Proposta di risoluzione comune - RC-B9-0012/2019Proposta di risoluzione comune
RC-B9-0012/2019

PROPOSTA DI RISOLUZIONE COMUNE sulla Russia, in particolare sulla situazione degli attivisti ambientali e dei prigionieri politici ucraini

17.7.2019 - (2019/2734(RSP))

presentata a norma dell'articolo 144, paragrafo 5, e dell'articolo 132, paragrafo 4, del regolamento
in sostituzione delle proposte di risoluzione seguenti:
B9-0012/2019 (Verts/ALE)
B9-0016/2019 (ECR)
B9-0018/2019 (S&D)
B9-0022/2019 (PPE)
B9-0025/2019 (Renew)

Michael Gahler, Antonio Tajani, Tomáš Zdechovský, Romana Tomc, Eva Maydell, Andrius Kubilius, Roberta Metsola, Adam Jarubas, Krzysztof Hetman, Milan Zver, Ivan Štefanec, Andrey Kovatchev, Peter Pollák, Vladimír Bilčík, Michal Wiezik, Michaela Šojdrová, Željana Zovko, Róża Thun und Hohenstein, David McAllister, Andrzej Halicki, Isabel Wiseler-Lima, Loránt Vincze, Karoline Edtstadler, Dubravka Šuica, David Lega, Arba Kokalari, Sandra Kalniete, Luděk Niedermayer, Stanislav Polčák, Jiří Pospíšil, Inese Vaidere
a nome del gruppo PPE
Kati Piri, Isabel Santos
a nome del gruppo S&D
Ramona Strugariu, Andrus Ansip, Petras Auštrevičius, José Ramón Bauzá Díaz, Jordi Cañas, Catherine Chabaud, Olivier Chastel, Dacian Cioloș, Pascal Durand, Laurence Farreng, Valter Flego, Luis Garicano, Cristian Ghinea, Klemen Grošelj, Christophe Grudler, Bernard Guetta, Irena Joveva, Pierre Karleskind, Ondřej Kovařík, Ilhan Kyuchyuk, Urmas Paet, Maite Pagazaurtundúa, Dragoş Pîslaru, Frédérique Ries, María Soraya Rodríguez Ramos, Stéphane Séjourné, Michal Šimečka, Susana Solís Pérez, Nicolae Ştefănuță, Irène Tolleret, Dragoş Tudorache, Marie-Pierre Vedrenne
a nome del gruppo Renew
Catherine Rowett, Sergey Lagodinsky, Alyn Smith, Markéta Gregorová, Reinhard Bütikofer, Gina Dowding, Hannah Neumann, Petra De Sutter, Viola Von Cramon-Taubadel
a nome del gruppo Verts/ALE
Anna Fotyga, Karol Karski, Ruža Tomašić, Zdzisław Krasnodębski, Assita Kanko, Evžen Tošenovský, Witold Jan Waszczykowski, Charlie Weimers, Jan Zahradil, Alexandr Vondra
a nome del gruppo ECR


Procedura : 2019/2734(RSP)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo del documento :  
RC-B9-0012/2019
Testi presentati :
RC-B9-0012/2019
Testi approvati :

Risoluzione del Parlamento europeo sulla Russia, in particolare sulla situazione degli attivisti ambientali e dei prigionieri politici ucraini

(2019/2734(RSP))

