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Testi presentati :

O-0076/2008 (B6-0170/2008)

Discussioni :

PV 07/07/2008 - 18
CRE 07/07/2008 - 18

Votazioni :

Testi approvati :


Resoconto integrale delle discussioni
Lunedì 7 luglio 2008 - Strasburgo Edizione GU

18. Creazione di una banca dati per le impronte digitali dei Rom in Italia (discussione)
Processo verbale
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  Presidente. – L’ordine del giorno reca la discussione su:

– l’interrogazione orale alla Commissione sulla creazione di una banca dati per le impronte digitali dei rom in Italia, di Monica Frassoni, a nome del gruppo Verde/ALE (O-0076/2008 – B6-0170/2008),

– l’interrogazione orale alla Commissione sulla creazione di una banca dati per le impronte digitali dei rom in Italia, di Giusto Catania, a nome del gruppo GUE/NGL (O-0077/2008 – B6-0451/2008),

– l’interrogazione orale alla Commissione sulla creazione di una banca dati per le impronte digitali dei rom in Italia, di Jan Marinus Wiersma, Claudio Fava, Kristian Vigenin, Gianni Pittella, Adrian Severin e Katalin Lévai, a nome del gruppo PSE (O-0078/2008 – B6-0452/2008),

– l’interrogazione orale alla Commissione sulla creazione di una banca dati per le impronte digitali dei rom in Italia, di Viktória Mohácsi, Marco Cappato, Alexander Alvaro, Sophia in ‘t Veld, Sarah Ludford, Jeanine Hennis-Plasschaert, Ignasi Guardans Cambó, Adina-Ioana Vălean, Renate Weber e Gérard Deprez, a nome del gruppo ALDE (O-0080/2008 – B6-0453/2008).

 
  
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  Monica Frassoni, Autore. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, il Ministro Maroni ha definito questo dibattito grottesco ma la realtà è che oggi ha smesso le sue arie da cowboy e cerca di convincere i colleghi europei che è tutta colpa della stampa e della sinistra e che il suo unico obiettivo è quello di fare il bene dei poveri zingari, rinchiusi nei campi invivibili e che con la schedatura etnica sarà possibile obbligare tutti i bambini Rom ad andare a scuola e che quindi non è necessario – né vuole – criminalizzare tutti i nomadi. Quindi questo dibattito è grottesco.

Eppure io non sono d’accordo. Credo che questo dibattito, e l’attenzione che siamo riusciti a suscitare insieme a tante ONG, insieme a tanti colleghi di diverse nazionalità – perché questo non è un tema solamente italiano – e a tante persone semplicemente preoccupate per la situazione dei diritti, sia importante e sia importante proprio perché lo facciamo qui, in Europa, e perché si parla di una questione di diritti e di cittadini e quindi oggi questo vuole essere un piccolo contributo anche a quella che oggi è percepita come una crisi di senso da parte dell’Europa.

L’Europa serve: serve ad arginare atteggiamenti da cowboy e politiche crudeli e soprattutto inefficaci; serve a battersi contro il razzismo e le discriminazioni, usando le leggi e gli accordi esistenti che sono figli di una storia sanguinosa. Questo dibattito serve a ribadire che in Europa non c’è spazio per le schedature etniche: tanto è vero che oggi il governo pare tornare indietro su questo e noi ce ne felicitiamo se così è. Il dibattito serve anche a mettere pubblicamente e legittimamente in dubbio che sia necessario in un Paese avanzato di 58 milioni di abitanti, dove la mafia controlla 120 miliardi di euro e un giro d’affari enorme e intere fette del territorio, dove la spazzatura uccide una delle province più ricche di storia d’Europa, che si dichiari uno stato di emergenza tipo "tsunami" o "terremoto" per dodici mesi e tutto questo per la presenza di 160.000 cosiddetti "nomadi", di cui la metà sono cittadini italiani.

Noi pensiamo che questo dibattito sia importante perché con la schedatura etnica minacciata e con la costante criminalizzazione dei Rom e dei Sinti noi non saremo più sicuri. Il lavoro di coloro che lavorano con le comunità Rom e Sinti, per farli uscire da una situazione di marginalità, di povertà e di violenza sulle donne e sui bambini – che sono obiettive, che esistono, e che io e nessuno di noi vuole negare – sono un nodo inestricabile, che non si può assolutamente separare se la situazione rimane così com’è oggi.

