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Procedura : 2007/2131(INI)
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Testi presentati :

A6-0301/2007

Discussioni :

PV 25/10/2007 - 2
CRE 25/10/2007 - 2

Votazioni :

PV 25/10/2007 - 7.16
Dichiarazioni di voto

Testi approvati :

P6_TA(2007)0487

Resoconto integrale delle discussioni
Giovedì 25 ottobre 2007 - Strasburgo Edizione GU

8. Dichiarazioni di voto
PV
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  Presidente. − L’ordine del giorno reca le dichiarazioni di voto.

 
  
  

- Esercizio 2008

 
  
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  Jens Holm, Kartika Tamara Liotard e Eva-Britt Svensson (GUE/NGL), per iscritto. −(EN)Ci opponiamo alla continua espansione del bilancio dell’UE che oggi è già troppo ampio, con gran parte dei fondi che vengono destinati agli scopi sbagliati. Sembra che oggi vi sia un’azione reciproca tra nuovi obiettivi dell’Unione e richieste di finanziamento da parte dell’Unione.

Ciò significa nuove richieste di pagamento da parte degli Stati membri, ma anche che i nuovi fondi vengono trasferiti a un sistema burocratico, inefficiente e complesso. Oggi viene anche data troppa enfasi all’agricoltura industriale e ai progetti militari e di politica estera e non abbastanza ai progetti ambientali e sociali. Esistono tuttavia molte iniziative auspicabili finanziate attraverso il bilancio e appoggiamo modifiche ragionevoli ai mezzi esistenti. Abbiamo scelto di appoggiare lo specifico emendamento n. 945, dato che copre, tra le altre cose, gli aiuti alla Palestina, sebbene vi siano altri aspetti dell’emendamento che non vogliamo siano approvati.

 
  
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  Catherine Stihler (PSE), per iscritto. −(EN) Mi oppongo assolutamente all’utilizzo dei fondi europei per la coltivazione di tabacco nell’Unione europea. Ogni anno sono mezzo milione i cittadini dell’UE che muoiono inutilmente a causa della dipendenza da tabacco. Non possiamo continuare a sovvenzionare la coltivazione del tabacco nell’UE.

 
  
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  Lars Wohlin (PPE-DE), per iscritto. −(SV)Ho scelto di votare quanto più possibile a favore del progetto di bilancio per il 2008 del Consiglio e di conseguenza contro tutti gli aumenti della spesa proposti dal Parlamento europeo. E’ estremamente deplorevole che il Parlamento desideri finanziare il progetto Galileo attraverso il bilancio comunitario. Qualora accada che gli operatori privati si tirino indietro a causa di problemi di redditività, l’UE deve farsi carico delle conseguenze e interrompere il progetto o permettere agli Stati membri interessati di aderirvi, com’è successo con Boeing. Sono stato altresì coinvolto nella questione dell’abolizione dei sussidi ai produttori di tabacco e del sostegno per la produzione di vino e posso solo deplorare il fatto che il Parlamento non sia pronto ad appoggiare tali proposte.

 
  
  

– Relazione: Virrankoski (A6-0397/2007)

 
  
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  Gyula Hegyi (PSE).(HU)La ringrazio, signor Presidente. Certo, nessun bilancio è perfetto, ma ciononostante dobbiamo sforzarci di spendere i fondi comuni in modo giusto e orientato al futuro. Purtroppo, la maggior parte del bilancio dell’Unione europea continua a essere speso nella conservazione delle condizioni del passato. Ecco perché è importante garantire che parte del denaro vada verso il futuro, verso ricerca, sviluppo e scienza. Il finanziamento dell’Istituto europeo di tecnologia deve ancora essere risolto, dato che la Commissione ha proposto una soluzione provvisoria di una somma massima pari a 308 milioni di euro. Budapest costituirebbe una sede ideale per l’Istituto europeo di tecnologia, grazie ai suoi eccellenti risultati nella ricerca e alle competenze scientifiche che ha raccolto nella lotta al cambiamento climatico. Questa è un’altra ragione per cui sono impaziente che la questione del finanziamento venga risolta. Noi ungheresi siamo in grado di fornire una sede adeguata per un istituto che è modesto nelle proporzioni, economico, ma tanto più rigoroso quanto alla sua base intellettuale.

 
  
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  Laima Liucija Andrikienė (PPE-DE).(LT)Oggi abbiamo completato la prima lettura del bilancio dell’UE per il 2008 del quale abbiamo votato a favore. Secondo il bilancio, nel 2008 verranno stanziati più di 129 miliardi di euro per impegni e più di 124 miliardi di euro per pagamenti.

Rispetto alla proposta della Commissione europea, per il prossimo anno desideriamo aumentare lo stanziamento destinato ai pagamenti da 0,97 a 0,99 per cento del reddito nazionale lordo dell’Unione europea.

Desidero sottolineare che tale aumento è pienamente giustificato ed è relativo allo sviluppo di importanti progetti, quali il sistema di navigazione satellitare Galileo e il progetto dell’Istituto europeodi tecnologia.

A mio avviso, lo stanziamento di fondi addizionali per i nostri impegni in Kosovo e in Palestina – vale a dire per l’attuazione della quarta categoria, “l’UE come attore globale” – è di estrema importanza.

 
  
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  Bastiaan Belder (IND/DEM), per iscritto. −(NL) Entrambi i relatori sul bilancio dell’UE, gli onorevoli Virrankoski e Itälä, hanno giustamente assunto una linea alquanto critica circa l’aumento degli importi per il 2008. Desidero esprimere la mia opinione in proposito.

Oggi purtroppo il Parlamento europeo sta optando in troppi casi per spendere più denaro. Ecco perché mi trovo in difficoltà circa i paragrafi 2 e 4 della relazione Virrankoski. Non è opportuno in un’Unione europea che si augura di concentrarsi in settori in cui vi è un vantaggio, i compiti essenziali.

Infine, un problema aggiuntivo che rende più difficoltoso approvare la relazione Virrankoski è l’emendamento n. 2 del gruppo socialista. Tale emendamento propone che i diritti sessuali e riproduttivi siano inseriti nella posizione del Parlamento. Tuttavia essi non escludono l’abortus provocatus. L’espressione “diritti sessuali e riproduttivi” è pertanto inadeguata.

 
  
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  Göran Färm e Inger Segelström (PSE), per iscritto. −(SV)Oggi, noi socialdemocratici svedesi abbiamo votato il bilancio dell’UE per il 2008.

Riteniamo che la proposta adottata costituisse un buon compromesso e, sebbene sotto alcuni aspetti ci abbiamo rimesso, appoggiamo appieno la proposta.

Abbiamo votato a favore della riduzione delle sovvenzioni all’esportazione in agricoltura, ma pensiamo che sia irragionevole votare a favore di un completo e immediato ritiro degli aiuti.

