RELAZIONE sull'iniziativa sull'efficienza sotto il profilo delle risorse: ridurre lo spreco alimentare, migliorare la sicurezza alimentare

28.4.2017 - (2016/2223(INI))

Commissione per l'ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare
Relatore: Biljana Borzan


Procedura : 2016/2223(INI)
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A8-0175/2017
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A8-0175/2017
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PROPOSTA DI RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO

sull'iniziativa sull'efficienza sotto il profilo delle risorse: ridurre lo spreco alimentare, migliorare la sicurezza alimentare

(2016/2223(INI))

–  vista la comunicazione della Commissione dal titolo "L'anello mancante – Piano d'azione dell'Unione europea per l'economia circolare" (COM(2015)0614),

–  vista la comunicazione della Commissione dal titolo "Verso un'economia circolare: programma per un'Europa a zero rifiuti" (COM(2014)0398),

–  vista la sua risoluzione del 9 luglio 2015 sull'efficienza delle risorse: transizione verso un'economia circolare[1],

–  vista la dichiarazione scritta 0061/2015 del 14 ottobre 2015 sulla donazione alle organizzazioni caritative dei prodotti alimentari invenduti ancora idonei al consumo,

–  vista la sua risoluzione del 19 gennaio 2012 su come evitare lo spreco di alimenti: strategie per migliorare l'efficienza della catena alimentare nell'UE[2],

–  vista la sua risoluzione del 7 giugno 2016 sulle pratiche commerciali sleali nella filiera alimentare[3],

–  viste le conclusioni del Consiglio, del 28 giugno 2016, sulle perdite e gli sprechi alimentari[4],

–  visto il parere del Comitato delle regioni del 15 giugno 2016 sugli sprechi alimentari[5],

–  visto il parere del Comitato economico e sociale europeo del 20 marzo 2013 sul tema "Il contributo della società civile a una strategia di prevenzione e riduzione delle perdite e degli sprechi alimentari"[6],

–  vista la relazione speciale 34/2016 della Corte dei conti europea: "Lotta allo spreco di alimenti: un'opportunità per l'UE di migliorare, sotto il profilo delle risorse, l'efficienza della filiera alimentare",

–  vista la risoluzione dell'Assemblea delle Nazioni Unite per l'ambiente del 27 maggio 2016 sulla prevenzione, la riduzione e il riutilizzo degli sprechi alimentari,

–  visto lo studio comparativo del Comitato economico e sociale europeo del giugno 2014 sulla normativa e sulle prassi degli Stati membri dell'UE nel settore della donazione di prodotti alimentari,

–  visto lo studio FUSIONS (Food Use for Social Innovation by Optimising Waste Prevention Strategies) sulle stime dei livelli europei di rifiuti alimentari (2016),

–  vista la revisione FUSIONS della legislazione e delle politiche dell'UE con implicazioni sui rifiuti alimentari (2015),

–  visto il quadro di definizioni per i rifiuti alimentari di FUSIONS (2014),

–  visto lo standard globale di contabilizzazione e rendicontazione delle perdite e degli sprechi alimentari (Food Loss and Waste Accounting and Reporting Standard, standard FLW), avviato a giugno 2016,

–  visto lo studio dell'Organizzazione per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO) dal titolo "Food wastage footprint – Impacts on natural resources" (Impronta ecologica dello spreco alimentare – impatto sulle risorse naturali) (FAO 2013),

–  visto lo studio della FAO sulle perdite e gli sprechi alimentari a livello mondiale (FAO 2011),

–  vista la petizione "Stop Food Waste in Europe!" ("Fermare gli sprechi alimentari in Europa!"),

–  vista la Carta di Milano adottata durante EXPO-Milano nel 2015,

–  visto l'articolo 52 del suo regolamento,

–  visti la relazione della commissione per l'ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare e il parere della commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale (A8-0175/2017),

A.  considerando che la FAO stima che ogni anno circa 1,3 miliardi di tonnellate di cibo, pari a circa un terzo, in peso, di tutti gli alimenti prodotti per il consumo umano nel mondo venga perso o sprecato;

B.  considerando che il cibo è un bene prezioso; che, dato che il "sistema alimentare" utilizza una quantità significativa di risorse quali la terra, il suolo, l'acqua, il fosforo e l'energia, la gestione efficiente e sostenibile di queste risorse è di fondamentale importanza; che lo spreco alimentare genera enormi costi economici e ambientali, che secondo le stime della FAO[7] ammontano a 1,7 trilioni di USD l'anno su scala globale; che la prevenzione e la riduzione dello spreco alimentare comportano benefici economici per le famiglie e la società in generale, riducendo nel contempo anche i danni ambientali;

C.  considerando che gli sprechi alimentari hanno costi sociali, economici ed ambientali elevati e implicazioni etiche; che gli alimenti persi o sprecati contribuiscono ai cambiamenti climatici con un'impronta di carbonio globale di circa l'8 % del totale delle emissioni globali di gas a effetto serra (GES) di origine antropica e rappresentano uno spreco di risorse limitate come il suolo, l'energia e l'acqua[8] attraverso il ciclo di vita dei prodotti coinvolti; che le eccedenze della catena alimentare non dovrebbero trasformarsi direttamente in rifiuti alimentari se possono essere utilizzate per l'alimentazione umana e che una legislazione appropriata in materia di eccedenze alimentari potrebbe consentire ai rifiuti alimentari di trasformarsi in risorse;

D.  considerando che, in base a recenti studi, per produrre un chilogrammo di cibo si immettono nell'aria in media 4,5 chilogrammi di CO2; che in Europa circa 89 milioni di tonnellate di cibo sprecato producono 170 milioni di tonnellate di CO2 equivalente/anno – ripartite tra industria alimentare (59 milioni di tonnellate di CO2 eq/anno), consumo domestico (78 milioni di tonnellate CO2 eq/anno), altro (33 milioni di tonnellate CO2 eq/anno); che la produzione del 30 % di cibo che poi non viene consumato comporta l'utilizzo del 50 % in più di risorse idriche per l'irrigazione e che per produrre un chilogrammo di carne bovina si utilizzano dalle 5 alle 10 tonnellate di acqua;

E.  considerando che, secondo diversi studi, un ampio cambiamento della dieta si rivela il metodo più efficace per ridurre l'impatto ambientale generato dal consumo di cibo; che il raggiungimento di un sistema di produzione e di consumo alimentare sostenibile in Europa necessita di una politica alimentare globale e integrata;

F.  considerando che, secondo il programma alimentare mondiale (PAM), 795 milioni di persone nel mondo non hanno abbastanza cibo per condurre una vita sana e attiva; che la malnutrizione è responsabile di quasi la metà (45 %), ossia di circa 3,1 milioni di decessi di bambini di età inferiore a cinque anni; che nel mondo un bambino su sei è sottopeso e uno su quattro è rachitico; che la riduzione dello spreco alimentare non è pertanto solo un obbligo economico e ambientale, ma anche morale[9];

G.  considerando che oggi quasi 793 milioni di persone al mondo sono malnutrite[10] e che più di 700 milioni di persone vivono sotto la soglia di povertà[11], con redditi pari a meno di 1,90 USD al giorno; che qualsiasi utilizzo irresponsabile delle risorse naturali destinate alla produzione alimentare e qualsiasi spreco alimentare dovrebbero essere considerati moralmente inaccettabili;

H.  considerando che un minore spreco alimentare consentirebbe un più efficiente utilizzo dei terreni, una migliore gestione delle risorse idriche, effetti benefici su tutto il comparto agricolo a livello mondiale, nonché un forte contributo nella lotta alla denutrizione nelle aree in via di sviluppo;

I.  considerando che l'UE ha firmato l'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, adottata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 25 Settembre 2015; che l'obiettivo di sviluppo sostenibile 12.3 mira a ridurre del 50 % entro il 2030 gli sprechi alimentari globali pro capite a livello di vendita al dettaglio e di consumatori e a ridurre le perdite alimentari lungo le catene di produzione e di approvvigionamento, ivi comprese le perdite durante la fase della produzione primaria, del trasporto e dello stoccaggio; che, secondo le stime delle Nazioni Unite, la popolazione mondiale aumenterà dagli attuali 7,3 miliardi di persone a 9,7 miliardi nel 2050[12]; che la riduzione dello spreco alimentare è un passo essenziale per ridurre la fame nel mondo e una necessità per nutrire una popolazione mondiale in continua crescita;

J.  considerando che il Consumer Goods Forum, che rappresenta 400 dettaglianti, produttori, fornitori di servizi e altre parti interessate in 70 paesi ha adottato una risoluzione pubblica finalizzata a dimezzare gli sprechi alimentari delle attività dei propri membri entro il 2025, cinque anni prima dell'obiettivo di sviluppo sostenibile 12.3;

K.  considerando che la prevenzione dello spreco alimentare comporta benefici ambientali e vantaggi sul piano sociale ed economico; che secondo le stime ogni nell'UE si sprecano 88 milioni di tonnellate di alimenti, pari a 173 kg di alimenti sprecati pro capite e che la produzione e lo smaltimento dei rifiuti alimentari nell'UE sono all'origine dell'emissione di 170 milioni di tonnellate di CO2 e consumano 26 milioni di tonnellate di risorse; che i costi associati a questo livello di sprechi alimentari sono stimati a circa 143 miliardi di EUR[13]; che secondo i dati forniti dalla FAO nel mondo 800 milioni di persone soffrono la fame;

L.  considerando che, secondo i dati del 2014, 55 milioni di persone, ossia il 9,6 % della popolazione dell'UE-28, non potevano permettersi un pasto di qualità a giorni alterni; che, secondo i dati del 2015, 118,8 milioni di persone, ossia il 23,7 % della popolazione dell'UE-28, erano a rischio di povertà e di esclusione sociale[14];

M.  considerando che la riduzione degli sprechi alimentari può migliorare la situazione economica dei nuclei familiari senza abbassare il tenore di vita;

N.  considerando che le pratiche commerciali sleali e il dumping nel settore alimentare causano spesso la vendita dei prodotti alimentari ad un prezzo inferiore al loro valore effettivo, contribuendo in questo modo ad aumentare gli sprechi;

O.  considerando che gli alimenti vengono persi o sprecati in tutte le fasi della catena alimentare, che si tratti della produzione, dei processi di trasformazione, del trasporto, della conservazione, della vendita al dettaglio, della commercializzazione e del consumo; che le stime del progetto FUSIONS indicano che i settori che contribuiscono maggiormente agli sprechi alimentari all'interno dell'UE sono i nuclei familiari con il 53 % e i processi di trasformazione con il 19 % e che le altre cause includono i dettaglianti con il 12 %, la produzione primaria con il 10 % e il commercio all'ingrosso con il 5 %[15]; che secondo tali stime le misure volte a ridurre gli sprechi alimentari prodotti dai nuclei familiari e dai settori della trasformazione avrebbero il massimo impatto; che gli sprechi alimentari nei paesi in via di sviluppo sono principalmente dovuti alle limitazioni infrastrutturali e tecnologiche;

P.  considerando che i dati del progetto FUSIONS provengono da fonti diverse e si basano sull'utilizzo di varie definizioni di "sprechi alimentari";

Q.  considerando che il progetto FUSIONS ha constatato che vi sono pochissime misurazioni degli sprechi nell'agricoltura, nell'orticoltura, nell'acquacoltura, nella pesca o in altre attività della produzione primaria; che ciò non consente di valutare in maniera corretta l'attuale dimensione delle perdite e degli sprechi alimentari in Europa;

R.  considerando che azioni mirate, basate sugli operatori e sulla fase pertinente della catena, sono un modo migliore per contrastare lo spreco alimentare in quanto le problematiche esistenti non sono le medesime;

S.  considerando che uno studio condotto nel 2015 nel Regno Unito attraverso il programma di azione rifiuti e risorse (WRAP) ha indicato che almeno il 60 % degli sprechi domestici possono essere evitati e avrebbero potuto essere consumati se fossero stati gestiti meglio[16];

T.  considerando che alcune delle perdite e degli sprechi nella produzione primaria sono riconducibili alle norme imposte ai dettaglianti relativamente alle specifiche del prodotto, agli ordini annullati a causa delle variazioni nella domanda dei consumatori e alla sovrapproduzione dovuta ai vincoli per soddisfare la domanda stagionale; che il deterioramento degli alimenti nella linea di produzione è un altro motivo di perdita di alimenti durante la produzione;

U.  considerando che, secondo la FAO, in Europa il 20 % della frutta e verdura, il 20 % delle radici e dei tuberi e il 10 % dei semi oleosi e delle leguminose vengono persi in agricoltura, a cui si aggiunge un ulteriore 5 % di frutta e verdura e di radici e tuberi persi post-raccolto[17];

V.  considerando che i prodotti ortofrutticoli danneggiati dalle catastrofi naturali o distrutti, anche con le aratrici, nelle aziende agricole familiari, a causa della perdita di mercato o prezzi bassi rappresentano una perdita di investimento e di reddito per gli agricoltori;

W.  considerando che gli operatori della filiera alimentare spesso internalizzano il costo dello spreco alimentare e lo includono nel prezzo finale al consumo del prodotto[18];

X.  considerando che la relazione speciale 34/2016 della Corte dei conti europea sulla lotta allo spreco di alimenti ha esaminato il quesito "L'UE contribuisce ad una filiera alimentare efficiente sotto il profilo delle risorse, per mezzo di un'efficace lotta allo spreco di cibo?"; che dalla relazione è emerso che, allo stato attuale, l'UE non contrasta efficacemente lo spreco di cibo e che le attuali iniziative e politiche potrebbero essere utilizzate in modo più efficace per far fronte al problema dello spreco di alimenti; che secondo la relazione l'ambizione della Commissione di affrontare il problema dello spreco di alimenti è diminuita nonostante diverse richieste avanzate in tal senso dal Parlamento europeo e dagli Stati membri; che, secondo la relazione, le azioni intraprese sinora dalla Commissione sono state frammentate, intermittenti e prive di un chiaro coordinamento; che, stando alle raccomandazioni della relazione, la Commissione dovrebbe: sviluppare un piano d'azione per gli anni a venire, tener conto dello spreco di alimenti nelle proprie future valutazioni d'impatto e allineare maggiormente le diverse politiche dell'UE che lo possono combattere, chiarire l'interpretazione delle disposizioni giuridiche che possono scoraggiare la donazione di alimenti, nonché valutare come facilitare la donazione in altri settori d'intervento;

Y.  considerando che la Commissione, pur avendo investito una quantità considerevole di risorse e organizzato una consultazione pubblica di grande successo nel 2013, ha infine deciso di non pubblicare la comunicazione dal titolo "Costruire un sistema alimentare europeo sostenibile", anche se la comunicazione era già stata ultimata e approvata da tre commissari (DG Ambiente, DG SANCO e DG AGRI); che questa comunicazione contiene alcuni buoni approcci per far fronte al problema dello spreco di alimenti;

Z.  considerando che non esiste ancora una definizione comune coerente di "sprechi alimentari", né una metodologia comune per misurare gli sprechi alimentari a livello dell'Unione, il che rende difficile confrontare diverse serie di dati e misurare i progressi nella riduzione degli sprechi alimentari; che le difficoltà correlate alla raccolta di dati completi, affidabili e armonizzati costituiscono un ostacolo aggiuntivo alla valutazione dello spreco alimentare nell'UE; che ai fini della presente relazione per "spreco di alimenti" si intendono alimenti destinati al consumo umano, in condizioni commestibili o non commestibili, rimossi dalla catena di produzione o di approvvigionamento per essere scartati a livello della produzione primaria, della trasformazione, della produzione, del trasporto, della conservazione, della vendita al dettaglio e del consumatore, ad eccezione delle perdite nell'ambito della produzione primaria; che occorre stabilire una definizione di "perdite nell'ambito della produzione primaria";

