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RC-B6-0292/2007

Discussioni :

PV 12/07/2007 - 11.2
CRE 12/07/2007 - 11.2

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PV 12/07/2007 - 13.2
CRE 12/07/2007 - 13.2

Testi approvati :


Resoconto integrale delle discussioni
Giovedì 12 luglio 2007 - Strasburgo Edizione GU

11.2. Violazione dei diritti umani in Transnistria (Moldavia)
PV
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  Presidente. – L’ordine del giorno reca la discussione su sei proposte di risoluzione relative alla violazione dei diritti umani in Transnistria (Moldavia).

 
  
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  Marios Matsakis (ALDE), autore. – (EN) Signor Presidente, la Moldavia e in particolare la regione della Transnistria sono state oggetto di precedenti risoluzioni del nostro Parlamento. Dopo il conflitto del 1992 in Moldavia, sfociato nell’avvento di un regime separatista e illegittimo nella regione della Transnistria, numerose e gravi violazioni dei diritti umani hanno colpito i cittadini della Moldavia. Tali violazioni, che continuano a verificarsi ancor oggi, vanno da pesanti limitazioni della libertà di parola agli arresti arbitrari, alla detenzione e all’uso della tortura contro gli oppositori politici e gli attivisti dei diritti umani.

Gli appelli elevati dalla comunità internazionale in difesa dei diritti umani dei cittadini moldavi abitanti in Transnistria sono stati in larga misura ignorati. Persino le sentenze emesse dalla Corte europea dei diritti dell’uomo contro la Moldavia e la Federazione russa sua alleata, in merito alle violazioni commesse in Transnistria, sono state del tutto ignorate dal regime separatista della Transnistria.

Condanniamo severamente la repressione, i soprusi e le persecuzioni che attualmente in Transnistria colpiscono cittadini e ONG, a opera del regime totalitario di quella regione. Chiediamo la rapida e definitiva soluzione del congelamento del conflitto in Transnistria; affermiamo con intransigenza che l’integrità territoriale della Moldavia non deve mai essere messa in discussione, e che il regime di Tiraspol è illegittimo e privo di riconoscimento, e tale rimarrà ai nostri occhi e nelle nostre decisioni.

Dal momento che la Moldavia è situata nelle immediate vicinanze dell’Unione europea, e soprattutto in quanto quel paese sembra desideroso di aderire all’UE, l’Unione deve continuare a svolgere un ruolo chiave per assistere il popolo moldavo nel cammino che deve condurlo a un meritato traguardo di pace e prosperità in un paese democratico, unito e libero da conflitti.

 
  
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  Marcin Libicki (UEN), autore. – (PL) Signor Presidente, oggi ci troviamo ad affrontare una delle sgradite eredità che abbiamo ricevuto in seguito alla caduta dell’Unione Sovietica. Per rafforzare il proprio potere interno, l’Unione Sovietica aveva incoraggiato, all’interno dei propri confini, le più ampie migrazioni possibili; qui sta la causa dei problemi che affliggono tutte le ex repubbliche, in cui la minoranza russa rappresenta una parte consistente della comunità locale, ed è questa la ragione dei problemi che si registrano nel Caucaso, negli Stati baltici e in Transnistria.

Tuttavia, mentre in quei paesi le rispettive minoranze russe costituiscono una minaccia concreta in quanto si schierano generalmente a fianco della Russia e, in quanto eredi dell’ex Unione Sovietica cercano l’appoggio russo, in Moldavia l’integrità dello Stato è andata in larga misura distrutta, perché la minoranza russa era così forte da condurre alla creazione di un territorio separato entro i confini della Moldavia, che si è autoproclamato Repubblica di Transnistria.

Onorevoli colleghi, dobbiamo comprendere chiaramente che l’anarchia politica tollerata dai leader russi in Transnistria si riflette in maniera inequivocabile e diretta nelle violazioni dei fondamentali diritti umani e nella persecuzione del popolo moldavo (che in effetti è romeno); è evidente poi che tutto questo ha provocato un altro tipo di anarchia, in quanto l’anarchia politica è presto seguita da un’anarchia criminosa. Le numerose bande di farabutti che controllano la vita pubblica in Moldavia, e le frequenti violazioni della legge che laggiù si verificano, incidono in maniera particolarmente acuta sulla vita degli abitanti di quella parte del paese.

Mi limito a osservare che una possibile futura indipendenza – sul modello del Kosovo, in cui la maggioranza è formata da albanesi in un territorio autonomo serbo – potrebbe indurre i russi della Transnistria a perseverare nella resistenza alle legittime autorità moldave.