Abbiamo altresì votato contro il mantenimento delle sovvenzioni per i produttori di tabacco e a favore della limitazione del numero di sessioni parlamentari a Strasburgo.

In merito a Daphne (tutela dei bambini, delle donne e dei giovani contro la violenza), abbiamo votato a favore dell’aumento dello stanziamento fino al livello indicato nella proposta dalla Commissione. Eravamo tuttavia pronti a votare a favore di ulteriori finanziamenti, ma non ci è stata offerta alcuna possibilità di farlo, dato che l’emendamento non è mai stato posto al voto.

Nella risoluzione dell’onorevole Virrankoski (A6-0397/2007), noi socialdemocratici svedesi non abbiamo votato a favore di un emendamento che, tra le altre cose, esortava la Commissione a garantire che nessun agricoltore avrebbe ricevuto dall’UE più di 50 000 euro all’anno in aiuti diretti. Si tratta di una discussione che è in corso, pertanto ci troviamo concordi con lo spirito della proposta, ma non lo consideriamo adeguato a fissare in questo momento o una somma esatta o condizioni specifiche.

 
  
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  Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. −(PT)Come abbiamo sottolineato, sebbene contenga aspetti che migliorano la proposta del Consiglio e della Commissione, alla fine il progetto di bilancio generale per il 2008, approvato in prima lettura dal PE, non rispetta quanto concordato per il 2008 nel quadro finanziario pluriennale per il periodo 2007-2013.

Al contempo, dato che vengono imposte restrizioni al bilancio dell’UE, le sue priorità vengono definite come politica di concorrenza (un esempio della quale è la graduale distorsione della politica strutturale, mettendola al servizio della Strategia di Lisbona), nonché la comunitarizzazione della “sicurezza interna e del controllo dell’immigrazione” e la politica esterna dell’UE, che promuove l’intervento e la militarizzazione delle relazioni internazionali.

Non abbiamo pertanto votato a favore.

E’ da notarsi, tuttavia, l’approvazione di proposte che abbiamo presentato:

– aumento degli importi destinati ai Fondi strutturali, POSEI (Azzorre e Madera) e PROGRESS (parità tra uomini e donne);

– appoggio alla cooperazione tra associazioni di agricoltori e altre attività rurali e aziende agricole di piccole dimensioni o famigliari;

– un aumento di 2 milioni di euro per il programma volto a compensare i costi aggiuntivi sostenuti nella commercializzazione di taluni prodotti della pesca provenienti dalle regioni ultraperiferiche, il che significa un aumento di 570 000 euro per le regioni autonome di Madera e delle Azzorre.

 
  
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  Monica Maria Iacob-Ridzi (PPE-DE), per iscritto. −(RO)Appoggio il bilancio dell’Unione europea, nella sua forma attuale, per diverse ragioni. I tagli in agricoltura di 553 milioni di euro, operati dal Consiglio, sono stati fondamentalmente ristabiliti e la riserva creata sui fondi amministrativi della Commissione è giustificata dai ritardi registrati nell’approvazione dei programmi operativi settoriali e i programmi di sviluppo rurale. In sede di seconda lettura del bilancio europeo, il Consiglio dei ministri non può eseguire tagli ulteriori ai Fondi agricoli e dei Fondi strutturali.

E’ ingiustificato l’emendamento presentato in plenaria per la limitazione del reddito degli agricoltori a un massimo di 50 000 euro all’anno. Una tale barriera artificiale impedirebbe agli agricoltori migliori di sviluppare la loro redditività lavorativa. Inoltre, tale restrizione contribuirà al crollo dei lavori agricoli e al declino della competitività dell’agricoltura europea. Per tale ragione, respingo l’emendamento che dispone la presente misura.

Il bilancio 2008, nella forma che adottiamo oggi, è un bilancio che responsabilizza le istituzioni dell’Unione europea. Appoggio la proposta di trasferire 49 milioni di euro dai fondi stanziati alla Commissione alle riserve fintanto che non presenti una relazione chiara in merito alla sua politica in materia di risorse umane, in particolare per quanto concerne l’assunzione di nuovi dipendenti di paesi che hanno aderito di recente all’Unione europea – la Romania e la Bulgaria.

 
  
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  David Martin (PSE), per iscritto. −(EN) Ho votato a favore di questa parte del bilancio 2008, appoggiando al contempo la posizione del governo del Regno Unito in una vasta gamma di questioni.

 
  
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  Robert Navarro (PSE), per iscritto. – (FR) Ho votato a favore della proposta di bilancio 2008 del Parlamento, perché suggerisce miglioramenti distinti al progetto di bilancio avanzato dal Consiglio. Per il 2008 è stato perseguito un equilibrio tra finanziamento, da un lato, per le politiche esterne quali l’appoggio al Kosovo e alla Palestina e, dall’altro, per Galileo, un progetto che lega stretti tra di loro gli Stati membri. Le priorità dei socialisti europei sono pertanto ben riflesse nella posizione in prima lettura del Parlamento circa il bilancio UE per il 2008.

Desidero tuttavia sottolineare quanto sia modesto questo bilancio: attualmente rappresenta non più dello 0,99 per cento del PIL dell’Unione. Questa è la prima volta che il bilancio scende al di sotto dell’1 per cento del PIL. Eppure, l’Unione non può agire negli interessi dei suoi cittadini se manca delle risorse per poterlo fare. A tal proposito è tempo che gli Stati membri si facciano carico delle loro responsabilità.

 
  
  

– Relazione: Itälä (A6-0394/2007)

 
  
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  Kathy Sinnott (IND/DEM).(EN)Signor Presidente, volevo solo dire di essere molto dispiaciuta per il fatto che abbiamo nuovamente deciso di non ricevere le spese di viaggio. Desidero suggerire al Parlamento che, forse, se si divide il prezzo del biglietto dai chilometri percorsi, in futuro vi potrebbe essere maggior sostegno. Penso che i cittadini guarderanno questa votazione e ancora una volta resteranno delusi.

 
  
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  Brigitte Douay (PSE), per iscritto. – (FR) Il Parlamento europeo ha difeso bene le sue priorità in questa fase di prima lettura del bilancio 2008 e appoggio quanto i due relatori hanno ottenuto, in particolare in relazione e coesione e crescita sostenibile. Non dimentichiamo, tuttavia, che, poiché la prospettiva finanziaria per il periodo 2007-2013 era troppo bassa, sarà un bilancio annuale scarso – che rappresenta solo lo 0,99 per cento del reddito nazionale lordo. Come il mio gruppo politico, deploro la presente situazione, dato che non ci permetterà di soddisfare le aspettative di tutte le commissioni del Parlamento o di destinare finanziamenti adeguati ai maggiori progetti lungimiranti dell’Unione europea, quali Galileo.

