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Resoconto integrale delle discussioni
Giovedì 16 marzo 2000 - Strasburgo Edizione GU

2. Una società dell'informazione per tutti
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  Presidente. - L’ordine del giorno reca la discussione sulla relazione (A5-0067/2000), presentata dalla onorevole Read a nome della commissione per l’industria, il commercio estero, la ricerca e l’energia, su una comunicazione della Commissione concernente un’iniziativa della Commissione per il Consiglio europeo straordinario di Lisbona dei giorni 23 e 24 marzo 2000 - Europa - Una società dell’informazione per tutti [COM(1999) 687 - C5-0063/2000 - 2000/2034(COS)].

 
  
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  Read (PSE), relatore. - (EN) Signor Presidente, vorrei cominciare ringraziando la Commissione per il suo documento tempestivo ed equilibrato, la cui presentazione è stata programmata per coincidere con il Vertice che si terrà a Lisbona la settimana prossima; il Parlamento ha dovuto quindi lavorare molto celermente, ragion per cui desidero ringraziare i molti colleghi che hanno collaborato e il Segretariato generale.

Quando ero piccola, nel villaggio in cui sono nata e cresciuta aprirono una biblioteca. Allorché il direttore della scuola locale inaugurò la biblioteca, disse che conteneva più di 4.000 libri e, con la saggezza tipica di una bambina di sei anni, pensai che fossero tutti i libri del mondo. Adesso possiedo da sola più di 4.000 libri; ciò di per sé non equivale certo a una rivoluzione del sapere ma, se posso estrapolare a livello politico le mie esperienze personali, dimostra il ritmo dei mutamenti verificatisi nel modo in cui si accede, viene distribuito, applicato e affinato il sapere. Dovremmo però contestualizzare tutte queste osservazioni e ricordarci che gran parte della popolazione mondiale non ha mai fatto, né mai farà, una telefonata.

Le proposte della Commissione e la risposta del Parlamento riconoscono chiaramente che il mercato può e deve essere il motore di questo mutamento, anche se non in tutti i casi. Si tratta di capire quando l'Unione europea deve permettere al mercato di assumere il ruolo guida e quando invece deve intervenire e regolamentare, specificando in quali casi agire, nell'interesse di chi e per quanto tempo. Dobbiamo ricordare - come emerge distintamente dalla proposta della Commissione e dalla risposta del Parlamento - che i telefoni cellulari della terza generazione, da cui dipende gran parte del nostro futuro, rappresentano un settore in cui l'Unione europea svolge un ruolo primario e ciò si spiega, almeno in parte, con una politica d'intervento. L'adozione dello standard GSM ha conferito all'Unione europea un vantaggio considerevole.

La nostra relazione menziona questioni relative alla tutela sociale e alle implicazioni sociali del mutamento; sono grata alla commissione per l'occupazione e gli affari sociali e soprattutto all'onorevole Cercas, relatore per parere di quella commissione - l'unica che sia riuscita ad esprimere un parere nel breve lasso di tempo a disposizione -, per l'impegno profuso. Permettetemi di illustrare in breve la situazione dal punto di vista procedurale: lunedì sera la commissione per gli affari sociali ha votato, contemporaneamente alla commissione per l'industria, il commercio estero, la ricerca e l'energia; con il consenso del relatore per parere, ho raccolto alcune delle sue proposte e le ho presentate a nome del mio gruppo. Spero che vengano appoggiate perché contengono dettagli importanti.

Altri emendamenti riguardano i diritti dei disabili; mi sono ripetutamente consultata sulla necessità di garantire che alcuni principi fondamentali dei diritti degli utenti disabili e dei disabili sul posto di lavoro vengano presto incorporati sia in questa relazione sia, spero, nella legislazione futura, nell'ambito della revisione del 1999 della legislazione sulle telecomunicazioni.

Vi sono degli emendamenti sulla protezione dei consumatori - un elemento essenziale per infondere fiducia nel commercio elettronico – concernenti il futuro dell'imposizione fiscale, nonché le implicazioni per l'assistenza sanitaria e i trasporti. Particolare importanza avranno le conseguenze occupazionali già prese in considerazione: a questo proposito ho cercato di raggiungere, per quanto possibile, un equilibrio fra una posizione eccessivamente allarmistica perché è ovvio che alcuni di questi mutamenti produrranno disoccupazione e le nuove opportunità di lavoro che essi favoriranno. Mentre stavo conducendo alcune ricerche per preparare il mio intervento odierno, ho cercato alcuni esempi, che credo potranno chiarire ai cittadini dell'Unione europea il modo in cui questi sviluppi produrranno benefici per la loro vita. E' anche importante che il Parlamento e le Istituzioni dell'Unione europea applichino nell'ambito delle nostre deliberazioni metodi moderni, caratterizzati dalla trasparenza e dall'apertura.

Vorrei usare il poco tempo rimasto a mia disposizione per attirare l'attenzione su tre progetti che interessano la mia regione. Uno di questi è stato condotto nel Rutland, la più piccola contea inglese, in cui è stata realizzata una Rutnet virtuale, mettendo in contatto persone che abitano in comunità rurali isolate per attività che riguardano i settori del tempo libero, dei trasporti, dell'occupazione e della vita sociale in generale. Più a nord, il consiglio della comunità rurale di Nottingham ha dato vita ad un progetto analogo in una zona mineraria molto povera; questo sta portando benefici enormi a molte delle persone che vivono in quella regione. Su più vasta scala dobbiamo ricordare M-net, la rete europea delle Midlands orientali che aiuta le piccole imprese e le aziende artigianali e che assicura il loro collegamento con università e college.

Signor Presidente, per finire vorrei dire qualcosa su ciò che ci riserva il futuro. E' interessante cercare di guardare al futuro; vorrei citare le parole della famosa canzone di Louis Armstrong What a wonderful word: "I bambini nascono, noi li guardiamo crescere e loro impareranno più cose di quante io ne potrò mai sapere". Credo che noi tutti concordiamo sul fatto che il futuro dei nostri figli e dei nostri nipoti è un futuro di grandi opportunità, anche se di grandi incertezze. Il tentativo della Commissione di svolgere un ruolo guida in questo campo è certamente lodevole; raccomando quindi per la vostra approvazione le proposte della Commissione e la mia relazione.

(Applausi)

 
  
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  Cercas (PSE), relatore per parere della commissione per l’occupazione e gli affari sociali. - (ES) Signor Presidente, signor Commissario Liikanen, onorevoli colleghi, prima di entrare nel merito del mio intervento a nome della commissione per l’occupazione e gli affari sociali, esprimo il nostro vivo e sioncero ringraziamento alla relatrice, onorevole Read. Abbiamo lavorato contro il tempo e abbiamo avuto come interlocutrice un’eccellente collega, solidale e disponibile ad accogliere tutte le prospettive che la nostra commissione ha voluto introdurre in questa importante discussione. La ringrazio, onorevole Read, per la sua relazione e per il suo atteggiamento.

La Commissione ha presentato, in vista dell’appuntamento del Consiglio europeo straordinario di Lisbona dei prossimi 23 e 24 marzo, un’iniziativa molto importante, l’iniziativa eEurope, salutata dalla nostra commissione per l’occupazione e gli affari sociali con favore e speranza.

Plaudiamo agli sforzi della Commissione volti a diffondere i vantaggi della società dell’informazione in tutti i settori e in tutte le regioni d’Europa; ora abbiamo anche l’opportunità, in presenza del signor Commissario, di considerare il punto di vista dei cittadini e di ricordare alla Commissione e all’opinione pubblica che non possiamo accontentarci di enunciare retoricamente obiettivi o di esprimere desideri; occorre che tutta questa letteratura si concretizzi il più possibile in obiettivi tangibili e in precisi impegni finanziari, poiché soltanto così avremo una vera e propria strategia che inglobi tutti gli aspetti della società dell’informazione. Solo se si assumeranno impegni concreti, ne trarranno beneficio le fasce e i cittadini più deboli o quelli che corrono il maggior rischio di rimanere esclusi dalla nuova società.

La Commissione è molto generosa; tuttavia, nel momento in cui si affronta la questione dal punto di vista dei lavoratori e delle persone più sfavorite, continua a non fornire risposte agli interrogativi che il Parlamento ha già formulato in molti documenti - come ad esempio nel Libro verde "Vivere e lavorare nella società dell’informazione: priorità alle persone" -, dato che non si sa ancora con precisione chi finanzierà il gigantesco sforzo di alfabetizzazione digitale che è necessario compiere in Europa per superare il gap nei confronti degli Stati Uniti.

