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Resoconto integrale delle discussioni
Mercoledì 27 febbraio 2002 - Bruxelles Edizione GU

4. Decisioni adottate nel corso della riunione odierna
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  Presidente. - L'ordine del giorno reca la comunicazione del Presidente della Commissione europea Prodi sulla strategia politica annuale per il prossimo anno.

 
  
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  Prodi, Presidente della Commissione. - Signor Presidente, onorevoli parlamentari, oggi ho il piacere di informarvi su tre argomenti importanti trattati dalla Commissione. Questo discorso dev'essere chiaro ma dev'essere anche un poco analitico. Vi chiedo quindi scusa se sarà anche un poco noioso!

Primo argomento sono le priorità politiche della Commissione per il 2003; secondo, le risorse umane e finanziarie della Commissione; terzo, un accenno alla Convenzione che aprirà domani i suoi lavori. Comincerò dalle priorità politiche della Commissione per il 2003, uno dei passaggi più importanti dell'organizzazione della nostra vita politica. Quest'anno, per la prima volta, le tre Istituzioni principali saranno impegnate in un dialogo approfondito sulle priorità politiche e sul programma legislativo e di lavoro per il prossimo anno. Il dialogo sarà condotto sulla base del nuovo accordo presentato alla Conferenza dei presidenti il 31 gennaio.

Per il prossimo anno abbiamo delineato tre priorità: l'allargamento; la stabilità e la sicurezza; un'economia sostenibile e solidale. Sin dal suo insediamento, questa Commissione ha puntato su un successo pieno del processo di allargamento, e quindi l'allargamento resta una priorità fondamentale per tutta la seconda parte del mio mandato. A questo riguardo, il 2003 sarà un anno importantissimo, in quanto dobbiamo essere tutti pronti ad assumerci le nostre responsabilità verso i nuovi Stati membri. Dobbiamo essere pronti ad accogliere nella Commissione i colleghi provenienti dai nuovi Stati membri e dobbiamo far fronte alle nuove esigenze. Per memoria: se nel 2002 porteremo a termine i negoziati, il 2003 dev'essere l'anno della svolta, nel quale ci prepareremo a garantire che l'allargamento avvenga nel migliore dei modi il 1° gennaio 2004.

Nel corso del 2003, quindi, la Commissione ha l'intenzione di adottare diverse misure: primo, dobbiamo aiutare i futuri Stati membri a prepararsi ad assumere in pieno tutte le responsabilità che derivano dall'adesione; secondo, dobbiamo fare in modo che la Commissione adempia in pieno ai propri obblighi sin dal primo giorno dell'adesione; terzo, dobbiamo ripensare le politiche della Comunità. Di fronte all'allargamento più importante di tutta la storia dell'integrazione europea è imperativo che ci si interroghi su quali politiche comuni avrà bisogno l'Unione allargata.

Per fare però dell'allargamento un pieno successo, dobbiamo dare un altissimo profilo anche alle altre due priorità che ho citato sopra. I tre argomenti di oggi sono infatti profondamente legati fra di loro. Innanzitutto: stabilità e sicurezza. All'interno dell'Unione il nostro obiettivo principale è accelerare la creazione di un'area europea di giustizia, di sicurezza e di libertà. Quindi, la lotta alla criminalità, in tutte le sue forme - compreso il terrorismo, anzi, a iniziare dal terrorismo - è e resta il primo punto della nostra agenda. Credo inoltre che si debba rivolgere un'attenzione particolare all'immigrazione, in tutti i suoi complessi effetti.

Sul piano esterno, l'estensione della stabilità e della sicurezza a tutto il continente europeo e alle regioni vicine all'Unione allargata è un'altra delle nostre priorità. Per questo, è necessario rafforzare il nostro partenariato con i paesi vicini. Il rilancio del partenariato euromediterraneo non deve puntare solamente alla creazione di un nuovo mercato ma creare un'autentica comunità di buon vicinato. A tal fine, continueremo a perseguire la nostra strategia di rafforzamento del processo di Barcellona. In particolare, in campo economico, miriamo a elaborare iniziative e progetti comuni con i paesi della riva sud del Mediterraneo attraverso una nuova istituzione finanziaria, attorno alla BEI - in particolare, stamattina abbiamo approvato l'ipotesi che sia un'istituzione in cui la BEI abbia la maggioranza - sulla base degli orientamenti che la Commissione, appunto, ha adottato.

Non risparmieremo poi nessuno sforzo per contribuire alla soluzione del conflitto in Medio Oriente, dove gli ultimi sviluppi della situazione aprono finalmente un piccolo spiraglio dopo mesi di tragedia. Inoltre, procederemo nel processo di associazione e stabilizzazione nei Balcani e, in campo internazionale, sosterremo la ricostruzione dell'Afghanistan.

La terza priorità per il 2003 è un'economia sostenibile e solidale. Io confido in una ripresa non molto lontana. Tuttavia, molto dipende anche dall'impegno con cui l'Unione attuerà la strategia di Lisbona. La dimensione esterna di tale strategia assume infatti un'importanza particolare come contributo al governo della globalizzazione, con l'obiettivo di distribuirne i vantaggi fra il numero più elevato possibile di paesi.

In tale contesto, la Commissione sarà impegnata su vari fronti: innanzitutto, i negoziati avviati a Doha entreranno nella fase cruciale, non quest'anno ma nel 2003; inoltre, dobbiamo garantire l'attuazione degli impegni di Kyoto; infine, migliorare il partenariato globale fra il nord e il sud del mondo e ribadire concretamente la solidarietà dell'Europa verso l'Africa. Questi temi inizieranno ad essere discussi concretamente a Monterrey fra poche settimane. La situazione non è certo la migliore, non possiamo certo essere ottimisti sull'impegno finalmente serio nei confronti del Terzo mondo, ma la Commissione si impegna ad agire in questa direzione.

