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Procedura : 2005/2122(INL)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo del documento : A6-0020/2006

Testi presentati :

A6-0020/2006

Discussioni :

PV 14/02/2006 - 6
CRE 14/02/2006 - 6

Votazioni :

PV 14/02/2006 - 7.14
CRE 14/02/2006 - 7.14
Dichiarazioni di voto

Testi approvati :

P6_TA(2006)0058

Resoconto integrale delle discussioni
Martedì 14 febbraio 2006 - Strasburgo Edizione GU

6. Utilizzo di fonti energetiche rinnovabili a fini di riscaldamento e raffreddamento (discussione)
Processo verbale
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  Presidente. L’ordine del giorno reca la relazione (A6-0020/2006), presentata dall’onorevole Mechtild Rothe a nome della commissione per l’industria, la ricerca e l’energia, sullo sfruttamento di fonti energetiche rinnovabili a fini di riscaldamento e raffreddamento [2005/2122(INI)].

 
  
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  Mechtild Rothe (PSE), relatore. – (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, noi – e lei, signor Commissario – possiamo dare per scontato che oggi un’ampia maggioranza del Parlamento chiederà alla Commissione di presentare una proposta legislativa per l’utilizzo delle energie rinnovabili a fini di riscaldamento e raffreddamento. A tale scopo abbiamo scelto deliberatamente di avvalerci dello strumento della relazione legislativa d’iniziativa, che è usato molto di rado e richiede una maggioranza qualificata, e lo abbiamo fatto per dare alla nostra iniziativa molta più forza e incisività. L’approvazione all’unanimità, tranne alcune astensioni, della nostra relazione in sede di commissione dimostra che la gran parte dei deputati di tutti i gruppi politici solleciterà la Commissione a fare, una buona volta, qualcosa al riguardo. Ho detto “una buona volta” considerato che la Commissione avrebbe dovuto mettersi all’opera quanto meno già nel maggio 2004, quando presentò la comunicazione sulla quota delle energie rinnovabili nell’Unione europea. La comunicazione chiariva molto bene che la prevista incapacità di raggiungere l’obiettivo di raddoppiare entro il 2010 la quota delle energie rinnovabili rispetto al consumo energetico globale era attribuibile, in buona sostanza, alla scarsa diffusione sul mercato delle tecnologie necessarie per sfruttare le energie rinnovabili a fini di riscaldamento e raffreddamento.

Al momento attuale, circa il 10 per cento del riscaldamento è prodotto mediante fonti energetiche rinnovabili, come l’energia solare e geotermica e la biomassa – una quota ben inferiore alla metà di quanto sarebbe tecnicamente realizzabile a medio o lungo termine. Gli esperti partono dal presupposto che entro il 2020 sarà possibile coprire almeno il 25 per cento del fabbisogno di riscaldamento e raffreddamento per mezzo delle fonti energetiche rinnovabili, ma tali fonti saranno utilizzabili soltanto se cambieranno le condizioni quadro. Tuttavia, a causa del fatto che i sussidi concessi dagli Stati membri, almeno in qualche caso, sono a carico dei rispettivi bilanci nazionali, lo sviluppo di queste fonti non è stato costante nel tempo ma ha avuto un andamento a singhiozzo. Ciò che manca è un’ampia diffusione sul mercato, da promuovere per mezzo di una direttiva quadro europea.

Non sarebbe ragionevole imporre un sistema di aiuti europeo, né lo abbiamo fatto. Spetta agli Stati membri decidere il tipo di aiuti da concedere; la cosa importante è che i paesi forniscano effettivamente il loro contributo e che vengano eliminate tutte le barriere che ostacolano il progresso in questo campo, il che significa rimuovere gli impedimenti amministrativi, applicare norme trasparenti in materia di competenze e adottare procedure chiare e uniformi per le domande di autorizzazione.

Con la nostra relazione invitiamo la Commissione a presentare una proposta di direttiva che obblighi gli Stati membri a legiferare a favore dell’utilizzo delle energie rinnovabili a fini di riscaldamento e raffreddamento, nonché a elaborare piani d’azione per lo sviluppo futuro, in modo tale che si possa agire sulla base di obiettivi nazionali reali e di arrivare quanto meno a un raddoppio della quota a livello di Unione europea entro il 2020.

Signor Commissario, molti cittadini dell’Unione stanno aspettando che la Commissione si metta all’opera. Sono preoccupati per l’ambiente e il clima. Tra essi vi sono molte piccole e medie imprese con grandi potenzialità dal punto di vista occupazionale che vogliono in particolare dare il loro contributo alla produzione di calore per mezzo dell’energia solare e geotermica e della biomassa.

Avevamo rilevato con piacere che nel piano d’azione per la biomassa si annunciava l’eventuale emanazione di una direttiva. Dopo di allora, ho potuto prendere visione di una bozza preliminare del Libro verde sull’energia che circolava per i corridoi di Bruxelles, e sono rimasta scioccata nel constatare che in nessuna sua parte si fa riferimento alla necessità di fare qualcosa di nuovo nel settore del riscaldamento. Incredibilmente, quella bozza di Libro verde contiene soltanto un vago accenno alle fonti energetiche e nulla più.

Mi auguro, Commissario Piebalgs, che sarà in grado di fugare queste mie preoccupazioni conseguenti alla lettura della bozza di Libro verde, e anche che darà nuovamente prova del suo ben noto impegno a favore dell’efficienza energetica e delle fonti rinnovabili. Spero che annuncerà che la Commissione quest’anno preparerà una proposta di direttiva sull’uso delle fonti energetiche rinnovabili a fini di riscaldamento e raffreddamento.

(Applausi)

 
  
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  Andris Piebalgs, Membro della Commissione. – (EN) Signor Presidente, ringrazio l’onorevole Rothe per il lavoro che ha svolto e per il suo forte impegno a favore delle energie rinnovabili. I miei servizi hanno già iniziato a redigere una valutazione dell’impatto di un’azione riguardante l’utilizzo di fonti rinnovabili per il riscaldamento e il raffreddamento di edifici. Non c’è alcun dubbio che l’esaustiva ed equilibrata relazione dell’onorevole Rothe sarà di grande aiuto alla Commissione nel definire la propria strategia in questo nuovo ambito.

La situazione energetica internazionale, la nostra forte dipendenza dalle importazioni e la lotta contro i cambiamenti climatici ci pongono di fronte all’urgente necessità di affrontare le questioni correlate con le energie rinnovabili. Come sapete, è intenzione della Commissione adottare l’8 marzo un Libro verde su una politica energetica sicura, sostenibile e competitiva. Qualsiasi cosa abbiate visto finora, non è il Libro verde. Il Libro verde sarà adottato l’8 marzo dall’intera Commissione e non ci saranno passi indietro rispetto agli obiettivi dell’efficienza energetica e delle energie rinnovabili. Il documento dimostrerà che tutte queste misure sono necessarie per garantire la sicurezza degli approvvigionamenti, per contrastare i cambiamenti climatici e per raggiungere gli obiettivi in campo ambientale, nonché per aumentare la competitività. Sarà nostro impegno trovare un approccio equilibrato, ma questo non significa fare passi indietro; ovviamente non è così che intendiamo presentare le nostre proposte. Ad ogni modo, avremo bisogno di ancora un po’ di tempo prima di completare il lavoro sul Libro verde.