Non si capisce bene in che modo si dividano le responsabilità tra governi e Commissione, né quale ruolo svolgano i sindacati nella società civile. Vogliamo quindi che siano prese in considerazione analisi complementari e che si prendano impegni più concreti, che vi sia un punto specifico sul quale si rafforzi l’occupazione e la coesione sociale nella società dell’informazione - visto che non esiste niente al riguardo nella comunicazione della Commissione - e che vi sia una strategia con chiare direttrici, raccomandazioni ed indicatori.

Vogliamo che si parli non soltanto dei giovani ma anche degli anziani; vogliamo che si parli dei settori sfavoriti; vogliamo che vengano ricordate anche le pari opportunità. La nuova società non può essere motivo di una nuova disuguaglianza tra uomini e donne.

Dinanzi a noi, signor Commissario, abbiamo grandi opportunità, che però devono essere alla portata di tutta la popolazione. Vogliamo inoltre che sia difeso il modello sociale europeo.

Le chiediamo pertanto di compiere un ulteriore passo avanti, assumendo impegni più concreti realizzando sforzi politici e finanziari molto più precisi.

 
  
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  Niebler (PPE-DE).(DE) Signor Presidente, signor Commissario Liikanen, onorevoli colleghi, l'iniziativa eEurope della Commissione europea è da accogliere con favore. E' fuori discussione che le nuove tecnologie porteranno profondi cambiamenti, non solo nel mondo del lavoro, ma in tutti gli aspetti della vita della società. E' anche vero che la transizione dalla società industriale alla società dell'informazione non può essere arrestata; politicamente è quindi giusto preparare l'Europa alla società dell'informazione.

Pertanto sono d'accordo con quanto affermato nell'iniziativa eEurope, ossia che il suo obiettivo primario è quello di accelerare nell'Unione europea la transizione verso la società dell'informazione e di favorire l'integrazione sociale e regionale.

Nella comunicazione sull'iniziativa eEurope, la Commissione europea presenta dieci misure per spianare la strada all'avvento della società dell'informazione in Europa. Per quanto le singole misure siano degne di plauso, è però necessario dare una struttura alla loro articolazione complessiva e fissare chiare priorità politiche. Ciò comporta una netta distinzione tra i compiti che l'Unione europea può e deve assumere direttamente e quelli che sono invece di competenza dei singoli Stati membri. A questo proposito, è necessario tenere presente che ci sono Stati membri e regioni che già da anni promuovono le nuove tecnologie e la loro diffusione tra i cittadini. Perciò al Vertice di Lisbona potranno essere indirizzate ai singoli Stati delle raccomandazioni, ma non potranno essere imposti loro degli obblighi, in particolare nessun eccessivo onere finanziario.

Che cosa deve fare l'Unione europea nel quadro dell'iniziativa eEurope? Secondo me l'Unione deve porsi le seguenti priorità, che dovrebbero essere trattate come punti centrali anche nella relazione della onorevole Read, che ringrazio di cuore. In primo luogo, dobbiamo dotarci di un'infrastruttura aperta, moderna e multimediale di elevata qualità. Il compito della politica deve essere quello di promuovere la creazione in Europa di un'infrastruttura moderna ad alte prestazioni, che assicuri la domanda e l'offerta di servizi di comunicazione di elevata qualità dal telefono al computer ed al televisore.

Ciò richiede la riduzione dei costi di accesso ad Internet per tutti i cittadini europei. Per raggiungere questo obiettivo deve essere ulteriormente stimolata la concorrenza, in particolare nelle reti locali, per esempio con il decentramento delle utenze. Ciò richiede anche che le piattaforme vengano rese accessibili a prezzi concorrenziali ai fornitori di servizi, per esempio mettendo a loro disposizione i cavi della distribuzione televisiva. Ciò richiede anche un ripensamento della politica di ripartizione delle frequenze in Europa e l'adozione di un'impostazione strategica, fondata su principi economici, come ha proposto anche lei, signor Commissario. Naturalmente non dobbiamo trascurare le applicazioni non commerciali, per la maggior parte d'interesse pubblico, come per esempio il servizio radiofonico. Anzi, proprio alla radio pubblica deve essere dedicata particolare attenzione nell'assegnazione delle frequenze, data la sua importanza nel formare le opinioni e nel tutelare il pluralismo.

Secondo: dobbiamo creare al più presto le condizioni giuridiche quadro per il commercio elettronico. Per questo devono essere adottati rapidamente i progetti legislativi in sospeso, come per esempio la direttiva sul commercio elettronico oppure quella sulla tutela del diritto d'autore. Nell'attività legislativa è necessario procedere con cautela, per evitare l'eccesso di regolamentazione: in futuro, prima di elaborare un progetto di risoluzione ci si dovrà chiedere se esso sia veramente necessario.

Terzo: dobbiamo sottoporre tutte le iniziative europee ad una verifica sulla base dei criteri di eEurope. Ho già detto che le tecnologie dell'informazione e i nuovi mezzi di comunicazione influenzano tutti i settori della vita. Di conseguenza, è necessario sottoporre ad una verifica dal punto di vista di eEurope le varie iniziative a livello europeo, cioè …

(Il Presidente interrompe l'oratore)

Signor Presidente, la prego di scusarmi: chiedo il permesso di terminare la frase. Per errore ho parlato troppo a lungo; mi consenta di concludere dicendo ancora una volta che sono favorevole all'iniziativa eEurope; chiedo però che i suggerimenti avanzati nel mio intervento vengano tenuti in considerazione.

 
  
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  McNally (PSE). - (EN) Signor Presidente, quest'oggi sono d'obbligo le congratulazioni per l'ottima relazione della onorevole Read e per la presenza del Commissario Liikanen. Questo dibattito è destinato ad avere risvolti molto positivi per l'Europa e ha infatti destato vivo interesse, come dimostra il gran numero di emendamenti presentati. Vorrei sottolineare alcuni dei punti che riteniamo più importanti: le infrastrutture, la certezza giuridica - la gente dev'essere in grado di conoscere con sicurezza la propria posizione - e infine le iniziative per migliorare le competenze professionali; tali iniziative non dovranno rivolgersi soltanto a scolari e studenti, ma anche alle fasce di popolazione finora trascurate, come donne e anziani, che rappresenterebbero una ricchissima fonte di competenze, se solo le mettessimo a frutto. E' un vero peccato che in passato alcuni grandi paesi non abbiano previsto il fabbisogno di formazione professionale, altrimenti la Germania e il Regno Unito, per esempio, non sarebbero costretti a importare forza lavoro dall'estero.

So che lanceremo un'ottima campagna promozionale e informativa che attirerà l'attenzione dei cittadini europei. Non dobbiamo dimenticare i disabili. I nostri documenti, per esempio, non sono accessibili agli ipovedenti, e questo errore andrà corretto in futuro. Dobbiamo scongiurare le divisioni tra le regioni europee, tra le famiglie europee e tra i singoli cittadini europei. Le comunicazioni fra le imprese sono buone, ma nell'Unione europea dobbiamo migliorare quelle tra imprese e consumatori, un settore in cui siamo in ritardo rispetto agli Stati Uniti. Per raggiungere questo obiettivo dobbiamo far sì che i cittadini, cioè i consumatori, siano convinti dell'importanza della privacy e della sicurezza, e le misure previste contribuiranno a diffondere la fiducia necessaria.

Le comunicazioni fra imprese e consumatori sono particolarmente importanti per gli anziani, le persone costrette a casa e coloro che, a causa delle responsabilità familiari, hanno difficoltà a destreggiarsi fra lavoro e carriera, soprattutto donne. Si tratta di temi di natura morale che dobbiamo considerare; sono comunque molto ottimista e credo che la onorevole Read continuerà a lavorare al vostro fianco. In quest'Aula troveremo molti sostenitori della comunicazione "eEurope".