Oggi discutiamo di questi problemi, Presidente, per la terza volta in pochi mesi. Io spero che la pressione positiva, amichevole e costruttiva, che anche questo dibattito vuole rappresentare, possa convincere quella parte dei miei connazionali, di altri cittadini europei, che pensare di buttare fuori tutti e di risolvere con la violenza e anche con la semplificazione e il razzismo, questo che è un reale problema di esclusione, che è un reale problema di economia ed è anche un problema di cultura nel nostro Paese e nel nostro continente, possano essere convinti che non è quella la strada.

Io la invito, quindi, Commissario, a valorizzare al massimo il lavoro che fa la Commissione, il lavoro che noi come Parlamento facciamo, e anche il denaro che viene dato per quel tipo di politiche positive, che oggi sono poco conosciute, così nascoste e spazzate via da un pregiudizio che resiste, non solo in Italia ma anche in Europa.

 
  
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  Jan Marinus Wiersma, Autore. – (NL) Anche noi siamo sconcertati dalle ultime misure annunciate dal governo italiano per risolvere il “problema Rom” in Italia, Credo che sia un peccato dovere tenere questo dibattito oggi. Io stesso sono stato relatore per l’adesione della Slovacchia e ho avuto molto a che fare con la questione dei Rom. Dicevo sempre: la discriminazione è inammissibile, semplicemente è vietata, così dicono le regole e gli accordi dell’Unione europea. La registrazione dei Rom sa proprio di discriminazione, e questo non è accaduto nel caso della Slovacchia. E’ un peccato che adesso devo condurre questo dibattito sulle azioni del governo di un vecchio Stato membro.

Il pacchetto più recente elaborato dal ministro dell’Interno italiano Roberto Maroni per affrontare l “emergenza Rom”, così come la definisce il governo stesso, lascia l’amaro in bocca. La creazione di una banda dati delle impronte digitali dei bambini Rom è contraria ai principi fondamentali dell’UE di non discriminazione, uguaglianza dinanzi alla legge e protezione delle minoranze.

Questa misura è stata annunciata anche se la Commissione europea non ha ancora completato la sua valutazione di un precedente pacchetto di misure italiane. Nel maggio di quest’anno, i prefetti delle grandi città hanno ottenuto poteri straordinari per agire contro gli immigrati clandestini e i Rom, poteri che anche allora ci hanno fatto aggrottare le ciglia. Pertanto, vorrei chiedere al governo italiano di usare la massima moderazione per evitare di travalicare i limiti del lecito in Europa. Lo solleciterei ad abbandonare quella misura: non ha spazio nell’Unione europea.

La Commissione europea si trova in una situazione ritiene in cui, per quanto ne sappia, non si è mai trovata prima, quindi le chiederemmo di valutare la misura con estrema attenzione. La Commissione deve assumere una posizione obiettiva, guardare la lettera del trattato e non lasciarsi influenzare da considerazioni politiche. Questo approccio e quello dell’Italia stanno rasentando i limiti del Trattato sull’UE, e la Commissione deve indicare con estrema chiarezza dove sono questi limiti.

Si dovrebbe chiarire che la questione qui non riguarda solo l’Italia. Quest’ultimo episodio è l’ennesimo esempio della necessità di una politica molto più attiva per spezzare l’isolamento sociale ed economico di Rom e per combattere la discriminazione contro di loro.

Mercoledì scorso, la Commissione ha presentato una sintesi di cosa sia possibile fare adesso con gli strumenti europei, e la ringrazio per questo. Come dice il Commissario, c’è spazio affinché gli Stati membri facciano un uso migliore degli strumenti esistenti per promuovere l’integrazione del Rom. Mi aspetto anche che la Commissione presenti piani specifici che ancora mancavano la settimana scorsa- Il Parlamento lo chiede in varie risoluzioni, la più recente delle quali risale al gennaio.

Se una cosa è stata chiarita, è che non possiamo più aspettare di affrontare seriamente la questione dei Rom e la posizione dei Rom in Europa. I Rom sono una minoranza molto speciale, che non può essere considerata una minoranza tradizionale. E’ una questione che riguarda tutta l’Europa, in particolare perché, a seguito degli allargamenti più recenti, moltissimi Rom sono diventati cittadini dell’UE. Alla fine, una politica di repressione non risolverà i problemi e le tensioni che talvolta causano nella nostra società. E’ importante un approccio integrato e, a mio avviso, l’approccio del governo italiano al problema è inaccettabile.

