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RC-B6-0326/2008

Discussioni :

PV 19/06/2008 - 9.3
CRE 19/06/2008 - 9.3

Votazioni :

PV 19/06/2008 - 10.3

Testi approvati :


Resoconto integrale delle discussioni
Giovedì 19 giugno 2008 - Strasburgo Edizione GU

9.3. Iran: esecuzione di delinquenti minorenni
PV
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  Presidente . – L’ordine del giorno reca la discussione su sei proposte di risoluzione sull’Iran.(1)

 
  
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  Mikel Irujo Amezaga, autore. − (ES) Signor Presidente, dal 2005 la situazione dei diritti umani in Iran si è deteriorata in modo drammatico.

Il sistema giudiziario iraniano detiene il triste record di imporre il secondo numero più elevato di esecuzioni pro capite al mondo. Solo la Cina procede a un maggior numero di esecuzioni rispetto all’Iran.

Come menzionato nella risoluzione, due importanti accordi, la Convenzione sui diritti del fanciullo e il Patto internazionale sui diritti civili e politici, vietano la pena di morte per i crimini commessi quando l’autore ha meno di 18 anni. L’aspetto più grave è che Teheran ha ratificato entrambi gli accordi. Sebbene la ratifica sia positiva, il paese non li rispetta.

In Iran l’omicidio, lo stupro, la rapina armata, il rapimento e il traffico di droga sono punibili con la morte. La maggior parte dei minorenni sono stati condannati per omicidio, ma molte sentenze sembrano essere basate su confessioni inattendibili, ottenute con la tortura e nel corso di interrogatori per i quali al detenuto era stato negato il diritto di rivolgersi a un avvocato.

I tribunali abitualmente ignorano le prove presentate dai difensori volte a dimostrare che l’accusato aveva agito per autodifesa.

In Iran l’esecuzione dei minorenni costituirà una delle questioni inserite nella relazione di settembre del Segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, per l’Assemblea generale.

Chiediamo pertanto all’Iran di arrestare tali esecuzioni una volta per tutte, ivi comprese quelle di almeno 85 persone che sono state condannate a morte per crimini commessi da minorenni.

Non desidero concludere il mio intervento senza dire che ritengo che, questa settimana, il Parlamento e l’Unione europea abbiano perso una certa credibilità morale nel difendere i diritti del fanciullo, quando ieri quest’Assemblea ha approvato una vergognosa direttiva che permette l’incarcerazione di minorenni per aver commesso il crimine di essere venuti in Europa senza documenti.

 
  
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  Marios Matsakis, autore. − (EN) Signor Presidente, le brutali attività del retorico regime iraniano contro il suo stesso popolo sono ben note e sono state oggetto delle precedenti risoluzioni di questo Parlamento.

È noto che il regime commette – in nome di Dio, come dice – crimini abbietti e sistematici contro civili innocenti. La resistenza in Iran è estremamente difficile e carica di tensione per il pericolo di perdere la vita. I civili iraniani al di fuori del paese si sforzano di lottare per un cambiamento democratico nel loro paese.

Tra queste persone vi sono coloro che appartengono all’organizzazione assolutamente non violenta PMOI. Eppure la Commissione l’ha inserita nell’elenco delle organizzazioni terroristiche e fino a non molto tempo fa si rifiutava di correggere tale errore, anche dopo importanti sentenze della Corte dell’UE. Chiedo al signor Commissario: perché questa organizzazione iraniana di resistenza è stata inserita al primo posto nell’elenco delle organizzazioni terroristiche? È perché alcuni Stati o Stati membri dell’UE aventi relazioni o contratti commerciali con l’Iran volevano compiacere il regime di Teheran?

 
  
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  Marcin Libicki, autore. (PL) Signor Presidente, quando discutiamo questioni relative alle violazioni dei diritti umani nel mondo, dobbiamo operare talune distinzioni, in particolare tra situazioni in cui prendiamo in considerazione regimi instabili, guerre civili, crimini commessi in situazioni di caos assoluto e situazioni come quella in Iran, dove lo Stato è relativamente stabile, dove non vi è una guerra civile, dove di tanti in tanto si tengono le elezioni, ma in cui lo Stato utilizza metodi criminali quali l’esecuzione dei minorenni. Si tratta di una situazione completamente differente dalle questioni che abbiamo discusso, quali quelle dibattute oggi relativamente alla Somalia o alla Birmania. In tali situazioni, non si tratta di una questione di un qualche disordine interno, si tratta di una questione di civiltà differente. Essa ci ricorda il libro di Huntington Lo scontro di civiltà o i libri del grande storico e filosofo Feliks Koneczny, che ha parlato di differenze fondamentali tra le civiltà. Se desideriamo risolvere tali problemi, allora dobbiamo pensare come possiamo influenzare tali regimi per portarli a modificare la loro mentalità.