Abbiamo tuttavia concordato di appoggiare il principale stimolo della politica di informazione e comunicazione: saremo pertanto in grado di concentrarci sui mezzi di informazione locali, che svolgono un così importante ruolo nel trasmettere le informazioni a tutte le persone dell’Europa, il che è particolarmente importante data la questione in sospeso della ratifica del Trattato di Lisbona e i preparativi per le elezioni europee del 2009. In quanto relatricepermanente per la politica di informazione della commissione per i bilanci, accolgo con favore le possibilità che il nuovo bilancio può permettere alriguardo.

 
  
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  Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. −(PT)Dei molti aspetti di questo progetto di bilancio per il 2008 che si possonoevidenziare, desidero sottolinearne due:

– innanzi tutto, quanto deploriamol’incoerenza di questo Parlamento, che afferma di riconoscere e preservare la diversità linguistica dei membri del Parlamento europeo, ma al contempo si rifiuta di accettare l’inserimento di un chiaro riferimento al fatto che è obbligatorio che tutte le lingue ufficiali dell’UE siano disponibili nel corso dei suoi incontri, come abbiamo proposto per qualche anno. Pertanto, il rifiuto incomprensibile e inaccettabile, da parte della commissione per i bilanci, della nostra proposta che tentava di garantire, ad esempio, che il portoghese fosse una delle lingue di lavoro degli incontri dell’assemblea parlamentare UE-ACP, in particolare considerando che la lingua ufficiale dei membri del parlamento di diversi paesi rappresentati nella commissione è il portoghese.

– In secondo luogo, la tendenza preoccupante e in aumento volta al potenziamentodegli stanziamenti per “una politica di informazione forte” nel contesto del (ri)”lancio” del Trattato di “riforma” e delle prossime elezioni del PE del 2009. Al fine di comprendere ciò che sta realmente accadendo, sarà sufficiente seguire la discussione in seno alla commissione per gli affari costituzionali in merito alla revisione per regolamento sui partiti politici europei.

 
  
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  Monica Maria Iacob-Ridzi (PPE-DE), per iscritto. −(RO)L’attuale sistema di procedure per le sessioni plenarie della sede del Parlamento di Strasburgo e per le sessioni delle commissioni o dei gruppi a Bruxelles è inefficiente e antieconomica. Si stima che ogni anno si risparmierebbero più di 200 milioni di euro del denaro dei contribuenti europei, qualora si decidesse di istituire la sede del Parlamento a Bruxelles, non solo per via dell’inerente riduzione dei costi, ma anche grazie all’agevolazione del lavoro interistituzionale. Al contempo, gruppi della società civile hanno attirato l’attenzione alle gravi conseguenze ambientali dei frequenti spostamenti tra le due città dei membri e dei funzionari del Parlamento europeo per le procedure dell’attività legislativa europea.

Per tali ragioni, ritengo che l’idea di mantenere due sessioni plenarie annuali presso la sede di Strasburgo sia ingiustificata. Ciò aggraverebbe la situazione dei costi amministrativi, dato che, al fine di preparare tali sessioni, i pagamenti verrebbero eseguiti nel corso dell’intero anno, per quanto concerne i costi relativi a entrambi gli edifici e al personale.

Numerose iniziative civili, di cui almeno una beneficia di più di un milione di firme provenienti dalla maggior parte degli Stati membri, richiedono l’eliminazione della dualità della sede del Parlamento europeo. E’ tempo che l’amministrazione del Parlamento e del Consiglio discutano in merito a tale situazione affinché per la nostra istituzione venga istituita un’unica sede.

 
  
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  Niels Busk (ALDE), Anne E. Jensen (ALDE) e Dan Jørgensen (PSE), per iscritto.−(DA) Noi membri del partito liberale danese (Venstre) del Parlamento europeo non abbiamo votato a favore dell’emendamento n. 8 degli onorevoli Schlyter e Jens-Peter Bonde del gruppo indipendenza e democrazia. Il Venstre appoggia una riforma dei rimborsi di viaggio, così che siano rimborsati tutte le ragionevoli e necessarie spese di viaggio. Ciò tuttavia è già stato deciso mediante lo statuto dei nuovi membri, che verrà attuato nel 2009.

La proposta dell’onorevole Bonde non è stata pensata in modo approfondito e viola l’attuale statuto.

 
  
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  David Martin (PSE), per iscritto. (EN) Ho votato a favore di queste sezioni del bilancio 2008.

 
  
  

– Relazioni: Itälä Report (A6-0394/2007) e Virrankoski (A6-0397/2007)

 
  
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  Brian Simpson (PSE), per iscritto. (EN) Ho votato a favore delle relazione in merito al progetto di bilancio per il 2008, ma l’ho fatto col cuore così pesante perché sembrerebbe che il costoso circo costituito dalle nostre regolari visite a Strasburgo sembra destinato a continuare.

E’ particolarmente toccante che votiamo a favore di continuare a incontrarci a Strasburgo lo stesso giorno in cui Air France ha deciso di lasciare a terra alcuni dei nostri voli,che, certamente, sono anche disturbati dall’azione sindacale di parte del suo personale.

Martin Luther King una volta ha detto: “Ho un sogno”. Anch’io ho un sogno e questo sogno è che un giorno questo Parlamento avrà un’unica sede da cui operare e che il circo di Strasburgo giunga al suo epilogo.

 
  
  

– Relazione: Esteves (A6-0356/2007)

 
  
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  Carlos Coelho (PPE-DE), per iscritto. −(PT)Si deve compiere uno sforzo congiunto al fine di cercare di migliorare gli standard qualitativi e l’efficacia della giustizia.

Si tratta tuttavia di un settore molto sensibile ed eterogeneo, che evidenzia la necessità di rafforzare la fiducia al fine di permettere il reciproco riconoscimento delle decisioni giudiziarie, contribuendo in tal modo al graduale sviluppo di una cultura giudiziaria europea.

Appoggio l’eccellente relazione dell’onorevole Esteves, il cui obiettivo, riguardo al potenziamento del principio di reciproco riconoscimento delle decisioni, è quello di accrescere le prospettive di reinserimento nella società della persona condannata, cercando al contempo di migliorare la tutela delle vittime e la prevenzione della recidività.

La decisione quadro cerca di formulare le norme secondo cui uno Stato membro, nei limiti delle proprie competenze, debba monitorare e supervisionare le misure cautelari non detentive (decisioni relative all’esecuzione di sentenze sospese, sanzioni alternative e aggiuntive) imposte da sentenze emesse in altri Stati membri.

Mi auguro che sotto la Presidenza portoghese, si possano risolvere le questioni di rilievo e che entro la fine dell’anno si possa raggiungere un accordo generale.

 
  
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  David Martin (PSE), per iscritto. −(EN) Ho votato a favore della presente relazione, che definisce modalità volte ad aiutare il reinserimento sociale di persone condannate, dispone una migliore protezione delle vittime e contribuisce al potenziamento di sentenze adeguate qualora i responsabili dei reati non siano residenti.

