Il costo per un’Europa senza Schengen  

Comunicati stampa 
 
 

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  • Schengen: 26 Paesi, 400 milioni di persone e 50.000 chilometri di frontiere esterne 
  • Parlamento condanna la reintroduzione dei controlli alle frontiere 
  • Se tutti i Paesi reintroducessero in modo permanente i controlli, il costo sarebbe tra i 100 e i 230 miliardi di euro in 10 anni 

Gli Stati membri dovrebbero “promuovere la fiducia reciproca nel funzionamento dell’area Schengen, la solidarietà e la coesione”, hanno affermato mercoledì i deputati.

La prima relazione annuale sullo stato di Schengen, l’accordo tra 26 Stati membri che abolisce il controllo dei passaporti alle frontiere, affronta le principali carenze nell’attuazione delle norme di Schengen ed è stata approvata con 439 voti favorevoli, 157 contrari e 80 astensioni.

 

No al ripristino dei controlli alle frontiere interne

 

I deputati condannano il continuo ripristino dei controlli alle frontiere interne causate dell’inadeguatezza dell’attuale sistema comune europeo di asilo e dalla mancanza di volontà politica, solidarietà e ripartizione delle responsabilità.

 

La maggior parte di questi controlli non sono né necessari, né proporzionati e sono dunque illegittimi, dice il testo approvato. Attualmente sono sei i Paesi dell’area Schengen che applicano controlli alle frontiere: Francia, Austria, Germania, Danimarca, Svezia e Norvegia.

 

I deputati condannano inoltre qualsiasi costruzione di barriere fisiche, comprese recinzioni, tra gli Stati membri.

 

Misure da adottare per ripristinare la fiducia in Schengen

 

  • Una risposta efficace dell’Unione alle operazioni di ricerca e salvataggio in mare per salvare vite umane
  • Garantire da parte della autorità nazionali delle procedure di rimpatrio rapide ed efficaci, nel pieno rispetto dei diritti fondamentali
  • Eseguire una decisione di rimpatrio presa da un altro Stato membro, piuttosto che rinviare un immigrato irregolare nel primo Stato membro che l’ha emessa
  • Garantire infrastrutture, alloggi e condizioni di vita adeguati per tutti i richiedenti asilo, specialmente per minori non accompagnati e famiglie con minori, così come donne in situazioni vulnerabili
  • Riformare il sistema d’informazione Schengen (SIS) sulle seguenti questioni: protezione dei minori a rischio o scomparsi, scambio immediato di informazioni sul terrorismo e sulle decisioni di rimpatrio.

 

I deputati ribadiscono che Bulgaria e Romania sono pronte ad aderire all’area Schengen e invitano il Consiglio ad approvarne l’ingresso.

 

I deputati sottolineano inoltre che negli ultimi anni l’Ue ha adottato misure per rinforzare lo spazio Schengen, come l’istituzione dell’Agenzia europea delle frontiere e della guardia costiera, controlli sistematici alle frontiere esterne in ingresso e in uscita per cittadini non UE e un nuovo sistema di registrazione degli ingressi e delle uscite.

 

L’uso del SIS da parte del Regno Unito

 

A seguito di una valutazione, i deputati sono preoccupati per l’uso provvisorio del sistema SIS da parte del Regno Unito, in particolare nel contesto di future relazioni in quanto Paese terzo.

 

Citazione

 

Il relatore Carlos Coelho (PPE, PT): “Schengen significa libertà di movimento ed è al centro della cittadinanza europea. Questa relazione esprime per la prima volta il punto di vista del Parlamento europeo su Schengen. Purtroppo, la diagnosi non è buona. Dobbiamo riportare Schengen ai nostri cittadini. Il nostro messaggio agli Stati membri è altrettanto forte: devono rispettare tutte le norme, non solo quelle che vogliono.”

 

Contesto

 

Si stima che il costo della non attuazione di Schengen per tutti i Paesi negli ultimi due anni sia compreso tra i 25 e i 50 miliardi di euro. Se tutti i Paesi reintroducessero in modo permanente i controlli alle frontiere, il costo in 10 anni si aggirerebbe tra i 100 e i 230 miliardi di euro.

 

Secondo l’Istituto transnazionale (TNI), i Paesi europei hanno costruito più di 1200 chilometri di muri e frontiere per un costo di almeno 500 milioni di euro.