Torna al portale Europarl

Choisissez la langue de votre document :

 Indice 
 Precedente 
 Seguente 
 Testo integrale 
Resoconto integrale delle discussioni
Venerdì 8 settembre 2000 - Strasburgo Edizione GU

4. Risultati dell'Anno europeo dell'istruzione e della formazione su tutto l'arco della vita attiva (1996)
MPphoto
 
 

  Presidente. – L'ordine del giorno reca la relazione (A5-0200/2000) dell’onorevole Gutiérrez-Cortines, a nome della commissione per la cultura, la gioventù, l'istruzione, i mezzi d'informazione e lo sport sulla relazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo, al Comitato economico e sociale e al Comitato delle regioni sull'attuazione, i risultati e la valutazione complessiva dell'Anno europeo dell'istruzione e della formazione su tutto l'arco della vita attiva (1996), presentata conformemente all'articolo 8 della decisione 2493/95/CE del Parlamento europeo e del Consiglio [COM(1999) 447 - C5-0205/1999 - 1999/2163(COS)]

 
  
MPphoto
 
 

  Gutiérrez-Cortines (PPE-DE), relatore – (ES) Signor Presidente, la relazione sull’Anno europeo dell’istruzione e della formazione su tutto l’arco della vita attiva apparentemente costituisce un documento di scarsa importanza. Tuttavia, ha messo in evidenza profonde lacune e punti oscuri del sistema europeo.

Si trattava di un anno di diffusione, di promozione, come disposto dal Vertice di Lussemburgo e da altri vertici nei quali è stata attribuita un’enorme importanza alla formazione quale strumento di inserimento degli europei nel mondo del lavoro, a prescindere dall’età. Tale relazione ha dimostrato, in primo luogo, che quando si stanziano fondi per l’istruzione, le risorse si moltiplicano. I paesi avidi di attingervi hanno quadruplicato il loro bilancio. In effetti, il denaro investito nel settore dell’istruzione è quello che dà migliori risultati in quanto viene a moltiplicarsi senza dare luogo a frodi o altri casi del genere.

In secondo luogo, l’Anno europeo dell’istruzione e della formazione su tutto l’arco della vita attiva ha messo in evidenza le difficoltà della Commissione a informare, dare risposte ed essere trasparente. E’ stato praticamente impossibile raccogliere tutta la documentazione richiesta, in parte perché, a quanto pare, i paesi non la trasmettevano e in parte perché non esistono procedure per riunire tale documentazione con la facilità e l’agilità necessarie.

Abbiamo, pertanto, utilizzato tale relazione come risposta e per impartire una serie di raccomandazioni sui criteri a cui, a nostro parere, deve rispondere la formazione su tutto l’arco della vita attiva. In quanto ai criteri, ci siamo scontrati con grande confusione, in parte provocata dal Consiglio, perché il documento pubblicato dalla Commissione, la proposta dell’Anno della formazione su tutto l’arco della vita attiva, era eccellente. E’ ovvio che occorre essere molto più chiari nel caso della formazione. Tuttavia, si confondono la formazione tesa all’integrazione, all’insegnamento delle lingue e alla formazione per la terza età con la formazione per l’occupazione. In tal modo, si crea il caos, all’interno del quale è impossibile formulare una valutazione o identificare il livello di qualità o i criteri adeguati.

Auspichiamo, pertanto, che sia elaborata una normativa che distingua con chiarezza gli obiettivi nel settore dell’istruzione. E’ ovvio che l’istruzione tesa a integrare gli immigrati è ben diversa rispetto alla formazione volta a creare nuove qualifiche, alla formazione per il primo impiego o alla formazione per la riqualificazione professionale, solo per citare alcuni casi. Abbiamo, pertanto, chiesto chiarezza e una migliore organizzazione di tutto il sistema. Abbiamo, inoltre, richiesto una formazione e una riqualificazione su tutto l’arco della vita attiva migliori per i formatori. Ovviamente, se consideriamo che la formazione su tutto l’arco attiva è destinata unicamente al personale non qualificato, non verrà presa in considerazione la riqualificazione del personale delle università e dei centri di formazione che devono costituire un punto di riferimento per la conoscenza e trasmettere l’informazione alla società.

Infine, abbiamo auspicato che si faccia luce sulla destinazione delle risorse dei Fondi strutturali stanziato per la formazione, in quanto al momento non esiste alcun meccanismo di controllo al riguardo. Dal nostro punto di vista, si tratta di una questione importantissima. Se l’Europa non può permettersi di dedicare così poca attenzione all’istruzione, i fondi stanziati per questo settore non devono essere impiegati per altri fini. Uno dei grandi problemi della storia europea è che quando i ceti medi sono ascesi al potere, dopo aver molto lottato e dopo essere riusciti a integrarsi nelle classi dirigenti, hanno assunto gli stessi difetti dell’aristocrazia, rinchiudendosi in se stessi e perdendo il valore della propria formazione nonché il valore della lotta per continuare il proprio cammino nella conoscenza.

Ci troviamo, pertanto, di fronte a un’Europa aristocratica, che non intende preoccuparsi dell’istruzione, che si culla in un atteggiamento orgoglioso solo per il fatto di essere europea. Pensiamo che sia sufficiente essere cittadino europeo e non ci rendiamo conto che, se vogliamo avere ricercatori, se vogliamo realmente poter contare su un’Europa competitiva, dobbiamo coltivare le risorse umane. L’Europa deve rendersi conto che, a prescindere dal principio di sussidiarietà, formare le persone e aiutarle a gestire il proprio io e il proprio futuro è uno fra gli obiettivi essenziali della sua stessa esistenza.

Pertanto, l’Europa che si cura soltanto dei proprio interessi, l’Europa del sussidio, l’Europa con professori ai quali interessa soltanto ridurre le ore di lezione, l’Europa che contempla e confonde la politica sindacale con la politica dell’istruzione, è un’Europa che desta preoccupazione. Vorrei richiamare la vostra attenzione su tale situazione, e ritengo che si debba riconsiderare il nostro atteggiamento verso il settore dell’istruzione, dal momento che stiamo parlando delle persone e del nostro futuro.

(Applausi)

 
  
MPphoto
 
 

  Klaß (PPE-DE).(DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, la relazione della onorevole Gutiérrez-Cortines senza dubbio si impone alla nostra attenzione, come ha sottolineato la relatrice, e siamo chiamati ad apportare correttivi. Sono, tuttavia, dell’avviso che occorra altresì utilizzare la discussione di questa mattina per rafforzare e acquisire nuova consapevolezza riguardo all’importanza della formazione.

Siamo tutti entusiasti per le nuove conquiste della nostra epoca: viaggi, Internet, telefoni cellulari, programmi televisivi trasmessi in contemporanea dall’altro capo del mondo, come possiamo sperimentare in questi giorni in occasione dei giochi olimpici in Australia. Sono tutte conquiste ma anche indizi dell’era e della società in cui viviamo, l’era dell’informazione, la società dell’informazione, l’era della scienza e della tecnologia, la globalizzazione, per citarne solo alcune. Tratti distintivi comuni sono i ritmi e la portata dei mutamenti in atto, vere e proprie rivoluzioni, che sono state e continuano a essere innescate dalle nuove conoscenze. La divulgazione delle informazioni, del sapere ha luogo oggigiorno in tempi di gran lunga più rapidi e su un raggio d’azione molto più ampio rispetto a qualche anno fa. E’ necessario essere preparati a questa vertiginosa e affascinante giostra di trasformazioni.