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. WIEBENGA
Vicepresidente

 
  
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  Thors (ELDR).(SV) Signor Presidente, signor Commissario, questa iniziativa è importante per rendere ogni autorità preposta a decidere più consapevole dell'evoluzione in atto, ma anche del fatto che essa ha raggiunto in Europa livelli molto diversi. Ce ne rendiamo conto anche in base al documento di monitoraggio approntato dalla Commissione. L'iniziativa è essenziale perché si smetta di dire che gli Stati Uniti sono al primo posto in questo ambito. Stando al 2000 IDC/World Times Information Society Index, pubblicato in febbraio, la Svezia avrebbe spodestato gli Stati Uniti dalla prima posizione quale economia dell'informazione. Gli Stati Uniti vengono al secondo posto. Seguono in rapida successione Finlandia, Norvegia e Danimarca. Si possono nutrire opinioni divergenti in merito alla validità di simili ricerche, ma mi pare importante evidenziare che il modello degli Stati Uniti non è l'unico che conduca al successo nella società dell'informazione, come fin troppi hanno invece sostenuto in questo Emiciclo. I paesi nordici se la cavano piuttosto bene, grazie alla loro infrastruttura sociale e, forse, anche grazie ai loro sistemi pensionistici. Ciò va tenuto presente e sono certa che la Commissione l'ha fatto.

Va inoltre tenuto in considerazione che i paesi dell'Unione europea sono molto diversi fra loro e che l'evoluzione è molto rapida. Ciò deve trovare un riscontro nel programma d'azione. E' inoltre importante che i paesi più avanzati non si vedano intralciati nel loro sviluppo. E' essenziale chiarire che cosa venga fatto a livello di Unione europea e che cosa venga fatto con fondi comunitari, ma occorre anche essere pronti a modificare la politica regionale e a convogliare una parte dei fondi di ricerca verso l'eEurope. Inoltre, alla luce del diverso grado di sviluppo dei vari Stati, avanzo riserve nei confronti dei programmi e delle campagne di informazione condotte a livello comunitario. eEurope è molto più che mero commercio elettronico.

La direttiva sul commercio elettronico riguarda tutt'altro che il commercio nell'ottica dei consumatori. Esorto quindi la Commissione a prestare attenzione al tema discusso con il Federal Trade Commissioner Thompson, ossia come incrementare la fiducia del consumatore. In materia di commercio elettronico il consumatore deve essere il re, altrimenti questo tipo di commercio non decollerà mai. Per discutere delle modalità alternative per la risoluzione dei contenziosi occorre cooperare con gli Stati Uniti su un piano globale, ma è altrettanto necessario appoggiare i lavori dell'OCSE.

La questione della connessione a banda larga, la questione di un'adeguata infrastruttura sono all'ordine del giorno in quasi tutti i paesi. La pluralità è necessaria, ma oggi si chiede una maggiore standardizzazione delle Digital Subscriber Lines, con l'aiuto delle quali è possibile riqualificare le reti. Molti sostengono che le società telefoniche non fanno uso di queste tecnologie perché non esistono gli standard.

Onorevoli colleghi, smart card, criptazione, telefonia mobile ed eEurope sono la nostra forza! Dobbiamo proseguire lo sviluppo in questi ambiti, ma in materia di standard dobbiamo fare di più. Non sta a noi politici definire tali standard; dobbiamo permettere all'industria di fissare degli standard, ove necessario. Il nostro compito è quello di legiferare più rapidamente e di studiare nuovi modelli di legislazione, ove possibile. Sono lieta che questo punto figuri nella relazione.

 
  
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  Schröder, Ilka (Verts/ALE).(DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Commissario e onorevole Read, che vorrei ringraziare per il franco dibattito e per la relazione da lei elaborata. Innanzitutto vorrei parlare dell'impostazione politica dell'iniziativa eEurope e della relazione della onorevole Read. Si ha l'impressione che Internet, posta elettronica e telefonia mobile elimineranno la disoccupazione. La realtà è diversa. Il boom della tecnologia dell'informazione è accompagnato da fusioni tra imprese e da licenziamenti. Anche storicamente questo approccio si rivela errato: l'industrializzazione, l'energia atomica e la biotecnologia non hanno portato benessere e libertà per tutti.

Nell'iniziativa e nella relazione si fa strada l'idea che sia necessario spianare la strada ai più giovani e ai migliori. Purtroppo questo significa ignorare del tutto il fatto che questo gruppo è quello destinato ad avere comunque successo, mentre la grande massa rimane a mani vuote. Noi dobbiamo fare in modo che tutti possano godere dei vantaggi del progresso tecnologico, indipendentemente dalla loro età, dalla loro ricchezza e dalla regione nella quale vivono. Noi dobbiamo mettere veramente in pratica il principio delle pari opportunità. Il concetto di servizio universale ci indica la direzione da seguire, ma l'idea non deve essere applicata da quei provider che censurano Internet, impedendo con espedienti tecnici ai loro clienti l'accesso ad alcune parti della rete.

La proposta della Commissione vuole creare uguaglianza tramite la cosiddetta liberalizzazione del mercato. E' un'idea che di per sé non ha senso, perché qualunque liberalizzazione presuppone che i forti diventino più forti e che lo Stato aiuti il meno possibile i deboli. Nel campo delle tecnologie dell'informazione però le premesse sono diverse. Per esempio, ci sono molte iniziative tese a promuovere l'introduzione di Internet e del computer nelle scuole. Se però non si tiene conto del fatto che in ogni classe c'è almeno un alunno che ne sa più del suo insegnante, l'iniziativa non può che fallire. Che in molti passaggi della relazione della onorevole Read la politica della liberalizzazione sia spesso accompagnata da forti argomentazioni antiamericane dimostra una volta di più quanto abbiano pesato sulla relazione gli interessi dell'industria privata.

Con ciò arrivo al prossimo punto controverso: i diritti dei cittadini. Quello di cui abbiamo davvero bisogno è un modello di tutela universale dei dati. Invece, la Commissione e parti del Parlamento europeo propongono una smart card, una carta nella quale sarebbero registrati tutti i dati. Il sistema sanitario sarebbe quindi a conoscenza delle vostre tendenze omosessuali, il vostro datore di lavoro sarebbe sempre informato sulle malattie avute da voi in passato, su quelle che probabilmente vi colpiranno in futuro ed anche sulla storia medica della vostra famiglia. Significherebbe fare un passo in più in direzione dell'uomo di vetro, cioè verso una sempre maggiore ingerenza dello Stato nella sfera privata. Con questa misura si pianifica deliberatamente un'ulteriore importante riduzione dei diritti fondamentali, e la si applica a livello europeo. Da una parte, si spaccia tutto ciò come politica innovativa, dall'altra il Parlamento si scontra con le altre Istituzioni per ottenere una Carta dei diritti fondamentali. Come si conciliano le due cose? Proprio alla luce del sistema ECHELON chiedo che ci sia un ripensamento in questo campo. Quello che ci serve sono sistemi di tutela e di cifratura dei dati. E poi, sono i cittadini che devono controllare lo Stato e non viceversa!

 
  
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  Seppänen (GUE/NGL).(FI) Signor Presidente, nel documento originale in lingua inglese la Commissione utilizza il termine information society e non knowledge society. Sono due concetti completamente diversi. L’informazione rappresenta la materia prima, il caos, mentre il sapere rappresenta la sistematicità, l’organizzazione di questo caos. La società dell’informazione è, quindi, la società del caos. La società del sapere è qualcosa di più: può essere organizzazione sociale, multiculturalità e solidarietà tra gli individui. Fino ad oggi la società dell’informazione è apparsa ai cittadini come un’oscillante quotazione di borsa. Il valore delle azioni del settore tecnologico è lievitato in modo eccessivo, pur non basandosi su fatti concreti. Spesso questi capitali sono andati a finire nelle tasche degli azionisti, diventati milionari o miliardari, e non sono stati investiti per sviluppare le attività delle imprese. Questa è l’immagine che il cittadino ha della società dell’informazione, una bolla di sapone economica in cui si evidenziano le diversità sociali e la disuguaglianza.

La società dell’informazione ha fatto in modo che i milionari abbiano avviato una rivoluzione sociale basata sull’introduzione innovativa delle vecchie strutture societarie. La loro rivoluzione è consistita nel vendere i propri macchinari e programmi a tutti. A noi, quindi, il compito di sviluppare una controrivoluzione. Dobbiamo definire obiettivi nettamente più ambiziosi di quelli della Commissione. Dobbiamo chiedere una società del sapere e non una caotica società dell’informazione per tutti. Non si tratta di garantire a tutti il cellulare, la posta elettronica o l’accesso al commercio elettronico. Si tratta di sviluppare una società del sapere che, nel migliore delle ipotesi, può rappresentare la dimensione sociale del capitalismo. Una società dell’informazione per tutti è un obiettivo troppo modesto, troppo commerciale e limitato dal punto di vista culturale. In nome della democrazia dobbiamo chiedere una società del sapere per tutti.

