Proposta di risoluzione comune - RC-B8-0466/2016Proposta di risoluzione comune
RC-B8-0466/2016

PROPOSTA DI RISOLUZIONE COMUNE sul Pakistan, in particolare l'attacco a Lahore

13.4.2016 - (2016/2644(RSP))

presentata a norma dell'articolo 135, paragrafo 5, e dell'articolo 123, paragrafo 4, del regolamento
in sostituzione delle proposte di risoluzione presentate dai gruppi:
EFDD (B8-0466/2016)
Verts/ALE (B8-0467/2016)
S&D (B8-0468/2016)
PPE (B8-0471/2016)
ECR (B8-0474/2016)
ALDE (B8-0476/2016)

Cristian Dan Preda, Elmar Brok, György Hölvényi, Davor Ivo Stier, Andrej Plenković, Michèle Alliot-Marie, Lorenzo Cesa, Roberta Metsola, Patricija Šulin, Bogdan Brunon Wenta, Andrey Kovatchev, Joachim Zeller, Tunne Kelam, Ildikó Gáll-Pelcz, Lara Comi, József Nagy, Milan Zver, Marijana Petir, Giovanni La Via, Claude Rolin, Jiří Pospíšil, Ramón Luis Valcárcel Siso, Adam Szejnfeld, Eva Paunova, Tomáš Zdechovský, Agnieszka Kozłowska-Rajewicz, Stanislav Polčák, Jaromír Štětina, Pavel Svoboda, Andrey Novakov, Romana Tomc, Ivan Štefanec, David McAllister, Michaela Šojdrová, Salvatore Cicu, Lefteris Christoforou, Anna Záborská, Therese Comodini Cachia, Ramona Nicole Mănescu, Dubravka Šuica, Csaba Sógor, Ivana Maletić, Luděk Niedermayer, Seán Kelly, Hermann Winkler, Thomas Mann, Sven Schulze, László Tőkés, Elisabetta Gardini, Inese Vaidere a nome del gruppo PPE
Josef Weidenholzer, Victor Boştinaru, Knut Fleckenstein, Richard Howitt, Nikos Androulakis, Francisco Assis, Hugues Bayet, Brando Benifei, Goffredo Maria Bettini, José Blanco López, Vilija Blinkevičiūtė, Nicola Caputo, Nessa Childers, Andi Cristea, Nicola Danti, Isabella De Monte, Monika Flašíková Beňová, Doru-Claudian Frunzulică, Eider Gardiazabal Rubial, Enrico Gasbarra, Elena Gentile, Lidia Joanna Geringer de Oedenberg, Neena Gill, Michela Giuffrida, Maria Grapini, Sylvie Guillaume, Cătălin Sorin Ivan, Liisa Jaakonsaari, Eva Kaili, Miapetra Kumpula-Natri, Kashetu Kyenge, Arne Lietz, Javi López, Krystyna Łybacka, Costas Mavrides, Marlene Mizzi, Sorin Moisă, Alessia Maria Mosca, Victor Negrescu, Momchil Nekov, Demetris Papadakis, Tonino Picula, Liliana Rodrigues, Daciana Octavia Sârbu, Monika Smolková, Tibor Szanyi, Marc Tarabella, Elena Valenciano a nome del gruppo S&D
Charles Tannock, Mark Demesmaeker, Bas Belder, Raffaele Fitto, Sajjad Karim, Peter van Dalen, Valdemar Tomaševski, Ian Duncan, Monica Macovei, Arne Gericke, Branislav Škripek, Zdzisław Krasnodębski, Ryszard Antoni Legutko, Tomasz Piotr Poręba, Karol Karski, Jana Žitňanská, Ruža Tomašić, Ryszard Czarnecki, Anna Elżbieta Fotyga, Marek Jurek, Angel Dzhambazki a nome del gruppo ECR
Pavel Telička, Marielle de Sarnez, Izaskun Bilbao Barandica, Ramon Tremosa i Balcells, Petras Auštrevičius, Marietje Schaake, Beatriz Becerra Basterrechea, Valentinas Mazuronis, Ivo Vajgl, Filiz Hyusmenova, Martina Dlabajová, Nedzhmi Ali, Dita Charanzová, José Inácio Faria, Fredrick Federley, Nathalie Griesbeck, Antanas Guoga, Marian Harkin, Ivan Jakovčić, Petr Ježek, Ilhan Kyuchyuk, Louis Michel, Maite Pagazaurtundúa Ruiz, Jozo Radoš, Frédérique Ries, Robert Rochefort, Hannu Takkula, Carolina Punset, Johannes Cornelis van Baalen, Hilde Vautmans, Paavo Väyrynen, Javier Nart, Gérard Deprez, Jasenko Selimovic, Cecilia Wikström a nome del gruppo ALDE
Jean Lambert, Barbara Lochbihler, Davor Škrlec, Ernest Urtasun, Igor Šoltes, Heidi Hautala, Bronis Ropė a nome del gruppo Verts/ALE
Ignazio Corrao, Fabio Massimo Castaldo, Marco Valli, Rolandas Paksas a nome del gruppo EFDD


