Proposta di risoluzione - B8-0580/2016Proposta di risoluzione
B8-0580/2016

PROPOSTA DI RISOLUZIONE sul seguito dato alla risoluzione del Parlamento europeo dell'11 febbraio 2015 sulla relazione del Senato USA sul ricorso alla tortura da parte della CIA

4.5.2016 - (2016/2573(RSP))

presentata a seguito delle interrogazioni con richiesta di risposta orale B8-0367/2016 e B8-0368/2016
a norma dell'articolo 128, paragrafo 5, del regolamento

Claude Moraes a nome della commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni


Procedura : 2016/2573(RSP)
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Risoluzione del Parlamento europeo sul seguito dato alla risoluzione del Parlamento europeo dell'11 febbraio 2015 sulla relazione del Senato USA sul ricorso alla tortura da parte della CIA

(2016/2573(RSP))

Il Parlamento europeo,

–  visto il trattato sull'Unione europea (TUE), in particolare gli articoli 2, 3, 4, 6, 7 e 21,

–  vista la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, in particolare gli articoli 1, 2, 3, 4, 18 e 19,

–  vista la Convenzione europea sui diritti dell'uomo e i relativi protocolli,

–  visti i pertinenti strumenti delle Nazioni Unite in materia di diritti umani, in particolare il Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici del 16 dicembre 1966, la Convenzione contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, disumani o degradanti del 10 dicembre 1984 e i relativi protocolli nonché la Convenzione internazionale per la protezione di tutte le persone dalle sparizioni forzate del 20 dicembre 2006,

–  vista la risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite 2178 (2014), del 24 settembre 2014, sulle minacce alla pace e alla sicurezza internazionali causate da atti terroristici,

–  vista la relazione del Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani, elaborata dal relatore speciale sulla tortura e altre pene o trattamenti crudeli, disumani o degradanti e incentrata sulle commissioni d'inchiesta in risposta a sistemi o prassi di tortura o di altre forme di maltrattamenti,

–  viste le sentenze della Corte europea dei diritti dell'uomo nelle cause Nasr and Ghali c. Italia (Abu Omar) del febbraio 2016, Al-Nashiri c. Polonia e Husayn (Abu Zubaydah) c. Polonia del luglio 2014 e El-Masri c. ex Repubblica jugoslava di Macedonia del dicembre 2012,

–  viste anche le cause pendenti e in corso dinanzi alla Corte europea dei diritti dell'uomo (Abu Zubaydah c. Lithuania e Al Nashiri c. Romania),

–  vista la sentenza del tribunale italiano che ha condannato in contumacia 22 agenti della CIA, un pilota dell'aeronautica e due agenti italiani per il loro coinvolgimento, nel 2003, nel sequestro dell'imam di Milano, Abu Omar,

–  vista la dichiarazione congiunta dell'Unione europea e dei suoi Stati membri e degli Stati Uniti d'America, del 15 giugno 2009, sulla chiusura del centro di detenzione di Guantánamo Bay e sulla futura cooperazione in materia di lotta al terrorismo sulla base di valori condivisi, del diritto internazionale e del rispetto dello Stato di diritto e dei diritti dell'uomo,

–  visti la sua risoluzione del 9 giugno 2011 su Guantánamo: decisione imminente di pena capitale[1], le sue altre risoluzioni su Guantànamo, tra cui la più recente del 23 maggio 2013 sullo sciopero della fame dei prigionieri[2], la sua risoluzione dell'8 ottobre 2015 sulla pena di morte[3] e gli orientamenti dell'UE in materia di pena di morte,

–  viste la sua risoluzione del 6 luglio 2006 sul presunto utilizzo di paesi europei da parte della CIA per il trasporto e la detenzione illegali di persone, adottata in una fase intermedia dei lavori della commissione temporanea[4], la sua risoluzione del 14 febbraio 2007 sul presunto utilizzo di paesi europei da parte della CIA per il trasporto e la detenzione illegali di prigionieri[5], la sua risoluzione dell'11 settembre 2012 sui presunti casi di trasporto e detenzione illegale di prigionieri in paesi europei da parte della CIA: seguito della relazione della commissione TDIP del Parlamento europeo[6] e la sua risoluzione del 10 ottobre 2013 sui presunti casi di trasporto e detenzione illegale di prigionieri in paesi europei da parte della CIA[7],