 
  
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  Montfort (UEN).(FR) Signor Presidente, c’è un proverbio che dice: “Il meglio è il nemico del bene”, e temo proprio che la relazione della onorevole Read ne sia un esempio lampante.

Nessuno può negare l’importanza dei mezzi di comunicazione, in particolare di Internet, per il futuro sviluppo della nostra società, né il ritardo accumulato in tale ambito dagli Stati membri dell’Unione europea nei confronti degli Stati Uniti e nemmeno la necessità di codificare lo sviluppo potenzialmente anarchico di tali mezzi in modo da limitarne le possibili conseguenze negative e da garantirne la piena diffusione e il più ampio uso da parte della gente.

Temo, tuttavia, che l’elenco di buone intenzioni sottopostoci oggi sia in realtà controproducente per l’obiettivo prefissato. Invece di procedere passo dopo passo, fissando un obiettivo concreto e identificabile a breve o a medio termine per gli Stati membri, il Parlamento lancia un segnale composito e confuso che, bisogna dirlo, è dovuto in gran parte alle bizzarrie del lavoro in sede di commissione. Avremmo gradito maggiori precisazioni sulla specificità dell’approccio europeo in materia e, soprattutto, sul modo in cui la Commissione intende aiutare gli Stati membri a frenare l’uniformazione galoppante, ricalcata sul modello americano, che non mancherà di favorire lo sviluppo di strumenti basati unicamente su considerazioni di natura tecnica e commerciale. Le preoccupazioni pedagogiche e sociali espresse nella relazione sono senz’altro lodevoli, ma in fin dei conti non avranno molto peso di fronte alle ripercussioni provocate dalla diffusione di tali strumenti, che i cittadini europei avvertiranno immediatamente.

Come si concilia il testo della Commissione con le norme fiscali in materia di commercio e di occupazione in vigore nei vari Stati membri? Che possibilità abbiamo di far rispettare i nostri concetti di libertà individuale e di libertà d’espressione che non sono ancora stati armonizzati a livello mondiale? Quali sono le garanzie per la sicurezza degli Stati nell’ambito dello sviluppo di una tecnologia i cui principali operatori appartengono a una grande potenza che, da un lato, dà lezioni di liberalismo al mondo intero e, dall’altro, non dimentica mai di esigere dalle sue imprese la stretta osservanza del proprio concetto di interesse nazionale?

C’è da sorprendersi, onorevole relatrice, quando si legge al paragrafo 55 della relazione che il Parlamento appoggia esplicitamente …

(Il Presidente interrompe l’oratore)

 
  
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  Belder (EDD). – (NL) Signor Presidente, il mondo della tecnologia dell’informazione brulica di possibilità, se dobbiamo credere alla comunicazione della Commissione e alla risoluzione del Parlamento. Non sarò io a negarlo. Tuttavia, mi si consenta un’osservazione a proposito delle infinite possibilità offerte dalla società dell’informazione.

Mi sorprende che si parli poco del rovescio della medaglia della società dell’informazione. Con questa espressione mi riferisco non solo all’esclusione di determinati gruppi, ma anche alla nascita di una nuova realtà elettronica. Una realtà che non tiene conto di norme e valori. Valuto positivamente la proposta di sviluppare un’etica della tecnologia dell’informazione, come suggerisce la onorevole Schröder. Un simile codice etico non può non tradursi in uno strumento vincolante, in una normativa adeguata.

L’erogazione di sovvenzioni per lo sviluppo di filtri che consentano di "depurare" Internet deve costituire parte di questo codice etico.

Reputo importante che la risoluzione del Parlamento sollevi dei quesiti sulle competenze della Commissione e degli Stati membri. Vorrei tuttavia precisare che l’Europa non dispone di competenze in materia di iniziative nel campo dell’istruzione. La responsabilità di questo ambito politico ricade sugli Stati membri, che possono gestirla in modo più efficace sul piano nazionale.

Desidero infine ringraziare la relatrice, onorevole Read, per il lavoro svolto. Dobbiamo a lei il fatto di poter votare su questo testo prima del Vertice di Lisbona. La prima versione del documento era più coerente rispetto alla risoluzione in esame, che è un intreccio di posizioni a volte contraddittorie. Cerchiamo di fare in modo che, in futuro, le nostre risoluzioni siano coerenti.

 
  
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  Kauppi (PPE-DE).(FI) Signor Presidente, signor Commissario, ritengo che sia estremamente positivo il fatto che a Lisbona si discuterà attivamente su come sviluppare la società europea dell’informazione. Anche in Europa la nuova economia, la new economy, rappresenta ormai una realtà quotidiana. Ciononostante l’Europa non è riuscita ancora a reagire sistematicamente alle nuove sfide né a sfruttare le nuove opportunità. Ecco perché l’iniziativa eEurope svolge un ruolo ancora più importante dal punto di vista sia della competitività sia dei cittadini. Le riforme previste da questa iniziativa sono ambiziose, ma non sufficienti. Soprattutto per la mia nazione, la Finlandia, in cui, in considerazione dell'organizzazione a ombrello delle attività, siamo molto più avanti rispetto ai nostri partner europei. L’iniziativa dovrebbe prevedere le sfide future anche per quelle società dell’informazione più sviluppate.

Signor Commissario, apprezzo l’impegno dimostrato nello sviluppare la questione della società dell’informazione. Però, i deputati del Parlamento europeo non possono permettersi di rimanere inerti davanti ad una situazione in cui l’Europa segna continuamente il passo nella sfida globale del mondo di Internet. Non basta essere gli indiscussi leader europei del settore delle telecomunicazioni cordless se poi la nostra società dell’informazione non riesce a far fronte alla concorrenza.

Per poter creare una società europea dell’informazione bisogna garantire la piena liberalizzazione della rete delle telecomunicazioni. Ciò ridurrebbe i costi. E proprio i costi delle telecomunicazioni dovrebbero essere ridotti drasticamente per permettere ai consumatori ed alle piccole e medie imprese di sfruttare al massimo i vantaggi della rivoluzione elettronica. Per garantire la riduzione dei costi e la crescita del commercio elettronico è importante che vengano risolti i problemi legati alla sicurezza dei consumatori e recepite le leggi in vigore. Personalmente ritengo che sia anche fondamentale che aumentino i finanziamenti di rischio per le piccole e medie imprese del settore delle tecnologie avanzate. Attualmente in Europa gli investimenti di rischio ammontano annualmente a venti miliardi di euro, appena un quarto della somma investita negli Stati Uniti. Questa somma è fin troppo modesta. Per fortuna, anche in questo caso, la Commissione ha preso l’iniziativa, impegnandosi a tenere maggiormente in considerazione la crescita.

Un maggior sviluppo della società dell’informazione contribuirebbe a cambiare decisamente il nostro ambiente, il nostro lavoro ed il nostro tenore di vita. Se desideriamo che la legislazione continui ad essere al passo con i tempi, noi, legislatori europei, dobbiamo affrontare una grande sfida. Non sempre il legislatore deve intervenire nel processo di sviluppo. Alcuni problemi, infatti, possono essere risolti rapidamente attraverso l’interazione dell’industria e degli operatori. Un esempio chiaro di ciò è rappresentato dalle esperienze positive registrate durante il processo di sviluppo degli standard per i telefoni cellulari della seconda generazione, esperienze che adesso hanno permesso di godere di una competitività maggiore, anche in merito ai telefoni della terza generazione.

La gestione di questo nuovo ambiente di lavoro impone alle scuole di offrire maggiori competenze tecniche e pedagogiche. Di conseguenza, anche il sistema educativo europeo dovrà impegnarsi maggiormente nella formazione del personale docente. Infine desidero sottolineare che appoggio l’uso dei parametri di misurazione relativi allo sviluppo della società dell’informazione, il benchmarking. In merito alle proposte concrete illustrate nella comunicazione sull’iniziativa eEurope, posso solo dire che mi meraviglio che non siano state esaminate in precedenza dal Consiglio per garantire l’impegno degli Stati membri.

 
  
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  Sacconi (PSE). - Signor Presidente, nel quadro della comunicazione della Commissione sulla società dell'informazione mi sembra particolarmente importante sottolineare l'accento che è stato posto sulla necessità di mettere le nuove tecnologie alla portata dell'insieme dei cittadini europei. Non è solo una sfida economica, ma forse, ancora di più, un processo di cambiamento culturale profondo che dovrà toccare ogni famiglia, ogni scuola, ogni impresa, ogni amministrazione pubblica.