Procedura : 2016/2644(RSP)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo del documento :  
RC-B8-0466/2016
Testi presentati :
RC-B8-0466/2016
Testi approvati :

Risoluzione del Parlamento europeo sul Pakistan, in particolare l'attacco a Lahore

(2016/2644(RSP))

Il Parlamento europeo,

–  viste le sue precedenti risoluzioni sul Pakistan,

–  vista la dichiarazione del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza Federica Mogherini, del 27 marzo 2016, sull'attacco a Lahore, in Pakistan,

–  vista la dichiarazione del Rappresentante speciale dell'UE per i diritti umani, Stavros Lambrinidis, del 29 ottobre 2014,

–  viste le dichiarazioni del Segretario generale dell'ONU, Ban Ki-moon, del 27 marzo 2016, sull'attentato dinamitardo in Pakistan, e del 21 gennaio 2016, sull'attacco all'università Bacha Khan,

–  vista la dichiarazione del Consiglio di sicurezza dell'ONU, del 28 marzo 2016, sugli attacchi terroristici a Lahore, in Pakistan,

–  viste le relazioni del Relatore speciale delle Nazioni Unite sulla libertà di religione o di credo,

–  vista la relazione del Relatore speciale dell'ONU sulle questioni relative alle minoranze, Rita Izsák-Ndiaye, sul tema "Hate speech and incitement to hatred against minorities in the media", del 5 gennaio 2015,

–  vista la dichiarazione del Premio Nobel per la pace e vincitrice del premio Sacharov Malala Yousafzai del 27 marzo 2016,

–  viste la relazione del Relatore speciale dell'ONU sull'indipendenza dei giudici e degli avvocati, Gabriela Knaul, del 4 aprile 2013, e la relazione del gruppo di lavoro dell'ONU sulle sparizioni forzate o involontarie, del 26 febbraio 2013, relativamente alla sua missione in Pakistan,

–  visto l'articolo 18 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948,

–  visti il Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici e il Patto internazionale relativo ai diritti sociali, economici e culturali,

–  visti gli orientamenti dell'UE in materia di pena di morte, quali rivisti il 12 aprile 2013,

–  viste le conclusioni del Consiglio sul Pakistan del 20 luglio 2015,

–  visti il piano d'impegno quinquennale UE-Pakistan del marzo 2012, che prevede priorità tra cui il buon governo e il dialogo sui diritti umani, nonché il secondo dialogo strategico UE-Pakistan, strettamente correlato, del 25 marzo 2014,

–  visti gli orientamenti dell'UE sulla promozione e la tutela della libertà di religione o di credo,

–  vista la sua risoluzione del 17 dicembre 2015 sulla relazione annuale sui diritti umani e la democrazia nel mondo nel 2014 e sulla politica dell'Unione europea in materia[1],

