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Procedura : 2018/2003(INI)
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Ciclo del documento : A8-0249/2018

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A8-0249/2018

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PV 10/09/2018 - 28
CRE 10/09/2018 - 28

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PV 11/09/2018 - 6.16
CRE 11/09/2018 - 6.16
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Martedì 11 settembre 2018 - Strasburgo
Gestione trasparente e responsabile delle risorse naturali nei paesi in via di sviluppo: le foreste
P8_TA(2018)0333A8-0249/2018

Risoluzione del Parlamento europeo dell'11 settembre 2018 sulla gestione trasparente e responsabile delle risorse naturali nei paesi in via di sviluppo: il caso delle foreste (2018/2003(INI))

Il Parlamento europeo,

–  visti il piano d'azione per l'applicazione delle normative, la governance e il commercio nel settore forestale (FLEGT) del settembre 2001 e gli accordi volontari di partenariato (AVP) FLEGT con i paesi terzi,

–  visto il trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE), in particolare l'articolo 208,

–  visto il regolamento (UE) n. 995/2010 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 20 ottobre 2010, che stabilisce gli obblighi degli operatori che commercializzano legno e prodotti da esso derivati(1) (regolamento dell'UE sul legname),

–  visto il partenariato di Busan per un'efficace cooperazione allo sviluppo del 2011,

–  visti gli obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) delle Nazioni Unite per il periodo 2015-2030,

–  visto l'accordo di Parigi raggiunto in occasione della 21a sessione della Conferenza delle Parti della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP 21),

–  vista la relazione finale dello studio della Commissione dal titolo "The impact of EU consumption on deforestation: Comprehensive analysis of the impact of EU consumption on deforestation" (L'impatto dei consumi dell'UE sulla deforestazione: un'analisi completa dell'impatto dei consumi dell'UE sulla deforestazione), del 2013,

–  visto il progetto di studio di fattibilità sulle opzioni per potenziare l'azione dell'UE contro la deforestazione, commissionato dalla Direzione generale per l'ambiente della Commissione (2017),

–  vista la comunicazione della Commissione, del 17 ottobre 2008, relativa ai problemi di deforestazione e degrado forestale da affrontare per combattere i cambiamenti climatici e la perdita di biodiversità (COM(2008)0645),

–  visto l'obiettivo adottato dal Consumer Goods Forum del 2010, una rete industriale a livello mondiale di rivenditori, produttori e fornitori di servizi, volto a raggiungere il livello di "deforestazione zero" all'interno della catena di approvvigionamento dei suoi membri entro il 2020,

–  vista la Bonn Challenge (Sfida di Bonn), lanciata nel 2011, che rappresenta uno sforzo globale per rigenerare 150 milioni di ettari, a livello mondiale, di territorio deforestato e degradato entro il 2020 e 350 milioni di ettari entro il 2030,

–  vista la Tropical Forest Alliance 2020,

–  vista la Dichiarazione di New York sulle foreste e il piano d'azione del 2014,

–  viste le conclusioni del Consiglio, del 2016, sull'applicazione delle normative, la governance e il commercio nel settore forestale,

–  vista la dichiarazione di Amsterdam "Verso l'eliminazione della deforestazione dalle catene di prodotti agricoli con i paesi europei" del dicembre 2015,

–  vista la strategia della Commissione "Commercio per tutti" del 2015,

–  visto il meccanismo del programma delle Nazioni Unite per la riduzione delle emissioni da deforestazione e degrado delle foreste (REDD+),

–  visto il piano strategico delle Nazioni Unite per le foreste 2017-2030 (UNSPF), che definisce sei Global Forest Goal (obiettivi forestali globali) e 26 traguardi correlati da raggiungere entro il 2030,

–  vista la convenzione delle Nazioni Unite sulla lotta contro la desertificazione, adottata il 17 giugno 1994,

–  visto lo sviluppo di piattaforme di prodotti sostenibili nazionali da parte del Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (UNDP),

–  visto il meccanismo di cooperazione bilaterale sull’applicazione delle normative e la governance nel settore forestale (BCM-FLEG) istituito con la Cina (2009),

–  visto il Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici del 1966,

–  visto il Patto internazionale relativo ai diritti economici, sociali e culturali del 1966,

–  vista la Convenzione americana dei diritti dell'uomo del 1969,

–  vista la Carta africana dei diritti dell'uomo e dei popoli del 1987,

–  vista la convenzione dell'Organizzazione internazionale del lavoro (ILO) n. 169 sui Popoli indigeni e tribali del 1989,

–  vista la dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei popoli indigeni del 2007,

–  viste le linee guida volontarie sulla gestione responsabile della terra, della pesca e delle foreste (VGGT) dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO) del 2012,

–  visti i principi per investimenti responsabili in agricoltura e nei sistemi alimentari della FAO del 2014,

–  vista l'ultima "Planetary Boundaries report" (relazione sui limiti planetari),

–  vista la Convenzione sul commercio internazionale delle specie di flora e di fauna selvatiche minacciate di estinzione (CITES) del 1973,

–  visti la convenzione sulla diversità biologica del 1992 e i protocolli a essa associati di Cartagena (2000) sulla biosicurezza e di Nagoya (2010) sull'accesso alle risorse genetiche e la giusta ed equa condivisione dei benefici derivanti dalla loro utilizzazione,

–  vista la relazione finale del gruppo di esperti ad alto livello sulla finanza sostenibile,

–  visti i principi guida su imprese e diritti umani approvati nel 2011 dal Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani, nonché le linee guida dell'OCSE destinate alle imprese multinazionali, aggiornate nel 2011,

–  vista la sua risoluzione del 4 aprile 2017 sull'olio di palma e il disboscamento delle foreste pluviali(2),

–  vista la sua risoluzione del 25 ottobre 2016 sulla responsabilità delle imprese per gravi violazioni dei diritti umani nei paesi terzi(3),

–  vista la dichiarazione dell'aprile 2018 dei rappresentanti della società civile sul ruolo dell'UE nella protezione delle foreste,

–  visto il programma globale per combattere i reati contro la fauna e le foreste dell'Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine (UNODC),

–  vista la sua risoluzione, del 12 settembre 2017, sull'impatto del commercio internazionale e delle politiche commerciali dell'Unione europea sulle catene globali del valore(4),

–  visto l'articolo 52 del suo regolamento,

–  visti la relazione della commissione per lo sviluppo e i pareri della commissione per l'ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare e della commissione per il commercio internazionale (A8-0249/2018),

A.  considerando che le foreste biologicamente diversificate contribuiscono in modo sostanziale alla mitigazione dei cambiamenti climatici e all'adattamento e alla conservazione della biodiversità;

B.  che 300 milioni di persone vivono nelle foreste e che 1,6 miliardi dipendono direttamente dalle foreste per la loro sussistenza, compresi oltre 2 000 gruppi indigeni; che le foreste svolgono un ruolo chiave nello sviluppo economico delle economie locali; che si stima che le foreste ospitino l'80 % di tutte le specie terrestri e costituiscano pertanto un serbatoio importante di biodiversità; che, secondo la FAO, ogni anno vengono persi circa 13 milioni di ettari di foreste;

C.  considerando che la deforestazione e il degrado forestale interessano principalmente l'emisfero meridionale e le foreste tropicali;

D.  considerando che le foreste impediscono il degrado del suolo e la desertificazione e riducono inoltre il rischio di inondazioni, frane e siccità;

E.  considerando che le foreste sono fondamentali ai fini dell'agricoltura sostenibile e migliorano la sicurezza alimentare e la nutrizione;

F.  considerando che le foreste forniscono inoltre servizi ecosistemici fondamentali che sostengono l'agricoltura sostenibile regolando i flussi d'acqua, stabilizzando i suoli, conservandone la fertilità, regolando il clima e fornendo un habitat adeguato agli insetti impollinatori selvatici e ai predatori di parassiti delle colture agricole;

G.  considerando che i prodotti forestali rappresentano l'1 % del PIL mondiale;

H.  considerando che la rigenerazione forestale fa parte delle strategie indispensabili per limitare il riscaldamento globale a 1,5 °C; che tutti i governi devono assumersi la propria responsabilità e adottare misure volte a ridurre i costi delle emissioni di gas a effetto serra al loro interno;