Per raggiungere questo importante obiettivo, se, da un lato, occorre aiutare la diffusione delle nuove tecnologie, dall'altro, è fondamentale mettere in opera le misure necessarie a rafforzare la fiducia dei consumatori nelle grandi opportunità offerte dal commercio elettronico. Questo rappresenta una vera e propria necessità, data la grande circospezione con la quale i nostri concittadini si avvicinano a questi nuovi strumenti. Solo un grado elevato di protezione potrà permettere la reale diffusione dell'uso delle nuove tecnologie nella vita quotidiana di milioni di persone, e solo la definizione di regole chiare potrà permettere ai cittadini europei di avvalersi pienamente dei vantaggi da esse prodotte.

In questa logica, avevo presentato all'attenzione della commissione per l'industria una serie di emendamenti volti, appunto, a sottolineare l'importanza della tutela dei consumatori nel progetto di diffusione delle nuove tecnologie, avanzato dalla Commissione Prodi. Con rammarico ho potuto constatare che solo una parte di questi emendamenti sono stati accolti nella relazione della collega Read, che peraltro condivido nelle sue linee generali, e spero ardentemente che questo sia stato solo il frutto delle sfortunate circostanze che hanno fatto sì che la mia commissione, che si occupa della tutela dei consumatori, non abbia fatto in tempo a votare un parere ufficiale. Sono sicuro che in futuro, in fase di trattazione del piano d'azione che farà seguito al Vertice di Lisbona, fra le due commissioni ci sarà una collaborazione più efficace.

 
  
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  Beysen (ELDR).(NL) Signor Presidente, signori Commissari, onorevoli colleghi, quando - giustamente - massimo è lo l’interesse ad elaborare le opportunità per creare una società dell’informazione per tutti, massima deve essere anche l’attenzione per evitare che si divida nuovamente la società in esperti e profani dell’informatica.

Sottolineo l’importanza della tutela delle piccole e medie imprese, soprattutto delle prime. A questo proposito è indispensabile prevedere delle garanzie in relazione alla pubblicità. A causa della mancanza di una politica armonizzata in materia di comunicazione commerciale, possono sorgere degli ostacoli che colpiscono in modo inaccettabile soprattutto le piccole imprese. E' dunque indispensabile procedere a un’armonizzazione forzata nel campo della comunicazione commerciale. Infine, ribadisco in questa occasione che è importante che le parti interessate – consumatore, da un lato, e imprenditore, dall’altro – abbiano la possibilità di accordarsi a priori in merito al regime giurisdizionale da applicare. Infatti, se la norma stabilirà che il consumatore ha sempre la facoltà di rivolgersi al proprio tribunale, la situazione sarà insostenibile per le piccole imprese, che dovranno farsi assistere legalmente anche negli altri 14 Stati membri. E' impossibile per le piccole imprese gestire una situazione di questo tipo.

 
  
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  Fraisse (GUE/NGL).(FR) Signor Presidente, con l’iniziativa eEurope la Commissione ci ricorda che l’Europa ha accumulato un ritardo nello sviluppo della società dell’informazione. Per ritardo s'intende quello nei confronti degli Stati Uniti, è ovvio e nessuno può negarlo. Al di là di questa constatazione è necessario stabilire di che genere di ritardo si tratti: economico, politico, sociale. Qual è l’unità di misura?

La Commissione intende lanciare un’iniziativa politica; prendiamo dunque la questione alla lettera. Ebbene sì, esiste effettivamente un ritardo europeo nell’accesso alla società dell’informazione come strumento, strumento di conoscenza, di creazione e di scambio. Esiste un ritardo nello sviluppo del commercio fondato su Internet. Ma questi due ritardi sono identici? Alcuni potrebbero dire che non importa, che bisogna sviluppare a tutto campo questo splendido strumento rappresentato dall’informazione digitale e che l’obiettivo è già sufficiente di per sé. Proprio questa potrebbe essere infatti l’impressione che dà l’iniziativa della Commissione.

In effetti, potremmo persino accontentarci di un elenco di obiettivi in cui lo sviluppo delle piccole imprese è posto sullo stesso piano dello sviluppo dei servizi pubblici, in cui il commercio elettronico compete con la formazione universitaria. Emerge però una questione di cui non si è fatto cenno e che riguarda i contenuti dell’informazione che si presume debba circolare grazie allo strumento digitale. Si tratterà di un contenuto standardizzato o di un contenuto che riflette la diversità culturale e linguistica dell’Europa? Si tratterà di un contenuto sociale o di un contenuto esclusivamente commerciale?

Già oggi la società dell’informazione costruisce reti sociali, genera nuove esperienze culturali, crea luoghi di dibattito pubblico e di opinione. Dobbiamo misurarne la portata. La Commissione parla del ritardo europeo e dell’urgenza di colmarlo. Tra il ritardo e l’urgenza non dobbiamo accontentarci di dare impulso a un determinato processo a scapito di una riflessione sulle condizioni democratiche e politiche connesse alla sua realizzazione.

Il progresso tecnologico rappresenta uno slogan ormai logoro. Il cambiamento a cui stiamo assistendo è analogo a quello provocato alla nascita della stampa. Gli sviluppi e i mutamenti innescati richiedono una riflessione profonda. Se gli obiettivi sono lo sviluppo dell’occupazione e l’accesso democratico, come illustra molto bene la relazione Read, sarebbe dannoso permettere che l’unico metro di valutazione sia il mercato e lo sviluppo economico.

 
  
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  Wijkman (PPE-DE).(SV) Signor Presidente, è difficile ricapitolare in tre minuti pensieri e sensazioni del tutto naturali al momento di commentare un'iniziativa tanto ampia e interessante quanto quella messa a punto dal Commissario Liikanen.

Le nuove tecnologie qui in discussione hanno modificato radicalmente le condizioni di quasi tutto nella nostra società: dalla produzione, all'assistenza, alla distribuzione, al commercio, alla ricerca, allo sfruttamento delle informazioni, eccetera. Cresce la produttività, cresce la qualità di svariati prodotti e una delle spiegazioni di questa crescita relativamente elevata dell'economia mondiale accoppiata a bassi tassi di inflazione va ricercata proprio nelle nuove tecnologie. Credo che tutti siano affascinati dai nuovi prodotti e dalle nuove applicazioni che ci vengono offerti. E' tuttavia importante che noi, in qualità di politici, prestiamo attenzione alle possibilità schiuse da queste nuove tecnologie per contribuire alla soluzione di pressanti problemi sociali che l'economia di mercato non affronterà in modo automatico.

Un esempio del genere è rappresentato dall'ambito della formazione. Viviamo in un periodo in cui il sapere come fattore di produzione diviene sempre più importante. Un aspetto ignorato in questo ambito è che il sapere, diversamente da altri fattori di produzione quali il capitale, i terreni, il suolo o i minerali, non costituisce una risorsa limitata. Anzi, il sapere tende ad aumentare, ad espandersi quando viene utilizzato. Ciò spalanca la porta a una straordinaria, affascinante evoluzione in termini di democrazia e di giustizia. Tutti nasciamo nelle condizioni di poter apprendere e acquisire conoscenze, ma ciò non può avvenire in assenza di un contesto favorevole all'istruzione e all'apprendimento. Ecco perché in questa relazione le proposte relative all'istruzione e alla formazione sono così importanti.

Non si tratta soltanto di offrire apparecchiature tecniche, ma anche di sviluppare una nuova pedagogia e l'insegnamento a distanza. E' un aspetto importante nella nostra regione del mondo, ma non lo è di meno nei paesi poveri. Confido che le esperienze che raccoglieremo a livello di Unione europea in questo campo verranno valorizzate anche nelle nostre attività di cooperazione allo sviluppo. Esorto il Commissario Liikanen a discuterne con il Commissario Nielson.

Un altro aspetto, non meno importante, è rappresentato dalle possibilità di rendere più efficiente, grazie alle nuove tecnologie, la gestione energetica e l'impiego dei materiali. Il presente programma rinvia al settore dei trasporti, e io lo reputo un bene, ma non dimentichiamo che è anche possibile ridurre la necessità di trasporti sul piano squisitamente materiale, possibilità che dobbiamo tentare di sfruttare.