 
  
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  Viktória Mohácsi, Autore. (HU) Signor Presidente, signor Commissario Špidla, onorevoli colleghi, alla fine di giugno, il nostro presidente, Graham Watson, e io abbiamo inviato una lettera comune alla Commissione, chiedendo di indagare sulla grave situazione in Italia, e di adottare misure appropriate per condannarla in caso di violazione dei principi o degli impegni dell’Unione europea.

In relazione agli eventi che hanno avuto luogo in Italia, diversi deputati ci ricorderanno delle ingiustizie che si sono verificate di recente, compresa la raccolta delle impronte digitali. Sarei molto più propenso ad alternative che siano soluzioni, come ha anche dichiarato il collega, onorevole Wiersma.

Sono molto lieta della comunicazione che la Commissione ha pubblicato di recente, e sono ancora più lieta che consideri seriamente il problema e l’integrazione dei Rom come minoranza, e ne evidenzi l’urgenza.

Riesco appena a esprimere la mia soddisfazione per la creazione della nuova direttiva orizzontale. A mio avviso, la direttiva orizzontale deve riunire gli elementi che possono correggere la normativa attuale.

Né riesco a sottolineare abbastanza nei miei discorsi quanto sia importante dichiarare nelle leggi che la segregazione nelle scuole è discriminazione, come stabilito dalla direttiva 2000/43. Anche così, la direttiva dice solo che la discriminazione nelle scuole contro gruppi di bambini che appartengono a razze diverse o a un gruppo etnico diverso è vietata.

Questa direttiva non dice che la segregazione e la segregazione nell’istruzione costituiscono discriminazione. Ne abbiamo molte prove: è stato confermato non solo dalle organizzazioni della società civile, non solo dalla Commissione europea e non solo da diversi pareri del Parlamento europeo; anche la legge ungherese ha confermato che si tratta di discriminazione. Sarebbe molto importante soppesare questo importante aspetto e le raccomandazioni del cosiddetto “decennio dell’inclusione Rom”, in relazione a cinque Stati membri in sede di elaborazione della nuova direttiva orizzontale e di sviluppo di una strategia europea per i Rom, e sarebbe efficace dalla prospettiva dell’integrazione europea dei Rom. Grazie.

 
  
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  Vladimír Špidla, Membro della Commissione. (CS) Signor Presidente, onorevoli parlamentari, ringrazio gli onorevoli Mohácsi, Frassoni, Wiersma, Catania e tutti i deputati per le loro interrogazioni. Per la quarta volta in quest’Aula abbiamo l’opportunità di parlare della situazione dei Rom in Italia. Credo che tutti in quest’Aula, di qualunque ala politica, concorderanno che la situazione dei Rom deve essere risolta con misure immediate e adeguate per superare la crisi sociale, economica e umanitaria. La Commissione si è allarmate nel leggere nella stampa che le autorità italiane stavano prendendo le impronte digitali alle persone che vivono nei campi “nomadi” per creare una banca dati.

Nel frattempo, le autorità italiane hanno fornito alla Commissione informazioni sul contesto giuridico generale. Sembra che, nell’ambito dello stato di emergenza dichiarato il 23 maggio, un decreto del 30 maggio autorizzava i sindaci di Roma Napoli e Milano ad attuare alcune misure. Queste misure includono “identificazione e calcolo delle persone, compresi i minori, presenti nei campi nomadi”. Il decreto dichiara che le misure attuate dai sindaci devono essere “conformi ai principi generali del diritto comunitari e delle direttive”. Le autorità italiane sostengono che le misure sono state adottate nell’interesse delle persone che vivono in questi campi, in particolare affinché possano vivere i condizioni dignitose.

La Commissione apprezza la volontà a cooperare delle autorità italiane. Queste informazioni sono utili, ma manca chiarezza sulla natura e sull’impatto reale delle misure attuate dai sindaci, le impronte digitali possono essere prese e conservate solo in una banca dati nell’ambito di un quadro legale, nel rigoroso rispetto dei regolamenti comunitari e dei diritti fondamentali. In questo contesto, la Commissione ha chiesto chiarimento sullo scopo di queste attività, sottolineando che la loro attuazione deve rispettare la legalità e la proporzionalità. Per potere valutare se questi principi sono onorati, un fattore chiave sarà il modo in cui le misure italiane saranno effettivamente attuate.

Per ottenere un’immagine più accurata del quadro legale in cui sono attuate queste misure, la Commissione ha deciso di scrivere alle autorità italiane per chiedere ulteriori informazioni sull’argomento. Il 7 luglio le autorità italiane hanno trasmesso alla Commissione ulteriori informazioni che saranno analizzate nei dettagli.