AA.  considerando che è necessario operare una distinzione tra scarti alimentari commestibili e parti di scarti non commestibili al fine di evitare conclusioni fuorvianti e misure inefficaci; che gli sforzi di riduzione dovrebbero porre l'accento sull'importanza di evitare gli scarti alimentari commestibili;

AB.  considerando che il Food Loss and Waste Protocol è uno sforzo congiunto di più parti interessate che ha prodotto lo sviluppo di uno standard globale di contabilizzazione e di rendicontazione (noto come lo standard FLW) volto a quantificare gli alimenti e le relative parti non commestibili rimossi dalla catena di approvvigionamento alimentare[19];

AC.  considerando che il monitoraggio non solo di quanto viene sprecato ma anche delle quantità delle eccedenze e dei recuperi alimentari può fornire un quadro più completo e utile ad avviare valide politiche a livello UE;

AD.  considerando che la gerarchia di gestione dei rifiuti istituita dalla direttiva quadro sui rifiuti[20] (prevenzione, preparazione per il riutilizzo, riciclaggio, recupero e smaltimento) non prende in considerazione le specificità degli sprechi alimentari, che sono un flusso di rifiuti estremamente variabile; che attualmente non esiste una gerarchia specifica per la gestione degli alimenti non consumati e degli sprechi alimentari a livello dell'UE; che sarebbe opportuno stabilire una gerarchia degli sprechi alimentari che tenga conto dell'intera filiera alimentare; che la prevenzione e il riutilizzo ai fini del consumo umano dovrebbero essere misure prioritarie;

AE.  considerando che le eccedenze alimentari possono essere recuperate ai fini dell'alimentazione umana con idonee politiche incentivanti;

AF.  considerando che vi è la possibilità di ottimizzare l'utilizzo dei prodotti alimentari non più destinati al consumo umano e dei sottoprodotti della catena alimentare nella produzione di alimenti per animali;

AG.  considerando che l'incenerimento e la messa in discarica dei rifiuti sono tuttora praticati in alcune aree dell'UE e sono in contrasto con l'economia circolare;

AH.  considerando che l'articolo 9, paragrafo 1, lettera f), del regolamento (UE) n. 1169/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 ottobre 2011, relativo alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori[21] prevede che gli operatori del settore alimentare indichino il termine minimo di conservazione (espresso con la dicitura "da consumarsi preferibilmente entro il") o la data di scadenza di un alimento;

AI.  considerando che l'indicazione della data sui prodotti alimentari è poco chiara, in particolare per il consumatore; che la dicitura "da consumarsi preferibilmente entro il" indica la data dopo la quale, di regola, un alimento può ancora essere consumato, ma potrebbe non avere le caratteristiche migliori in termini di qualità, mentre la dicitura "da consumare entro" indica la data dopo la quale non è più sicuro consumare un alimento; che nemmeno la metà dei cittadini dell'UE comprende il significato delle diciture[22] "da consumarsi preferibilmente entro il" e "da consumare entro"; che l'impiego delle diciture "da consumarsi preferibilmente entro il" e "da consumare entro" e la comprensione delle stesse variano da uno Stato membro all'altro e tra diversi produttori, trasformatori e distributori, persino per lo stesso prodotto; che spesso i consumatori non sono in grado di leggere la data di un prodotto per ragioni attribuibili alle modalità di stampa o all'ubicazione;

AJ.  considerando che la donazione di prodotti alimentari invenduti lungo l'intera filiera alimentare determina una notevole riduzione degli sprechi alimentari, aiutando nel contempo le persone bisognose di cibo che non possono permettersi di acquistare determinati prodotti alimentari o una quantità sufficiente di alimenti della stessa qualità; che i supermercati e le attività di ristorazione potrebbero svolgere un ruolo cruciale in questo processo;

AK.  considerando che i fondi dell'Unione come il Fondo di aiuti europei agli indigenti (FEAD) agevolano la donazione di prodotti alimentari finanziando, tra l'altro, le infrastrutture per lo stoccaggio e il trasporto degli alimenti donati; che gli Stati membri non utilizzano abbastanza il FEAD;

AL.  considerando che la limitatezza, e talvolta la totale assenza, delle capacità dei canali di distribuzione è un ostacolo alla consegna ai bisognosi delle eccedenze di alimenti ancora adatte al consumo; considerando che gli enti e gli istituti di beneficenza che svolgono attività di assistenza sociale e sono gestiti dalle autorità statali o locali non dispongono di risorse finanziarie e umane sufficienti per poter trasportare e distribuire i prodotti alimentari ancora adatti al consumo e offerti in beneficenza; che ciò è vero in particolare per le regioni più svantaggiate;

AM.  considerando che le iniziative sociali e promosse dal basso, come le banche alimentari o le mense gestite dalle organizzazioni caritative, riducono il livello di spreco alimentare e aiutano i più indigenti e, conseguentemente, contribuiscono alla formazione di una società responsabile e consapevole;

AN.  considerando che nel mercato unico molte aziende producono alimenti per più di un paese; che i prodotti invenduti da tali aziende non possono in alcuni casi essere donati nel paese di produzione a causa dell'etichettatura in lingue straniere;

AO.  considerando che i donatori di prodotti alimentari sono considerati "operatori del settore alimentare" ai sensi del regolamento sui principi generali della legislazione alimentare[23] e devono pertanto rispettare l'intera legislazione alimentare dell'UE in materia di responsabilità, rintracciabilità e norme sulla sicurezza degli alimenti stabilite dal pacchetto sull'igiene alimentare[24]; che i rischi associati alla responsabilità per i prodotti alimentari donati possono spingere i potenziali donatori di alimenti a eliminare le eccedenze alimentari anziché donarle[25];

AP.  considerando che, a causa delle barriere amministrative esistenti, grandi catene al dettaglio e supermercati considerano accettabile gettare gli alimenti che si avvicinano alla data di scadenza, invece di donarli;

AQ.  considerando che la Commissione sta attualmente lavorando a una chiarificazione della normativa europea in materia di donazioni;

AR.  considerando che alcuni Stati membri hanno già adottato legislazioni nazionali per limitare la generazione di rifiuti alimentari ed in particolare l'Italia ha adottato una legislazione che agevola la donazione e la distribuzione di prodotti alimentari a fini di solidarietà sociale, escludendo la responsabilità dei donatori per gli alimenti donati in buona fede e ritenuti idonei al consumo al momento della donazione;

AS.  considerando che i paesi possono anche adottare linee guida volontarie nazionali per la donazione di prodotti alimentari, quali quelle elaborate dalle autorità per la sicurezza alimentare in Finlandia, finalizzate a ridurre lo spreco alimentare evitabile;

AT.  considerando che la direttiva 2006/112/CE del Consiglio, del 28 novembre 2006, relativa al sistema comune d'imposta sul valore aggiunto[26] (direttiva IVA) stabilisce che le donazioni di prodotti alimentari sono imponibili e che non sono consentite le esenzioni fiscali su dette donazioni; che la Commissione raccomanda che, ai fini fiscali, il valore dei prodotti alimentari donati prossimi alla data di scadenza o non idonei alla vendita debba essere stabilito come "piuttosto basso, quasi vicino a zero"[27]; che alcuni Stati membri incentivano le donazioni di prodotti alimentari "abbandonando" l'assoggettamento all'IVA e che tuttavia la conformità alla direttiva IVA non è chiara; che altri Stati membri offrono un credito di imposta alle imprese per le donazioni di prodotti alimentari[28];

AU.  considerando che purtroppo in molti Stati membri è più costoso donare eccedenze alimentari idonee al consumo che destinarle alla digestione anaerobica, il che è in contrasto con l'interesse pubblico, visto il numero di persone che vivono in condizioni di estrema indigenza;

AV.  considerando che l'imballaggio alimentare contribuisce in modo rilevante alla riduzione degli sprechi alimentari e alla sostenibilità prolungando la vita utile dei prodotti e proteggendoli; che l'imballaggio alimentare, che è riciclabile e deriva da materie prime rinnovabili, può ulteriormente contribuire agli obiettivi ambientali e di efficienza delle risorse;

AW.  considerando che i materiali attivi e intelligenti a contatto con gli alimenti possono migliorare la qualità degli alimenti confezionati e prolungarne la durata di conservazione, monitorare meglio le condizioni degli alimenti confezionati e possono fornire informazioni sulla freschezza degli alimenti;

AX.  considerando che la gestione degli alimenti scartati comporta l'utilizzo di ulteriori risorse;

AY.  considerando che la lotta allo spreco di alimenti costituisce anche un vantaggio economico, in quanto 1 euro speso per la prevenzione dello spreco alimentare consente di evitare la produzione di 265 kg di rifiuti alimentari per un valore pari a 535 EUR, permette ai comuni di risparmiare 9 EUR sul costo dei rifiuti e 50 EUR in termini di costi ambientali correlati alle emissioni di gas serra e all'inquinamento atmosferico1 [29];

AZ.  considerando che è opportuno agire al livello appropriato per ridurre gli sprechi alimentari; che le autorità locali e regionali svolgono un ruolo chiave nella riduzione degli sprechi alimentari grazie alle loro responsabilità e competenze in termini di gestione dei rifiuti, alla loro capacità di avviare e organizzare campagne locali, nonché al loro contatto e cooperazione diretti con la società civile e con le organizzazioni di beneficenza, in considerazione della loro elevata percentuale di appalti pubblici e, in molti casi, della loro autorità sulle istituzioni educative;

BA.  considerando che lo scambio di buone prassi a livello europeo e internazionale nonché l'assistenza ai paesi in via di sviluppo sono di enorme importanza nella lotta contro lo spreco alimentare in tutto il mondo;

BB.  considerando che, dal secondo semestre del 2013, il Parlamento europeo attua una politica globale finalizzata a ridurre drasticamente gli sprechi alimentari prodotti dai suoi servizi di ristorazione; che gli alimenti non consumati prodotti in eccedenza vengono regolarmente donati dalle principali strutture del Parlamento a Bruxelles;

1.  sottolinea l'urgente necessità di ridurre la quantità di sprechi alimentari e di migliorare l'efficienza delle risorse nell'Unione in ogni fase della filiera alimentare, tra cui la produzione, la trasformazione, il trasporto, lo stoccaggio, la distribuzione al dettaglio, la commercializzazione e il consumo, tenendo conto del fatto che nei paesi altamente industrializzati la maggior parte degli sprechi alimentari avviene nelle fasi della vendita e del consumo, mentre nei paesi in via di sviluppo gli sprechi si verificano già nelle fasi della produzione e della lavorazione degli alimenti; sottolinea, a tale proposito, l'importanza della leadership politica e dell'impegno da parte della Commissione e degli Stati membri; ricorda che il Parlamento europeo ha più volte chiesto alla Commissione di intervenire contro gli sprechi alimentari;

2.  esorta, più specificatamente, a ridurre la quantità degli sprechi alimentari prodotta a livello di vendita al dettaglio e di consumatori e a ridurre le perdite alimentari lungo le catene di produzione e di approvvigionamento, ivi comprese le perdite post-raccolto;

3.  insiste pertanto sulla necessità di migliorare la comunicazione tra tutti gli attori della filiera alimentare, in particolare tra fornitori e distributori, al fine di conciliare l'offerta e la domanda;

4.  chiede una risposta strategica coordinata a livello dell'UE e degli Stati membri, in linea con le rispettive competenze, che tenga conto non solo delle politiche in materia di rifiuti, sicurezza alimentare e informazioni sugli alimenti, ma anche degli aspetti concernenti le politiche economiche, di bilancio, finanziarie, della ricerca e dell'innovazione, dell'ambiente, strutturali (agricoltura e pesca), dell'istruzione, sociali, commerciali, della tutela dei consumatori, dell'energia e degli appalti pubblici; chiede, a tale riguardo, un coordinamento tra l'UE e gli Stati membri; sottolinea che gli sforzi dell'UE volti a ridurre gli sprechi alimentari dovrebbero essere rafforzati e meglio allineati; osserva che le imprese lungo la catena di approvvigionamento alimentare sono per la maggior parte PMI, che non dovrebbero essere gravate da oneri amministrativi supplementari irragionevoli;

5.  esorta la Commissione a coinvolgere tutti i pertinenti servizi della Commissione che si occupano di sprechi alimentari e a garantire un coordinamento continuo e rafforzato a livello della Commissione; invita pertanto la Commissione ad applicare un approccio sistematico che affronti tutti gli aspetti dello spreco di alimenti e a definire un piano d'azione globale in materia di sprechi alimentari che contempli i vari settori strategici e delinei la strategia per i prossimi anni;

6.  invita la Commissione a individuare la legislazione europea che potrebbe ostacolare l'efficacia della lotta agli sprechi alimentari e ad analizzare in che modo potrebbe essere adeguata per conseguire l'obiettivo della prevenzione degli spechi alimentari;

7.  invita la Commissione, nell'ambito delle valutazioni d'impatto delle nuove proposte legislative pertinenti, a valutare i potenziali effetti sullo spreco di alimenti;

8.  invita la Commissione e gli Stati membri a consolidare gli strumenti di sostegno finanziario esistenti in materia di lotta allo spreco di alimenti; invita gli Stati membri a sfruttare meglio le possibilità offerte in quest'ambito dalle diverse politiche e dai vari programmi di finanziamento dell'Unione europea;

9.  sottolinea la responsabilità delle autorità competenti degli Stati membri di sviluppare un approccio su misura volto a contrastare lo spreco alimentare nel quadro dell'UE; riconosce il lavoro importante che è stato già svolto in diversi Stati membri;

10.  invita la Commissione e gli Stati membri a impegnarsi in campagne di sensibilizzazione e di comunicazione su come prevenire gli sprechi alimentari;

11.  invita gli Stati membri ad adottare misure volte a ridurre le perdite alimentari lungo l'intera catena di approvvigionamento, tra cui la produzione primaria, il trasporto e lo stoccaggio;

12.  invita gli Stati membri ad adottare le misure necessarie per conseguire l'obiettivo della riduzione dei rifiuti alimentari nell'Unione del 30 % entro il 2025 e del 50 % entro il 2030 rispetto ai livelli del 2014;

13.  invita la Commissione a esaminare, entro il 31 dicembre 2020, la possibilità di stabilire a livello di Unione obiettivi vincolanti di riduzione dello spreco di alimenti, da conseguire entro il 2025 e il 2030 sulla base di misurazioni calcolate secondo una metodologia comune; invita la Commissione a elaborare una relazione corredata, se del caso, di una proposta legislativa;

14.  invita gli Stati membri a monitorare e a valutare l'attuazione delle proprie misure di riduzione degli sprechi alimentari misurando i livelli di sprechi alimentari sulla base di una metodologia comune; esorta la Commissione a sostenere una definizione giuridicamente vincolante di spreco di alimenti e ad adottare, entro il 31 dicembre 2017, una metodologia comune, comprensiva di requisiti minimi di qualità, per la misurazione uniforme dei livelli di spreco alimentare; ritiene che una definizione e una metodologia comune a livello di UE per misurare le "perdite" alimentari, applicabili all'intera catena di approvvigionamento, faciliterebbe gli sforzi degli Stati membri e delle parti interessate relativi al calcolo e alla riduzione dello spreco di alimenti;

15.  esorta la Commissione e gli Stati membri a utilizzare la seguente definizione di "spreco di alimenti": "alimenti destinati al consumo umano, in condizioni commestibili o non commestibili, rimossi dalla catena di produzione o di approvvigionamento per essere scartati a livello della produzione primaria, della trasformazione, della produzione, del trasporto, della conservazione, della vendita al dettaglio e del consumatore, ad eccezione delle perdite nell'ambito della produzione primaria";

16.  invita la Commissione a introdurre, nelle sue future politiche, una netta distinzione tra sprechi alimentari e perdite alimentari, che sono inevitabili nella produzione primaria a causa di eventi di forza maggiore come ad esempio le intemperie;