–  visti l'articolo 135, paragrafo 5, e l'articolo 123, paragrafo 4, del suo regolamento,

A.  considerando che il 27 marzo 2016, in uno spazio giochi nel parco Gulshan-e-Iqbal a Lahore, un attentato dinamitardo suicida ha causato la morte di oltre 73 persone ferendone oltre 300, tra cui molte donne e bambini; che il gruppo islamico terrorista Jamaat-ul-Ahrar ha rivendicato la responsabilità dell'attacco, dichiarando di aver preso di mira i cristiani intenzionalmente; che, tuttavia, la maggior parte dei feriti e delle persone che hanno perso la vita erano musulmani e tutti pakistani;

B.  considerando che al momento dell'attentato terroristico erano in corso manifestazioni violente a Islamabad, dove i sostenitori di Mumtaz Qadri, condannato per l'omicidio del governatore Salman Taseer, hanno chiesto l'esecuzione di Asia Bibi, una donna accusata di blasfemia e condannata a morte, a difesa della quale era intervenuto il governatore Taseer; che decine di migliaia di persone hanno partecipato al funerale di Quadri dopo la sua impiccagione, celebrandolo come un eroe, inoltre le sue immagini sono state diffuse sui social media; che il giudice che per primo aveva dichiarato colpevole Quadri è stato costretto ad abbandonare il paese dopo aver ricevuto minacce di morte;

C.  considerando che alcuni gruppi estremisti sono liberi di portare avanti le proprie ideologie e attività, come alcuni sindacati studenteschi nelle università o il Forum di avvocati Khatm-e-Nubuwwat, che sarebbe la forza trainante alla base dell'aumento dei procedimenti giudiziari per accuse di blasfemia nei tribunali pakistani e contrario a ogni tentativo dei legislatori di riformare la legge pertinente;

D.  considerando che i cristiani e le altre minoranze non subiscono soltanto persecuzioni da parte degli estremisti, ma sono anche oggetto di discriminazioni giuridiche, in particolare attraverso le leggi pakistane sulla blasfemia, che sono discriminatorie e sono ampiamente utilizzate in modo improprio da coloro che vi ricorrono con motivazioni personali e politiche; che gli stessi musulmani continuano ad essere accusati in base a tali leggi;

E.  considerando che per anni il terrorismo e l'estremismo islamico hanno avuto ripercussioni sulla popolazione pakistana, in particolare sulle minoranze religiose, le donne e i bambini; che dall'approvazione dell'ultima risoluzione del Parlamento europeo sul Pakistan, il 15 gennaio 2015[2], hanno avuto luogo alcune decine di altri attentati terroristici e violenti contro le minoranze religiose in un contesto di leggi discriminatorie e applicate in maniera inadeguata;

F.  considerando che in Pakistan vari gruppi terroristici prendono di mira minoranze religiose come gli ahmadi, i cristiani, gli sciiti e gli indù nonché i sunniti con opinioni divergenti; che, nella sua relazione annuale 2015, la commissione per i diritti umani del Pakistan ha osservato che nella maggior parte dei casi i responsabili di reati hanno goduto dell'impunità;

G.  considerando che i gruppi estremisti continuerebbero ancora a utilizzare bambini attentatori suicidi; che il governo non è riuscito a varare una normativa per istituire la commissione nazionale sui diritti dell'infanzia, un organismo indipendente per proteggere e far rispettare i diritti dei minori;

H.  considerando che dopo il massacro nella scuola ad opera di insorti talebani, perpetrato nel dicembre 2014, il governo del Pakistan ha reintrodotto la pena di morte dopo una moratoria di sei anni, inizialmente soltanto per attività terroristiche, ma in seguito per tutti i reati capitali; che, alla fine del 2015, il Pakistan ha giustiziato 326 persone, il numero più elevato mai registrato e il terzo più alto a livello mondiale;