Sin da quando si è bambini, a scuola, si sente dire: “Imparare per la vita”. Al giorno d’oggi tuttavia questa frase esprime solo una verità parziale, e non può rimanere tale, in quanto i processi di trasformazione e di mutamento in atto all’interno della società, nel mondo del lavoro, nell’ambiente non si esauriscono una volta conclusa l’istruzione scolastica o la formazione, bensì perdurano ancora per molto tempo rafforzandosi. Occorre pertanto imparare ad affrontare tali sfide proiettandosi in direzione di un’istruzione e di una formazione su tutto l’arco della vita attiva. Solo in tal modo ognuno di noi sarà in grado di partecipare alle conquiste positive dei nostri giorni, ossia di affermarsi nelle situazioni della vita, privata o lavorativa - che sono competitive e soggette a cambiamenti sempre più rapidi - di cogliere e contribuire a creare occasioni favorevoli.

Al fine di favorire il successo di tali conoscenze in tutta Europa, il 1996 è stato proclamato l’Anno europeo dell’istruzione e della formazione su tutto l’arco della vita attiva. Malgrado il contributo relativamente esiguo dell’Unione europea, pari a 8,4 milioni di ecu, grazie al cofinanziamento dei partner esterni allo Spazio economico europeo, il Liechtenstein, la Svizzera e la Norvegia, il progetto è riuscito a generare attività per un totale di 34 milioni di ecu, destando un notevole interesse. In occasione di congressi, seminari e manifestazioni pubbliche sono state intavolate costruttive discussioni in merito alla necessità e all’opportunità di operare un cambiamento di mentalità in direzione dell’istruzione e della formazione su tutto l’arco della vita attiva in tutti gli ambiti della vita sociale. Si tratta di opportunità, appunto per l’Europa e per l’integrazione europea, che possiamo sperimentare in questo contesto: conoscenza di altre lingue, altre culture, altri stili di vita, tutti elementi che per noi rivestono notevole importanza nel processo di crescita e integrazione dell’Europa.

L’Anno europeo dell’istruzione e della formazione su tutto l’arco della vita attiva è stato un buon punto di partenza per lanciare idee che è necessario perseguire e consolidare.

 
  
MPphoto
 
 

  Lage (PSE). – (PT) Signor Presidente, onorevoli deputati, secondo il concetto di istruzione tradizionale, lo studente terminava di apprendere una volta finiti gli studi. Chiaramente, una piccola élite continuava a creare, a trasmettere o ad acquisire nuovo sapere e nuove conoscenze, ma, per la grande maggioranza, terminare la scuola significava concludere l’apprendimento formale.

Le cose sono radicalmente cambiate. La scolarità si è sempre più estesa. Sono apparse nuove fonti e modalità di acquisizione del sapere e di formazione. Coloro che non asseconderanno questa tendenza, queste nuove esigenze, corrono il rischio di essere emarginati, sminuiti professionalmente, di perdere il proprio status sociale e di impoverirsi intellettualmente. Si è detto, e a ragione, che stiamo entrando nella società della conoscenza e del sapere. Ma il grande filosofo Nietzsche ci ha lasciato un monito: “E’ impossibile fondare una civiltà sul sapere”. Bisogna riflettere profondamente su queste parole. Sebbene oggi non vi sia alternativa allo sviluppo della scienza, all’aumento del sapere e dell’informazione, la verità è che l’istruzione su tutto l'arco della vita attiva non può ridursi a semplice acquisizione di competenze utili, ma deve inserirsi in una cultura, in un insieme di valori che diano senso alla vita dell’uomo nella società. L’istruzione e la formazione su tutto l'arco della vita attiva diventano pertanto un imperativo che gli Stati, gli organismi preposti all’istruzione e i cittadini non possono più sottovalutare.

Per queste ragioni, dedicare l’Anno europeo all’istruzione e alla formazione su tutto l'arco della vita attiva è stato un segno importante e un momento simbolico nella presa di coscienza, da parte degli europei, di questa nuova realtà. La fase teorica che ha preceduto e accompagnato la realizzazione dell’Anno europeo, nonché il movimento d’interesse che è stato suscitato in seno a scuole e associazioni di cittadini, hanno costituito un contributo importante. L’istruzione e la formazione su tutto l'arco della vita attiva è entrata definitivamente nel linguaggio dei politici, dei pedagoghi, degli imprenditori, e, cosa ancor più importante, nel linguaggio comune. L’istruzione e la formazione su tutto l'arco della vita attiva si dimostrano anche uno strumento di lotta contro l’insuccesso scolastico, l’abbandono della scuola e l’analfabetismo e pertanto si tratta di una buona causa. Per tutto questo, l’iniziativa è stata valida, opportuna e feconda. I suoi obiettivi sono stati raggiunti; ciò che scarseggiava in termini finanziari è stato compensato con la buona volontà dimostrata e le adesioni ricevute. Oggi il confine tra l’istruzione iniziale e altri momenti educativi è superato. Istruzione ...

(Il Presidente interrompe l’oratore)

 
  
MPphoto
 
 

  Gasòliba i Böhm (ELDR). - (ES) Signor Presidente, onorevoli colleghi, esprimo il sostegno del gruppo liberale alla relazione della nostra collega, onorevole Gutiérrez-Cortines. Come la onorevole stessa ha affermato nell’introduzione della sua relazione, tale documento non costituisce unicamente una relazione di passaggio, un bilancio relativo alla realizzazione dell’Anno europeo dell’istruzione nel 1996, bensì un’utile analisi per avviare una serie di proposte su quella che dovrebbe essere la dimensione dell’istruzione nei vari ambiti fra cui la formazione su tutto l’arco della vita attiva, la formazione professionale e l’insegnamento tecnico, ambiti a cui si deve rivolgere un’attenzione particolare.

Vengono, in ultima analisi, riprese le idee espresse alcuni mesi fa in sede di riunione durante i Consigli europei di Lisbona e di Feira, quando tutti gli Stati membri si impegnarono per avviare una serie di azioni a livello comunitario affinché l’Unione europea in questo decennio potesse trasformarsi in una società leader sulla scena internazionale e raggiungere i livelli di competitività, soprattutto in ambito tecnologico, che attualmente contraddistinguono la società nordamericana.

L’elemento fondamentale per poter raggiungere tale livello di competitività è costituito proprio dalla formazione, dall’istruzione e da una società che possa fornire attraverso il conseguimento di livelli eccellenti, la base necessaria per avanzare nei settori tecnologicamente più sviluppati e all’avanguardia nell’ambito dell’innovazione scientifica e tecnologica.

La relazione della onorevole Gutiérrez-Cortines, come la relatrice stessa ha ribadito oggi, evidenzia gli squilibri ancora esistenti nel settore dell’istruzione fra i livelli dell’Unione europea e i livelli nazionali. Da una parte viene richiesta all’Unione europea un’azione in materia d’istruzione, dall’altra gli Stati membri sono riluttanti a cedere le loro competenze e a intraprendere un’autentica cooperazione in tale settore. Vi sono certamente programmi che costituiscono un punto di riferimento, il programma SOCRATES, o il programma LEONARDO. Tuttavia, proprio in tali programmi è stata constatata una scarsità di risorse rispetto alla portata e alle prospettive che auspichiamo.

In conclusione, onorevoli colleghi, vorrei segnalare alla vostra attenzione i punti 16, 17, 18, 19, 23 e 24. Essi costituiscono un ottimo riferimento per poter conseguire un miglioramento dei livelli relativi all’insegnamento in seno all’Unione europea.

