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 Indice 
 Testo integrale 
Resoconto integrale delle discussioni
Giovedì 16 marzo 2017 - Strasburgo Edizione rivista

Quadro dell’Unione per la raccolta, la gestione e l’uso di dati nel settore della pesca (discussione)
MPphoto
 

  Marco Affronte, relatore. – Signora Presidente, onorevoli colleghi, la raccolta dei dati scientifici è essenziale per un'attuazione della politica comune della pesca, in quanto consente di fondarla sui migliori pareri scientifici. I dati servono per valutare lo stato degli stock ittici, la redditività dei vari segmenti del settore e l'impatto della pesca e dell'acquacoltura sugli ecosistemi. Ma i dati sono necessari anche per valutare le politiche dell'Unione europea: misure di gestione della pesca, misure finanziarie e strutturali a sostegno della pesca e della cultura, misure di mitigazione destinate a ridurre gli effetti negativi della pesca sull'ecosistema.

Ci servono dati scientifici per applicare buone norme ed efficaci politiche di gestione della pesca e ci servono dati per valutare se queste politiche funzionano o se vanno modificate e migliorate. Per questo motivo nel 2000 è stato istituito un quadro dell'Unione europea per la raccolta e la gestione dei dati sulla pesca, divenuto nel 2008 il quadro per la raccolta dei dati o Data Collection Framework (DCF), che ha rappresentato un importante progresso nell'elaborazione di una serie armonizzata di norme dell'Unione per la raccolta dei dati biologici, ambientali, tecnici e socioeconomici sui settori della pesca, dell'acquacultura e della trasformazione.

La politica comune della pesca ci impone di gestire le attività di pesca tenendo conto del loro impatto sull'ecosistema. Su queste basi dobbiamo costruire una più profonda e completa conoscenza degli ecosistemi marini, in modo da non muoverci alla cieca e non accorgerci delle conseguenze delle nostre politiche solo dopo che questi appaiono, spesso in maniera negativa. Ciò è particolarmente importante per poter conseguire il massimo rendimento sostenibile (Maximum Sustainable Yield, MSY) entro il 2020. Il massimo rendimento sostenibile è un concetto relativamente nuovo, molto importante, che si basa però su valori numerici che devono essere stabiliti in maniera scientifica e sulla base di dati, studi e ricerche.

La proposta della Commissione su questo dossier si basava su ciò che già funzionava nell'attuale sistema di raccolta dati, mantenendo così la continuità ma consentendo, al tempo stesso, di adeguarsi ai nuovi requisiti. Quello che siamo riusciti a ottenere, grazie al lavoro che abbiamo fatto insieme ai relatori ombra, con i quali c'è stato grande accordo su questa relazione e grande condivisione soprattutto nei momenti difficili di discussione con il Consiglio, è un campo di applicazione ampliato in modo da comprendere la raccolta dei dati per la protezione dell'ambiente marino, cioè dati che servono per valutare l'impatto della pesca sull'ecosistema marino, comprese le zone marine vulnerabili e le specie e gli habitat più delicati. Questo, ovviamente, insieme ai dati necessari per la gestione sostenibile di tutte le specie sfruttate commercialmente e in particolare per il raggiungimento di un buono stato ecologico entro il 2020.

Abbiamo inserito la necessità di coprire quelle attività di pesca cosiddette data deficient, cioè senza il necessario supporto attuale di conoscenze scientifiche; abbiamo anche voluto che questi dati fossero disposizione di tutti: istituzioni, ricercatori, associazioni ambientaliste e chiunque sia interessato a studiarli e a valutarli. Ma abbiamo anche posto dei termini più stretti per gli Stati membri, per rispondere alle richieste dei dati da utenti finali e delle altre parti interessate.

Ci muoviamo nella direzione di database a livello regionale, questo è importante perché i dati vengono raccolti su aree marine più ampie e in maniera standardizzata e armonizzata.

Raccoglieremo dati anche sull'acquacultura, sia a livello biologico che a livello socioeconomico; raccoglieremo dati sulla pesca ricreativa, anche se in questo caso ne siamo usciti parzialmente sconfitti perché era importante inserire i dati socioeconomici ma non ce l'abbiamo fatta; abbiamo comunque l'impatto ambientale della pesca ricreativa.

Abbiamo insistito affinché si raggiunga un numero adeguato ed esaustivo di campagne di ricerca obbligatoria in mare, da stabilire a livello dell'Unione, e infine, a seguito di un lungo braccio di ferro con il Consiglio, abbiamo ottenuto che la maggior parte del quadro di raccolta dei dati, in particolare l'elenco di quali dati e quali categorie di dati raccogliere, venga adottato tramite atti delegati. In questo modo abbiamo difeso le prerogative del Parlamento europeo che deve poter valutare e pronunciarsi su atti così importanti.

 
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