 
  
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  Laima Liucija Andrikienė, autore. – (LT) Fermare l’uccisione dei bambini – questa è la cosa più importante, la posizione del Parlamento europeo la sta rendendo chiara nella sua risoluzione. Questo è il nostro messaggio alla nuova Majlis dell’Iran, che deve comprendere il suo dovere – affinché riformi senza indugio il codice penale iraniano al fine di metterlo in linea con gli obblighi internazionali assunti da tale paese e con lo Stato di diritto internazionale.

A mio avviso, le esecuzioni di minorenni o di coloro che hanno commesso crimini mentre erano minorenni sono assolutamente inaccettabili. Il fatto che la politica perseguita dal governo iraniano sia in conflitto con il diritto internazionale è stato evidenziato di recente dall’Alto Commissario dell’ONU.

Il Parlamento ha espresso più di una volta la sua ferma convinzione e posizione: è contro la pena capitale e a favore di una moratoria mondiale sulla pena di morte. Qui parliamo di uomini, donne, bambini, adolescenti e minoranze, desidero pertanto concludere esortando il governo iraniano a vietare l’esecuzione di quegli adolescenti che hanno già ricevuto la pena di morte, dato che è disumana.

 
  
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  Věra Flasarová, autore. − (CS) Onorevoli colleghi, non condivido il punto di vista dell’amministrazione Bush secondo cui l’Iran rappresenta una minaccia per la sicurezza mondiale ed è pertanto necessario procedere a una corsa agli armamenti. Non sono a favore neppure dell’imposizione dei nostri valori e del nostro stile di vita a culture diverse per un’unica ragione e cioè aprire la porta a capitale sopranazionale che porta alle fonti di materie prime di questo pianeta e quindi a una moderna colonizzazione. Mi oppongo tuttavia agli atti barbarici che ancora si eseguono, sebbene non esistano più da tempo le ragioni per agire in questo modo. Nella cultura iraniana, inoltre, non vi è alcuna giustificazione per i barbarici atti delle esecuzioni di delinquenti minorenni e persino degli oppositori politici condotte dal regime iraniano di Mahmoud Ahmadinejad. In passato questo paese era solito eseguire la pena di morte solo in casi eccezionali e le esecuzioni pubbliche venivano condotte solo come pena per omicidi di massa o infanticidi. Sotto l’attuale governo iraniano, tuttavia, ogni anno vengono condotte centinaia di esecuzioni, molte delle quali coinvolgono minori, come Mohammad Hassanzadeh di 17 anni, che è stato giustiziato il 10 giugno. Ho visto di recente delle fotografie di esecuzioni pubbliche condotte in Iran. Credetemi, rientrano tra le cose peggiori che abbia mai visto in vita mia.

Il mio gruppo, il gruppo GUE/NGL, si avvale del Parlamento europeo al fine di esortare la Repubblica islamica dell’Iran a cessare le esecuzioni con effetto immediato, in particolare le esecuzioni di persone che hanno commesso reati penali quando erano minorenni. Con Ahmadinejad, l’Iran da lungo tempo manda al patibolo non solo coloro che hanno commesso omicidi di massa, ma anche persone che hanno commesso azioni che nei paesi sviluppati ricevono pene molto più leggere e che non vengono neppure considerate contro la legge. Il paese deve rivedere la sua comprensione del diritto e modificarla al fine di garantire il rispetto della vita umana. Fino quando questo non accadrà, l’Iran resterà ai margini del mondo civilizzato.

 
  
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  Paulo Casaca, autore. (PT) Signor Presidente, la sistematica violazione dei diritti umani in Iran ci riunisce qui ancora una volta. La questione fondamentale è l’esecuzione dei minori per presunti crimini.