 
  
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  Esko Seppänen (GUE/NGL), autore. – (FI) Signor Presidente, signor Commissario, al Commissario europeo per la scienza e la ricerca vorrei dire in primo luogo che un giorno in Moldavia e Transnistria si potranno forse avviare iniziative scientifiche – ne sono certo –, ma prima quelle popolazioni dovranno avere pace, pane e diritti umani.

Insieme alla regione balcanica, gli epicentri della tensione politica in Europa sono la Moldavia e la sua enclave, la Transnistria. Non è stata trovata alcuna soluzione pacifica capace di stabilizzare la situazione, benché numerose forze esterne, pronunciando dichiarazioni internazionali in quantità, abbiano cercato di offrire il loro contributo in tal senso.

Dedichiamo particolare attenzione alle conclusioni delle riunioni dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa e alle decisioni della Corte europea dei diritti dell’uomo nella causa di Ilascu e altri contro la Moldavia e la Federazione russa.

Il Parlamento europeo ha tutte le ragioni di concentrare la propria attenzione sulle esigenze di stabilità della regione e sulla sicurezza dei cittadini, e quindi, in ultima analisi, sulla prevenzione della povertà. La povertà produce violazioni dei diritti umani, e nel caso della Moldavia ha provocato un vasto traffico illecito di esseri umani.

La risoluzione del nostro gruppo invita il Consiglio dell’Unione europea e la Commissione a intensificare gli sforzi per risolvere il conflitto in Transnistria in modo accettabile per entrambe le parti, e ricorda che tutte le parti in causa nel conflitto hanno la responsabilità di impedire che i problemi si aggravino. Dobbiamo rimettere in piedi questa regione, che è ora la più povera d’Europa.

 
  
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  Maria Petre (PPE-DE), Autor. – Am generat dezbaterea pentru că noi credem că nu trebuie să rămânem fără reacţie în faţa unei realităţi care poate fi un precedent periculos. O hotărâre a Curţii Europene a Drepturilor Omului este ignorată din iulie 2004 până în iulie 2007.

La eliberarea ultimilor doi deţinuţi din grupul Ilaşcu sunt în continuare violate drepturile omului, sunt bătuţi, predaţi poliţiei din Moldova şi împiedicaţi să se întoarcă la domiciliul aflat pe teritoriul transnistrean de către nişte aşa-zise autorităţi nerecunoscute de nimeni. Credem că soluţionarea rapidă şi definitivă a conflictului din Transnistria presupune implicarea mai activă a Comisiei, a Consiliului şi a Parlamentului European. Aspiraţiile europene proclamate de Republica Moldova trebuie însoţite de crearea unui spaţiu al democraţiei şi de respectarea deplină a drepturilor omului pe întreg teritoriul acesteia şi acest subiect trebuie abordat nu doar în procesul de negociere din formula actuală pentru rezolvarea conflictului, ci şi în toate contactele cu oficialii din Moldova şi Federaţia Rusă.

Doar astfel, concluziile summit-ului OSCE de la Istanbul şi ale Consiliului ministerial de la Porto şi hotărârea Curţii Europene a Drepturilor Omului vor fi cu adevărat aplicate.

 
  
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  Marianne Mikko (PSE), autore. – (ET) Per quanto ne sappiamo, attualmente non vi sono prigionieri politici in Transnistria; potremmo però avere notizia di nuovi arresti da un momento all’altro.

Valentin Besleag ha trascorso due settimane in prigione perché desiderava candidarsi – come del resto la legislazione moldava prevede – alle elezioni amministrative che si sono svolte all’inizio di giugno. Le autorità di Tiraspol lo hanno arrestato perché egli aveva importato opuscoli elettorali dalla Moldavia: quel regime illegittimo ha infatti vietato l’importazione dall’estero di pubblicazioni di carattere politico.

La situazione non sta migliorando. Come già è stato ricordato, le autorità della Transnistria hanno ignorato la sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo che tre anni fa assolse Tudor Petrov-Popa e Andrei Ivantoc. Questi due difensori dell’integrità territoriale della Moldavia sono stati recentemente messi in libertà solo per la scadenza dei termini della detenzione loro inflitta dal regime illegittimo. Inoltre, ai dissidenti è stato vietato di far ritorno in Transnistria, e quindi in pratica essi si trovano in esilio.

Il Parlamento europeo ha ripetutamente ribadito il suo sostegno all’integrità territoriale della Moldavia; l’esistenza del regime della Transnistria non ha alcuna base giuridica. Il carattere scandaloso della situazione è ancora più evidente se si pensa che i negoziati per la soluzione del conflitto sono stati interrotti dal regime di Tiraspol più di un anno fa.