 
  
MPphoto
 
 

  Echerer (Verts/ALE).(DE) Signor Presidente, desidero innanzitutto porgere alla relatrice le mie congratulazioni per l’ottimo lavoro e per l’importante collaborazione all’interno della commissione per la cultura. “Non si finisce mai di imparare” è una frase che riecheggia spesso nei testi filosofici e letterari e nella stessa tradizione popolare. L’iniziativa “istruzione e formazione permanenti, su tutto l’arco della vita attiva” si è rivelata una saggia decisione e una valida iniziativa finalizzata a rispondere alle sfide del XXI secolo, a consentire di affrontare tali sfide.

Fino alla nostra epoca, l’istruzione e la formazione erano soprattutto acquisite nella fase iniziale della vita. Tuttavia, l’importanza dell’istruzione e della formazione su tutto l’arco della vita attiva non può essere circoscritta unicamente agli ambiti dell’istruzione e della politica della formazione. Il successo di tale iniziativa dipende in larga misura dalla politica del mercato del lavoro e da un’efficace diffusione della scienza e della tecnologia. L’istruzione e la formazione su tutto l’arco della vita attiva, infatti, iniziano proprio laddove termina l’istruzione scolastica, la formazione di base. E’ questo il primo, e a mio avviso anche il principale, punto debole di tale brillante iniziativa: l’istruzione e la formazione su tutto l’arco della vita attiva possono conseguire un esito positivo solo a condizione che si verifichi un adeguamento – e soprattutto un’accelerazione di tale adeguamento – della formazione di base nell’ambito dei tradizionali sistemi d’istruzione.

In una società del sapere, una delle funzioni principali della scuola dovrebbe essere quella di offrire agli studenti metodologie da impiegare per accedere a maggiori quantità di informazioni, comprendere tali informazioni e trasformarle in sapere. E’ necessario quindi operare un cambiamento radicale dei piani d’insegnamento, delle modalità secondo cui sinora è stato trasmesso il materiale didattico. Non è mia intenzione intervenire all’interno dei singoli Stati nazionali, ma si tratta certamente di un’idea che dovremmo discutere congiuntamente a livello di Unione europea.

La tendenza dovrebbe essere molto più individuale, con componenti sociali. Dovremmo imparare maggiormente ad argomentare in modo critico, a rafforzare nello studente la fiducia in sé, a sostenere la capacità di espressione linguistica. Questi aspetti, queste competenze acquisteranno sempre maggior rilievo accanto alle competenze strumentali: capacità di scrivere, di apprendere altre lingue, e capacità di calcolo.

Un obiettivo importante deve essere quello di far sì che lo studente sia in grado di aggiornare costantemente il proprio sapere e le proprie capacità – che sappia e voglia farlo –, sia in grado di considerare un diploma, un attestato, non come il termine ultimo di un processo d’apprendimento, come il certificato di un rendimento definitivo. La nostra società deve svincolarsi dal sistema ormai obsoleto articolato secondo la sequenza temporale “studio, lavoro, pensione”. La formazione permanente, su tutto l’arco della vita attiva inizia quindi con la riforma del nostro sistema d’istruzione scolastica. L’individuo deve imparare per se stesso. Sebbene ciò non sia nelle nostre facoltà, possiamo tuttavia contribuire in maniera significativa. La popolazione europea, infatti, non costituisce semplicemente la risorsa umana per il mercato del lavoro europeo; essa rappresenta una copiosa risorsa costituita da individui pieni di talento.

In conclusione, consentitemi di fare un esempio personale. Conosco un falegname che vive nei pressi di Vienna, in un piccolo sobborgo, in cui ci sono sempre un po’ di pregiudizi; egli svolge un lavoro manuale e pare non possieda un’istruzione di alto livello. Questo falegname ha all’incirca 40-50 anni, parla quattro lingue ed è considerato un piccolo filosofo. Questo sarebbe il mio sogno per l’Europa.

 
  
MPphoto
 
 

  Seppänen (GUE/NGL).(FI) Signor Presidente, in Finlandia si dice che bisogna dare tempo al tempo. Lo si può dire anche in questo caso, in quanto abbiamo all’esame i risultati e la valutazione dell’Anno europeo dell'istruzione e della formazione su tutto l'arco della vita attiva del 1996.

Nonostante il tempo perso, il relatore ha dovuto deplorare le mancanze riscontrate nella valutazione globale dell’attuazione dell’iniziativa. Penso che il calcolo degli eventi sarebbe potuto avvenire anche in tempi nettamente più brevi. Durante il seminario di mercoledì a Strasburgo, organizzato dall’industria cartaria europea, un rappresentante del personale del settore ha evidenziato un problema importante. Se l’impresa deve acquistare dell’hardware allora parla d’investimenti, se invece deve acquisire il software, ovvero la formazione del personale, allora il discorso è diverso. E il relatore ha in effetti posto l’accento sullo stesso problema.

La formazione deve essere considerata un investimento e non una spesa corrente. Bisogna inoltre sottolineare che della formazione su tutto l’arco della vita fanno parte non solo le nozioni di natura professionale, ma anche quelle di cultura generale. Troppo spesso la formazione è limitata e questo vale soprattutto oggi, quando si parla dello sviluppo della società dell’informazione. I programmi elettronici sono e saranno sempre più complessi. Però, chi è padrone del linguaggio di programmazione spesso non capisce il contenuto della lingua. Si potrebbe quindi chiedere, così come si fa in Finlandia: cos’ha da dire una persona che parla sei lingue? Nella società dell’informazione qualcuno conoscerà a fondo il linguaggio dei computer, senza comunque sapere cosa dire in generale. Saprà comporre solo serie di zeri ed uni.

E qui ci troviamo di fronte la strategia eEurope elaborata dalla Commissione per il Vertice di Lisbona. Lì ci si concentra più sull’hardware che non sul software, che indichiamo come formazione. I cittadini non devono solo imparare a utilizzare i computer ma anche a trarne vantaggio. Bisogna far sì che attraverso l’uso dei computer i cittadini possano soddisfare le loro esigenze, migliorare le loro capacità e la loro vita.

Oggi, chi sa leggere e scrivere deve poter trarre vantaggio dalle diverse forme di media elettronici. E questa nuova facoltà deve essere insegnata a numerosi adulti, partendo dalle nozioni più elementari. L’obiettivo del programma Europa di far sì che in ogni casa vi sia un computer, accresce la democrazia. Democrazia moderna che può concretizzarsi attraverso la possibilità di garantire a tutti l’accesso all’informazione. Per poter sfruttare al meglio l’informazione, bisogna ricordare che l’apprendimento è anche un evento sociale. Questo elemento non può essere relegato solo al programma eEurope; bisogna considerare anche l’aspetto sociale della società.

Siccome non si può avere tutto, bisogna imparare a decidere autonomamente cosa si desidera e cosa vale la pena imparare. Se questa decisione venisse trasferita allo Stato, si passerebbe facilmente alla propaganda e all’indottrinamento. Esaminando i programmi dell’Unione europea, che spesso sono uguali per tutti o almeno hanno obiettivi di armonizzazione, sembra che si stia sviluppando una confederazione totalitaria di Stati. Abbiamo bisogna della formazione su tutto l’arco della vita e delle nozioni di cultura generale per impedire che l’Europa diventi uno Stato totalitario e l’Unione europea il suo politburo.

 
  
MPphoto
 
 

  Rübig (PPE-DE).(DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, giusto un’ora fa ero seduto con la mia insegnante di francese e mi sforzavo di imparare qualcosa in più. Devo dire che è davvero divertente studiare una lingua. E’ bello sapere che dopo non si deve sostenere alcun esame, ma che si impara per se stessi, che si impara per comunicare con gli altri e intrecciare corrette relazioni. Devo ammettere che trovo molto divertente studiare il francese.

