

 

 

 

Esito della votazione finale

+:

–:

0:

23

5

0

Membri titolari presenti al momento della votazione finale

Isabella Adinolfi, Dominique Bilde, Andrea Bocskor, Louise Bours, Nikolaos Chountis, Silvia Costa, Damian Drăghici, María Teresa Giménez Barbat, Petra Kammerevert, Rikke Karlsson, Andrew Lewer, Svetoslav Hristov Malinov, Luigi Morgano, Momchil Nekov, Michaela Šojdrová, Sabine Verheyen, Julie Ward, Bogdan Brunon Wenta, Milan Zver, Krystyna Łybacka

Supplenti presenti al momento della votazione finale

Norbert Erdős, Santiago Fisas Ayxelà, György Hölvényi, Zdzisław Krasnodębski, Ernest Maragall, Michel Reimon, Liliana Rodrigues, Hannu Takkula

VOTAZIONE FINALE PER APPELLO NOMINALEIN SEDE DI COMMISSIONE COMPETENTE PER IL MERITO

23

+

ALDE

María Teresa Giménez Barbat, Hannu Takkula

EFDD

Isabella Adinolfi

GUE/NGL

Nikolaos Chountis

PPE

Andrea Bocskor, Norbert Erdős, Santiago Fisas Ayxelà, György Hölvényi, Svetoslav Hristov Malinov, Michaela Šojdrová, Sabine Verheyen, Bogdan Brunon Wenta, Milan Zver

S&D

Silvia Costa, Damian Drăghici, Petra Kammerevert, Krystyna Łybacka, Luigi Morgano, Momchil Nekov, Liliana Rodrigues, Julie Ward

VERTS/ALE

Ernest Maragall, Michel Reimon

5

-

ECR

Rikke Karlsson, Zdzisław Krasnodębski, Andrew Lewer

EFDD

Louise Bours

ENF

Dominique Bilde

0

0

 

 

Significato dei simboli utilizzati:

+  :  favorevoli

-  :  contrari

0  :  astenuti

  • [1]  GU C 364 del 18.12.2000, pag. 1.
  • [2]  Testi approvati, P7_TA(2013)0279.
  • [3]  GU L 412 del 30.12.2006, pag. 44.
  • [4]  GU C 320 del 16.12.2008, pag. 10.
  • [5]  GU L 127 del 14.5.2011, pag. 1418.