Il secondo argomento di oggi è costituito dall'esame delle risorse finanziarie e umane della Commissione. La strategia politica annuale non si limita, infatti, a identificare le priorità politiche principali; essa mira ad assicurare che la Commissione disponga di risorse adeguate ai suoi compiti. E' questo l'impegno che ho assunto all'inizio del mio mandato e che sta prendendo corpo, fondandosi sulla coerenza fra decisioni politiche, attività da intraprendere e risorse. Questa Commissione non ha assunto e non assumerà mai alcun impegno senza disporre delle risorse necessarie. Noi dobbiamo quindi impegnarci - ed è questo il piano per cui stiamo lavorando - sull'uso ottimale delle risorse umane. Abbiamo utilizzato ogni mezzo per migliorare la situazione, cioè aumento di produttività, priorità negative - quindi compiti da abbandonare - e ristrutturazioni interne. A questo punto, però, non possiamo prepararci adeguatamente all'allargamento senza chiedere più personale. Su questo punto non vi è alcun dubbio: pensate, ad esempio, che quasi raddoppia il numero delle lingue che verranno usate, anche in questo Parlamento, certo, ma in tutti i lavori delle varie Istituzioni.

Com'è noto, la Commissione dev'esser pronta a garantire anche l'applicazione dell'acquis communautaire, sin dal primo giorno dell'adesione. Ciò significa che dobbiamo completare tutti gli aspetti della preparazione all'allargamento entro la fine del 2003. Per questo, dopo attenta verifica, la Commissione ha incluso nella strategia politica annuale la richiesta di 500 agenti non permanenti, proprio per preparare progressivamente l'allargamento. E' noto che l'attuale tetto delle spese amministrative non garantisce risorse sufficienti per la preparazione all'allargamento. E' per questo motivo che la Commissione ritiene essenziale far uso dello strumento di flessibilità che ha proposto. La richiesta di 500 agenti non permanenti per il 2003 fa parte di un pacchetto globale che riguarda il personale incaricato dell'allargamento e fa seguito a un'accurata analisi di tutte le attività che la Commissione dovrà compiere in futuro. I risultati completi di tale analisi saranno presentati in occasione del progetto di bilancio 2003 e saranno portati in discussione in questa sede.

Anche le altre due priorità - sicurezza ed economia sostenibile - sono responsabilità aggiuntive per la Commissione. Tuttavia, per non dover richiedere un ulteriore aumento di personale, abbiamo deciso di approvare solo quelle iniziative che si possono svolgere ridistribuendo internamente le forze attuali e/o eliminando gradualmente altre attività. Questa è la prova della serietà e dell'impegno con cui ci facciamo carico delle priorità della Commissione senza dimenticare la disciplina di bilancio: fra l'altro, c'è qui il Commissario al bilancio che è pronta ad ammonirmi nel caso io non rispetti quest'impegno.

Per quanto riguarda le risorse finanziarie, la Commissione e l'Autorità di bilancio devono trovare con urgenza una soluzione più strutturale alla cronica insufficienza della rubrica 4, relativa alle relazioni esterne. Le rigidità attuali non consentono, infatti, azioni ottimali: in altre parole, sprechiamo risorse.

Gli sviluppi internazionali dello scorso anno, specialmente quanto è avvenuto l'11 settembre e la conseguente guerra in Afghanistan, dimostrano una volta di più che l'Unione ha bisogno di meccanismi specifici per liberare rapidamente le risorse eccezionali di cui ha bisogno in caso di interventi in situazioni di crisi. Ciò è di importanza capitale se vogliamo veramente rafforzare la voce dell'Unione europea nel mondo. La ripartizione della rubrica 4 proposta dalla Commissione comprende perciò alcune priorità politiche cruciali, come l'Afghanistan, la Banca euromediterranea e il Fondo mondiale per la sanità, senza compromettere le altre azioni esterne. Sollecito quindi il Parlamento e il Consiglio ad affrontare il problema delle risorse nel minor tempo possibile perché le azioni che ho elencato non possono essere ritardate.

Signor Presidente, onorevoli parlamentari, la presentazione delle priorità politiche della Commissione per il 2003 non deve farci dimenticare che siamo alla vigilia di un avvenimento davvero storico per il futuro dell'Europa. Domani, infatti, si riunirà per la prima volta, in questo edificio, la Convenzione incaricata di fare proposte sull'Europa del XXI secolo e di elaborare il progetto di una futura Costituzione europea.

Secondo i Trattati attuali, la Commissione ha il ruolo di iniziativa legislativa e di difensore dell'interesse generale comunitario. E' naturale quindi che intendiamo lanciare un messaggio politico forte sul significato della Convenzione e sui suoi obiettivi. Innanzitutto voglio ricordare che la nascita della Convenzione è il risultato di uno sforzo congiunto del Parlamento europeo e della Commissione, e di questo sforzo compiuto noi dobbiamo essere orgogliosi, perché la Convenzione non era certo nell'animo di tutti qualche mese, o anche solo qualche settimana, fa.

(Applausi)

Pertanto, la Commissione saluta con soddisfazione l'avvio di un dibattito costituzionale sul futuro dell'Europa, che coinvolgerà una maggioranza di rappresentanti eletti e non più unicamente i delegati dei governi nazionali.

Mi fa piacere osservare che i rappresentanti designati sono di altissimo livello. La Convenzione, non si illuda nessuno di poterla governare o di poter dettare le condizioni e i modi di lavoro. La Convenzione è formata da uomini di primissimo livello che gestiranno loro stessi i lavori in modo autonomo. Io credo che non solo essa farà un lavoro libero e straordinario ma che poi, alla fine, i governi non potranno ignorarne i risultati quando si tratterà di approvare la riforma dei Trattati. Rimangono, essi, certamente sovrani ma il lavoro di questa Convenzione avrà un'importanza enorme per il futuro dell'Europa.