 
  
  

– Relazione:Varvitsiotis (A6-0362/2007)

 
  
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  Bruno Gollnisch (ITS), per iscritto. – (FR) Se mai esistesse un tema sensibile, questo è senza dubbio il riconoscimento reciproco delle sentenze penali. Il fatto è che oggi, in Europa, il diritto penale non è standard – è certamenteben lungi dall’esserlo. Paesi diversi non solo hanno tradizioni giuridiche e valori distinti, ma anche diverse leggi in materia penale. I sistemi giuridici penali degli Stati membri riflettono le loro rispettive identità.

Sono molti e vari gli esempi di disparità nel diritto penale a livello nazionale. La protezione della libertà di espressione e la definizione di cosa costituisca una violazione della libertà di espressione, ad esempio, si differenziamo marcatamente da un paese all’altro. Sarebbe pertanto molto pericoloso insistere sul fatto che una pena comminata in un paese debba essere automaticamente applicata in un altro: pericoloso non solo per coloro che si trovano dinanzi alla giustizia, ma anche per lo Stato di diritto in generale.

In questo ambito dobbiamo pertanto procedere senza dubbio con molta cautela, perché è attualmente impossibile garantire l’applicazione di talune norme comuni fondamentali nel diritto di procedura penale. Penso in particolare al rispetto del principio di ne bis in idem, al diritto a una difesa effettiva piuttosto che meramente formale e, senza dubbio, ai diritti delle vittime.

Vi sono due principi che devono essere sempre seguiti e osservati – altrimenti lo Stato di diritto cesserà di esistere. Si tratta dei principi di legalità e di sicurezza giuridica.

 
  
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  Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. −(PT)Come affermato nella relazione, il Consiglio europeo di Tampere del 1999 ha ratificato il principio del riconoscimento reciproco in quanto “pietra angolare della cooperazione giudiziaria all’interno dell’Unione sia in materia civile che penale”.

Un anno dopo, il Consiglio ha approvato un programma di misure incentrate su tale principio, in modo tale da adattare i meccanismi del reciproco riconoscimento delle sentenze definitive ed estendere il campo di applicazione del principio di trasferimento delle persone condannate alle persone residenti in uno Stato membro.

Il programma dell’Aia ha successivamente fissato nuovi obiettivi, in particolare in riferimento alla “lotta al terrorismo”, al fine di compiere progressi nella comunitarizzazione di questo settore, che si trova al centro della sovranità degli Stati membri.

Alla luce della presente proposta e come ha sottolineato il nostro gruppo parlamentare, è preoccupante che la relazione stabilisca che “nonostante la necessità di fornire adeguate tutele alla persona condannata, il coinvolgimento di quest’ultima nei procedimenti, attraverso la richiesta, in tutti i casi, del suo consenso per la trasmissione di una sentenza ad un altro Stato membro ai fini del riconoscimento della sentenza e dell’esecuzione della pena inflitta, non dovrebbe più essere determinante”, in particolare dato che non vediamo come la mancata garanzia di tale principio sia coerente con l’obiettivo della decisione quadro: contribuire a riabilitare la persona condannata.

 
  
  

– Relazione:Sudre (A6-0405/2007)

 
  
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  Göran Färm e Inger Segelström (PSE), per iscritto. −(SV) Noi socialdemocratici svedesi del Parlamento europeo abbiamo votato a favore della relazione. L’accordo è un passo nella giusta direzione. Si avanzano maggiori richieste sul monitoraggio delle conseguenze dell’accordo per gli stockittici e le condizioni di vita della popolazione locale. E’ ora importante monitorare adeguatamente gli effetti dell’accordo.

Abbiamo tuttavia votato contro l’emendamento n. 7. Appoggiamo appieno l’intenzione di contribuire a uno sviluppo sostenibile della pesca, che costituisce altresì l’obiettivo del nuovo accordo sulla pesca. L’accordo non deve comportare conseguenze dannose né per la pesca né per la popolazione del Madagascar. D’altro canto, non possiamo appoggiare che l’accordo sia revocato immediatamente, qualora comporti conseguenze dannose. Riteniamo che la commissione congiunta che verrà formata al fine di supervisionare l’accordo costituisca una soluzione migliore al fine di garantire che l’accordo sia rispettato e che vada a vantaggio sia delle parti che dell’ambiente. L’accordo verrà rinegoziato, qualora traspaia che comporta conseguenze dannose.

Siamo a favore del fatto che una quota più elevata dei costi venga finanziata dalle navi europee sostenute dall’accordo. Riteniamo tuttavia che lo scopo debba essere l’autofinanziamento dell’intero accordo.

 
  
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  Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. −(PT)Il presente Accordo di partenariato è stato firmato per un periodo rinnovabile di sei anni a partire dal 1° gennaio 2007 e il Portogallo ha ottenuto sette opportunità di pesca con pescherecci con palangari di superficie, il che corrisponde all’acquisizione di una licenza di pesca rispetto all’accordo precedente.

L’accordo stabilisce, tra le altre cose, che almeno il 20 per cento dell’equipaggio di ciascuna nave debba essere costituito da cittadini ACP (provenienti da Africa, Caraibi e Pacifico). Stabilisce inoltre l’applicazione delle norme della Dichiarazione dell’Organizzazione internazionale del lavoro (OIL) sui principi e i diritti fondamentali nel lavoro, che dispone l’obbligatoria libertà di associazione e il riconoscimento effettivo del diritto di contrattazione collettiva dei lavoratori, così come l’eliminazione di ogni discriminazione in materia di impiego e professione. L’accordo dispone altresì che il salario dei marinai sia fissato mediante negoziati tra gli armatori e i pescatori o i loro rappresentanti e accetta il“principio del paese di origine”, che introduce un aspetto di profonda e ingiusta disuguaglianza.

Il presente protocollo aumenta del 40 per cento il contributo degli armatori, portandolo da 25 euro a tonnellata di pesce a 35 euro, riducendo di conseguenza il contributo finanziario della Comunità, che non riteniamo sia accettabile.

 
  
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  David Martin (PSE), per iscritto. −(EN) Ho votato a favore della presente relazione, che appoggia l’Accordo di partenariato nel settore della pesca con il Madagascar. Si tratta di un accordo sulla pesca dei tonnidi che assegna opportunità di pesca, secondo tre categorie di navi, a Spagna, Francia, Italia, Portogallo e Regno Unito. Prevede risorse di pesca per le navi UE, permettendo al contempo al Madagascar di ricavare delle entrate per stock che il paese non avrebbe la capacità tecnica di sfruttare.

 
  
  

– Relazione:Fernandes (A6-0404/2007)

 
  
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  Luis Manuel Capoulas Santos, Paulo Casaca e Manuel António dos Santos (PSE), per iscritto. −(PT)Non abbiamo votato a favore della relazione come protesta contro il modo in cui la Commissione propone di ripartire le opportunità di pesca tra gli Stati membri nel quadro del presente accordo.

