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Resoconto integrale delle discussioni
Mercoledì 6 febbraio 2002 - Strasburgo Edizione GU

Lotta contro il terrorismo
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  Brienza (PPE-DE). - Signor Presidente, ringrazio il Ministro de Miguel per le dichiarazioni rese in quest'Aula.

E' tornata oggi in discussione la relazione Watson, che negli ultimi tempi ha sollecitato dibattiti molto seri e provocato taluni scontri. Il dibattito odierno è motivato dalle modifiche apportate dal Consiglio dopo l'approvazione da parte del Parlamento; tra queste modifiche vi sono ovviamente anche quelle suggerite dal governo italiano. Per il rispetto che porto a questo Parlamento non torno sulle polemiche innescate da una certa parte politica. La storia di questi ultimi tempi ha fatto giustizia, dimostrando la loro consistenza di bolle di sapone: bolle di sapone che purtroppo sono tornate oggi, anche grazie all'onorevole Di Pietro, in nome del quale, da amico, mi incarico di chiedere scusa a quest'Assemblea, soprattutto per le inesattezze grossolane, dovute più all'odio cieco verso la persona che non a conoscenze giuridiche.

Va quindi sottolineata ancora e con forza la priorità della sicurezza interna e della protezione delle frontiere esterne. La sicurezza interna e la lotta alla criminalità organizzata non possono più essere limitate ai soli ambiti nazionali. Il traffico di droga, la tratta degli esseri umani, il terrorismo sono fenomeni transnazionali, che devono essere affrontati solo ad un livello più ampio.

Quanto all'esigenza di creare uno spazio giuridico interno, essa deve tener conto della diversità delle Costituzioni nazionali e dei sistemi giudiziari, per procedere a un autentico ravvicinamento delle normative nazionali.

Il mandato di cattura europeo va accettato come strumento essenziale di lotta al terrorismo e alla criminalità ma, perché sia veramente efficace, è necessario sia affrontato in maniera paritaria in tutti gli Stati membri. Solo così i cittadini potranno avere garanzie di efficacia nell'equità di trattamento dei singoli casi e certezza di giustizia, e non della libertà e dei diritti dei potenti - come ha insinuato qualcuno in quest'Aula - ma di tutti i cittadini, compresi gli extracomunitari che in Europa vogliono vivere e lavorare legalmente. Bisognerà battersi perché l'Europa non diventi la nuova frontiera di un certo giustizialismo o di altre forme di intolleranza nei confronti della dignità della persona.

In conclusione, signor Presidente, la battaglia contro le vecchie e nuove criminalità e forme d'illegalità, contro la criminalità organizzata, il riciclaggio e la corruzione - unitamente ad una coraggiosa lotta al terrorismo in tutte le sue forme - non dev'essere confusa con la furia inquisitoria. Da oggi in poi si dovrà costruire rapidamente uno spazio giuridico comune, rinviando magari anche al primo pilastro le norme di diritto penale, nella coerenza degli ordinamenti e con l'obiettivo di associare l'inflessibilità nell'opera di contrasto all'illegalità ad un deciso rafforzamento delle regole dello Stato di diritto.

Signor Presidente, non dovremo mai dimenticare che qui dobbiamo creare, tutti insieme, un'Europa fondata sulla libertà delle persone.

 
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