Proposta di risoluzione - B8-0026/2015Proposta di risoluzione
B8-0026/2015

PROPOSTA DI RISOLUZIONE sulla situazione in Egitto

12.1.2015 - (2014/3017(RSP))

presentata a seguito di una dichiarazione del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza
a norma dell'articolo 123, paragrafo 2, del regolamento

Marietje Schaake, Marielle de Sarnez, Beatriz Becerra Basterrechea, Frédérique Ries, Ivan Jakovčić, Jozo Radoš, Louis Michel, Gérard Deprez, Pavel Telička, Alexander Graf Lambsdorff, Fredrick Federley a nome del gruppo ALDE

Vedasi anche la proposta di risoluzione comune RC-B8-0012/2015

Procedura : 2014/3017(RSP)
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B8-0026/2015
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B8‑0026/2015

Risoluzione del Parlamento europeo sulla situazione in Egitto

(2014/3017(RSP))

Il Parlamento europeo,

–       viste le sue precedenti risoluzioni, in particolare quella del 6 febbraio 2014 sulla situazione in Egitto[1] e quella del 17 luglio 2014 sulla libertà di espressione e di riunione in Egitto[2],

–       viste le dichiarazioni del Segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, e dell'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Navi Pillay, del 23 giugno 2014, sulle pene detentive a carico di diversi giornalisti e sulla conferma della condanna a morte di vari membri e sostenitori dei Fratelli musulmani,

–       visti l'accordo di associazione UE-Egitto del 2001, entrato in vigore nel 2004 e rafforzato dal piano d'azione del 2007, nonché la relazione della Commissione sullo stato di avanzamento della sua attuazione del 20 marzo 2013,

–       vista la Costituzione egiziana adottata a seguito del referendum del 14 e 15 gennaio 2014, in particolare gli articoli 65, 70, 73, 75 e 155,

–       vista la legge egiziana n. 107, del 24 novembre 2013, concernente il diritto di svolgere raduni pubblici, cortei e manifestazioni pacifiche,

–       vista la sua risoluzione dell'11 dicembre 2012 su una strategia di libertà digitale nella politica estera dell'UE[3],

–       vista la sua risoluzione del 13 giugno 2013 sulla libertà della stampa e dei media nel mondo[4],

–       visti gli orientamenti dell'UE sulla libertà di espressione online e offline del 12 maggio 2014,

–       vista la relazione speciale del 2013 della Corte dei conti dal titolo "La cooperazione UE con l'Egitto in materia di governance",

–       visti gli orientamenti dell'UE sui difensori dei diritti umani,

–       visto il Patto internazionale sui diritti civili e politici del 1966, di cui l'Egitto è firmatario,

–       vista la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948,

–       visto l'articolo 123, paragrafo 2, del suo regolamento,

A.     considerando che la libertà di espressione e la libertà di riunione sono pilastri imprescindibili di una società democratica e pluralistica; che la libertà di stampa e dei mezzi d'informazione è un elemento essenziale della democrazia e di una società aperta; che la Costituzione egiziana adottata nel 2014 sancisce le libertà fondamentali, comprese le libertà di espressione e di riunione;

B.     considerando che, successivamente all'intervento militare nel giugno 2013, il governo egiziano ha condotto una campagna su larga scala di detenzioni arbitrarie, vessazioni, intimidazioni e censura nei confronti di coloro che esprimono opinioni critiche sul governo, inclusi i giornalisti e i difensori dei diritti umani, e nei confronti degli oppositori politici, tra cui i membri dei Fratelli musulmani; che, stando alle notizie diffuse, dal luglio 2013 oltre 40.000 persone sono state incarcerate a seguito di ondate di arresti di massa senza precedenti e circa 1.400 manifestanti sono stati uccisi a causa di un uso eccessivo e arbitrario della forza da parte delle forze di sicurezza; che le libertà di associazione, di riunione e di espressione rimangono questioni che destano particolare preoccupazione dal luglio 2013; che nella sua relazione 2014 sulla libertà nel mondo l'organizzazione Freedom House classifica l'Egitto come un paese "non libero";