La Convenzione, naturalmente - come sappiamo - è aperta ai contributi di idee provenienti dalla società civile. In questo modo non si potrà affermare che il nuovo Trattato è frutto di un negoziato fra diplomatici e burocrati di Bruxelles, di cui i cittadini sono all'oscuro. Non dimentichiamo che il desiderio di una Convenzione è nato la mattina all'indomani della notte di Nizza. E' nato quando si è capito che non si poteva continuare ad andare avanti in quel modo. Non è nato per caso, è nato di fronte alla constatazione del fallimento di un metodo.

Onorevoli parlamentari, la Commissione ha l'intenzione di svolgere un ruolo attivo nel corso dei lavori della Convenzione, attraverso i due Commissari designati e attraverso un mio impegno personale e diretto. Noi siamo consapevoli dell'importanza della posta in gioco e sappiamo che l'Europa è l'unico evento nuovo, è l'unico cambiamento istituzionale serio che si sta cercando di attuare in questo mondo. E' l'unico tentativo concreto di globalizzazione democratica a fronte di tante parole che vengono pronunciate.

Tuttavia, noi dobbiamo anche, attraverso questa Convenzione, proporre un comune progetto di società in cui i nostri cittadini possano riconoscersi, e pertanto dobbiamo decidere subito, all'inizio della Convenzione, che cosa vogliamo fare insieme, in quale tipo di società vogliamo vivere nei prossimi anni. E' il progetto europeo di società che comanda la scelta dei mezzi e delle competenze di cui l'Unione europea deve disporre per realizzare i suoi obiettivi, non il contrario! Dovremo, quindi, prima pensare a che cosa vogliamo fare assieme e, poi, adattare l'architettura istituzionale ai nostri obiettivi. Noi riteniamo che il metodo comunitario sia ancora lo strumento adeguato, lo strumento che ha differenziato e caratterizzato la grandezza dell'Europa sino ad ora. Tuttavia, non potremo limitarci, in modo conservatore, a difenderne la validità in ogni suo aspetto, ma proporremo soluzioni innovative per adattarlo ai problemi dell'Europa di domani.

Io sono fiducioso che il Parlamento europeo sosterrà la Commissione nella ricerca di soluzioni che garantiscano efficacia e democraticità nel processo di decisione europeo.

(Applausi)

 
  
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  Poettering (PPE-DE).(DE) Signor Presidente, non intendo adesso toccare la questione di principio se sia ragionevole trattare un intervento così importante del Presidente della Commissione attenendoci al sistema del cosiddetto catch the eye. Ne discuteremo certamente in altra occasione.

Signor Presidente della Commissione, ciò che lei ha affermato trova la nostra approvazione. Lei ha parlato dell’allargamento; la invito a considerare – forse ce ne potrà riferire in seguito – se nella Commissione sia possibile applicare un sistema simile a quello che intendiamo introdurre dopo la firma dei trattati di adesione, vale a dire quello di poter contare sulla presenza nel Parlamento di osservatori dei paesi candidati. Pensa anche lei che vi sia la possibilità di integrare quali collaboratori della Commissione personalità dei paesi candidati fino a che detti paesi non avranno aderito all’Unione?

Lei ha anche parlato del Mediterraneo. Se è esatto, che circa 7.000 persone perdono ogni anno la vita in mare quando, ad esempio, tentano di raggiungere la Spagna o il Portogallo a bordo di imbarcazioni partite dal Marocco, come possiamo far sì che, da un lato, la situazione in questi paesi migliori e, dall’altro, ottenere sotto il profilo della politica della sicurezza che queste persone, già così sfortunate, non muoiano?

Lei ha parlato di una Banca del Mediterraneo. Noi non siamo contrari a ciò, perché può rappresentare un elemento positivo, ma non devono essere create ulteriori strutture collegate alla BEI. Pertanto le sarei grato se potesse riferire qualcosa in merito.

Lei ha parlato di stabilità. Esorto la Commissione, per quanto riguarda la stabilità e il contenimento dei debiti nei bilanci nazionali, a mantenere la strada già imboccata, a scrivere il messaggio di monito che prevedeva di lanciare…

(Applausi)

… a quei due Stati membri, perché ritengo inaccettabile che coloro, che dovevano essere criticati, possano decidere se debbano esserlo! Credo che dovremo mettere a punto nuove forme di valutazione.

Un’ultima osservazione, signor Presidente, che in realtà è forse più diretta a noi stessi. Ad ogni modo, signor Presidente della Commissione, le sarei grato se potesse intervenire al riguardo.

(Proteste)

Calmatevi! Io parlo portando avanti anche le vostre convinzioni! Quest’oggi il Consiglio non è presente. Non voglio criticare nessuno, ma dobbiamo garantire per il futuro, anche in occasione della riforma del Consiglio, che, quando il Presidente della Commissione illustra un autorevole parere in questa sede, ciò debba avvenire anche alla presenza del Consiglio. Questa critica non si rivolge adesso alla Presidenza spagnola, ma si tratta di un tema generale da affrontare nell’ambito della riforma del Consiglio. Credo che occorra riformare quanto prima il Consiglio dei Ministri!

(Applausi)

 
  
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  Presidente. - Prima di dare la parola al Presidente della Commissione, vorrei osservare, onorevole Poettering, che il suo è stato un minuto piuttosto lungo; devo precisare inoltre che la presenza del Consiglio non era prevista. Il dibattito sulla strategia per il prossimo anno è in programma il 20 marzo.

Quando, in queste circostanze, sentiamo la Commissione, non lo facciamo alla presenza del Consiglio.

 
  
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  Prodi, Presidente della Commissione. - Onorevole Poettering, rispondo molto volentieri alle sue domande e cercherò di essere brevissimo.

Lei solleva la questione degli osservatori dei paesi candidati nella Commissione. Secondo me è una cosa da fare. Non è tecnicamente facile ma, se vogliamo che la Commissione vada a regime subito dopo l'allargamento, dobbiamo cominciare adesso a instaurare questo rapporto di istruzione, di apprendimento. Non è facile perché è chiaro che non saranno pronti, adesso, i paesi candidati a dare il nome di coloro che saranno i loro Commissari futuri, e le regole non sono ancora ben precisate. Vi assicuro però che il problema ce lo siamo posto e lo vogliamo risolvere in modo aperto e costruttivo.