I.  considerando che la deforestazione e il degrado forestale costituiscono la seconda principale causa umana di emissioni di carbonio e sono responsabili di quasi il 20 % delle emissioni di gas a effetto serra a livello globale;

J.  considerando che la legna da ardere è tuttora il più importante prodotto forestale nei paesi in via di sviluppo e la principale fonte energetica in molti paesi africani e asiatici; che nell'Africa subsahariana quattro persone su cinque usano ancora la legna per cucinare;

K.  considerando che le foreste primarie presentano una ricca biodiversità e immagazzinano dal 30 al 70 % di carbonio in più rispetto alle foreste disboscate o degradate;

L.  considerando che informazioni chiare, coerenti e aggiornate sulla copertura forestale sono essenziali per un monitoraggio e un'applicazione delle normative efficaci;

M.  considerando che gli AVP FLEGT presentano ancora molti difetti, nonostante essi si siano dimostrati uno strumento prezioso per il miglioramento della governance forestale;

N.  considerando che gli AVP FLEGT si concentrano sullo sfruttamento industriale, mentre la grande maggioranza del disboscamento illegale deriva dallo disboscamento artigianale e dal legname delle aziende agricole;

O.  considerando che gli AVP FLEGT presentano una definizione troppo limitata di "legalità", tralasciando talvolta questioni fondamentali relative alla proprietà fondiaria e ai diritti delle comunità locali;

P.  considerando che gli AVP FLEGT, il programma REDD+ e la certificazione sono rimasti iniziative separate che occorre coordinare ulteriormente;

Q.  considerando che l'attuazione degli obiettivi FLEGT dipende fortemente dai paesi di grande produzione, lavorazione e commercio, quali Cina, Russia, India, Corea del Sud e Giappone e dal loro impegno per la lotta al disboscamento illegale e al commercio di prodotti del legno di provenienza illegale e che il dialogo politico bilaterale con tali partner ha finora portato a risultati limitati;

R.  considerando che il regolamento dell'UE sul legname (EUTR) mira ad assicurare che il legname illegale non giunga sul mercato europeo; che il riesame del 2016 del regolamento EUTR ha concluso che l'attuazione e l'applicazione del regolamento erano incomplete; che all'inizio di quest'anno è stata lanciata una consultazione pubblica su un'eventuale revisione dell'ambito di applicazione del regolamento EUTR;

S.  considerando che le aree protette devono essere al centro di qualsiasi approccio strategico per la conservazione della natura; che devono fungere da poli di sviluppo economico sicuri e inclusivi, basati sull'agricoltura sostenibile, l'energia, la cultura e il turismo, e comportare lo sviluppo di una buona governance;

T.  considerando che i partenariati pubblici-privati svolgono un ruolo importante nello sviluppo sostenibile dei parchi dell'Africa subsahariana, rispettando i diritti delle comunità forestali;

U.  considerando che la corruzione e le istituzioni deboli sono tra i principali ostacoli alla protezione e alla preservazione delle foreste; che la relazione congiunta del 2016 del Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente (UNEP) e dell'INTERPOL(5) identifica i reati forestali come una delle cinque sfide maggiori per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile e afferma che il disboscamento illegale rappresenta tra il 15 e il 30 % del commercio legale globale; che la Banca mondiale ha stimato che i paesi interessati perdono ogni anno 15 miliardi di USD a causa del disboscamento e del commercio di legname illegali;

V.  considerando che i reati forestali possono presentarsi sotto diverse forme: sfruttamento illegale di specie di legno di alto valore a rischio di estinzione (incluse nell'elenco CITES); disboscamento illegale di legname utilizzato per materiale da costruzione e mobili; disboscamento illegale e riciclaggio di legno tramite piantagioni e imprese agricole di comodo al fine di fornire cellulosa all'industria della carta e utilizzo di legna da ardere, comparto per lo più non regolamentato, nonché commercio di carbone vegetale per nascondere il disboscamento illegale all'interno e all'esterno di aree protette;

W.  considerando che l'urbanizzazione, il malgoverno, la deforestazione su vasta scala a fini di attività agricole e minerarie e di sviluppo delle infrastrutture stanno causando gravi violazioni dei diritti umani con effetti devastanti per le popolazioni che vivono nelle foreste e le comunità locali, quali accaparramento dei terreni, espropri forzati, molestie da parte della polizia, arresti arbitrari e criminalizzazione dei leader delle comunità, dei difensori e degli attivisti dei diritti umani;

X.  considerando che l'Agenda 2030 delle Nazioni Unite fissa l'obiettivo di fermare e invertire il processo di deforestazione e degrado forestale entro il 2020; che tale impegno è ribadito dall'accordo di Parigi e non dovrebbe essere rinviato;

Y.  considerando che l'obiettivo di sviluppo sostenibile (OSS) n. 15 menziona la necessità di una buona gestione forestale e che le foreste possono contribuire al raggiungimento di molti altri OSS;

Z.  considerando che il programma REDD+ ha prodotto benefici ambientali e sociali in molti paesi in via di sviluppo, dalla conservazione della biodiversità allo sviluppo rurale e al miglioramento della governance forestale; che tuttavia è stato criticato per aver esercitato pressioni sulle comunità forestali;

AA.  considerando che sono sempre più numerosi gli elementi a dimostrazione del fatto che garantire i diritti fondiari delle comunità ha come conseguenza una minore deforestazione e una gestione forestale più sostenibile;

AB.  considerando che l'agricoltura è causa dell'80 % della deforestazione su scala globale; che in particolare l'allevamento di bestiame e le grandi piantagioni industriali di soia e olio di palma sono fattori importanti di deforestazione, specialmente nei paesi tropicali, in ragione della crescente domanda di tali prodotti nei paesi sviluppati e nelle economie emergenti e dell'espansione dell'agricoltura industriale in tutto il mondo; che nel 2013 uno studio della Commissione europea ha rilevato che l'UE a 27 era stata il maggiore importatore netto mondiale di deforestazione dovuta alla produzione di beni tra il 1990 e il 2008; che l'UE può dunque svolgere un ruolo determinante nella lotta alla deforestazione e al degrado forestale, in particolare intervenendo sulla domanda e sulle esigenze in materia di dovuta diligenza in relazione ai prodotti agricoli;

AC.  considerando che l'espansione della soia ha portato a problemi sociali e ambientali, quali erosione del suolo, esaurimento delle risorse idriche, contaminazione da pesticidi e sfollamenti forzati; che le comunità indigene sono state tra le più colpite;

AD.  considerando che l'espansione delle piantagioni di olio di palma ha portato a una distruzione delle foreste su vasta scala e a conflitti sociali che contrappongono le aziende di piantagioni ai gruppi indigeni e alle comunità locali;

AE.  considerando che, negli ultimi anni, il settore privato ha dimostrato un crescente impegno per la protezione delle foreste e che oltre 400 società si sono impegnate a eliminare la deforestazione dai loro prodotti e dalle loro catene di approvvigionamento conformemente alla dichiarazione di New York sulle foreste, concentrandosi in particolare su merci quali olio di palma, soia, carni bovine e legname; che le misure pubbliche destinate ai prodotti agricoli rimangono tuttavia relativamente rare;

1.  ricorda che l'Agenda 2030 riconosce che le foreste biologicamente diversificate svolgono un ruolo cruciale per lo sviluppo sostenibile e ai fini dell'accordo di Parigi; ricorda che la gestione sostenibile e inclusiva delle foreste e l'utilizzo responsabile dei prodotti forestali rappresentano il sistema di cattura e immagazzinamento di carbonio naturale più efficace e competitivo in termini di prezzi;

2.  chiede all'UE di sostenere l'integrazione degli obiettivi in materia di governance fondiaria e forestale all'interno dei contributi determinati a livello nazionale dei paesi in via di sviluppo con copertura forestale;

3.  rammenta che l'accordo di Parigi impone a tutte le parti di adoperarsi per la conservazione e il miglioramento dei bacini di assorbimento, incluse le foreste;

4.  osserva che arrestare la deforestazione e il degrado forestale e consentire alle foreste di tornare a crescere rappresenterebbe almeno il 30 % di tutte le azioni di mitigazione necessarie per limitare il riscaldamento globale a 1,5°C(6);

