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Orario di lavoro: un massimo di 48 ore a settimana per tutti

Ormai non si contano più gli autotrasportatori o i camionisti che hanno perduto la vita sulle strade europee o hanno provocato la morte di altri utenti per aver guidato troppo a lungo. Come nella maggior parte degli altri settori di attività, nei quali l'orario di lavoro è regolamentato dal 1996, gli autotrasportatori beneficeranno presto di regole comuni, di una migliore qualità della vita e di una maggiore sicurezza. Nel corso di questa legislatura, il Parlamento europeo si è adoperato per limitare le eccezioni al tetto delle 48 ore settimanali e fare in modo che il mercato unico si traduca anche in migliori condizioni di vita per l'insieme dei lavoratori.

Nel 1993, data di realizzazione del mercato unico, era stata varata una direttiva per dotare l'Unione europea di norme generali comuni sull'orario di lavoro. In base a tale direttiva, un lavoratore europeo ha diritto ad un tempo di riposo quotidiano di almeno 11 ore e a delle pause. L'orario di lavoro settimanale massimo è fissato a 48 ore e le ferie annuali devono comportare almeno quattro settimane. Per i lavoratori notturni l'orario di lavoro massimo autorizzato è di 8 ore ogni 24 ore.

Le norme fissate da tale direttiva dovevano essere recepite negli ordinamenti nazionali entro il novembre 1996, ma prevedevano delle eccezioni. Esse non riguardavano i dirigenti, i medici in formazione o il settore dei trasporti (stradale, aereo, ferroviario, marittimo o fluviale). Inoltre, la clausola di rinuncia, che permette agli Stati membri di derogare alle norme generali e che era stata utilizzata in origine dal Regno Unito, ha dato luogo ad abusi che vanno contro l’obiettivo stesso della direttiva e ai quali i deputati hanno inteso porre fine.

Autotrasportatori: includere i lavoratori autonomi

I lavoratori dei trasporti ferroviari dispongono di norme comuni dal 2003 e, nel marzo 2005, sarà aggiunto l’ultimo tassello del puzzle: toccherà ai circa 6,5 milioni di lavoratori dei trasporti stradali di beneficiarne, in virtù di una direttiva settoriale adottata nel 2002. Nel loro caso, l'orario settimanale di lavoro potrà essere portato a 60 ore, a condizione di non superare la media di 48 ore la settimana su un periodo di riferimento di quattro mesi. I conducenti di autobus e di camion non potranno in alcun caso lavorare più di 6 ore consecutive senza pausa, mentre il lavoro notturno non potrà superare le 10 ore per ogni periodo di 24 ore.

Il Parlamento europeo si è molto battuto, e con successo, affinché tali norme si applicassero anche agli autotrasportatori autonomi, che rappresentano circa il 40% della professione. Fin dall’inizio delle discussioni il PE ha sostenuto che i trasportatori autonomi dovevano essere trattati al pari di quelli che lavorano come dipendenti, visto il rischio di aprire la strada ad un trasferimento massiccio di personale verso la categoria dei lavoratori autonomi. Si trattava sia di garantire la sicurezza stradale, sia di prevenire la concorrenza sleale. A partire dal 2009, i trasportatori autonomi saranno così assoggettati alle stesse norme dei dipendenti. Su richiesta dei deputati, la definizione di “autista autonomo” è stata rafforzata in modo tale da impedire la creazione di nuove forme di “falsi lavoratori autonomi” durante il periodo transitorio.

Frenare le derive dell'opting out

La direttiva generale del 1993 permetteva agli Stati membri di fare delle eccezioni. Il Regno Unito ha così negoziato e ottenuto un regime di rinuncia, o opting out, che gli permette,  a talune condizioni, di non limitare la settimana di lavoro a 48 ore. Tra queste figurano il previo accordo del lavoratore interessato, la sua tutela contro qualsiasi conseguenza negativa in caso di rifiuto e la registrazione delle ore di lavoro reali delle persone che hanno accettato tale rinuncia.