Cortesemente, desidero chiarire che spesso, ad esempio, si tratta di relazioni tra minori dello stesso sesso, che non costituiscono neppure un crimine e che portano a sentenze capitali e a esecuzioni pubbliche, come si è già visto in film che documentano l’atrocità del regime.

Secondo i registri delle esecuzioni, tale atrocità non si limita tuttavia ai minori e non si limita all’esecuzione per lapidazione. Essa comprende anche la dimensione esterna del terrorismo.

Dobbiamo pertanto chiedere ancora una volta alle istituzioni perché continuano a incoraggiare il regime terrorista di Teheran a classificare come terroristi i Mujaheddin del popolo iraniano di opposizione, come il nostro collega, l’onorevole Marsakis ha sottolineato.

Perché invece di condannare il terrorismo e le violazioni dei diritti umani, utilizzano i pacchetti economici e commerciali al fine di incoraggiare Teheran a condannare le vittime del terrorismo? Ciò è assolutamente immorale e indifendibile e costituisce una politica che ci porterà inevitabilmente allo scontro, alla guerra, se non lo contestiamo celermente.

Per tali ragioni desidero esortare la Commissione e il Consiglio a modificare la loro politica e a conformarsi ai tribunali e a non premiare in questo modo il terrorismo.

 
  
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  Tadeusz Zwiefka, a nome del gruppo PPE-DE. (PL) Signor Presidente, posso capire, sebbene non lo accetti assolutamente, che nel mondo esistano sistemi giuridici che prevedono la pena capitale. Tuttavia, non posso immaginare come persino i sostenitori della pena di morte, in particolare nei nostri ambiti culturali, possano considerare la possibilità di imporre tale pena e poi eseguirla su bambini e adolescenti. Tuttavia è precisamente questa la situazione in Iran. Secondo l’ultima relazione di Amnesty International al momento più di cento adolescenti stanno aspettando di essere giustiziati e questo dato non li include tutti, dato che alcune sentenze non sono state registrate.

È giusto esortare le autorità politiche e giudiziarie iraniane a introdurre una moratoria sull’esecuzione della pena capitale. Dobbiamo tuttavia altresì chiedere a noi stessi come la comunità internazionale debba essere giudicata, come noi stessi dobbiamo essere giudicati, dato che non siamo in grado di garantire che i firmatari degli accordi internazionali si attengano alle clausole in essi contenuti, alle spese di adolescenti condannati a morte. Vi è solo un unico messaggio implicito, e cioè quello economico, che purtroppo ha un maggior peso rispetto alle considerazioni umanitarie.

 
  
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  Marianne Mikko, a nome del gruppo PSE. (ET) Onorevoli colleghi, il mondo non tollera la pena capitale, ma l’Iran sta seguendo il proprio corso. La situazione in tale paese è cupa. Le autorità iraniane non sono selettiva riguardo a chi deve essere giustiziato; la pena di morte viene applicata anche ai giovani.

Essendo un paese che ha ratificato la Convenzione sui diritti del fanciullo, esso sta andando in netto contrasto con il mondo. L’applicazione della pena capitale costituisce un’assoluta violazione dei diritti umani. Tale modalità di punizione è disumana. E’ assolutamente ingiusta l’esecuzione in Iran di almeno 30 minori, fino a oggi.

Mi auguro che il mondo – ivi compresi noi – salvi dal loro destino crudele gli 85 minori attualmente in attesa della pena di morte.

Ci auguriamo che il parlamento recentemente eletto porti una nuova ventata di umanità. I metodi di esecuzione medievali devono essere consegnati alla storia. In Iran va introdotta una normativa coerente con il diritto internazionale. E’ decisamente tempo che l’Iran entri nel XXI secolo. Appoggio appieno la risoluzione.

 
  
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  Janusz Onyszkiewicz, a nome del gruppo ALDE. (PL) Signor Presidente, oggi discutiamo la presente questione perché siamo stati mossi dalla minaccia che venga eseguita la pena di morte su quattro giovani di età inferiore ai 18 anni. Questa non è la prima che tali decisioni vengono prese dal sistema giudiziario iraniano. L’Iran è uno dei pochissimi paesi, fortunatamente, che condannano a morte gli adolescenti e, ciò che è peggio, che esegue effettivamente tali sentenze. Inoltre, nel corso degli ultimi tre anni, le sentenze iraniane hanno costituito due terzi di tutte le sentenze di questo genere a livello mondiale.