La Russia potrebbe forse convincere il regime a tornare al tavolo delle trattative, ma se ne guarda bene; inoltre, forze armate russe si trovano ancora sul territorio della Moldavia/Transnistria, benché la decisione del Vertice OSCE di Istanbul ne avesse chiesto il ritiro entro il 2002.

Con l’adesione della Romania all’Unione europea, la Transnistria si trova direttamente al confine dell’Unione. Non è più opportuno, per noi, mantenere il ruolo di osservatori; l’Unione europea deve partecipare ai negoziati sul conflitto della Transnistria in condizioni di parità e svolgendo un ruolo attivo.

 
  
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  Gérard Onesta (Verts/ALE), autore. – (FR) Signor Presidente, onorevoli colleghi, io ho un sogno; sogno un giovedì pomeriggio in cui in seduta plenaria, discutendo di queste emergenze, non dovremo più occuparci del sinistro ruolo svolto dalla Russia. Se non è la Cecenia, è la Transnistria; se non è la Transnistria, è la sorte di qualche giornalista. Abbiamo un grave problema alle porte di casa nostra, mi sembra, e questo problema è precisamente la Russia, poiché in questo, come in altri casi, la soluzione va cercata a Mosca: in quest’Aula lo sappiamo tutti benissimo. Credo che la Commissione debba mostrarsi intransigente, perché i continui tentativi di destabilizzazione con cui la Russia cerca di recuperare il potere che deteneva all’epoca dell’impero sovietico non sono più accettabili nel terzo millennio.

Questa situazione si trascina ormai da quasi quindici anni; quindici anni, un tempo lunghissimo! Ciò significa che interi settori della popolazione di quel paese hanno conosciuto soltanto la destabilizzazione e questo regime autoritario che si è autoproclamato. Non mi addentrerò nei dettagli di tutte le violazioni dei diritti umani, poiché altri oratori lo hanno già fatto; ma come i colleghi che mi hanno preceduto, devo rilevare che è assolutamente necessario agire nei casi di Tudor Petrov-Popa e Andrei Ivantoc. Fatta questa premessa, aggiungo che, evidentemente, questo problema si deve affrontare secondo una prospettiva globale.

Siamo di fronte a un conflitto congelato; è una parola che odio, come se un conflitto si potesse congelare, come se un conflitto potesse essere qualcosa di freddo, riposto in un angolo della credenza. Donne e uomini soffrono, perché la legge non viene fatta rispettare. La Moldavia, ricordiamolo, non è affatto lontana; è alle porte dell’Unione europea, e parlare della Transnistria è come gettare lo sguardo al di là della strada. Invito caldamente la Commissione a guardare ciò che succede sul marciapiede di fronte.

 
  
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  Bernd Posselt, a nome del gruppo PPE-DE. – (DE) Signor Presidente, la Bessarabia, culla della Repubblica di Moldavia e dei vicini territori dell’Ucraina, era una fiorente Europa in miniatura, in cui convivevano pacificamente romeni, ucraini, russi e tedeschi – la famiglia dell’attuale Presidente della Repubblica federale proviene da lì – insieme a gagauzi e a molti altri popoli. Diventa quindi ancor più sconvolgente pensare che qui ci troviamo di fronte alla scellerata eredità del patto nazi-sovietico; se Hitler e Stalin non avessero stipulato quel patto, il territorio di cui parliamo sarebbe entrato a far parte dell’Unione europea all’inizio di quest’anno, in quanto regione della Romania: è un particolare che non dobbiamo dimenticare, e che ci carica di una responsabilità speciale.

La criminale struttura stalinista nota come Transnistria non ha nulla a che vedere con la situazione del Kosovo; a questo proposito, per una volta, devo dissentire dalle affermazioni del collega polacco Libicki. Il Kosovo è un paese democratico in cui è stato commesso un genocidio, e dove ONU e NATO sono intervenute per fermare i massacri. Paragonare tutto questo alla situazione dell’efferata realtà stalinista nota come Transnistria significa veramente prendere lucciole per lanterne!

Dobbiamo eliminare quella realtà e integrare gradualmente la regione in Europa: è una nostra responsabilità storica. In particolare, dobbiamo ricordare alla Russia che otto anni fa, in occasione del Vertice OSCE di Istanbul, aveva sottoscritto determinati impegni, neppure uno dei quali è stato finora onorato. Non possiamo accettare questa situazione, e di conseguenza dobbiamo parlare chiaramente ai nostri partner russi che sostengono la struttura della Transnistria, in quanto senza di loro quella struttura criminale sarebbe stata consegnata alla storia molto tempo fa.