La Commissione è a conoscenza dell’esistenza di tensioni sociali in Italia. A maggio, in quest’Aula abbiamo discusso della situazione dei Rom in Italia e in altri paesi. IN quel momento la Commissione ha sottolineato che è impossibile ignorare i reali problemi della povertà e dell’esclusione sociale affrontati dai Rom in Italia e in altri paesi. Ha anche sottolineato che questa situazione comporta sofferenza umana e tensioni sociali.

Per affrontare questa situazione, dobbiamo combattere la criminalità e trovare soluzioni reali ai problemi che affrontano i Rom, specialmente i bambini Rom che sono le prime vittime della povertà e dell’esclusione sociale. I Rom devono essere aiutati, non stigmatizzati. Questo è il motivo per cui la Commissione, nella sua relazione adottata la settimana scorsa, sottolinea che l’Unione europea, gli Stati membri e la società civile devono unire le forse per garantire un coordinamento efficace dei loro sforzi.

Per concludere, la Commissione, in particolare il Vicepresidente Jacques Barrot, continua ad avere contatti regolari con le autorità italiane, che si sono impegnate a presentare una relazione dettagliata sulla questione per la fine di luglio. La Commissione continuerà inoltre a valutare come gli Stati membri hanno recepito la direttiva continue 2004/38/CE del 29 aprile  2004 nel loro ordinamento nazionale e come la applicano in pratica.

Credo fermamente che il governo italiano ha la volontà di attuare una politica tesa all’inclusione sociale nel pieno rispetto dei diritti fondamentali e del diritto comunitario.

 
  
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  Edit Bauer, a nome del gruppo PPE-DE. (HU) Molte grazie, signor Presidente. Signor Commissario, onorevoli colleghi, a nome del gruppo del partito popolare europeo e della collega Járóka, che purtroppo non ha potuto essere qui, vorrei dire quanto segue. Per decenni, le organizzazioni della società civile e i sociologi hanno cercato di attirare l’attenzione sulle condizioni di vita estremamente difficili dei Rom nell’Unione europea, i cui numeri e proporzioni sono aumentati sin dall’allargamento del 2007.

Per risolvere la situazione, non è necessaria una politica di immigrazione, ma sono necessari programmi che promuovano l’inclusione sociale. E’ importante mettere nell’agenda la discriminazione e l’esclusione sociale che colpiscono i Rom, e infatti è inaccettabile che l’oppressione sofferta dai Rom europei, come conseguenza di diversi secoli di esclusione, marginalizzazione e rigetto da parte delle éite politiche di tutti i tempi, debba essere di nuovo uno strumento nella battaglia politica fra partiti.

Questo contrasta con gli interessi dei Rom, contrasta con gli interessi dei non Rom e dell’Europa, e danneggia fortemente l’autorità della nostra Assemblea e adotta i suoi pareri sulla base di voci e presunzioni non verificate.

Da molti mesi la situazione è cattiva, e infatti invece di incoraggiare un’azione reale, i partiti hanno creato una forma di isteria e usano i Rom per i propri interessi egoistici a breve termine,ed è facile per loro farlo perché le organizzazioni per i Rom sono troppo deboli per protestare contro oppure opporsi. Quando il ministro dell’Interno del governo Prodi, Giuliano Amato, ha parlato espressamente di emergenza Rom, gli stimati colleghi socialisti e liberali, purtroppo, non hanno protestato.

Vorrei dichiarare che quanto sta accadendo in Italia non è una questione etnica e noi dobbiamo agire contro l’ingiustizia, da chiunque provenga. Grazie molte per la vostra attenzione.

 
  
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  Presidente. − Prima di dare la parola all’onorevole Pittella, devo invitare i colleghi che hanno esposto le T-shirt, – ribadisco: non indossate ma esposte a mo’ di bandiera o di striscione le T-shirt – a ritirarle perché il nostro regolamento parla chiaro: l’allegato 16 dell’articolo 146 dice esplicitamente che non è possibile tollerarli in questa guisa. Invito a ritirarli altrimenti sarò costretto a farle ritirare dagli uscieri o peggio ancora a sospendere la seduta. Chiedo quindi gentilmente ai colleghi di ritirare immediatamente le T-shirt che vengono esposte come fossero dei manifesti. Anche all’onorevole Ferrari.