In conclusione, per quanto concerne il commercio elettronico è della massima importanza creare un quadro che permetta ai consumatori di sentirsi tutelati in questa tipologia di commercio, di semplificare gli scambi all'interno dell'Unione, di affrontare adeguatamente gli aspetti fiscali e i rischi per la privacy. Siamo soltanto agli inizi di un dibattito importante, e per il futuro intravedo un dialogo che continuerà a essere avvincente. Grazie, Commissario Liikanen, e grazie, onorevole Read, per l'interessante relazione.

 
  
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  Lange (PSE).(DE) Signor Presidente, signor Commissario, con le nuove tecnologie abbiamo immesso, in senso figurato, nuovo carburante nella nostra locomotiva economica. Ma vorrei anche parlare di tre aspetti che dobbiamo tenere presenti. Primo: nell'articolo 6 del Trattato di Amsterdam si afferma che tutte le politiche devono essere fondate sul principio della sostenibilità. Sinceramente, signor Commissario, esaminando la comunicazione si rileva un'insufficiente attenzione per la sostenibilità, per la compatibilità dei prodotti con l'ambiente, per gli incentivi ai comportamenti ecologici, per gli effetti che le nuove tecnologie hanno sull'ambiente. Sono tutti temi rispetto ai quali il testo avrebbe bisogno di essere migliorato.

Secondo: in che modo cambiano il nostro modo di lavorare e i nostri rapporti di lavoro? E' possibile influenzare le caratteristiche che questi avranno in futuro? La questione è se, in presenza di tali rivoluzionarie trasformazioni, servano nuove strutture di partecipazione dei lavoratori ai processi decisionali, nuove strutture di consultazione e nuove forme di organizzazione. Anche questo è un aspetto che dovrebbe essere trattato con maggiore attenzione.

Terzo: il quinto Programma quadro per la ricerca contiene molte analisi socioeconomiche che mirano ad individuare i fattori comuni nella nostra Europa proprio nel campo delle nuove tecnologie. Non possiamo quindi procedere alimentando la locomotiva con carburante convenzionale e d'altra parte fare ricerca socioeconomica nel Programma quadro, senza che vi sia alcun rapporto con la presente comunicazione. Il punto quindi è: facciamo pure andare la locomotiva, evitando che essa vada in una direzione a caso: le servono anche dei binari.

 
  
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  Villiers (PPE-DE). - (EN) Signor Presidente, onorevoli colleghi, per la prima volta dalla concessione del suffragio universale nel secolo scorso la nostra società si confronta con un trasferimento di potere di tale portata. La società dell'informazione è in grado di trasferire il potere dal governo al singolo individuo, dal burocrate al cittadino e dall'impresa al consumatore. Essa apre un mercato globale e offre informazioni quasi illimitate a chiunque abbia accesso allo schermo di un computer. E' il motore più potente per abbattere le barriere tra comunità e nazionalità - più potente di qualsiasi direttiva comunitaria. Essa offre più potere, maggiore scelta e prezzi più bassi ai cittadini in tutta Europa e in tutto il mondo; a mio avviso, la cosa migliore che i governi possono fare nel cyberspazio è restarne fuori, per quanto possibile, lasciando che consumatori, imprese e cittadini svolgano le proprie attività e conducano la propria esistenza.

I legislatori non possono stare al passo con questa tecnologia, neanche se ci provano. La tecnologia e l'industria sono meglio attrezzate per placare i timori dei consumatori in un mercato estremamente competitivo. Ed è proprio la competitività del mercato a tutelare il consumatore, non una legislazione imposta dall'alto che potrebbe arrestare lo sviluppo del commercio elettronico, lasciando che siano altri, in diversi paesi del mondo, a cogliere i benefici di una rivoluzione economica che non ha precedenti dalla rivoluzione industriale del XIX secolo. Sappiamo tutti però che una partecipazione di base da parte del governo è necessaria. Abbiamo bisogno di un quadro legislativo generale, possibilmente leggero e flessibile, per il commercio elettronico; dev'essere istituito rapidamente, perché il tempo scorre inesorabile e ci sono molte organizzazioni in tutto il mondo che si contendono quest'attività. E' nel nostro interesse offrire risposte e una legislazione adeguate e farlo celermente.

Il Parlamento deve approvare quanto prima la direttiva sul commercio elettronico con il principio relativo al paese d'origine. Dobbiamo adottare nuove norme sulla giurisdizione che confidino nella capacità del consumatore di fare una scelta informata sulla competenza giurisdizionale per cui egli vuole optare. Dobbiamo approvare il pacchetto sulla liberalizzazione delle telecomunicazioni, perché soltanto con un mercato delle telecomunicazioni competitivo e a basso costo potremo offrire ai consumatori potere, prezzi bassi e importanti opportunità, seguendo l'esempio di grandi protagonisti globali come la finlandese Nokia. In ambito scolastico gli Stati membri devono costruire sulle competenze acquisite nel settore della tecnologia dell'informazione, ma devono farlo rapidamente, altrimenti saranno altri a vincere ila posta in palio, cioè il dominio del mercato globale del commercio elettronico.

 
  
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  Gillig (PSE).(FR) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, desidero innanzitutto ringraziare la onorevole Read per la relazione e vorrei subito precisare che mi concentrerò sugli aspetti sociali che, a nostro giudizio, meritano di essere sviluppati.

A pochi giorni dal Vertice di Lisbona ritengo che il Parlamento europeo abbia il dovere di lanciare un segnale chiaro ai governi degli Stati membri, affinché l’entrata dell’Europa nell’era digitale - e quindi in una nuova economia dalle grandi potenzialità - non vada a scapito della coesione sociale.

La necessità di un solido legame con l’aspetto sociale, la considerazione dei bisogni reali dei cittadini sono, a mio avviso, le condizioni sine qua non per il successo della società dell’informazione, come la intendiamo in Europa; la società dell’informazione infatti non può essere costruita solo attraverso le forze di mercato. Dobbiamo essere estremamente vigili affinché tutte le componenti sociali ne traggano vantaggio e non si venga a creare una società in cui l’accesso alle nuove tecnologie e lo sfruttamento del loro potenziale determinino l’inclusione o l’esclusione sociale.

Intendo evidenziare tre punti con tutti i rischi e le preoccupazioni che ne derivano. Il primo riguarda gli utenti e il rischio di creare un divario tra le vittime dell’esclusione sociale. Infatti, i costi connessi all’accesso a Internet, l'emarginazione di intere fasce di popolazione (giovani disoccupati, casalinghe, anziani), nonché le lacune nei sistemi d’istruzione e di formazione professionale costituiscono altrettante ipoteche che gravano su una società dell’informazione dalla quale invece tutti devono trarre vantaggio.

Il secondo punto verte sulle persone che lavorano in questo settore. A fronte della flessibilità che rappresenta una caratteristica saliente del comparto, i lavoratori dipendenti devono poter usufruire di strutture di organizzazione e di garanzie dei propri diritti in materia di previdenza sociale, di pensioni e di lavori in adeguate condizioni di sicurezza.

Il terzo e ultimo punto attiene alla questione del servizio pubblico e al miglioramento dei sistemi democratici di sviluppo delle procedure …

(Il Presidente interrompe l’oratore)

 
  
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  Hieronymi (PPE-DE).(DE) Signor Presidente, signor Commissario, eEurope è un programma veramente importante per tutti nella transizione dalla società industriale alla società dell'informazione. Per questa ragione mi congratulo con la Presidenza portoghese per la decisione di porre questo tema al centro del Vertice straordinario. Mi congratulo con la Commissione per la sua proposta e con la relatrice per il documento elaborato. Vorrei anche spiegare il perché di queste mie lodi e perché mi aspetto che alle parole facciano seguito i fatti.

Al centro della relazione e quale primo obiettivo della proposta della Commissione viene posta la necessità di garantire le pari opportunità e lo stesso livello di partecipazione di tutti i cittadini alla società dell'informazione. eEurope, come è scritto nel testo, deve prima di tutto aprire la strada per permettere ad ogni cittadino, ad ogni famiglia, ad ogni scuola, ad ogni azienda e ad ogni amministrazione di entrare nell'era digitale e nella rete.