Dal 1997 l’Unione europea è impegnata a raggiungere l’obiettivo del 12 per cento di energia rinnovabile entro il 2010; a tutt’oggi, però, abbiamo realizzato solo la metà di tale obiettivo. Se, da un canto, abbiamo già ora norme di legge che agevolano la produzione di energia elettrica con fonti energetiche rinnovabili e l’utilizzo dei biocarburanti, dall’altro canto manca ancora una strategia specifica per promuovere la produzione di riscaldamento e raffreddamento con fonti rinnovabili, che rappresenta il terzo pilastro del nostro programma per le energie rinnovabili. Senza un aumento sostanziale del ruolo delle energie rinnovabili nel settore del riscaldamento e del raffreddamento, non raggiungeremo l’obiettivo complessivo del 12 per cento di fonti rinnovabili entro il 2010.

Promuovere la produzione di riscaldamento e raffreddamento con le fonti rinnovabili contribuirà all’ottenimento di una serie di obiettivi importanti: ridurrà la nostra dipendenza energetica dall’esterno e l’emissione di gas a effetto serra, creerà un’industria energetica europea e favorirà l’occupazione locale. Inoltre, ci aiuterà a compiere progressi nell’ottica della strategia di Lisbona.

Vorrei ora rispondere ad alcuni dei quesiti sollevati nella relazione dell’onorevole Rothe. Penso anch’io che dovremmo compiere passi concreti per promuovere con maggiore vigore l’utilizzo delle energie rinnovabili per la produzione di riscaldamento e raffreddamento. Posso promettervi che ci impegneremo a fondo per riuscire a presentare una proposta legislativa quanto prima possibile e sicuramente entro la fine dell’anno, dato che è già prevista nel programma di lavoro del 2006. E’ però necessario adottare un approccio diverso da quello delle direttive precedenti, perché i problemi chiave sono dati dalla fiducia e dalle attitudini del mercato e non tanto dai costi.

Un altro punto decisivo è la sussidiarietà. Per loro natura, tutte queste energie sono decentralizzate e, di conseguenza, dovranno essere sfruttate a livello locale. Dobbiamo adeguare la nostra normativa in modo da tener conto di tale realtà.

In aggiunta allo strumento legislativo, sarebbe interessante valutare i progressi che si potrebbero compiere grazie alla standardizzazione. Sono certo che dovremmo creare le condizioni affinché l’industria possa sviluppare un mercato per questo tipo di attrezzature.

La relazione dell’onorevole Rothe contribuisce al raggiungimento degli obiettivi della politica energetica europea e la valuto con grande favore.

(Applausi)

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. SARYUSZ-WOLSKI
Vicepresidente

 
  
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  Lambert van Nistelrooij, a nome del gruppo PPE-DE. – (NL) Signor Presidente, Commissario Piebalgs, pur sapendo che il riscaldamento e il raffreddamento assorbono quasi la metà dei consumi energetici dell’Unione europea, non è stato fatto nulla per favorire un uso più efficiente dell’energia. Di fatto, questa direttiva è la pietra angolare della politica energetica europea. La relazione dell’onorevole Rothe, una relazione d’iniziativa del Parlamento, arriva quindi al momento opportuno.

Il gruppo del Partito popolare europeo (Democratici cristiani) e dei Democratici europei al Parlamento europeo ha votato a favore del raddoppio entro il 2020 dell’attuale quota delle fonti energetiche rinnovabili rispetto ai consumi energetici a fini di riscaldamento e raffreddamento. In molti casi, questo tipo di energia può essere prodotto in loco e la tecnologia necessaria a tal fine si è notevolmente evoluta, soprattutto nel campo dell’energia solare, eolica, idrica, geotermica e da biomassa.

Pur essendo avanti dal punto di vista delle competenze tecnologiche, l’Europa è invece indietro dal punto di vista della loro applicazione pratica. L’Europa deve assumere il ruolo di battistrada nell’innovazione e nella commercializzazione dei prodotti. Se il settore continuerà a crescere a questo ritmo, sarà possibile creare molti posti di lavoro. Basti pensare, per esempio, alla Germania, dove l’occupazione nel settore dell’energia è raddoppiata arrivando a circa 125 000 posti di lavoro nel periodo 1998-2002.

Per poter attuare questa politica, gli Stati membri devono definire obiettivi nazionali plausibili e realizzare un mix energetico nell’ambito delle loro possibilità. Il gruppo PPE-DE è contrario a una regolamentazione eccessiva e alla fissazione di obiettivi vincolanti in questo momento. Per ambizioso che possa sembrare, questo approccio è tuttavia soprattutto realistico, e proprio per tale motivo ci siamo espressi a favore di obiettivi nazionali effettivi uniti a finalità realizzabili.

Desidero infine chiedere al Commissario Piebalgs di utilizzare meglio le possibilità di sostegno finanziario previste dai Fondi strutturali per il periodo 2007-2013. Le linee guida forniscono buone opportunità, spetta però agli Stati membri decidere se sfruttarle o meno. Anche nella politica degli incentivi dobbiamo garantire che tali priorità siano in linea con i fondi disponibili a livello di Unione e di Stati membri. Questo mio è un invito appassionato di cui vorrei che lei tenesse conto.

 
  
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  Reino Paasilinna, a nome del gruppo PSE. – (FI) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, ringrazio l’onorevole Rothe. Condividiamo l’approccio da lei scelto e, ovviamente, la sua idea di una direttiva quadro.

Negli scorsi mesi abbiamo potuto constatare senz’ombra di dubbio quanto sia importante sviluppare fonti energetiche alternative e risparmiare energia. E’ vitale ridurre la dipendenza dell’Europa dalle importazioni di combustibili fossili e di energia una volta per tutte. Come potremo far fronte, nel 2030, a un tasso di dipendenza dalle importazioni pari al 70 per cento? Se non cambieremo questa situazione, il nostro futuro finirà in mani straniere.

Nell’Unione europea è necessario sostenere le nuove tecnologie e le innovazioni che utilizzano forme alternative di energia per la produzione di riscaldamento e raffreddamento. Queste innovazioni potrebbero ampliare in misura sostanziale la gamma delle nostre risorse energetiche. L’utilizzo della biomassa e di nuove tecnologie creerà nuovi posti di lavoro e nuove opportunità per le imprese, ed è quindi un fatto positivo anche da questo punto di vista. Sono lieto che la Commissione abbia da poco approvato il programma di lavoro che darà il via all’attuazione del programma dell’Europa per l’energia intelligente. Credo che il Parlamento darà il suo appoggio a questo provvedimento.

Nell’ambito del programma citato, su iniziativa dell’Unione sono state eseguite una serie di analisi SWOT, che mirano specificamente a promuovere la produzione di riscaldamento e raffreddamento mediante le fonti energetiche rinnovabili e le pompe di calore. Questa nuova tecnica si è già dimostrata utile per ridurre in modo significativo – fino a un terzo – il consumo elettrico a fini di riscaldamento e raffreddamento. Usando dispositivi di questo tipo, che possono essere assemblati e installati facilmente in qualsiasi parte di un edificio, è possibile risparmiare grandissime quantità di energia. Credo che sia meglio tagliare i consumi, che è altresì un utile orientamento di vita in linea generale.