5.  osserva che la deforestazione è responsabile dell'11 % delle emissioni di gas a affetto serra globali di origine umana, più del contributo complessivo delle automobili;

6.  afferma l'importanza del tipo di gestione forestale per il bilancio del carbonio ai tropici, come recenti studi(7) hanno evidenziato, dimostrando che le forme più sottili di degrado, e non soltanto la deforestazione su vasta scala come si pensava ancora poco tempo fa, costituiscono probabilmente una fonte significativa di emissioni di carbonio, pari a oltre la metà del totale delle emissioni stesse;

7.  osserva che il rimboschimento, il ripristino delle foreste degradate esistenti e l'aumento della copertura arborea nei paesaggi agricoli mediante pratiche agroforestali, rappresentano le uniche fonti disponibili di emissioni negative con un potenziale significativo per contribuire al raggiungimento degli obiettivi dell'accordo di Parigi;

8.  ricorda la sfida di Bonn(8), il cui obiettivo di ripristinare 350 milioni di ettari di terreni degradati e deforestati entro il 2030 potrebbe apportare benefici netti per 170 miliardi di dollari l'anno, grazie alla protezione degli spartiacque e al miglioramento dei raccolti e dei prodotti forestali, e contribuire al sequestro di 1,7 miliardi di tonnellate di biossido di carbonio all'anno;

9.  invita la Commissione a onorare gli impegni internazionali dell'UE, tra l'altro quelli assunti nel quadro della COP 21, del Forum delle Nazioni Unite sulle foreste (UNFF), della Convenzione delle Nazioni Unite sulla diversità biologica (UNCBD), della dichiarazione di New York sulle foreste e dell'OSS 15.2 in particolare, che consiste nel promuovere l'attuazione di una gestione sostenibile di tutti i tipi di foreste, arrestare la deforestazione, ripristinare le foreste degradate e aumentare considerevolmente l'imboschimento e il rimboschimento a livello globale entro il 2020;

10.  rammenta, nello specifico, che l'Unione si è impegnata a raggiungere gli obiettivi della Convenzione sulla diversità biologica di Aichi, che prevedono la conservazione del 17 % di tutti gli habitat, il ripristino del 15 % degli ecosistemi degradati e la riduzione della perdita di foreste quasi a zero, o almeno il suo dimezzamento, entro il 2020;

11.  osserva che il settore dell'aviazione dipende fortemente dal sistema di compensazione di emissioni di CO2, comprese le foreste; sottolinea tuttavia che le compensazioni legate alle foreste sono oggetto di forti critiche, dato che sono difficilmente misurabili e impossibili da garantire; ritiene che l'Organizzazione per l'aviazione civile internazionale (ICAO) dovrebbe escludere la compensazione legata alle foreste dal meccanismo del regime di compensazione e riduzione delle emissioni di carbonio per il trasporto aereo internazionale (CORSIA);

12.  sottolinea che le cause della deforestazione vanno al di là del settore forestale in sé e sono connesse a un'ampia gamma di questioni, quali la proprietà fondiaria, la tutela dei diritti delle popolazioni indigene, le politiche agricole e i cambiamenti climatici; invita la Commissione a potenziare i propri sforzi ai fini della piena ed efficace attuazione degli AVP FLEGT e ad affrontare la deforestazione in modo olistico attraverso un quadro politico coerente, vale a dire assicurando il riconoscimento e il rispetto effettivi dei diritti fondiari delle comunità che dipendono dalle foreste, in particolare nel caso di finanziamenti dell'UE per lo sviluppo, nonché nella fase di controllo degli accordi volontari di partenariato FLEGT, e in modo tale da consentire la sussistenza nella silvicoltura delle comunità locali, garantendo al contempo la conservazione degli ecosistemi;

13.  invita la Commissione a elaborare ogni due anni una relazione sui progressi del piano d'azione FLEGT; sottolinea che esso deve comprendere una valutazione dello stato di attuazione dell'AVP, dei termini fissati, delle difficoltà incontrate e delle misure adottate o previste;

14.  rileva che l'attuazione degli AVP avrà maggiori possibilità di successo se sarà previsto un sostegno maggiormente mirato ai gruppi vulnerabili coinvolti nella gestione delle risorse di legname (piccoli proprietari, micro, piccole e medie imprese (MPMI), operatori indipendenti del settore "informale"); sottolinea l'importanza di garantire che i processi di certificazione rispettino gli interessi dei gruppi più vulnerabili coinvolti nella gestione forestale;

15.  sottolinea l'importanza della lotta al traffico illecito di legni tropicali; suggerisce alla Commissione di fare in modo che i futuri negoziati sulle licenze di esportazione FLEGT per i prodotti del legno la cui legalità è stata verificata e che sono esportati nell'UE tengano conto dell'esperienza del sistema indonesiano, operativo dal novembre 2016; chiede alla Commissione di condurre una valutazione d'impatto indipendente sull'attuazione del sistema indonesiano di verifica della legalità del legname, da presentare entro un termine ragionevole;

16.  invita la Commissione e gli Stati membri ad affrontare i rischi legati al "legname da guerra", al fine di garantire che sia definito illegale mediante il processo degli AVP; ritiene che la definizione di legalità nell'ambito dei sistemi di verifica della legalità del legname (TLAS) dovrebbe essere estesa ai diritti umani, in particolare ai diritti fondiari delle comunità in tutti gli AVP;

17.  invita la Commissione e gli Stati membri a utilizzare il "dialogo strutturato FLEGT" proposto per effettuare un'adeguata valutazione dei rischi di corruzione nel settore forestale e a elaborare misure volte a rafforzare la partecipazione, la trasparenza, l'assunzione di responsabilità e l'integrità, quali elementi di una strategia anticorruzione;

18.  invita l'UE a sviluppare una politica verde in materia di acquisto di legname al fine di sostenere la protezione e il ripristino degli ecosistemi forestali a livello mondiale;

19.  osserva con preoccupazione che il settore forestale è particolarmente vulnerabile a una cattiva governance, in particolare a corruzione, le frodi e la criminalità organizzata, che è ancora caratterizzata da un alto livello di impunità; deplora il fatto che persino in paesi con normative adeguate sulle foreste l'attuazione è carente;

20.  riconosce che, secondo le stime, i reati forestali come il disboscamento illegale hanno rappresentato nel 2016 un valore di 50-152 miliardi di USD a livello globale, in aumento rispetto ai 30-100 miliardi del 2014, e si collocano al primo posto tra i reati ambientali in termini di introiti generati; osserva che il disboscamento illegale contribuisce sostanzialmente a finanziare la criminalità organizzata e pertanto impoverisce notevolmente i governi, le nazioni e le comunità locali a causa dei mancati introiti(9);

21.  è allarmato per l'intensificarsi di violazioni dei diritti umani, accaparramenti dei terreni e confisca delle terre delle comunità indigene, causate dall'espansione di infrastrutture, da piantagioni monocolturali per alimenti, carburanti e fibre, dal disboscamento e da azioni volte a mitigare le emissioni di carbonio, quali biocarburanti, gas naturale o sviluppo su vasta scala dell'energia idroelettrica;

22.  osserva con preoccupazione che circa 300 000 abitanti delle foreste pluviali dell'Africa centrale (anche noti come "pigmei" o "batwa") devono fare i conti con pressioni senza precedenti sulle loro terre, risorse forestali e società, dato che le foreste sono disboscate, convertite in terreni agricoli o in aree esclusive destinate alla conservazione della fauna selvatica;

23.  esorta con forza la Commissione a dare seguito alle richieste contenute nella risoluzione del Parlamento del 25 ottobre 2016 sulla responsabilità delle imprese per gravi violazioni dei diritti umani nei paesi terzi(10) anche in riferimento alle imprese che operano in questo settore; in particolare esorta la commissione ad attuare le misure richieste nella citata risoluzione, al fine di individuare e punire i responsabili quando tali attività sono direttamente o indirettamente riconducibili a imprese multinazionali che operino nella giurisdizione di uno stato membro;