–  viste le conclusioni del Consiglio, del 5 e 6 giugno 2014, sui diritti fondamentali e lo Stato di diritto e sulla relazione della Commissione del 2013 sull'applicazione della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea ,

–  viste la sua risoluzione del 27 febbraio 2014 sulla situazione dei diritti fondamentali nell'Unione europea (2012)[8] e la sua risoluzione dell'8 settembre 2015 sulla situazione dei diritti fondamentali nell'Unione europea (2013-2014)[9],

–  vista la comunicazione della Commissione dell'11 marzo 2014 intitolata "Un nuovo quadro dell'UE per rafforzare lo Stato di diritto" (COM(2014)0158),

–  vista la sua risoluzione dell'11 febbraio 2015 sulla relazione del Senato USA sul ricorso alla tortura da parte della CIA[10],

–  vista la dichiarazione di Bruxelles sull'attuazione della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, adottata a marzo 2015,

–  viste la conclusione dell'indagine sulla detenzione e il trasporto illegali da parte della CIA di detenuti sospettati di atti di terrorismo, condotta a norma dell'articolo 52 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo (CEDU), e la richiesta del Segretario generale del Consiglio d'Europa a tutti gli Stati aderenti alla CEDU di fornire informazioni sulle inchieste già effettuate o in corso, sulle cause pertinenti presso i tribunali nazionali o su altre misure adottate con riferimento all'oggetto di tale indagine entro il 30 settembre 2015[11],

–  vista la missione d'informazione parlamentare condotta dalla commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni a Bucarest, Romania, il 24 e 25 settembre 2015 e il relativo resoconto di missione,

–  vista l'audizione pubblica tenuta dalla commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni il 13 ottobre 2015 sull'indagine sui presunti casi di trasporto e detenzione illegali di prigionieri in paesi europei da parte della CIA,

–  vista la pubblicazione dello studio del 2015 per la commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni dal titolo "A quest for accountability? EU and Member State inquiries into the CIA Rendition and Secret Detention Programme" (Alla ricerca delle responsabilità? Le indagini dell'UE e degli Stati membri sul programma di consegna e detenzione segreta della CIA),

–  vista la lettera aperta inviata l'11 gennaio 2016 al governo degli Stati Uniti di America dagli esperti di diritti umani delle Nazioni Unite e dall'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa in occasione del 14° anniversario dell'apertura del centro di detenzione di Guantánamo Bay,

–  viste le risoluzioni adottate e le relazioni pubblicate recentemente dalla Commissione interamericana dei diritti dell'uomo a proposito dei diritti umani dei detenuti presso il centro di Guantànamo, compreso l'accesso all'assistenza medica, la relazione del 2015 dell'Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE-ODIHR) e le decisioni del Gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulla detenzione arbitraria,

–  viste le interrogazioni al Consiglio e alla Commissione sul seguito dato alla risoluzione del Parlamento europeo dell'11 febbraio 2015 sulla relazione del Senato USA sul ricorso alla tortura da parte della CIA (O-000038/2016 – B8-0367/2016 e O-000039/2016 – B8-0368/2016),

–  vista la proposta di risoluzione della commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni,

–  visti l'articolo 128, paragrafo 5, e l'articolo 123, paragrafo 2, del suo regolamento,

A.  considerando che l'UE si fonda sui principi della democrazia, dello Stato di diritto, dei diritti umani e delle libertà fondamentali, del rispetto della dignità dell'uomo e del diritto internazionale, non solo nelle sue politiche interne ma anche nella sua dimensione esterna; che l'impegno dell'UE a favore dei diritti umani, rafforzato dall'entrata in vigore della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione e dal processo di adesione alla Convenzione europea dei diritti dell'uomo, deve trovare riscontro in tutti gli ambiti di intervento ai fini dell'efficacia della politica dell'UE in materia di diritti umani;

B.  considerando che l'enfasi sulla guerra al terrorismo ha modificato pericolosamente l'equilibrio tra i vari poteri dello Stato, ampliando le competenze dei governi, a discapito di quelle dei parlamenti e delle autorità giudiziarie, e generando un livello senza precedenti di ricorso al segreto di Stato, il che impedisce l'esecuzione di indagini pubbliche su presunte violazioni dei diritti umani;