Concludo qui il mio intervento, che, per quanto breve, tenevo in ogni caso a fare. Credo che ora il Commissario abbia udito ciò che volevamo dirgli.

(Applausi)

 
  
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  Lena Ek, a nome del gruppo ALDE. – (SV) Signor Presidente, inizierò riallacciandomi alle conclusioni di questa relazione d’iniziativa e invitando la Commissione a non rinviare ulteriormente la presentazione della proposta legislativa sulla quota delle energie rinnovabili utilizzate per la produzione di riscaldamento e raffreddamento. Il Parlamento è ampiamente favorevole a quelli che dovrebbero essere i contenuti della direttiva. Coerentemente con gli obiettivi stabiliti dalla Commissione nel 1997 nel suo Libro bianco per una strategia e un piano d’azione della Comunità “Energia per il futuro: le fonti energetiche rinnovabili”, siamo ansiosi di integrare le due direttive sulla promozione dell’uso delle risorse energetiche rinnovabili a fini di produzione di energia elettrica e nei trasporti con una terza direttiva riguardante il riscaldamento.

All’incirca la metà dei consumi energetici totali dell’Europa è destinata al riscaldamento. Alla luce degli attuali segnali d’allarme sui cambiamenti climatici e in considerazione della nostra forte dipendenza dalle importazioni di fonti energetiche tradizionali, che causano emissioni elevate di anidride carbonica, è estremamente importante che sfruttiamo l’enorme potenziale delle fonti energetiche rinnovabili disponibili in Europa, insieme con le nostre risorse di queste fonti. Possiamo trarre grandi benefici da un aumento della quota delle energie rinnovabili utilizzate a fini di riscaldamento e raffreddamento, e vorrei ora citarne alcuni. Potremo ridurre le emissioni di anidride carbonica e la nostra dipendenza dalle importazioni, nonché aumentare il grado di autosufficienza dell’Europa; potremo essere meno vulnerabili in caso di crisi energetiche in altre parti del mondo; inoltre, sostenendo le energie rinnovabili, potremo incentivare l’innovazione e lo sviluppo tecnologico in questo settore e, di conseguenza, favorire ulteriormente il consumo di energie più pulite e più efficienti. La possibilità di scegliere le fonti energetiche rinnovabili sulla base delle esigenze dei singoli Stati membri ci consentirà di contribuire allo sviluppo regionale. Inoltre, potremo creare molti posti di lavoro, dato che questo è uno dei settori in cui, di fatto, l’occupazione in Europa sta aumentando molto e che stiamo giustamente indirizzando verso una crescita sostenuta.

Questi sono le esigenze e i benefici possibili, però cosa dobbiamo fare per soddisfare le prime e ottenere i secondi? Credo che la fissazione di obiettivi nazionali vincolanti per la quota delle energie rinnovabili sia senz’altro un primo passo, ma credo anche che esso non basti. Mi auguro che la Commissione creerà le condizioni di base necessarie affinché le imprese siano incoraggiate a fare investimenti a lungo termine in tecnologie che consentiranno un maggiore utilizzo delle fonti energetiche rinnovabili. Lancio alla Commissione un invito in tal senso; inoltre, le esprimo l’auspicio e l’invito a fare ricerche fondamentali sulle risorse necessarie per scoprire e sviluppare le nuove tecnologie.

Desidero infine richiamare la vostra attenzione sulle soluzioni tecniche già disponibili che ci permettono di utilizzare in modo più efficiente l’energia necessaria per riscaldare gli edifici; mi riferisco al teleriscaldamento. Le soluzioni tecniche e la scelta delle fonti energetiche da utilizzare vanno di pari passo. Un teleriscaldamento moderno, tecnicamente avanzato è parte della soluzione e può anche essere collegato con quella che viene chiamata la produzione di energia elettrica mediante trigenerazione.

Questa relazione d’iniziativa dimostra in modo chiaro e inequivocabile ciò che il Parlamento si aspetta dalla proposta legislativa futura. Spero che la Commissione darà seguito immediato all’iniziativa, di modo che non perdiamo tempo per ottenere gli incentivi necessari per aumentare ancora di più la quota delle fonti energetiche rinnovabili utilizzate per riscaldare o raffreddare l’Europa.

Come disse Einstein, è necessario un modo di pensare completamente nuovo per risolvere i problemi che abbiamo causato con il modo di pensare vecchio. Il Parlamento ha compiuto importanti sforzi in questa direzione. Ora ci auguriamo che la Commissione porti a termine il lavoro.

 
  
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  Claude Turmes, a nome del gruppo Verts/ALE. – (DE) Signor Presidente, ho solo un minuto a disposizione, quindi sarò breve. La ringrazio molto, onorevole Rothe, instancabile lottatrice, per la sua ottima relazione. Vorrei citare un esempio delle grandi potenzialità esistenti in questo settore. Nell’Austria superiore si costruiscono ogni anno 1 500 case nuove; dieci anni fa, 1 200 di esse erano riscaldate con il gasolio. Sempre nell’Austria superiore, quest’anno solo sette case nuove sono state dotate di quel tipo di riscaldamento, mentre tutte le altre sfruttano la biomassa, il riscaldamento in rete o i pellet. Questo cambiamento ha permesso la creazione di posti di lavoro nella silvicoltura, nell’agricoltura e nel settore dell’installazione di impianti tecnici a livello locale, cosicché oggi i mercanti del petrolio si sono messi a vendere pellet.

E’ questa la strada che dobbiamo imboccare, o, in altri termini, dobbiamo adottare le buone pratiche che si sono affermate a livello locale e regionale per applicarle a livello europeo. Vorrei aggiungere che anche la Danimarca ha svolto un’opera esemplare in tale ottica, e oggi pomeriggio in quest’Aula noi voteremo perché si segua il suo esempio. Spetterà poi a voi mettervi al lavoro per completare l’opera.

Signor Commissario, voglio fare ancora un’osservazione sul tema del Libro verde. Se vogliamo convincere gli europei, esso deve contenere un capitolo intitolato “Conquistare i cuori degli europei, avanti con il rinnovamento!”. Questo è ciò che i cittadini d’Europa si aspettano da noi, e voi non dovreste deluderli.