Seconda questione: la sicurezza. Io ho sempre insistito che, come tutti i problemi gravi, il grande problema della macroimmigrazione è un problema che non può essere risolto a livello nazionale. Non c'è alcuna possibilità che il problema delle grandi ondate dall'est o dal sud sia risolto solo a livello nazionale. Vi è bisogno di una cooperazione europea e quindi dobbiamo concludere su questo aspetto l'agenda di Tampere e collaborare insieme sul problema della protezione delle frontiere, come da noi proposto.

Altra questione: la Banca del Mediterraneo. Quale ne era l'obiettivo politico ed economico? Il quadro era molto chiaro. Abbiamo sentito in questi ultimi anni una crescente tensione da parte dei paesi del Mediterraneo meridionale a causa di una nostra preferenza, come dicevano loro in termini popolari e diretti, per l'est. Ho spiegato che, effettivamente, la storia ci ha obbligato a questo allargamento immediato ma che sarebbe stato mio dovere cominciare, appena possibile, una strategia per il Mezzogiorno. Così abbiamo fatto. La banca poteva essere, come si dice, semplicemente un fondo o una facility, cioè un fondo destinato a questo scopo, oppure una banca vera e propria. Una banca vera e propria ha più autonomia, più capacità di intervenire nel settore privato, più flessibilità e, soprattutto, può meglio svolgere il compito di educare, di far lavorare insieme i dirigenti dei paesi del Mediterraneo meridionale con i nostri uomini. Ci siamo quindi indirizzati verso la banca, ma abbiamo colto quella che è la sua preoccupazione, onorevole, la preoccupazione di tutte le persone qui presenti e dei paesi membri, quella cioè di non creare una burocrazia e una nuova banca dal niente quando c'è una Banca europea per gli investimenti che opera già - in modo straordinario - per 9 miliardi di investimenti nel Mediterraneo meridionale. Dobbiamo dire che non esiste alcuna insolvenza, esclusi gli investimenti fatti a Gaza, ma voi capirete perché in questi casi c'è insolvenza. Questa esperienza la vogliamo utilizzare e quindi la proposta della Commissione è una banca, la cui maggioranza però sia nelle mani della Banca europea per gli investimenti, della Commissione, dei vari paesi azionisti e, soprattutto, dei paesi del Mediterraneo meridionale, che inizieranno, sì, con una quota modesta ma che accresceranno poi la loro presenza nella banca stessa.

Per quanto riguarda l'ultima domanda, la Commissione credo non abbia bisogno di spiegare al Parlamento quello che ha fatto. Ha seguito con coerenza i suoi obblighi, i mandati che aveva e la necessità di dare l'early warning nei casi in cui questo emergeva dalle cifre. Noi non abbiamo fatto alcuna valutazione speciale. Ci siamo attenuti a quello che è il nostro grande obbligo di obbedire ai mandati che abbiamo. E così continueremo a fare anche in futuro.

 
  
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  Barón Crespo (PSE). - (ES) Signor Presidente, una lamentela e tre messaggi. La lamentela è che siamo specialisti nello sminuire le discussioni importanti. Questa è la discussione più rilevante per il lavoro del Parlamento europeo del prossimo anno e la stiamo trattando come un problema procedurale e come una discussione da svolgere in maniera rapida e superficiale. Siamo un vero disastro! Le cose non vanno fatte in questo modo!

Per quanto riguarda i messaggi; innanzitutto, mi rivolgo alla Commissione. Signor Presidente della Commissione, in dicembre l’abbiamo criticata; ora dobbiamo riconoscere lo sforzo fatto dalla Commissione; ammetto che la Vicepresidente de Palacio ha dato un contribuito attivo al conseguimento di un accordo che permette di avere un programma legislativo e un programma di lavoro. Vi invito a continuare su questa strada.

Lei ha chiesto di sostenere la sua richiesta di un maggior numero di funzionari e di maggiori mezzi in prospettiva dell’ampliamento. Le ricordo che il Parlamento aveva già segnalato in Agenda 2000 che l’ampliamento non poteva essere portato a termine senza modificare le previsioni del 2000. Lei ha aggiunto l’Afghanistan e altre priorità. E’ il caso che il Consiglio l’ascolti, perché è il Consiglio a essere il più intransigente. Non è presente alcun rappresentante del Consiglio. Ho visto che l’onorevole Poettering, in un impeto di generosità, non ha applicato la dottrina Poettering; suppongo che, nel caso in cui compaia il sottosegretario di stato, l’applicherà e dirà che ci deve essere un ministro. Ad ogni modo, è importante che anche il Consiglio ascolti il messaggio della Commissione. Lei può contare sul nostro appoggio.

Signor Presidente, non esaminerò ogni questione in dettaglio, perché tutte sono importantissime ed esiste una linea di convergenza. Un’ultima osservazione: siamo d’accordo in relazione alla Convenzione; accolgo con favore quanto ha detto, ossia che si tratta di un’iniziativa congiunta di Parlamento e Commissione. Stamane ho letto alcuni titoli di un autorevole quotidiano italiano in cui si affermava che lei ne era l’unico artefice. Mi rallegro che abbia smentito la stampa italiana, indicando che si è trattato di uno sforzo congiunto.

Il Parlamento, signor Presidente, desiderava qualcosa di simile alla Convenzione prima, durante e dopo la Carta dei diritti fondamentali. Credo che ciò sia molto importante.

Signor Presidente della Commissione, voi siete i custodi dei Trattati; la mia domanda è la seguente: è disposto a esercitare il potere d’iniziativa nella Convenzione per mantenere e rafforzare il metodo comunitario?

