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Resoconto integrale delle discussioni
Mercoledì 11 febbraio 2004 - Strasburgo Edizione GU

Governo d’impresa e supervisione dei servizi finanziari (caso Parmalat)
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  Angelilli (UEN). – Signor Presidente, come già ribadito dai miei colleghi, il crac finanziario della multinazionale Parmalat è stato per l’Italia un episodio gravissimo, che ha coinvolto migliaia di piccoli risparmiatori italiani e che rischia di danneggiare la credibilità finanziaria e di creare in futuro una sfiducia generale nel nostro paese anche da parte degli investitori stranieri.

Una delle cause che ha portato a questo crollo finanziario è stata innanzitutto la certificazione dei bilanci falsi del gruppo Parmalat da parte di una tra le più importanti società di revisione, che avrebbe occultato la reale situazione patrimoniale della suddetta società. Inoltre, è evidente che anche gli altri organi nazionali preposti al controllo – Banca d’Italia e Consob – non avrebbero adeguatamente e tempestivamente effettuato i controlli necessari. Nella vicenda risultano anche coinvolti numerosi istituti di credito – italiani ed europei – tra i più noti sul mercato finanziario mondiale, che hanno emesso un quantitativo fuori controllo di bond non più rimborsabili.

Per tutti questi motivi, il caso Parmalat è stato definito l’Enron europeo, benché sia, in realtà, più grave dello scandalo americano, poiché il PIL americano è di gran lunga superiore a quello italiano.

Com’è noto, il crac Parmalat è purtroppo solo l’ultimo di una lunga serie di casi analoghi che sono avvenuti in tutta Europa. Cosa si aspettano quindi i cittadini italiani e i cittadini europei, spesso vittime di questo avventurismo finanziario? Credo che si aspettino provvedimenti urgenti e concreti, sia per salvaguardare i lavoratori della filiera Parmalat nel caso di specie, sia – più in generale – per salvaguardare e risarcire i risparmiatori coinvolti in questi crac. Inoltre, si aspettano strumenti per evitare che si verifichino ancora in futuro operazioni di questo genere e per limitare al massimo l’esposizione dei piccoli risparmiatori.

Vorrei infine attirare l’attenzione del Commissario su due ultimi punti: credo che potrebbe essere opportuna la creazione di un istituto di vigilanza e controllo a livello europeo – una sorta di SEC europea – con facoltà ispettiva e sanzionatoria, sotto il diretto controllo della BCE, volto a verificare l’efficienza e la trasparenza del mercato azionario per tutelare al meglio gli investitori. Per ultimo, andrebbe prevista la messa al bando dei cosiddetti paradisi fiscali, attraverso l’istituzione di una black list.

 
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