(Il Presidente chiede all’oratore se desidera continuare in francese il suo discorso.)

(Si ride)

Ritengo che sia questo ciò di cui abbiamo bisogno in futuro: imparare deve essere divertente. Nella vita la piramide dell’apprendimento de facto si evolve. Parlando di apprendimento, in passato pensavamo generalmente a giovani studenti a tempo pieno, mentre oggi rileviamo che chi svolge una professione deve imparare sempre di più. Credo che proprio qui al Parlamento europeo possiamo confermare che in realtà ogni giorno impariamo, valutiamo e giudichiamo più di quanto dovevamo fare durante gli anni di studio all’università o a scuola. Man mano che si cresce si prende inoltre sempre più coscienza di ciò che si vuole imparare. Si diventa sostanzialmente più selettivi, ed è proprio il piacere di imparare che rende entusiasti e consente di assimilare volentieri nozioni nuove.

Ciò vuol dire che è in atto un cambio di paradigmi, non solo nell’economia, ma anche in vasti strati della società, non solo attraverso l’e-learning, attraverso le nuove possibilità offerte dalla tecnologia, ma anche attraverso un mutamento di coscienza. Credo che proprio tale mutamento dimostra che gli adulti in tutte le situazioni della vita attribuiscono sempre maggiore importanza all’istruzione e alla formazione su tutto l’arco della vita attiva. Pertanto, ritengo che sia anche molto positivo il fatto che al Parlamento europeo ci si occupi di progetti a lungo termine di questo tipo. Proprio in una giornata di venerdì come quella di oggi è importante, a mio avviso, avere anche il coraggio di pensare a progetti a lungo termine che possano assicurare ai cittadini europei il miglior sostegno.

Soprattutto per gli anziani il tema “salute” acquista sempre maggiore importanza fino a tarda età. Abbiamo ancora molto da imparare su come nutrirci correttamente, su come aver cura del nostro corpo. Sono del parere che proprio queste virtù di base siano importantissime per il futuro.

Di cosa abbiamo bisogno ora a livello comunitario? Abbiamo bisogno di un sistema generale per valutare le offerte formative private, pubbliche e aziendali, di un passaporto d’istruzione europeo, di una patente di guida europea, in modo tale che i singoli tasselli della formazione siano equiparabili e utilizzabili in tutta Europa. Abbiamo bisogno di fare raffronti in merito a entrate e uscite destinate all’istruzione, nonché di confrontare il livello di qualifica professionale in Europa. Dovremmo cercare su scala mondiale di introdurre le prassi migliori, uno stimolo alla competizione positiva. Dovremmo imparare su scala mondiale qual è il sistema migliore, qual è la formazione migliore per la nostra popolazione e per i cittadini d’Europa.

(Applausi)

 
  
MPphoto
 
 

  MacCormick (Verts/ALE).(EN) Signor Presidente, spero che la mia affermazione non sia troppo fuori luogo, ma mi sembra che sinora questo dibattito sia stato caratterizzato da un eccessivo autocompiacimento. Quando ho preso l’ordine del giorno e ho letto l’espressione “anno dell’istruzione e della formazione su tutto l’arco della vita attiva” mi è sembrato che tale espressione fosse un ossimoro, come dire: “capacità intellettuale militare”. Un anno sembra troppo poco per il progetto.

E’ essenziale chiedersi quali siano le modalità di valutazione di queste iniziative intitolate “anno di …”, se le richieste per i finanziamenti devono essere inoltrate entro tre mesi e un anno è il termine di scadenza per la realizzazione del progetto. Sono stato direttamente vittima di tali sistemi, sia come docente universitario sia come membro di un’associazione sociale e didattica di beneficenza.

Dal punto di vista di coloro che intraprendono iniziative di questo tipo, tali sfide, caratterizzate da un brevissimo preavviso e da scarse indicazioni riguardo alla procedura per fare richiesta e ai criteri da applicare, comportano una probabilità di rischio almeno pari a quella di successo.

E’ vero che alla fine si può porre sempre l’accento sul fatto che i finanziamenti vengono utilizzati, si conseguono dei profitti e si riesce a raggiungere risultati positivi; ma il punto è questo: le cose potevano essere fatte meglio? In entrambe le relazioni della commissione, ossia la relazione della commissione e il parere della commissione allegato, si è sottolineato il fatto che la metodologia di valutazione utilizzata dalla Commissione non era molto esatta e che i criteri stabiliti non erano abbastanza chiari.

Ciò non significa che non dovremmo intraprendere tali iniziative, ma piuttosto che dovremmo realizzarle meglio e riflettere con molta attenzione su cosa si può fare meglio a livello comunitario e cosa invece ai livelli inferiori, e non tanto a livello degli Stati membri o delle regioni autonome all’interno degli Stati membri, quanto proprio a livello di istituti d’istruzione elementare, secondaria e universitaria.

La mia circoscrizione è appena uscita da una grave crisi che ha investito il sistema di valutazione scolastico, crisi in parte dovuta alla mancanza di un’adeguata consultazione con gli insegnanti. Le idee ambiziose che promanano dall’alto e che non sono messe alla prova nei momenti più difficili in modo sufficiente e rigoroso sono destinate sempre a fallire, talvolta con ripercussioni negative sui singoli e sulla società. Il principio di sussidiarietà è d’importanza capitale, in particolare in un campo come quello dell’istruzione e della formazione su tutto l’arco della vita attiva, e trascuriamo tale aspetto a nostro rischio e pericolo.

La creazione di reti europee può rivelarsi utile al fine di divulgare idee sulle prassi migliori, ma non ci si può illudere che un anno d’istruzione e formazione su tutto l’arco della vita attiva possa fare la differenza. La situazione può effettivamente cambiare solo con l’impegno dei diretti interessati. Sono questi individui che dobbiamo rispettare, incoraggiare e sostenere.

Siamo tutti favorevoli all’iniziativa dell’istruzione e della formazione su tutto l’arco della vita attiva, ma non indugiamo in atteggiamenti di eccessivo autocompiacimento quando non disponiamo di sufficienti controprove.

 
  
MPphoto
 
 

  Schmid, Herman (GUE/NGL).(SV) Signor Presidente, l'apprendimento lungo l'intero arco della vita è qualcosa che tutti noi prendiamo in considerazione con la migliore disponibilità. Ciò emerge, per esempio, anche da questa discussione. Al momento di passare ai fatti, tuttavia, spesso la realtà è diversa. Sono d'accordo con il relatore, che critica l'operato della Commissione con l'Anno europeo dell'istruzione e della formazione su tutto l'arco della vita attiva (1996) e la valutazione approssimativa che vi ha fatto seguito.

L'apprendimento lungo tutto l'arco della vita è un'attività che richiede ingenti risorse. Richiede una nuova concezione della politica dell'istruzione e un'adeguata gerarchizzazione prioritaria delle risorse finanziarie. Inizierò a parlare della nuova concezione necessaria. Con i nostri sistemi di istruzione siamo invece esperti proprio del contrario, ossia di cicli di formazione limitati nel tempo e finiti che attribuiscono un'enorme enfasi proprio sull'esame finale. L'apprendimento lungo l'intero arco della vita presuppone invece proprio il contrario, ossia la continuità e una prospettiva temporale lunga. Non basta più limitarsi a formare per le esigenze just in time proprie delle aziende. Occorre invece qualificare le persone in una prospettiva di tempo che abbracci l'intera esistenza. Insomma, occorrono nuove modalità organizzative dell'insegnamento. Occorrono nuove idee e nuovi strumenti pedagogici.

