La filiera avicola in Italia raggruppa 15.300 allevamenti e 1.600 imprese di trasformazione, che impiegano 64.000 addetti. Le associazioni dei produttori, fra cui A.V.A. (Associazione Veneta Avicoltori), segnalano che nei primi mesi del 2019 i prezzi all'origine dei polli Made in Italy sono scesi a 0,86 euro/kg, con un calo del 22,4 % rispetto allo stesso periodo del 2018, e che la caduta dei prezzi riguarda anche molte altre carni avicole italiane, comprese quelle di anatre (-10,7 %) e tacchini (-2 %).
Uno dei fattori che sta causando la distorsione del mercato è l'aumento di importazione di carni avicole da paesi terzi come l'Ucraina, che aggirando gli accordi di libero scambio esistenti, eludono i dazi e immettono nel mercato dell'UE carni avicole a prezzi estremamente bassi, grazie soprattutto ai costi di produzione inferiori del 40 % rispetto a quelli europei.
Gli operatori italiani ravvisano inoltre problematicità relativamente all'etichettatura delle carni avicole, che non sarebbe di immediata comprensione ai consumatori.
Alla luce di quanto precede, può la Commissione rispondere ai seguenti quesiti:
1)
Quali misure intende attuare per sostenere il comparto avicolo italiano e il tessuto sociale che da esso dipende?
2)
Ha intenzione di rivedere il regolamento (UE) n.1337/2013 per rendere le etichette delle carni avicole più trasparenti e comprensibili ai consumatori?