 
  
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  Józef Pinior, a nome del gruppo PSE. – (PL) Signor Presidente, il Parlamento europeo deve occuparsi ancora una volta del problema dei diritti umani in Transnistria; io stesso sono intervenuto più di una volta su tale tema. Questo territorio si trova al centro di quella che per noi è l’Europa, ossia al centro del continente europeo; in quella regione non vi è libertà di informazione e non esiste nessuna di quelle libertà democratiche e liberali che nell’Unione europea diamo per scontate. La Russia è coinvolta negli affari della regione e solo grazie alla protezione dello Stato russo può preservarsi questa bizzarra situazione, questo strano territorio, questa peculiare forma di potere. Vi ricordo a tal proposito che quest’anno Gazprom ha assunto il controllo di Moldova Gas, l’azienda nazionale moldava produttrice di gas.

A causa dell’adesione della Romania all’Unione europea, la questione della Transnistria è divenuta oggi uno dei problemi fondamentali dell’UE; faccio appello al Parlamento europeo affinché inviti le Istituzioni dell’Unione a prendere decisamente in mano la gestione del problema. Sarebbe opportuno, mi sembra, fare programmi per cambiare questa singolare e pericolosissima situazione, che minaccia la pace, la democrazia e la stabilità del continente europeo; dobbiamo agire concretamente per cambiare la situazione ai confini dell’Unione europea.

 
  
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  Roberta Alma Anastase (PPE-DE). – Atunci când privim dintr-o perspectivă globală sau regională conflictul îngheţat din Transnistria, obişnuim să spunem că este o zonă generatoare de instabilitate şi insecuritate aflată sub controlul unui regim autoritar şi nelegitim. În viaţa de zi cu zi a oamenilor de acolo, acest lucru se traduce prin a nu putea să mergi la şcoală, prin a nu putea să-ţi vizitezi mama sau prin a trăi într-o lume controlată cu arma la brâu, în care doar cei care vor să vorbească despre ordine şi libertate intră în închisori, sfârşim prin a fi torturaţi chiar de aşa-zisele autorităţi. De aceea, dezbaterea de astăzi este una foarte importantă.

În demersul nostru am pornit de la un exemplu care a ajuns să fie cunoscut întregii lumi, cel al domnilor Ivanţoc şi Popa. Vreau să atrag atenţia că o mulţime tăcută de oameni suferă acolo fără ca noi să le cunoaştem numele sau să le auzim glasurile disperate. Este nevoie ca Uniunea Europeană să se implice profund în soluţionarea definitivă a conflictului transnistrean în conformitate cu standardele internaţionale. Uniunea Europeană trebuie să-şi activeze la maximum toate instrumentele pentru a contribui substanţial la crearea unui veritabil spaţiu de pace şi democraţie în vecinătatea de est, implicit în Transnistria. În viaţa de zi cu zi a oamenilor de acolo, asta se va traduce prin a avea dreptul de a merge la şcoală, să vorbeşti liber, să poţi să-ţi vizitezi mama.

 
  
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  Tadeusz Zwiefka (PPE-DE). (PL) Signor Presidente, ho l’impressione che l’artificiosa realtà amministrativa esistente in Transnistria serva solo a ricordarci quanto sia facile giungere a una situazione in cui le violazioni dei diritti umani sono considerate normali e il modus operandi si basa sul mancato rispetto della legge e della voce della comunità internazionale.

Chi abbia dimenticato o voglia conoscere il modello comunista nella versione del KGB, dovrebbe recarsi in Transnistria. Nonostante i decisi sforzi delle organizzazioni internazionali, lì da anni nulla è cambiato. Oggi la Transnistria è il centro europeo, se non mondiale, del traffico illegale di armi; vi si vendono armamenti che vengono inviati nelle regioni più instabili del mondo. Essa inoltre serve da base per un traffico di droga, di donne e di bambini che si svolge in totale spregio dei diritti delle vittime.

Se non facciamo il nostro dovere, cercando di cambiare questa situazione, dovremo forse assistere alla vittoria di tendenze che ci ripugnano. Vorrei aggiungere un emendamento alla risoluzione che sarà sottoposta al voto. Si menziona il signor Tudor Popa che, siamo lieti di dirlo, è stato recentemente rilasciato; nel testo appaiono entrambe le parti del suo cognome, ossia Petrov-Popa. Egli però non gradisce l’uso della parte russa del suo cognome – Petrov – che gli è stata imposta dalle autoproclamate autorità della Transnistria; il suo nome perciò è Tudor Popa.