17.  invita la Commissione a includere nei suoi calcoli le perdite alimentari nel settore agricolo e in altri settori della produzione primaria, al fine di garantire un approccio che tenga conto dell'intera catena di approvvigionamento; osserva, tuttavia, che la quantificazione delle perdite durante la fase della produzione primaria può risultare difficile e invita la Commissione a individuare le migliori prassi per assistere gli Stati membri nel raccogliere tali dati;

18.  invita la Commissione a lavorare di concerto con gli Stati membri e tutti gli attori coinvolti su una definizione condivisa del concetto di "perdita" in ogni fase della catena alimentare e su una metodologia di misurazione comune;

19.  constata la difficoltà di quantificare gli sprechi alimentari e la perdita alimentare durante la fase della produzione primaria a causa del carattere eterogeneo dei prodotti e dei rispettivi processi e della mancanza di una chiara definizione degli sprechi alimentari; invita la Commissione a individuare e a diffondere tra gli Stati membri le migliori prassi in materia di raccolta di dati sulle perdite e gli sprechi alimentari nelle aziende agricole senza imporre un onere amministrativo o costi supplementari agli agricoltori;

20.  invita la Commissione e gli Stati membri a consultare tutte le pertinenti parti interessate sulla metodologia statistica e sulle altre misure da attuare per prevenire gli sprechi alimentari in tutta l'Unione e in tutti i settori;

21.  osserva che non esiste una definizione e una metodologia comune a livello di UE per misurare le "eccedenze alimentari"; evidenzia che l'Italia ha adottato una legislazione che definisce le eccedenze della catena alimentare e prevede una gerarchia per il recupero delle eccedenze dando la priorità al consumo umano; invita la Commissione a esaminare gli effetti di detta legislazione sulla donazione e gli sprechi di alimenti in Italia, e a valutare la possibilità di proporre, se necessario, una normativa simile a livello di UE;

22.  chiede una gerarchia specifica dei rifiuti alimentari da applicare nella direttiva 2008/98/CE come segue:

a) prevenzione alla fonte;

b) salvataggio dei prodotti alimentari commestibili, dando priorità all'alimentazione umana rispetto a quella animale e al ritrattamento per ottenere prodotti non alimentari;

c) riciclaggio organico;

d) recupero di energia;

e) smaltimento;

23.  sottolinea le iniziative contenute nel piano d'azione sull'economia circolare che includono misure volte a istituire una piattaforma per il sostegno finanziario al fine di attrarre investimenti e innovazioni per ridurre le perdite, nonché gli orientamenti rivolti agli Stati membri allo scopo di trasformare alcune perdite di alimenti o taluni sottoprodotti agricoli in energia;

24.  sottolinea che il fabbisogno di energia dovrebbe essere soddisfatto utilizzando rifiuti e sottoprodotti che non sono utili in nessun altro processo più in alto nella gerarchia dei rifiuti;

25.  sottolinea che una lotta vincente contro gli sprechi alimentari necessita altresì di forti livelli di riciclaggio di cui alla direttiva quadro sui rifiuti rivista e dell'integrazione del principio a cascata per la biomassa nella politica energetica dell'UE;

26.  sottolinea la necessità di inserire l'obbligo per gli Stati membri di comunicare annualmente alla Commissione il livello totale di rifiuti alimentari generati in un determinato anno;

27.  invita gli Stati membri ad adottare misure specifiche di prevenzione degli sprechi alimentari nei loro programmi di prevenzione degli sprechi; invita gli Stati membri in particolare a definire accordi volontari e a istituire incentivi economici e fiscali ai fini della donazione di prodotti alimentari e altri mezzi volti a limitare lo spreco di alimenti;

28.  reputa, in particolare, che gli Stati membri dovrebbero incoraggiare il compostaggio domestico e favorire la raccolta separata alla fonte dei rifiuti organici nonché assicurare che questi rifiuti siano sottoposti al riciclaggio organico, nell'ottica di garantire un elevato livello di protezione ambientale e di resa, tra cui il digestato e il compost, con elevati standard di qualità; ritiene che gli Stati membri dovrebbero anche vietare il conferimento in discarica dei rifiuti organici;

29.  prende atto del rischio di contaminazione rappresentato dalla presenza di plastica e metallo negli sprechi alimentari per il compost e il suolo e, in seguito, per gli ecosistemi marini e di acqua dolce e chiede che questo percorso di inquinamento venga ridotto al minimo; ricorda inoltre l'obiettivo della direttiva sull'utilizzo dei fanghi di depurazione in agricoltura di ridurre al minimo la contaminazione dei suoli agricoli; invita pertanto alla cautela nel prendere in considerazione il mix di flussi di rifiuti e ad adottare garanzie adeguate;

30.  sottolinea che la sicurezza alimentare è di primaria importanza e che le misure di riduzione degli sprechi alimentari non devono compromettere le vigenti norme in materia di sicurezza alimentare; sottolinea che la lotta contro lo spreco alimentare non dovrebbe compromettere la sicurezza alimentare e le norme ambientali né le norme in materia di protezione degli animali, in particolare quelle sulla salute e il benessere degli animali;

31.  invita la Commissione ad incoraggiare le autorità competenti negli Stati membri ad adottare misure per controllare la sicurezza degli alimenti dal punto di vista della salute, dove necessario, al fine di consolidare la fiducia dei cittadini e dei consumatori nelle politiche che contribuiscono alla riduzione degli sprechi alimentari;

32.  ricorda come la prevenzione della generazione di rifiuti alimentari sia l'azione prioritaria da mettere in atto in una corretta gestione dei rifiuti in linea con i principi dell'economia circolare; sottolinea, tuttavia, che al momento è impossibile azzerare completamente la produzione di rifiuti alimentari; reputa pertanto necessario stabilire a livello UE misure obbligatorie per garantire che i rifiuti alimentari possano trasformarsi in nuove risorse;

33.  invita la Commissione e gli Stati membri a fornire incentivi economici per sostenere la raccolta di prodotti alimentari inutilizzati, che possono essere ridistribuiti alle organizzazioni caritatevoli o essere riutilizzati per un altro fine secondario di prevenzione degli sprechi alimentari, come la trasformazione dei prodotti alimentari inutilizzati in risorse preziose nella produzione di mangimi per il bestiame e gli animali domestici;

34.  prende atto del potenziale di ottimizzazione dell'utilizzo di perdite o scarti alimentari inevitabili e di sottoprodotti provenienti dalla filiera alimentare, in particolare quelli di origine animale, nella produzione dei mangimi, nel riciclo di nutrienti e nella produzione di ammendanti, nonché della loro importanza per la produzione primaria;

35.  sottolinea come una legislazione europea più efficace in materia di sottoprodotti nella direttiva 2008/98/CE possa contribuire a ridurre sensibilmente i rifiuti alimentari; invita la Commissione, a tal fine, a sostenere, in particolare attraverso il programma Orizzonte 2020, i progetti volti ad agevolare le sinergie tra il settore agricolo ed industriale attraverso il coinvolgimento di aziende agro-alimentari;

36.  ribadisce la necessità che la Commissione adotti, non più tardi del 31 dicembre 2018, misure regolamentari orizzontali nel settore del consumo e della produzione sostenibili, ed elabori una relazione d'impatto per individuare le normative la cui interazione ostacola lo sviluppo di sinergie fra i vari settori, tra cui quello agro-alimentare, e impedisce l'uso dei sottoprodotti;

37.  sottolinea che l'uso delle scorte e dei prodotti alimentari che altrimenti andrebbero sprecati non preclude la necessità di una buona gestione dell'approvvigionamento e di una saggia gestione della filiera alimentare per evitare eccedenze strutturali sistematiche;

38.  invita la Commissione e gli Stati membri a promuovere un grado superiore di utilizzo degli alimenti non più destinati al consumo umano e di sottoprodotti provenienti dalla filiera alimentare nella produzione dei mangimi;

39.  invita la Commissione ad analizzare gli ostacoli giuridici all'utilizzo di alimenti non più destinati al consumo umano nella produzione di mangimi e a promuovere la ricerca in questo settore, sottolineando al contempo la necessità di migliorare la tracciabilità e l'osservanza delle norme di biosicurezza nonché dell'utilizzo di processi di separazione e di trattamento che riducano a zero il rischio per la sicurezza alimentare;

40.  accoglie con favore la recente creazione della piattaforma dell'UE sulle perdite e gli sprechi alimentari, che ha l'obiettivo di individuare le misure prioritarie da adottare a livello dell'UE per evitare le perdite e gli sprechi alimentari e agevola lo scambio di informazioni tra gli operatori coinvolti; sottolinea, a tal fine, che è auspicabile che il Parlamento europeo sia opportunamente coinvolto nei lavori della piattaforma; invita la Commissione a trasmettere al Parlamento un programma preciso relativo alle azioni in fase di realizzazione, agli obiettivi e ai sotto-obiettivi fissati, nonché ai progressi conseguiti in merito alla metodologia comune e alle donazioni; ritiene che la piattaforma possa essere il giusto strumento per monitorare non solo quanto viene sprecato ma anche quante sono le eccedenze e i recuperi; resta convinto, tuttavia, che ciò costituisca solo un primissimo passo per affrontare il problema degli sprechi alimentari;

41.  chiede alla Commissione che i lavori della piattaforma dell'UE in materia di perdite e sprechi alimentari siano resi disponibili nelle 24 lingue dell'UE;

42.  invita la piattaforma dell'UE in materia di perdite e sprechi alimentari, inter alia, a sostenere lo sviluppo di una molteplicità di canali di informazione dei consumatori, nonché di programmi di informazione e di educazione alimentare rivolti ai consumatori; esorta la piattaforma ad agevolare la cooperazione delle parti interessate locali nell'ambito delle iniziative in materia di prevenzione degli sprechi alimentari e di donazione, prestando particolare attenzione alla riduzione dei corrispondenti costi di transazione; ribadisce che è importante scambiare le migliori prassi, coniugare le conoscenze ed evitare la sovrapposizione con altri forum pertinenti quali, ad esempio, il Forum europeo del commercio al dettaglio sulla sostenibilità, la Tavola rotonda europea su consumo e produzione alimentare sostenibili, il Forum di alto livello per un migliore funzionamento della catena di approvvigionamento alimentare, il Forum dei beni di consumo;

43.  invita la Commissione, nel quadro della piattaforma dell'UE in materia di perdite e sprechi alimentari, a valutare le migliori prassi finora attuate nei diversi Stati membri al fine di definire meglio strumenti efficaci per la riduzione degli sprechi alimentari;

44.  ritiene che, al fine di ridurre il più possibile gli sprechi alimentari, sia necessario coinvolgere tutti gli attori della catena agroalimentare e affrontare in modo mirato le varie cause dello spreco comparto per comparto; invita pertanto la Commissione ad effettuare un'analisi dell'intera catena alimentare allo scopo di individuare in quali settori alimentari si verifichi il maggiore spreco di alimenti e quali soluzioni si possano applicare per impedire tale spreco;

45.  invita la Commissione e gli Stati membri a condividere, promuovere e sostenere pratiche efficaci di riduzione degli sprechi alimentari e metodi di conservazione delle risorse già utilizzati dalle parti interessate; incoraggia gli Stati membri e gli enti locali e regionali a consultare le parti interessate pertinenti sulle misure settoriali mirate da adottare nell'ambito della prevenzione degli sprechi alimentari;

46.  sottolinea che la Commissione e gli Stati membri dovrebbero innanzitutto consultare tutte le principali parti interessate, tra cui il settore agricolo, sulle eventuali misure proposte per evitare gli sprechi alimentari in tutta l'Unione e procedere ad una valutazione d'impatto;

47.  incoraggia la Commissione, gli Stati membri e gli enti regionali e locali a impegnarsi, in collaborazione con tutte le parti interessate, per migliorare la comprensione, specialmente da parte dei consumatori, delle date di scadenza espresse con le diciture "da consumare entro" e "da consumarsi preferibilmente entro il" nonché dell'utilizzabilità dei prodotti alimentari dopo la data indicata con "da consumarsi preferibilmente entro il", avvalendosi tra l'altro di campagne educative e di sensibilizzazione e agevolando l'accesso a informazioni esaustive e comprensibili sui prodotti e la fornitura delle stesse; sottolinea che l'utilizzo di una doppia data di scadenza (ad esempio, "da vendere entro" e "da consumare entro") sullo stesso prodotto può avere un effetto negativo sulle decisioni di gestione alimentare dei consumatori; sottolinea l'importanza di rafforzare la capacità dei consumatori di prendere decisioni informate;

48.  chiede alla Commissione, nell'ambito della sua valutazione attualmente in corso, di determinare in particolare se: la vigente legislazione dell'UE e le attuali pratiche in uso in diversi Stati membri per le indicazioni "da consumare entro" e "da consumarsi preferibilmente entro il" siano adatte allo scopo; sia necessario rivedere la formulazione delle indicazioni "da consumare entro" e "da consumarsi preferibilmente entro il" affinché risultino più comprensibili per i consumatori; la rimozione di alcune date per i prodotti che non presentano alcun rischio per la salute e per l'ambiente possa apportare benefici e sia opportuno introdurre orientamenti in materia a livello europeo; chiede alla Commissione di condurre uno studio di ricerca volto a valutare il legame tra l'indicazione della data di scadenza e la prevenzione degli sprechi alimentari;

49.  accoglie con favore l'iniziativa adottata da alcuni operatori della grande distribuzione di promuovere meccanismi di adattamento dei prezzi al consumo collegati alla data di scadenza dei prodotti, al fine di sensibilizzare i consumatori e incentivare l'acquisto di prodotti prossimi alla scadenza;

50.  osserva che molti prodotti alimentari, nei giorni successivi alla data di scadenza indicata con "da consumarsi preferibilmente entro il", conservano, seppur in misura ridotta, le loro caratteristiche organolettico-nutrizionali continuando a essere consumabili nel rispetto dei principi della sicurezza alimentare; invita pertanto la Commissione ad individuare modelli logistico-organizzativi che permettano di recuperare, in totale sicurezza, tutte le tipologie di prodotti ancora invenduti;

51.  invita la Commissione e gli Stati membri a considerare la variazione del prezzo in rapporto alla scadenza quale strumento per ridurre la quantità di prodotto alimentare edibile che diventa rifiuto; ritiene che gli sprechi nella fase della distribuzione siano riducibili in misura consistente adottando sconti proporzionali al tempo che rimane rispetto alla scadenza del prodotto; ritiene che tale pratica, oggi adottata su base volontaria, debba essere promossa e sostenuta;

52.  chiede alla Commissione di aggiornare l'elenco dei prodotti alimentari attualmente esentati dall'etichettatura "da consumarsi preferibilmente entro il" al fine di prevenire gli sprechi alimentari;

53.  ritiene che sia necessario potenziare la ricerca e aumentare l'informazione in merito alle date di scadenza, adattandola a ciascun prodotto, nonché promuovere e potenziare il consumo di prodotti freschi e sfusi e ridurre le confezioni a lunga scadenza e il loro immagazzinamento;

54.  invita la Commissione, gli Stati membri, gli enti locali e regionali e le parti interessate a realizzare campagne di informazione e comunicazione volte a promuovere la comprensione, da parte dei consumatori e di tutti gli operatori della catena alimentare, della prevenzione degli sprechi alimentari, della sicurezza alimentare, del valore degli alimenti nonché delle buone prassi in materia di lavorazione, gestione e consumo degli alimenti; sottolinea che tali iniziative dovrebbero enfatizzare i benefici non soltanto ambientali ma anche economici e sociali del contrasto allo spreco alimentare; invita a utilizzare e a promuovere strumenti di informazione moderni, quali ad esempio le applicazioni mobili, al fine di raggiungere le generazioni più giovani che utilizzano principalmente i media digitali; invita ad affrontare adeguatamente il tema dello spreco di alimenti e della fame, che costituisce attualmente un grave problema; sottolinea la necessità di solidarietà e di condivisione con le persone più bisognose;