Il più grave problema è probabilmente quello evocato da più oratori, ossia la disponibilità di fondi. Occorre destinare all'insegnamento risorse ben più ingenti rispetto a quanto sinora fatto, tanto sul luogo di lavoro, quanto nel sistema della pubblica istruzione, quanto altrove. Devono essere disponibili fondi sufficienti a pagare i costi dell'istruzione, ma anche a sostituire i redditi da lavoro, per esempio per chi è costretto a studiare a tempo pieno. E' essenziale poter finanziare i periodi di studio relativamente lunghi necessari per il ricollocamento da settori tradizionali a nuove attività sul mercato del lavoro. E poiché la disponibilità di fondi è sempre un problema, ritengo che la spesa per l'istruzione in età adulta debba essere guidata da obiettivi quantitativi. Si potrebbe pensare di destinarvi una certa quota dei costi di produzione delle imprese, una certa quota delle finanze pubbliche, una certa quota del monte ore rappresentato dal lavoro tradizionale o, eventualmente, una certa percentuale dell'orario di lavoro individuale, oppure fare uso di altri criteri quantitativi analoghi.

La Presidenza svedese che prenderà avvio il 1° gennaio 2001 ha ricordato che l'apprendimento lungo l'intero arco della vita rappresenterà una delle sue priorità. Potremmo pretendere dal governo svedese l'impegno a proporre simili obiettivi quantitativi per l'istruzione degli adulti lungo l'intero arco della vita. Diversi oratori intervenuti in Aula si sono mostrati unanimi per quanto concerne la necessità di stabilire priorità economiche. Potremmo forse rivolgere alla Presidenza svedese una dichiarazione comune su questo argomento.

 
  
MPphoto
 
 

  Posselt (PPE-DE).(DE) Signor Presidente, una delle più belle espressioni dell’istruzione e della formazione su tutto l’arco della vita attiva è l’appartenenza al Parlamento europeo. Ne fanno parte non da ultimo queste sedute del venerdì, durante le quali per una volta si ha tempo di occuparsi anche delle relazioni di colleghi di altri settori. Spero che anche la maggioranza di quest’Aula impari e che non venga attuata la proposta di eliminare la giornata del venerdì.

Ma, proprio in merito a questo tema, la onorevole Gutiérrez-Cortines ha esposto un’eccellente relazione, peraltro molto critica, considerando che i nostri Capi di stato e di governo fanno sempre grandi dichiarazioni. Il Vertice di Feira è stato un evento del genere, un evento puramente mediatico, come si dice oggi con una bella espressione, ma nella sostanza è successo molto poco. Il bilancio contiene poche previsioni, le risorse scarseggiano: l’effetto scenico è sufficiente. Dobbiamo farla finita con questa politica delle dichiarazioni.

Pertanto sono molto grato alla collega per la densa relazione che ci ha presentato. Peraltro, ha messo molto chiaramente in evidenza un aspetto: l’importanza del principio di sussidiarietà. E’, tuttavia, necessario impiegare anche delle risorse a livello europeo. A questo proposito occorre prestare attenzione soprattutto alla qualità, e qualità vuol dire stabilire delle priorità. Una delle nostre priorità deve essere appunto quella di estendere l’idea dell’istruzione e della formazione su tutto l’arco della vita attiva anche ai paesi che hanno presentato la loro candidatura. Nell’Europa centro-orientale infatti i sistemi totalitari per decenni hanno privato gli individui della possibilità di autodeterminarsi liberamente. Un grosso errore della nostra politica consiste però nel fatto che ci concentriamo moltissimo sui giovani di questi paesi. Ciò è senza dubbio importante, ma gran parte della popolazione è costituita da anziani, che si trovano a dover superare decenni di dittatura, ma che oggi hanno la prospettiva di poter iniziare di nuovo. E’ necessario sostenere anche questo processo, stabilendo una priorità in tale ambito.

Vorrei inoltre aggiungere che, a mio avviso, proprio gli anziani che oggi dopo il pensionamento hanno a disposizione ancora venti, trent’anni produttivi devono poter essere in grado di impegnarsi nella nostra società con nuovo vigore. A tal fine è necessario offrire loro la possibilità di una formazione. Suscita in me rammarico il fatto che oggi si discuta sull’idea di chiudere un numero sempre maggiore di università della terza età, di aumentare le tasse, impedendo quindi agli anziani di interagire con le università.

(Applausi)

 
  
MPphoto
 
 

  Iivari (PSE).(FI) Signor Presidente, nella relazione della onorevole Gutiérrez Cortines si sottolinea che la lentezza cronica dell’amministrazione dell’Unione nell’attuare i programmi ha influito negativamente sull’iniziativa dell’Anno europeo dell'istruzione e della formazione su tutto l'arco della vita attiva. Gli organi di coordinamento nazionali hanno sofferto dei ritardi e dell’insufficienza delle risorse materiali. Lo stesso discorso vale anche per Internet che subito limitazioni durante l’intera durata del programma. Purtroppo la stessa tendenza sembra si stia ripetendo per il programma SOCRATES II, che è stato appena avviato. Le organizzazioni nazionali inviano messaggi di preoccupazine in cui sottolinea che i contratti con la Commissione non sono in ordine e che non esistono garanzie per i pagamenti. Ciò ovviamente si ripercuoterà negativamente sull’applicazione del programma di formazione per adulti GRUNDVIK, inserito nell’iniziativa SOCRATES. E’ un peccato. Bisogna risolvere immediatamente i problemi amministrativi che limitano il programma SOCRATES, in modo da far sì che l’impegno dell’Unione in merito alla formazione su tutto l’arco della vita possa essere alla portata di tutti.

La formazione e l’apprendimento vengono visti sempre più chiaramente come le risorse chiave dell’Europa e non solo come costi. Speriamo che questo cambio di rotta si rifletta presto anche nel bilancio dell’Unione. L’iniziativa dell’Anno europeo delle lingue del prossimo anno è stata programmata con risorse economiche nettamente inferiori a quelle impiegate per l’Anno europeo della formazione su tutto l’arco della vita. Ciononostante il Parlamento ha fatto tutto il possibile per sviluppare la base giuridica al fine di attuare l’iniziativa.

Nonostante la formazione ricada nel principio di sussidiarietà, essa assume sempre più una chiara dimensione europea. Il successo dell’Europa nella competizione globale si basa e si dovrà basare sulle competenze e sulla partecipazione attiva dei singoli. E la disoccupazione e l’emarginazione potranno essere sconfitte anche attraverso la formazione durante tutto l’arco della vita. E’ chiaro quindi che la richiesta della commissione per la cultura, la gioventù, l'istruzione, i mezzi di informazione e lo sport alla Commissione di sviluppare la formazione durante l’intero arco della vita non solo per un livello universitario elevato, ma anche per quello della formazione professionale tradizionale e soprattutto in materia di artigianato è pienamente fondata. Spesso la formazione su tutto l’arco della vita viene vista solo come un’importante risorsa di rinnovamento per la forza lavoro. Al contrario, dovrebbe far parte dei diritti fondamentali del cittadino per consentire loro, non solo di migliorare le proprie competenze professionali, ma anche di garantire una crescita dal volto umano e la gioia di capire. Le tecnologie moderne fanno sì che l’apprendimento sia alla porta di tutti e quindi è importante sfruttare tale opportunità.