È oltraggioso che l’Iran violi le convenzioni internazionali di cui è firmatario e che proibisca categoricamente tali misure in modo così palese. Ciò solleva un interrogativo di natura molto più generale: la comunità internazionale dispone di meccanismi e strumenti di qualsiasi tipo per affrontare tali paesi? In altre parole, è possibile che le violazioni di impegni presi volontariamente da un dato paese risultino in qualche sanzione significativa e tangibile?

Questo porta alla mente due punti. Il primo è la necessità di riconsiderare il concetto largamente utilizzato di Stato di diritto. La condanna di adolescenti per comportamenti omosessuali può essere conforme al diritto in vigore in Iran, ma non possiamo certo essere d’accordo con lo Stato di diritto inteso in questo modo.

La seconda questione riguarda il fatto che, se chiediamo agli altri di rispettare gli impegni presi così come di attenersi a norme ragionevoli per il rispetto delle libertà fondamentali, allora anche noi dobbiamo attenerci a tali norme. In tale contesto possiamo solo ricordare il nostro stesso ritardo, per non utilizzare termini più incisivi, quando si tratta di attenerci alla sentenza definitiva della Corte e rimuovere i Mujaheddin iraniani dall’elenco delle organizzazioni terroristiche.

 
  
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  Zdzisław Zbigniew Podkański, a nome del gruppo UEN. – (PL) Signor Presidente, il bene più prezioso che tutte le persone possiedono è la loro vita. Pertanto nessuno deve privarle di tale bene per nessuna ragione. Ciò che è particolarmente vergognoso è ricorrere alla tortura e alle percosse sui giovani al fine di obbligarli a fare le confessioni necessarie a giustificare una sentenza di morte. L’Iran è senza dubbio uno dei paesi in cui vengono eseguite molte sentenze di morte, anche sui giovani. Informazioni recenti indicano che in tale paese almeno 85 delinquenti minorenni sono in attesa dell’esecuzione.

È pertanto decisamente tempo che l’Iran cessi di eseguire tali procedure e che adotti le norme internazionali accettate da altri paesi. I giovani devono essere istruiti, non uccisi.

 
  
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  Tunne Kelam (PPE-DE). - (EN) Signor Presidente, solo nove giorni fa è stato giustiziato un giovane iraniano, Mohammed Hassanzadeh, che non aveva raggiunto i 18 anni di età. Ve ne sono altri che aspettano nel braccio della morte, condannati per aver commesso presunti crimini quando erano ancora minorenni.

Penso che questa costituisca un’occasione per ricordare all’opinione pubblica che Teheran è diventata leader mondiale per il numero di esecuzioni di delinquenti minorenni. Sollecitiamo pertanto nel modo più deciso il regime iraniano a cessare tali esecuzioni.

Tuttavia – e rivolgo le mie osservazioni al signor Commissario –vi sono altre azioni pratiche che possiamo compiere. Possiamo finalmente liberare le mani dell’opposizione democratica iraniana, il Consiglio nazionale della resistenza, al fine di eliminare una volta per tutte questa dittatura disumana.

 
  
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  Philip Bushill-Matthews (PPE-DE). - (EN) Signor Presidente, l’onorevole Matsakis ha aperto la discussione chiedendosi se vi era un paese responsabile di incoraggiare l’intera UE a proibire il PMOI. Sono in grado di rispondere alla sua domanda: è il Regno Unito. La ragione per cui il governo del Regno Unito l’ha fatto è perché il governo dell’Iran l’ha chiesto.

Mi dispiace dire che nel mio paese vi sia un governo che non permetterà al suo stesso popolo di votare il Trattato di Lisbona in un referendum e che insisterà altresì sul fatto che la voce del popolo iraniano non può essere sentita dovunque in Europa.

Esorto il governo del Regno Unito, quando la prossima settimana voterà a Westminster, a garantire la rimozione del divieto conformemente alla sentenza della Corte UE. Troppo a lungo il governo del Regno Unito è stato parte del problema. Deve diventare parte della soluzione.

 
  
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  Peter Skinner (PSE). - (EN) Signor Presidente, si tratta di una questione molto seria. L’Iran giustizia giovani uomini e giovani donne come mezzo di controllo sociale. E’ incredibile che nell’era della civiltà moderna giovani ragazze e giovani ragazzi siano giustiziati e lapidati a morte o impiccati a gru industriali.