(Applausi)

 
  
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  Vladimír Remek, a nome del gruppo GUE/NGL. – (CS) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, desidero anzi tutto affermare che considero la relazione un documento di buona qualità. Essa delinea in modo accurato la situazione attuale dell’utilizzo delle fonti energetiche rinnovabili a fini di riscaldamento e raffreddamento. D’altro canto, il Parlamento europeo ha ribadito spesso la necessità di incrementare lo sfruttamento delle fonti rinnovabili e ha adottato le decisioni e le raccomandazioni corrette, però con pochi risultati. Della necessità di usare le energie rinnovabili parlano di più i politici che coloro cui spetta concretamente prendere le decisioni a questo riguardo, cioè l’opinione pubblica. Ciò può essere dovuto, tra l’altro, al fatto che gli Stati membri non sono riusciti a creare le condizioni giuste per un maggiore utilizzo delle energie alternative e non hanno conquistato i cittadini a questa causa. Di conseguenza, come si osserva nella relazione, la Danimarca settentrionale sfrutta di più l’energia solare di quanto non faccia, ad esempio, l’Italia meridionale. Nelle raccomandazioni si sottolinea pertanto la grande importanza di informare e convincere i nostri concittadini, i quali però saranno disposti a lasciarsi coinvolgere veramente soltanto quando l’energia rinnovabile diventerà più vantaggiosa per loro. Il prezzo di questa energia è dunque un fattore rilevante e forma parte integrante delle condizioni favorevoli che devono essere create per incrementare l’uso delle fonti rinnovabili. In proposito vale la pena citare a titolo d’esempio un caso avvenuto nella Repubblica ceca che non tocca direttamente le energie rinnovabili ma che è comunque molto istruttivo in questo contesto. Quando fu lanciato l’appello a utilizzare il gas metano come combustibile da riscaldamento, perché meno inquinante, vi fu un’immediata risposta non solo da parte dei singoli ma anche da parte delle autorità locali e municipali, che confrontarono i costi del metano con quelli degli altri combustibili e, grazie anche a varie forme di incentivi, lo adottarono. Ora, però, dopo i ripetuti e forti aumenti del prezzo del gas, quelle stesse persone stanno ritornando in gran numero a tipi di combustibile che sono molto nocivi per l’ambiente, come il carbone a buon mercato e di scarsa qualità, nonché all’inefficiente combustione non solo di legno ma anche di materiale plastico e pneumatici in impianti di riscaldamento locali. In breve, il gas è diventato troppo costoso per loro. E’ quindi altrettanto importante sia creare le condizioni giuste sia prendere decisioni delicate, per poter utilizzare tutte le componenti del mix energetico e per favorire le misure di risparmio energetico. Altrimenti potremmo ritrovarci a seguire l’esempio della falena che, nel desiderio di avvicinarsi quanto più possibile alla luce e al calore, spesso va incontro alla morte.

 
  
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  Leopold Józef Rutowicz (NI).(PL) Signor Presidente, ringrazio l’onorevole Rothe per la relazione che ci ha presentato. I temi del riscaldamento, del raffreddamento e dell’utilizzo delle energie rinnovabili fanno parte della più ampia questione concernente la sicurezza dell’approvvigionamento energetico dell’Unione europea. Risparmiare energia significa molto di più che proteggere l’ambiente, significa anche fare qualcosa di molto rilevante per l’economia, che è peraltro collegato con lo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili.

L’importanza di questo problema è stata evidenziata dai recenti casi di terrorismo energetico. Mi riferisco all’aumento del costo dei combustibili, che ha implicazioni negative per la situazione finanziaria delle imprese e per le condizioni di vita dei cittadini. In merito vorrei citare tre motivi di preoccupazione.

Primo: fissare il 2020 come scadenza per la messa in pratica di programmi di risparmio energetico dà l’idea di un approccio statico a questa sfida, un approccio che non tiene conto delle attività in atto sul mercato globale ed equivale pertanto a inerzia.

Secondo: si dovrebbero applicare agevolazioni fiscali e aliquote IVA più basse a tutte le attività che comportano l’uso, lo sfruttamento e la creazione di nuove fonti di energia rinnovabile.

Terzo: occorre favorire l’utilizzo di terreni agricoli attualmente improduttivi per la produzione di biomassa e combustibili sostenibili. E’ qui che entra in gioco la regolamentazione della produzione agricola nell’Unione europea, insieme con la mancanza di sussidi adeguati per la produzione di ortaggi e frutta, in particolare di frutti di bosco.

La superficie dei terreni improduttivi è destinata a crescere, determinando così un aumento della povertà e della disoccupazione nelle zone rurali. Un rapido sviluppo della produzione di biomassa e dei combustibili che ho citato farà aumentare l’occupazione e renderà più sicuro l’approvvigionamento energetico dei nostri paesi.

 
  
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  Jan Březina (PPE-DE).(CS) Signor Presidente, signor Commissario, il riscaldamento e il raffreddamento assorbono il 49 per cento di tutta l’energia consumata sul nostro continente. Ritengo che una riduzione delle emissioni di anidride carbonica debba essere prevista in qualsiasi programma energetico responsabile. Credo fermamente che, insieme con le centrali nucleari, che servono principalmente per la produzione di elettricità, sarà soprattutto l’utilizzo delle energie rinnovabili a fini di riscaldamento e raffreddamento che ci permetterà in futuro di abbassare i livelli di emissione di anidride carbonica. Quanto meno ricorriamo ai combustibili fossili per questi scopi, tanto meglio sarà, e non soltanto dal punto di vista del cambiamento climatico globale bensì anche dal punto di vista della riduzione della nostra dipendenza dalle importazioni di energia da paesi extraeuropei. L’uso delle fonti energetiche rinnovabili ha un forte impatto positivo anche sull’economia delle zone rurali, che sono il luogo in cui saranno localizzati i nuovi impianti di produzione di energia, che porteranno anche nuovi posti di lavoro.

La relazione di cui ci stiamo occupando, che la relatrice ha preparato sulla base di analisi e discussioni dettagliate, presenta tutta una serie di misure strategiche che devono essere attuate se vogliamo superare gli ostacoli che impediscono un maggiore sfruttamento delle risorse rinnovabili. Parlando in qualità di deputato al Parlamento europeo proveniente dalla Repubblica ceca, devo tuttavia affermare che la posizione di queste fonti energetiche sul mercato si è indebolita dopo l’adesione all’Unione europea perché, ad esempio, l’applicazione obbligatoria di un’aliquota IVA più elevata a brichette e pellet di biomassa ha causato una forte diminuzione delle vendite, e ciò in un mercato che stava dando promettenti segnali di sviluppo. Tutti i nuovi Stati membri si trovano in questa situazione. E’ paradossale che l’Austria e la Germania, paesi nostri confinanti, prevedano eccezioni che permettono di applicare a questi prodotti aliquote IVA più basse. Si è venuta così a creare una situazione in cui l’intera produzione ceca di brichette e pellet di biomassa viene esportata in quei paesi, mentre, allo stesso tempo, il nostro mercato interno registra un aumento dei costi dell’energia e la gente, invece di passare alle energie rinnovabili, si sta rivolgendo a fonti energetiche più a buon mercato, che nel nostro caso sono spesso rappresentate dalla lignite di bassa qualità.

Pertanto appoggio vigorosamente l’invito della Commissione e del Consiglio a rivedere la sesta direttiva del Consiglio, per consentire l’imposizione alle energie rinnovabili di aliquote IVA più basse – una misura che possiamo e dobbiamo decidere a livello europeo. Approvo la relazione e ringrazio la sua autrice per l’ottimo lavoro che ha svolto. Vorrei aggiungere ancora che la relazione indica una strada promettente che la Commissione e i singoli Stati membri dovrebbero seguire.

