Proposta di risoluzione comune - RC-B8-0082/2018Proposta di risoluzione comune
RC-B8-0082/2018

PROPOSTA DI RISOLUZIONE COMUNE sulla situazione attuale dei diritti umani in Turchia

7.2.2018 - (2018/2527(RSP))

presentata a norma dell'articolo 123, paragrafi 2 e 4, del regolamento
in sostituzione delle proposte di risoluzione presentate dai gruppi:
ECR (B8-0082/2018)
Verts/ALE (B8-0084/2018)
S&D (B8-0091/2018)
ALDE (B8-0092/2018)
EFDD (B8-0095/2018)
GUE/NGL (B8-0097/2018)
PPE (B8-0103/2018)

Cristian Dan Preda, Renate Sommer, David McAllister, Julia Pitera, Laima Liucija Andrikienė, Esther de Lange, Lorenzo Cesa, Bogdan Andrzej Zdrojewski a nome del gruppo PPE
Kati Piri, Victor Boştinaru, Elena Valenciano, Knut Fleckenstein a nome del gruppo S&D
Anders Primdahl Vistisen, Valdemar Tomaševski, Charles Tannock, Jan Zahradil, Ruža Tomašić a nome del gruppo ECR
Nadja Hirsch, Petras Auštrevičius, Beatriz Becerra Basterrechea, Izaskun Bilbao Barandica, Dita Charanzová, Gérard Deprez, Marian Harkin, Ivan Jakovčić, Patricia Lalonde, Louis Michel, Javier Nart, Urmas Paet, Maite Pagazaurtundúa Ruiz, Jozo Radoš, Frédérique Ries, Marietje Schaake, Pavel Telička, Ramon Tremosa i Balcells, Ivo Vajgl, Hilde Vautmans, Cecilia Wikström a nome del gruppo ALDE
Takis Hadjigeorgiou, Josu Juaristi Abaunz, Merja Kyllönen, Patrick Le Hyaric, Dimitrios Papadimoulis, Kostadinka Kuneva, Stelios Kouloglou, Martina Michels, Marisa Matias, Kateřina Konečná, Miguel Urbán Crespo, Lola Sánchez Caldentey, Estefanía Torres Martínez, Tania González Peñas, Xabier Benito Ziluaga, Marie-Pierre Vieu, Marie-Christine Vergiat a nome del gruppo GUE/NGL
Rebecca Harms, Terry Reintke, Bodil Valero a nome del gruppo Verts/ALE
Fabio Massimo Castaldo, Ignazio Corrao, Isabella Adinolfi a nome del gruppo EFDD


Procedura : 2018/2527(RSP)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo del documento :  
RC-B8-0082/2018
Testi presentati :
RC-B8-0082/2018
Discussioni :
Testi approvati :

Risoluzione del Parlamento europeo sulla situazione attuale dei diritti umani in Turchia

(2018/2527(RSP))

Il Parlamento europeo,

–  viste le sue precedenti risoluzioni sulla Turchia, in particolare quella del 27 ottobre 2016 sulla situazione dei giornalisti in Turchia[1],

–  vista la sua risoluzione del 6 luglio 2017 sulla relazione 2016 della Commissione sulla Turchia[2],

–  viste le dichiarazioni del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione, Federica Mogherini, e del commissario per la politica europea di vicinato e i negoziati di allargamento, Johannes Hahn, del 2 febbraio 2018 sugli ultimi sviluppi in Turchia, del 14 luglio 2017, un anno dopo il tentativo di colpo di Stato in Turchia, e del 13 marzo 2017 sul parere della Commissione di Venezia sugli emendamenti alla Costituzione della Turchia e i recenti avvenimenti,

–  viste le dichiarazioni del portavoce del Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE) dell'8 giugno 2017 sulla notizia della detenzione del capo di Amnesty International in Turchia, Taner Kiliç, dell'8 luglio 2017 sulla detenzione di difensori dei diritti umani sull'isola di Büyükada in Turchia e del 26 ottobre 2017 sui casi di violazione dei diritti umani in atto in Turchia,