C.  considerando che il Parlamento ha chiesto a più riprese che la lotta al terrorismo avvenga nel rispetto dello Stato di diritto, della dignità umana, dei diritti umani e delle libertà fondamentali, anche nell'ambito della cooperazione internazionale in materia, sulla base dei trattati dell'UE, della Convenzione europea sui diritti dell'uomo, delle costituzioni e della legislazione sui diritti fondamentali a livello nazionale;

D.  considerando che, sulla scorta delle conclusioni della sua commissione temporanea sul presunto utilizzo dei paesi europei da parte della CIA (Central Intelligence Agency) per il trasporto e la detenzione illegali di prigionieri, il Parlamento ha condannato fermamente il programma di consegna e detenzione segreta della CIA promosso dagli Stati Uniti, che ha comportato molteplici violazioni dei diritti umani, tra cui la detenzione arbitraria e illegale, il sequestro di persona, la tortura e altri trattamenti disumani o degradanti, la violazione del principio di non respingimento e sparizioni forzate tramite l'utilizzo dello spazio aereo e del territorio dei paesi europei da parte della CIA;

E.  considerando che l'assunzione di responsabilità in relazione a tali atti è essenziale per proteggere e promuovere efficacemente i diritti umani nelle politiche interne ed esterne dell'UE e assicurare politiche di sicurezza legittime ed efficaci fondate sullo Stato di diritto;

F.  considerando che il Parlamento ha più volte ribadito la necessità di indagini a tutto campo sul coinvolgimento degli Stati membri al programma di detenzioni segrete e consegne straordinarie della CIA;

G.  considerando che il 9 dicembre 2015 è stato il primo anniversario della pubblicazione dello studio della commissione ad hoc del Senato degli Stati Uniti per i servizi segreti (SSCI) sul programma di detenzione e interrogatori della CIA e sul suo ricorso a varie forme di tortura sui detenuti tra il 2001 e il 2006; che lo studio ha rivelato nuovi fatti che hanno rafforzato le accuse secondo cui alcuni Stati membri dell'UE, le loro autorità, nonché funzionari e agenti dei loro servizi di sicurezza e intelligence sarebbero stati complici nel programma di detenzioni segrete e consegne straordinarie della CIA, talvolta mediante pratiche di corruzione basate sull'offerta di ingenti somme di denaro da parte della CIA in cambio della loro collaborazione; che lo studio non ha condotto ad alcun tipo di assunzione di responsabilità da parte degli USA in relazione ai programmi di consegne straordinarie e detenzioni segrete della CIA; che, purtroppo, gli USA non hanno collaborato con le indagini europee in merito alla complicità dei paesi europei nei programmi della CIA e che nessun responsabile è stato sinora chiamato a rispondere delle proprie azioni;

H.  considerando che Mark Martins, procuratore capo delle commissioni militari di Guantànamo, ha affermato che gli eventi descritti nella sintesi dello studio della SSCI sul programma di detenzione e interrogatori della CIA sono realmente accaduti;

I.  considerando che sono state condotte nuove analisi approfondite sulla base delle informazioni contenute nella sintesi dello studio della SSCI, confermando le indagini precedenti in relazione al coinvolgimento di una serie di paesi, tra cui Stati membri dell'UE, e individuando nuove aree di indagine;

J.  considerando che il precedente Parlamento europeo, nella sua risoluzione del 10 ottobre 2013, ha invitato l'attuale Parlamento a proseguire nell'adempimento ed esecuzione del mandato conferitogli dalla commissione temporanea sul presunto utilizzo dei paesi europei da parte della CIA per il trasporto e la detenzione illegale di prigionieri e, di conseguenza, ad assicurare che sia dato seguito alle sue raccomandazioni, a esaminare i nuovi elementi che possono emergere, nonché a utilizzare appieno e sviluppare ulteriormente i propri diritti d'inchiesta;

K.  considerando che le risoluzioni adottate e le relazioni pubblicate recentemente dalla Commissione interamericana dei diritti dell'uomo a proposito dei diritti umani dei detenuti presso il centro di Guantànamo evidenziano il timore che almeno alcuni dei detenuti non abbiano accesso a un'assistenza sanitaria o a programmi di riabilitazione adeguati; che la relazione OSCE-ODIHR esprime analogamente preoccupazioni in relazione alla tutela dei diritti umani a Guantànamo, compresa la mancata concessione del diritto a un giusto processo e che il Gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulla detenzione arbitraria afferma, nelle sue decisioni, che i detenuti di Guantànamo sono detenuti in modo arbitrario;