 
  
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  Andres Tarand (PSE).(ET) Signor Presidente, voglio ribadire che la relazione dell’onorevole Mechtild Rothe merita ogni apprezzamento, soprattutto perché stabilisce obblighi vincolanti a carico degli Stati membri riguardo all’uso delle energie rinnovabili.

Come sappiamo, attualmente il mercato dell’energia dell’Unione europea è gravemente distorto. Le cause di tale situazione sono, inter alia, la disomogeneità dei sussidi e il fatto che i sussidi per i combustibili fossili (carbone, lignite, olio di scisto) e per l’energia nucleare sono notevolmente superiori a quelli per le energie rinnovabili. In molti Stati membri, questa situazione è stata causata dalla posizione monopolistica delle centrali che utilizzano combustibili fossili. Essa, inoltre, è stata il principale ostacolo all’elaborazione di una politica energetica comune nell’Unione europea.

Al momento attuale, vista l’insufficiente affidabilità del nostro approvvigionamento energetico dall’estero, possiamo solo sperare che la lezione impartita dalla Russia all’Europa all’inizio di quest’anno funga da ulteriore stimolo allo sviluppo delle energie rinnovabili nell’Unione europea, e che una maggiore collaborazione tra gli Stati membri ci induca a elaborare effettivamente una politica energetica comune per l’Europa.

 
  
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  Patrizia Toia (ALDE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo in sostituzione della collega Fiona Hall, che questa mattina è assente a causa di un impegno improrogabile con il Commissario Mandelson. Desidero ringraziare l’onorevole Hall per il prezioso lavoro svolto su questa risoluzione, al pari degli altri relatori ombra, e la relatrice la quale, con un intelligente lavoro di mediazione e di confronto, ha portato a un testo largamente condiviso in questo Parlamento.

L’obiettivo che il Parlamento europeo si prefigge con questa risoluzione è, a mio giudizio, ambizioso. In primo luogo, esso è ambizioso nel metodo perché, attraverso la procedura ex articolo 39, il Parlamento assume un ruolo attivo e chiede alla Commissione di presentare un atto legislativo che è importante per colmare un vuoto, per mettere quel tassello mancante nell’impianto del quadro legislativo e giuridico, che consenta di compiere un passo avanti significativo verso l’utilizzo delle energie rinnovabili, in particolare per il settore del riscaldamento e del raffreddamento.

Credo che tutti abbiano una reazione immediata nell’apprendere che il 50 per cento del fabbisogno energetico in Europa è utilizzato per il riscaldamento. Ciò evidenzia la chiara necessità di un provvedimento legislativo, senza il quale il settore non può crescere, che è stata riconosciuta anche dalla Commissione nella sua relazione sull’efficienza energetica. Inoltre, è necessario anche dare certezza al settore. Senza la certezza di una possibile crescita non ci saranno investimenti, non ci sarà ricerca, non ci sarà insomma quella concentrazione di risorse e di energie che permetteranno di far fare un salto di qualità al settore.

In secondo luogo, l’obiettivo del Parlamento è importante e ambizioso anche per quanto riguarda la fissazione del termine del 2020. Forse qualcuno può considerare questo termine poco coraggioso e limitato, mentre io credo che dobbiamo considerarlo come un traguardo da superare.

Signor Commissario, onorevoli colleghi, quando facciamo riferimento a una percentuale superiore al 20 per cento, auspichiamo che si arrivi a una percentuale significativa, superiore al doppio della quota attuale di fonti energetiche rinnovabili.

In conclusione, credo che l’impegno del Parlamento e anche di alcuni colleghi – vedo che è qui presente Vittorio Prodi per il tema delle biomasse – sia evidente. Noi chiediamo che anche la Commissione e in seguito gli Stati membri nell’applicare la direttiva svolgano un lavoro serio e significativo, al fine di ridurre quella dipendenza energetica che potrebbe segnare fortemente anche il nostro futuro di crescita e di sviluppo.

 
  
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  Peter Liese (PPE-DE).(DE) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, nelle settimane e nei mesi scorsi la sicurezza dell’approvvigionamento energetico è stata un tema di grande attualità, e abbiamo molto da fare se vogliamo risolvere questo problema. Credo tuttavia che anche la questione dell’uso delle energie rinnovabili a fini di riscaldamento debba diventare un tema di grande attualità. Perché? Perché il loro potenziale è particolarmente rilevante. Secondo l’associazione delle imprese operanti in questo campo nel mio paese, la Germania, che è quello che conosco meglio, saremo in grado di decuplicare, entro dieci anni, la quota degli impianti di nuova installazione alimentati da energie rinnovabili, portandola dall’8 all’80 per cento. Ciò significa decuplicare i nuovi impianti, non la quota di energia consumata in generale. A fare tali affermazioni non è Greenpeace bensì un’associazione di industriali. Lo sfruttamento delle energie rinnovabili a fini di riscaldamento è più economico rispetto all’uso di altre fonti energetiche, come l’energia solare o le cellule fotovoltaiche, tanto che spesso i prezzi di queste fonti energetiche sono in rapporto di 1 a 45. Abbiamo quindi dato meno aiuti alle risorse con le maggiori potenzialità: una situazione che va cambiata.

Credo inoltre che questo problema non abbia una mera rilevanza nazionale bensì abbia anche una portata europea, dato che il motivo per cui il riscaldamento e il raffreddamento per mezzo delle energie rinnovabili non fanno ancora parte della nostra vita quotidiana non ha nulla a che fare con la complessità della tecnologia in generale. Ciò che occorre fare è invece produrre gli impianti in maggiori quantità, al fine di raggiungere una massa critica alla quale gli impianti diventano economicamente più convenienti per il consumatore finale. E ovviamente sarà più facile raggiungere tale massa critica a livello europeo che a livello di singolo paese.

Non credo che l’approvazione da parte mia della relazione Rothe sia in qualche modo in contraddizione con il fatto che il mio partito e io siamo favorevoli all’energia nucleare. Ritengo che ci sia bisogno sia delle energie rinnovabili sia dell’energia nucleare. Bisogna farla finita con questa falsa antitesi, la quale va depennata anche dal Libro verde, ed è proprio per questo motivo che condivido anche quanto è stato detto riguardo a quel documento. Ciò che ci serve – e ci serve con urgenza – è una proposta concreta dalla Commissione. Sono grato al Commissario Piebalgs per aver annunciato che una simile proposta arriverà entro il 2006; potremo così finalmente risparmiare le somme miliardarie che i consumatori europei sono costretti a spendere per importare energia e le potremo investire in qualcosa di più costruttivo.

 
  
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  Vladimír Maňka (PSE).(SK) Desidero ringraziare l’onorevole Rothe per la sua eccellente relazione. Solo poche regioni europee hanno definito e attuato con successo strategie per la generazione di energia grazie a fonti rinnovabili. Le differenze di sviluppo non derivano da differenze di opportunità bensì dalle agende politiche. L’unico modo per compiere progressi è quello di stabilire gli obiettivi principali di comune accordo – e ribadisco “di comune accordo” – nonché di monitorarne la realizzazione.