 
  
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  Gianni Pittella, a nome del gruppo PSE. – Signor Presidente, Commissario, onorevoli colleghi, un ministro degli Interni di un Paese europeo non può definire grottesco un dibattito che si svolge nel Parlamento europeo. È un affermazione lesiva della dignità del Parlamento europeo. A noi non fa piacere che un provvedimento del governo italiano debba essere valutato in questa sede. Per noi l’Europa non è il capro espiatorio di tutti i guai nazionali, né il gendarme a cui affidare la guardia del Presidente del Consiglio dell’Italia.

Secondo noi, anche quando siamo all’opposizione nel nostro Paese, è giusto valorizzare e difendere nei consessi internazionali le scelte giuste che fa l’Italia. Ma il governo italiano e il ministro degli Interni avrebbero dovuto ricercare altre strade, in piena sintonia con le norme europee, e informare preventivamente, non in maniera tardiva, la Commissione europea.

Da anni si tenta di affrontare il problema dei Rom: sfruttamento dei minori, avviamento alla mendicità, al racket, al furto e altri fenomeni patologici. Ma la soluzione non è la schedatura su base etnica, bensì una politica concreta che tenga insieme i tre pilastri: cittadinanza, civiltà e sicurezza. L’identificazione dei bimbi Rom e non solo di loro è una garanzia per gli interessati ed essenziale per la lotta al racket e al traffico dei minori ma non può essere fatta su base etnica e con metodi invasivi come quello delle impronte.

Noi ringraziamo il Commissario Špidla per l’impegno assunto di dare una risposta europea ad una grande questione europea e gli chiediamo di fare la massima chiarezza sulle misure adottata dal governo italiano e di riferire al Parlamento europeo. È sorprendente che il terzo millennio, che avrebbe dovuto albeggiare all’insegna di un nuovo alfabeto dei diritti di cittadinanza, conosca invece l’abisso dell’involuzione culturale. Proprio dall’istituzione europea venga un sussulto contro il conformismo dilagante, per la difesa dei valori di civiltà di cui l’Europa è portatrice nel mondo.

 
  
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  Marco Cappato, a nome del gruppo ALDE. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Commissario, il governo italiano manderà entro la fine del mese, come lei ha detto, tutte le informazioni sul provvedimento. Qui c’è, però, un altro punto da valutare preventivamente ed è quello sullo stato d’emergenza: questo il punto che le istituzioni europee devono porre. Innanzitutto: quando si dichiara uno stato di emergenza, in casi come questi, bisognerebbe avvisare preventivamente il Consiglio d’Europa. Non ci risulta che questo sia stato fatto. Chiediamo a lei se sia informato e se questo è stato fatto.

Uno stato d’emergenza che si giustifica per disastri naturali o catastrofi o eventi di questa natura. Ma è possibile definire – la collega prima diceva "provvedimenti precedenti proposti dal Ministro Amato" – Ma certo questo è vero, lo diciamo chiaro: il non governo della questione Rom non è esclusiva del governo Berlusconi; è l’eredità di anni, lustri di non governo di questo problema. Proprio per questo non è immaginabile, non è tollerabile, oggi, richiamarsi ad uno stato d’emergenza che non è tale. Lo stato di emergenza che c’è oggi, semmai, è quello dell’assenza di legalità e di democrazia in un paese come l’Italia, che è il paese più condannato davanti alla Corte europea per i diritti umani. Questa è l’emergenza: non può essere invocata "un’emergenza Rom" che in quanto tale non esiste.

C’è la necessità di governare un problema. Si governa attraverso l’accoglienza, si governa attraverso l’integrazione, investendo le risorse per questo invece di sprecarle come si fa non utilizzando i Fondi europei, invece che affidarsi all’illusione tecnologica della biometria per nascondere l’incapacità di governare un problema come questo.

 
  
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  Elly de Groen-Kouwenhoven, a nome del gruppo Verts/ALE. – (EN) Signor Presidente, le impronte digitali sono una versione moderna dei metodi nazisti per distinguere gli zingari da altri cittadini. La banca dati delle impronte digitali è la reviviscenza più brutale del fascismo dal 1940-1945 – perché le impronte digitali sono un primo passo autorizzato dallo Stato per facilitare le espulsioni di massa di un gruppo etnico. La maggior parte del Rom che attraversano legalmente l’Europa senza frontiere sono poveri e poco istruiti. Ciò di cui hanno bisogno sostanzialmente è un luogo in cui stare. La povertà dovrebbe essere risolta in loco, non con espulsioni, e cerchiamo di ricordare che i Rom sono la più grande minoranza in Europa – no meno di 19 Stati membri hanno una popolazione più piccola della comunità Rom europea.