 
  
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  Janez Potočnik, Membro della Commissione. – (EN) Signor Presidente, il rafforzamento della democrazia e dello Stato di diritto e il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali sono gli elementi più importanti delle relazioni tra Moldavia e Unione europea; costituiscono inoltre i punti essenziali del piano d’azione Unione europea-Moldavia, approvato nel febbraio 2005.

La Commissione europea esercita uno stretto e costante controllo sul rispetto di tali diritti e principi da parte delle autorità della Moldavia. Discutiamo regolarmente e apertamente questi temi con i nostri partner moldavi, incoraggiandoli in ogni occasione ad applicare e a praticare senza eccezioni questi fondamentali principi, a beneficio dei cittadini moldavi e delle relazioni tra Unione europea e Moldavia.

Per quanto riguarda la situazione nella regione della Transnistria, essa de facto non si trova sotto il controllo del governo di Chisinau; ciò significa che le riforme realizzate in Moldavia non sono state realizzate in Transnistria, e che, de facto, il piano d’azione Unione europea-Moldavia e il sostegno dell’Unione al processo di riforma in Moldavia non hanno finora inciso concretamente sulla situazione della Transnistria.

Dal punto di vista della democrazia, dello Stato di diritto e dei diritti umani la situazione nella regione è perciò assai problematica. Dimostrare a tutti i cittadini della Moldavia – compresi quelli della Transnistria – i benefici di un più stretto rapporto con l’Unione europea, tenendo conto delle implicazioni in termini di riforme interne e di rispetto dei diritti umani, è un elemento importante del nostro lavoro, anche nel contesto degli sforzi tesi alla soluzione del problema della Transnistria.

L’Unione europea è impegnata a fondo negli sforzi per la soluzione del problema della Transnistria, e intende contribuire a risolvere il congelamento del conflitto. La soluzione deve basarsi sui principi della sovranità e dell’integrità territoriale della Moldavia e sui principi della democrazia, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani.

Nel quadro di tali sforzi, cerchiamo di coinvolgere in maniera sempre più stretta nel nostro lavoro le ONG e la società civile della Transnistria; a tal fine, la Commissione fornirà pure assistenza finanziaria nell’ambito dello Strumento europeo di prossimità e partenariato, con l’obiettivo di rafforzare la società civile della Transnistria.

Vi ringrazio tutti per i commenti che avete formulato; terrò conto delle vostre opinioni, compreso l’invito a rafforzare il ruolo dell’Unione europea nei colloqui tesi alla soluzione del problema.

La necessità di risolvere il conflitto della Transnistria, sulla base dei principi della sovranità e integrità territoriale della Moldavia, della democrazia, dello Stato di diritto e dei diritti umani, viene costantemente e coerentemente ricordata dall’Unione europea in tutti i contatti con la Russia a qualsiasi livello.

Desidero ribadire il nostro forte impegno a favore del processo di riforma in Moldavia e il profondo coinvolgimento nei tentativi di soluzione della questione della Transnistria. Obiettivo di tali sforzi è la riunificazione della Moldavia sulla base dei principi della democrazia, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani.

 
  
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  Presidente. – La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà alla fine della discussione.

Dichiarazione scritta (articolo 142 del Regolamento)

 
  
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  Eija Riitta Korhola (PPE-DE), per iscritto. – (FI) La situazione della Transnistria è per noi un severo monito, che ci ricorda come anche in Europa vengano commesse palesi e gravi violazioni dei diritti umani. Ormai da quindici anni è noto il disprezzo dell’autoritaria amministrazione separatista della Transnistria per la democrazia e lo Stato di diritto.

Le violazioni dei diritti umani in Transnistria stanno anche a testimoniare che la prolungata crisi di governo impedisce di progredire nel campo dei diritti civili. Di conseguenza, non si potrà sperare nel rispetto dei diritti umani fino a quando non si sarà raggiunta una soluzione definitiva e sostenibile della controversia tra Moldavia e Transnistria. Ora ci troviamo in una situazione di stallo: le parti in causa hanno irrigidito le loro posizioni, i diritti umani vengono calpestati, media indipendenti e ONG subiscono aggressioni.

La Moldavia ha diritto all’unità territoriale e l’intera nazione deve poter godere dei diritti fondamentali.

La Moldavia vuole aderire all’Unione. Chiaramente, prima che la porta dell’integrazione possa finalmente spalancarsi occorrerà risolvere il problema della Transnistria.

 
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