–  visto il dialogo politico ad alto livello UE-Turchia del 25 luglio 2017,

–  viste le osservazioni scritte che il commissario del Consiglio d'Europa per i diritti umani ha presentato alla Corte europea dei diritti dell'uomo il 2 novembre 2017 a proposito di un gruppo di dodici domande relative alla libertà di espressione e al diritto alla libertà e alla sicurezza dei parlamentari in Turchia e il 10 ottobre 2017 a proposito di un gruppo di dieci domande relative alla libertà di espressione e al diritto alla libertà dei giornalisti in Turchia,

–  vista la risoluzione 2156 (2017) dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa sul funzionamento delle istituzioni democratiche in Turchia,

–  visto il fatto che tra i valori fondanti dell'Unione figurano lo Stato di diritto e il rispetto dei diritti umani e che tali valori si applicano anche a tutti i paesi candidati all'adesione all'UE;

–  visti la Convenzione europea dei diritti dell'uomo (CEDU) e il Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici (ICCPR), di cui la Turchia è parte,

–  vista la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea,

–  visto l'articolo 123, paragrafi 2 e 4, del suo regolamento,

A.  considerando che il Parlamento ha fermamente condannato il tentativo di colpo di Stato del 15 luglio 2016; che il 18 gennaio 2018 il parlamento turco ha prorogato lo stato di emergenza in Turchia per altri tre mesi; che lo stato di emergenza è attualmente utilizzato per mettere a tacere il dissenso e va ben oltre qualsiasi legittima misura volta a contrastare le minacce alla sicurezza nazionale; che, secondo il diritto internazionale, le misure di emergenza devono essere necessarie e proporzionate in termini di portata e durata;

B.  considerando che la Turchia è un partner importante dell'UE e, in qualità di paese candidato, è tenuta a rispettare gli standard di democrazia più elevati, compreso il rispetto dei diritti umani, dello Stato di diritto, delle libertà fondamentali e del diritto universale a un processo equo;

C.  considerando che 148 firmatari della petizione "Accademici per la pace" rischiano di essere rinviati a giudizio per propaganda terroristica e sono in attesa delle rispettive udienze, previste per maggio 2018;

D.  considerando che, secondo la Federazione europea dei giornalisti, in seguito al tentativo di colpo di Stato, 148 giornalisti rimangono in carcere; che prosegue la repressione del dissenso politico attraverso i social media; che 449 persone sono state arrestate per aver postato sui social media commenti critici nei confronti dell'intervento militare del governo turco nell'enclave siriana di Afrin; che, secondo Amnesty International, le autorità turche hanno sciolto centinaia di organizzazioni della società civile e chiuso gli uffici di più di 160 emittenti radiotelevisive, quotidiani, riviste, case editrici e società di distribuzione;

E.  considerando che a partire dal luglio 2016 le autorità turche hanno rimosso 107 000 persone dalle loro professioni; che la "commissione d'inchiesta sulle pratiche relative allo stato di emergenza", istituita su raccomandazione del Consiglio d'Europa, ha ricevuto 104 789 domande al 18 gennaio 2018 e ha finora emesso decisioni soltanto in 3 110 casi, non rendendole pubbliche;

F.  considerando che negli ultimi anni si è assistito all'ampliamento del controllo dell'esecutivo su magistratura e procura, alla diffusione di arresti, licenziamenti e trasferimenti arbitrari di giudici e pubblici ministeri nonché a continui attacchi contro gli avvocati;

G.  considerando che, secondo i dati forniti dall'Associazione per i diritti umani, nei primi 11 mesi del 2017 un totale di 2 278 persone ha subito torture e maltrattamenti;

H.  considerando che la situazione nel sud-est del paese rimane estremamente preoccupante; che circa 2 500 persone sarebbero state uccise nel quadro di operazioni di sicurezza e secondo le stime circa mezzo milione di persone sono sfollate dal luglio 2015; che 68 sindaci curdi sono tuttora detenuti;

I.  considerando che tra i giornalisti detenuti figurano, ad esempio, il giornalista turco-tedesco Deniz Yücel, l'accademico ed editorialista Mehmet Altan, il giornalista Şahin Alpay, come pure numerosi giornalisti e membri del personale del quotidiano Cumhuriyet, compreso Ahmet Şık;