Voglio sottolineare che è fondamentale dare incentivi agli investitori che intendono impegnarsi nel settore delle energie rinnovabili. Uno degli incentivi proposti, citato anche dal collega Březina, consiste nell’imporre aliquote IVA più basse. Si tratta di un incentivo valido, però va anche detto che esso non servirebbe a motivare i paesi con tassazione ad aliquota fissa. Credo peraltro che l’Europa del futuro non debba andare in direzione di questo genere di tassazione; inoltre, dobbiamo tener conto del fatto che i paesi che la hanno già introdotta non vi rinunceranno facilmente.

Concluderò proponendovi un esempio. La città di cui sono stato sindaco negli ultimi sette anni ricava il 15 per cento del suo fabbisogno energetico da fonti rinnovabili. Voglio esprimere qui la mia gratitudine per il fatto che, grazie anche ai Fondi strutturali, tale quota salirà al 50 per cento entro i prossimi due anni.

 
  
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  Alejo Vidal-Quadras Roca (PPE-DE).(ES) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, i recenti tagli alle forniture di gas in Ucraina ci hanno posti di fronte a un problema al quale, forse, non avevamo dato l’importanza che merita.

Inoltre, nelle scorse settimane il prezzo di un barile di greggio oscillava tra 60 e 65 dollari – un valore inimmaginabile ancora pochi anni fa.

Se a tutto ciò aggiungiamo l’instabilità della situazione mediorientale, la conclusione è evidente: l’Unione europea deve agire con urgenza. Non possiamo continuare a considerare con compiacenza la nostra dipendenza dalle fonti energetiche straniere. Dobbiamo agire con intelligenza e decisione, perché non c’è tempo da perdere.

Non dubito che le iniziative annunciate dal Commissario avranno importanti conseguenze positive sul futuro dell’Unione, però non possiamo dimenticare le norme che sono già entrate in vigore e che alcuni Stati membri non hanno ancora recepito nelle rispettive legislazioni nazionali con il rigore necessario.

E’ fuor di ogni dubbio che gli attuali prezzi del petrolio costituiscono un dato di riferimento per la fissazione della soglia di fattibilità delle tecnologie sostitutive e creano le condizioni perché le fonti energetiche rinnovabili diventino economicamente competitive, grazie anche agli aiuti pubblici, da concedere in conformità delle norme sugli aiuti di Stato.

Come correttamente diagnosticato dal Commissario, l’osservanza della direttiva sulle fonti energetiche rinnovabili si sta rivelando difficile. La biomassa deve avere un ruolo fondamentale, dato che in questo momento le sue potenzialità non vengono sfruttate adeguatamente. La direttiva sull’efficienza energetica negli edifici contiene già determinate disposizioni sull’utilizzo della biomassa a fini di riscaldamento, disposizioni che vanno ulteriormente rafforzate.

Noi riteniamo che una nuova direttiva sul riscaldamento e il raffreddamento che tenga conto dell’eccellente relazione dell’onorevole Rothe, e quindi delle fonti energetiche rinnovabili, debba stabilire obiettivi tanto ambiziosi quanto realistici: linee guida chiare per i meccanismi di finanziamento e un ruolo esemplare per il settore pubblico.

Siamo certi che la Commissione saprà ancora una volta dare una risposta a tali aspettative.

 
  
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  Justas Vincas Paleckis (PSE).(LT) Mi congratulo con la relatrice, onorevole Rothe, e con la commissione per l’industria, la ricerca e l’energia. Questa iniziativa incoraggerà gli Stati dell’Unione europea a ricorrere alle fonti energetiche rinnovabili a fini di riscaldamento e raffreddamento e a mettere a disposizione incentivi economici a tal fine.

Quando si parla degli standard dell’efficienza energetica negli edifici, vale la pena sottolineare un problema che è comune alla Lituania, a tutti i paesi baltici e ad alcuni degli altri nuovi Stati membri dell’Unione europea. Gran parte della popolazione urbana di questi paesi vive in condomini di scarsa qualità, costruiti 20 o 40 anni fa, se non prima, nei quali l’isolamento è scarso, il riscaldamento è regolato da una caldaia centralizzata e gli abitanti non hanno modo di selezionare la temperatura che preferiscono. Sia i governi nazionali che la Commissione europea dovrebbero riservare a questo problema maggiore attenzione. I finanziamenti dell’Unione e dei Fondi strutturali dovrebbero essere impiegati per rinnovare quegli edifici, al fine di garantire un riscaldamento efficiente degli appartamenti. La Commissione potrebbe raccogliere i migliori esempi di rinnovamento di edifici di questo tipo e sottoporli ai governi nazionali, per aiutarli a decidere se procedere al loro rinnovo o alla loro demolizione.

 
  
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  Den Dover (PPE-DE).(EN) Signor Presidente, desidero prima di tutto congratularmi con la relatrice per la grande chiarezza che caratterizza la sua relazione, in particolare il capitolo della motivazione, arricchito da illustrazioni. Trovo che sia un’ottima idea e mi auguro possa ripetersi in altre relazioni.

Intervengo in qualità di presidente del Forum for Construction presso il Parlamento europeo. Non posso sottolineare abbastanza la necessità di un adeguato isolamento degli edifici nonché, come testé osservato dal collega, la necessità di porre fine allo spreco di energia negli enormi casermoni tipici dei paesi dell’Europa orientale che ora fanno parte dell’Unione europea. Si tratta di una necessità assolutamente urgente per quei paesi.

A nome del Regno Unito mi scuso per il fatto che il mio paese non è stato in grado di tenere il passo di altri nell’adozione di misure in materia di energie rinnovabili, riscaldamento e raffreddamento. Sono certo che entro pochi anni potremo recuperare il tempo perduto.

Condivido appieno l’affermazione della relatrice secondo cui c’è bisogno di schemi nazionali di sostegno. L’onorevole Rothe ha evidenziato il fatto che gli Stati membri possono usare tali schemi in linea di massima, conformemente al principio di sussidiarietà, e ha precisato che qualsiasi forma di sostegno dovrebbe essere limitata nel tempo e gradualmente ridotta: non potrei essere più d’accordo con lei. La relatrice aggiunge, poi, che si dovrebbero prevedere meccanismi di incentivazione per raggiungere un alto livello di penetrazione del mercato e, infine, che va incoraggiata la realizzazione di reti associate di riscaldamento e raffreddamento.

Questa relazione merita di essere approvata sia dall’industria sia dal Parlamento europeo e garantirà la sicurezza delle forniture energetiche future.

 
  
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  Bernadette Bourzai (PSE).(FR) Signor Presidente, onorevoli colleghi, desidero anzi tutto complimentarmi con l’onorevole Rothe per la sua eccellente relazione d’iniziativa, che invita chiaramente la Commissione europea a redigere entro il luglio 2006 una proposta legislativa sull’aumento della quota delle fonti energetiche rinnovabili utilizzate per la produzione di riscaldamento e raffreddamento. Le reti di riscaldamento e raffreddamento e la biomassa, soprattutto quella ricavata dal legno, costituiscono sbocchi importanti per l’industria del legno, sono perfettamente coerenti con una strategia forestale sostenibile dell’Unione e possono sostenere gli sforzi europei mirati a uno sviluppo sostenibile, in particolare l’obiettivo di innalzare al 12 per cento entro il 2010 la quota del fabbisogno energetico coperta da fonti rinnovabili. Attualmente, però, non c’è una normativa che regolamenti l’utilizzo delle energie rinnovabili a fini di riscaldamento e raffreddamento; è necessario colmare questa lacuna a seguito della pubblicazione, lo scorso 7 dicembre, del piano d’azione per la biomassa della Commissione europea.