24.  sottolinea che il disboscamento illegale causa perdite in termini di entrate fiscali per i paesi in via di sviluppo; deplora, in particolare, il fatto che i paradisi fiscali offshore e i meccanismi di elusione fiscale sono utilizzati per finanziare società di comodo e società controllate delle principali società minerarie, di disboscamento e di produzione di cellulosa connesse alla deforestazione, come confermato dai Panama Papers e dai Paradise Papers, in un contesto in cui una globalizzazione finanziaria non regolamentata può avere effetti negativi sulla preservazione delle foreste e sulla sostenibilità dell'ambiente; esorta nuovamente l'UE a mostrare forte volontà politica e determinazione nella lotta contro l'elusione e l'evasione fiscali, sia al suo interno che nei rapporti con paesi terzi;

25.  accoglie con favore la pubblicazione del tanto atteso studio di fattibilità sulle opzioni per rafforzare l'azione dell'UE contro la deforestazione(11), commissionato dalla direzione generale dell'Ambiente della Commissione; osserva che questo studio si concentra principalmente su sette prodotti che mettono a rischio le foreste, in particolare l'olio di palma, la gomma, la soia, la carne bovina, il granturco, il cacao e il caffè, e riconosce che "l'UE è chiaramente parte del problema della deforestazione a livello mondiale";

26.  esorta la Commissione ad avviare immediatamente un'approfondita valutazione d'impatto e una effettiva consultazione con le parti interessate, in particolare con il coinvolgimento delle popolazioni locali e delle donne, allo scopo di attuare un significativo piano d'azione dell'UE sulla deforestazione e sul degrado forestale comprensivo di misure normative concrete e coerenti, compreso un meccanismo di monitoraggio, intese ad assicurare che nessuna catena di approvvigionamento o transazione finanziaria collegate all'Unione europea siano causa di deforestazione, degrado forestale o violazioni dei diritti umani; chiede che detto piano d'azione promuova un'assistenza tecnica e finanziaria migliorata per i paesi produttori con lo scopo specifico di salvaguardare, preservare e rigenerare foreste ed ecosistemi di vitale importanza, nonché migliorare i mezzi di sussistenza delle comunità che dipendono dalle foreste;

27.  ricorda che le donne indigene e le donne delle comunità agricole svolgono un ruolo centrale nella difesa degli ecosistemi forestali; osserva, tuttavia, con preoccupazione l'assenza di inclusione ed emancipazione femminile nell'ambito dei processi di gestione delle risorse naturali; deplora la mancanza di educazione alla silvicoltura: ritiene che l'uguaglianza di genere nell'educazione alla silvicoltura sia un punto fondamentale nella gestione sostenibile delle foreste, che dovrebbe riflettersi nel piano d'azione dell'UE;

28.  prende atto dell'avvio della consultazione pubblica sui prodotti che rientrano nel campo di applicazione del regolamento sul legname (EUTR); ritiene che la possibilità di scegliere un'opzione nel questionario sulla riduzione del campo di applicazione per essere coperti dal regolamento non sia giustificata, dato che il commercio illegale prospera già con il campo di applicazione attuale del regolamento; inoltre, prende atto della posizione della Confederazione europea delle industrie del legno a favore dell'estensione del campo di applicazione dell'EUTR a tutti i prodotti del legno;

29.  osserva che nella revisione del 2016 dell'EUTR (SWD(2016)0034) non è stato possibile valutare se le sanzioni stabilite dagli Stati membri fossero efficaci, proporzionate e dissuasive, dal momento che il numero di sanzioni applicate finora è stato molto basso; contesta l'applicazione, da parte di alcuni Stati membri, del criterio delle "condizioni economiche nazionali" per stabilire sanzioni, dato il carattere internazionale del reato e il fatto che, in tutto il mondo, è al primo posto della graduatoria dei reati ambientali;

30.  invita la Commissione e gli Stati membri ad attuare e ad applicare pienamente l'EUTR e a far sì che esso copra tutti i prodotti che sono o possono essere in legno, e che contengono o potrebbero contenere legno; sottolinea la necessità di effettuare controlli adeguati ed effettivi, anche quando si tratta di complesse catene di approvvigionamento e di importazioni da paesi di trasformazione, e chiede che le sanzioni siano solide e dissuasive per tutti i soggetti economici, dal momento che si tratta di un atto di criminalità internazionale che, tra i reati ambientali, genera il gettito maggiore;

31.  osserva che, stando a quanto è emerso, le licenze di esportazione FLEGT consentono di mescolare al legname legale il legno di provenienza illegale, il quale potrebbe quindi essere esportato nell'Unione in quanto conforme all'EUTR(12);

32.  invita la Commissione ad aggiornare gli orientamenti previsti dall'EUTR per affrontare il problema del legname proveniente da regioni di conflitto e raccomanda misure di mitigazione dei rischi più dettagliate per rafforzare l'applicazione, tra cui l'obbligo di una migliore dovuta diligenza da parte degli operatori che importano da zone interessate da conflitti o ad alto rischio, l'inserimento di condizioni anticorruzione nei contratti con i fornitori, l'applicazione di disposizioni anticorruzione, la revisione dei bilanci e audit anticorruzione;

Governance fondiaria e forestale

33.  riconosce l'importanza delle attività realizzate nell'ambito della Commissione economica per l'Europa delle Nazioni Unite (UNECE) e dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO) per quanto concerne la gestione forestale sostenibile a livello mondiale, che svolge un ruolo fondamentale per il commercio sostenibile dei prodotti forestali;

34.  invita l'UE a instaurare una cooperazione rafforzata e partenariati efficaci con i principali paesi consumatori di legname e le parti interessate a livello internazionale, quali le Nazioni Unite, in particolare la FAO, il Centro per la ricerca forestale internazionale (CIFOR) e il programma della Banca mondiale sulle foreste (PROFOR), per una più efficace riduzione del traffico illecito di legname a livello mondiale e una migliore governance globale delle foreste;

35.  sottolinea che anche le foreste secondarie, che si rigenerano principalmente mediante processi naturali, dopo perturbazioni significative causate dall'uomo o naturali delle foreste primarie, forniscono, insieme alle foreste primarie, servizi ecosistemici fondamentali, sostentamento per le popolazioni locali e legname; ritiene che, poiché anche la loro sopravvivenza è minacciata dal disboscamento illegale, qualsiasi azione volta a garantire la trasparenza e la responsabilità della gestione forestale dovrebbe essere rivolta anche alle foreste secondarie e non soltanto a quelle primarie;

36.  sottolinea la necessità di incoraggiare una gestione delle foreste di tipo partecipativo e comunitario rafforzando la partecipazione della società civile alla pianificazione e all'attuazione delle politiche e dei progetti di gestione forestale, assicurando che le comunità locali condividano i benefici delle risorse forestali ed effettuando attività di sensibilizzazione al riguardo;

37.  osserva con preoccupazione che l'incertezza della proprietà fondiaria delle popolazioni che vivono nelle foreste costituisce un ostacolo fondamentale alla lotta alla deforestazione;

38.  ricorda che una governance responsabile dei regimi di proprietà fondiaria e forestale è essenziale per garantire la stabilità sociale, l'uso sostenibile dell'ambiente e investimenti responsabili a favore dello sviluppo sostenibile;

39.  prende atto dell'esistenza di modelli di attività forestali comunitarie/proprietà fondiarie collettive di origine consuetudinaria che possono portare una serie di vantaggi(13), tra cui un aumento della superficie forestale e delle risorse idriche disponibili, una riduzione del disboscamento illegale grazie all'introduzione di norme chiare sull'accesso al legname e un solido sistema di monitoraggio delle foreste; propone di incrementare la ricerca e il sostegno a favore dell'elaborazione di quadri giuridici sulle attività forestali collettive;

40.  esorta i paesi partner a riconoscere e tutelare il diritto delle comunità locali che dipendono dalle foreste e dei popoli indigeni, segnatamente le donne indigene, alla proprietà consuetudinaria e al controllo delle loro terre, dei loro territori e delle loro risorse naturali, conformemente ai diversi strumenti internazionali relativi ai diritti umani, quali il Patto internazionale relativo ai diritti economici, sociali e culturali, la UNDRIP e la Convenzione n. 169 dell'ILO; invita l'UE a offrire sostegno ai paesi partner in tal senso e ad applicare scrupolosamente il principio del libero, previo e informato consenso (FPIC) alle acquisizioni di terreni su vasta scala;

41.  denuncia la riduzione dello spazio concesso alla libertà di espressione della società civile e delle comunità locali in materia di governance delle foreste e le crescenti violazioni della stessa;