C.     considerando che migliaia di manifestanti e di prigionieri di coscienza sono stati incarcerati in Egitto da quando l'esercito egiziano ha preso il potere nel luglio 2013; che gli arresti e i casi di detenzione arbitraria sono continuati dopo l'elezione del presidente al-Sisi nel maggio 2014; che l'11 giugno 2014 un tribunale ha condannato Alaa Abdul Fattah, un noto attivista che ha svolto un ruolo di primo piano nella rivoluzione del 2011, e altre persone a 15 anni di reclusione con l'accusa di aver violato la legge n. 107 del 2013 concernente il diritto di svolgere raduni pubblici, cortei e manifestazioni pacifiche (legge sulle proteste); che altri attivisti di spicco, compresi Mohamed Adel, Ahmed Douma e Ahmed Maher, come pure importanti difensori dei diritti delle donne, quali Yara Sallam e Sana Seif, restano in carcere; che il 28 aprile 2014 il tribunale degli Affari urgenti del Cairo ha emesso una sentenza che ha dichiarato fuorilegge il Movimento giovanile 6 Aprile;

D.     considerando che il 10 gennaio 2015 un tribunale egiziano nella provincia del Delta del Nilo di Baheira ha condannato Karim al-Banna, uno studente di ventun anni, a tre anni di reclusione per essersi dichiarato ateo su Facebook e per aver insultato l'Islam;

E.     considerando che il presidente al-Sisi ha autorizzato l'esercito a proteggere le infrastrutture dello Stato e a processare le persone sospettate di attacchi contro tali infrastrutture; che il decreto n. 136/2014 ha attribuito alla giustizia militare maggiori poteri; che tale decreto sarà utilizzato contro i manifestanti antigovernativi e reintrodurrà i processi militari per i civili;

F.     considerando che la Revisione periodica universale dell'ONU ha formulato 300 raccomandazioni, inclusa la liberazione di tutte le persone arrestate per aver esercitato la libertà di espressione; che sette gruppi per la difesa dei diritti umani in Egitto non hanno partecipato alla revisione da parte dell'ONU della situazione nel loro paese per paura di persecuzioni;

G.     considerando che la libertà di stampa è tuttora sottoposta a forti pressioni in Egitto e che dei giornalisti sono ancora detenuti sulla base di accuse infondate; che secondo una sentenza della Corte di Cassazione, il più alto tribunale in Egitto, il processo a carico dei giornalisti di Al-Jazeera Mohammed Fahmy, Peter Greste e Baher Mohamed presentava irregolarità procedurali; che, ciononostante, i tre giornalisti sono in procinto di essere sottoposti a un nuovo processo e che le accuse mosse nei loro confronti di diffondere notizie false e di sostenere i Fratelli musulmani non sono state ritirate;

H.     considerando che, dall'ottobre 2014, oltre 110 studenti sono stati arrestati dalle autorità egiziane e 18 studenti sono stati sospesi dall'università per aver partecipato a manifestazioni a favore della libertà accademica; che questi arresti sono considerati attacchi preventivi contro le libertà di parola e di riunione; che oltre trenta docenti di università egiziane hanno rilasciato una dichiarazione di condanna della presenza delle forze di sicurezza nei campus universitari;

I.      considerando che è in corso la repressione da parte delle autorità egiziane dei Fratelli musulmani, che dal 21 dicembre 2013 sono considerati dall'Egitto come un'organizzazione terroristica, e che anche le organizzazioni affiliate e i partiti politici sono stati messi al bando; che il 2 dicembre 2014 un tribunale penale egiziano ha emesso in via provvisoria sentenze capitali nei confronti di 188 imputati; che tali condanne sono le ultime di una serie di procedimenti giudiziari viziati da irregolarità procedurali e svoltisi in violazione del diritto internazionale; che si è trattato della terza sentenza di massa nel 2014; che nessuno è stato ritenuto responsabile dell'uso eccessivo della violenza nell'agosto 2013, quando le forze di sicurezza hanno preso d'assalto i campi dei manifestanti in piazza Rabaa al-Adawiya;

J.      considerando che l'ex presidente Mubarak, il suo ex ministro degli Interni, Habib al-Adly, e altri sei funzionari sono stati rilasciati il 29 novembre 2014, a seguito del ritiro delle accuse di omicidio e di corruzione sulla base di un errore tecnico;

K.     considerando che l'indipendenza del sistema giudiziario e il rispetto della legge e la sua applicazione sono un pilastro fondamentale di qualsiasi democrazia; che le recenti pratiche giudiziarie gettano seri dubbi sull'indipendenza del sistema giudiziario e sulla sua capacità di garantire l'assunzione di responsabilità; che, in particolare, le condanne che prevedono l'imposizione della pena di morte rischiano di compromettere le prospettive di stabilità a lungo termine in Egitto;