Durante il comunismo, i Rom occupavano posti di lavoro e avevano libero accesso ai servizi sanitari e all’istruzione; dopo il comunismo, il loro tenore di vita è crollato. Ma la povertà era un terreno fertile per la raccolta di fondi. E’ emersa l’industria degli zingari; ONG, come Oxfam e CARE si sono arricchite come esecutori di progetti. Ma i Rom ne hanno beneficiato appena, e si sono spostato in Occidente non appena hanno Spinta dal Consiglio dei ministri a valutare politiche tese al miglioramento dell’inclusione dei Rom, la Commissione ammette ne l’urgenza in un documento del 2 luglio. Fa riferimento alla risoluzione del Parlamento europeo per una strategia di lavoro europea e ne riconosce il ruolo quale coordinatore – finalmente! Nel documento, sotto la rubrica “Lezioni imparate”. Leggo “Per un’efficace inclusione dei Rom, la partecipazione a pieno titolo della società civile e in particolare delle ONG per i Rom è una chiave per il successo”. I Rom sono diventati partner! Mi auguro che vedremo presto come questo potrò essere attuato nella struttura della Commissione stessa.

Nel frattempo, consiglio caldamente alla Commissione di studiare il piano d’azione OSCE. Perché reinventare la ruota? Infine, chiedo alla Commissione di chiarire alle autorità italiane che la norma fascista è contraria al diritto dell’UE, e che le vittime Rom che hanno perso la loro proprietà dovrebbero essere risarcite. Una volta l’Italia esportava la moda, adesso esporta il razzismo.

 
  
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  Roberta Angelilli, a nome del gruppo UEN. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, questo dibattito mi dà l’occasione per rivolgere delle domande alla sinistra, che con tanta solerzia ha pensato di utilizzare il Parlamento europeo, per l’ennesima volta, per giudicare in maniera del tutto impropria, pretestuosa e preventiva l’applicazione di un’ordinanza italiana che è ancora in fase organizzativa.

Bene, la prima domanda: dov’era la sinistra, che in Italia ha governato per decenni, quando questi campi abusivi si costituivano e proliferavano in condizioni di mancanza totale delle più elementari norme igieniche e di sicurezza? Ancora, mi piacerebbe chiedervi se non vi pesa, come un macigno, quel silenzio di anni ed anni, fatto di indifferenza e di ipocrisia, di voltarsi dall’altra parte, quando evidentemente non si avevano gli occhi per vedere – né tanto meno l’interesse politico – che decine di bambini ogni anno morivano di freddo o bruciati a causa dell’assenza di sicurezza in queste baraccopoli.

Forse non vi interessa neanche sapere che a Roma, dove vivono circa 7.000 minori, sono stati stanziati milioni di euro per la scolarizzazione: una scolarizzazione fallita, visto che lo scorso anno solo il 25 % di questi bambini è andato regolarmente a scuola. Chissà se lo sapete o fate finta di non sapere che la scolarizzazione era affidata, in regime di quasi monopolio, ad alcune associazioni che, più che l’interesse superiore del minore, avevano a cuore il denaro pubblico.

Io difendo il diritto delle comunità Rom ad essere censiti, così come avviene regolarmente per tutti i cittadini italiani, perché il censimento garantisce il diritto alla salute, all’inclusione sociale e all’inserimento scolastico. Difendo anche il diritto delle comunità Rom all’accertamento dell’identità. Ovviamente non è previsto nessun intervento generalizzato: chi è in regola non è soggetto ad accertamenti. Ma un bambino che non è registrato alla nascita o che non ha un identità riconoscibile, diventa un bambino invisibile, facile preda di ogni forma di sfruttamento: traffico di organi, adozione illegale, sfruttamento sessuale e lavoro nero minorile. Questo vale per tutti i minori che vivono in Italia: italiani, comunitari ed extracomunitari.

Infine, qualche parola sul titolo delle vostre interrogazioni orali. Non solo nell’ordinanza non vi è riferimento alcuno a gruppi etnici, ma non è prevista alcuna banca dati specifica, né tanto meno una banca dati sulle impronte digitali dei Rom. Ovviamente, se ci sono proposte migliori ben vengano: siamo aperti a proposte costruttive. Ma non si accettano lezioni da chi non ha mosso per anni e anni un dito per risolvere una situazione di grave emergenza sociale.