Il Parlamento europeo,

 viste le sue precedenti risoluzioni sulla Russia e sulla situazione in Crimea, in particolare quelle dell'11 giugno 2015 sulla situazione militare strategica nel bacino del Mar Nero a seguito dell'annessione illegale della Crimea da parte della Russia[1]; del 10 settembre 2015 sulla Russia, in particolare i casi di Eston Kohver, Oleg Sentsov e Olexandr Kolchenko[2]; del 4 febbraio 2016 sulla situazione dei diritti umani in Crimea, in particolare dei tatari di Crimea[3]; del 12 maggio 2016 sui tatari di Crimea[4]; del 16 marzo 2017 sui prigionieri politici ucraini in Russia e la situazione in Crimea[5]; del 5 ottobre 2017 sui casi dei leader tatari di Crimea Akhtem Chiygoz e Ilmi Umerov e del giornalista Mykola Semena[6]; dell'8 febbraio 2018 sulla Russia, il caso di Oyub Titiev e il centro per i diritti umani Memorial[7]; del 14 giugno 2018 sulla Russia, in particolare il caso del prigioniero politico ucraino Oleg Sentsov[8], del 25 ottobre 2018 sulla situazione nel Mar d'Azov[9], del 14 febbraio 2019 sulla situazione in Cecenia e il caso di Oyub Titiev[10], del 12 dicembre 2018 sull'attuazione dell'accordo di associazione UE-Ucraina[11] e del 12 marzo 2019 sullo stato delle relazioni politiche tra l'UE e la Russia[12],

 viste le dichiarazioni del portavoce del Servizio europeo per l'azione esterna, del 25 maggio 2018, sui casi di vari detenuti in Crimea e a Sebastopoli, illegalmente annesse, o provenienti da tali luoghi, del 10 gennaio 2019 sui casi di cittadini ucraini detenuti illegalmente, del 17 gennaio 2019 sul protrarsi della detenzione illegale di militari ucraini da parte della Russia, del 22 marzo 2019 sulla condanna di Pavlo Hryb e del 17 aprile 2019 sulla detenzione illegale estesa di militari ucraini,

 vista la risoluzione dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa (APCE) del 28 giugno 2018 sui cittadini ucraini detenuti come prigionieri politici dalla Federazione russa,

 vista la risoluzione dell'APCE del 24 gennaio 2019 sull'inasprimento delle tensioni intorno al Mar d'Azov e allo stretto di Kerch e sulle minacce alla sicurezza europea,

 vista la risoluzione dell'APCE del 25 giugno 2019 sul rafforzamento del processo decisionale dell'Assemblea parlamentare relativo a pareri e voto,

 vista la sentenza del Tribunale internazionale per il diritto del mare (ITLOS) del 25 maggio 2019 nella causa n. 26 relativa alla detenzione di tre navi ucraine,

 vista la Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali,

 vista la Costituzione della Federazione russa, in particolare il capitolo 2 sui diritti e le libertà dell'uomo e del cittadino,

 viste le risoluzioni dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite n. 68/262, del 27 marzo 2014, sull'integrità territoriale dell'Ucraina e n. 71/205, del 19 dicembre 2016, sulla situazione dei diritti umani nella Repubblica autonoma di Crimea e nella città di Sebastopoli (Ucraina),

 visti la Convenzione europea dei diritti dell'uomo e il relativo protocollo, il Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali, il Patto internazionale sui diritti civili e politici e la dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei popoli indigeni,

 visti l'articolo 5 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, di cui la Federazione russa è firmataria, e l'articolo 7 del Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici, i quali stabiliscono che nessuna persona deve essere soggetta a torture o a pene o trattamenti crudeli, disumani o degradanti, l'articolo 9 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, in virtù del quale nessuno può essere arbitrariamente arrestato, detenuto o esiliato, nonché gli articoli 19 e 20, che sanciscono rispettivamente la libertà di opinione e di espressione e la libertà di riunione pacifica e di associazione,

 vista la relazione della Commissione di Venezia del 18 marzo 2019 sul finanziamento delle associazioni,

 visto il parere della Commissione di Venezia del 13 giugno 2016 sulla legge federale russa n. 129-FZ (legge federale sulle attività indesiderate di organizzazioni non governative estere e internazionali),

 vista la Convenzione di Ginevra sulla protezione delle persone civili in tempo di guerra del 12 agosto 1949,

A. considerando che la Federazione russa, soggetta agli obblighi derivanti dalla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e dalla Convenzione europea sui diritti umani, e in quanto membro a pieno titolo del Consiglio d'Europa e dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, si è impegnata a rispettare i principi della democrazia, lo Stato di diritto nonché le libertà e i diritti umani fondamentali;