 
  
MPphoto
 
 

  Purvis (PPE-DE).(EN) Signor Presidente, nel paragrafo 16 della sua brillante relazione la onorevole Gutiérrez-Cortines parla della formazione quale strumento finalizzato a correggere gli errori del sistema scolastico. Sarebbe però molto meglio se si riuscisse a evitare tali errori.

Il caso più triste è quello di un giovane che, lasciata la scuola senza aver conseguito alcun titolo di studio, è preso dallo sconforto. La situazione diventa sempre più penosa man mano che diminuiscono i posti di lavoro disponibili per chi non possiede alcuna qualifica. In realtà, ciò che spesso scoraggia i ragazzi dal proposito di studiare è un sistema scolastico per nulla flessibile che, attenendosi pedissequamente a direttive prestabilite, persevera nell’impossibile impresa di inquadrare l’individualità all’interno di una struttura rigida.

Rivolgo pertanto un appello alla Commissione, affinché consideri con favore un programma di ricerca inerente all’impiego e allo sviluppo di test attitudinali volti a individuare, già in una fase iniziale (tra i 12 e i 13 anni al più tardi), le inclinazioni dei giovani, a prescindere dalla futura professione, occupazione o lavoro. La scuola deve rispondere fornendo corsi all’interno dei quali i giovani possano conseguire risultati positivi.

I successi stimolano infatti l’ambizione, e ciò vuol dire avere giovani soddisfatti e pieni di entusiasmo, piuttosto che individui scoraggiati che diventano fonte di preoccupazione. Vuol dire anche avere giovani che lasciano la scuola pieni di speranze e di entusiasmo per il futuro, capaci di prestare il proprio contributo alla società, giovani con tutte la carte in regola per accedere a una vita migliore che dia loro maggiori soddisfazioni. Non c’è niente di più importante per il futuro dell’Europa dei giovani che la costruiranno. Non esiste neppure un giovane che non sia in grado di svolgere il proprio ruolo. Abbiamo il dovere di favorire la mobilitazione e il successo di questo potenziale tristemente sprecato.

 
  
MPphoto
 
 

  Barnier , Commissione. – (FR) Signor Presidente, onorevoli parlamentari, le mie prime parole saranno per ringraziare la relatrice, l’onorevole Gutiérrez-Cortines, per il suo lavoro, non solo per gli aspetti positivi da essa sottolineati, ma anche per le critiche che la Commissione ha studiato, che ha tenuto in considerazione. Abbiamo capito che sono state mosse con uno spirito costruttivo, invitandoci a fare sempre meglio, come ha appena affermato uno degli oratori, sia per quanto riguarda il modo in cui trattiamo la questione dell’istruzione e della formazione su tutto l'arco della vita attiva o il modo in cui organizziamo, con voi e con gli Stati membri, questo tipo di iniziativa nel quadro dell’Anno europeo.

A nome della Commissione, desidero inoltre rivolgere i miei ringraziamenti alla onorevole Evans, che ha ricevuto l’incarico di elaborare il parere della commissione per gli affari sociali e l'occupazione, nonché agli altri parlamentari che hanno dato un contribuito qualitativo a questo dibattito, sia in seno alla commissione che in Plenaria.

Onorevoli deputati, colgo l’occasione per rispondere ad alcune critiche – sottolineate da molti di voi, soprattutto dall’onorevole Heman Schmid – che sono state espresse nella relazione della onorevole Gutiérrez-Cortines. Chiaramente vorrei farlo anche evidenziando gli aspetti positivi di quest’Anno europeo. Si tratta di un’iniziativa che, come si dice nella relazione, è stata accolta con grande favore dal Parlamento e dal Consiglio. Sebbene si possa sempre dire che si sarebbe dovuto fare meglio, l’iniziativa ha avuto un effetto di mobilitazione a giudicare dal numero di persone che sono state coinvolte in questa iniziativa, nonché dalle risorse finanziarie complementari stanziate a livello più decentralizzato.

E’ un’iniziativa che, nel complesso, possiamo considerare positiva perché è stata attuata in modo decentralizzato e più vicino ai cittadini, in quanto è stata rivolta alle autorità nazionali, regionali, locali in ciascun Stato membro – ho notato che l’onorevole Posselt ha tenuto a ricordare lo spirito e il senso della sussidiarietà. Ho altresì notato, come è stato evidenziato nelle relazioni del Parlamento e della Commissione, che quest’iniziativa ha catturato l’interesse di molte scuole, università, movimenti associativi che non riguardano solo il mondo dell’istruzione ma anche dell’economia, della lotta contro l’esclusione sociale e della vita rurale.

Ma penso anche, onorevoli deputati, che attraverso questa iniziativa l’idea, l’ambizione o l’esigenza dell’istruzione e della formazione su tutto l'arco della vita attiva è uscita dal mondo degli esperti del settore, ottenendo maggiori adesioni da parte di un pubblico più ampio. Credo che sia stata la onorevole Klauss a porre l’accento su tale punto.

Onorevoli deputati, dobbiamo sempre tenere presente questi aspetti positivi e ora, come vi avevo promesso, desidero soffermarmi su un insieme di critiche che vengono mosse in questa relazione. Vorrei innanzitutto ricordare l’approccio scelto dalla Commissione per definire il livello di dettaglio della relazione, tenendo presente che si tratta di un’azione dotata di uno stanziamento di circa 8 milioni di ecu, cifra non trascurabile, ma nemmeno considerevole. La Commissione ha voluto fornire una relazione concisa, che desse un’idea del contenuto dell’Anno europeo e che ne riassumesse gli acquis e l’impatto in modo leggibile. Abbiamo numeri e dati che si riferiscono anche all’utilizzo della dotazione che ho appena ricordato, ma voglio dire che si tratta innanzitutto di una relazione d’impatto politico.

Per preparare tale relazione i nostri servizi si sono basati molto sulla valutazione effettuata da una società che, grazie ai suoi legami in tutti i paesi partecipanti, ha potuto, mi sembra, definire un quadro obiettivo sul modo in cui gli interlocutori dei diversi paesi hanno percepito l’iniziativa. La valutazione qualitativa si è basata su un campionamento molto ampio dei progetti, integrato con incontri con le istanze nazionali e con i fautori o i promotori sul campo di questi progetti. I servizi della Commissione hanno messo a disposizione del relatore il testo integrale della valutazione esterna. A questo va aggiunto il fatto che si possono naturalmente consultare anche gli archivi sulla gestione del bilancio relativa ai progetti.

La sua relazione, onorevole Gutiérrez-Cortines, rileva alcuni ritardi nell’attuazione dell’iniziativa e soprattutto nella distribuzione di brochure – alcuni di voi, come la onorevole Livari, li hanno già menzionati. E’ opportuno ricordare che la decisione del Parlamento e del Consiglio su quest’Anno europeo era uno dei primissimi testi adottati con la procedura di codecisione e che i primi periodi comportano inevitabilmente alcuni ritardi. La decisione è stata adottata formalmente solo alla fine del di ottobre del 1995, ossia alcune settimane prima dell’avvio dell’Anno europeo. Ciò ha influito sensibilmente sulla capacità d’azione della Commissione. Questo ritardo iniziale, soprattutto nella stipulazione di contratti con i fornitori di servizi e di prodotti pubblicitari, ha continuato ad avere ripercussioni per tutto l’anno.

Allo stesso modo, il primo appello al progetto doveva essere lanciato in modo molto informale, con la cooperazione delle istanze nazionali. Era stato firmato per attuare un’azione che ufficialmente ancora non esisteva: ciò spiega ancora una volta e in modo oggettivo una parte delle carenze a cui si è dato rilievo nella relazione e, nostro malgrado, delle loro conseguenze. Credo che sia stato l’onorevole McCornick a ricordare i problemi dell’applicazione dei progetti attraverso i fautori sul campo. Queste conseguenze trovano una spiegazione e una ragione nel ritardo iniziale che ho appena illustrato.