L.     considerando che l'Egitto sta affrontando importanti sfide economiche, tra cui in particolare la fuga dei capitali esteri, l'aumento dell'inflazione, la disoccupazione e la crescita esponenziale del debito pubblico, come pure sfide in termini di sicurezza rappresentate dalla minaccia globale del terrorismo; che la situazione della sicurezza nel Sinai è critica, con centinaia di soldati uccisi dai gruppi jihadisti che operano nella regione; che il 24 ottobre 2014 almeno 33 soldati sono rimasti uccisi in un attacco terroristico; che dal 24 ottobre 2014 nella penisola è stato dichiarato lo stato d'emergenza;

M.    considerando che l'articolo 75 della Costituzione egiziana afferma che tutti i cittadini hanno il diritto di costituire associazioni e fondazioni non governative su base democratica; che il 10 novembre 2014 le autorità hanno fissato un termine entro il quale tutte le organizzazioni della società civile hanno l'obbligo di registrarsi a norma della legge n. 84/2002 sulle organizzazioni non governative, una legge molto restrittiva dell'era Mubarak, o altrimenti possono essere perseguite penalmente; che l'applicazione di questa legge è intesa a sottoporre tutte le organizzazioni della società civile in Egitto al controllo diretto del governo, motivo per il quale molte organizzazioni per i diritti umani egiziane hanno scelto di registrarsi come studi legali o come società di diritto civile; che è attualmente in discussione anche una revisione della legge sulle associazioni;

N.     considerando che lo Stato di diritto, le libertà fondamentali e i diritti umani, così come la giustizia sociale e un più elevato tenore di vita per i cittadini, rappresentano elementi essenziali della transizione verso una società egiziana aperta, libera, democratica e prospera; che i sindacati e le organizzazioni della società civile indipendenti sono chiamati a svolgere un ruolo cruciale in questo processo e che la libertà dei mezzi d'informazione rappresenta un pilastro della società in qualsiasi democrazia; che, nell'attuale periodo di transizione politica e sociale attraversato dal paese, le donne egiziane continuano a trovarsi in una situazione particolarmente vulnerabile; che negli ultimi mesi gli arresti di omosessuali hanno registrato un forte aumento; che vi è stata una serie di retate della polizia in presunti luoghi di incontro di omosessuali in tutto l'Egitto; che la comunità delle persone LGBT è perseguitata e infamata pubblicamente;

O.     considerando che, nonostante la promulgazione di una legge nel 2008 che criminalizza la pratica della mutilazione genitale femminile, tale pratica è tuttora ampiamente diffusa e non sono state avviate azioni penali efficaci nei confronti di coloro i quali l'hanno imposta alle ragazze;

P.     considerando che secondo l'UNHCR e l'EMHRN la situazione dei profughi e dei richiedenti asilo in Egitto è critica ed è aggravata da condizioni socio-economiche difficili e da un generale deterioramento del contesto della sicurezza dovuto all'instabilità politica; che le reti criminali stanno ancora operando sulle rotte della tratta e del contrabbando di esseri umani in direzione del Sinai e al suo interno;

Q.     considerando che la dichiarazione costituzionale dell'8 luglio 2013 ha definito una tabella di marcia politica per l'Egitto; che, contrariamente alla tabella di marcia, il presidente egiziano ad interim, Adly Mansour, ha chiesto l'organizzazione in primo luogo delle elezioni presidenziali; che il programma del governo ad interim ha ribadito il proprio impegno ad adoperarsi per la realizzazione di un sistema democratico, che garantisca i diritti e le libertà di tutti gli egiziani, nonché per il completamento di tale tabella di marcia con la piena partecipazione di tutti gli attori politici e con un referendum sulla nuova Costituzione, al quale seguiranno elezioni parlamentari libere ed eque, che sono state annunciate per il 22 e 23 marzo 2015, ed elezioni presidenziali che si dovranno svolgere a tempo debito, conformemente a tutte le disposizioni legislative;

R.     considerando che il settore petrolifero è storicamente il maggiore fattore di attrazione per gli investitori esteri in Egitto e fornisce la principale merce di esportazione dell'Egitto; che l'Egitto ha ricevuto forniture di petrolio gratuite dagli Stati del Golfo per sostenere il nuovo governo; che il governo sta adottando un piano dichiarato per eliminare le sovvenzioni energetiche entro cinque anni a partire dal luglio 2014 e intende realizzare un piano per la distribuzione del combustibile attraverso schede intelligenti nell'aprile 2015, al fine di controllare il contrabbando di petrolio verso i paesi confinanti e determinare l'esatto fabbisogno di combustibile;