Domandiamo e pretendiamo che la comunità internazionale faccia di più, ma in effetti invece di alzarci in piedi insieme alla comunità internazionale, sentiamo grida contro parti della comunità internazionale stessa. Sentiamo condanne contro gli USA, ad esempio; osserviamo differenze in quest’Aula in merito a come gestire la situazione. Non risolveremo mai questa situazione fino a che non saremo uniti contro questa crisi medievale che si sta verificando in tale paese. E’ una cosa che noi stessi dobbiamo fare.

 
  
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  Marios Matsakis (ALDE). - (EN) Signor Presidente, desideravo avere la parola per una seconda volta al fine di portare all’attenzione dei miei colleghi un libro che tratta dell’abuso dei diritti umani in Iran nel 2007. E’ stato portato alla mia attenzione solo poco fa e contiene molti riferimenti scioccanti, uno dei quali riguarda una ragazza in attesa dell’impiccagione che si chiama Ameneh Salam e che proviene da un villaggio di Naqadeh, il cui crimine è stato l’essere rimasta incinta senza essere sposata. Per inciso, l’uomo responsabile della sua gravidanza è stato condannato a 99 frustrate.

 
  
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  Ewa Tomaszewska (UEN). - (PL) Signor Presidente, in Iran, dal 1990, è stata eseguita la pena capitale almeno su 430 giovani. La pena di morte per i minorenni è un disonore per gli adulti. Ogni crimine perpetrato da un adolescente è il risultato del fallimento educativo degli adulti. Trasferire la responsabilità dei propri fallimenti o incompetenza su un adolescente, eseguire sentenze disumane, tra cui la pena di morte, sui bambini, sono veramente dei crimini. In Iran si esegue la pena capitale anche su bambini di 10 anni. La pena di morte per gli adolescenti va contro agli obblighi internazionali della Repubblica islamica dell’Iran. Le autorità iraniane devono smettere immediatamente di uccidere i giovani nel nome di un diritto disumano.

 
  
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  Zbigniew Zaleski (PPE-DE). - (PL) Signor Presidente, si sarebbe pensato che, in seguito alla pubblicazione del libro di Robert Hughes La riva fatale, in cui egli descrive il trasferimento in Australia di bambini piccoli e dei loro genitori ad opera della Corona britannica, vale a dire dei tribunali, che questo non sarebbe più successo. In effetti, è passato un secolo, o forse un secolo e mezzo, ma la stessa cosa si sta verificando in Iran, un paese islamico, in cui, da un lato, si può pensare che si presti attenzione alla famiglia. Ciò che accade in tale paese è una barbarie ancora più estrema della peggiore efferatezza che si possa immaginare.

Se non siamo in grado di agire in difesa di questi bambini, se non boicottiamo questo regime, se non lo condanniamo il più possibile in tutto il mondo, allora saremo giudicati come complici, che sono rimasti immobili e non hanno cercato di difendere la vita umana.

 
  
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  Michael Cashman (PSE). - (EN) Signor Presidente, condanno gli abusi dei diritti umani che si verificano quotidianamente in Iran. Ritengo inoltre che dobbiamo togliere il divieto sui Mujaheddin del popolo e che dobbiamo farlo quanto prima.

Desidero parlare contro la pena di morte utilizzata contro i minori. Non dimenticherò mai la fotografia di due ragazzi che sono stati appesi per il collo pubblicamente finché non sono rimasti senza vita. Il crimine che avevano commesso era essere dei giovani omosessuali che avevano osato amarsi. Tale disumanità deve essere universalmente condannata. Ecco perché, signor Commissario, serve un cambiamento radicale nella nostra politica nei confronti dell’Iran. Non possiamo restare seduti a guardare: non c’è più tempo!

 
  
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  Avril Doyle (PPE-DE). - (EN) Signor Presidente, anch’io desidero condannare l’abuso dei diritti umani oggi in atto in Iran e desidero altresì, una volta che la prossima settimana i britannici avranno espresso il loro voto, che il Consiglio – credo che sarà sotto la Presidenza francese – che venga rimossa, una volta per tutte, il PMOI dall’elenco delle organizzazioni terroristiche.

