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Resoconto integrale delle discussioni
Lunedì 12 novembre 2001 - Strasburgo Edizione GU

Europol - Squadre investigative comuni
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  Turco (NI), relatore. - Signor Presidente, signor Commissario, nonostante l'importanza delle iniziative in esame, il Parlamento europeo in questo caso è meramente consultato, vale a dire che quello che andremo a decidere con il nostro voto, come spesso accade in questi casi, non sarà tenuto in minimo conto dal Consiglio. Nonostante questo - anzi, soprattutto per questo - mi soffermerò sulla necessità e l'urgenza della riforma di Europol, per permetterne il controllo democratico e giurisdizionale.

E' almeno da cinque anni, dal 1996, che il Parlamento avanza questa richiesta con la relazione dell'onorevole Nassauer. La relazione Nassauer aveva lanciato un segnale politico forte al Consiglio. Essa aveva chiesto agli Stati membri di non ratificare la Convenzione Europol fino a quando questa non fosse stata attribuita alla Corte di giustizia, cioè a una competenza decisionale, pregiudiziale nell'interpretazione e nella corretta applicazione di essa. La relazione del collega Nassauer tratteggiava in modo esemplare i problemi che Europol e la relativa Convenzione scontavano e che sono gli stessi che ancora oggi sussistono. La soluzione di questi problemi non è problema di gruppi politici, non è problema del relatore o del collega Nassauer: il controllo giurisdizionale e democratico di Europol è un problema istituzionale.

Il non voler sanare questa ferita inferta alla democrazia europea - se in questi termini possiamo parlare del sistema che oggi regola le Istituzioni dell'Unione - implica l'impossibilità di avanzare in termini concreti nella realizzazione di uno spazio che sia sì di sicurezza, che sia sì di giustizia, che sia sì di libertà, ma che noi riteniamo debba essere, soprattutto e a priori, uno spazio di democrazia. E' fin dalla creazione di Europol che il Parlamento europeo ha riaffermato la necessità di permetterne il controllo. La previsione di aumentare i poteri di Europol per far fronte all'emergenza terrorismo, lo scandalo che ha coinvolto un alto funzionario di Europol e la reticenza delle polizie nazionali a trasmettere ad Europol i loro dati, nonché la creazione di Parlopol - un gruppo di deputati nazionali ed europei che rivendicano l'importanza di aumentare il controllo democratico su Europol e sulle decisioni prese nell'ambito dello spazio di giustizia, libertà e sicurezza - hanno spinto già il Consiglio a riflettere almeno sulla necessità di attuare alcune riforme.

Innanzitutto, il Consiglio ha chiesto alla Commissione europea di elaborare, entro la fine dell'anno, una comunicazione sul controllo democratico di Europol. Conosciamo le valutazioni del Commissario Vitorino, che si è espresso a più riprese a favore di una commissione composta da parlamentari nazionali ed europei, ma speriamo di sentire qui che i tempi saranno accelerati in vista di questa riforma. Noi pensiamo che, in un quadro democratico, Europol dovrebbe essere sottoposto non solo al controllo democratico ma anche al controllo finanziario e di bilancio nonché al controllo giurisdizionale. Oggi il controllo finanziario e di bilancio è impossibile, in quanto Europol è finanziata dagli Stati nazionali e non dal bilancio comunitario. In questo modo il Parlamento e la Commissione non hanno alcun potere di controllo finanziario, non potendo così né censurare né indirizzare l'operato dell'organismo.

Il controllo giurisdizionale è anch'esso negato. Infatti, alla Corte di giustizia non sono permessi pieni poteri di controllo. Va anche sottolineato che i funzionari di Europol godono di un'immunità che è tanto ampia che è più simile a una garanzia di impunità, che li protegge anche rispetto al controllo giurisdizionale che potrebbe essere esercitato a livello nazionale.

Vi è, infine, il problema dell'aumento progressivo del mandato e dei poteri. Se Europol si occupava inizialmente di criminalità legata alla droga, con l'atto in esame le sue competenze sono allargate a sostanzialmente tutti i tipi di criminalità. Noi riteniamo quindi che, al fine di permettere al Parlamento di esprimere le sue preoccupazioni e richieste al Consiglio e alla Commissione in un momento nel quale si apprestano a decidere di allargare i poteri e le competenze di Europol, oltre agli emendamenti sui due atti proposti da Belgio e Svezia, altri emendamenti siano necessari per risolvere questo problema. Noi pensiamo che gli emendamenti proposti possano svolgere la funzione di chiarire e migliorare le iniziative in esame e mandare al Consiglio e agli Stati membri un messaggio politico di critica della situazione attuale e di proposta di alcune linee fondamentali di riforma.

Infine, il combinato disposto delle considerazioni menzionate e l'assenza di poteri di codecisione del Parlamento in materia di giustizia ed affari interni, devono spingere tutti coloro che tengono ai principi di democrazia e di libertà a rigettare le due iniziative in esame, cosa che, a mio avviso, renderebbe il Consiglio e gli Stati membri più consapevoli della necessità e dell'urgenza di riformare Europol.

 
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