 
  
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  Vittorio Agnoletto, a nome del gruppo GUE/NGL. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, esattamente settant’anni fa, il 14 luglio 1938, il regime fascista emanava in Italia il Decreto sulla razza, adeguandosi alla leggi razziali tedesche. La storia la conosciamo: oltre 500.000 Rom furono uccisi nei campi di sterminio. Tutto, anche allora, cominciò con un censimento.

In Italia è in atto una vera e propria schedatura di tutti i Rom, compresi i bambini, ai quali vengono raccolte le impronte digitali, e compresi i cittadini comunitari e gli stessi cittadini italiani, nonostante i loro dati, siano già presenti nell’anagrafe. Il questionario utilizzato a Napoli, onorevoli Angelilli, contiene delle domande sulla religione e sull’etnia ed è molto simile a quello usato nella Repubblica di Vichy sotto l’occupazione nazista. A Milano è stato schedato un anziano Rom, cittadino italiano, sopravissuto alla deportazione nei campi di sterminio nazista. Che uso verrà fatto di questi dati?

Oggi a presiedere, nella più totale indifferenza e silenzio, la Commissione per l’infanzia nel parlamento italiano, vi è Alessandra Mussolini, la nipote del Duce, una coincidenza che rafforza il legame simbolico tra il presente e un passato che pensavamo di aver definitivamente sepolto in Italia e in Europa, e che invece oggi si ripresenta in tutta la sua gravità.

Certamente la storia non si ripete ma non vi è dubbio che il governo italiano ha avviato procedure razziste in palese contrasto con la direttiva 43 del 2000 e la 38 del 2004. Chiedo che il Parlamento approvi questa risoluzione, condannando il governo italiano e che la Commissione avvii d’urgenza una procedura d’infrazione contro l’Italia.

 
  
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  Stefano Zappalà (PPE-DE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, non ci sono dubbi: è palese che l’estrema sinistra italiana ormai di fatto governa questo Parlamento europeo. Secondo una cattiva prassi ormai consolidata, i parlamentari della sinistra estrema e dei Verdi continuano ad attaccare il governo italiano, utilizzando l’Aula di Strasburgo.

Cancellati lo scorso mese di aprile dallo scenario politico nazionale per volontà popolare, trovano sfondo nel Partito socialista e nel Partito liberale per amplificare le loro bugie nazionali. Tutti insieme attaccano un governo legittimo di un grande Stato membro fortemente europeista, voluto e sostenuto dal 60% degli italiani. E poi ci stupiamo dei risultati dell’Irlanda!

Tutta questa materia, Presidente, Commissario Šplida, riguarda fatti ricadenti nell’autonomia nazionale e non di competenza dell’Unione. Tuttavia, il governo italiano, in maniera continuativa, ha fornito alla Commissione ogni chiarimento che gli viene dato. Io la prego, Commissario, di leggere un po’ meno i giornali e un po’ più gli atti che le vengono trasmessi dal governo italiano ufficialmente.

Le ordinanze non riguardano i Rom, non riguardano acquisizioni di impronte digitali; riguardano cittadini extracomunitari e nomadi, parte dei quali riempiono ormai da tempo la cronaca giudiziaria italiana. Bisogna avere la certezza dell’identità delle persone, in maniera da poter consentire l’accesso alle scuole, all’assistenza sociale, all’assistenza sanitaria e alla residenza. Nelle ordinanze non c’è alcun riferimento di etnia, non sono ordinanze continue nel tempo, non riguardano l’intero territorio nazionale ma riguardano solo tre casi specifici.

Il grave problema dell’assenza dei documenti di identità è stato segnalato anche dal Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa lo scorso 19-20 giugno. L’obiettivo è pervenire a rilievi segnaletici autorizzati e richiesti in molti Stati e nell’intera Europa in materia di documenti di viaggio e permessi di soggiorno e comprende sistemi descrittivi, fotografici, dattiloscopici e antropometrici. C’è il sostegno della magistratura italiana soprattutto quella che riguarda il mondo minorile, c’è l’utilizzazione in concorso della Croce rossa italiana e così via.

Ci sarebbero tante altre cose ma alla collega vorrei dire che io non mi sarei mai sognato di riferirmi al suo Stato parlando di razzismo. Voglio ricordarle che da 3000 anni a questa parte, l’Italia esporta e continua ad esportare cultura e che quando in Italia c’era profondo stato sociale, come vi è oggi, tante altri Stati ancora vivevano sugli alberi.