J.  considerando che, in seguito alla revoca dell'immunità parlamentare di numerosi deputati, molti deputati dell'opposizione sono stati sottoposti a procedimenti giudiziari e detenzione; che dieci parlamentari sono ancora detenuti, compresi i copresidenti dell'HDP Figen Yüksekdağ e Selahattin Demirtaş, cui non è stato concesso di comparire in tribunale per motivi di sicurezza, e che il deputato del CHP Enis Berberoğlu e sei parlamentari, tra cui la vincitrice del premio Sacharov Leyla Zana, sono stati privati del loro mandato parlamentare in seguito a una votazione del Parlamento turco;

K.  considerando che, nel luglio 2017, le autorità turche hanno arrestato dieci attivisti per i diritti umani (i "dieci di Istanbul"), i quali sono stati in seguito liberati su cauzione; che il 1º febbraio 2018 il tribunale di Istanbul ha annullato la propria decisione di scarcerare Taner Kılıç, presidente di Amnesty International Turchia, trattenendolo in carcere per tutta la durata del processo;

L.  considerando che il 18 ottobre 2017 è stato arrestato uno dei principali leader della società civile della Turchia, Osman Kavala, da allora detenuto in carcere con l'accusa di aver tentato di rovesciare il governo sostenendo le proteste di Gezi Park nel dicembre 2013;

M.  considerando che il 19 novembre 2017 l'ufficio del governatore di Ankara ha deciso di imporre un divieto indefinito su qualunque evento organizzato dalle organizzazioni LGBTI;

N.  considerando che, nonostante il fatto che la costituzione turca preveda la libertà di credo e di culto, autorizzi la divulgazione di idee religiose a titolo privato e vieti la discriminazione per motivi religiosi, le minoranze religiose devono ancora far fronte ad attacchi verbali e fisici, stigmatizzazione e pressione sociale nelle scuole e nella vita pubblica, discriminazioni e difficoltà relative alla possibilità di istituire legittimamente un luogo di culto;

O.  considerando che, data la situazione in Turchia per quanto concerne la democrazia, lo Stato di diritto, i diritti umani e la libertà di stampa, i fondi di preadesione destinati alla Turchia sono stati ridotti di 105 milioni di EUR rispetto alla proposta iniziale della Commissione per il bilancio 2018 dell'Unione europea, con un ulteriore importo di 70 milioni di EUR iscritto in riserva fintantoché il paese non avrà realizzato progressi misurabili e sufficienti nei summenzionati settori;

P.  considerando che nel novembre 2016 il Parlamento ha chiesto di congelare il processo di adesione della Turchia e nel luglio 2017 ha chiesto di sospenderlo qualora le riforme costituzionali fossero applicate senza modifiche;

1.  ribadisce la sua ferma condanna del tentativo di colpo di Stato del 16 luglio 2016 ed esprime la sua solidarietà ai cittadini turchi; riconosce il diritto e la responsabilità del governo turco di intervenire per assicurare i colpevoli alla giustizia, garantendo comunque il rispetto dello Stato di diritto e il diritto a un equo processo; sottolinea, tuttavia, che il colpo militare fallito è attualmente sfruttato come pretesto per soffocare ulteriormente l'opposizione legittima e pacifica e per impedire ai media e alla società civile, attraverso azioni e misure sproporzionate e illegali, di esercitare pacificamente la libertà di espressione;

2.  esprime profonda preoccupazione per il costante deterioramento dei diritti e delle libertà fondamentali e dello Stato di diritto in Turchia nonché per la mancanza di indipendenza della magistratura; condanna il ricorso alla detenzione arbitraria e alle vessazioni giudiziarie e amministrative al fine di perseguitare decine di migliaia di persone; esorta le autorità turche a rilasciare immediatamente e senza condizioni tutti coloro che sono stati arrestati solo per aver svolto il loro lavoro legittimo ed esercitato la propria libertà di espressione e di associazione e che sono detenuti senza una prova inconfutabile di attività criminale; chiede la revoca dello stato di emergenza nel paese e l'abrogazione dei decreti di emergenza;