Desidero dire, in effetti, che – sebbene il Regno Unito sia stato responsabile dell’inserimento del PMOI al primo posto nell’elenco – grazie a Dio il sistema giudiziario del common law e il sistema dei tribunali britannici, garantendo per lo meno una giustizia indipendente, libera e oggettiva e, senza dubbio, la segnalazione che è stata fatta un’ingiustizia in primo luogo al PMOI per il suo inserimento nell’elenco delle organizzazioni terroristiche e raccomandando la sua rimozione.

Sollecito la Presidenza francese – dato che ho capito che sarà nella sua corte – di seguire e portare a termine immediatamente tale rimozione. Non possiamo più sopportare il continuo abuso dei diritti umani e il ricorso alla pena di morte, in particolare quando riguarda giovani uomini, giovani donne e adolescenti.

 
  
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  Charlie McCreevy, Membro della Commissione. − (EN) Signor Presidente, la mia collega Benita Ferrero-Waldner purtroppo non è qui oggi e pertanto vi ringrazio a suo nome per l’opportunità di affrontare la questione delle esecuzioni di minori in Iran.

La Commissione condivide la vostra profonda preoccupazione riguardo a questa questione sconvolgente. Se da un lato, com’è noto, la Commissione non dispone di una rappresentanza a Teheran, dall’altro segue molto da vicino la situazione dei diritti umani e agisce in stretta concertazione con le ambasciate degli Stati membri dell’UE rappresentati nel paese. E’ importante notare che il Parlamento europeo, il Consiglio dell’Unione europea e la Commissione hanno assunto una linea coerente e logica. La serietà delle nostre preoccupazioni è stata affermata chiaramente attraverso tre dichiarazioni pubbliche della Presidenza dell’UE nel corso delle ultime due settimane, il 4 e il 10 giugno, sui casi di Fadaei, Shojaee e Jazee, che si trovano tutti di fronte a imminenti esecuzioni per crimini commessi quando erano minorenni; e il 13 giugno sull’esecuzione di Mohammad Hassanzadeh.

La Commissione appoggia pienamente i principi e i contenuti di tali dichiarazioni: non vi può essere alcuna giustificazione per il ricorso alla pena di morte da parte delle autorità iraniane nel caso di delinquenti minorenni. Ciò va contro in modo esplicito alle disposizioni giuridicamente vincolanti del diritto internazionale, che l’Iran ha ratificato e cioè il Patto internazionale sui diritti civili e politici e la Convenzione sui diritti del fanciullo.

Il fatto che abbiamo dovuto rilasciare così tante dichiarazioni a un ritmo così rapido riflette ovviamente il numero crescente di esecuzioni in Iran, tra cui quelle dei minori. La moratoria stabilita dal capo della magistratura iraniano, Ayatollah Shahroudi, sulle esecuzioni dei minori viene palesemente violata dai suoi stessi giudici.

Ma, purtroppo, il tono e la frequenza delle nostre dichiarazioni sull’Iran riflettono anche il fatto che il nostro dialogo e le nostre démarche sui diritti umani in generale e sulla questione delle esecuzioni dei minori in particolare non sono state efficaci. Le autorità iraniane fanno orecchie da mercante alle nostre richieste di conformarsi al diritto internazionale sui diritti umani e non abbiamo pertanto alcuna scelta se non quella di ricorrere alla cosiddetta “diplomazia del megafono” attraverso dichiarazioni pubbliche che Teheran sostiene di aborrire e rifiutare.

L’Iran deve far fronte alla sue responsabilità. Da parte sua, in seguito all’esecuzione di Hassanzadeh, la Commissione ha detto esplicitamente alla autorità iraniane che tale atto potrebbe solo gettare un’ombra sulla reputazione internazionale dell’Iran e sulle nostre relazioni. Senza un miglioramento concreto della situazione dei diritti umani, il nostro obiettivo comune di sviluppare in modo sostanziale le relazioni tra l’Unione europea e la Repubblica islamica dell’Iran è ostacolato.

Confido che il Parlamento europeo e tutti i partner dell’UE siano concordi in merito a questa linea e agiscano di conseguenza. Ribadisco pertanto solennemente la nostra richiesta alle autorità della Repubblica islamica dell’Iran di osservare le convenzioni internazionali di cui fa parte e risparmiare la vita di tutti i minori che si trovano ancora nel braccio della morte.

 
  
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  Presidente. – La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà al termine delle discussioni.

 
  

(1)Vedasi processo verbale.

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