Tale regime di eccezione ha avuto effetti perversi. La direttiva generale del 1993 permetteva agli Stati membri di fare delle eccezioni. Il Regno Unito ha così negoziato e ottenuto un regime di rinuncia, o opting out, che gli permette,  a talune condizioni, di non limitare la settimana di lavoro a 48 ore. Tra queste figurano il previo accordo del lavoratore interessato, la sua tutela contro qualsiasi conseguenza negativa in caso di rifiuto e la registrazione delle ore di lavoro reali delle persone che hanno accettato tale rinuncia.

Attualmente, la Commissione europea prevede di rivedere tale direttiva e, nel gennaio 2004, il Parlamento si è pronunciato sulla materia. Con 370 voti favorevoli, 116 contrari e 21 astensioni, i deputati hanno chiesto che si proceda quanto prima alla soppressione graduale della clausola di rinuncia individuale. Molti deputati deplorano gli abusi cui ha dato luogo tale sistema di eccezione, in particolare per la pratica frequente di far firmare l’accordo di rinuncia contestualmente al contratto di lavoro, il che spesso annulla la libertà di scelta del dipendente. I deputati hanno chiesto agli Stati membri di non adottare nuove misure di eccezione prima della revisione della direttiva del 1993.

Il caso particolare dei medici

Nella stessa votazione i deputati hanno espresso preoccupazioni circa la particolare situazione dei medici. Le recenti sentenze della Corte di giustizia europea invitano a calcolare come orario di lavoro i periodi di guardia dei medici. In assenza di dati concreti e comparativi, i deputati chiedono alla Commissione di formulare proposte a lungo termine per risolvere la questione della definizione e del computo delle ore di guardia sul luogo di lavoro.

Anche i periodi di formazione dei medici pongono un problema specifico rispetto alla direttiva generale sulle 48 ore. In Europa si contano circa 270 000 medici in formazione che lavorano spesso ben oltre le 48 ore la settimana. Era difficile cambiare le cose da un giorno all’altro. È per questo che la Commissione aveva previsto di applicare le norme sull'orario di lavoro a tale categoria particolare solo dopo un lungo periodo transitorio. Il Parlamento auspicava una transizione più breve, ma gli Stati membri, in seno al Consiglio, volevano attendere fino al 2013. Il Parlamento ha potuto forzare un compromesso che prevede un limite in tre fasi graduali: la settimana di lavoro dei medici in formazione sarà limitata a 58 ore a partire dall’agosto 2004 per passare a 56 ore dall’agosto 2007 e raggiungere le 48 ore la settimana, come il resto dei lavoratori, nel 2009. Se occorrerà adeguare i sistemi di formazione e di gestione delle risorse umane dei servizi sanitari per soddisfare tali condizioni, uno Stato membro potrà ottenere una deroga fino al 2011, ma durante tale periodo supplementare la settimana di lavoro non potrà superare le 52 ore.



  
Relatori:
  
Organizzazione dell'orario di lavoro: settori e attività esclusi: Miet Smet (EPP-ED, B)
Trasporto stradale, organizzazione dell'orario di lavoro: lavoratori mobili e autotrasportatori autonomi: Stephen Hughes (PES, UK)
Organizzazione dell'orario di lavoro (revisione direttiva 93/104/CEE): Alejandro Cercas (PES, E)
  
Gazzetta ufficiale - Atti definitivi:
  
Organizzazione dell'orario di lavoro: settori e attività esclusi
Trasporto stradale, organizzazione dell'orario di lavoro: lavoratori mobili e autotrasportatori indipendenti
Organizzazione dell'orario di lavoro (revisione direttiva 93/104/CEE) - testo adottato dal Parlamento europeo

 

 

 
  Publishing deadline: 2 April 2004