B. considerando che l'Unione europea non riconosce l'applicazione della legislazione russa in Crimea e a Sebastopoli, e si aspetta l'immediato rilascio di tutti i cittadini ucraini detenuti illegalmente nella penisola di Crimea e in Russia;

C. considerando che l'UE continua a sostenere pienamente la sovranità e l'integrità territoriale dell'Ucraina all'interno dei suoi confini riconosciuti a livello internazionale, ribadendo l'estrema importanza della politica di non riconoscimento dell'annessione illegale della Crimea e di Sebastopoli;

D. considerando che le autorità russe e i leader politici continuano a esercitare un regime repressivo e autoritario nei confronti dei propri cittadini, della società civile, dell'opposizione politica e degli operatori dei media; che la deriva della Russia verso un regime autoritario ha avuto un impatto negativo sulle sue relazioni con l'UE e sulla stabilità in Europa e nel mondo; che tale repressione avviene anche mediante l'esclusione dei candidati dell'opposizione dalle elezioni, come nei casi attuali di Ilya Yashin, Lyubov Sobol e Ivan Zhdanov, candidati alle elezioni municipali di Mosca;

E. considerando che la "legge sulle organizzazioni indesiderate" del 2015 ha conferito al procuratore generale il potere di vietare le organizzazioni straniere e internazionali ritenute "indesiderabili" senza alcun procedimento giudiziario; che tale legge è sempre più utilizzata per penalizzare le ONG russe e gli attivisti della società civile;

F. considerando che sono stati denunciati vari casi di tortura e di trattamenti crudeli e degradanti; che finora tali accuse non sono state oggetto di indagini adeguate; che la tortura è stata utilizzata per estorcere confessioni e ottenere false prove di colpevolezza; che sono stati presi di mira anche gli avvocati della Crimea che forniscono assistenza legale alle vittime e i difensori dei diritti umani che denunciano i casi di sparizioni forzate di matrice politica in Crimea, come pure i giornalisti che pubblicano informazioni sulla situazione dei tatari di Crimea;

G. considerando che molti prigionieri e detenuti sono stati sottoposti a condizioni crudeli e disumane nelle carceri, con possibili rischi per la loro salute fisica e psicologica; che i prigionieri necessitano di assistenza e cure mediche urgenti;

H. considerando che il 25 novembre 2018 sono stati catturati 24 marinai ucraini e che le loro tre imbarcazioni sono state sequestrate in prossimità dello stretto di Kerch da parte della Federazione russa, con il ricorso alla forza militare; che tali militari ucraini sono stati illegalmente detenuti dal 25 novembre 2018;

I. considerando che le forze separatiste sostenute dalla Russia detengono almeno 130 ucraini prigionieri nella regione del Donbas, tra cui non meno di 25 soldati;

J. considerando che, nella sua sentenza del 25 maggio 2019, l'ITLOS, con 19 voti favorevoli e 1 voto contrario, ha ingiunto alla Federazione russa di "liberare immediatamente le navi ucraine Berdyansk, Nikopol e Yani Kapu e restituirle all'Ucraina" e di "liberare immediatamente i 24 militari ucraini detenuti, consentendo loro di fare ritorno in Ucraina" e che entrambe le parti "devono astenersi dall'intraprendere qualsiasi azione che possa aggravare o prolungare la controversia";

K. considerando che, in risposta all'escalation nello stretto di Kerch e nel Mar d'Azov, compresa la detenzione illegale di 24 militari ucraini, il 15 marzo 2019 l'Unione europea ha aggiunto otto funzionari russi al suo elenco di persone ed entità soggette a misure restrittive relativamente ad azioni che compromettono o minacciano l'integrità territoriale, la sovranità e l'indipendenza dell'Ucraina;