Contrariamente a quanto è sempre accaduto in questo genere di accordi, la Commissione propone di violare un principio fondamentale che ha costituito uno strumento essenziale volto a garantire giustizia e uguaglianza tra gli Stati membri e, in pratica, un tacito accordo tra di loro.

Riteniamo che in questo caso la mancata applicazione di tale principio sia incomprensibile e inaccettabile.

 
  
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  Göran Färm e Inger Segelström (PSE), per iscritto. −(SV)Noi socialdemocratici svedesi al Parlamento europeo abbiamo votato a favore della relazione. L’accordo è un passo nella giusta direzione. Si rafforza la richiestadi monitoraggio delle conseguenze dell’accordo per gli stockittici e le condizioni di vita della popolazione locale. E’ ora importante controllare adeguatamente gli effetti dell’accordo.

Abbiamo tuttavia votato contro l’emendamento n. 8. Appoggiamo appieno l’intenzione di contribuire a uno sviluppo sostenibile della pesca, che costituisce altresì l’obiettivo del nuovo accordo sulla pesca. L’accordo non deve comportare conseguenze dannose né per la pesca né per la popolazione del Madagascar. D’altro canto, non possiamo appoggiare che l’accordo sia revocato immediatamente, qualora comporti conseguenze dannose. Riteniamo che la commissione congiunta che verrà formata al fine di supervisionare l’accordo costituisca una soluzione migliore al fine di garantire che l’accordo sia rispettato e che vada a vantaggio sia delle parti che dell’ambiente. L’accordo verrà rinegoziato, qualora traspaia che comporta conseguenze dannose.

Siamo a favore del fatto che una percentuale più elevata dei costi venga finanziata dalle navi europee sostenute dall’accordo. Riteniamo tuttavia che lo scopo debba essere l’autofinanziamento dell’intero accordo.

 
  
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  Emanuel Jardim Fernandes (PSE), per iscritto. −(PT)Mi sono astenuto dal votare la mia relazione perché, sebbene riconosca l’urgenza di concludere un accordo e ritenga che la presente proposta in parte sia positiva riguardo alla distribuzione delle licenze di pesca, e dato che non è possibile modificarla, cosa che è di responsabilità del Consiglio e della Commissione, non sono assolutamente d’accordo con la mancata osservazione del principio di stabilità relativa che ha sempre prevalso negli accordi precedenti.

Sono altresì dispiaciuto del fatto che, a causa di possibili considerazioni giuridiche, non sia possibile presentare diversi progetti di emendamenti legislativi alle disposizioni contenute nell’accordo, che cercano, da un lato, di rafforzare la società civile in Mozambico, con la partecipazione attiva dei pescatori nell’elaborazione degli accordi futuri, e, dall’altro, di ottimizzare le norme internazionali relative alle categorie occupazionali interessate, circa cioè lo stabilire norme relative al salario minimo dei marinai ACP.

Ho avuto la sensazione che in questo settore il mandato politico del Parlamento europeo fosse limitato e ho pertanto presentato altre proposte di emendamento – ritenute giuridicamente ammissibili – cercando di migliorare le informazioni inoltrate al Parlamento e richiedendo a quest’ultimo e al Consiglio di presentare una relazione sull’applicazione dell’accordo nel corso dell’ultimo anno di validità del protocollo e prima della conclusione di un altro accordo in merito al suo rinnovo.

 
  
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  Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. −(PT)Non possiamo votare a favore del presente accordo nel settore della pesca, perché crediamo che la ripartizione delle opportunità di pesca che istituisce tra i vari Stati membri sia sproporzionata e inadeguata, dato che non salvaguarda gli interessi legittimi del Portogallo.

Il presente Accordo di partenariato tra la CE e il Mozambico è entrato in vigore il 1° gennaio 2007 per un periodo di cinque anni e, rispetto al precedente accordo, prevede un aumento di 2 000 tonnellate del contingente di pesca della Comunità per i tonni o le specie affini.

Nell’accordo precedente, è stato piuttosto elevato il punto fino a cui il Portogallo ha fatto uso del suo diritto alle opportunità di pesca (cinque) ed ecco perché il Portogallo ha richiesto nove licenze per pescherecci con palangari di superficie, più la continuazione delle opportunità di pesca con peschereccio congelatore da traino per la pesca demersale dei gamberetti d’alto mare. Gli sono state tuttavia concesse sette licenze per la pesca del tonno.

Tenendo presente la precedente distribuzione delle licenze e del (mancato) rispetto del principio di stabilità relativa alla luce dell’aumento delle opportunità di pesca, questo nuovo accordo comporta pertanto un marcato disequilibrio: il Portogallo ottiene solo due licenze in più, mentre altri Stati membri ne acquisiscono in più 16 (Francia) e 13 (Spagna).

Se le decisioni in Consiglio richiedono l’unanimità, questo non avverrà.

Per tale ragione, il nostro è un voto non a favore.

 
  
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  David Martin (PSE), per iscritto. −(EN) Ho votato a favore della presente relazione non controversa, che appoggia la proposta di regolamento sulla conclusione di un nuovo Accordo di partenariato nel settore della pesca tra la Comunità europea e il Mozambico. L’accordo è stato sottoscritto per un periodo di cinque anni (rinnovabili) dalla sua entrata in vigore e concede opportunità di pesca alle navi di Spagna, Francia, Italia, Portogallo e Regno Unito.

 
  
  

– Relazione: Hans-Peter Martin (A6-0353/2007)

 
  
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  Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. −(PT)Lo scopo del regolamento sui registri di imprese [regolamento del Consiglio (CEE) n. 2186/93], che compila statistiche sulle imprese che operano nell’Unione europea, vale a dire il loro numero, tipo, dimensioni e status giuridico, era quello di fornire dati statistici affidabili per i decisori politici dell’UE.

Il 1° giugno 2006, il Parlamento europeo ha appoggiato in prima lettura gli aspetti fondamentali della proposta della Commissione, soggetta a 22 emendamenti incentrati sulla questione dell’onere amministrativo, un chiarimento dei termini e delle condizioni secondo cui si possono trasmettere i dati confidenziali e, infine, una serie di emendamenti di natura tecnica ed editoriale. Nella sua posizione comune del 21 maggio 2007, il Consiglio ha appoggiato tutti i 22 emendamenti del Parlamento.

La nuova burocrazia ha successivamente creato nel processo difficoltà aggiuntive, che si sono pertanto trascinate fino a oggi, comportando costi elevati, cosa che il relatore ha giustamente biasimato.

 
  
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  David Martin (PSE), per iscritto. −(EN) Ho votato a favore della presente relazione, che contribuisce a migliorare quelle parti del sistema statistico dell’UE che comporta registri di informazioni sulle imprese che operano nell’Unione.