L.  considerando che il presidente degli Stati Uniti Barack Obama si era impegnato a chiudere il centro di detenzione di Guantánamo Bay entro gennaio 2010; che il 15 giugno 2009 l'UE e i suoi Stati membri, da un lato, e gli USA, dall'altro, hanno firmato una dichiarazione congiunta sulla chiusura del centro di detenzione di Guantánamo Bay e sulla futura cooperazione in materia di lotta al terrorismo sulla base di valori condivisi, del diritto internazionale e del rispetto dello stato di diritto e dei diritti dell'uomo; che il 23 febbraio 2016 il presidente Obama ha inviato al Congresso un piano volto a chiudere una volta per tutte la prigione militare di Guantánamo Bay; che l'assistenza fornita dagli Stati membri dell'UE ai fini del reinsediamento di alcuni prigionieri è stata limitata;

M.  considerando che nessuno degli Stati membri interessati ha condotto indagini complete ed efficaci al fine di consegnare alla giustizia i responsabili di reati in base al diritto internazionale e nazionale o di garantirne l'assunzione di responsabilità in seguito alla pubblicazione dello studio del Senato USA;

N.  considerando che è deplorevole che i membri della missione d'informazione della commissione del Parlamento europeo per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni a Bucarest non abbiano potuto visitare l'edificio dell'Ufficio del registro nazionale di informazioni classificate (ORNISS), che sarebbe stato usato come centro segreto di detenzione dalla CIA;

O.  considerando che la risoluzione del Parlamento dell'11 febbraio 2015 sulla relazione del Senato USA sul ricorso alla tortura da parte della CIA incarica la commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni, in associazione con la commissione per gli affari esteri e, in particolare, la sottocommissione per i diritti dell'uomo, di riprendere l'indagine sui presunti casi di trasporto e detenzione illegale di prigionieri in paesi europei da parte della CIA e di riferire in merito all'Aula entro un anno;

1.  sottolinea l'importanza unica e la natura strategica delle relazioni transatlantiche in un momento di crescente instabilità globale; ritiene che tali relazioni, fondate su interessi comuni oltre che su valori condivisi, debbano essere ulteriormente rafforzate sulla base del rispetto del multilateralismo, dello Stato di diritto e della risoluzione negoziata dei conflitti;

2.  ribadisce la sua ferma condanna del ricorso alle tecniche di interrogatorio potenziate, che sono proibite dal diritto internazionale e violano, fra gli altri, il diritto alla libertà, alla sicurezza, a un trattamento umano, a non essere sottoposti a torture, alla presunzione di innocenza, a un giusto processo, all'assistenza legale e all'uguale tutela da parte della legge;

3.  manifesta, un anno dopo la pubblicazione dello studio del Senato USA, la sua profonda preoccupazione per l'apatia mostrata dagli Stati membri e dalle istituzioni dell'UE per quanto riguarda il riconoscimento delle molteplici violazioni dei diritti fondamentali e dei casi di tortura che si sono verificati in territorio europeo tra il 2001 e il 2006, la conduzione di indagini in merito e la consegna dei responsabili alla giustizia;

4.  accoglie con favore la sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo del 23 febbraio 2016 nella causa Nasr e Ghali contro Italia (44883/09), secondo cui le autorità italiane erano a conoscenza delle torture perpetrate ai danni dell'imam egiziano Abu Omar ed erano ricorse in maniera evidente al principio del "segreto di Stato" per garantire che ai responsabili fosse di fatto concessa l'impunità; invita l'esecutivo italiano a rinunciare al principio del "segreto di Stato" per l'ex capo del Servizio per le informazioni e la sicurezza militare (SISMI) e il suo vice, nonché per tre ex membri del SISMI, al fine di assicurare che la giustizia proceda senza ostacoli;

5.  deplora il fatto che nel settembre 2015 sia stata condotta solo una missione d'informazione trasversale in Romania; chiede che il Parlamento europeo organizzi una quantità maggiore di missioni d'informazione negli Stati membri che nello studio del Senato USA sul programma di detenzione e interrogatori della CIA figurano come complici di tale programma, come la Lituania, la Polonia, l'Italia e il Regno Unito;