3.  invita le autorità turche a rispettare la Convenzione europea dei diritti dell'uomo, che comprende un netto rifiuto della pena capitale, e la giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo, tra cui il principio della presunzione di innocenza;

4.  invita il governo turco a offrire a tutte le persone soggette a misure restrittive mezzi di ricorso adeguati ed efficaci e il sindacato giurisdizionale in linea con lo Stato di diritto; sottolinea che la presunzione di innocenza costituisce un principio fondamentale di ogni Stato costituzionale; invita la Turchia a rivedere con urgenza la "commissione d'inchiesta sulle pratiche relative allo stato di emergenza" in modo tale che diventi una commissione solida ed indipendente in grado di riservare un trattamento individuale a tutti i casi e di trattare efficacemente l'enorme mole di domande che riceve nonché di garantire che il sindacato giurisdizionale non subisca indebiti ritardi; esorta la commissione d'inchiesta a rendere pubbliche le sue decisioni; invita le autorità turche a consentire ai sindacati di esercitare la legittima attività sindacale;

5.  sottolinea che il terrorismo continua a rappresentare una minaccia diretta per i cittadini della Turchia; ribadisce tuttavia che la legislazione antiterrorismo della Turchia, definita in termini generali, non dovrebbe essere utilizzata per punire i cittadini e i media per aver esercitato il diritto alla libertà di espressione; condanna, a tale riguardo, la detenzione e il processo di almeno 148 accademici di università pubbliche e private che hanno firmato la petizione "Accademici per la pace" e condanna altresì i più recenti arresti di giornalisti, attivisti, medici e cittadini comuni che avevano espresso la propria opposizione all'intervento militare turco ad Afrin;

6.  è profondamente preoccupato per le notizie di gravi maltrattamenti e torture ai danni dei detenuti e invita le autorità turche a svolgere un'indagine approfondita su tali accuse; ribadisce il suo appello alla pubblicazione della relazione del comitato del Consiglio d'Europa per la prevenzione della tortura (CPT);

7.  condanna fermamente la decisione del parlamento turco di revocare incostituzionalmente l'immunità di un gran numero di deputati, preparando il terreno per il recente arresto di dieci deputati dell'opposizione, tra cui i copresidenti del Partito democratico popolare (HDP), Figen Yüksekdağ e Selahattin Demirtaş, e di revocare il mandato di sei deputati dell'opposizione, tra cui da ultimo quello della vincitrice del premio Sacharov Leyla Zana; condanna l'incarcerazione di 68 sindaci curdi; condanna l'arbitraria sostituzione dei rappresentanti eletti locali, che sta ulteriormente compromettendo la struttura democratica del paese;

8.  è seriamente preoccupato per la chiusura di oltre 160 organi d'informazione tramite un decreto del governo a titolo dello stato di emergenza; condanna le pressioni politiche esercitate sui giornalisti; manifesta seria preoccupazione per il controllo delle piattaforme dei social media e la chiusura di account di social media ad opera delle autorità turche; sollecita il rilascio immediato e incondizionato di tutti coloro che sono detenuti senza prove, compresi cittadini UE come il giornalista tedesco Deniz Yücel, che è in carcere da un anno, di cui nove mesi in isolamento totale, sebbene non siano ancora state formulate accuse formali nei suoi confronti; si compiace del fatto che alcuni giornalisti e membri del personale del quotidiano dell'opposizione Cumhuriyet siano stati rilasciati dopo mesi di reclusione e chiede inoltre l'immediata liberazione dei quattro giornalisti del Cumhuriyet ancora in carcere;

9.  è assai preoccupato per la massiccia repressione nei confronti delle organizzazioni della società civile della Turchia, in particolare l'arresto di uno dei principali leader nell'ambito delle ONG, Osman Kavala; esorta il governo turco a rilasciare immediatamente Kavala, dal momento che il suo è un arresto politicizzato e arbitrario;