42.  invita la Commissione a rendere le VGGT della FAO vincolanti per il piano per gli investimenti esterni; sottolinea che la conformità alle VGGT richiede l'esistenza di un monitoraggio e un'attuazione indipendenti ed efficaci, comprensivi di adeguati meccanismi di ricorso e di risoluzione delle controversie; insiste sul fatto che le norme sulla proprietà fondiaria siano incluse nella progettazione, nel monitoraggio e nella rendicontazione annuale del progetto e diventino vincolanti per l'intera azione esterna dell'UE finanziata dall'aiuto pubblico allo sviluppo (APS);

43.  esorta la Commissione e gli Stati membri a istituire, come misura immediata, un efficace meccanismo amministrativo di denuncia per le vittime di violazioni dei diritti umani e di altri effetti dannosi derivanti da attività finanziate dall'aiuto pubblico allo sviluppo al fine di avviare indagini e processi di riconciliazione; sottolinea che tale meccanismo dovrebbe presentare procedure standardizzate, essere di natura amministrativa e, pertanto, essere complementare ai meccanismi giudiziari, e che potrebbe avvalersi delle delegazioni dell'UE come punti di accesso;

44.  invita l'Unione europea ad adottare una norma sulla comunicazione obbligatoria di informazioni relative alla deforestazione che fornisca la prova di investimenti finanziari collegati alla produzione o alla lavorazione di prodotti che mettono a rischio le foreste;

45.  ricorda che la relazione della Commissione sul funzionamento della direttiva 2013/50/UE sulla trasparenza, che introduce l'obbligo di comunicazione dei pagamenti effettuati a favore dei governi da società quotate e da grandi società non quotate che operano nell'industria estrattiva o nello sfruttamento (foreste naturali e seminaturali), dovrebbe essere trasmessa entro il 27 novembre 2018 al Parlamento europeo e al Consiglio; osserva inoltre che tale relazione dovrebbe essere accompagnata da una proposta legislativa; invita la Commissione, in vista di un possibile riesame, a considerare la possibilità di estendere l'obbligo di rendicontazione ad altri settori industriali che incidono sulle foreste e ad attività che riguardano anche foreste non primarie;

46.  deplora il fatto che la scarsa partecipazione locale e la mancanza di accordi a livello di comunità forestali riguardo alla suddivisione in zone in base all'uso dei terreni e alla ripartizione delle concessioni siano comuni in molti paesi; ritiene che i TLAS dovrebbero comprendere garanzie procedurali che conferiscano potere alle comunità, allo scopo di ridurre la probabilità di ripartizioni o trasferimenti di terreni caratterizzati da corruzione o iniquità;

47.  sottolinea che la trasparenza dei dati, una migliore mappatura, il monitoraggio indipendente, il controllo e la condivisione di informazioni sono fondamentali per migliorare la governance e la cooperazione internazionale e facilitare la conformità all'impegno di deforestazione zero; invita l'UE a rafforzare il sostegno finanziario e tecnico ai paesi partner affinché conseguano tali obiettivi e ad aiutarli a sviluppare le competenze necessarie a migliorare le strutture e l'assunzione di responsabilità relative alla governance locale delle foreste;

Finanziamento e catene di approvvigionamento responsabili

48.  rileva che le importazioni di legname e di prodotti del legno dovrebbero essere sottoposte a un più rigoroso controllo alle frontiere dell'UE, al fine di garantire che i prodotti importati siano effettivamente conformi ai requisiti necessari per entrare nell'UE;

49.  osserva che più della metà delle merci prodotte ed esportate nei mercati di tutto il mondo provengono dalla deforestazione illegale; rileva che, per quanto concerne i prodotti agricoli che mettono a rischio le foreste, si stima che il 65 % delle esportazioni brasiliane di carni bovine e il 9 % di quelle argentine, il 41 % delle esportazioni di soia dal Brasile, il 5 % dall'Argentina e il 30 % dal Paraguay siano probabilmente connesse alla deforestazione illegale; osserva inoltre che i produttori dell'UE importano significative quantità di mangimi e proteine dai paesi in via di sviluppo(14);

50.  sottolinea il ruolo fondamentale del settore privato nel raggiungimento degli obiettivi forestali internazionali, compresa la rigenerazione delle foreste; sottolinea, tuttavia, la necessità di garantire che le catene di approvvigionamento e i flussi finanziari promuovano unicamente una produzione legale, sostenibile e a deforestazione zero e non siano la causa di violazioni dei diritti umani;

51.  accoglie con favore il fatto che i principali soggetti del settore privato (molto spesso provenienti dall'UE) si sono impegnati a eliminare la deforestazione dalle filiere di approvvigionamento e dagli investimenti; rileva, tuttavia, che l'UE deve raccogliere la sfida e intensificare gli sforzi compiuti dal settore privato attraverso politiche e misure adeguate per creare una base comune per tutte le imprese, nonché condizioni di parità; è del parere che ciò stimolerebbe gli impegni, genererebbe fiducia e renderebbe le imprese più responsabili dinanzi agli impegni assunti;

52.  ricorda l'obbligo di rispettare i principi guida delle Nazioni Unite sulle imprese e i diritti umani; sostiene i negoziati in corso ai fini dell'istituzione di uno strumento vincolante delle Nazioni Unite sulle imprese transnazionali e le altre imprese riguardo ai diritti umani e sottolinea l'importanza di un coinvolgimento attivo dell'UE in tale processo;

53.  incoraggia le imprese a intervenire per impedire la corruzione nelle loro pratiche commerciali, in particolare quelle relative all'attribuzione dei diritti di proprietà fondiaria, e a estendere i propri sistemi di monitoraggio esterno sulle norme del lavoro fino a comprendere impegni più ampi in materia di deforestazione;

54.  invita l'Unione europea a introdurre requisiti obbligatori affinché l'industria finanziaria eserciti un solido dovere di diligenza al momento di valutare i rischi di governance, sociali e ambientali di carattere finanziario e non finanziario; invita altresì a comunicare al pubblico il processo di dovere di diligenza, per lo meno mediante le relazioni annuali degli investitori;

55.  invita l'Unione europea a far fronte alla deforestazione globale disciplinando il commercio e il consumo a livello europeo di prodotti che mettono a rischio le foreste, quali soia, olio di palma, eucalipto, carni bovine, cuoio e cacao, sulla base di quanto appreso dal piano d'azione FLEGT, dal regolamento sul legname, dal regolamento sui minerali provenienti da zone di conflitto, dalla direttiva sulla comunicazione di informazioni di carattere non finanziario, dalla legislazione sulla pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (INN) e da altre iniziative dell'UE volte a disciplinare le catene di approvvigionamento;

56.  ritiene che il presente quadro normativo dovrebbe:

   a) stabilire criteri obbligatori per prodotti sostenibili e a deforestazione zero;
   b) imporre obblighi vincolanti relativi al dovere di diligenza sia agli operatori a monte che a quelli a valle nelle catene di fornitura dei prodotti che mettono a rischio le foreste;
   c) applicare la tracciabilità delle merci e la trasparenza a tutta la catena di approvvigionamento;
   d) richiedere alle autorità competenti degli Stati membri di svolgere indagini e perseguire i cittadini dell'UE e le società con sede nell'UE che traggono beneficio dalla conversione illegale dei terreni nei paesi produttori;
   e) ottemperare al diritto internazionale in materia di diritti umani, rispettare i diritti consuetudinari come stabilito dalle linee guida volontarie sulla gestione responsabile della terra, della pesca e delle foreste e garantire il principio del libero, previo e informato consenso di tutte le comunità potenzialmente interessate durante l'intero ciclo di vita del prodotto;

57.  invita l'UE a garantire che le misure e il quadro normativo posti in essere non comportino oneri ingiustificati per i produttori di piccole e medie dimensioni e non ne impediscano l'accesso ai mercati e al commercio internazionale;

58.  invita l'UE a promuovere un quadro regolamentare analogo e vincolante a livello internazionale e a integrare la diplomazia forestale nella sua politica climatica, allo scopo di incoraggiare i paesi che lavorano e/o importano quantità significative di legno tropicale, quali Cina e Vietnam, ad adottare norme efficaci che mettano al bando l'importazione di legname di provenienza illegale e richiedano agli operatori di introdurre il dovere di diligenza (analogo all'EUTR); invita, a tal fine, la Commissione a una maggiore trasparenza sulle discussioni e sulle azioni intraprese nell'ambito del BCM-FLEG con la Cina;