S.     considerando che il 22 giugno 2014 gli Stati Uniti hanno rivelato di aver sbloccato 575 milioni di dollari in aiuti militari all'Egitto, che erano stati congelati in seguito alla deposizione del presidente Mohammed Morsi nel 2013; che i fondi saranno utilizzati principalmente per pagare i contratti in essere nel settore della difesa e che saranno forniti 10 elicotteri d'attacco Apache che saranno utilizzati dall'esercito contro i militanti nella penisola del Sinai;

T.     considerando che l'Egitto ha avviato a più riprese negoziati con l'FMI dopo la rivoluzione del gennaio 2011, in cui ha chiesto un prestito di 4,8 miliardi di dollari, ma che i negoziati sono stati sospesi dopo il 30 giugno 2013; che vi sono stati alcuni contatti e che esperti dell'FMI si sono recati in Egitto nel novembre 2014 per svolgere le consultazioni ex articolo IV, una valutazione da parte degli esperti dell'FMI della situazione finanziaria ed economica di un paese;

U.     considerando che, in linea con la sua Politica europea di vicinato riveduta, e in particolare con l'approccio "di più a chi fa di più" ("more for more"), il livello e la portata dell'impegno dell'Unione nei confronti dell'Egitto dovrebbero basarsi sull'incentivazione e dipendere pertanto dai progressi che il paese compie in materia di democrazia, Stato di diritto, diritti umani e uguaglianza di genere;

V.     considerando che l'Unione europea è tradizionalmente il principale partner commerciale dell'Egitto, avendo coperto il 22,9% del volume commerciale del paese nel 2013 e classificandosi al primo posto come partner dell'Egitto sia per quanto riguarda le importazioni che le esportazioni; che, secondo la task force UE-Egitto, la Commissione si è impegnata a prestare un sostegno finanziario addizionale all'Egitto per un importo complessivo di circa 800 milioni di EUR; che tale importo è costituito da 303 milioni di EUR sotto forma di sovvenzioni (90 milioni di EUR in finanziamenti di Spring, 50 milioni di EUR a titolo di sovvenzioni nell'ambito dell'operazione di assistenza macrofinanziaria e l'importo restante a titolo del Fondo d'investimento per la politica di vicinato) e 450 milioni di EUR sotto forma di prestiti (assistenza macrofinanziaria); che, tuttavia, l'UE concederà effettivamente il proprio sostegno finanziario solamente se saranno rispettate le necessarie condizioni politiche e democratiche, con il proseguimento e il rafforzamento di una transizione democratica pienamente inclusiva nel pieno rispetto dei diritti umani e delle donne;

W.    considerando che, il 16 giugno 2014, Stavros Lambrinidis, rappresentante speciale dell'Unione europea per i diritti umani, si è recato in missione al Cairo dove ha incontrato la Presidenza, il Consiglio della Shura e i rappresentanti della società civile; che le discussioni sono state incentrate sui preparativi per una nuova legge sulle ONG ed è stata evidenziata l'importanza che l'Unione europea accorda al ruolo cruciale della società civile in Egitto;

1.      esprime una profonda preoccupazione per le costanti restrizioni dei diritti democratici fondamentali, in particolare le libertà di espressione, associazione e riunione, il pluralismo politico e lo Stato di diritto in Egitto; chiede che si ponga fine a tutti gli atti di violenza, incitamento, istigazione all'odio, vessazione, intimidazione o censura contro gli oppositori politici, i manifestanti, i giornalisti, i blogger, gli studenti, i sindacalisti, gli attivisti per i diritti delle donne, gli attori della società civile e le minoranze da parte delle autorità statali, delle forze e dei servizi di sicurezza e di altri gruppi in Egitto; condanna l'uso eccessivo della violenza contro i manifestanti;

2.      sottolinea che il rispetto della libertà di stampa, di informazione e di opinione (online e offline) nonché del pluralismo politico costituisce una base fondamentale della democrazia; chiede alle autorità egiziane di garantire che tali libertà possano essere esercitate senza limitazioni arbitrarie e censure nel paese e chiede alle autorità di garantire la liberà di espressione;

3.      chiede il rilascio immediato e incondizionato di tutte le persone detenute per aver esercitato pacificamente il diritto alla libertà di espressione, riunione e associazione, tra cui i giornalisti Mohammed Fahmy, Peter Greste e Baher Mohamed, come pure delle persone detenute per la loro presunta appartenenza al movimento dei Fratelli musulmani; invita le autorità egiziane a garantire il diritto a un processo equo in conformità delle norme internazionali;