Tale obiettivo, secondo me, non giustifica le preoccupazioni qui manifestate in merito ad un'eventuale divisione della società in coloro che hanno e coloro che non lo hanno accesso all'informazione. Perciò sottolineo questo obiettivo, perché credo che possa illustrare in modo particolarmente efficace per i cittadini il vantaggio dell'impegno dell'Unione europea a favore della società dell'informazione, naturalmente solo a condizione che teniamo fede alle promesse fatte ai cittadini e che realizziamo quanto diciamo di voler fare, a condizione cioè che forniamo davvero entro la fine del 2002 in tutte le classi un collegamento ad alta velocità ad Internet e alle risorse multimediali, come si afferma nel programma, che davvero garantiamo entro il 2003 a tutti i cittadini, poveri o ricchi che siano, un accesso ampio e sicuro al sistema sanitario, che facciamo per tempo quanto è urgentemente necessario fare per lo sviluppo delle nostre PMI, ossia garantire la protezione del capitale di rischio nell'Unione europea. E' un compito che spetta a Consiglio, a Parlamento e Commissione. Auguro a tutti noi di riuscire nell'impresa, nell'interesse dei cittadini.

(Applausi)

 
  
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  Paasilinna (PSE). (FI) Signor Presidente, signor Commissario, ringrazio la relatrice per l’ottimo lavoro svolto in tempi così brevi. Il concetto di società dell’informazione rappresenta per tutti la chiave che ci permette di capire meglio l’impegno della Commissione in questo processo. Ciò è importante e, quindi, esprimo il mio più vivo ringraziamento. Per questo motivo sarebbe importante che a Lisbona si trovi un accordo sul principio del finanziamento di una previdenza sociale sostenibile. Se desideriamo creare una società dell'informazione per tutti, bisognerebbe inoltre trovare un accordo con le parti sociali, per esempio, sul telelavoro e sulla formazione professionale. Senza la tutela dei diritti dei lavoratori, ciò non sarebbe possibile. Il pericolo è che, attraverso Internet, i servizi si trasformino in autoservizi, a tutto svantaggio dell’occupazione.

Un altro problema: sono dieci anni che cerchiamo di liberalizzare il settore delle telecomunicazioni e adesso le grandi fusioni industriali ci fanno temere un’inversione di rotta. Secondo me dovremmo intervenire. Quest’inversione deve essere impedita a tutti i costi; attendo con impazienza una proposta della Commissione sulle misure da adottare.

Terzo: recentemente la quotazione delle azioni di una società operante nel settore dei servizi in rete è aumentato del quattromila percento sulla base di infondate comunicazioni di borsa. Se pensiamo che vi sono molte imprese simili, vuol dire che il settore è come una grande bolla di sapone; se scoppierà spero che a farne le spese non saranno i contribuenti. Signor Commissario, come pensa di evitare che i contribuenti paghino le spese dell’eventuale scoppio di queste imprese palloncino, così come è avvenuto durante la crisi bancaria?

 
  
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  Coelho (PPE-DE).(PT) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, mi sembra assai importante che il Parlamento europeo partecipi alla discussione su come l'Unione europea valuti le nuove opportunità aperte dalla società dell'informazione – tema che sarà trattato nel corso del Vertice di Lisbona.

Sottolineo che molti sperano che da questo Vertice sull'occupazione giungano risposte più chiare in tale settore; ribadisco l'importanza del problema e la necessità di definire una strategia europea in questo campo. Sappiamo che in detto comparto, delicato ed essenziale per il nostro futuro, l'Unione europea ha accumulato un grave ritardo rispetto agli Stati Uniti. Concordo con la relazione presentata dalla onorevole Read e ricordo, con un'espressione utilizzata dal Presidente del Consiglio Guterres, i tre principali deficit in questo ambito.

Primo: il deficit pragmatico. Come ben evidenziato dalla relazione Read, il documento presentato dalla Commissione è ricco di orientamenti generali e di intenti che meritano il nostro plauso, ma è povero di misure concrete e di azioni ad hoc. In questo campo, così come in altri, non abbiamo bisogno di ulteriori dichiarazioni e discorsi, ma di provvedimenti e di decisioni che consentano di ridurre il gap che ci separa dagli Stati Uniti.

Secondo: il deficit democratico. C'è anche un deficit democratico – che, riconosciamo, è stato anche più rilevante -; è importante combattere la divisione tra coloro che hanno accesso alla rete, alle nuove tecnologie e ai benefici della società dell'informazione e coloro che ne sono esclusi per motivi economici, a causa di un'informazione o di una formazione tecnologica insufficienti. Le scommesse sul sistema dell'istruzione e sulle strutture dei trasporti e delle telecomunicazioni che rendano più conveniente, rapido e potente l'accesso alla rete rappresentano delle priorità che devono essere in cima alle nostre preoccupazioni.

Terzo: il deficit a livello d'investimenti. Come ben sottolineato dalla relazione, non si può lasciare al mercato il compito di rispondere a questi problemi. A livello del sistema sanitario, della pubblica amministrazione, dei rapporti tra Stato e cittadino, dei servizi pubblici si può e si deve fare molto per permettere all'Europa di compiere il salto qualitativo che tutti noi riteniamo necessario.

 
  
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  Mann, Thomas (PPE-DE).(DE) Signor Presidente, nel Vertice straordinario di Lisbona della prossima settimana dovrà essere definita una strada specifica che permetta agli europei di entrare nel futuro mondo del lavoro. Come diventare più competitivi? Come creare nuovi mercati? Come creare posti di lavoro stabili e altamente qualificati? Nella società globale dell'informazione di domani noi possiamo avere un ruolo da protagonista, se conosciamo il copione. L'Europa possiede i talenti e le capacità. A volte le mancano dei registi competenti che sappiano infondere la necessaria motivazione. Per me è importante che ai profondi cambiamenti partecipino attivamente ampie fasce di popolazione. Sin da piccoli devono familiarizzare con Internet e con le banche dati, come ha già detto la mia collega Hieronymi. Le scuole non dotate di computer devono diventare una rarità! Abbiamo bisogno di un'offensiva della qualificazione, basata su un apprendimento assistito da computer e su un'utilizzazione attiva delle reti. La commissione per l'occupazione e gli affari sociali del Parlamento europeo è del parere che la società dell'informazione debba diventare un patrimonio comune di tutti i cittadini, compresi quelli socialmente più deboli, i disabili e gli anziani.

Nell'economia europea la velocità a cui avviene il mutamento aumenta incessantemente. Le imprese sono soggette ad un continuo processo di riorganizzazione, con scambio di partecipazioni, alleanze strategiche, acquisizioni ostili e non. Le conseguenze sono le stesse per lavoratori e dirigenti: elevata mobilità e necessità di adeguarsi sempre più rapidamente. Aumenta l'autonomia, ma anche la falsa autonomia. Nelle aziende crescono le responsabilità. Le équipe di lavoro hanno scadenze sempre più ristrette. Questo si ripercuote sulla loro coesione interna e sulla capacità di rappresentanza dei lavoratori. Molte imprese sono troppo piccole per dotarsi di un consiglio aziendale oppure sono talmente grandi che diventa difficile mantenere i rapporti ed i rappresentanti dei lavoratori diventano dei grandi viaggiatori. Coloro che lavorano nei settori delle tecnologie dell'informazione e delle comunicazioni - analisti, ingegneri o programmatori creativi - hanno molte libertà e vogliono gestirsi da soli. Vogliono nuove norme per l'orario di lavoro ed anche nuovi schemi delle retribuzioni e delle gratifiche, sulla base di contratti flessibili.

Inoltre, i sindacati temono che i rapporti di lavoro non regolamentati si diffondano in altri comparti e si riduca il livello di tutela sociale. I lavoratori devono acquisire familiarità con le nuove forme di lavoro e i nuovi tipi di rapporti contrattuali che vigono nell'industria informatica e delle telecomunicazioni, che si tratti della produzione di hardware o di software, nel settore dei servizi oppure in quello della consulenza.

Solo se essi potranno partecipare alle innovazioni e se si faranno convincere dalla società dell'informazione, risulterà che i vantaggi che quest'ultima comporta non riguardano soltanto le aziende private o pubbliche, ma anche i consumatori ed i lavoratori.

 
  
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  Carlsson (PPE-DE).(SV) Signor Presidente, onorevoli colleghi, desidero anzitutto ringraziare la onorevole Read per tutto il lavoro che ha dedicato a questa relazione. Fa piacere constatare il grande interesse destato da questa materia e credo che sia importante approfondire, in seno al Parlamento, le nostre conoscenze in questo ambito tanto complesso quanto affascinante, dotandoci al contempo degli strumenti per un cambiamento. Il Commissario Liikanen, con il suo impegno personale, e il documento della Commissione "eEurope" incarnano una visione positiva della nuova economia e una politica orientata alla crescita che io non posso che sottoscrivere di tutto cuore.