6.  sottolinea il fatto che la cooperazione transatlantica fondata su valori comuni quali la promozione della libertà e della sicurezza, della democrazia e dei diritti umani fondamentali è e deve essere una priorità chiave delle relazioni estere dell'UE; ribadisce la chiara posizione espressa nella dichiarazione USA-UE del 2009, secondo cui gli sforzi comuni volti a contrastare il terrorismo devono rispettare gli obblighi previsti dal diritto internazionale, in particolare per quanto concerne il diritto internazionale umanitario e i diritti umani, e che ciò renderà i nostri paesi più forti e più sicuri; invita gli USA a compiere ogni sforzo, in tale contesto, per rispettare i diritti dei cittadini dell'UE nello stesso modo in cui rispettano quelli dei cittadini statunitensi;

7.  ritiene che la cooperazione transatlantica in materia di lotta al terrorismo debba rispettare i diritti fondamentali, le libertà fondamentali e la privacy, secondo quanto garantito dalla legislazione dell'UE, a beneficio dei cittadini di entrambe le sponde dell'Atlantico; invita a proseguire il dialogo politico tra i partner transatlantici sulle questioni relative alla sicurezza e alla lotta al terrorismo, anche per quanto riguarda la tutela dei diritti civili e umani, al fine di combattere efficacemente il terrorismo;

8.  esprime rammarico per il fatto che, più di un anno dopo la pubblicazione dello studio del Senato USA e l'adozione della presente risoluzione del Parlamento con cui è stato chiesto agli Stati Uniti di indagare e perseguire le molteplici violazioni dei diritti umani derivanti dai programmi di consegne straordinarie e detenzioni segrete della CIA e di cooperare con tutte le richieste degli Stati membri dell'UE in relazione al programma della CIA, nessuno dei responsabili sia stato chiamato a rispondere delle proprie azioni e per il fatto che il governo degli Stati Uniti non abbia collaborato con gli Stati membri dell'UE;

9.  ribadisce il suo invito rivolto agli Stati Uniti affinché continuino a indagare, perseguendone gli autori, sulle molteplici violazioni dei diritti umani derivanti dai programmi di consegne straordinarie e detenzioni segrete della CIA portati avanti dalla precedente amministrazione USA, nonché a cooperare con tutte le richieste degli Stati membri dell'UE per quanto concerne le informazioni, l'estradizione o i mezzi di ricorso efficaci per le vittime in relazione al programma della CIA; incoraggia la commissione ad hoc del Senato degli Stati Uniti per i servizi segreti a pubblicare integralmente il suo studio sul programma di detenzione e interrogatori della CIA; sottolinea la conclusione fondamentale cui è giunto il Senato degli Stati Uniti, secondo cui i metodi violenti e illegali applicati dalla CIA non hanno permesso di ottenere le informazioni necessarie atte a prevenire nuovi attacchi terroristici; ribadisce la sua condanna assoluta nei confronti della tortura e delle sparizioni forzate;

10.  deplora la chiusura dell'inchiesta condotta dal Segretario generale del Consiglio d'Europa ai sensi dell'articolo 52 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, dato che in alcuni Stati membri le indagini restano in sospeso e che è necessario un ulteriore monitoraggio in materia; ribadisce, a tal fine, il suo invito affinché gli Stati membri conducano indagini, assicurando la piena trasparenza, sulla presunta esistenza, sul loro territorio, di prigioni segrete che avrebbero ospitato detenuti nell'ambito del programma della CIA, perseguendo le persone coinvolte in tali operazioni, compresi gli attori pubblici e tenendo conto di tutti i nuovi elementi di prova emersi (tra cui i pagamenti effettuati, come indicato nella sintesi dello studio), inoltre constata con rammarico la lentezza delle indagini, lo scarso livello di responsabilità e l'eccessivo affidamento sul segreto di Stato;  