 
  
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  Prodi, Presidente della Commissione. - Una rapida risposta com'è stata rapida la domanda. La ringrazio, onorevole Barón, per l'apprezzamento sulla dinamica che abbiamo assunto: d'altra parte io le avevo detto, in un precedente dibattito, che il mio modello di dinamica era quello del motore diesel, e i motori diesel hanno un avviamento lento ma poi vanno a regime e continuano a camminare per degli anni.

Il problema della flessibilità del bilancio è un problema di enorme importanza. Non possiamo confondere la necessità di rigore e l'obbligo di controllo che voi avete e l'obbligo che la Commissione ha di sottoporsi al vostro controllo. Questa è la grande base della legittimità democratica, col fatto di non tener conto dei grandi eventi nuovi, dei cambiamenti nella flessibilità. Questo è un problema di adattamento che dobbiamo insieme perseguire. Dobbiamo arrivare ad essere veramente padroni delle necessarie variazioni del bilancio che vengono dimostrate, discusse e condivise. Questo è il nostro atteggiamento.

Per quanto riguarda lo sforzo congiunto e quanto riportato nei giornali italiani, io non ho detto che ero solo ma che lo ero la mattina della conferenza stampa, e le assicuro che solo lo ero proprio, perché stavo tra Chirac e Jospin, con i giornalisti di fronte, e le assicuro che nessuno si sognava di proporre in quel momento la Convenzione. Certamente il Parlamento - questo è chiaro - già da prima l'aveva proposta; avevamo combattuto ma sembrava un progetto del tutto irrealistico. Solo gli avvenimenti negativi hanno reso questa possibilità evidente e abbiamo potuto andare avanti. Credo che, se non ci fosse stata quella crisi, noi la Convenzione ora non l'avremmo. Di questo sono convinto, perché anche la crisi è un apprendimento.

Quanto al diritto di iniziativa, certo, questa è la grande caratteristica che diversifica le Istituzioni comunitarie dalle altre ed è un nostro impegno. Difenderlo, come lei ha detto, rafforzarlo è importantissimo, però dobbiamo anche adattarlo, modernizzarlo, armonizzarlo con i lavori del Parlamento, perché il diritto di iniziativa non è qualcosa che viene usato contro: il diritto di iniziativa è il motore del funzionamento delle Istituzioni. Lo dobbiamo usare in modo assolutamente responsabile: è questo il nostro obiettivo.

 
  
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  Barón Crespo (PSE). - (ES) … E che metta il turbo al diesel!

(Si ride)

 
  
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  Malmström (ELDR). (SV) Signor Presidente, signor Presidente della Commissione, lei tocca temi di grande rilevanza. Vi è motivo di riprenderli e di approfondire la discussione. Spero che tale dibattito abbia luogo fra qualche settimana, in presenza di proposte più dettagliate in ordine alle vostre priorità.

La ringrazio per il suo contributo alla nuova procedura che abbiamo definito. In particolare, ringrazio il Vicepresidente della Commissione de Palacio. Ora disponiamo di un calendario e di nuove procedure per una migliore cooperazione fra Commissione e Parlamento in merito al programma legislativo e di lavoro annuale. Credo che questo scambio, in uno spirito di partenariato, si rivelerà molto efficace e consentirà ai cittadini e a noi di seguire più agevolmente le procedure, di attuare un miglior monitoraggio, eccetera. Suppongo che, già far qualche settimana, le varie commissioni parlamentari interloquiranno con i Commissari competenti.

Si tratta di un aspetto importante del lavoro di riforma delle nostre Istituzioni, tanto per il Parlamento, quanto per la Commissione. Vorrei sapere dal Presidente Prodi come intende procedere la Commissione in merito ai lavori sul Libro bianco sulla governance pubblicato nel marzo dello scorso anno. Molti dei temi che investono la democrazia e il futuro dell’Europa saranno discussi in seno alla Convenzione; al contempo vi sono temi di valenza quotidiana che rientrano nella definizione di “buongoverno”: più trasparenza, semplificazione delle procedure, maggior partecipazione del cittadino. Le chiedo se possa darci dei ragguagli in materia.

 
  
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  Prodi, Presidente della Commissione. - La risposta a una domanda di questo tipo può essere molto breve. Tra l'altro, insieme al Parlamento europeo stiamo lavorando in un gruppo interistituzionale proprio su questi temi. Progressi ne abbiamo fatti moltissimi, ampiamente riconosciuti, e soprattutto abbiamo impostato questo problema della trasparenza in modo coordinato con il Parlamento. Certamente, i grandi cambiamenti delle regole potremo farli soltanto legati alla Convenzione, ma il costume - le posso assicurare - è cambiato; le regole le dovremo cambiare assieme.

 
  
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  Modrow (GUE/NGL).(DE) Signor Presidente, la ringrazio per il suo impegno! Lei ha detto che dovremmo, per quanto riguarda il compito della Convenzione, stabilire quale società auspichiamo e che cosa ci serva per ottenerla. Chiedo dunque: a farlo dev’essere una società in cui il mercato disciplina qualsiasi aspetto, anche quello sociale? Oppure si deve trattare di una società in cui la giustizia sociale viene portata avanti e configurata in maniera sostenibile e viene anche sostenuta e rappresentata dalla società stessa? L’Europa del XXI secolo deve rimanere un’Europa della solidarietà, non solo nel quadro dell’Unione europea, ma anche attraverso interventi di partenariato, ad esempio non solamente con i paesi che aderiranno all’Unione, ma che per di più sono europei, anche se non sono ancora membri dell’Unione.