59.  deplora la messa in discussione da parte del governo della Repubblica democratica del Congo (RDC) della moratoria relativa all'attribuzione di nuove licenze di sfruttamento delle foreste tropicali dell'RDC a due imprese cinesi; invita a mantenere tale moratoria fino a quando le imprese forestali, il governo e le popolazioni locali dipendenti dalle foreste non giungano a un accordo su protocolli atti a garantire una gestione ambientale e sociale soddisfacente;

60.  invita l'UE a introdurre nella riforma della politica agricola comune (PAC) criteri di condizionalità incrociata per i mangimi animali allo scopo di assicurare che siano concesse sovvenzioni pubbliche per mangimi sostenibili e a deforestazione zero, di ridurre le importazioni di bestiame e di piante proteiche per la produzione di mangimi, diversificando e potenziando al contempo la produzione interna di piante proteiche, e di escludere le importazioni di prodotti che mettono a rischio le foreste (come la soia e il mais) dal sostegno diretto o indiretto della futura politica alimentare e agricola dell'UE;

61.  sottolinea che la futura PAC dovrà allinearsi agli impegni internazionali dell'UE, compresa l'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e l'accordo di Parigi sui cambiamenti climatici;

62.  invita a utilizzare gli indicatori degli obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) al fine di valutare gli effetti esterni della PAC, come suggerito dall'OCSE;

63.  ricorda che la Malaysia e l'Indonesia sono i principali produttori di olio di palma, con una quota stimata della produzione mondiale compresa tra l'85 % e il 90 %, e che la crescente domanda di tale bene provoca deforestazione, esercita pressione sull'uso del suolo e ha ricadute significative sulle comunità locali, la salute e i cambiamenti climatici; sottolinea, in tale contesto, che i negoziati relativi ad accordi commerciali con l'Indonesia e la Malaysia dovrebbero essere utilizzati per migliorare la situazione in loco;

64.  riconosce, per quanto riguarda l'olio di palma, il contributo positivo apportato dai sistemi di certificazione esistenti, ma osserva con rammarico che né la Tavola rotonda per l'olio di palma sostenibile (RSPO), né l'olio di palma sostenibile indonesiano (ISPO), né l'olio di palma sostenibile malese (MSPO) né tutti gli altri principali sistemi di certificazione riconosciuti proibiscono effettivamente ai loro aderenti di convertire foreste pluviali o torbiere in piantagioni di palma; ritiene pertanto che tali principali sistemi di certificazione non siano in grado di limitare effettivamente le emissioni di gas serra derivanti dalla creazione e dalla coltivazione delle piantagioni e non riescano di conseguenza a evitare i grandi incendi in foreste e torbiere; chiede alla Commissione di assicurare un audit e un monitoraggio indipendenti di tali sistemi di certificazione, garantendo che l'olio di palma immesso sul mercato dell'UE sia conforme a tutte le norme necessarie e sia sostenibile; osserva che la questione della sostenibilità nel settore dell'olio di palma non può essere affrontata unicamente con misure e politiche volontarie, ma che sono necessarie norme vincolanti e sistemi di certificazione obbligatori, anche per le aziende produttrici di olio di palma;

65.  sottolinea la necessità di migliorare l'affidabilità dei sistemi di certificazione volontaria, mediante etichettatura, allo scopo di garantire che sul mercato dell'UE venga immesso solo olio di palma la cui produzione non abbia causato deforestazione, degrado forestale, appropriazione illegittima di terreni e altre violazioni di diritti umani, in linea con la risoluzione del Parlamento del 25 ottobre 2016 sulla responsabilità delle imprese per gravi violazioni dei diritti umani nei paesi terzi(15), e che sistemi come l'RSPO comprendano tutti gli usi finali dell'olio di palma; sottolinea inoltre la necessità di informare maggiormente i consumatori sulle conseguenze nefaste della produzione dell'olio di palma non sostenibile sull'ambiente, dato che l'obiettivo ultimo è ottenere un calo significativo del consumo di olio di palma;

66.  esorta la Commissione e tutti gli Stati membri che non hanno ancora agito in tal senso a profondere sforzi per conseguire un impegno a livello di UE per ottenere, entro il 2020, esclusivamente olio di palma sostenibile certificato, firmando e attuando, tra le altre cose, la dichiarazione di Amsterdam "Verso l'eliminazione della deforestazione dalle catene di prodotti agricoli con i paesi europei", e ad adoperarsi verso un impegno settoriale mediante, tra l'altro, la firma e l'attuazione della dichiarazione di Amsterdam a sostegno di una catena di approvvigionamento dell'olio di palma pienamente sostenibile entro il 2020;

Coerenza delle politiche per lo sviluppo

67.  ricorda che gli OSS possono essere conseguiti solo se le catene di approvvigionamento diventano sostenibili e si creano sinergie tra le politiche; è preoccupato dal fatto che l'elevata dipendenza dell'UE dalle importazioni di mangimi sotto forma di semi di soia causa deforestazione in paesi terzi; esprime inquietudine per l'impatto ambientale delle crescenti importazioni di biomassa e dell'aumento della domanda di legno in Europa, segnatamente per raggiungere gli obiettivi dell'UE in materia di energie rinnovabili; invita l'UE a ottemperare all'obbligo di coerenza delle politiche per lo sviluppo sancito dall'articolo 208 TFUE, poiché esso costituisce un aspetto fondamentale del contributo dell'UE all'attuazione dell'Agenda 2030, dell'accordo di Parigi e del consenso europeo in materia di sviluppo; invita pertanto l'UE a garantire la coerenza tra le sue politiche in materia di sviluppo, commercio, agricoltura, energia e clima;

68.  invita la Commissione a semplificare e coordinare meglio i suoi sforzi volti a combattere il disboscamento illegale nel quadro delle varie politiche dell'UE e dei servizi interessati a tali politiche; invita la Commissione a negoziare norme sull'importazione di legname nei futuri accordi commerciali bilaterali o multilaterali, per evitare di compromettere i successi conseguiti attraverso il piano d'azione FLEGT con i paesi produttori di legname;

69.  rammenta che l'80 % delle foreste è costituito da terre e territori tradizionali dei popoli indigeni e delle comunità locali; osserva con preoccupazione che il relatore speciale delle Nazioni Unite sui diritti dei popoli indigeni ha segnalato di aver ricevuto un crescente numero di denunce riguardanti situazioni in cui i progetti di mitigazione dei cambiamenti climatici hanno inciso negativamente sui diritti dei popoli indigeni, segnatamente progetti in materia di energie rinnovabili, quali la produzione di biocarburanti e la costruzione di dighe per la produzione di energia elettrica; sottolinea la necessità di garantire i diritti di proprietà fondiaria delle comunità forestali locali, compresi i diritti consuetudinari; sottolinea che i pagamenti basati sui risultati e il programma REDD+ rappresentano un'opportunità per migliorare la governance delle foreste, i diritti fondiari e i mezzi di sussistenza;

70.  sottolinea il ruolo cruciale dei popoli indigeni nella gestione sostenibile delle risorse naturali e la conservazione della biodiversità; ricorda che la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) chiede agli Stati parte di rispettare le conoscenze e i diritti dei popoli indigeni quali garanzie nell'attuazione di REDD+; esorta i paesi partner ad adottare provvedimenti al fine di coinvolgere efficacemente i popoli indigeni nell'ambito delle misure di mitigazione dei cambiamenti climatici e di adattamento agli stessi;

71.  invita l'UE e gli Stati membri a potenziare le sinergie tra l'accordo volontario di partenariato FLEGT e il programma REDD+;

72.  esprime profonda preoccupazione per l'aumento dell'uso industriale su larga scala delle foreste per la produzione energetica mediante le monocolture, il che accelera la perdita di biodiversità su scala globale e il deterioramento dei servizi ecosistemici;

73.  ricorda che le politiche dell'UE sui biocarburanti dovrebbero essere coerenti con gli obiettivi di sviluppo sostenibile e con il principio della coerenza delle politiche per lo sviluppo; ribadisce che l'UE dovrebbe eliminare gradualmente tutti gli incentivi politici agli agrocarburanti entro il 2030;