10.  prende atto con preoccupazione dell'indebolimento dei principi e valori laici storici della Turchia; è seriamente preoccupato per la mancanza di rispetto della libertà di religione, compresa la crescente discriminazione nei confronti dei cristiani e di altre minoranze religiose; condanna l'esproprio di 50 luoghi di culto aramaici, tra chiese, monasteri e cimiteri, a Mardin; invita la Commissione ad affrontare con urgenza tali questioni con le autorità turche; esorta il governo a liberare il pastore Andrew Brunson e a consentirgli di tornare a casa;

11.  ricorda altresì il principio di non discriminazione nei confronti delle minoranze, compresi i rom, che hanno pari diritto a esprimere la propria cultura e ad accedere alla protezione sociale;

12.  condanna la dichiarazione dell'ufficio del governatore di Ankara del 19 novembre 2017 relativa alla decisione di imporre un divieto a tempo indeterminato su qualsiasi manifestazione organizzata dalle organizzazioni LGBTI, dopo tre divieti consecutivi del Pride di Istanbul; invita le autorità turche a revocare il divieto; si compiace del rilascio dell'esponente LGBTI Ali Erol;

13.  ribadisce la sua profonda preoccupazione di fronte alla situazione nel sud-est della Turchia, in particolare nelle zone in cui è imposto il coprifuoco, si ricorre ad un uso eccessivo della forza e si applicano punizioni collettive; sollecita la Turchia a elaborare un piano per l'effettivo reinserimento del mezzo milione di sfollati interni; ribadisce la sua condanna del ritorno alla violenza da parte del PKK, che figura dal 2002 nell'elenco dei terroristi stilato dall'UE, e lo esorta a deporre le armi e a ricorrere a mezzi pacifici e democratici per dar voce alle sue aspettative; ricorda che al governo turco incombe la responsabilità di proteggere tutti i suoi cittadini; deplora la diffusa pratica dell'esproprio, anche di beni appartenenti ai comuni; è convinto che solo una soluzione politica equa della questione curda potrà portare una stabilità e una prosperità sostenibili sia nella regione che nella Turchia nel suo complesso e invita quindi entrambe le parti a tornare al tavolo dei negoziati;

14.  esprime grave preoccupazione per il funzionamento del sistema giudiziario in Turchia dopo la decisione del tribunale penale di Istanbul di continuare a tenere in carcere due giornalisti, Mehmet Altan e Şahin Alpay, a seguito della richiesta di rilasciarli avanzata dalla Corte costituzionale a motivo del fatto che i loro diritti erano stati violati durante la detenzione; osserva che ciò rappresenta un ulteriore deterioramento dello Stato di diritto; deplora vivamente il recente nuovo arresto del presidente di Amnesty International Turchia, Taner Kılıç, che è generalmente considerato una farsa della giustizia, e chiede che le accuse nei suoi confronti e nei confronti dei suoi coimputati (i "Dieci di Istanbul") siano fatte decadere in quanto non sono ancora stati presentati concreti elementi di prova a loro carico;

15.  ribadisce la posizione espressa nel novembre 2017, quando ha chiesto che i fondi destinati alle autorità turche nell'ambito dello strumento di assistenza preadesione (IPA II) fossero subordinati a miglioramenti nel campo dei diritti umani, della democrazia e dello Stato di diritto, e, se del caso, fossero dirottati verso le organizzazioni della società civile; invita nuovamente la Commissione a tener conto degli sviluppi in Turchia in sede di revisione dei fondi IPA, ma anche a presentare proposte concrete sulle modalità per aumentare il sostegno alla società civile turca;

16.  sollecita l'alto rappresentante, il SEAE, la Commissione e gli Stati membri a continuare a sollevare presso i loro interlocutori turchi la questione della situazione dei difensori dei diritti umani, degli attivisti politici, degli avvocati, dei giornalisti e degli esponenti del mondo accademico in stato di detenzione e a fornire sostegno politico e diplomatico, fra cui l'osservazione dei processi e il monitoraggio delle cause;

17.  chiede che la presente risoluzione sia tradotta in turco;

18.  incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, nonché al presidente, al governo e al parlamento della Turchia.

 

Ultimo aggiornamento: 29 maggio 2018
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