L. considerando che, secondo la relazione dell'OHCHR del 25 giugno 2019, il 27 marzo 2019 la Russia ha effettuato 26 perquisizioni domiciliari e ha successivamente arrestato 24 persone, la maggior parte delle quali attivisti dei tatari di Crimea, che ora rischiano pene detentive fino a 20 anni; che nei primi sei mesi del 2019 almeno 37 cittadini ucraini sono stati illegalmente arrestati dalla Russia nella Crimea occupata illegalmente; che quasi tutti sono rappresentanti della popolazione tatara indigena della Crimea;

N. considerando che, a partire dall'inizio di giugno 2018, oltre 70 cittadini ucraini sono stati detenuti per motivi politici in diverse regioni della Federazione russa e nella Crimea occupata; che, nel marzo 2019, secondo le stime del Centro per i diritti umani Memorial, 297 persone erano detenute come prigionieri politici in Russia, rispetto alle 50 di quattro anni fa, incluso il regista Oleg Sentsov, vincitore del Premio Sacharov 2018 per la libertà di pensiero;

N. considerando che, nel dicembre 2017, Andrey Rudomakha, capo dell'ONG Environmental Watch for the North Caucasus (Osservatorio ambientale per il Caucaso settentrionale), e i suoi colleghi Victor Chirikov, Aleksandr Savelyev e Vera Kholodnaya sono stati brutalmente aggrediti da uomini mascherati, e che a seguito di tale episodio al sig. Rudomakha sono state diagnosticate fratture multiple al volto e una concussione cerebrale; che, sebbene le autorità dispongano di prove concrete, comprese immagini di telecamere a circuito chiuso e impronte digitali, l'inchiesta non ha prodotto risultati tangibili, e che gli esecutori materiali e gli organizzatori della brutale aggressione continuano a godere dell'impunità; che, invece, il sig. Rudomakha è attualmente indagato penalmente per "diffamazione" di un membro della Duma;

O. considerando che, in base alla legge russa sugli "agenti stranieri", le ONG che ricevono finanziamenti stranieri e sono impegnate in "attività politiche" devono presentare domanda per essere incluse in un elenco governativo speciale degli agenti stranieri sottoposti a controlli rigorosi e supplementari da parte del governo, e devono dichiarare in ogni pubblicazione, comunicato stampa e relazione che tali documenti sono stati elaborati da un agente straniero;

P. considerando che Alexandra Koroleva, direttrice dell'ONG Ekozaschita! (Ecodifesa!) con sede a Kaliningrad, una tra gli ambientalisti storici e più noti del paese, è stata costretta a fuggire e a cercare asilo all'estero a causa delle accuse penali mosse nei suoi confronti per il mancato pagamento delle ammende comminate in relazione al persistente rifiuto del gruppo di registrarsi come "agente straniero" e che, qualora fosse giudicata colpevole, potrebbe essere condannata a una pena detentiva di due anni;

Q. considerando che Ekozaschita! figura tra le 49 ONG russe ad aver presentato un ricorso dinanzi alla Corte europea dei diritti dell'uomo (ricorso n. 9988/13) denunciando che la legge sugli agenti stranieri viola diverse norme in materia di diritti umani, tra cui la libertà di espressione e di associazione, il che è stato avallato dal commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa;

R. considerando che negli ultimi mesi sono stati aperti almeno due procedimenti penali a carico degli ambientalisti Andrey Borovikov e Vyacheslav Yegorov per ripetute violazioni della legge in materia di assemblee pubbliche in relazione alle manifestazioni ambientaliste negli oblast di Arcangelo e di Mosca;

S. considerando che l'Unione europea e l'Ucraina, nella loro dichiarazione congiunta rilasciata a seguito dell'ultimo vertice UE-Ucraina svoltosi l'8 luglio 2019, hanno chiesto l'immediato rilascio di tutti i cittadini ucraini detenuti o incarcerati illegalmente nella penisola di Crimea e in Russia, compresi gli attivisti della comunità tatara di Crimea;