74.  deplora il fatto che la revisione in corso della direttiva sulle energie rinnovabili (RED II) non introduca criteri di sostenibilità sociale e non consideri altre conseguenze indirette dell'utilizzo delle terre tenendo conto dei rischi di accaparramento dei terreni; ricorda che la direttiva dovrebbe essere coerente con le norme internazionali in materia di diritti fondiari, ovvero la Convenzione n. 169 dell'Organizzazione internazionale del lavoro (ILO) e le linee guida volontarie sulla proprietà fondiaria e i principi per investimenti responsabili in agricoltura e nei sistemi alimentari della FAO; sottolinea altresì l'esigenza di introdurre criteri più rigorosi sulla biomassa forestale per impedire che la promozione della bioenergia provochi deforestazione altrove;

75.  prende atto dell'insieme di prove inequivocabili del fatto che la conversione delle foreste tropicali in terreni agricoli, piantagioni e altri usi del suolo causa una significativa perdita di specie, soprattutto di quelle tipiche delle foreste; sottolinea la necessità della rigenerazione di foreste naturali e biologicamente diversificate come mezzo per contrastare i cambiamenti climatici e proteggere la biodiversità, in linea con gli obiettivi dell'Agenda 2030, in particolare l'obiettivo 15; ritiene che i programmi per la rigenerazione forestale dovrebbero riconoscere i diritti fondiari consuetudinari locali, essere inclusivi e adattati alle condizioni locali e promuovere soluzioni basate sulla natura, quali il ripristino del paesaggio forestale, al fine di equilibrare gli usi dei terreni, compresi aree protette, pratiche agroforestali, sistemi agricoli, piantagioni di piccola scala e insediamenti umani; invita la Commissione e gli Stati membri ad assicurare che l'impatto dei consumi dell'UE sulla deforestazione in paesi terzi sia affrontato alla luce degli obiettivi stabiliti dalla strategia dell'UE sulla biodiversità fino al 2020;

76.  invita l'UE a sostenere le iniziative dei paesi in via di sviluppo ricchi di foreste e volte a controbilanciare l'espansione incontrollata delle pratiche agricole e delle attività estrattive che hanno inciso negativamente sulla gestione delle foreste, sul sostentamento e sull'integrità culturale dei popoli indigeni, e che hanno avuto effetti pregiudizievoli sulla stabilità sociale e sulla sovranità alimentare degli agricoltori;

77.  ribadisce che le catene di valore sostenibili del legno, derivanti da foreste gestite in modo sostenibile, comprese le piantagioni forestali sostenibili e le aziende arboricole da legno familiari, possono fornire un importante contributo al raggiungimento degli OSS e degli impegni in materia di cambiamenti climatici; insiste, in un contesto in cui il degrado e le alterazioni delle foreste causano il 68,9 % delle perdite complessive di carbonio negli ecosistemi tropicali(16), affinché i finanziamenti pubblici derivanti da finanziamenti per il clima e per lo sviluppo non siano utilizzati per sostenere l'espansione dell'agricoltura, del disboscamento su scala industriale, delle attività minerarie, dell'estrazione delle risorse o dello sviluppo delle infrastrutture nei paesaggi forestali intatti e affinché i finanziamenti pubblici in generale siano soggetti a solidi criteri di sostenibilità; invita inoltre l'UE e gli Stati membri a coordinare le politiche dei donatori al riguardo(17);

78.  ritiene che gli sforzi volti ad arrestare la deforestazione debbano includere un'assistenza e un sostegno e a favore dell'utilizzo più efficace di terreni già coltivati, da applicarsi congiuntamente a un approccio basato sui piccoli comuni intelligenti; riconosce che le pratiche agroecologiche presentano un forte potenziale per massimizzare le funzioni ecosistemiche e la resilienza tramite tecniche agroforestali di semina e di permacoltura miste e altamente differenziate, rilevanti anche per praticare colture come l'olio di palma, il cacao o la gomma, e per fornire vantaggi aggiuntivi in termini di risultati sociali, di diversificazione della produzione e della produttività, senza ricorrere a ulteriori conversioni di zone forestali;

Criminalità forestale

79.  osserva che, secondo l'UNEP e l'INTERPOL, il disboscamento illegale e il commercio del legname rappresentano uno dei cinque più importanti settori della criminalità ambientale, che coinvolge in misura crescente gruppi di criminalità organizzata transnazionale;

80.  sottolinea che la lotta al commercio illegale internazionale necessita di azioni concertate e inclusive al fine di fermare la distruzione, la deforestazione, il disboscamento illegale, le frodi, i massacri e la domanda di prodotti forestali e specie selvatiche;

81.  sottolinea che i reati forestali, dagli incendi non regolamentati o illegali di carbone vegetale fino ai reati societari su vasta scala riguardanti legname, carta e cellulosa, hanno un grande impatto sulle emissioni globali, sulle riserve idriche, sulla desertificazione e sull'andamento delle precipitazioni;

82.  osserva con preoccupazione che, secondo l'UNEP e INTERPOL, la legislazione che affronta la criminalità ambientale è ritenuta inadeguata in molti paesi in ragione, tra l'altro, della mancanza di competenze e personale, di ammende ridotte o dell'assenza di sanzioni penali ecc., che rappresentano ostacoli a una lotta efficace contro tali reati;

83.  sottolinea l'importanza di istituire, nei paesi produttori, sanzioni realmente dissuasive ed efficaci per combattere l'abbattimento e il commercio illegale del legname;

84.  chiede alla Commissione di estendere l'ambito di applicazione della direttiva 2008/99/CE sulla tutela penale dell'ambiente(18) al fine di includere il disboscamento illegale;

85.  incoraggia l'UE ad aiutare a rafforzare la vigilanza sulla deforestazione e sulle attività illegali;

86.  sottolinea la necessità di affrontare le cause profonde della criminalità, come la povertà, la corruzione e la cattiva governance, attraverso un approccio integrato e olistico, incoraggiando la cooperazione finanziaria transfrontaliera e impiegando tutti gli strumenti propri della lotta alla criminalità organizzata internazionale, inclusi il sequestro e la confisca di beni derivanti da tali attività e la lotta al riciclaggio di denaro;

87.  sottolinea la necessità di potenziare i quadri giuridici nazionali, di sostenere la creazione di reti nazionali per l'applicazione della legge e di rafforzare l'attuazione e l'applicazione del diritto internazionale pertinente alla promozione di una gestione forestale trasparente e responsabile mediante, tra le altre cose, lo scambio di migliori pratiche, una rigorosa diffusione delle informazioni, accurate valutazioni d'impatto sulla sostenibilità e sistemi di monitoraggio e di segnalazione, tenendo conto della necessità di proteggere le guardie forestali; chiede una collaborazione rafforzata tra i diversi settori e le diverse agenzie sia a livello nazionale che internazionale, in particolare con INTERPOL e UNODC, compresi la condivisione di intelligence e la cooperazione giudiziaria e l'ampliamento delle competenze della Corte penale internazionale al fine di coprire la criminalità ambientale;

88.  ricorda che un maggiore accesso ai dati doganali sulle importazioni che entrano nell'UE aumenterebbe la trasparenza e la responsabilità della catena del valore globale; invita la Commissione a estendere gli obblighi in materia di dati doganali e a includere l'esportatore e il produttore quali elementi obbligatori dei dati doganali, rafforzando in tal modo la trasparenza e la tracciabilità delle catene del valore globali;

Questioni commerciali

89.  sottolinea che i negoziati commerciali dell'UE devono essere in linea con gli impegni assunti dall'Unione a intervenire per ridurre la deforestazione e il degrado forestale e a potenziare gli stock di carbonio delle foreste nei paesi in via di sviluppo;

90.  evidenzia la necessità di ampliare e rafforzare i meccanismi di prevenzione, monitoraggio e verifica dell'impatto sull'ambiente e sui diritti umani degli accordi bilaterali e multilaterali di libero scambio e di investimento (ALS) dell'UE, anche mediante indicatori verificabili e iniziative indipendenti di monitoraggio e comunicazione dei dati a livello di comunità;