I.  considerando che gli scontri tra l'esercito pakistano e i gruppi armati non governativi hanno avuto come conseguenza oltre 1 milione di sfollati interni;

J.  considerando che le donne appartenenti alle minoranze religiose del Pakistan subiscono rapimenti, sono sottoposte a matrimoni forzati e obbligate con la forza a convertirsi all'Islam, un fenomeno in gran parte ignorato dalla polizia e autorità civili;

K.  considerando che il Pakistan svolge un ruolo importante nella promozione della stabilità nell'Asia meridionale e dovrebbe quindi dare l'esempio rafforzando lo Stato di diritto e tutelando i diritti umani;

L.  considerando che l'UE conferma il suo pieno impegno a proseguire il dialogo e la collaborazione con il Pakistan nell'ambito del piano d'impegno quinquennale;

1.  esprime profondo sconcerto per l'attentato del 27 marzo 2016 a Lahore e condanna fermamente tali atti insensati di violenza perpetrati a danno di così tanti innocenti;

2.  esprime il suo profondo cordoglio e le sue condoglianze alle famiglie delle vittime e manifesta la sua solidarietà al popolo e al governo del Pakistan;

3.  sottolinea l'assoluta necessità di assicurare alla giustizia i responsabili dell'attentato di Lahore; invita le autorità pakistane, in particolare le autorità locali e provinciali, a garantire lo svolgimento efficace di indagini e azioni penali in merito a tali atti;

4.  esprime profonda preoccupazione per le violazioni gravi e sistematiche della libertà di religione e credo in Pakistan; evidenzia l'importanza di rispettare i diritti fondamentali di tutte le minoranze religiose ed etniche che vivono in Pakistan, affinché possano continuare a vivere in condizioni di dignità, uguaglianza e sicurezza e a praticare la propria religione in assoluta libertà, senza alcun tipo di coercizione, discriminazione, intimidazione o vessazione, in linea con i principi fondanti del Pakistan;

5.  plaude alle iniziative di riforma intraprese dal governo, come il progetto di legge volto a rendere penalmente perseguibile il matrimonio infantile e la legge intesa a proteggere le donne da violenze e vessazioni, lo sblocco di YouTube, la decisione che riconosce le festività di Holi, Diwali e Pasqua per le minoranze religiose, come pure l'iniziativa personale del primo ministro Nawaz Sharif di partecipare a una cerimonia religiosa hindu; esorta il governo a intensificare ulteriormente gli sforzi per creare un clima sociale favorevole alle minoranze e alla diversità di opinione; rammenta, a tal riguardo, il piano di azione nazionale, le riforme promesse e urgentemente necessarie in merito alle madrasa, in particolare l'azione del governo contro l'incitamento all'odio, nonché la riforma della polizia e del sistema giudiziario, ancora in sospeso; segnala la necessità di adottare misure più ambiziose in futuro, in particolare nel campo dell'istruzione (escludendo preconcetti e pregiudizi negativi dai corsi di studio e dai libri di testo) e nel perseguimento di coloro che incitano alla violenza;

6.  accoglie con favore l'impegno del governo del Pakistan nell'affrontare la minaccia dell'estremismo religioso; incoraggia un dialogo continuo tra l'UE e i suoi Stati membri da un lato, e il Pakistan dall'altro, sulla tutela e la promozione dei diritti umani, in particolare in relazione agli sforzi contro il terrorismo e attraverso l'attuazione delle leggi in materia di sicurezza;

7.  ritiene che, se l'operazione militare annunciata nel Punjab è vitale nella lotta al terrorismo, altrettanto importante è vincere la guerra ideologica contro l'estremismo, garantendo così un futuro tollerante e progressista in Pakistan;

8.  chiede alle autorità del Pakistan di contrastare l'esclusione sociale ed economica, compresa quella che colpisce una grande maggioranza dei cristiani e dei membri di altre minoranze religiose, che conducono un'esistenza precaria;