Vorrei sottolineare tre punti che reputo importanti. Primo: il 28 gennaio il Consiglio ECOFIN ha raggiunto un accordo politico per prorogare al 2010 la riduzione sperimentale dell’aliquota IVA sui servizi ad alta intensità di lavoro. L’importante novità per la questione di cui ci stiamo occupando è costituita dall’inserimento del teleriscaldamento nell’opzione prevista dall’articolo 12, comma 3, lettera b della sesta direttiva sull’IVA, nello stesso capitolo concernente le forniture di gas metano ed elettricità. Gli Stati membri possono pertanto porre fine alla disparità di tassazione tra, da un lato, le forniture di energia a fini di riscaldamento e le adesioni a reti di riscaldamento e raffreddamento che utilizzano energie rinnovabili e, dall’altro, le forniture di gas metano ed elettricità.

Condivido appieno le raccomandazioni della relatrice sul ricorso ai Fondi strutturali, ai Fondi di coesione e al Fondo agricolo europeo per lo sviluppo rurale.

 
  
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  Romana Jordan Cizelj (PPE-DE).(SL) Promuovere lo sfruttamento delle fonti energetiche rinnovabili significa dare immediata attuazione agli obiettivi della strategia di Lisbona; in questo modo, infatti, si porta alla luce il problema centrale della tutela dell’ambiente e si incoraggiano l’innovazione e la creazione delle infrastrutture atte a favorire la competitività e la crescita autonoma dell’Europa.

Le fonti energetiche rinnovabili sono la ricchezza naturale dell’Unione europea poiché riducono la nostra dipendenza dalle importazioni e migliorano l’ambiente. Allo stesso tempo, il loro utilizzo favorisce la diversificazione delle fonti energetiche e accresce l’affidabilità dell’approvvigionamento energetico. Dobbiamo sfruttarle non solo per produrre elettricità ma anche per riscaldare e raffreddare gli edifici, dato che l’energia usata a questi due scopi rappresenta più del 40 per cento di tutti i consumi energetici in Europa.

Da un recente sondaggio di Eurobarometro è emerso che i cittadini sono favorevoli a una politica energetica comune. Per tale motivo, l’Europa deve anche definire con chiarezza linee guida e incentivi nel settore del riscaldamento e del raffreddamento. Dobbiamo porci un obiettivo comune, lasciando però agli Stati membri il compito di stabilire i rispettivi obiettivi nazionali, che dovrebbero essere razionali e vincolanti. Gli obiettivi vanno fissati in relazione alle peculiarità naturali dei singoli Stati, considerato che, ad esempio, le condizioni per lo sfruttamento dell’energia solare o della biomassa differiscono da paese a paese.

Invero, proprio in riferimento alla biomassa dovremmo essere particolarmente prudenti nel promuoverne lo sfruttamento. La biomassa è, tra l’altro, un materiale grezzo dell’industria di lavorazione del legno che contribuisce in misura notevole all’occupazione e alla creazione di valore aggiunto. Utilizzando il legno come materiale naturale, si consuma meno energia per ottenere il prodotto finale mentre, allo stesso tempo, si riducono le emissioni di gas a effetto serra e il legno trattiene l’anidride carbonica accumulatasi nell’albero nel corso degli anni.

Concludo sottolineando che è prudente utilizzare a fini di produzione energetica soltanto i residui di legno non riciclabili, mentre il resto può essere processato per produrre materiali grezzi di grande utilità. Occorre quindi elaborare una politica energetica comune anche a questo riguardo.

 
  
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  Péter Olajos (PPE-DE).(HU) L’Europa è il principale importatore di energia al mondo. Ma il prezzo dell’energia importata sta crescendo e le importazioni avvengono da regioni politicamente ed economicamente instabili. Questa situazione ci costringe a ridurre e, se possibile, a eliminare la nostra dipendenza dalle importazioni di energia e quindi la nostra vulnerabilità. A tal fine dobbiamo non solo razionalizzare e rendere più efficienti i nostri consumi energetici, ma anche potenziare lo sfruttamento delle fonti energetiche rinnovabili disponibili in Europa.

I passi che l’Unione europea ha compiuto in tale direzione nello scorso decennio hanno dato buoni frutti: nel settore dell’energia eolica, l’Unione ha raggiunto già alla fine dello scorso anno l’obiettivo fissato per il 2010, gli impianti che sfruttano la biomassa si stanno diffondendo a grande velocità e i biocarburanti stanno conquistando terreno ovunque. Qual è il segreto di questi successi? Sono convinto che il segreto stia principalmente nelle norme dell’Unione europea e negli standard obbligatori stabiliti qui, dal Parlamento europeo. Personalmente sono contrario a un eccesso di normazione, però sarebbe difficile negare che i limiti di legge imposti dall’Unione europea e gli obiettivi che abbiamo fissato di comune accordo sono strumenti efficaci per spingere gli Stati membri ad andare avanti su questa strada. Il riscaldamento e il raffreddamento degli edifici assorbe attualmente il 40 per cento dei nostri consumi energetici. In media, le energie rinnovabili sono utilizzate nel 10 per cento delle case europee, però questa quota va ascritta soltanto agli ottimi risultati di pochi paesi, quali Austria, Germania, Grecia, eccetera. Altri paesi, invece, tra cui il mio, praticamente non usano affatto le energie rinnovabili, non agevolano gli investimenti in questo campo e non hanno programmi governativi – anzi, stanno frapponendo ostacoli di carattere amministrativo.

Dobbiamo regolamentare questo settore a livello europeo, perché dobbiamo creare le condizioni che ci consentono di ridurre in modo efficiente e a costi relativamente bassi l’utilizzo dei combustibili fossili nelle case, le emissioni di gas a effetto serra e la nostra dipendenza energetica. Per questi motivi sono favorevole all’emanazione di una direttiva che affronti tale questione.

 
  
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  Paul Rübig (PPE-DE).(DE) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, desidero prima di tutto ringraziare l’onorevole Rothe per il suo convinto impegno a favore delle energie rinnovabili, nonché l’onorevole Turmes per aver lodato così calorosamente il Land da cui provengo per l’ottimo esempio che sta dando nel campo delle energie rinnovabili o, meglio, nell’intero settore economico, dato che ciò che ci interessa è, molto semplicemente, avere una produzione di energia a basso costo, sicura e pulita. Queste tre caratteristiche vanno sempre considerate nel contesto complessivo.