4.      esorta le autorità egiziane a svolgere indagini tempestive, imparziali e indipendenti sulle accuse di uso eccessivo della forza, maltrattamenti e altre violazioni dei diritti umani, inclusi gli abusi sessuali, da parte delle forze dell'ordine durante le manifestazioni, a punire i responsabili, a garantire un risarcimento alle vittime e a creare un sistema indipendente per esercitare un controllo e indagare sul comportamento delle forze di sicurezza; invita l'Egitto a ratificare lo Statuto di Roma e a diventare membro della CPI;

5.      invita le autorità a revocare il decreto presidenziale n. 136 del 2014 ed esorta le autorità egiziane a sospendere i processi di civili dinanzi ai tribunali militari e ad annullare tutte le sentenze pronunciate nei confronti di civili dai tribunali militari dal luglio 2013;

6.      invita le autorità egiziane a revocare la legge sulle proteste del novembre 2013 e ad avviare un dialogo effettivo con le organizzazioni della società civile e con esperti legali, al fine attuare la legislazione sulle associazioni e sulla libertà di riunione in conformità delle norme internazionali, e a tutelare il diritto a costituire un'associazione sancito dall'articolo 75 della Costituzione egiziana, incluso il diritto a ricevere e ad accordare finanziamenti;

7.      invita le autorità competenti a rivedere il nuovo disegno di legge sulle organizzazioni non governative presentato dal ministro della Solidarietà sociale; insiste affinché il nuovo progetto di legge debba essere conforme alla Costituzione egiziana e a tutti i trattati internazionali di cui l'Egitto è firmatario;

8.      ricorda al governo egiziano che è sua responsabilità garantire la sicurezza di tutti i cittadini, indipendentemente dalle loro opinioni politiche, dalla loro appartenenza politica e dalla loro confessione; sottolinea che solamente la creazione di una società veramente pluralistica, rispettosa della diversità delle opinioni e degli stili di vita permetterà di garantire la stabilità e la sicurezza a lungo termine in Egitto, e invita le autorità egiziane a impegnarsi a favore del dialogo e della non violenza nonché di una governance inclusiva;

9.      sottolinea l'importanza dell'Egitto quale attore internazionale e auspica che il paese continuerà a svolgere un ruolo attivo nell'avvio di veri e propri negoziati di pace che mettano fine al conflitto arabo-israeliano; sottolinea altresì il contributo costruttivo del paese al perseguimento della stabilità nella regione del Mediterraneo, in questo momento in particolare in Libia a seguito del sequestro di 20 egiziani copti il 3 gennaio 2015, e in Medio Oriente; ribadisce la volontà dell'Unione europea di collaborare con l'Egitto quale partner nella regione per far fronte a queste gravi minacce;

10.    esprime piena solidarietà al popolo egiziano nella sua lotta al terrorismo e all'estremismo violento; condanna gli attacchi terroristici contro civili e militari egiziani; esprime il proprio sincero cordoglio alle famiglie delle vittime;

11.    è preoccupato per il mancato rispetto delle norme giudiziarie e per l'assenza di un sistema giudiziario indipendente quale definito dal diritto nazionale e internazionale; invita l'Unione europea ad accordare priorità alla questione della separazione dei poteri in Egitto; ricorda, a tale riguardo, che la riforma giudiziaria, come pure il divieto di ogni interferenza indebita dell'esecutivo nelle questioni di natura giudiziaria, è cruciale per instaurare un'effettiva separazione dei poteri;

12.    sottolinea che la legge egiziana contro il terrorismo è stata utilizzata in diversi processi per emettere sentenze di condanna; esorta il presidente a intervenire immediatamente, anche avvalendosi del suo diritto costituzionale di concedere la grazia, per garantire che non si proceda all'esecuzione di alcuna condanna a morte e che nessuno possa essere detenuto in Egitto in virtù di una sentenza emessa nel quadro di un procedimento giudiziario non conforme a tali requisiti; invita le autorità a istituire immediatamente una moratoria ufficiale sulle esecuzioni come primo passo verso la loro abolizione;

13.    invita l'Unione europea ad affrontare le questioni strutturali di lunga data relative al trattamento dei profughi da parte dell'Egitto, quali le sue politiche in materia di detenzione e la mancanza di accesso all'istruzione e al lavoro per i profughi riconosciuti; invita l'Egitto a garantire che le disposizioni sul diritto di asilo siano in linea con la Costituzione e con le norme internazionali; esorta urgentemente a proteggere i profughi dalla violenza e dallo sfruttamento, soprattutto dalla violenza sessuale e di genere;