55.  esorta il Consiglio e la Commissione a proclamare l'"Anno europeo contro gli sprechi alimentari", quale importante iniziativa di informazione e sensibilizzazione per i cittadini europei, nonché a richiamare l'attenzione dei governi nazionali su questo importante tema nell'ottica di garantire la disponibilità di fondi adeguati per affrontare le sfide del prossimo futuro;

56.  sottolinea l'importanza di educare e coinvolgere i bambini nell'ambito della prevenzione degli sprechi alimentari; osserva che la relazione speciale n. 34/2016 della Corte dei conti sulla lotta allo spreco di alimenti sottolinea l'importanza di includere messaggi educativi relativi allo spreco di alimenti tra le misure di accompagnamento dei programmi "Latte nelle scuole" e "Frutta nelle scuole" e segnala che pochissimi Stati membri hanno scelto di farlo; incoraggia le autorità competenti degli Stati membri a sfruttare tutte le potenzialità di tali programmi, che sono intesi a incentivare buone abitudini alimentari tra i giovani e offrono l'opportunità di conoscere gli alimenti freschi e i processi di produzione agricola;

57.  chiede alla Commissione e agli Stati membri di incoraggiare i nuclei familiari a lottare contro gli sprechi alimentari, sia tramite la promozione di una "giornata degli avanzi" ogni settimana sia fornendo informazioni in merito alle migliori prassi di acquisto e preparazione, al fine di ridurre gli sprechi alimentari da parte dei consumatori;

58.  sottolinea l'importanza di concepire le modalità di distribuzione, conservazione e imballaggio strettamente in funzione delle caratteristiche del prodotto e delle esigenze dei consumatori, al fine di limitare lo spreco di prodotti;

59.  sottolinea l'importanza di adeguare le modalità di distribuzione e di conservazione degli alimenti alle caratteristiche di ciascun prodotto, nell'ottica di ridurre gli sprechi;

60.  invita la Commissione, gli Stati membri e le parti interessate a informare meglio i consumatori circa le tecniche di conservazione e/o riutilizzo dei prodotti;

61.  sottolinea l'importante ruolo che rivestono le autorità locali e le imprese municipali, parallelamente a quello dei dettaglianti e dei mezzi d'informazione, nel fornire informazioni e assistenza ai cittadini in merito alle modalità di conservazione e/o utilizzo degli alimenti, al fine di ridurre gli sprechi;

62.  invita la Commissione a elaborare, in collaborazione con gli Stati membri, raccomandazioni sulle temperature di refrigerazione, alla luce del fatto dimostrato che le temperature non ottimali e non idonee fanno deperire precocemente gli alimenti e provocano inutili sprechi; sottolinea che l'armonizzazione dei livelli di temperatura lungo l'intera filiera di approvvigionamento migliorerebbe la conservazione degli alimenti e ridurrebbe gli sprechi alimentari allorché i prodotti sono trasportati e commercializzati oltrefrontiera;

63.  evidenzia la necessità che il settore agro-alimentare migliori la programmazione della propria produzione al fine di contenere le eccedenze alimentari; sottolinea, tuttavia, come un livello minimo di eccedenze alimentari sia oggi un fattore fisiologico dell'intera catena agro-alimentare e sia causato anche da esternalità non controllabili; ritiene, per questo motivo, che le misure volte a incoraggiare le donazioni possano costituire un importante strumento per evitare che le eccedenze alimentari si trasformino in rifiuti;

64.  invita la Commissione e gli Stati membri ad incoraggiare l'innovazione e gli investimenti nelle tecnologie di trasformazione nell'ambito della produzione agricola, nel tentativo di ridurre gli sprechi alimentari nella filiera alimentare nonché le perdite nella produzione alimentare delle aziende agricole familiari;

65.  incoraggia gli Stati membri a utilizzare il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) al fine di ridurre gli sprechi alimentari nella produzione primaria e nel settore della trasformazione;

66.  sottolinea l'importanza di riunire gli agricoltori in cooperative o associazioni professionali per ridurre le perdite alimentari rafforzando la loro conoscenza dei mercati, rendendo più efficienti la programmazione e le economie di scala e migliorando la loro capacità di commercializzazione della produzione;

67.  sottolinea l'importanza della collaborazione, ad esempio attraverso le organizzazioni di produttori o altre strutture quali le organizzazioni interprofessionali e le cooperative, per aumentare l'accesso ai fondi per l'innovazione e gli investimenti nelle tecnologie di trattamento, quali il compostaggio e la digestione anaerobica, ove del caso, o l'ulteriore trasformazione di prodotti, il che potrebbe consentire agli agricoltori di accedere a nuovi prodotti, mercati e clienti; ricorda a questo proposito che l'organizzazione settoriale e il ricorso a contratti si traducono in una migliore gestione della produzione e una lotta più efficace contro lo spreco alimentare; ritiene che sia essenziale che ciò avvenga a livello locale o regionale per rispettare il principio di prossimità;

68.  prende atto dei vantaggi derivanti dalla cooperazione e dalla digitalizzazione che consentono un migliore accesso ai dati e alle previsioni relative alla domanda, nonché dallo sviluppo di programmi anticipati di produzione per gli agricoltori, che consentono loro di adattare la loro produzione alla domanda, coordinarsi meglio con gli altri settori della filiera alimentare e ridurre al minimo gli sprechi; sottolinea, vista la difficoltà di ridurre gli sprechi alimentari inevitabili, che occorre promuoverne un utilizzo efficace, anche nella bioeconomia;

69.  ritiene che, al fine di far meglio corrispondere l'offerta e la richiesta di prodotti, disporre di norme sull'etichettatura che forniscano adeguate informazioni in merito all'origine degli ingredienti e alle tecniche di produzione e trasformazione permetterebbe al consumatore di effettuare acquisti più consapevoli, influenzando così indirettamente anche i fattori di produzione con positive ricadute in termini ambientali, economici e sociali;

70.  invita la Commissione e gli Stati membri a informare meglio gli agricoltori e i consumatori su una gestione più efficiente dell'energia, dell'acqua e delle risorse naturali in tutta la filiera alimentare per ridurre in modo significativo lo spreco di risorse e di alimenti con l'obiettivo di ridurre i costi di produzione e gli sprechi di nutrienti e aumentare l'innovazione e la sostenibilità all'interno dei sistemi agricoli;

71.  ritiene che sia necessario potenziare la ricerca e aumentare l'informazione per evitare gli sprechi alimentari nella produzione primaria e sostituire le pratiche che determinano sprechi di risorse nella produzione agricola e nella trasformazione o distribuzione alimentare con metodi rispettosi dell'ambiente;

72.  sottolinea che, per mantenere al minimo assoluto gli sprechi alimentari, gli agricoltori dovrebbero essere in grado, a livello tecnico ed economico, di utilizzare i loro prodotti nel modo più efficiente sotto il profilo delle risorse;

73.  ritiene che le iniziative guidate dagli agricoltori e dalle comunità possano offrire soluzioni sostenibili ed economicamente fattibili e valorizzare prodotti che altrimenti potrebbero andare sprecati, sviluppando mercati dei prodotti che normalmente sarebbero esclusi dalla filiera alimentare, e mette in evidenza il potenziale dei progetti di innovazione sociale guidati dagli agricoltori e dalle comunità, quali la raccolta e la donazione dei prodotti alimentari in eccesso alle associazioni per gli aiuti alimentari e alle banche alimentari; invita la Commissione e gli Stati membri a riconoscere queste pratiche e a incoraggiarle nell'ambito del secondo pilastro della PAC;

74.  sottolinea che, al fine di ridurre gli sprechi nella fase di produzione, si dovrebbe fare ricorso a tecniche e tecnologie innovative che permettano di ottimizzare le prestazioni nei campi e di convertire in trasformati quei prodotti che non rispondono agli standard di mercato;

75.  sottolinea che ingenti quantità di frutta e verdura perfettamente commestibili non raggiungono il mercato per ragioni estetiche e a causa delle norme di commercializzazione; osserva che vi sono iniziative di successo che utilizzano tali prodotti e incoraggia le parti interessate del settore del commercio all'ingrosso e al dettaglio a promuovere tali pratiche; invita la Commissione e gli Stati membri a incentivare lo sviluppo di mercati per tali prodotti e a effettuare ricerche sul rapporto tra le norme di commercializzazione e gli sprechi alimentari in questo contesto;

76.  invita la Commissione e gli Stati membri a collaborare per influenzare le norme pubbliche della Commissione economica per l'Europa delle Nazioni Unite (UNECE) con l'obiettivo di evitare lo spreco di risorse impedendo la produzione di sprechi alimentari;

77.  ritiene che sia necessario potenziare la cooperazione tra produttori e il ricorso alle organizzazioni di produttori per consentire e promuovere l'accesso alle opportunità del mercato secondario nonché altri sbocchi e utilizzi alternativi delle eccedenze alimentari, che sarebbero altrimenti reintrodotte nel terreno o sprecate, dando la priorità al riutilizzo ai fini del consumo umano, per esempio la vendita a categoria inferiore per gli alimenti trasformati e la vendita nei mercati locali;

78.  osserva che è necessario che questi prodotti che possono ancora essere utilizzati per scopi differenti da quello alimentare, come la fertilizzazione dei campi, la conversione in mangimi o l'utilizzo per la produzione di compost ed energia, siano chiaramente distinti da ciò che è considerato rifiuto, al fine di non comprometterne il riutilizzo;

79.  osserva che la quantità di prodotti agricoli sprecati potrebbe essere ridotta se la vendita avvenisse in modo più diretto, per esempio presso mercati degli agricoltori e punti vendita nelle aziende agricole, dove le filiere di commercializzazione sono brevi e i prodotti acquistati sono locali e poco trasformati;

80.  incoraggia gli Stati membri e la Commissione a promuovere i prodotti alimentari locali e a sostenere le filiere alimentari corte e la vendita diretta a domicilio dei prodotti agricoli;

81.  sottolinea che i prodotti locali e regionali e i regimi agricoli sostenuti dalle comunità consentono catene di approvvigionamento più brevi, che aumentano gli standard di qualità dei prodotti e sostengono la domanda stagionale, apportando in tal modo notevoli benefici sociali, ambientali ed economici;

82.  ritiene che le catene di approvvigionamento brevi possano svolgere un ruolo fondamentale nel ridurre gli sprechi alimentari e gli imballaggi eccessivi, in quanto riducono le filiere e forniscono prodotti alimentari di qualità superiore e filiere alimentari trasparenti e, in tal modo, sostengono la vitalità economica delle comunità rurali;

83.  invita a promuovere il consumo di prodotti ortofrutticoli stagionali in tutti gli Stati membri;

84.  invita a prestare particolare attenzione al benessere degli animali;

85.  invita la Commissione e gli Stati membri ad adottare misure volte a ridurre le perdite dovute allo scarso benessere degli animali;

86.  sottolinea che le pratiche commerciali sleali nell'ambito della catena di approvvigionamento possono generare sprechi di alimenti; invita la Commissione e gli Stati membri a esaminare in che modo le pratiche commerciali sleali all'interno della filiera alimentare generano sprechi alimentari e, ove necessario, a predisporre un quadro strategico per contrastare tali pratiche;

87.  è dell'opinione che la soluzione del problema delle pratiche sleali migliorerà la posizione degli agricoltori, l'anello più debole della catena, e, inoltre, riducendo la sovrapproduzione e l'accumulo di eccedenze, potrà aiutare non solo a stabilizzare i prezzi e a offrire agli agricoltori prezzi franco azienda equi e remunerativi, ma anche a ridurre sia gli sprechi alimentari nell'intera filiera sia le perdite generate nelle aziende agricole familiari; evidenzia che una più equa retribuzione dei produttori conferirebbe maggiore valore ai prodotti determinando una diminuzione degli sprechi alimentari negli anelli finali della catena di approvvigionamento;

88.  sottolinea che gli enti locali e regionali e le parti interessate hanno una grande responsabilità in termini di attuazione dei programmi di riduzione e di prevenzione degli sprechi alimentari e chiede alla Commissione e agli Stati membri di tenerne conto in tutte le fasi della procedura;

89.  invita la Commissione a riconoscere il ruolo svolto dalle agenzie pubbliche che forniscono servizi di interesse generale nella gestione dei rifiuti e nella lotta contro gli sprechi alimentari, nonché gli sforzi delle aziende come le PMI che contribuiscono direttamente all'economia circolare;

90.  invita gli Stati membri a incoraggiare le amministrazioni locali, la società civile, i supermercati e le altre pertinenti parti interessate a sostenere le iniziative di riduzione degli sprechi alimentari e a contribuire a una strategia alimentare locale, ad esempio informando i consumatori, tramite un'applicazione mobile, in merito agli alimenti invenduti, adeguando l'offerta alla domanda;

91.  accoglie con favore la creazione di locali in cui è possibile lasciare ai più bisognosi alimenti idonei al consumo ("foodsharing"); invita a semplificare le procedure del caso onde favorire l'apertura di tali locali;

92.  ritiene che, nell'Unione europea, il maggiore ostacolo che impedisce che le eccedenze di alimenti ancora adatti al consumo raggiungano gli indigenti sia la limitatezza, e talvolta la totale assenza, delle capacità dei canali di distribuzione; osserva che gli enti di beneficenza e gli istituti statali o gestiti dalle amministrazioni locali che svolgono attività di assistenza sociale non dispongono di risorse materiali e umane sufficienti per poter trasportare e distribuire i prodotti alimentari ancora adatti al consumo che vengono offerti in beneficenza; rileva che ciò si verifica in particolare nelle regioni più svantaggiate;

93.  osserva che l'industria alimentare ha già adottato iniziative per ridurre gli sprechi alimentari attraverso il rafforzamento della cooperazione con le associazioni per gli aiuti alimentari, comprese le banche alimentari in tutta Europa;

94.  invita la Commissione a promuovere l'elaborazione, negli Stati membri, di convenzioni che propongano che il settore alimentare al dettaglio distribuisca i prodotti invenduti ad associazioni caritative;

95.  chiede un maggiore impegno delle parti interessate per far sì che il cibo in scadenza sia donato in beneficenza; osserva, tuttavia, che permangono ostacoli alle donazioni, principalmente di natura giuridica; invita la Commissione a chiarire l'interpretazione delle disposizioni di legge che scoraggiano le donazioni;

96.  manifesta preoccupazione per il fatto che il chiarimento della legislazione UE in materia di rifiuti, alimenti e mangimi per facilitare il dono di alimenti e l'uso di alimenti già destinati al consumo umano nella produzione dei mangimi, annunciato per il 2016[30], non sia ancora stato affrontato;

97.  accoglie con favore il progetto di orientamenti dell'UE in materia di donazione di prodotti alimentari quale primo passo nella giusta direzione; ritiene, tuttavia, in considerazione dei vari ostacoli alla donazione di prodotti alimentari contenuti nella legislazione dell'UE, che la donazione di prodotti alimentari invenduti lungo l'intera filiera alimentare debba essere promossa ulteriormente attuando modifiche legislative;

98.  invita la Commissione a esplorare modalità che consentano alle aziende nel paese di produzione di donare prodotti alimentari a organizzazioni caritatevoli, indipendentemente dalla lingua sull'imballaggio del prodotto; sottolinea che la donazione di tali prodotti dovrebbe essere resa possibile quando le informazioni fondamentali per garantire la sicurezza degli alimenti, ad esempio in materia di allergeni, siano messe a disposizione dei destinatari nelle lingue ufficiali dei loro Stati membri;