 
  
  

– Proposte di risoluzione: (B6-0400/2007)

 
  
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  Ole Christensen, Dan Jørgensen, Poul Nyrup Rasmussen, Christel Schaldemose e Britta Thomsen (PSE), per iscritto.−(DA) I membri danesi del gruppo socialista al Parlamento europeo ha votato a favore della risoluzione sull’aumento dei prezzi dei mangimi e dei prodotti alimentari.

E’ convinzione della delegazione che sia necessario concentrarsi sull’aumento dei prezzi dei mangimi e dei prodotti alimentari. La delegazione, tuttavia, non condivide il convincimento secondo cui sia positivo che i ministri dell’Agricoltura dell’UE di recente abbiano deciso di sospendere gli obblighi di rimozione nel 2008.

 
  
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  Göran Färm e Inger Segelström (PSE), per iscritto. −(SV)Noi socialdemocratici svedesi abbiamo scelto di astenerci dal voto sulla risoluzione RC B6-400/2007 in seguito all’interrogazione orale B6-0321/2007 sull’aumento dei prezzi dei mangimi e dei prodotti alimentari, dato che pensiamo che la risoluzione sollevi dubbi in merito alla situazione economica per gli agricoltori dell’UE.

L’aumento dei prezzi di cereali e prodotti alimentari va a vantaggio degli agricoltori e può fornire una migliore opportunità al fine di ristrutturare il settore agricolo dell’UE.

L’agricoltura, inoltre, proprio come altri settori, deve occuparsi di taluni cambiamenti nella domanda.

D’altro canto, condividiamo il punto di vista assunto nella risoluzione relativamente ai biocarburanti, agli elevati aumenti dei prezzi dei prodotti alimentari nel settore della distribuzione e all’insicurezza alimentare nel mondo.

 
  
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  Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. −(PT)Il recente aumento dei prezzi dei prodotti alimentari è in gran parte dovuto alle successive riforme della PAC, all’abbandono della produzione promosso come risultato di ciò e la conseguente scomparsa di molte aziende agricole di piccole e medie dimensioni. L’ignorare la realtà specifica degli Stati membri al fine di tenere in maggior conto gli interessi delle grandi imprese agroindustriali, dei distributori multinazionali di prodotti alimentari, nonché i negoziati volti a liberalizzare il commercio in seno all’OMC ha contribuito a modificare la base dell’attività agricola, portando a un calo della produzione.

Al contempo, l’impiego di prodotti agricoli a scopi non alimentari, in particolare per la produzione di biocarburanti, ai quali hanno cercato di dare la priorità, non aiuterà a sviluppare l’attività agricola e potrebbe, al contrario, sostituire la produzione di prodotti alimentari, avendoin tal modo un impatto negativo sulla protezione della sovranità alimentare.

Crediamo pertanto che sia essenziale valutare nuovamente gli obiettivi della politica agricola comune al fine di aumentare la produzione di beni alimentari, di appoggiare le piccole e medie aziende agricole e zootecniche e di moderare i prezzi al consumo, potenziando i meccanismi di intervento e assicurando adeguati prezzi di intervento.

 
  
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  Mairead McGuinness (PPE-DE), per iscritto. −(EN) Ho appoggiato la proposta di risoluzione comune sull’aumento dei prezzi dei mangimi e dei prodotti alimentari, che si occupa del significativo mutamento dei prezzi dei beni nell’UE e a livello globale.

Ho altresì votato a favore degli emendamenti n. 1, 2, 3, 4, e 5, che trattano la questione degli OGM negli ingredienti dei mangimi. Tali emendamenti evidenziano le realtà del mercato e sottolineano puramente il fatto che quantità significative di mais e soia, già utilizzati nell’UE per la produzione di mangimi, sono di origine GM.

Gli emendamenti altresì si occupano delle difficoltà relative all’autorizzazione di ingredienti GM nei mangimi animali. Tale situazione sta avendo un impatto sulla competitività degli allevatori dell’UE e porta a una situazione paradossale in cui i consumatori europei acquistano carni e prodotti di origine animale da paesi terzi che utilizzano mangimi GM.

Tali emendamenti sono necessari al fine di sottolineare l’incoerenza dell’atteggiamento dell’UE nei confronti degli OGM e la necessità di una discussione più aperta in merito a questo tema.

 
  
  

– Relazione: Kacin (A6-0325/2007)

 
  
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  Roberta Alma Anastase (PPE-DE), per iscritto. −(RO) Ho votato a favore della presente relazione nella speranza che abbia un impatto cruciale sulla decisione della Serbia di continuare la riforma democratica e il suo legame con gli standard europei, in particolare nell’ambito del rispetto dei diritti delle minoranze.

Sebbene la relazione accolga con favore il miglioramento della situazione, quest’ultima non ha ancora fornito le condizioni necessarie a una vera vita interetnica comune e al rispetto reciproco, tant’è che sono ancora gravi e numerosi i casi di palese violazione dei diritti delle minoranze. Riferisco qui un esempio concreto – quello del disinteresse per i diritti della comunità romena e dei parlanti della lingua romena in Serbia, in particolare in Valea Timocului e Vojvodina. Oggi, posso solo riscontrare, con rammarico, che i loro diritti linguistici vengono negati e ignorati, se parliamo di istruzione o pratica religiosa in lingua romena.

A tal riguardo, si deve inviare alla Serbia un messaggio chiaro: solo una Serbia veramente multietnica, che garantisce la comprensione tra le comunità e la tolleranza reciproca, può essere considerata effettivamente europea.

 
  
  

– Relazione:Martens (A6-0375/2007)

 
  
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  Frank Vanhecke (ITS).(NL) Signor Presidente, non ho votato a favore della relazione Martens. Devo ammettere che il testo contiene diversi punti sensibili, ma a mio avviso non tocca la causa principale dei problemi dell’Africa e non invia altresì i giusti segnali riguardo al problema del futuro, la sfida del futuro, ossia il flusso di immigrati.

Perché in una relazione del Parlamento europeo non è neppure possibile fare riferimento alla causa principale della fame, della povertà, della mancanza di sicurezza, dei problemi economici e sociali dell’Africa? La causa principale è imputabile ai cattivi governi presenti nel continente. Sono i governanti corrotti che non si curano del buon governo, della democrazia o dei diritti umani, ma che nei loro stessi paesi, con il denaro che sottraggono ai loro cittadini, ogni anno spendono di più in armi di quanto ricevano in aiuti allo sviluppo. E’ uno scandalo.

Il segnale sull’immigrazione è altresì totalmente inadeguato. Innanzitutto, l’Europa non può più assorbire immigrazione e, in secondo luogo, l’immigrazione verso l’Europa di persone con un’istruzione elevata provenienti da paesi poveri costituisce una tragedia per gli stessi paesi di origine.