 
  
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  Prodi, Presidente della Commissione. - Qui tocchiamo un problema di importanza fondamentale a cui debbo rilevare che non abbiamo - tutti noi in Europa - dedicato abbastanza attenzione. Chiaramente siamo tutti impegnati in una battaglia che vede la maggior parte di noi molto solidali - liberalizzazione dei mercati, unificazione delle regole, togliere incrostazioni, togliere monopoli, togliere privilegi, operazioni certamente importantissime - però, e qui mi unisco alla preoccupazione del parlamentare interrogante, ci troviamo anche di fronte a una situazione, sostanzialmente in tutti i paesi europei, di un aumento delle disparità. Questi sono dati di fatto, dati statistici. Non sto né condannando né dando giudizi. Io credo allora che sia indispensabile rinnovare un dibattito, rinnovare una riflessione su questi temi perché il modello europeo ha sempre detto qualcosa anche riguardo al problema della giustizia, al problema della solidarietà, non solo riguardo al problema dell'efficienza. Non c'è alcun dubbio che, se rinunciamo a questo, costruiamo le radici della disfatta del modello europeo.

Stiamo dando però degli esempi di solidarietà. L'allargamento è un unicum, l'unico caso al mondo in cui si mettono assieme dei paesi, delle realtà che hanno differenze economiche tra uno e quattro. Io vorrei che chiunque altro al mondo tentasse di fare qualcosa di simile a quanto stiamo tentando di fare noi. Questa è una prova concreta di solidarietà. Dobbiamo andare avanti in questa direzione ma, ribadisco, non possiamo accontentarci dell'attenzione distratta che, ora, tutti noi in Europa stiamo riservando a questi grandi temi della solidarietà e dell'equilibrio sociale. Essi meritano una riflessione molto più profonda in questo periodo in cui, invece, trionfa forse un eccessivo pensiero unico su questi temi.

 
  
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  Rübig (PPE-DE).(DE) Signor Presidente, l’ampliamento ci pone davanti a compiti di grande interesse. Credo che per la popolazione sia importante disporre di ponti sicuri. Un esempio è costituito dal ponte tra Vienna e Bratislava. Penso che nel quadro del programma TEN – le Reti di trasporto transeuropee – dovremmo iniziare a costruire ponti visibili. Invito la Commissione a fare il possibile affinché la popolazione veda che questi ponti assicureranno il futuro dell’Europa.

 
  
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  Prodi, Presidente della Commissione. - Non solo creare questi ponti visibili ma anche ricostruire quelli che sono stati distrutti. Non dimentichiamo infatti che il Danubio è, sì, riaperto, ma con la presenza di ponti di barche e altri rimedi parziali alle distruzioni della guerra, rimedi che consentono un ripristino del traffico solamente parziale. Quindi, non solo non abbiamo fatto progressi ma abbiamo fatto degli oggettivi regressi. A questo credo che dovremo dedicare una quantità di attenzione e di risorse diversa da quella dedicatavi finora.

 
  
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  Van den Burg (PSE). - (EN) Presidente Prodi, non intervengo su una decisione che oggi avete preso, bensì su una decisione che non avete preso: si tratta della direttiva sul lavoro interinale, già da tempo in corso di preparazione.

Da un lato, sono delusa perché il Parlamento aspetta di discutere la proposta fin dall'estate scorsa; dall'altro sono sconcertata, perché sembrava che la proposta fosse quasi completata e pronta per la pubblicazione, ma poi, sul Financial Times di lunedì scorso, è apparso un articolo che riportava numerose critiche della stampa alla proposta. Sembra che la Commissione, cedendo a queste pressioni, intenda rimandare la decisione in materia; chiedo perciò se la Commissione subisca l'influenza di queste campagne di stampa; vorrei poi sapere per quando è prevista la pubblicazione della proposta.

A mio parere, la proposta rientra alla perfezione nel Vertice di Barcellona e andrebbe perciò presentata prima del Vertice; vorrei ricordare che il Consiglio "affari sociali" della settimana prossima l'ha già inserita all’ordine del giorno.

 
  
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  Prodi, Presidente della Commissione. - Onestamente, onorevole Van den Burg, l'agenda non la facciamo leggendo il foglio rosa: l'agenda cerchiamo di farla noi. Già da tempo avevamo stabilito nel nostro calendario che il 20 marzo discuteremo di questo problema del lavoro interinale: il 20 marzo perché avevamo la necessità di affinare alcuni aspetti tecnici, giacché, come lei sa, ci sono soluzioni, non nell'aspetto generale ma in alcuni aspetti particolari, che incidono sul costo e sulla prestazione nei diversi paesi europei. Pertanto, circa un mese fa, quando abbiamo fatto la nostra agenda, ci siamo presi tempo fino al 20 marzo, anche perché questa questione non era previsto che dovesse rientrare nel calendario di Barcellona. Comunque, nella seduta della Commissione dopo Barcellona analizzeremo subito questo problema.

 
  
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  Mulder (ELDR). – (NL) Signor Presidente, reputo opportuno che la Commissione, per il prossimo anno, ponga l’accento sull’ampliamento e sulle emergenze in paesi come l’Afganistan.

La mia domanda alla Commissione è la seguente: come pensa di finanziare queste attività? La Commissione pensa di reperire le risorse all’interno delle attuali rubriche 4 e 5 e, quindi, tramite uno storno di fondi? Oppure pensa di individuare ulteriori risorse in altre rubriche di bilancio o di modificare radicalmente le prospettive finanziarie e di presentare un nuovo bilancio per il prossimo anno?

 
  
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  Prodi, Presidente della Commissione. - Dò una risposta telegrafica e poi la signora Schreyer entrerà nei particolari. Abbiamo presentato un documento sull'ampliamento in cui noi restiamo nei limiti prescritti dall'agenda di Berlino. Abbiamo fatto sacrifici enormi, abbiamo fatto anche qualche scontento nei paesi che devono entrare, ma il trasferimento di risorse è sostanziale perché trasferiremo verso i nuovi paesi il 4 percento del loro reddito nazionale ogni anno, che è un trasferimento assolutamente massiccio e senza precedenti. E ora passo la parola al Commissario, signora Schreyer, che illustrerà nei particolari le rubriche oggetto di queste operazioni.