91.  sollecita l'Unione a includere sempre nei suoi capitoli sul commercio e lo sviluppo sostenibile (TSD) disposizioni vincolanti e applicabili per fermare il disboscamento illegale, la deforestazione, il degrado delle foreste e l'accaparramento dei terreni nonché altre violazioni dei diritti umani, che siano sottoposte a meccanismi di risoluzione delle controversie idonei ed efficaci, e a prendere in considerazione, tra i vari metodi di esecuzione, un meccanismo basato su sanzioni e disposizioni intese a garantire il diritto di proprietà, la consultazione preventiva e il consenso informato; invita la Commissione a inserire tali disposizioni negli ALS già conclusi mediante la clausola di revisione, con particolare riferimento all'impegno a dare effettiva attuazione all'accordo di Parigi sui cambiamenti climatici; sottolinea l'importanza di monitorare tali disposizioni e la necessità di avviare senza indugio procedure di consultazione governativa in caso di mancato rispetto di tali norme da parte dei partner commerciali, e di attivare gli attuali meccanismi di esecuzione quali i meccanismi di risoluzione delle controversie previsti nel quadro dei capitoli TSD;

92.  invita la Commissione a includere disposizioni ambiziose relative alle foreste in tutti gli accordi commerciali e di investimento dell'UE; sottolinea che tali disposizioni devono essere vincolanti e applicabili mediante meccanismi efficaci di monitoraggio e di applicazione delle sanzioni che consentano ai singoli e alle comunità, all'interno o all'esterno dell'UE, di fare ricorso;

93.  sottolinea che la corruzione connessa al disboscamento illegale dovrebbe essere trattata nell'ambito della politica commerciale dell'Unione; esorta la Commissione a includere negli ALS disposizioni anticorruzione relative al disboscamento illegale che siano applicabili e che siano attuate appieno e in modo efficace;

94.  esorta la Commissione a includere nel campo di applicazione delle disposizioni applicabili anticorruzione contenute negli ALS le pratiche forestali illegali, quali la vendita sottoprezzo del legname in concessione, l'abbattimento di alberi protetti da parte di società commerciali, il contrabbando transfrontaliero di prodotti forestali, il disboscamento illegale e la trasformazione di materie prime forestali senza licenza;

95.  prende atto che il regolamento relativo al sistema di preferenze generalizzate (SPG) ha ancora un margine di manovra limitato per quanto riguarda la protezione e la gestione responsabile delle risorse forestali; invita la Commissione ad assicurare un adeguato monitoraggio delle convenzioni del settore forestale oggetto dei regimi SPG e SPG+, anche da parte delle organizzazioni della società civile, in modo da garantire la protezione delle foreste nei paesi partner, compresa la possibilità di istituire un meccanismo di denuncia per garantire che i reclami presentati dalle parti interessate siano presi in debita considerazione; sottolinea la necessità che tale meccanismo tenga in particolare considerazione i diritti delle popolazioni indigene e delle comunità che dipendono dalle foreste, nonché, ove del caso, i diritti conferiti dalla convenzione n. 169 dell'OIL sui popoli indigeni e tribali;

96.  ricorda l'importanza di un adeguato accesso alla giustizia e ai mezzi di ricorso e di un'efficace protezione degli informatori nei paesi esportatori di risorse naturali, al fine di garantire l'efficienza di qualsiasi disposizione legislativa o iniziativa;

o
o   o

97.  incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione.

(1) GU L 295 del 12.11.2010, pag. 23.
(2) Testi approvati, P8_TA(2017)0098.
(3) GU C 215 del 19.6.2018, pag. 125.
(4) Testi approvati, P8_TA(2017)0330.
(5) Nellemann, C. (redattore capo), Henriksen, R., Kreilhuber, A., Stewart, D., Kotsovou, M., Raxter, P., Mrema, E., and Barrat, S. (redattori), The Rise of Environmental Crime – A Growing Threat to Natural Resources, Peace, Development And Security, A UNEP-INTERPOL Rapid Response Assessment (La crescita della criminalità ambientale: una crescente minaccia per le risorse naturali, la pace, lo sviluppo e la sicurezza, valutazione di reazione rapida dell'UNEP-INTERPOL), United Nations Environment Programme and RHIPTO Rapid Response, Norwegian Center for Global Analyses, www.rhipto.org, 2016
(6) Goodman, R.C., e Herold, M., Why Maintaining Tropical Forests is Essential and Urgent for Maintaining a Stable Climate ("Perché è essenziale e urgente preservare le foreste tropicali per mantenere un clima stabile"), Working Paper 385, Center for Global Development, 2014; McKinsey & Company, Pathways to a low-carbon economy ("Percorsi verso un'economia a basso tenore di carbonio"), 2009; McKinsey & Company, Pathways to a Low-Carbon Economy: Version 2 of the Global Greenhouse Gas Abatement Cost Curve ("Percorsi verso un'economia a basso tenore di carbonio: seconda versione della curva di abbattimento dei costi relativi ai gas a effetto serra"), 2013.
(7) Baccini, A. e al., "Tropical forests are a net carbon source based on aboveground measurements of gain and loss" ("Le foreste tropicali sono una fonte netta di carbonio, in base alle misurazioni in superficie dei guadagni e delle perdite"), Science, Vol. 358, Issue 6360, 2017, pp. 230-234.
(8) Cfr. https://www.iucn.org/theme/forests/our-work/forest-landscape-restoration/bonn-challenge
(9) Nellemann, C. (redattore capo), Henriksen, R., Kreilhuber, A., Stewart, D., Kotsovou, M., Raxter, P., Mrema, E., and Barrat, S. (redattori), The Rise of Environmental Crime – A Growing Threat to Natural Resources, Peace, Development And Security, A UNEP-INTERPOL Rapid Response Assessment (La crescita della criminalità ambientale: una crescente minaccia per le risorse naturali, la pace, lo sviluppo e la sicurezza, valutazione di reazione rapida dell'UNEP-INTERPOL), United Nations Environment Programme and RHIPTO Rapid Response, Norwegian Center for Global Analyses, www.rhipto.org, 2016.
(10) GU C 215 del 19.6.2018, pag. 125.
(11) http://ec.europa.eu/environment/forests/pdf/feasibility_study_deforestation_kh0418199enn_main_report.pdf
(12) La relazione sull'agevolazione dei reati ("Permitting Crime Report") del 2014 dell'Agenzia per le indagini in campo ambientale (Environmental Investigation Agency - EIA) e della Rete indonesiana per il monitoraggio delle foreste (Indonesian Forest Monitoring Network/Jaringan Pemantau Independen Kehutanan/JPIK) ha rivelato che alcune società provviste di licenza TLAS sono implicate nel cosiddetto "riciclaggio di legname" e mischiano il legno di provenienza illegale con il legname legale. Attualmente, questo legname potrebbe essere potenzialmente esportato nell'UE come legname corredato di licenza FLEGT. La relazione è disponibile al seguente indirizzo: http://www.wri.org/blog/2018/01/indonesia-has-carrot-end-illegal-logging-now-it-needs-stick; fonte primaria: https://eia-international.org/wp-content/uploads/Permitting-Crime.pdf
(13) Caso in Nepal presentato da ClientEarth, disponibile all'indirizzo: https://www.clientearth.org/what-can-we-learn-from-community-forests-in-nepal/
(14) Forest Trends Report Series, Consumer Goods and Deforestation: An Analysis of the Extent and Nature of Illegality in Forest Conversion for Agriculture and Timber Plantations ("Beni di consumo e deforestazione: un'analisi dell'entità e della natura della conversione illegale delle foreste a fini agricoli e per piantagioni di legname"), 2014.
(15) GU C 215 del 19.6.2018, pag. 125.
(16) Baccini, A. e al., "Tropical forests are a net carbon source based on aboveground measurements of gain and loss" ("Le foreste tropicali sono una fonte netta di carbonio, in base alle misurazioni in superficie dei guadagni e delle perdite"), Science, Vol. 358, Issue 6360, 2017, pp. 230-234, http://science.sciencemag.org/content/early/2017/09/27/science.aam5962
(17) Baccini, A. e al., op. cit.
(18) GU L 328 del 6.12.2008, pag. 28.

Ultimo aggiornamento: 17 settembre 2019Note legali - Informativa sulla privacy