Per quanto riguarda il fatto che alcuni supporti pubblicitari erano disponibili solo in tre lingue, comprendo, onorevoli deputati, la delusione della relatrice, ma si è trattato di una decisione difficile che abbiamo dovuto prendere per ragioni puramente tecniche relative sia al bilancio che al personale disponibile, poiché tutte le versioni linguistiche di ogni pubblicazione emessa a nome della Commissione devono essere verificate accuratamente.

Desidero tuttavia sottolineare che altri supporti, soprattutto i manifesti, erano disponibili in tutte le lingue ufficiali dell’Unione e che abbiamo dato la possibilità alle istanze nazionali di aggiungere altre lingue in base alle loro esigenze. E’ evidente che per l’Anno europeo delle lingue che ora stiamo preparando ci impegneremo particolarmente – ciò mi sembra quantomeno legittimo e necessario

 
  
  

per rispettare, per quanto possibile, il principio del pluralismo linguistico. La relazione della onorevole Gutiérrez-Cortines evidenzia una certa mancanza di chiarezza per quanto concerne gli obiettivi dell’Anno europeo, dovuta, dal suo punto di vista, all’assenza di una definizione dell’istruzione e della formazione su tutto l'arco della vita attiva. Prima stavo ascoltando la vostra collega, la onorevole Echerer, mentre citava numerose opere filosofiche che, da secoli, in effetti, ricordano quest’idea semplice secondo cui non si finisce mai di imparare. E’ vero che mancavano, al di là di queste ricerche o di questi riferimenti filosofici, definizioni chiare di ciò che deve essere, nel rispetto delle differenze o delle identità dei nostri paesi, o regioni, questa esigenza dell’istruzione, della formazione su tutto l'arco della vita attiva.

Abbiamo apprezzato lo sforzo di chiarezza della relatrice, che propone una definizione dei diversi concetti di istruzione e di formazione su tutto l'arco della vita attiva. Vorrei, ciononostante, ribadire che la Commissione non ha imposto a priori una definizione, soprattutto se l’obiettivo era quello di limitare l’istruzione e la formazione su tutto l'arco della vita attiva a una formazione subordinata ai soli bisogni del mercato del lavoro. Infatti, se da una parte è vero che l’iniziativa trovava le sue origini nel Libro bianco della Commissione “Crescita, competitività e occupazione”, è apparso chiaramente già dai primi scambi di opinioni con il Parlamento e il Consiglio che esisteva un consenso a favore di un approccio più ampio, che includesse tutti gli aspetti dell’istruzione e della formazione, le pratiche e gli acquis. In questo campo, come ho già avuto modo di dire, i sistemi cambiano sensibilmente da un paese all’altro: bisognava accordarsi su un’idea federale che provoca giustamente un dibattito sul significato dell’istruzione, della formazione su tutto l'arco della vita attiva in modo da adattarsi e rispettare le diverse situazioni nazionali e regionali. La Commissione ha quindi preferito porre l’accento sulla continuità dell’apprendimento, sulla complementarità tra i suoi diversi aspetti, che comprendono non solo l’istruzione iniziale e superiore, la formazione iniziale e continua, ma anche diversi tipi di apprendimento più informali.

Con il passare del tempo, la Commissione si è sempre più convinta della validità di questo approccio. Noi abbiamo volutamente sostenuto quello che si può chiamare “apprendimento ricreativo”, poiché eravamo consapevoli del fatto che molti tra coloro hanno lasciato il sistema educativo istituzionale con un sentimento di sconfitta – questo punto è stato sottolineato dall’onorevole Purvis. Ho preso nota, onorevole, del suo suggerimento in merito a un programma di ricerca e ne metterò al corrente i miei colleghi i Commissari Busquin e Reding. La gente, i giovani, e non solo i giovani, che abbandonano l’istruzione con un sentimento di sconfitta, devono essere progressivamente ricondotti all’idea che imparare può essere utile, piacevole e può ridare fiducia in se stessi. E’ inoltre evidente che, se la formazione su tutto l'arco della vita attiva deve diventare una realtà, bisognerà, fin dalla scolarità di base, tenerne conto in quella che l’onorevole Seppänen ha appena chiamato l’istruzione generale, affinché ogni allievo sia motivato e abbia le competenze necessarie per apprendere nelle diverse situazioni nelle quali verrà a trovarsi nell’età adulta. In breve, gli studenti dovranno imparare a imparare.

Dalla fine dell’Anno europeo, nel senso appena ricordato dal vostro collega onorevole Lage, l’idea dell’istruzione e della formazione su tutto l'arco della vita attiva ha guadagnato sempre più terreno. Non è un caso, onorevoli deputati, che, dal 1996 ministri di diversi paesi dell’Unione abbiano acquisito una competenza ormai molto evidente sulla formazione su tutto l'arco della vita attiva. Il concetto è stato alla base della riflessione che ha condotto alla nuova generazione di programmi SOCRATES, LEONARDO e GIOVENTÙ. E’ stato ripreso dai ministri del G8, che hanno adottato, l’anno scorso a Colonia una carta su questo argomento, che si ispira molto ai dibattiti che avevano avuto luogo nel corso del nostro Anno europeo tra i Quindici. D’altronde, come ben sapete, l’istruzione in quest’ottica ha continuato a essere uno dei temi della presidenza giapponese.

Onorevoli deputati, la Commissione ha portato avanti la riflessione sulla formazione su tutto l'arco della vita attiva e, come ha auspicato prima l’onorevole Gasòliba i Böhm, i nostri lavori si inseriscono ormai nel quadro delle attività che hanno seguito il Consiglio europeo di Lisbona. Entro alcune settimane, la mia collega, l’onorevole Reding, sarà incaricata di seguire la proposta di memorandum sull’istruzione e la formazione su tutto l'arco della vita attiva e questo documento vi sarà trasmesso durante il mese di ottobre.

Voi capirete quanto mi sia difficile oggi, a questo livello, entrare nei dettagli di questo memorandum, ma il legame con il lavoro, al quale ci ha richiamati la vostra relatrice, la onorevole Gutiérrez-Cortines, costituirà, chiaramente, un elemento essenziale, senza tuttavia trascurare l’aspetto dello sviluppo di ciascun individuo, che resta una delle funzioni principali dell’istruzione.

La Commissione continuerà il dibattito sull’istruzione e la formazione su tutto l'arco della vita attiva con voi, con la vostra assemblea, in questo contesto. Quando dico la Commissione, non mi riferisco soltanto al Commissario direttamente incaricato delle questioni dell’istruzione, Viviane Reding. Con ciò intendo dire che ci sentiamo, per molti di noi, direttamente interessati a questa sfida e, permettetemi di dirlo, io lo sono in particolare in veste di commissario alla politica regionale, dato che firmo e lavoro con gli Stati membri e con le regioni sul contenuto e la qualità dei documenti di programmazione in ciascuno degli Stati membri. Mi impegno a trovare una collocazione per la questione dell’istruzione e della formazione su tutto l'arco della vita attiva e, in maniera più generale, per le questioni dell’istruzione, nei programmi dei Fondi strutturali.