99.  invita la Commissione e gli Stati membri a facilitare la cooperazione delle parti interessate a livello locale e regionale in materia di donazione degli alimenti, riducendo i costi di transazione al fine di abbassare la soglia di partecipazione, ad esempio offrendo strumenti modello che possano essere adattati alle specifiche esigenze locali e utilizzati dagli operatori locali per equilibrare la domanda e l'offerta di eccedenze alimentari e organizzare la logistica in modo più efficiente;

100.  plaude alla creazione di negozi di alimentari sociali e solidali, nonché ai partenariati pubblici e privati con le organizzazioni di beneficenza, al fine di fare il migliore uso possibile degli alimenti commestibili ma non vendibili;

101.  invita gli Stati membri ad assicurare un sostegno istituzionale e finanziario ai negozi di alimentari sociali e solidali, dal momento che sono dei mediatori chiave nella donazione degli alimenti;

102.  chiede che gli operatori del settore alimentare che effettuano cessioni gratuite delle eccedenze alimentari debbano rispettare prassi operative corrette al fine di garantire la sicurezza igienico-sanitaria degli alimenti, in conformità a quanto stabilito dal regolamento (CE) n. 852/2004;

103.  sottolinea il ruolo importante che le autorità nazionali possono svolgere nell'aiutare gli operatori della filiera alimentare a utilizzare gli alimenti commestibili e gli alimenti prossimi alla scadenza, adottando un approccio promozionale anziché punitivo nell'ambito dell'attuazione delle norme in materia di sicurezza alimentare;

104.  invita la Commissione a esaminare la possibilità e gli effetti dell'introduzione della "legge del Buon Samaritano"; invita la Commissione a chiarire in che modo gli atti legislativi quali il regolamento (CE) n. 178/2002 e la direttiva 85/374/CEE disciplinino la responsabilità nella donazione di prodotti alimentari;

105.  invita la Commissione a proporre una modifica della direttiva IVA volta ad autorizzare esplicitamente le esenzioni fiscali sulle donazioni di prodotti alimentari; invita gli Stati membri ad attenersi alle raccomandazioni della Commissione e a stabilire un'aliquota IVA pari quasi a zero se la donazione è effettuata in prossimità del termine di conservazione raccomandato o se gli alimenti sono invendibili;

106.  invita la Commissione a integrare il regolamento (UE) n. 223/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell'11 marzo 2014, relativo al Fondo di aiuti europei agli indigenti[31] con un atto di esecuzione che promuova l'impiego del FEAD per facilitare la donazione di alimenti grazie al finanziamento dei costi di raccolta, trasporto, conservazione e distribuzione, e che disciplini il ricorso alle scorte d'intervento generate nell'ambito della PAC; incoraggia gli enti locali, regionali e nazionali a sostenere la creazione di un'infrastruttura per la donazione degli alimenti nelle regioni e nelle zone in cui è inesistente, inadeguata o sottodimensionata;

107.  invita la Commissione e gli Stati membri a non dirottare le risorse del FEAD già destinate alle banche alimentari e alle organizzazioni di beneficenza verso altri gruppi di destinatari;

108.  sottolinea che le donazioni di prodotti alimentari non possono essere considerate come una misura ovvia per risolvere i problemi cruciali della povertà; evidenzia quindi la necessità di evitare aspettative irrealistiche al riguardo, in quanto le donazioni di alimenti non bastano per attenuare i problemi sociali e, nel contempo, evitare gli sprechi alimentari; invita pertanto la Commissione a intervenire in maniera più decisa a livello di prevenzione della povertà;

109.  chiede alla Commissione e agli Stati membri di essere vigili sulle donazioni e di assicurarsi che esse non vengano e altrimenti impiegate per la creazione di un mercato alternativo, il che non consentirebbe alle persone bisognose di beneficiare delle donazioni di alimenti e scoraggerebbe i professionisti a effettuarle;

110.  invita gli Stati membri e la Commissione, senza imporre oneri inutili alle PMI e alle associazioni di volontariato, a monitorare da vicino le donazioni alimentari per garantire che queste non vengano deviate e vendute su mercati alternativi, il che impedirebbe agli indigenti di beneficiare delle donazioni alimentari e scoraggerebbe i professionisti dalla donazione a causa del rischio di concorrenza sleale;

111.  invita tutti gli operatori della filiera alimentare ad assumersi la propria parte di responsabilità e ad attuare la dichiarazione congiunta contro lo spreco "Every Crumb Counts" (Ogni Briciola Conta) e il "Retail Agreement on Waste" (Accordo del commercio al dettaglio sugli scarti); sottolinea che il settore del commercio al dettaglio si confronta con milioni di consumatori ogni giorno ed è in una posizione unica per approfondire la conoscenza e sensibilizzare in merito agli sprechi alimentari, facilitando in tal modo scelte consapevoli; sottolinea che le pratiche di marketing quali "paghi uno, prendi due" aumentano il rischio che i consumatori acquistino più del necessario; sottolinea altresì, al riguardo, la necessità di mettere a disposizione confezioni più piccole per i nuclei familiari più piccoli; plaude al fatto che alcuni dettaglianti vendano prodotti alimentari con date di scadenza brevi a prezzi scontati, ma ritiene che tale pratica dovrebbe essere maggiormente diffusa;

112.  ribadisce che lo spreco di uova continua a essere uno dei principali problemi per i dettaglianti; chiede alla Commissione di individuare modi per ridurre lo spreco di uova tenendo conto della valutazione scientifica dell'EFSA e chiede agli Stati membri di informare adeguatamente i consumatori in merito a questa importante problematica;

113.  invita la Commissione a condurre uno studio sull'impatto delle riforme della politica agricola comune (PAC) e della politica comune della pesca (PCP) sulla produzione e sulla riduzione degli sprechi alimentari;

114.  sottolinea che la sopravvivenza degli agricoltori dipende dalla commercializzazione dei loro prodotti a condizioni eque e a prezzi remunerativi e che la perdita di prodotti a livello di azienda agricola, compresi i prodotti persi a causa di eventi climatici estremi o insoliti, danneggiati a causa di catastrofi naturali o distrutti per il venir meno del mercato o a motivo di prezzi troppo bassi, equivale a una perdita di investimenti e di reddito per gli agricoltori; ricorda a questo proposito che la volatilità dei prezzi del mercato agricolo colpisce la produzione e il reddito degli agricoltori e può generare spreco alimentare e che pertanto è opportuno che la PAC fornisca strumenti adeguati per combattere tale volatilità;

115.  sottolinea che la Commissione non ha ancora condotto uno studio per determinare l'impatto delle diverse riforme sul volume della produzione agricola e il suo effetto sullo spreco alimentare e la invita pertanto a integrare la questione degli sprechi alimentari nella futura elaborazione e attuazione della PAC;

116.  sottolinea che gli sprechi alimentari in fase di produzione possono anche essere causati dal deterioramento del nostro apparato produttivo, per via del degrado del terreno, della biodiversità (riduzione dell'impollinazione) e dell'insieme delle risorse naturali, e che è opportuno tenere in considerazione questo fenomeno nella futura evoluzione dell'agricoltura e della PAC;

117.  ritiene importante garantire una corretta gestione dei terreni nell'ambito della PAC e delle politiche nazionali, al fine di limitare gli sprechi alimentari causati indirettamente da un'urbanizzazione e da uno sviluppo delle infrastrutture mal gestiti, o dall'abbandono delle superfici agricole che non sono più sfruttate per mancanza di interesse economico;

118.  incoraggia gli Stati membri a sfruttare l'intero potenziale del Fondo europeo per la pesca (FEP) e del Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP) al fine di ridurre gli sprechi alimentari derivanti dal rigetto in mare di pesci e di migliorare i tassi di sopravvivenza degli organismi in acquacoltura;

119.  auspica che l'obbligo di sbarco previsto dalla PCP, attualmente in fase di introduzione, porterà ad attrezzature e pratiche di pesca più selettive e, quindi, a minori rigetti in mare di pesce; rileva, tuttavia, che l'obbligo di sbarco non si applica a tutti i pesci e che, pertanto, sono necessarie ulteriori misure;

120.  manifesta preoccupazione per il livello di sprechi nella fase successiva alla cattura del pesce, considerata la sua natura deperibile e i viaggi spesso estremi a cui è sottoposto il pesce per la sua trasformazione, spesso anche dall'Europa all'Asia e poi di nuovo in Europa per la vendita finale;

121.  ricorda l'importanza del concetto di "impronta idrica" di alimenti e mangimi;

122.  ricorda che il regolamento (CE) n. 178/2002 del Parlamento europeo e del Consiglio include tra gli alimenti anche l'acqua "intenzionalmente incorporata negli alimenti nel corso della loro produzione, preparazione o trattamento" e che l'acqua è una risorsa strategica fondamentale per l'intera filiera agro-alimentare;

123.  sottolinea che gli sprechi alimentari, a seconda della qualità, del tipo e della quantità di acqua utilizzata per la produzione di alimenti, comportano anche un rilevante spreco di acqua;

124.  ricorda l'importanza di migliorare la gestione dell'acqua in agricoltura, di sviluppare sistemi di produzione alimentare "water-smart", di aumentare la sicurezza idrica e alimentare nelle aree maggiormente a rischio a causa dei cambiamenti climatici;

125.  sottolinea che soluzioni innovative e rispettose dell'ambiente in settori tra cui la gestione dei prodotti connessi e dei sottoprodotti della produzione alimentare, il commercio dei prodotti alimentari, la conservazione degli alimenti e la loro durata, le tecnologie digitali e i materiali a contatto con gli alimenti possono offrire notevoli potenzialità di riduzione degli sprechi alimentari; incoraggia la Commissione, gli Stati membri e le altre parti interessate a sostenere la ricerca in questi settori e a promuovere soluzioni sostenibili ed efficaci; è del parere che i servizi dell'economia collaborativa siano importanti per una maggiore sensibilizzazione e per promuovere il consumo sostenibile; invita la Commissione a portare avanti l'innovazione attraverso progetti e programmi di ricerca finanziati dal bilancio dell'UE, come il partenariato europeo per l'innovazione;

126.  sottolinea la responsabilità di tutti gli attori della catena di approvvigionamento, in particolare i produttori di sistemi di imballaggio, nel prevenire gli sprechi alimentari, sottolinea il contributo positivo delle soluzioni e dei materiali di imballaggio alla prevenzione delle perdite e degli sprechi alimentari lungo la catena di approvvigionamento, per esempio gli imballaggi che riducono le perdite alimentari nelle fasi di trasporto, conservazione e distribuzione, che preservano più a lungo la qualità e l'igiene degli alimenti o che ne prolungano la durata di conservazione; sottolinea, tuttavia, la necessità di rendere gli imballaggi adatti allo scopo (per esempio, eliminando gli imballaggi eccessivi o troppo ridotti) e adeguati al prodotto e alle esigenze dei consumatori, come pure di tener conto della prospettiva del ciclo di vita del prodotto confezionato nel suo complesso, compresi la progettazione e l'utilizzo dell'imballaggio; invita la Commissione e gli Stati membri a valutare i vantaggi degli imballaggi alimentari di origine biologica, biodegradabili e compostabili, prendendo in considerazione l'impatto a livello di salute umana e sicurezza alimentare e adottando un approccio basato sul ciclo di vita; sottolinea come gli obiettivi di riduzione dei rifiuti alimentari debbano essere coerenti con le misure e gli obiettivi presenti nella direttiva 94/62/CE ed in particolare l'obiettivo di una sostanziale riduzione del consumo di imballaggi non riciclabili e degli imballaggi eccessivi;

127.  incoraggia la Commissione e gli Stati membri a sostenere lo sviluppo e l'utilizzo di materiali attivi e intelligenti a contatto con gli alimenti e di altre soluzioni innovative che apportino un contributo positivo all'efficienza delle risorse e all'economia circolare; sottolinea che una pertinente legislazione sui materiali destinati a venire a contatto con gli alimenti dovrebbe garantire un livello massimo di tutela dei consumatori per tutti i materiali di imballaggio, compresi i materiali importati dai paesi terzi; invita, pertanto, la Commissione a presentare norme armonizzate dell'UE sui materiali destinati a venire a contatto con i prodotti alimentari e a dare la priorità all'elaborazione di specifiche misure dell'UE concernenti materiali quali la carta e il cartone, conformemente alla risoluzione del Parlamento del 6 ottobre 2016 sull'attuazione del regolamento (CE) n. 1935/2004 riguardante i materiali e gli oggetti destinati a venire a contatto con i prodotti alimentari;

128.  raccomanda di promuovere l'utilizzo di codici volontari di buone pratiche nelle imprese elaborati dalle organizzazioni del settore alimentare, della ristorazione e alberghiero, al fine di fare un uso ottimale dei prodotti e promuovere la donazione a favore di programmi volti a raccogliere le eccedenze di prodotti alimentari per scopi sociali;

129.  invita gli Stati membri a incoraggiare la stipula di accordi o protocolli di intesa per promuovere comportamenti responsabili e pratiche virtuose volti a ridurre i rifiuti alimentari, tra i quali quello di dotare gli operatori della ristorazione di contenitori riutilizzabili, realizzati in materiale riciclabile, idonei a consentire ai clienti l'asporto dei propri avanzi di cibo;

130.  raccomanda che, ove opportuno, il settore della ristorazione e alberghiero utilizzino i prodotti locali e regionali e di stagione per accorciare la catena di produzione e consumo, riducendo così il numero di fasi di trasformazione e quindi anche la quantità di rifiuti prodotti durante le varie fasi;

131.  sottolinea come gli sviluppi nel settore digitale offrano numerose opportunità per prevenire la generazione di rifiuti alimentari, in particolare la creazione di piattaforme on-line "salva cibo" che consentono al settore della ristorazione di offrire a prezzi ridotti le porzioni invendute; evidenzia che le esperienze di questo tipo hanno portato risultati significativi negli Stati membri in cui sono state sviluppate;

132.  invita la Commissione a riconoscere il contributo di iniziative socialmente responsabili, come ad esempio "Healthy Nutritional Standard", che ha come obiettivo quello di fornire migliori informazioni sugli alimenti a diversi gruppi di consumatori con esigenze o preferenze alimentari speciali, tramite un'etichettatura volontaria e co-regolamentata nel settore della ristorazione e del turismo, al fine di ridurre gli sprechi alimentari in tale ambito;

133.  invita la Commissione e gli Stati membri a collaborare con i paesi in via di sviluppo aiutandoli a migliorare l'infrastruttura della catena alimentare e a ridurre gli sprechi alimentari;

134.  esorta tutte le istituzioni e gli organi dell'Unione europea a includere l'obbligo di disporre di piani di gestione e di riduzione degli sprechi alimentari nelle gare d'appalto nel settore della ristorazione; chiede ai questori di dare la priorità alle azioni volte a ridurre gli sprechi alimentari all'interno del Parlamento europeo e incoraggia le altre istituzioni europee a fare altrettanto; incoraggia gli Stati membri e le autorità locali e regionali a ridurre gli sprechi alimentari negli enti pubblici;

135.  incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione nonché ai parlamenti nazionali.