Il motto “Pensa globalmente, agisci localmente” vale anche in questo ambito. Dobbiamo avere sempre ben presente la situazione globale e contemporaneamente concentrarci sulle modalità di attuazione pratica delle misure. Quando rilasciano licenze edilizie o permessi di sfruttamento di terreni, le autorità dovrebbero dare la priorità alle installazioni che sfruttano le energie rinnovabili e che, quindi, contribuiscono al raggiungimento degli obiettivi di Kyoto. Ritengo che occorra dare assoluta priorità alla proposta secondo cui la decisione deve essere adottata entro il termine di due mesi dalla presentazione della relativa domanda, perché il tempo stringe e dobbiamo anche invertire l’onere della prova per i casi in cui le autorità respingono un progetto.

E’ necessario altresì che i progetti abbiano un ritorno in termini di investimento, e in proposito possiamo ricorrere a un’ampia gamma di possibilità. Ritengo che i servizi energetici posseggano un enorme potenziale di sviluppo futuro per le piccole e medie imprese. Alcuni dei colleghi intervenuti in precedenza hanno sottolineato, in riferimento alla direttiva sui servizi che adotteremo questa settimana, l’assoluta novità delle sfide che le forniture energetiche transfrontaliere rappresentano per tutti gli Stati membri dell’Unione, nonché la necessità di adottare in questo campo procedure semplificate. E’ inoltre prioritario che la burocrazia la smetta di frapporre ostacoli.

Ciò che conta, alla fin fine, è sfruttare le risorse nazionali e favorire la creazione di circuiti locali. Questo è il nostro obiettivo, che vogliamo raggiungere insieme con la Commissione.

(Applausi)

 
  
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  Herbert Reul (PPE-DE).(DE) Signor Presidente, il Parlamento ha discusso molto spesso delle questioni che dobbiamo affrontare in riferimento alla tematica dell’energia: abbiamo parlato del tempo di esaurimento delle risorse, della domanda naturale delle risorse – che è limitata – e anche della domanda addizionale proveniente dai paesi più grandi dove il settore industriale è in espansione. Da gennaio a oggi abbiamo discusso della nostra dipendenza da singoli fornitori e abbiamo constatato la necessità di agire a tale riguardo. E’ giusto, quindi, che ci chiediamo anche come possiamo sviluppare capacità nuove e aggiuntive da utilizzare a fini di riscaldamento e raffreddamento. Si tratta di un compito giusto e vitale, e sono grato anche per i numerosi emendamenti che sono stati accolti e inseriti nella relazione.

La mia preoccupazione è che, nel porci l’obiettivo giusto, che è quello di tagliare i consumi e di sfruttare fonti energetiche nuove e rinnovabili, ci chiudiamo in una visione ristretta del problema, nell’idea che quella indicata sia l’unica strada giusta da percorrere, l’unica giustificabile in termini razionali e l’unica via di salvezza.

Nutro diffidenza nei confronti di approcci che danno alla gente la sensazione che basti fare una cosa sola per risolvere tutti i nostri problemi. Quanto detto poco fa dall’onorevole Turmes andava proprio in tale direzione. D’altro canto sono fermamente convinto, e sono d’accordo con i colleghi che lo hanno affermato, che questa è un’opzione aggiuntiva, un’opzione di cui dobbiamo certamente approfittare, la quale però non ci esime dal cercare risposte ad altri interrogativi concernenti, ad esempio, la gestione dell’energia nucleare o uno sfruttamento meno inquinante dei combustibili fossili che abbiamo già a disposizione.

Inoltre, nutro dubbi sul metodo che dovremmo adottare o sugli strumenti cui dovremmo ricorrere, il che mi porta alla questione delle norme future, dato che sorge spontanea la domanda – ed è una domanda pressante – se abbiamo imboccato la strada giusta nel momento in cui presupponiamo che l’unico modo per risolvere problemi politici sia quello di inventarsi norme nuove o di farle adottare dal Parlamento, per poi rilassarci e dirci tranquillamente che abbiamo fatto tutto il necessario. Le direttive che impongono nuovi oneri a carico degli Stati membri non sono la risposta giusta.

Stamattina il Commissario ci ha detto che nel solo settore dell’energia sono state approvate 42 direttive, 22 delle quali riguardano l’efficienza energetica. A dispetto di queste cifre, noi non possiamo dirci soddisfatti e affermiamo che non stiamo andando avanti con sufficiente speditezza. In sintesi, quello che dobbiamo fare d’ora in avanti è promuovere tecnologie e parametri nuovi, nonché definire standard e indicatori, di modo che coloro cui spetta prendere la decisione definitiva se imboccare o meno una strada nuova siano in grado di fare raffronti e di valutare opportunità e vantaggi.

I sogni non bastano; ciò che serve sono obiettivi ambiziosi ma nel contempo realistici, differenziati da paese a paese e commisurati ai diversi ambienti naturali e ai diversi mercati. Per questo motivo, le risposte preconfezionate non servono a nulla.

 
  
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  Andris Piebalgs, Membro della Commissione. – (EN) Signor Presidente, la ringrazio per questa interessantissima discussione e rinnovo i miei ringraziamenti alla relatrice, onorevole Rothe, e a tutti i relatori ombra per il lavoro svolto. So con quanta passione tutti voi vi occupiate di questa tematica, e quella discussa oggi non è assolutamente l’unica soluzione a nostra disposizione per risolvere i problemi nel settore dell’energia. Apprezzo tantissimo la relazione e il voto della commissione per l’industria, la ricerca e l’energia e la discussione odierna hanno dimostrato il forte e convinto sostegno alle idee in essa contenute.

Credo che la Commissione europea abbia già compiuto passi sostanziali in questa direzione. Nel piano d’azione per la biomassa, del dicembre 2005, la Commissione annunciava che avrebbe promosso un’iniziativa sull’utilizzo delle fonti energetiche rinnovabili a fini di riscaldamento e raffreddamento. Nel contempo, però, come osservato da alcuni deputati, ci stiamo occupando anche di migliorare la legislazione e di approvare norme che possano essere attuate in modo adeguato e rispettoso del principio di sussidiarietà. Per tale motivo ho chiesto ai miei servizi di redigere una valutazione d’impatto; in una fase più avanzata della discussione, infatti, sarà molto importante anche orientare la proposta sulla base di una corretta valutazione dei suoi effetti. Alla luce di tale valutazione deciderò poi in merito agli sviluppi futuri di questa importante materia.

Ma vi posso dire anche che la Commissione verrà incontro alle vostre aspettative, di cui ha parlato l’onorevole Vidal-Quadras Roca, e che stiamo lavorando non solo in tal senso ma anche sull’applicazione delle norme. Oggi ho il piacere di informare la commissione per l’industria esattamente su quanto stiamo facendo in questo campo: abbiamo adottato il piano d’azione per la biomassa che ho già citato e recentemente abbiamo approvato la comunicazione sui biocarburanti. Ciò dimostra che la Commissione è seriamente impegnata a realizzare una maggiore penetrazione del mercato delle energie rinnovabili nel quadro di un mix energetico europeo.

Vi ringrazio per il grande interesse con cui avete partecipato a questa discussione e mi auguro di potervi presentare una proposta legislativa entro la fine dell’anno.

 
  
  

(La seduta, sospesa alle 11.55, riprende alle 12.05).

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. McMILLAN-SCOTT
Vicepresidente

 
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