Prima mi sembra che l’onorevole Seppänen abbia ricordato un argomento che mi pare del tutto prioritario, ossia l’accesso alla società dell’informazione, non soltanto per i giovani o gli studenti, ma anche per persone più avanti con gli anni e un per un’utenza spesso dimenticata, ossia quella degli agricoltori e delle piccole e medie imprese. Lo dico e lo ribadisco in questa sede che non firmerò alcun documento di programmazione per nessuna delle regioni d’Europa nell’ambito della politica regionale, di cui sono responsabile, se questo documento di programmazione non comporta per questa regione, per ogni regione, un piano molto chiaro d’accesso alla società dell’informazione. E non limiterò i programmi d’accesso alla società dell’informazione all’età dell'istruzione primaria, secondaria o superiore.

Spero, e lo dico sorridendo, che la risposta che vi ho appena dato a nome della Commissione europea nella mia lingua materna, costituisca un utile contributo all'onorevole Rübing che è così entusiasta di poter apprendere il francese lungo tutta la sua vita di deputato europeo.

(Applausi)

 
  
MPphoto
 
 

  Presidente. – La discussione è chiusa.

Si passa ora alla votazione.

(Il Parlamento approva la risoluzione)

Votazioni

 
  
MPphoto
 
 

  Fatuzzo (PPE-DE). - Signor Presidente, ho votato a favore di questo importante documento, la cui importanza, appunto, è stata sottolineata da tutti gli oratori, in particolare dall'onorevole Echerer che ha detto: "L'individuo deve imparare per se stesso", dall'onorevole Posselt al quale potrei dare la tessera di iscritto al Partito dei pensionati, tanto è stato deciso a sostenere gli anziani, e dallo stesso Commissario Barnier, che ha assicurato un impegno particolare. Tuttavia, signor Presidente, come rappresentante del Partito dei pensionati al Parlamento europeo, vorrei auspicare che si passasse dalle parole ai fatti. Gli anziani negli Stati membri non possono imparare, non hanno alcun aiuto dagli Stati nazionali, non viene loro concesso neppure di utilizzare i locali delle scuole che, al mattino, vedono i bambini e, alla sera, potrebbero vedere gli anziani.

 
  
MPphoto
 
 

  Posselt (PPE-DE).(DE) Signor Presidente, il mio riferimento alle dittature comuniste ha evidentemente alterato un collega dell’estrema sinistra. Desidero pertanto sottolineare che la votazione di oggi è stata molto importante. E’ evidente che il suo partito, il Partito socialista democratico, è deciso a non imparare più niente per il resto della vita. Sono felice quindi che questa relazione sia stata approvata a larga maggioranza.

 
  
MPphoto
 
 

  Rübig (PPE-DE).(DE) Signor Presidente, l’iniziativa sull’istruzione e la formazione su tutto l’arco della vita attiva non può essere solo un compito della Commissione europea e delle Istituzioni europee, ma deve essere anche e soprattutto affidata agli Stati membri. Ho votato a favore, perché ritengo che sia necessario attribuire priorità al progetto di agevolare da un punto di vista fiscale la formazione professionale e privata, in modo tale da consentire soprattutto la sponsorizzazione dell’istruzione. Occorre creare stimoli per far sì che le fondazioni assumano a proprio carico gli istituti d’istruzione e in modo tale da consentire un sostegno su ampia base che possa sgravare il sistema.

Ma credo anche che noi a livello europeo dovremmo fungere da modello. Dovremmo concepire e valutare ogni anno per i nostri dipendenti e politici piani di formazione e perfezionamento, in modo da poter misurare i nostri stessi progressi.

 
  
MPphoto
 
 

  Αlyssandrakis (GUE/NGL).(EL) Signor Presidente, il Partito comunista greco è a favore di un sistema pubblico di istruzione su tutto l'arco della vita, che riconosca ai lavoratori la possibilità di migliorare le proprie cognizioni, il proprio livello di vita e, oltre a ciò, il proprio apporto alla collettività.

Invece, il modello proposto dall'Unione europea mira semplicemente a mettere una pezza sulle inefficienze di un sistema di istruzione che fabbrica lavoratori usa-e-getta, incapaci di seguire l'evoluzione del processo produttivo. Il lavoratore si vede costretto, per tutta la sua esistenza, a passare attraverso una costante trafila di occupazione, disoccupazione, formazione e via di seguito.

La relazione della onorevole Gutiérrez-Cortines, nonostante segnali alcune carenze del sistema, non si spinge in realtà abbastanza a fondo da analizzarne le cause e da proporre soluzioni. Per queste ragioni, i deputati europei del Partito comunista di Grecia hanno scelto di astenersi dal voto.

 
  
MPphoto
 
 

  Caudron (PSE), per iscritto. – (FR) Desidero iniziare il mio intervento ricordando e sottolineando il fatto che l’accesso a un buon livello di istruzione e di formazione costituisce un diritto dell’individuo per lo sviluppo delle sue potenzialità e il suo inserimento nel contesto economico, sociale e culturale. Questo dato fondamentale ha alimentato i dibattiti in occasione dei Consigli europei di Lisbona e di Feira. Abbiamo anche ammesso che questo diritto doveva essere adattato all’avvento della società dell’informazione.

Le nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione, infatti, incidono notevolmente sui metodi d’insegnamento. Tutti sono concordi sul fatto che oggi l’istruzione e la formazione devono essere perseguite su tutto l'arco della vita. Ecco perché nel corso di questi vertici la Commissione e gli Stati membri sono stati invitati a definire strategie coerenti e misure pratiche per rendere accessibile a tutti l’istruzione e la formazione su tutto l'arco della vita attiva. La riflessione su questo tema è iniziata, tuttavia, molto prima: già nel 1996 la Commissione aveva proposto al Consiglio e al Parlamento europeo di proclamare il 1996 “Anno europeo dell’istruzione e della formazione su tutto l'arco della vita attiva”. Lo scopo era di sensibilizzare i cittadini a nuovi concetti in materia di insegnamento accademico e professionale e procedere, con tutti gli interlocutori, a una riflessione d’insieme sul ruolo e le sfide dell’istruzione e della formazione all’alba del XXI secolo.

Vista la portata delle sfide che siamo chiamati ad affrontare, non posso non lamentare, unendomi alla voce della relatrice, il fatto che la dotazione per l’Anno europeo sia stato limitato a 8,4 milioni di euro per i quindici Stati membri e i loro tre partner dello Spazio economico europeo.

Siamo altresì costretti a deplorare l’assenza flagrante di dati qualitativi nella relazione della Commissione. L’Esecutivo deve pertanto migliorare in futuro la qualità delle relazioni di valutazione. Nei prossimi programmi, pertanto, la sua azione dovrà concentrarsi sulla definizione più precisa dei diversi concetti e aspetti della formazione professionale e della formazione su tutto l'arco della vita attiva. Dovrà inoltre attuare rapidamente programmi d’azione e misure specifiche nel quadro di una strategia dell’istruzione e dell’apprendimento su tutto l'arco della vita attiva. Tali misure devono essere intraprese in coordinamento con i programmi SOCRATES II e LEONARDO.

E’ nostro dovere fare in modo che tutti i cittadini possano beneficiare della formazione alle nuove tecnologie perché rischiamo di assistere alla nascita di una “frattura numerica” tra coloro che hanno i mezzi per accedervi e quelli che ne sono privi. C’è inoltre tutto il dibattito sul ruolo del servizio universale nelle nuove reti di telecomunicazione.

 
  
MPphoto
 
 

  Presidente. – La ringrazio, onorevole Alyssandrakis. (1)

 
  

(1) Dichiarazioni iscritte a registro – Trasmissione delle risoluzioni adottate nel corso dell’attuale seduta – Orario delle prossime riunioni: si veda processo verbale.

Note legali - Informativa sulla privacy