  • [1]  Testi approvati, P8_TA(2015)0266.
  • [2]  Testi approvati, P8_TA(2012)0014.
  • [3]  Testi approvati, P8_TA(2016)0250.
  • [4]  Non ancora pubblicate nella Gazzetta ufficiale.
  • [5]  Non ancora pubblicato nella Gazzetta ufficiale.
  • [6]  GU C 161 del 6.6.2013, pag. 46.
  • [7]  FAO "Food wastage footprint. Impacts on natural resources" (Impronta ecologica dello spreco alimentare – impatto sulle risorse naturali); FAO, Roma, 2013.
  • [8]  FAO, 2015. Food wastage footprint and Climate Change (L'impronta ecologica degli sprechi alimentari e i cambiamenti climatici).
  • [9]  https://www.wfp.org/hunger/stats.
  • [10]  The State of Food Insecurity in the World (La situazione dell'insicurezza alimentare nel mondo), 2015, FAO, ONU.
  • [11]  Development Goals in an Era of Demographic Change, Global Monitoring Report (Obiettivi di sviluppo in un'epoca di cambiamenti demografici, relazione globale di monitoraggio), 2015/2016, Banca mondiale.
  • [12]  http://www.un.org/en/development/desa/news/population/2015-report.html
  • [13]  FUSIONS, Estimates of European food waste levels (Stime dei livelli europei di rifiuti alimentari), marzo 2016.
  • [14]  Eurostat "Persone a rischio di povertà o di esclusione sociale".
  • [15]  FUSIONS, Estimates of European food waste levels (Stime dei livelli europei di rifiuti alimentari), marzo 2016.
  • [16]  WRAP, 2015, "Household Food Waste in the UK", 2015.
  • [17]  FAO (2011) "Global food losses and food waste" (Perdite e sprechi alimentari globali).
  • [18]  Corte dei conti europea "Relazione speciale 34/2016: "Lotta allo spreco di alimenti: un'opportunità per l'UE di migliorare, sotto il profilo delle risorse, l'efficienza della filiera alimentare", pag. 14.
  • [19]  Food Loss and Waste Accounting and Reporting Standard (standard di contabilizzazione e di rendicontazione delle perdite e degli sprechi alimentari), 2016.
  • [20]  Direttiva 2008/98/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 19 novembre 2008, relativa ai rifiuti e che abroga alcune direttive (GU L 312 del 22.11.2008, pag. 3).
  • [21]  GU L 304 del 22.11.2011, pag. 18.
  • [22]  Flash Eurobarometro 425, "Food waste and date marking" (Spreco di cibo e diciture di scadenza), settembre 2015.
  • [23]  Regolamento (CE) n. 178/2002 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 28 gennaio 2002, che stabilisce i principi e i requisiti generali della legislazione alimentare, istituisce l'Autorità europea per la sicurezza alimentare e fissa procedure nel campo della sicurezza alimentare (GU L 31 dell'1.2.2002, pag. 1).
  • [24]  Regolamento (CE) n. 852/2004 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 29 aprile 2004, sull'igiene dei prodotti alimentari (GU L 139 del 30.4.2004, pag. 1); regolamento (CE) n. 853/2004 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 29 aprile 2004, che stabilisce norme specifiche in materia di igiene per gli alimenti di origine animale (GU L 139 del 30.4.2004, pag. 55); regolamento (CE) n. 854/2004 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 29 aprile 2004, che stabilisce norme specifiche per l'organizzazione di controlli ufficiali sui prodotti di origine animale destinati al consumo umano (GU L 139 del 30.4.2004, pag. 206).
  • [25]  Comparative Study on EU Member States' legislation and practices on food donation (Studio comparativo sulla normativa e sulle prassi degli Stati membri dell'UE nel settore della donazione di prodotti alimentari) (2014), commissionato dal Consiglio economico e sociale europeo.
  • [26]  GU L 347 del 11.12.2006, pag. 1.
  • [27]  Risposta congiunta a due interrogazioni parlamentari scritte (E-003730/13, E-002939/13), 7 maggio 2013.
  • [28]  Comparative Study on EU Member States' legislation and practices on food donation (Studio comparativo sulla normativa e sulle prassi degli Stati membri dell'UE nel settore della donazione di prodotti alimentari) (2014), commissionato dal Consiglio economico e sociale europeo.
  • [29]  Documento di lavoro dei servizi della Commissione, sintesi della valutazione d'impatto, valutazione d'impatto sulle misure in materia di rifiuti alimentari, che integra il documento SWD(2014) 207 relativo alla revisione degli obiettivi dell'UE in materia di gestione dei rifiuti (SWD(2014) 289 final, 23.9.2014).
  • [30]  Allegato della comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni: "L'anello mancante – Piano d'azione dell'Unione europea per l'economia circolare" (2015).
  • [31]  GU L 72 del 12.3.2014, pag. 1.

Motivazione

L'Unione europea, in qualità di comunità tra le più ricche e prospere del mondo, ha l'obbligo morale e politico di ridurre le enormi quantità di alimenti sprecati ogni anno. Le perdite e gli sprechi alimentari comportano anche uno spreco di acqua, suolo, ore di lavoro, energia e altre risorse preziose e spesso limitate.

Le stime indicano che ogni anno nell'UE vengono sprecati 88 milioni di tonnellate di alimenti. La produzione e lo smaltimento dei rifiuti alimentari dell'UE sono all'origine dell'emissione di 170 milioni di tonnellate di CO2 e consumano 261 milioni di tonnellate di risorse.

L'obiettivo di sviluppo sostenibile n. 12.3 mira a dimezzare entro il 2030 gli sprechi alimentari globali pro capite a livello di vendita al dettaglio e di consumatori e a ridurre le perdite alimentari lungo le catene di approvvigionamento e di produzione, ivi comprese le perdite successive al raccolto.

A livello globale, sussistono differenze in relazione al momento e al luogo in cui si verificano gli sprechi e le perdite alimentari. Nei paesi industrializzati, la maggior parte degli sprechi si concentra nelle fasi finali, ovvero distribuzione e consumo. Nei paesi in via di sviluppo, invece, si concentra nelle fasi iniziali, a causa della mancanza di pratiche agricole avanzate, di sistemi di trasporto efficienti e di infrastrutture e impianti di conservazione sicuri.

Secondo le stime del progetto FUSIONS, i settori che contribuiscono maggiormente agli sprechi alimentari nell'UE sono i nuclei familiari, con il 53 %, e i processi di trasformazione, con il 19 %. Il settore dei servizi di ristorazione genera il 12 % degli sprechi, la produzione primaria il 10 % e le vendite all'ingrosso e al dettaglio il 5 %.

La complessità del problema richiede una risposta strategica coordinata a livello dell'UE e degli Stati membri che tenga conto delle politiche in materia di rifiuti, sicurezza alimentare e informazioni sugli alimenti, ma anche degli aspetti legati alle politiche in ambito economico, della ricerca e dell'innovazione, ambientale, agricolo, dell'istruzione e sociale.

Gli sprechi alimentari avvengono lungo l'intera filiera alimentare e tutti gli attori hanno la responsabilità di adottare misure per prevenire e ridurre il problema. La presente relazione è pertanto proposta quale documento globale che affronta il problema lungo l'intera catena dell'approvvigionamento e del consumo ed esamina gli strumenti politici e pratici e le modalità per ridurlo. Contemporaneamente, deve essere una priorità mantenere e migliorare la sicurezza alimentare.

Il problema dell'efficienza sotto il profilo delle risorse e degli sprechi alimentari ha assunto la massima importanza nell'agenda politica dell'UE e di tutte le sue istituzioni. La Commissione ha recentemente istituito la piattaforma sulle perdite e sugli sprechi alimentari e sono in fase di elaborazione gli orientamenti dell'UE sulla donazione dei prodotti alimentari, che, una volta conclusi, dovrebbero costituire un valido strumento per aumentare i volumi di donazione dei prodotti alimentari negli Stati membri, ma è probabile che molte questioni relative agli sprechi alimentari non rientreranno nell'ambito di applicazione degli orientamenti.

Il piano d'azione sull'economia circolare sta progredendo e dovrebbe gettare le basi per un'azione europea coordinata. Se l'UE intende affrontare il problema in maniera sistematica, sono necessarie definizioni, gerarchie e metodologie comuni. La mancanza di una definizione comune coerente di "sprechi alimentari" e di una metodologia comune per misurare gli sprechi alimentari a livello dell'Unione rende difficile confrontare diverse serie di dati e misurare i progressi nella riduzione degli sprechi alimentari.

Il Parlamento europeo dovrebbe avere una posizione coerente in relazione a questi aspetti. Pertanto la presente relazione sarà, per quanto possibile, in linea con le decisioni pertinenti adottate nell'ambito dell'importante lavoro in corso sul pacchetto legislativo in materia di rifiuti.

In considerazione di quanto detto, il problema degli sprechi e delle perdite alimentari è più complesso della sola dimensione dei rifiuti. Questioni come l'etichettatura, la responsabilità, l'informazione, la condivisione delle migliori prassi e gli scarti richiedono ulteriore attenzione ed evidenziano la necessità di una risposta strategica coordinata in tutti gli ambiti politici.

Secondo la relazione FUSIONS, vi sono attualmente 52 atti dell'UE che hanno un determinato impatto, positivo o negativo, sugli sprechi alimentari: 29 regolamenti, 10 direttive, 3 decisioni, 10 comunicazioni e una risoluzione. Gli ambiti delle politiche dell'UE interessati sono: agricoltura, pesca, fiscalità, tutela dei consumatori, ambiente, finanze, economia, sanità pubblica, politica industriale e mercato interno.

Nel contesto dell'obiettivo di ridurre gli sprechi alimentari, la Commissione dovrebbe esaminare la legislazione pertinente per valutare se è adatta allo scopo e individuare eventuali lacune, sovrapposizioni o ambiti che necessitano di chiarimenti o ulteriori azioni.

Per quanto riguarda l'attuale quadro normativo e considerando le interpretazioni errate della normativa dell'UE vigente a livello nazionale, è opportuno che gli orientamenti dell'UE per la donazione di prodotti alimentari illustrino chiaramente quanto rientra nella responsabilità dell'UE e quanto in quella degli Stati membri, al fine di consentire modifiche efficaci.

Inoltre, è chiara l'esigenza di migliorare la comprensione da parte dei cittadini degli alimenti, della sicurezza alimentare, degli sprechi alimentari e delle relative cause. Secondo un'indagine condotta nel 2015 dall'Eurobarometro, il 47 % degli europei comprende il significato della dicitura "da consumarsi preferibilmente entro il" e il 40 % conosce il significato della dicitura "da consumare entro".

Contemporaneamente, circa sei europei su dieci dichiarano di controllare sempre le etichette con la dicitura "da consumare entro" e "da consumarsi preferibilmente entro il" quando fanno acquisti e preparano i pasti, mentre pochissimi affermano di non farlo mai. Questi due risultati confermano che il significato dell'indicazione della data presente sui prodotti alimentari è poco chiaro e che questa confusione aumenta la quantità di sprechi alimentari.

L'informazione dei consumatori è un ambito critico in cui è necessario uno sforzo concertato per ridurre gli sprechi alimentari. Secondo l'Eurobarometro, i consumatori riconoscono di dover svolgere un importante ruolo nella prevenzione degli sprechi alimentari. Oltre tre quarti degli europei ritengono che il singolo consumatore sia uno degli attori coinvolti nella prevenzione degli sprechi alimentari.

Inoltre, nella legislazione esistente sussistono altri problemi che possono avere un effetto negativo sui livelli degli sprechi alimentari. Per esempio, la direttiva 2006/112/CE del Consiglio, del 28 novembre 2006, relativa al sistema comune d'imposta sul valore aggiunto (direttiva IVA) stabilisce che le donazioni di prodotti alimentari sono imponibili e che non sono consentite le esenzioni fiscali su dette donazioni. Per ovviare a ciò, la Commissione raccomanda che, ai fini fiscali, il valore dei prodotti alimentari donati prossimi alla data di scadenza o non idonei alla vendita debba essere stabilito come "piuttosto basso, vicino a zero". Alcuni Stati membri hanno delineato dei modi legali per abbandonare la tassazione sulle donazioni, tuttavia non tutti l'hanno fatto, soprattutto quelli più recenti. Pertanto, è opportuno invitare la Commissione a proporre una modifica della direttiva IVA volta ad autorizzare esplicitamente le esenzioni fiscali sulle donazioni di prodotti alimentari.

Gli incentivi economici e di altro genere a livello degli Stati membri possono essere un segnale forte per le parti interessate affinché aumentino gli sforzi nella riduzione degli sprechi alimentari. Gli incentivi fiscali a favore delle imprese hanno dimostrato la loro efficacia nell'incoraggiare le donazioni di prodotti alimentari alle banche alimentari in paesi come la Francia e la Spagna.

Le questioni circa la responsabilità dei donatori che emergono dalla legislazione alimentare generale e dalla direttiva 85/374/CEE del Consiglio, del 25 luglio 1985, relativa al ravvicinamento delle disposizioni legislative, regolamentari ed amministrative degli Stati Membri in materia di responsabilità per danno da prodotti difettosi sono un esempio di incertezza giuridica. In linea di principio, i prodotti alimentari donati in buona fede e in conformità di tutte le norme sulla sicurezza alimentare e le altre normative non dovrebbero comportare problemi legali per i donatori.

Una forma di "legge del Buon Samaritano" a livello dell'UE, nel rispetto del principio di sussidiarietà, potrebbe determinare maggiori quantitativi di donazioni di prodotti alimentari. La Commissione dovrebbe esaminare la possibilità e gli effetti dell'introduzione di tale legislazione sulla riduzione degli sprechi alimentari e sulla sicurezza alimentare. Al riguardo, deve essere chiaro che la sicurezza alimentare è una priorità e che le misure di riduzione degli sprechi alimentari non devono compromettere le vigenti norme in materia di sicurezza alimentare.

Per ridurre gli sprechi alimentari, migliorare la sicurezza alimentare e rafforzare la sostenibilità complessiva della produzione alimentare, la ricerca e lo sviluppo devono svolgere un ruolo molto importante in tutti i settori della catena dell'approvvigionamento e del consumo alimentare. Lo sviluppo di soluzioni innovative e rispettose dell'ambiente dovrebbe essere incoraggiato e sostenuto nell'ambito, tra l'altro, della gestione dei prodotti connessi e dei sottoprodotti della produzione alimentare, della conservazione degli alimenti, delle tecnologie digitali e degli imballaggi.

Ciò che è chiaro è che l'Unione europea, gli Stati membri, gli agricoltori, gli addetti alla trasformazione, i produttori di imballaggi, i trasportatori, i dettaglianti, i servizi di ristorazione, i consumatori e tutte le altre parti interessate hanno la responsabilità di agire.

L'esperienza dimostra che le iniziative spontanee di parti interessate, sia di volontari sia di professionisti, volte a pubblicizzare e concretizzare una cultura anti-spreco, hanno avuto generalmente successo ovunque sono state svolte. La Commissione e gli Stati membri dovrebbero promuovere pratiche efficaci di riduzione degli sprechi alimentari e metodi di conservazione delle risorse già utilizzati dalle parti interessate.

Tuttavia, al fine di attuare un'azione efficace per ridurre gli sprechi alimentari è necessario riconsiderare complessivamente le modalità di produzione, commercializzazione e consumo di alimenti in ogni fase della catena dell'approvvigionamento e del consumo alimentare, il che richiede una comprensione comune delle questioni in gioco e una stretta cooperazione tra tutte le parti interessate.