 
  
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  Göran Färm e Inger Segelström (PSE), per iscritto.(SV)−Noi socialdemocratici svedesi abbiamo appoggiato la relazione, che è buona. Vi è la necessità di un partenariato tra l’UE e l’Africa al fine di far fronte alle sfide del futuro. Abbiamo votato a favore del paragrafo 61, perché appoggiamo il libero scambio. Desideriamo tuttavia sottolineare che non possiamo creare crescita attraverso il libero scambio se al contempo non investiamo in istruzione, sanità e non effettuiamo altri investimenti sul lungo periodo, che emergono anche in altre parti della relazione.

 
  
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  Hélène Goudin e Nils Lundgren (IND/DEM), per iscritto. −(SV) È chiaro che la salute sessuale e riproduttiva costituisce una questione estremamente importante. Il Parlamento europeo, pertanto, non deve sfruttare il benessere delle donne e dei bambini nei suoi tentativi volti ad estendere la sua autorità, come nel paragrafo 77 della relazione. Inoltre, al momento un ente competente e legittimo dell’ONU sta già lavorando in merito a tali questioni.

Alla luce delle spiacevoli correnti che esistono in quest’Aula, in cui molti membri si oppongono attivamente alla salute sessuale e riproduttiva, sia nell’Unione che altrove, sarebbe una grande tragedia se in merito a tale questione si conferisse maggior potere al Parlamento europeo.

 
  
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  Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. −(PT)Sebbene comprenda aspetti che consideriamo essere positivi, la relazione manca di esaminare la vera essenza delle relazioni UE-Africa, omettendo o riducendo le sue responsabilità fondamentali e i suoi obiettivi strategici.

L’esempio che forse colpisce di più è il suo silenzio sulle iniziative NATO/USA/UE relativamente all’Africa, quali la creazione di specificheunità militari (USA/AFRICOM), lo svolgimento di manovre militari (NATO), o la crescente presenza militare delle maggiori potenze dell’UE (“meccanismi di sostegno alla pace”, missioni militari).

La relazione contiene altresì aspetti che aprono le porte a un intervento – camuffato da “umanitario”, “gestione del conflitto” o “buon governo” – e non si oppone alla crescente subordinazione della politica per lo sviluppo alle strategie per la “sicurezza”, favorendo “gli aiuti allo sviluppo” forniti dai soldati o l’utilizzo dei suoi fondi per scopi non hanno nulla a che vedere con tali aiuti, stanziandoli conformemente agli obiettivi strategici dei maggiori poteri, vale a dire il controllo delle enormi risorse naturali dell’Africa, ivi compreso il petrolio.

Infine, attribuendo valore alle limitazioni che difende per l’“Accordo di partenariato economico”, il relatore riafferma il “dogma” della liberalizzazione del commercio come base per lo sviluppo.

A sostegno del Vertice UE/Africa, respingiamo tali politiche.

 
  
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  Bogusław Liberadzki (PSE), per iscritto. −(PL) L’onorevole Martens ha ragione a notare che la base per lo sviluppo di una cooperazione tra Africa ed Europa debba essere lo sviluppo della democrazia e un partenariato basato sul rispetto reciproco. E’ stato altresì corretto sottolineare che i partner sono pari sul piano dei diritti e delle responsabilità, ma non sul piano del livello d’integrazione e della disponibilità e del livello di sviluppo delle loro risorse finanziarie, tecniche e umane.

Sarei concorde nel dire che la nostra responsabilità comune e il nostro obiettivo primario di cooperazione tra UE e Africa deve essere l’eliminazione della povertà e che la pace è di importanza fondamentale come primo passo verso lo sviluppo.

Ritengo che, nello spirito della relazione, sia importante tener conto delle reali necessità della popolazione africana: al fine di garantire un’adeguata remunerazione per i piccoli agricoltori, incrementare la popolazione locale, garantire la sicurezza alimentare e la sicurezza di sostentamento, così come la creazione di marcati locali e regionali.

 
  
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  Karin Scheele (PSE), per iscritto. −(DE) Oltre all’importante discussione sulle politiche commerciali sleali, la relazione sullo stato delle relazioni tra l’UE e l’Africa tratta altresì la prevenzione e la risoluzione dei conflitti. In tale contesto desidero accennare all’ultima colonia a livello mondiale, l’ultima colonia presente in Africa, vale a dire il Sahara occidentale, che è occupato dal Marocco da oltre 30 anni. Tale occupazione viola il diritto internazionale ed è accompagnata da palesi violazioni dei diritti umani. Quando difendiamo i diritti umani del popolo sahariano e il loro diritto all’autodeterminazione, spesso sentiamo dire che assumiamo una posizione prosahariana. Si tratta di un atteggiamento spaventoso, dato che il nostro unico obiettivo è la difesa dei diritti umani e del diritto internazionale. Tutte le istituzioni europee devono essere votate a questa causa e non perseguire semplicemente gli interessi economici degli Stati membri. L’Europa ha bisogno di adottare una posizione credibile contro le dittature. Agitare il dito davanti a qualche dittatura selezionata danneggia la credibilità dell’Unione come mediatore di pace e danneggia coloro che subiscono l’oppressione e sono quotidianamente oggetto di gravi violazioni dei diritti umani.

 
  
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  Andrzej Jan Szejna (PSE), per iscritto. −(PL) Desidero votare a favore della relazione dell’onorevole Martens sulle relazioni UE-Africa.

Si dovrebbe sviluppare una strategia comune per la cooperazione tra l’Unione europea e i paesi africani, che sia fondata sul rispetto reciproco, nonché su principi e valori chiaramente definiti. Dobbiamo prendere in considerazione il punto di vista della parte africana e concentrarci in modo particolare sulla questione dello sviluppo, così come sul raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo del Millennio, quali una crescita e uno sviluppo stabili, l’eliminazione della povertà e l’assistenza nel fornire accesso all’istruzione e alla misure di tutela della salute.

 
  
  

– Proposta di risoluzione: (B6-0429/2007)

 
  
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  Göran Färm e Inger Segelström (PSE), per iscritto.(SV)−Noi socialdemocratici svedesi abbiamo appoggiato la relazione, che è buona. Tuttavia, non abbiamo votato a favore dell’emendamento n. 1, che si riferiva all’utilizzo di munizioni a grappolo in due conflitti specifici. Abbiamo scelto di non votare a favore perché condanniamo l’utilizzo delle munizioni a grappolo in tutti i conflitti e non solo in casi specifici.

 
  
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  Hélène Goudin e Nils Lundgren (IND/DEM), per iscritto. −(SV) Non vi è alcun dubbio in merito al fatto che le munizioni a grappolo siano sistemi estremamente crudeli che causano grande sofferenza ai civili. E’ pertanto sconvolgente che il Parlamento europeo utilizzi questa importante questione nei suoi sforzi volti ad accelerare la creazione degli Stati Uniti d’Europa.

Si deve attuare a livello globale un divieto di questo genere di armi, attraverso l’ONU e su iniziativa degli Stati nazione, non attraverso il Parlamento europeo.

Nella votazione di oggi, non ci siamo pertanto espressi a favore della risoluzione.