11.  esorta la Lituania, la Romania e la Polonia a condurre con urgenza indagini penali trasparenti, approfondite ed efficaci sui centri di detenzione segreti della CIA nei rispettivi territori, tenuto pienamente conto di tutti gli elementi di prova oggettivi che sono stati rivelati, per assicurare alla giustizia i responsabili delle violazioni dei diritti umani, per consentire agli inquirenti di effettuare un esame esaustivo della rete dei voli di consegna e delle persone di contatto che hanno notoriamente organizzato o partecipato ai voli in questione, per effettuare analisi di polizia scientifica in merito ai siti di detenzione e alla somministrazione di cure mediche ai detenuti in tali siti, per analizzare le registrazioni telefoniche e i trasferimenti di denaro, per valutare le istanze di riconoscimento come parte civile o di partecipazione alle indagini di potenziali vittime, e per garantire che siano presi in considerazione tutti i pertinenti crimini, anche in collegamento con il trasferimento di detenuti;

12.  insiste affinché sia data piena e tempestiva esecuzione alle sentenze della Corte europea dei diritti dell'uomo pronunciate contro la Polonia e l'ex Repubblica iugoslava di Macedonia, tra cui il rispetto delle misure urgenti a carattere individuale e generale; ribadisce l'invito rivolto dal Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa alla Polonia affinché si adoperi per chiedere e ottenere assicurazioni diplomatiche dagli USA in merito alla non applicazione della pena di morte e alla garanzia di un processo equo, intraprendendo indagini penali tempestive, approfondite ed efficaci per assicurare che tutti pertinenti reati siano affrontati, anche in relazione a tutte le vittime, e assicurando alla giustizia i responsabili delle violazioni dei diritti umani; accoglie con favore, a tal fine, l'intenzione della ex Repubblica iugoslava di Macedonia di istituire un organismo di indagine indipendente ad hoc, e ne sollecita la rapida istituzione con il sostegno e la partecipazione a livello internazionale;

13.  ricorda che l'ex direttore dei servizi segreti rumeni, Ioan Talpes, ha messo agli atti dinanzi alla delegazione del Parlamento europeo di essere stato a conoscenza della presenza della CIA sul territorio rumeno, riconoscendo di aver ottenuto il permesso di "affittare" un edificio pubblico alla CIA;

14.  esprime preoccupazione in merito agli ostacoli incontrati nell'ambito delle indagini parlamentari e giudiziarie a livello nazionale relative al coinvolgimento di alcuni Stati membri nel programma della CIA, e all'indebita classificazione di documenti che conduce di fatto all'impunità degli autori delle violazioni dei diritti umani;

15.  ricorda che la Corte europea dei diritti dell'uomo ha ormai espressamente riconosciuto, nella sua sentenza del 24 luglio 2014, che le fonti pubbliche e i ripetuti elementi di prova che contribuiscono a far luce sul coinvolgimento degli Stati membri nel programma di consegne della CIA costituiscono prove ammissibili nei procedimenti giudiziari, in particolare quando i documenti di Stato ufficiali sono esclusi dall'esame pubblico o giudiziario per motivi di "sicurezza nazionale";

16.  invita la Commissione a presentare un libro bianco relativo ai casi in cui la sicurezza nazionale e il segreto di Stato non possono essere invocati in una società democratica, definendo fondamentalmente gli elementi che rientrano nella nozione di "sicurezza nazionale";

17.  accoglie con favore gli sforzi compiuti finora dalla Romania e invita il Senato rumeno a declassificare le restanti parti classificate della sua relazione 2007, ossia gli allegati su cui erano basate le conclusioni dell'inchiesta del Senato rumeno; ribadisce il suo invito rivolto alla Romania affinché indaghi sulle accuse secondo cui vi sarebbe stata una prigione segreta, persegua i soggetti coinvolti in tali operazioni, tenendo conto di tutti i nuovi elementi di prova emersi, e concluda urgentemente le indagini;

18.  constata che i dati raccolti durante l'indagine della commissione parlamentare lituana per la sicurezza nazionale e la difesa relativa alla partecipazione della Lituania al programma segreto di detenzione della CIA non sono stati resi pubblici, e chiede la pubblicazione dei dati, con le eventuali necessarie revisioni;

19.  esprime il proprio disappunto per il fatto che, nonostante le varie richieste (una lettera al ministro degli Affari esteri della Romania, Bogdan Aurescu, del presidente della commissione parlamentare per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni, e un'altra richiesta inviata al segretario di Stato George Ciamba in occasione della missione d'informazione), i membri della missione d'informazione non sono stati in grado di visitare "Bright Light", un edificio che sarebbe stato utilizzato ripetutamente – e ufficialmente – come sito di detenzione;