T. considerando che quattro prigionieri politici ucraini, Oleg Sentsov, vincitore del premio Sacharov 2018 per la libertà di pensiero, Oleksandr Kolchenko, Oleksandr Shumkov e Volodymyr Balukh, nel giugno del 2018 hanno iniziato lo sciopero della fame in segno di protesta contro la persistente detenzione dei prigionieri politici ucraini da parte della Russia;

U. considerando che l'APCE ha consentito alla delegazione della Federazione russa di ritornare al Consiglio d'Europa, la principale organizzazione europea per i diritti umani, e il 25 giugno 2019 ha ripristinato il suo diritto di voto, insistendo sul fatto che a tale rinnovato impegno debba corrispondere il rispetto dei suoi valori e delle sue norme;

1. invita le autorità russe a liberare senza ulteriore indugio e incondizionatamente tutti i cittadini ucraini detenuti illegalmente e arbitrariamente[13], sia in Russia che nei territori temporaneamente occupati dell'Ucraina, provvedendo al loro rientro in sicurezza, tra cui i tatari di Crimea, i partecipanti alla manifestazione pacifica della piazza Rossa del 10 luglio 2019, detenuti di recente, i cittadini ucraini detenuti con accuse di matrice politica e i 24 membri dell'equipaggio delle navi della marina ucraina;

2. invita le autorità russe a porre fine in maniera immediata e incondizionata a qualsiasi atto vessatorio, anche a livello giudiziario, nei confronti di Alexandra Koroleva ed Ekozaschita!, nonché di tutti i difensori dei diritti umani e degli ambientalisti nella Federazione russa e a garantire in ogni circostanza che essi possano svolgere le loro legittime attività senza impedimento alcuno;

3. esorta le autorità russe a ritirare la cosiddetta legge sugli "agenti stranieri" e a sollecitare il sostegno e la piena attuazione di tutte le raccomandazioni della Commissione di Venezia del Consiglio d'Europa, conformemente agli obblighi internazionali assunti a riguardo;

4. invita la Russia a pubblicare un elenco completo dei prigionieri detenuti nei territori ucraini occupati nel Donbas e nel Lugansk, nonché a facilitare i loro contatti con le famiglie e i rappresentanti legali;

5. condanna fermamente le continue violazioni dei principi fondamentali e delle norme di diritto internazionale commesse dalla Russia, segnatamente il suo rifiuto di rispettare le decisioni dei tribunali internazionali; esorta la Federazione russa ad attuare le decisioni della Corte europea dei diritti dell'uomo concernenti la violazione dei diritti umani delle persone detenute nella penisola di Crimea e nella Federazione russa;

6. richiama l'attenzione sul fatto che i tribunali russi, sia di tipo militare che civile, non hanno competenza per giudicare atti commessi al di fuori del territorio internazionalmente riconosciuto della Russia e sottolinea che in tali casi i procedimenti giudiziari non possono essere considerati legittimi;

7. invita la Federazione russa a garantire un accesso senza restrizioni ai territori ucraini occupati della Crimea e del Donbas alle organizzazioni intergovernative internazionali, segnatamente alla missione di monitoraggio dei diritti umani delle Nazioni Unite, alla missione per la valutazione dei diritti umani in Crimea dell'OSCE, al commissario del Consiglio d'Europa per i diritti dell'uomo, ad altre convenzioni e meccanismi istituzionali del Consiglio d'Europa e alle organizzazioni umanitarie internazionali, in particolare il Comitato internazionale della Croce Rossa;

8. invita le autorità russe a garantire piena cooperazione con le procedure speciali delle Nazioni Unite, estendendo inviti a visitare il paese al relatore speciale delle Nazioni Unite sui diritti umani e l'ambiente, al relatore speciale sulla situazione dei difensori dei diritti umani e al rappresentante speciale per i diritti alla libertà di riunione pacifica e di associazione, in modo che possano riferire circa la situazione dei difensori dei diritti umani e dell'ambiente;