PARERE della commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale (27.3.2017)

destinato alla commissione per l'ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare

sull'iniziativa sull'efficienza sotto il profilo delle risorse: ridurre lo spreco alimentare, migliorare la sicurezza alimentare
(2016/2223(INI))

Relatore per parere: James Nicholson

SUGGERIMENTI

La commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale invita la commissione per l'ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare, competente per il merito, a includere nella proposta di risoluzione che approverà i seguenti suggerimenti:

1.  osserva che gli sprechi alimentari sono causati da una serie di fattori e costituiscono un problema in ogni fase della filiera, comportando una stessa responsabilità d'intervento sia in termini di produzione, che di trasformazione, commercializzazione, trasporto o consumo; insiste pertanto sulla necessità di migliorare la comunicazione tra tutti gli attori della filiera alimentare, in particolare tra fornitori e distributori, al fine di conciliare l'offerta e la domanda;

2.  invita tutte le parti interessate delle catene di produzione, di approvvigionamento e di consumo degli alimenti ad avvalersi delle differenti migliori prassi e a scambiare informazioni ed esperienze relative a misure efficaci degli Stati membri per combattere le perdite alimentari e prevenire la produzione di sprechi alimentari ai vari livelli delle filiere di produzione, approvvigionamento e consumo; chiede inoltre alla Commissione di proporre orientamenti basati su dati certi e migliori prassi;

3.  sottolinea che la sopravvivenza degli agricoltori dipende dalla commercializzazione dei loro prodotti a condizioni eque e a prezzi remunerativi e che la perdita di prodotti a livello di azienda agricola, compresi i prodotti persi a causa di eventi climatici estremi o insoliti, danneggiati a causa di catastrofi naturali o distrutti per il venir meno del mercato o a motivo di prezzi troppo bassi, equivale a una perdita di investimenti e di reddito per gli agricoltori; ricorda a questo proposito che la volatilità dei prezzi del mercato agricolo colpisce la produzione e il reddito degli agricoltori e può generare spreco alimentare e che pertanto è opportuno che la PAC fornisca gli strumenti per combattere tale volatilità;

4.  sottolinea che la Commissione e gli Stati membri dovrebbero innanzitutto consultare tutte le principali parti interessate, tra cui il settore agricolo, sulle eventuali misure proposte da attuare per evitare gli sprechi alimentari in tutta l'Unione e procedere ad una valutazione d'impatto;

5.  sottolinea che gli sprechi alimentari devono essere analizzati in modo trasversale poiché incidono su diverse politiche allo stesso tempo, tra cui l'agricoltura, la pesca, la sicurezza alimentare, l'ambiente, gli affari sociali e la politica fiscale; insiste pertanto sulla necessità di migliorare l'armonizzazione delle diverse politiche e garantire, ove applicabile, che la riduzione degli sprechi alimentari sia considerata prioritaria nelle politiche esistenti, e sottolinea che la lotta contro lo spreco alimentare non dovrebbe compromettere la sicurezza alimentare e le norme ambientali né le norme in materia di protezione degli animali, in particolare quelle sulla salute e il benessere degli animali;

6.  segnala i risultati della relazione speciale della Corte dei conti europea dal titolo "Combattere lo spreco alimentare: un'opportunità per l'UE di migliorare l'utilizzo delle risorse nella catena alimentare", in cui si afferma che l'azione della Commissione in materia di sprechi alimentari è stata finora sporadica e frammentata, e si attira l'attenzione sulle lacune, quali i ritardi nell'attuazione dell'obbligo degli Stati membri di riferire in merito ai loro sprechi alimentari e la proroga della scadenza entro la quale la Commissione deve adottare un atto di esecuzione che preveda una metodologia comune per la valutazione dei quantitativi di alimenti;

7.  sottolinea che la Commissione non ha ancora condotto uno studio per determinare l'impatto delle diverse riforme sul volume della produzione agricola e il suo effetto sullo spreco alimentare e la invita pertanto a integrare la questione degli sprechi alimentari nella futura elaborazione e attuazione della PAC;

8.  invita la Commissione a introdurre, nelle sue future politiche, una rigida distinzione tra sprechi alimentari riconducibili al comportamento del consumatore, che possono essere ridotti al minimo con opportune iniziative e campagne di sensibilizzazione, e perdite alimentari, inevitabili nella produzione primaria a causa di eventi di forza maggiore come, per esempio, le intemperie;

9.  accoglie con favore la recente istituzione della piattaforma dell'UE in materia di perdite e sprechi alimentari per favorire lo scambio di informazioni tra le parti interessate in relazione alla ottimizzazione dell'utilizzo degli alimenti non più destinati al consumo umano e dei sottoprodotti della filiera alimentare nella produzione di mangimi e la sua importanza per la produzione primaria; chiede alla Commissione di fornire al Parlamento un programma preciso in merito alle azioni in corso e agli obiettivi stabiliti nonché allo stato di avanzamento dei lavori sulla metodologia comune e sulle donazioni, e la invita a rendere disponibili nelle 24 lingue dell'UE i lavori della piattaforma dell'Unione in materia di perdite e sprechi alimentari;

10.  sottolinea le iniziative contenute nel piano d'azione sull'economia circolare che includono misure volte a istituire una piattaforma per il sostegno finanziario al fine di attrarre investimenti e innovazioni per ridurre le perdite, nonché gli orientamenti rivolti agli Stati membri allo scopo di trasformare alcune perdite di alimenti e taluni sottoprodotti in energia;

11.  sottolinea che il fabbisogno di energia deve essere soddisfatto utilizzando rifiuti e sottoprodotti che non sono utili in nessun altro processo più in alto nella gerarchia dei rifiuti;

12.  invita la Commissione a riconoscere il ruolo svolto dalle imprese pubbliche che forniscono servizi di interesse generale nella gestione dei rifiuti e nella lotta contro lo spreco alimentare e gli sforzi delle aziende come le PMI che contribuiscono direttamente all'economia circolare;

13.  sottolinea che gli sprechi alimentari hanno enormi conseguenze ambientali, contribuiscono ai cambiamenti climatici e rappresentano uno spreco di risorse limitate come il suolo, l'energia e l'acqua;

14.  prende atto del potenziale di ottimizzazione dell'utilizzo di perdite e sprechi alimentari inevitabili e di sottoprodotti provenienti dalla filiera alimentare, in particolare quelli di origine animale, nella produzione dei mangimi, nel riciclo di nutrienti e nella produzione di ammendanti, nonché della loro importanza per la produzione primaria;

15.  invita la Commissione ad analizzare gli ostacoli giuridici all'utilizzo di alimenti non più destinati al consumo umano nella produzione di mangimi e a promuovere la ricerca in questo settore, sottolineando al contempo la necessità di migliorare la tracciabilità e l'osservanza delle norme di biosicurezza nonché dell'utilizzo di processi di separazione e di trattamento che riducano a zero il rischio per la sicurezza alimentare;

16.  chiede l'istituzione nella legislazione dell'Unione europea di una gerarchia complessiva degli sprechi alimentari con una chiara attenzione alla prevenzione alla fonte; sottolinea che la prevenzione alla fonte è la priorità assoluta nella gerarchia degli sprechi alimentari; osserva che essa è seguita dall'utilizzo per l'alimentazione umana e solo successivamente dai mangimi per gli animali, dal compostaggio e dalla decomposizione anaerobica, ossia

  a) prevenzione alla fonte;

  b) recupero degli alimenti commestibili, dando priorità all'uso umano rispetto agli alimenti animali e al ritrattamento per ottenere prodotti non alimentari;

  c) riciclaggio organico;

  d) recupero di energia;

  e) smaltimento;

17.  prende atto del potenziale di ottimizzazione dell'utilizzo di alimenti non più destinati al consumo umano e di sottoprodotti provenienti dalla filiera alimentare nella produzione dei mangimi e della sua importanza per la produzione primaria, ma sottolinea la necessità di applicare la gerarchia dei rifiuti e la necessità di una maggiore tracciabilità;

18.  sottolinea l'importanza di riunire gli agricoltori in cooperative o associazioni professionali per ridurre le perdite alimentari rafforzando la loro conoscenza dei mercati, consentendo una programmazione ed economie di scala più efficienti e migliorando la loro capacità di commercializzazione della produzione;

19.  sottolinea l'importanza della collaborazione, ad esempio attraverso le organizzazioni di produttori o altre strutture quali le organizzazioni interprofessionali e le cooperative, per aumentare l'accesso ai fondi per l'innovazione e gli investimenti nelle tecnologie di trattamento, quali il compostaggio e la digestione anaerobica, ove del caso, o l'ulteriore trasformazione di prodotti, il che potrebbe consentire agli agricoltori di accedere a nuovi prodotti, mercati e clienti; ricorda a questo proposito che l'organizzazione settoriale e il ricorso a contratti si traducono in una migliore gestione della produzione e una lotta più efficace contro lo spreco alimentare; ritiene che sia essenziale che ciò avvenga a livello locale o regionale per rispettare il principio di prossimità;

20.  prende atto dei vantaggi derivanti dalla cooperazione e dalla digitalizzazione che consentono un migliore accesso ai dati e alle previsioni relative alla domanda, nonché dallo sviluppo di programmi anticipati di produzione per gli agricoltori, che consentono loro di adattare la loro produzione alla domanda, coordinarsi meglio con gli altri settori della filiera alimentare e ridurre al minimo gli sprechi; vista la difficoltà nella riduzione degli sprechi alimentari inevitabili, sottolinea che occorre promuoverne un utilizzo efficace, ivi compreso nella bioeconomia;

21.  ritiene che al fine di far meglio corrispondere l'offerta e la richiesta di prodotti, norme sull'etichettatura che forniscano adeguate informazioni in merito all'origine degli ingredienti e alle tecniche di produzione e trasformazione permetterebbero al consumatore di effettuare acquisti più consapevoli, influenzando così indirettamente anche i fattori di produzione con positive ricadute in termini ambientali, economici e sociali;

22.  invita la Commissione e gli Stati membri a fornire ulteriori incentivi per prevenire lo spreco alimentare;

23.  invita la Commissione e gli Stati membri a informare meglio gli agricoltori e i consumatori su una gestione più efficiente dell'energia, dell'acqua e delle risorse naturali in tutta la filiera alimentare per ridurre in modo significativo lo spreco di risorse e di alimenti con l'obiettivo di ridurre i costi di produzione e gli sprechi di nutrienti e aumentare l'innovazione e la sostenibilità all'interno dei sistemi agricoli;

24.  ritiene che sia necessario potenziare la ricerca e aumentare l'informazione per evitare lo spreco alimentare nella produzione primaria e sostituire le pratiche di spreco delle risorse nella produzione agricola e nella trasformazione o distribuzione alimentare con metodi rispettosi dell'ambiente;

25.  sottolinea che, per mantenere al minimo assoluto gli sprechi alimentari, gli agricoltori dovrebbero essere in grado, a livello tecnico ed economico, di utilizzare i loro prodotti nel modo più efficiente sotto il profilo delle risorse;

26.  ritiene che sia necessario potenziare la cooperazione tra produttori e il ricorso alle organizzazioni di produttori per consentire e promuovere l'accesso a opportunità sul mercato secondario nonché altri sbocchi e utilizzi alternativi delle eccedenze alimentari, che dovrebbero altrimenti essere sotterrati o smaltiti, dando la priorità al riutilizzo ai fini del consumo umano, per esempio la vendita a un grado inferiore di alimenti trasformati e la vendita nei mercati locali;

27.  osserva che è necessario che questi prodotti che possono ancora essere utilizzati per scopi differenti da quello alimentare, come la fertilizzazione dei campi, la conversione in mangimi o l'utilizzo per la produzione di compost ed energia, siano chiaramente distinti da ciò che è considerato rifiuto, al fine di non comprometterne il riutilizzo;

28.  prende atto del rischio di contaminazione rappresentato dalla presenza di plastica e metallo negli sprechi alimentari per il compost e il suolo e, in seguito, per gli ecosistemi marini e di acqua dolce e chiede che questo percorso di inquinamento venga ridotto al minimo; ricorda inoltre l'obiettivo della direttiva sull'utilizzo dei fanghi di depurazione in agricoltura di ridurre al minimo la contaminazione dei suoli agricoli; invita pertanto alla cautela nel prendere in considerazione il mix di flussi di rifiuti e ad adottare garanzie adeguate;

29.  sottolinea che il progetto FUSIONS ha osservato che le misurazioni delle perdite alimentari nelle attività di produzione primaria come l'agricoltura, l'orticoltura, l'acquacoltura o la pesca sono scarse e che ciò può impedire una valutazione accurata della portata complessiva degli sprechi alimentari in Europa;

30.  constata la difficoltà di quantificare gli sprechi alimentari e la perdita alimentare durante la fase della produzione primaria a causa del carattere eterogeneo dei prodotti e dei rispettivi processi e della mancanza di una chiara definizione degli sprechi alimentari; invita la Commissione a individuare e a diffondere tra gli Stati membri le migliori prassi in materia di raccolta di dati sulle perdite e gli sprechi alimentari nelle aziende agricole senza imporre un onere amministrativo o costi supplementari agli agricoltori; invita la Commissione a adottare rapidamente una terminologia e una definizione comuni degli sprechi alimentari, tenendo conto della distinzione tra sprechi alimentari e perdita alimentare nel settore della produzione primaria;

31.  ritiene che le iniziative guidate dagli agricoltori e dalle comunità possano offrire soluzioni sostenibili ed economicamente fattibili e valorizzare prodotti che altrimenti potrebbero andare sprecati, sviluppando mercati dei prodotti che normalmente sarebbero esclusi dalla filiera alimentare, e mette in evidenza il potenziale dei progetti di innovazione sociale guidati dagli agricoltori e dalle comunità, quali la raccolta e la donazione dei prodotti alimentari in eccesso alle associazioni per gli aiuti alimentari e alle banche alimentari; invita la Commissione e gli Stati membri a riconoscere queste pratiche e a incoraggiarle nell'ambito del secondo pilastro della PAC;

32.  sottolinea che, al fine di ridurre gli sprechi nella fase di produzione, si dovrebbe fare ricorso a tecniche e tecnologie innovative che permettano di ottimizzare le prestazioni nei campi e di convertire in trasformati quei prodotti che non rispondono agli standard di mercato;

33.  chiede il ripristino di un'efficace politica di regolamentazione dei mercati agricoli al fine di conciliare meglio l'offerta con la domanda e ridurre pertanto gli sprechi alimentari;

34.  osserva che alcuni degli sprechi e delle perdite a livello di azienda agricola sono riconducibili non solamente ai capitolati imposti ai fornitori, ma anche ad altre pratiche restrittive quali gli ordini annullati a causa delle variazioni nella domanda dei consumatori, alla sovrapproduzione dovuta ai vincoli per soddisfare la domanda stagionale nonché all'utilizzo di prodotti alimentari di base come "prodotto civetta" per aumentare la quota di mercato; sottolinea la necessità di rivedere le norme di commercializzazione in merito a qualità ed estetica per la classificazione dei prodotti agricoli;

35.  ritiene che sia necessario potenziare la ricerca e aumentare l'informazione, adattandola a ciascun prodotto per quanto riguarda le date di scadenza, nonché promuovere e potenziare il consumo di prodotti freschi e sfusi e ridurre le confezioni a lunga scadenza e il loro immagazzinamento;

36.  sottolinea l'importanza di conciliare le modalità di distribuzione, di conservazione e di imballaggio con le caratteristiche del prodotto e le esigenze dei consumatori, al fine di limitare lo spreco di tali prodotti;

37.  osserva che le norme di mercato contribuiscono allo spreco alimentare e invita la Commissione a promuovere la ricerca sulla relazione tra norme di commercializzazione e sprechi alimentari; invita la Commissione e gli Stati membri a collaborare per influenzare le norme pubbliche della Commissione economica per l'Europa delle Nazioni Unite (UNECE) con l'obiettivo di evitare lo spreco di risorse impedendo la produzione di sprechi alimentari;

38.  rileva che le pratiche commerciali sleali e il dumping nel settore alimentare causano spesso la vendita dei prodotti alimentari a un prezzo inferiore al loro valore effettivo, contribuendo pertanto a sprechi maggiori, e che è necessario vietare la vendita a un prezzo inferiore a quello di costo, anche per sensibilizzare i consumatori sul valore reale dei prodotti alimentari;

