Brexit: conseguenze per l’Irlanda

L'irlanda è il paese membro che sarà più colpito dalla Brexit. Il Parlamento europeo intende mitigare le conseguenze per entrambe le parti dell'isola.

Il confine fra l’Irlanda e l’Irlanda del Nord (parte del Regno Unito) è una vera zona di frontiera: conta infatti all’incirca 275 punti di attraversamento della frontiera. Ce ne sono solo 137 in tutto il confine orientale dell’UE, dalla Finlandia alla Grecia.

Il voto del Regno Unito in favore dell’uscita dall’Unione europea del 2016 significa che questi 500 km di confine potrebbero diventare una frontiera esterna dell’Unione europea. Queste circostanze uniche dell'Irlanda devono essere tenute in considerazione nei negoziati Brexit.  

A novembre 2018 i negoziatori dell’UE e del Regno Unito hanno trovato l’accordo su una bozza di testo sul ritiro e su una dichiarazione politica, ma il testo non è ancora stato ratificato.

Il testo include il back-stop, cioè la soluzione di salvaguardia per impedire che un confine fisico ritorni sull’isola e metta in pericolo l’accordo di pace per l’Irlanda del nord, il cosiddetto accordo del Venerdì Santo. Questa soluzione di salvaguardia creerebbe un singolo territorio doganale fra l’EU e il Regno Unito e assicurerebbe misure affinché la competizione fra l’Unione e il paese sia leale. Il back stop verrebbe attivato solo in caso non venisse trovata un’altra soluzione alla fine del periodo di transizione concordato.

Questa soluzione è considerata controversa nel Regno Unito perché alcuni temono possa mantenere il paese all’interno dell’unione doganale per un tempo indefinito. Nel 2019 il nuovo primo ministro Boris Johnson ha rinegoziato l'accordo di ritiro, che include un protocollo riveduto sull'Irlanda del Nord e la Repubblica d'Irlanda. Questo dev'essere ancora approvato dal Parlamento britannico e da quello europeo.

I negoziatori hanno ripetutamente chiesto al Regno Unito di proporre una soluzione alternativa concreta, legale e operativa a questa soluzione che rappresenta una rete di salvataggio.


Ridurre le conseguenze per l'Irlanda

Il ritiro senza accordo sarebbe deleterio economicamente per entrambe le parti. Le stime ufficiali mostrano che il Regno Unito ne risentirebbe economicamente molto di più. Nell’UE sarebbe l’Irlanda a risentirne maggiormente. Infatti molto prodotti vengo importati in Irlanda dal Regno Unito e un’uscita dall’Ue provocherebbe un aumento dei prezzi, conseguente all’aumento delle tariffe doganali. La catena logistica sarebbe danneggiata dal cambiamento e le esportazioni ne risentirebbero. Nel 2018 i beni esportati verso il Regno Unito hanno rappresentato l’11,5% di tutto l’export irlandese.

Il rischio di un aumento della violenza nell’Irlanda del Nord potrebbe essere un’altra conseguenza di Brexit.

L’Irlanda dovrebbe però beneficiare di alcune misure programmate dall’UE per mitigare gli effetti di un’uscita senza accordo. I finanziamenti per il processo di pace in Irlanda del Nord continuerebbe almeno fino al 2020 per rafforzare il processo di pace e riconciliazione iniziato con l’accordo del Venerdì Santo (chiamato anche accordo di Belfast).

Dopo l’attivazione dell’Articolo 50 a marzo 2017 il Parlamento europeo ha mostrato preoccupazione per le conseguenze che Brexit potrebbe avere in Irlanda, a nord come a sud. Gli eurodeputati hanno in particolare sottolineato l’importanza dell’accordo di Belfast. L’accordo di Belfast venne votato dai cittadini di tutta l’isola nel 1998 mettendo così fine a trent’anni di conflitti. Il Parlamento ha ripetuto la propria preoccupazione in una risoluzione adottata a settembre 2019.

L’Irlanda è sicuramente il paese più colpito dalla decisione del Regno Unito di ritirarsi. Il Parlamento europeo chiede che si facciano tutti gli sforzi possibili affinché le due parti dell’isola non sentano troppo l’impatto di Brexit.

Nessun muro

Gli eurodeputati hanno affermato in diverse risoluzioni che un confine fisico in Irlanda  deve essere evitato.

Dopo due decenni di pace in Irlanda le torri di guardia e i posti di controllo armati sono stati smantellati: ormai decine di migliaia di persone fanno i pendolari da un lato all’altro della frontiera. Irlanda e Regno Unito non sono membri di Schengen, ma c’è una speciale area di transito istituita fra i due paesi.

La popolazione locale vive la vita dei frontalieri. Così avviene ad esempio per le cure mediche: i pazienti irlandesi possono recarsi in Irlanda del Nord per la radioterapia e i bambini di Belfast vengono accolti a Dublino per sottoporsi a operazioni chirurgiche.

Anche l’industria è interdipendente. Un terzo del latte prodotto in Irlanda del Nord viene trattato nella Repubblica d’Irlanda, mentre il 40% del pollame allevato nel sud è lavorato in Irlanda del Nord.

La famosa birra Guinness viene ancora oggi prodotta a Dublino ma è al di là del confine che viene imbottigliata prima di tornare in Irlanda per la distribuzione in tutto il mondo. L’isola ha un solo mercato dell’elettricità.

“Non permetteremo che l’Irlanda soffra”

“Questa frontiera ha creato solo caos, odio e violenza, ridurlo a una linea sulla mappa è stato un successo incredibile” ha dichiarato il coordinatore Brexit per il Parlamento europeo, Guy Verhofstadt rivolgendosi ai parlamentari irlandesi a Dublino il 21 settembre 2017. “Non permetteremo mai che l’Irlanda soffra per la decisione britannica di lasciare l’UE”, li ha rassicurati.

Tutte le persone nate in Irlanda del Nord hanno diritto alla cittadinanza irlandese e quindi a essere cittadini dell’Unione europea. La risoluzione votata il 3 ottobre 2017 afferma che “nessun ostacolo o impedimento” dovrà proibire ai nordirlandesi di avere questo diritto alla cittadinanza europea. Questa la posizione del Parlamento europeo: date le circostanze uniche, una soluzione “unica” nel suo genere deve essere adottata per prevenire il rafforzamento della frontiera.

Il ruolo del Parlamento europeo

L’Unione europea ha ribadito che ci devono essere progressi in tre specifiche aree prima che si possa parlare del futuro della relazione UK-UE. Queste aree sono i diritti dei cittadini, il rispetto degli impegni finanziari e l’Irlanda. L’accordo per il ritiro deve ottenere il voto favorevole del Parlamento europeo per essere valido.

Nella risoluzione adottata il 18 settembre 2019 gli eurodeputati hanno ripetuto che non voteranno nessun accordo che non contenga il back-stop, la soluzione di salvaguardia. Sarebbero tuttavia pronti a prendere in considerazione la proposta iniziale di una soluzione di salvaguardia per la sola Irlanda del Nord (che non comprenda cioè il resto del Regno Unito). Sono anche pronti a prendere in considerazione altre soluzioni che siano legali, credibili e in linea coi principi fondanti dell’Unione.

Leggi questo dossier per avere più informazioni sul ruolo del Parlamento nei negoziati Brexit.

 

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