9. sottolinea che i difensori dei diritti umani nella Federazione russa, compresi gli ambientalisti, sono spesso posti sotto sorveglianza, subiscono atti di vessazione, aggressioni, minacce, incursioni e perquisizioni dei loro uffici e presso le loro abitazioni, sono oggetto di campagne diffamatorie e denigratorie e vittime di vessazioni giudiziarie, detenzioni arbitrarie e maltrattamenti, nonché di violazioni dei diritti alla libertà di espressione, associazione e riunione;

10. propone che l'Unione europea vagli l'introduzione di un monitoraggio permanente dei processi delle vittime di persecuzioni politiche nella Federazione russa e nei territori occupati della Crimea; chiede alla delegazione dell'UE in Russia e alle ambasciate degli Stati membri di continuare a partecipare ai processi che vedono implicati gli attivisti dei diritti umani e i prigionieri politici e monitorarli, nonché di organizzare missioni che coinvolgano medici indipendenti per controllare le condizioni di detenzione e lo stato di salute dei cittadini ucraini detenuti per motivi politici nella Federazione russa e nei territori occupati della Crimea;

11. esorta le autorità russe a tutti i livelli a riconoscere il ruolo essenziale che gli ambientalisti svolgono per la tutela dell'ambiente e per garantire il rispetto dei diritti ambientali nonché a condannare pubblicamente tutti gli attacchi, le intimidazioni, le vessazioni e la criminalizzazione degli ambientalisti;

12. esorta le autorità russe a cessare di intralciare le attività pacifiche e legittime delle organizzazioni ambientaliste inventando accuse penali contro gli ambientalisti locali, arrestando i partecipanti alle manifestazioni pacifiche locali e comminando loro ammende sproporzionatamente ingenti;

13. invita le autorità russe ad adottare le misure giuridiche del caso e ad avvalersi di tutti gli strumenti giuridici di cui dispongono per prevenire gli attacchi contro gli ambientalisti e porvi fine; esorta le autorità russe a garantire che sia svolta un'indagine adeguata per il caso di Andrey Rudomakha e di altri attacchi contro gli ambientalisti e che vengano attribuite le opportune responsabilità;

14. chiede che il rappresentante speciale dell'Unione europea per i diritti umani, la delegazione dell'UE in Russia e le ambasciate degli Stati membri prestino costante attenzione alla situazione degli ambientalisti; chiede all'UE e agli Stati membri di adottare ulteriori misure per sostenere i difensori dei diritti umani e dell'ambiente russi;

15. esprime preoccupazione per le relazioni sulle condizioni di detenzione, tra cui le torture, i maltrattamenti e il diniego dell'accesso all'assistenza sanitaria di base, e ribadisce pertanto il suo invito alle autorità russe a garantire il pieno rispetto dei diritti di tutti i detenuti, ad assicurarsi che questi ricevano assistenza e cure mediche adeguate e a rispettare la deontologia medica, anche non imponendo qualunque trattamento non desiderato o l'alimentazione forzata in caso di sciopero della fame, che potrebbero configurarsi come tortura o altra forma di maltrattamento;

16. accoglie con favore la decisione del Consiglio di prorogare le misure restrittive; ribadisce la sua ferma convinzione che le sanzioni dell'UE non debbano essere revocate finché la Russia non rispetterà i suoi obblighi internazionali, in conformità degli accordi di Minsk; invita gli Stati membri a restare risoluti e uniti nel loro impegno ad applicare le sanzioni concordate nei confronti della Russia e a prendere in considerazione misure mirate contro i singoli individui responsabili della detenzione e del processo dei prigionieri politici; chiede alla comunità internazionale di esercitare maggiore pressione per garantire il rilascio di tutti i prigionieri politici nei territori occupati dalla Russia;