9.  esprime preoccupazione in merito al continuo ricorso alle leggi sulla blasfemia in Pakistan e ritiene che ciò stia aggravando il clima di intolleranza religiosa; invita pertanto il governo del Pakistan a riesaminare tali leggi e la loro applicazione; chiede alle autorità di garantire il funzionamento adeguato e rapido della giustizia in tutti i casi di blasfemia; segnala, in particolare, il caso di Asia Bibi e incoraggia vivamente la Corte suprema a raggiungere una decisione al riguardo;

10.  chiede alle autorità pakistane di garantire l'indipendenza dei tribunali, lo Stato di diritto e il giusto processo, nel rispetto delle norme internazionali sui procedimenti giudiziari; invita inoltre le autorità pakistane a fornire una protezione adeguata a tutti coloro che sono coinvolti nei casi di blasfemia, in particolare i professionisti giuridici del paese, e a proteggere dalla violenza di gruppo gli accusati, i testimoni, le loro famiglie e comunità, compresi coloro che sono stati assolti ma non possono tornare a casa; invita il governo del Pakistan a far sì che le vittime di violenze e persecuzioni mirate dispongano degli adeguati mezzi di ricorso giuridici e di altro tipo applicabili in virtù del diritto internazionale in materia di diritti umani;

11.  rammenta la sua costante opposizione alla pena di morte in qualsiasi circostanza; prende atto con profonda preoccupazione del drammatico aumento del ricorso alla pena di morte in Pakistan, anche, in modo del tutto deplorevole, in caso di minori autori di reato, e chiede il ripristino di una moratoria sulla pena capitale, nell'ottica dell'abolizione della pena di morte in Pakistan;

12.  sottolinea che nella lotta al terrorismo e all'estremismo religioso è fondamentale affrontare le cause di fondo, agendo contro la povertà, assicurando la tolleranza religiosa e la libertà di credo e garantendo ai minori, in particolare alle ragazze, il diritto e l'accesso sicuro all'istruzione;

13.  invita il governo del Pakistan ad adottare le misure necessarie per garantire una protezione adeguata degli istituti scolastici, dei luoghi di svago e dei punti di ritrovo delle comunità minoritarie nelle zone caratterizzate dall'insicurezza e dai conflitti, nonché per ridurre al minimo il rischio che si ripetano simili abusi e violazioni dei diritti umani;

14.  incoraggia tutti gli attori regionali a migliorare significativamente la cooperazione nella lotta al terrorismo; ribadisce l'importanza di un impegno internazionale incondizionato nella lotta al terrorismo, che comprenda l'interruzione di ogni forma di sostegno finanziario alle reti terroristiche e dell'indottrinamento ideologico che alimenta l'estremismo e il terrorismo;

15.  accoglie con favore la ratifica della Convenzione sui diritti del fanciullo da parte del Pakistan e plaude alle misure adottate dalle autorità pakistane in merito ai diritti dell'infanzia; invita il Pakistan a ratificare il protocollo opzionale alla Convenzione sui diritti del fanciullo concernente il coinvolgimento dei bambini nei conflitti armati e a istituire la commissione nazionale sui diritti dell'infanzia;

16.  invita la Commissione, il vicepresidente/alto rappresentante Federica Mogherini, il Servizio europeo per l'azione esterna e il Consiglio a collaborare appieno con il governo del Pakistan per affrontare la minaccia costituita dal terrorismo e ad assistere ulteriormente il governo e il popolo del Pakistan nel proseguire gli sforzi per eliminare il terrorismo; invita il vicepresidente/alto rappresentante Federica Mogherini a informare regolarmente il Parlamento in merito ai progressi compiuti nell'ambito di tali sforzi bilaterali;

17.  incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al rappresentante speciale dell'UE per i diritti umani, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, al Segretario generale delle Nazioni Unite, al Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani, alla presidenza del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, all'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, nonché al governo e al parlamento del Pakistan.