 
  
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  Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. −(PT)Il 17 settembre scorso, le Nazioni Unite hanno esortato i loro Stati membri ad adottare misure immediate per affrontare i terribili effetti dell’utilizzo delle munizioni a grappolo, richiedendo la conclusione di uno strumento giuridicamente vincolante di diritto umanitario internazionale, che vieti l’utilizzo, lo sviluppo, la produzione, lo stoccaggio e il trasferimento di tali munizioni.

Le Nazioni Unite chiedono la distruzione degli attuali stock di tali munizioni, una mitigazione dei rischi e attività di assistenza alle vittime e, fintanto che tale strumento non verrà adottato, esortano gli Stati membri a congelare l’utilizzo e il trasferimento di tali armi.

Come affermato nella presente relazione, è stato documentato che il 98 per cento delle vittime di tali bombe è costituito da civili, con un elevato e brutale numero di morti e feriti, in particolare tra i bambini.

Tuttavia, la maggioranza del PE non ha votato ha favore, specificando che le munizioni a grappolo sono state utilizzate dalle cosiddette forze di coalizione in Afghanistan e in Iraq e da parte di Israele nel Libano.

Si deve arrestare con urgenza la corsa agli armamenti. Si devono vietare con urgenza le armi di distruzione di massa, le armi all’uranio impoverito e le bombe al fosforo.

Appoggiamo pertanto la presente risoluzione.

 
  
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  David Martin (PSE), per iscritto. −(EN)Ho votato a favore della presente risoluzione, che riafferma la necessità di potenziare il diritto umanitario internazionale, dato che si applica alle munizioni a grappolo e di adottare celermente a livello internazionale un divieto globale sull’utilizzo, la produzione, il trasferimento e lo stoccaggio delle munizioni a grappolo. L’Assemblea ha altresì preso atto che appoggia il processo di Oslo avviato nel febbraio 2007.

 
  
  

– Relazione: Cappato (A6-0341/2007)

 
  
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  Ryszard Czarnecki (UEN).(PL) Signor Presidente, desidero esprimere la mia dichiarazione di voto in merito alla relazione dell’onorevole Cappato e altresì chiarire perché il gruppo “Unione per l’Europa delle Nazioni” si è astenuto dalla votazione. Non ho votato a favore, dato che ritengo che si tratti di un’idea molto controversa. I narcotici costituiscono l’attività principale dell’Afghanistan e cercare di controllare anche qualche settore della produzione a fini terapeutici sembra essere più che contestabile. Per tale ragione non ho votato a favore della presente proposta.

 
  
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  Carlo Fatuzzo (PPE-DE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, con questa relazione l’onorevole Cappato ha proposto e ottenuto che si faccia sapere che il Parlamento europeo è favorevole a esperimenti di trasformazione della coltivazione dell’oppio per uso delinquenziale a coltivazioni di oppio per uso terapeutico di cura degli ammalati in Afghanistan.

Io devo dire che ho votato contro perché si comincia proprio dal contadino che coltiva il papavero nei campi per arrivare alla morte e alla delinquenza, che è collegata a coloro che consapevoli o inconsapevoli sono caduti nella rete di questa terribile piaga dell’umanità.

E’ una pia illusione, secondo me, quella di chi ha votato a favore di questa relazione, che si possa ottenere che quello che attualmente viene fatto illegalmente, cioè la coltivazione dell’oppio in Afghanistan, possa cancellarsi solo perché viene consentita e autorizzato l’uso per scopi benefici.

 
  
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  Richard Howitt (PSE), per iscritto. −(EN)Il partito laburista al Parlamento europeo non ha potuto appoggiare la presente risoluzione, dato che la sua essenza è costituita da una proposta volta a incoraggiare la coltivazione di oppio in Afghanistan, il che va contro gli sforzi che il governo afgano sta compiendo con il sostegno della comunità internazionale e va altresì contro gli auspici dell’80 per cento della popolazione dell’Afghanistan – l’industria dell’oppio alimenta la rivolta talebana. Notiamo che quest’anno il numero delle province afgane in cui non è presente l’oppio è più che raddoppiato.

Non abbiamo votato a favore del testo originale del paragrafo 1, lettere a) e b), poiché abbiamo la forte sensazione che il Parlamento europeo non abbia alcun ruolo nella promozione di progetti, che incoraggino la produzione di oppio in Afghanistan.

Non abbiamo votato a favore della relazione per le ragioni di cui sopra, e perché la presente proposta si basa su di un assunto di fatto non corretto secondo il quale, a livello globale, esista una carenza di oppiacei per usi terapeutici. L’Organo internazionale per il controllo degli stupefacenti (INBC) ha affermato che una sovrapproduzione di oppiacei leciti ha portato, dal 2000, a stoccaggi, nei paesi produttori, “che potrebbero coprire la domanda per due anni”.

 
  
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  David Martin (PSE), per iscritto. −(EN) Non ho votato a favore della presente relazione. A livello mondiale non vi è carenza di oppio disponibile per fini di tipo medico e non sembra verosimile che la situazione della sicurezza in Afghanistan si presti ad assicurare la produzione e la raccolta di oppio per fini terapeutici.

 
  
  

– Relazione: Lechner (A6-0371/2007)

 
  
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  David Martin (PSE), per iscritto. −(EN)Ho votato a favore della presente relazione. Il sequestro conservativo è una procedura mediante la quale un creditore può rivolgersi a un tribunale al fine di congelare un deposito bancario per evitare che qualcun altro disponga dei fondi reclamati.

 
  
  

– Relazione: Sbarbati (A6-0301/2007)

 
  
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  Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. −(PT)Le informazioni estratte dal registro delle attività dimostrano che nel 2006 il Mediatore ha ricevuto 3 830denunce. Il Mediatore, tuttavia, ha avuto l’impressione che solo il 21,5 per cento di tali casi rientrasse nel suo ambito di responsabilità, di cui 258 hanno portato a un’indagine. Nel 2006, il Mediatore ha condotto in totale 582 indagini, di cui 315 erano già in corso nel 2005 e nove sono state avviate su iniziativa dello stesso Mediatore.

E’ interessante notare che come negli anni precedenti l’organo istituzionale oggetto della maggior parte delle indagini era la Commissione, che incideva per il 66 per cento del totale (387), seguita dall’Ufficio europeo di selezione del personale (EPSO), che incideva per il 13 per cento e poi dal Parlamento europeo, che incideva per l’8 per cento.

La denuncia più comune riguardava la mancanza di trasparenza, tra cui il diniego d’informazioni (25 per cento), seguita dall’iniquità o l’abuso di potere e da una varietà di altri tipi di cattiva amministrazione. Tuttavia, come affermato dal Mediatore stesso, vi sono molti casi in cui le sue osservazioni critiche non hanno alcun effetto, ma costituiscono senza dubbio un avvertimento relativo al fatto che i problemi esistono e il Parlamento deve pertanto prestare loro la dovuta attenzione.

 
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