17. invita il prossimo vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza a elaborare una nuova strategia globale UE-Russia volta a consolidare la pace e la stabilità; sottolinea che il necessario dialogo dovrebbe basarsi su principi rigorosi, tra cui il rispetto del diritto internazionale e l'integrità territoriale dei vicini della Russia, consolidando al contempo i contatti interpersonali con i cittadini russi; sottolinea che le sanzioni contro la Russia possono essere revocate all'esclusiva condizione che il paese rispetti pienamente i propri obblighi; evidenzia tuttavia che l'Unione europea dovrebbe anche prepararsi ad adottare, se necessario, ulteriori sanzioni, incluse sanzioni personali mirate, e a limitare l'accesso ai finanziamenti e alla tecnologia nel caso in cui la Russia continui a violare il diritto internazionale;

18. ribadisce il proprio sostegno a favore di un regime europeo di sanzioni per violazioni dei diritti umani che dovrebbe punire gli autori di gravi violazioni dei diritti umani, e invita il Consiglio a proseguire i suoi lavori in materia senza indugio; sottolinea che agli autori di violazioni dei diritti umani non dovrebbero essere concessi visti dell'UE né dovrebbero essere autorizzati a detenere patrimoni negli Stati membri;

19. ribadisce la sua ferma condanna dell'atto di aggressione commesso dalla Federazione russa contro l'Ucraina il 25 novembre 2018 nei pressi dello stretto di Kerch, al largo della costa dei territori illegalmente occupati in Crimea; sottolinea che l'ITLOS ha ingiunto alla Russia di liberare immediatamente e incondizionatamente le navi e i militari; evidenzia che la mancata attuazione della disposizione dell'ITLOS costituisce un'altra grave violazione degli obblighi internazionali; ritiene che le "condizioni" dettate dalla Russia per il rilascio delle navi e dei militari, indicate nella nota all'Ucraina del 25 giugno 2019, siano in palese violazione dell'ordinanza, peggiorino la controversia e la prolunghino;

20. invita il rappresentante speciale dell'Unione europea per i diritti umani a prestare costante attenzione alla situazione dei diritti umani nella penisola di Crimea e nelle zone dell'Ucraina orientale non sottoposte al controllo governativo;

21. invita la Federazione russa ad attuare pienamente le risoluzioni dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite del 27 marzo 2014 sull'integrità territoriale dell'Ucraina, del 19 dicembre 2016 sulla situazione dei diritti umani nella Repubblica autonoma di Crimea e nella città di Sebastopoli (Ucraina), del 19 dicembre e 2017 e del 22 dicembre 2018, nonché l'ordinanza della Corte internazionale di giustizia concernente le misure provvisorie nella causa Ucraina contro Federazione russa relativamente all'applicazione della Convenzione internazionale sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale;

22. rammenta con preoccupazione che molte delle sentenze pronunciate dai tribunali russi contro i prigionieri politici ucraini sono legate allo spionaggio (tra cui i casi di Pavlo Hryb, Oleksiy Stogniy, Gleb Shabliy, Volodymyr Prysych, Volodymyr Dudka, Dmitry Shtyblikov, Yevlen Panov, Andriy Zakhtey, Valentyn Vygovskyi, Viktor Shur e Dmytro Dolgopolov), il che ricorda il periodo di repressione iniziato negli anni Trenta e conclusosi nella metà degli anni Cinquanta del secolo scorso, durante il quale numerosi cittadini dell'allora Unione sovietica venivano incarcerati e condannati per tali motivi;

23. contesta la decisione emessa dal procuratore generale russo, secondo cui il Congresso mondiale ucraino costituisce una minaccia per la sicurezza nazionale russa;

24. si attende che la decisione dell'APCE del 25 giugno 2019 conduca a un miglioramento immediato del rispetto dei diritti umani e delle norme del Consiglio d'Europa in Russia, segnatamente a riguardo dell'esecuzione delle sentenze pronunciate dalla Corte europea dei diritti dell'uomo;

25. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al Consiglio, alla Commissione, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, al Consiglio d'Europa, all'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa nonché al Presidente, al governo e al Parlamento della Federazione russa e al Presidente, al governo e al parlamento dell'Ucraina.

Ultimo aggiornamento: 18 luglio 2019
Note legali - Informativa sulla privacy