 
  
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  Schreyer, Commissione.(DE) Signor Presidente, in merito al quesito posto dall’onorevole Mulder, rispondo che anche nel 2003 una consistente porzione di bilancio sarà destinata alla politica estera, anche perché le esigenze poste alla politica europea sono in continuo aumento. Potremo finanziare le risorse necessarie per l’Afghanistan, promesse in occasione della conferenza dei donatori svoltasi a Tokyo, attingendole al bilancio per la politica estera. Ad esempio, avremo anche nuove esigenze per quanto concerne Cipro. Se riusciremo ad avviare un processo politico che ci consenta di far sì che nel 2004 Cipro aderisca all’Unione europea, nel 2003 dovremo mettere a disposizione risorse preparatorie. Pertanto ciò rappresenterà – mi auguro – una nuova sfida.

Nel quadro della politica estera e di sicurezza comune, il Consiglio ha deciso di impiegare a decorrere dal 1° gennaio 2003 una forza di polizia in Bosnia; anche ciò implica ripercussioni sul bilancio europeo. Credo che dovremmo lavorare assieme e dire: sì, vogliamo anche un finanziamento comune di parte di questo intervento, in quanto si tratta di un’azione comune: è quanto vogliamo mettere bene in chiaro! Onorevole Mulder, ieri abbiamo avuto modo di discutere al riguardo. La Commissione ha proposto un nuovo strumento finanziario per interventi in aree di guerra; mi compiaccio che gran parte del Parlamento europeo abbia espresso la propria approvazione al riguardo. Forse, assieme, riusciremo a convincere il Consiglio che un finanziamento comune di simili strumenti di guerra rappresenta la risposta più corretta.

 
  
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  Randzio-Plath (PSE).(DE) Signor Presidente, alcune osservazioni sulla Banca del Mediterraneo. Mi rallegro del fatto che il processo di Barcellona venga approfondito e concretizzato. Non capisco – e chiedo che mi venga fornita una risposta chiara – perché lei ieri si è opposto a questa facility, in quanto essa potrebbe dimostrare già quest’anno l’impegno con cui lavoriamo a favore di una politica mediterranea attiva, mentre una banca o una sua filiale ha bisogno di più tempo prima di diventare operativa – ce lo insegna l’esperienza raccolta con la fondazione della banca per l’Europa orientale. Questo iter è anche assai più costoso per quanto riguarda il personale e le dotazioni. Inoltre – avete risolto il problema sotto il profilo politico? Se abbiamo bisogno di partner tra i paesi arabi – lì vi sono molti fondi, per cui di sicuro non tutti gli Stati arabi vi parteciperanno -, che cosa farà se anche Israele intende parteciparvi? Non si tratterebbe forse di un’istituzione che presenta delle tare sin dall’inizio? Non sarebbe forse meglio pensare ad una facility in grado di mostrare a tutti l’impegno dell’Unione europea nella politica mediterranea?

Infine, una domanda: quando è che la Commissione, che in qualità di custode dei Trattati e tenuta a vigilare a che tutti gli Stati membri rispettino la comunità del diritto dell’Europa, invierà una lettera di monito ai paesi che mettono in questione lo stato di diritto?

 
  
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  Prodi, Presidente della Commissione. - La ringrazio, onorevole Randzio-Plath, per essere ritornata sul problema della Banca del Mediterraneo, perché ho capito che bisogna chiarire alcuni altri problemi. Lei ha fatto direttamente il paragone con la BEI, ed è proprio per evitare quella lunghezza di gestazione della banca che abbiamo scelto una struttura in cui la Banca europea per gli investimenti viene ad essere in maggioranza. La BEI ha nove miliardi di euro impegnati nella zona, ha degli esperti, ha una tradizione. Naturalmente in questi giorni ho avuto col Presidente Maystadt dei contatti pressoché quotidiani su questo tema, per approfondire gli aspetti tecnici della questione. Da parte loro sono senza problemi e difficoltà pronti per una rapida partenza.

Tra l'altro, nel mio discorso di poc'anzi ho sottolineato che non vi sono insolvenze. Perché ho fatto questo accenno, onorevole parlamentare? Perché, a mio parere, questo dimostra che la BEI procede con i piedi di piombo, è assolutamente prudente nel perseguire questa politica ma, nello stesso tempo, in modo diverso dalla facility, noi possiamo intraprendere delle operazioni che finora non abbiamo intrapreso: possiamo essere molto più attivi nel settore privato, possiamo collaborare con le banche locali, regionali e nazionali, in modo da moltiplicare la nostra azione; possiamo cioè avere un tipo di attività molto diverso.

Questa struttura dà inoltre in parte una risposta anche alla sua seconda domanda. Io vedo - ripeto, siamo ancora nella fase di proposta della Commissione, quindi approfondiremo il problema - che i paesi della sponda meridionale del Mediterraneo appaiono contenti di una struttura con cui possono legare, lavorare assieme nonché partecipare all'azionariato e anche al consiglio di amministrazione. Abbiamo cioè trovato questa formula di compromesso in modo che ci sia una collaborazione attiva, responsabile da parte di questi paesi - appunto, partecipano ai consigli di amministrazione, hanno un ruolo attivo - ma nello stesso tempo possano mettere a frutto l'esperienza della BEI, su cui noi tutti possiamo contare.

Quali paesi parteciperanno? E' aperta ai paesi del Mediterraneo meridionale, ma non abbiamo affrontato i problemi particolari perché questi saranno oggetto di un dibattito politico con il Consiglio, e nemmeno il discorso che può anche avvenire in futuro coi paesi terzi. Per ora io credo sia giusto partire così: Europa-sponda meridionale del Mediterraneo; cominciare a lavorare e vedere quale apertura successiva si può avere. Le posso assicurare, però, che ci siam posti anche i problemi di coordinamento con la Banca mondiale, che già opera in questo campo: la Banca mondiale, però, che ha investimenti di circa un quarto della BEI, impiega i quattro quinti delle sue risorse in un solo paese, la Turchia, non ha cioè un'attività generale per il Mediterraneo, e la banca africana agisce in tutto il Mediterraneo ma con delle dimensioni assolutamente trascurabili. La responsabilità per lo sviluppo della nostra banca sarà assolutamente vitale, e la scelta è proprio l'equilibrio fra l'innovazione e la prudenza.