39.  invita la Commissione e gli Stati membri a coordinare i loro sforzi il più velocemente possibile e a proporre un quadro d'azione per una soluzione europea al problema delle pratiche commerciali sleali nella filiera alimentare, a partire dalle raccomandazioni formulate nella risoluzione del Parlamento del 7 giugno 2016[1]; è dell'opinione che la soluzione di questo problema migliorerà la posizione degli agricoltori, l'anello più debole della catena, e, inoltre, riducendo la sovrapproduzione e l'accumulo di eccedenze, potrà aiutare non solo a stabilizzare i prezzi e a offrire agli agricoltori prezzi franco azienda equi e remunerativi, ma anche a ridurre sia lo spreco alimentare nell'intera filiera sia le perdite generate nelle aziende agricole familiari; evidenzia che una più equa retribuzione dei produttori conferirebbe maggiore valore ai prodotti determinando una diminuzione del fenomeno dello spreco alimentare negli anelli finali della catena di approvvigionamento;

40.  sottolinea l'importanza delle iniziative e delle misure educative e di sensibilizzazione, in particolare per il settore domestico, e invita la Commissione e gli Stati membri a incoraggiare gli scambi delle migliori pratiche nonché a promuovere campagne di sensibilizzazione dell'opinione pubblica sul valore delle derrate alimentari e dei prodotti agricoli, sulle cause e le conseguenze degli sprechi alimentari e sui metodi per ridurli, promuovendo nel contempo i principi di sostenibilità e solidarietà;

41.  invita gli Stati membri a incoraggiare l'introduzione di corsi di educazione alimentare a tutti i livelli dell'istruzione, e sottolinea l'importante ruolo che rivestono le autorità locali e le imprese municipali, parallelamente a quello dei dettaglianti e dei mezzi d'informazione, nel fornire informazioni e assistenza ai cittadini su come conservare e/o utilizzare al meglio gli alimenti nell'ottica di prevenire e ridurre lo spreco;

42.  richiama l'attenzione sull'importante ruolo del programma per la distribuzione di frutta, verdura e latte nelle scuole quale strumento di educazione dei cittadini e, in particolare, sull'introduzione di misure di accompagnamento obbligatorie quali la promozione del consumo alimentare consapevole nell'ambito dell'istruzione, e sottolinea l'importanza di utilizzare tali misure per trasmettere messaggi educativi sugli sprechi alimentari e sulla loro prevenzione;

43.  invita la Commissione e gli Stati membri a continuare a sostenere i progetti e le campagne educative promozionali che insegnano ai bambini sin dalla prima infanzia a consumare alimenti freschi e genuini prodotti localmente;

44.  incoraggia gli Stati membri e la Commissione a promuovere prodotti alimentari locali e biologici e a sostenere le filiere alimentari corte e la vendita diretta a domicilio dei prodotti agricoli;

45.  sottolinea che i prodotti locali e regionali e i regimi agricoli sostenuti dalle comunità consentono catene di approvvigionamento più brevi, che aumentano gli standard di qualità dei prodotti e sostengono la domanda stagionale, apportando in tal modo notevoli benefici sociali, ambientali ed economici;

46.  ritiene che le catene di approvvigionamento brevi possano svolgere un ruolo fondamentale nel ridurre gli sprechi alimentari e gli imballaggi eccessivi, riducendo le filiere e fornendo prodotti alimentari di qualità superiore e filiere alimentari trasparenti e sostenendo in tal modo la redditività delle comunità rurali;

47.  ritiene che, nell'Unione europea, il maggiore ostacolo che impedisce che le eccedenze di alimenti ancora adatti al consumo raggiungano gli indigenti sia la limitatezza, e talvolta la totale assenza, delle capacità dei canali di distribuzione; osserva che gli enti di beneficenza e gli istituti statali o gestiti dalle amministrazioni locali che svolgono attività di assistenza sociale non dispongono di risorse materiali e umane sufficienti per poter trasportare e distribuire i prodotti alimentari ancora adatti al consumo che vengono offerti in beneficenza, rileva che ciò si verifica in particolare nelle regioni più svantaggiate;

48.  ritiene che i fondi europei facilitino le donazioni alimentari, come per esempio il Fondo di aiuti europei agli indigenti (FEAD) che permette di finanziare, tra l'altro, le infrastrutture di stoccaggio e trasporto delle organizzazioni che operano nel settore degli aiuti alimentari; ritiene che queste possibilità non siano abbastanza sfruttate dagli Stati membri; suggerisce, alla luce di quanto sopra esposto, che, nel corso dell'attuazione del FEAD, le risorse disponibili nell'ambito del programma siano riassegnate alla distribuzione delle eccedenze alimentari; osserva che, secondo un modello precedentemente elaborato da enti di beneficenza europei, con il trasferimento delle risorse il valore degli alimenti consegnati ai bisognosi verrebbe moltiplicato di quattordici volte rispetto all'utilizzo attuale del fondo FEAD;

49.  osserva che l'industria alimentare ha già preso iniziative per ridurre gli sprechi alimentari attraverso il rafforzamento della cooperazione con le associazioni per gli aiuti alimentari, comprese le banche alimentari in tutta Europa;

50.  invita gli Stati membri ad esaminare l'opportunità di mezzi di sostegno istituzionale e finanziario per i negozi e i supermercati sociali e solidali;

51.  chiede un maggiore impegno delle parti interessate per far sì che il cibo in scadenza sia donato a enti di beneficenza; osserva, tuttavia, che permangono ostacoli alle donazioni, principalmente di natura giuridica; invita la Commissione a chiarire l'interpretazione delle disposizioni di legge che scoraggiano le donazioni;

52.  sottolinea che l'uso delle scorte e dei prodotti alimentari che altrimenti andrebbero sprecati non preclude la necessità di una buona gestione dell'approvvigionamento e di una saggia gestione della filiera alimentare per evitare eccedenze strutturali sistematiche;

53.  invita gli Stati membri e la Commissione, senza imporre oneri inutili alle PMI e alle associazioni di volontariato, a monitorare da vicino le donazioni alimentari per garantire che queste non vengano deviate e vendute su mercati alternativi, il che impedirebbe agli indigenti di beneficiare delle donazioni alimentari e scoraggerebbe i professionisti dalla donazione a causa del rischio di concorrenza sleale;

54.  invita la Commissione a chiarire le norme di applicazione della direttiva IVA nel caso degli aiuti alimentari e a proporre una modifica della direttiva sull'IVA al fine di autorizzare in modo esplicito le esenzioni fiscali sulle donazioni alimentari; invita gli Stati membri a seguire le raccomandazioni della Commissione e a fissare un'IVA bassa o vicina allo zero se la donazione è effettuata in prossimità della data di scadenza consigliata o se le derrate sono invendibili;

55.  sottolinea che lo spreco alimentare in fase di produzione può anche essere causato dal deterioramento del nostro apparato produttivo, per via del degrado della qualità del terreno, della biodiversità (riduzione dell'impollinazione) e dell'insieme delle risorse naturali, e che è opportuno tenere in considerazione questo fenomeno nella futura evoluzione dell'agricoltura e della PAC;

56.  osserva l'importanza dell'accesso ai prodotti fitosanitari per gli agricoltori onde garantire che venga mantenuta la qualità delle colture e che i raccolti non vadano persi a causa di avverse condizioni meteorologiche, parassiti e malattie;

57.  ritiene importante garantire una corretta gestione dei terreni nell'ambito della PAC e delle politiche nazionali, al fine di limitare gli sprechi alimentari causati indirettamente da un'urbanizzazione e da uno sviluppo delle infrastrutture mal gestiti, o dall'abbandono delle superfici agricole che non sono più sfruttate per mancanza di interesse economico;

58.  osserva l'obiettivo di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite di riduzione degli sprechi alimentari entro il 2030;

59.  ricorda l'importanza del concetto di "impronta idrica" di alimenti e mangimi;

60.  ricorda che il regolamento n. 178/2002 del Parlamento europeo e del Consiglio include tra gli alimenti anche l'acqua "intenzionalmente incorporata negli alimenti nel corso della loro produzione, preparazione o trattamento" e che essa è una risorsa strategica fondamentale per l'intera filiera agro-alimentare;

61.  sottolinea che lo spreco alimentare, a seconda della qualità, tipo e quantità di acqua utilizzata per la produzione di alimenti, comporta anche un rilevante spreco di acqua;

62.  ricorda l'importanza di migliorare la gestione dell'acqua in agricoltura, di sviluppare sistemi di produzione alimentare water-smart, di aumentare la sicurezza idrica ed alimentare nelle aree maggiormente a rischio a causa dei cambiamenti climatici;

63.  osserva che la quantità di prodotti agricoli sprecati potrebbe essere ridotta qualora venisse incrementata la vendita diretta al consumatore, per esempio presso mercati dei produttori e punti vendita nelle aziende agricole, dove le filiere di commercializzazione sono brevi e i prodotti acquistati sono locali e poco trasformati;

64.  invita la Commissione e gli Stati membri ad avviare una campagna di sensibilizzazione tra i cittadini dell'UE sulle gravi conseguenze economiche, sociali e ambientali dello spreco alimentare;

65.  ricorda che la strategia di marketing "prendi due, paghi uno" aumenta il rischio che i consumatori acquistino più di quanto non consumino, accrescendo così il rischio che prodotti che non sono prossimi alla data di scadenza vadano sprecati; si compiace del fatto che alcuni commercianti vendano prodotti prossimi alla "data di scadenza" a prezzi ridotti e ritiene che sia opportuno estendere detta pratica.

INFORMAZIONI SULL’APPROVAZIONEIN SEDE DI COMMISSIONE COMPETENTE PER PARERE

Approvazione

21.3.2017

 

 

 

Esito della votazione finale

+:

–:

0:

36

1

4

Membri titolari presenti al momento della votazione finale

John Stuart Agnew, Clara Eugenia Aguilera García, Eric Andrieu, José Bové, Daniel Buda, Michel Dantin, Jean-Paul Denanot, Albert Deß, Diane Dodds, Herbert Dorfmann, Norbert Erdős, Luke Ming Flanagan, Martin Häusling, Esther Herranz García, Jan Huitema, Peter Jahr, Ivan Jakovčić, Elisabeth Köstinger, Zbigniew Kuźmiuk, Philippe Loiseau, Mairead McGuinness, Nuno Melo, Ulrike Müller, James Nicholson, Maria Noichl, Marijana Petir, Laurenţiu Rebega, Jens Rohde, Maria Lidia Senra Rodríguez, Ricardo Serrão Santos, Czesław Adam Siekierski, Tibor Szanyi, Marco Zullo

Supplenti presenti al momento della votazione finale

Paul Brannen, Angélique Delahaye, Maria Heubuch, Karin Kadenbach, Anthea McIntyre, Massimo Paolucci, John Procter, Estefanía Torres Martínez, Vladimir Urutchev

VOTAZIONE FINALE PER APPELLO NOMINALEIN SEDE DI COMMISSIONE COMPETENTE PER PARERE

36

+

ALDE

Jan Huitema, Ivan Jakovčić, Ulrike Müller, Jens Rohde

ECR

Zbigniew Kuźmiuk, Anthea McIntyre, James Nicholson, John Procter

ENF

Philippe Loiseau, Laurenţiu Rebega

GUE/NGL

Luke Ming Flanagan, Maria Lidia Senra Rodríguez, Estefanía Torres Martínez

NI

Diane Dodds

PPE

Daniel Buda, Michel Dantin, Angélique Delahaye, Albert Deß, Herbert Dorfmann, Norbert Erdős, Esther Herranz García, Peter Jahr, Elisabeth Köstinger, Mairead McGuinness, Nuno Melo, Marijana Petir, Czesław Adam Siekierski

S&D

Clara Eugenia Aguilera García, Eric Andrieu, Paul Brannen, Jean-Paul Denanot, Karin Kadenbach, Maria Noichl, Massimo Paolucci, Ricardo Serrão Santos, Tibor Szanyi

1

-

EFDD

John Stuart Agnew

4

0

EFDD

Marco Zullo

Verts/ALE

José Bové, Maria Heubuch, Martin Häusling

Significato dei simboli utilizzati:

+  :  favorevoli

-  :  contrari

0  :  astenuti

INFORMAZIONI SULL’APPROVAZIONEIN SEDE DI COMMISSIONE COMPETENTE PER IL MERITO

Approvazione

11.4.2017

 

 

 

Esito della votazione finale

+:

–:

0:

64

0

0

Membri titolari presenti al momento della votazione finale

Marco Affronte, Zoltán Balczó, Catherine Bearder, Ivo Belet, Simona Bonafè, Biljana Borzan, Paul Brannen, Nessa Childers, Alberto Cirio, Birgit Collin-Langen, Mireille D’Ornano, Miriam Dalli, Seb Dance, Angélique Delahaye, Mark Demesmaeker, Ian Duncan, Stefan Eck, Bas Eickhout, José Inácio Faria, Karl-Heinz Florenz, Elisabetta Gardini, Gerben-Jan Gerbrandy, Arne Gericke, Jens Gieseke, Julie Girling, Sylvie Goddyn, Françoise Grossetête, Andrzej Grzyb, György Hölvényi, Anneli Jäätteenmäki, Jean-François Jalkh, Benedek Jávor, Kateřina Konečná, Urszula Krupa, Peter Liese, Norbert Lins, Susanne Melior, Miroslav Mikolášik, Massimo Paolucci, Gilles Pargneaux, Piernicola Pedicini, Annie Schreijer-Pierik, Davor Škrlec, Claudiu Ciprian Tănăsescu, Ivica Tolić, Estefanía Torres Martínez, Nils Torvalds, Adina-Ioana Vălean, Jadwiga Wiśniewska, Damiano Zoffoli

Supplenti presenti al momento della votazione finale

Clara Eugenia Aguilera García, Nicola Caputo, Eleonora Evi, Martin Häusling, Elisabeth Köstinger, Merja Kyllönen, Stefano Maullu, Ulrike Müller, James Nicholson, Marijana Petir, Christel Schaldemose, Bart Staes, Tiemo Wölken

Supplenti (art. 200, par. 2) presenti al momento della votazione finale

Inmaculada Rodríguez-Piñero Fernández

VOTAZIONE FINALE PER APPELLO NOMINALEIN SEDE DI COMMISSIONE COMPETENTE PER IL MERITO

64

+

ALDE

Catherine Bearder, Gerben-Jan Gerbrandy, Anneli Jäätteenmäki, Ulrike Müller, Nils Torvalds

ECR

Mark Demesmaeker, Ian Duncan, Arne Gericke, Julie Girling, Urszula, Krupa, James Nicholson, Jadwiga Wiśniewska

EFDD

Eleonora Evi, Piernicola Pedicini

ENF

Mireille D’Ornano, Sylvie Goddyn, Jean-François Jalkh

GUE/NGL

Stefan Eck, Kateřina Konečná, Merja Kyllönen, Estefanía Torres Martínez

NI

Zoltán Balczó

PPE

Ivo Belet, Alberto Cirio, Birgit Collin-Langen, Angélique Delahaye, José Inácio Faria, Karl-Heinz Florenz, Elisabetta Gardini, Jens Gieseke, Françoise Grossetête, Andrzej Grzyb, György Hölvényi, Elisabeth Köstinger, Peter Liese, Norbert Lins, Stefano Maullu, Miroslav Mikolášik, Marijana Petir, Annie Schreijer-Pierik, Ivica Tolić, Adina-Ioana Vălean

S&D

Clara Eugenia Aguilera García, Simona Bonafè, Biljana Borzan, Paul Brannen, Nicola Caputo, Nessa Childers, Miriam Dalli, Seb Dance, Susanne Melior, Massimo Paolucci, Gilles Pargneaux, Inmaculada Rodríguez-Piñero Fernández, Christel Schaldemose, Claudiu Ciprian Tănăsescu, Tiemo Wölken, Damiano Zoffoli

VERTS/ALE

Marco Affronte, Bas Eickhout, Martin Häusling, Benedek Jávor, Davor, Škrlec, Bart Staes

0

-

 

 

0

0

 

 

Significato dei simboli utilizzati:

+  :  favorevoli

-  :  contrari

0  :  astenuti