14.    osserva che la diminuzione del prezzo del petrolio comporterà direttamente la riduzione delle sovvenzioni per l'energia, che rappresenta la principale sfida affrontata dai regimi post rivoluzionari dopo la rivoluzione del 25 gennaio; è preoccupato che tale diminuzione possa avere forti ripercussioni su molti piani governativi, di cui il più importante riguarda gli sforzi per mantenere una riserva sicura di valute estere;

15.    esorta il governo egiziano ad affrontare la povertà, la situazione di abbandono e il malcontento tra le tribù beduine locali nel Sinai e invita le autorità egiziane a fare tutto il possibile per fermare le reti criminali che operano ancora sulle rotte della tratta e del contrabbando di esseri umani in direzione del Sinai e al suo interno;

16.    esorta le autorità egiziane a porre fine alla criminalizzazione delle persone LGBT per l'espressione del loro orientamento sessuale e l'esercizio del diritto di riunione, sulla base della "legge sulla depravazione", e a rilasciare tutte le persone LGBT arrestate e imprigionate sulla base di tale legge; esorta il governo egiziano ad adottare strategie nazionali per combattere la violenza nei confronti delle donne e delle persone LGBT e a eliminare ogni forma di discriminazione, garantendo un'effettiva consultazione e partecipazione in tutto il processo dei gruppi a difesa dei diritti delle donne e delle persone LGBT e di altre organizzazioni della società civile;

17.    ribadisce che, nella sua dichiarazione preliminare, la missione UE di osservazione elettorale alle elezioni presidenziali in Egitto del maggio 2014 ha affermato che, sebbene la nuova Costituzione avesse stabilito un ampio catalogo di diritti fondamentali, il rispetto di tali diritti non rispondeva ai principi costituzionali, e che era possibile osservare nel paese un clima generale caratterizzato da una limitata libertà di espressione e dalla conseguente autocensura da parte dei giornalisti; esorta le autorità egiziane ad affrontare le carenze constatate nelle elezioni presidenziali nel quadro della preparazione delle elezioni parlamentari annunciate per il 22 e 23 marzo 2015;

18.    esprime nuovamente la sua profonda solidarietà con il popolo egiziano nell'attuale periodo di difficoltosa transizione nel paese; chiede che gli Stati membri adottino una strategia comune nei confronti dell'Egitto; esorta nuovamente il Consiglio, il vicepresidente della Commissione/alto rappresentante e la Commissione, nell'ambito delle loro relazioni bilaterali con l'Egitto e dell'assistenza finanziaria a suo favore, a operare attivamente nel rispetto del principio di condizionalità ("più progressi, più aiuti") e a tener conto delle grandi sfide economiche cui si trova confrontato il paese; chiede nuovamente, a tale riguardo, la definizione di parametri di riferimento chiari e condivisi; ribadisce il suo impegno ad assistere il popolo egiziano nel suo cammino verso le riforme democratiche ed economiche;

19.    incoraggia i rappresentanti della delegazione dell'UE e le ambasciate degli Stati membri dell'UE al Cairo a presenziare ai processi politicamente sensibili a carico di giornalisti egiziani e stranieri, blogger, sindacalisti e attivisti della società civile nel paese;

20.    invita il vicepresidente della Commissione/alto rappresentante a chiarire le misure specifiche adottate in risposta alla decisione del Consiglio "Affari esteri" di rivedere l'assistenza dell'UE all'Egitto, anche facendo riferimento alla relazione della Corte dei conti del 2013; chiede, in particolare, di chiarire la situazione attuale: i) del programma pianificato di riforma della giustizia; ii) dei programmi dell'UE a sostegno del bilancio; iii) del programma per la promozione degli scambi e dell'attività interna; e iv) della partecipazione dell'Egitto ai programmi regionali dell'UE, come Euromed Police ed Euromed Justice;

21.    chiede di vietare in tutta l'Unione europea l'esportazione in Egitto di tecnologie di intrusione e sorveglianza che potrebbero essere utilizzate per spiare e reprimere i cittadini; chiede di vietare, conformemente all'intesa di Wassenaar, l'esportazione di dispositivi di sicurezza o aiuti militari che potrebbero essere impiegati per reprimere manifestazioni pacifiche;

22.    incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ai parlamenti e ai governi degli Stati membri nonché al presidente e al governo ad interim della Repubblica araba d'Egitto.