 
  
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  Bonde (EDD). - (DA) Signor Presidente, in primo luogo un’osservazione sulla Convenzione che inizia domani con una proposta di regolamento assolutamente inaccettabile. Giscard deciderà se le proposte dei membri sono abbastanza valide da essere tradotte e discusse. Ogni membro avrà il diritto di presentare proposte, farle tradurre, inserirle all’ordine del giorno e sottoporle a votazione. Oggi alla delegazione abbiamo ricevuto il quinto progetto di regolamento. Non conosciamo i primi quattro; per questo chiedo al nostro Presidente di garantirci che in futuro riceveremo tutti i documenti con la stessa sollecitudine con la quale arrivano al Parlamento.

Mi rivolgo ora al Presidente della Commissione Prodi. Vedo che la Commissione è contraria ad un catalogo di competenze che può limitare l’attività dell’Unione europea. Vorrei chiedere al Presidente Prodi se si prepareranno le discussioni della Convenzione presentando proposte su quello che può essere ritrasferito agli Stati membri, per esempio, se si decidesse di dimezzare il volume di leggi. L’elaborazione di un catalogo di competenze presuppone l’accesso ad ogni singolo settore di competenza, accesso di cui dispongono solo la Commissione e i governi nazionali.

Infine un ringraziamento al Presidente Prodi perché ora, due anni dopo la decisione, riceviamo gli ordini del giorno e i verbali delle riunioni della Commissione. E’ un grosso progresso.

 
  
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  Prodi, Presidente della Commissione. - Onorevole Bonde, non sono entrato nel problema delle competenze. Ho solo detto che, prima, dobbiamo stabilire che cosa dobbiamo fare insieme e, poi, il discorso sul funzionamento delle istituzioni viene di conseguenza. Io ritengo che la cosa più importante sia che cosa farà nel futuro l'Unione, quale ruolo vuole assumere nel mondo globalizzato e, quindi, quali funzioni devono essere a livello comunitario per ottenere questi obiettivi. In un secondo momento arriveremo al discorso delle competenze che, è chiaro, sarà soprattutto fondato su un discorso di sussidiarietà, che noi non vogliamo assolutamente trasgredire e che ci dà una guida anche su quello che possiamo fare e quello che non possiamo fare.

 
  
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  Presidente. – La ringrazio, Presidente Prodi; ringrazio il Presidente della Commissione e il Commissario, signora Schreyer, per la comunicazione che hanno presentato questo pomeriggio. Ricordo agli onorevoli colleghi che la comunicazione ci ha offerto oggi, per la prima volta, la possibilità di sentir delineare la strategia generale della Commissione; essa non sostituisce, né sposta, il dibattito previsto per il 20 marzo. A tale dibattito parteciperanno il Consiglio dei ministri e la Presidenza, cosa che non era prevista per questa seduta. Non avviene mai che una comunicazione della Commissione seguita da domande sfoci in un dibattito completo, né di solito il Consiglio è presente in tali occasioni: vorrei che questa precisazione venisse messa a verbale.

 
  
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  Swoboda (PSE).(DE) Signor Presidente, una breve osservazione. La signora Fogg è la rappresentante della Commissione europea in Turchia. Attualmente si trova in gravi difficoltà, perché la sua posta elettronica è stata non solo intercettata e letta, bensì addirittura pubblicata in un giornale ed è stato assai difficile convincere la Turchia a vietare questa pratica. Poiché sono in ballo anche i contatti tra rappresentante della Commissione europea e Parlamento, invito il signor Presidente a richiamare l’attenzione della Turchia sul fatto che non possiamo accettare una simile prassi e che ci attendiamo che la Turchia faccia il possibile per chiarire se si sia trattato di un’azione dei servizi segreti o di chi mai e per evitare che sia la posta elettronica privata sia quella ufficiale vengano pubblicate sui quotidiani.

 
  
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  Presidente. - Concordo con lei, onorevole Swoboda, sulla gravità di questo episodio, e posso dirle che la settimana scorsa ho avuto con l'ambasciatore turco presso l'Unione europea un colloquio personale e diretto, durante il quale gli ho espresso quello che è - ne sono certo - il sentimento di preoccupazione del Parlamento.

 
  
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  Korakas (GUE/NGL).(FR) Signor Presidente, poco fa avevo chiesto di prendere la parola per un richiamo al Regolamento. Ecco ciò che intendevo dire:

 
  
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  Korakas (GUE/NGL).(EL) Signor Presidente, alcuni giorni fa il governo Pastrana, cogliendo il pretesto di un dirottamento aereo, da cui le FARC si sono dissociate, ha interrotto i negoziati e ha ordinato bombardamenti a tappeto sulla zona smilitarizzata. Così facendo ha attuato il piano Colombia, approntato dagli USA, che mira ad annientare le FARC e a dare una soluzione militare al problema a scapito degli interessi del popolo colombiano. Secondo il piano americano, dopo i bombardamenti, che hanno seminato la morte, arriveranno gruppi paramilitari a completare la carneficina.

Pertanto, signor Presidente, in occasione del suo intervento a favore della liberazione della candidata verde, la prego di chiedere al governo Pastrana di cessare i bombardamenti, di rimettere in libertà le centinaia di attivisti delle FARC, detenuti in condizioni disumane, e i tre irlandesi - suoi connazionali - internati nelle medesime condizioni. Inoltre la prego di chiedere la ripresa dei negoziati per una composizione pacifica delle controversie.

 
  
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  Presidente. - Si tratta della dichiarazione con cui ho aperto la seduta odierna e nel corso della quale ho lanciato lo stesso appello.

 
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