20.  invita la Commissione e il Consiglio a riferire in Aula prima della fine di giugno 2016 sul seguito dato alle raccomandazioni e alle richieste espresse dal Parlamento europeo nella sua inchiesta sui presunti casi di trasporto e detenzione illegale di prigionieri in paesi europei da parte della CIA e nelle sue successive risoluzioni, e a riferire sui risultati delle indagini e delle azioni penali condotte negli Stati membri;

21.  chiede che il dialogo interparlamentare UE-USA periodico e strutturato, in particolare tra la commissione del Parlamento europeo per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni e i suoi omologhi del Congresso e del Senato USA, venga rafforzato ricorrendo a tutti i canali di cooperazione e di dialogo previsti dal dialogo legislativo transatlantico (DLT); accoglie con favore, a tale riguardo, la 78a riunione del DLT tra il Parlamento europeo e il Congresso USA, che si terrà a L'Aia dal 26 al 28 giugno 2016, quale opportunità per rafforzare tale cooperazione, dato che la cooperazione nella lotta al terrorismo costituirà parte integrante della discussione;

22.  rammenta che la trasparenza è il punto cardine di ogni società democratica, la condizione sine qua non della responsabilità del governo nei confronti dei suoi cittadini; è pertanto profondamente preoccupato per la crescente tendenza dei governi volta a invocare indebitamente la "sicurezza nazionale" con l'unico o principale obiettivo di bloccare il controllo pubblico da parte dei cittadini (a cui il governo risponde) o da parte del sistema giudiziario (che è il custode della legislazione nazionale); ricorda che è estremamente pericoloso disattivare qualsiasi eventuale meccanismo di responsabilità democratica, sollevando effettivamente il governo delle sue responsabilità;

23.  esprime rammarico per il fatto che l'impegno del Presidente statunitense di chiudere Guantánamo entro il gennaio 2010 non sia stato ancora attuato; ribadisce il suo appello alle autorità statunitensi affinché riesaminino il sistema delle commissioni militari al fine di garantire processi equi, chiudere Guantánamo e proibire il ricorso alla tortura, ai maltrattamenti e alle detenzioni a tempo indeterminato in qualsiasi circostanza;

24.  plaude alle recenti misure positive adottate dal Presidente Obama nei suoi continui e ripetuti sforzi intesi a chiudere il centro di detenzione presso la base militare statunitense di Guantánamo Bay e a procedere al rilascio dei detenuti che non sono stati incriminati; invita gli USA ad affrontare le preoccupazioni espresse dagli organismi internazionali per la difesa dei diritti umani per quanto riguarda i diritti umani dei detenuti a Guantánamo, anche per quanto concerne l'accesso a cure mediche adeguate e le misure di riabilitazione a favore dei sopravvissuti alle torture; sottolinea che il Presidente Obama, nel suo discorso sullo stato dell'Unione del 20 gennaio 2015, ha ribadito la propria determinazione di onorare l'impegno assunto durante la campagna elettorale del 2008 e chiudere la prigione di Guantánamo Bay, inoltre si compiace del piano da egli inviato al Congresso il 23 febbraio 2016; invita gli Stati membri a concedere asilo ai detenuti che hanno ufficialmente ottenuto l'autorizzazione al rilascio;

25.  ribadisce la sua convinzione che il modo migliore per risolvere lo status dei detenuti di Guantánamo sia attraverso normali processi penali soggetti alla giurisdizione civile; insiste sul fatto che i detenuti nelle carceri americane dovrebbero essere accusati tempestivamente e processati conformemente alle norme internazionali dello Stato di diritto oppure essere rilasciati; sottolinea, a questo proposito, che in materia di equo processo tutti dovrebbero essere soggetti alle stesse norme, senza discriminazioni;

26.  invita le autorità statunitensi a non applicare la pena di morte per i detenuti a Guantánamo Bay;

27.  incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, all'autorità di nomina per le commissioni militari degli Stati Uniti, al Segretario di Stato degli Stati Uniti, al Presidente degli Stati Uniti, al Congresso e al Senato degli Stati Uniti, al Segretario generale delle Nazioni Unite, al relatore speciale delle Nazioni Unite sulla tortura, al Segretario generale del Consiglio d'Europa, all'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa e alla Commissione interamericana dei diritti dell'uomo.