E' un peccato che alcuni colleghi vedano nell'emergente società dell'informazione una minaccia, anziché apprezzare le opportunità che essa schiude. Il significato del commercio elettronico può difficilmente essere esagerato. Sin qui il mercato interno ha rappresentato una realtà solo per le grandi imprese. Il commercio elettronico comporta come conseguenza un'inedita accessibilità al mercato interno anche da parte della piccola impresa e del singolo individuo, del cliente, del consumatore, che finalmente ha la possibilità di trarre vantaggio dall'intero mercato interno europeo. Sulla scia del cambiamento tecnologico non soltanto cambiano gli schemi commerciali, ma si creano anche nuove possibilità in materia di cultura, svago e contatti.

Per sostenere la nuova economia nel migliore dei modi è importante che noi politici non nutriamo la velleità di poter prevedere ogni esigenza di imprese e persone. Dobbiamo lasciare che a scegliere sia il mercato, ossia acquirenti e venditori. Alla luce del panorama offerto da questa porzione della società e dell'economia, diviene ancora più importante astenersi dalla pretesa di disciplinare in dettaglio le attività, in ossequio a una smania di regolamentare tutto. Occorre invece deregolamentare ancor più i mercati, in modo da aumentare la concorrenza e far calare i prezzi. E' questo il miglior modo per rendere i servizi dell'informazione accessibili a ogni cittadino.

Nella nuova economia, un elemento importante ai fini della crescita è rappresentato dall'aumento dei flussi di capitale di rischio per le nuove aziende e le imprese in espansione. Dobbiamo incrementare la competitività e la creatività della nostra regione, l'Europa. La cosa di gran lunga più importante che Capi di stato e di governo potranno fare a Lisbona sarà quella di iniziare a diminuire la tassazione sui capitali nei rispettivi paesi, dal momento che essa rappresenta, allo stato attuale, il principale ostacolo a un aumento dell'afflusso di capitale di rischio.

All'ala sinistra di quest'Aula, alla luce di questa discussione, vorrei dire quanto segue: dite sì alle opportunità che la nuova società dell'informazione schiude ai cittadini! Non lasciatevi stregare dalla paura, non siate così negativi! Ascoltate le argomentazioni della onorevole Villiers! Fate vostro l'atteggiamento positivo a tutto campo dell'onorevole Wijkman, apprendete dall'esperienza della giovane onorevole Kauppi! Non dico certo che il problema delle riconversioni vada preso sottogamba, ma, per favore, evitate di affossare questa iniziativa in nome di una visione obsoleta della realtà. Sarebbe la sconfitta dell'Europa!

 
  
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  Liikanen, Commissione. - (EN) Signor Presidente, innanzitutto desidero ringraziare la onorevole Read e il Parlamento per questa relazione, che è stata elaborata con estrema rapidità ed è veramente importante, in quanto il Vertice straordinario avrà luogo la settimana prossima e l'iniziativa eEurope sarà oggetto di uno dei principali documenti discussi in quella sede.

Il sottotitolo dell'iniziativa eEurope "Una società dell'informazione per tutti", - ma potremmo definirla, come ha proposto l'onorevole Seppänen, "Una società della conoscenza per tutti" - vuole indicarci i suoi ambiziosi obiettivi. Apprezziamo il contributo del Parlamento a questo cruciale dibattito politico.

Attualmente la Commissione sta preparando il Vertice che si terrà a Lisbona la prossima settimana. A tal fine la Commissione ha adottato numerose comunicazioni fra cui, la settimana scorsa, una relazione sui progressi di eEurope e, due settimane fa, un documento che traccia un'agenda per il rinnovamento economico e sociale d'Europa. Mi sembra assai importante che il Parlamento partecipi, con la discussione odierna, alle discussioni preparatorie del Vertice di Lisbona: si è trattato di un dibattito chiarificatore che ha messo in luce il grande interesse e l'esperienza del Parlamento su questi temi. Mi auguro che il Consiglio europeo di Lisbona sostenga iniziative politiche indirizzate a obiettivi concreti, dando così un forte segnale che i leader europei sono fermamente determinati a trasformare l'Europa in un'economia dinamica e competitiva.

Per quanto riguarda il contenuto delle relazioni, noto che considerate preoccupante il fatto che, nel nostro documento iniziale, non vengono indicati esplicitamente i meccanismi che dovrebbero consentire di raggiungere gli obiettivi di eEurope. A tale proposito troverete dettagli più precisi nella relazione sui progressi realizzati, che la scorsa settimana è stata presentata dalla Commissione sia al Consiglio di Lisbona che al Parlamento; inoltre - come era stato richiesto al Vertice di Helsinki - entro giugno sarà pronto un piano d'azione su eEurope. Spero che in questi documenti troverete una risposta a gran parte dei timori che avete espresso in merito alla realizzazione degli obiettivi di eEurope, anche se è possibile che alcuni temi rimangano esclusi, perché dobbiamo evitare che l'iniziativa diventi dispersiva.

Sono particolarmente lieto che la relazione condivida l'impostazione della Commissione sugli elementi fondamentali di eEurope. E' essenziale creare una moderna infrastruttura elettronica multimediale ad alte prestazioni, garantire la certezza giuridica nel commercio elettronico, ovviare alla scarsità di competenze professionali e infine incrementare la disponibilità di capitale di rischio per stimolare l'innovazione. Apprezziamo moltissimo il sostegno che ci offrite nell'opera di realizzazione di questi elementi vitali di eEurope.

L'idea di organizzare una conferenza elettronica fra i governi mi sembra molto interessante. E' importante che noi Istituzioni europee individuiamo, insieme agli Stati membri, gli strumenti più efficaci per sfruttare il potenziale delle tecnologie regionali, al fine di aumentare sia l'efficienza che la trasparenza dei nostri rapporti con i cittadini.

Posso annunciarvi fin da ora che questo sarà uno dei temi principali di una conferenza ministeriale che la Presidenza portoghese organizzerà a Lisbona all'inizio di aprile. Vorrei anche aggiungere che il Libro bianco sulla riforma interna della Commissione contiene un'iniziativa sulla eCommissione, con cui vogliamo migliorare le infrastrutture della Commissione nel campo delle comunicazioni e della tecnologia dell'informazione, per fornire, con l'aiuto di Internet, servizi migliori ai cittadini.

Vorrei rispondere in breve ad alcune osservazioni, che hanno talvolta accentuato aspetti lievemente diversi da quelli messi in luce nel documento della Commissione. Si chiede alla Commissione di introdurre un'undicesima linea d'azione dedicata all'occupazione e alla coesione sociale; sono consapevole anch'io che si tratta di importantissime priorità; proprio per tale motivo su questi temi sono state accettate comunicazioni particolari. Ricordo soprattutto la comunicazione "Strategie per il lavoro nella società dell'informazione". Concordo altresì sul fatto che la società dell'informazione rappresenta forse la migliore opportunità che ci si sia mai offerta per realizzare politiche strutturali e di coesione, in quanto essa annulla le distanze.

La comunicazione "eEurope" verte essenzialmente sulle azioni necessarie per accelerare il passaggio alla società dell'informazione. Queste azioni aumenteranno il numero dei posti di lavoro, riducendo la maggior causa dell'emarginazione sociale, ossia la disoccupazione.

La relazione esprime alcuni timori in merito all'azione della smart card. Vorrei rassicurarvi: essa non è pensata per intervenire in un settore che, come giustamente osserva la relazione, è guidato dal mercato. Il ruolo della Commissione è quello di catalizzatore, per riunire i protagonisti consentendo loro di raggiungere un accordo su approcci standard. Lo scopo non è certo di sfavorire altre tecnologie. Non è chiaro come la Commissione possa garantire la sicurezza etica dei servizi, ma sono pienamente d'accordo sulla necessità di intraprendere tutte le iniziative più opportune per tutelare il rispetto dei diritti dell'uomo; le iniziative in corso, soprattutto il piano d'azione Internet, affrontano questo tema.

Infine vorrei concludere ringraziandovi ancora una volta per l'opera che avete svolto in questo campo; il vostro impegno conferma che, come noi, siete consapevoli dell'importanza e dell'urgenza di questo tema per l'Europa.

 
  
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  Presidente. – Grazie, signor Commissario.

La discussione è conclusa.

La votazione si svolgerà alle ore 12.00.

 
  
  

PRESIDENZA DELL'ON. DAVID MARTIN
Vicepresidente(1)

 
  

(1) Comunicazione delle posizioni comuni del Consiglio: cfr. Processo verbale

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