 
  
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  Adrian Severin (PSE). - (EN) Signor Presidente, è la quarta volte negli ultimi mesi che parliamo della stessa questione. I risultati sono modesti, così come è modesta la presenza di colleghi in quest’Aula stasera. Forse è un argomento scioccante di per sé e suscita preoccupazione.

I Rom sono una comunità etno-culturale paneuropea che non ha uno Stato nazione. I Rom erano presenti in Europa già quando si sono formati gli Stati nazione. Quegli Stati li hanno tenuti in miseria, se no ridotti in schiavitù, o li hanno relegati in campi di concentramento.

L’allargamento dell’Unione europea è stato l’ultimo atto di liberazione dei Rom. Oggi i Rom sono cittadini europei e forse, in termini assoluti, sono i cittadini europei più veri perché sono solo europei. La loro integrazione culturale, sociale ed economica è una sfida europea.

Dobbiamo quindi “comunitarizzare” la politica sui Rom. Una strategia che si limita a formulare raccomandazioni agli Stati, lasciando loro la scelta definitiva e responsabilità decisive semplicemente non funziona.

Da un lato, quello cui assistiamo oggi in Italia è la faccia peggiore del fenomeno pericoloso della rinazionalizzazione dell’Europa. E’ l’espressione populista nazionale di questo fenomeno. Gli italiani hanno peraltro il diritto di non avere paura, ma per ogni cittadino italiano l’attuale politica razzista del suo governo è più spaventosa.

Oggi le impronte digitai, domani i lavori forzati, e dopodomani i campi di concentramento – e non solo per i Roma, ma anche per qualsiasi altra alleanza.

Abbiamo chiesto alla Commissione di controllare la conformità della legislazione italiana alle norme europee. Non p stato fatto nulla. Il controllo viene rinviato in attesa che la normativa sia adottata. Adesso la situazione è peggiorata. Dobbiamo agire e usare gli strumenti previsti dai Trattati per fermare questi pericolosi sviluppi razzisti in Italia, scoraggiando così approcci simili in altri luoghi.

Non dobbiamo attendere un nuovo olocausto prima di organizzare nuovi referendum per sostenere l’integrazione europea.

 
  
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  Adina-Ioana Vălean (ALDE). - (EN) Signor Presidente, oggi abbiamo l’ennesimo dibattito in Aula sul modo in cui l’Italia tratta la popolazione Rom. Questa volta è ben accetto, anzi proposto dal governo italiano, che invoca lo stato di emergenza, tenendo un censimento della popolazione Rom e prendendo loro le impronte digitali prima di espellerli.

Oggi chiedo di nuovo alla Commissione e al Consiglio di reagire. Troppe promesse; adesso vogliamo vedere il Consiglio e la Commissione agire concretamente per fare rispettare all’Italia le norme e i valori dell’UE. Dobbiamo procedere a una valutazione dell’attuazione della direttiva antidiscriminazione, così come stiamo facendo con la direttiva sulla libera circolazione. Dobbiamo applicare l’approccio integrato e accelerare l’attuazione della strategia dell’UE per i Rom.

Abbiamo a disposizione tutti gli strumenti necessari, ma sembra che quando si tratta di difendere le libertà civili rispetto alla sicurezza, abbiamo una certa timidezza ad applicarli.

E’ passato già un anno da quando l’Italia ha iniziato e escogitare misure sproporzionate e scioccanti contaminate da bieco populismo. Adesso sembra che la situazione stia ancora peggiorando.

Daranno davvero la caccia ai Rom nelle strade italiane? L’Europa continuerà a guadare come complice omertoso?

 
  
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  Mario Borghezio (UEN). – Signor Presidente, onorevole colleghi, è grave che ragioni di politica interna tutta italiana ci impedisca un esame sereno dei provvedimenti necessari. È stato detto che non è stata dichiarata l’emergenza. A me risulta invece che il governo Prodi, attraverso misure predisposte dal Ministro Amato, abbia messo per iscritto l’emergenza e la necessità di provvedimenti nei confronti dei rom. Così non ha fatto invece l’attuale governo italiano, che sta attuando soltanto un censimento. Questo dicono le carte che sono state presentate e esaminate dalla Commissione europea, che non poteva fare altro che riconoscere la verità, perché la speculazione politica ha un certo colore, la verità ne ha un altro. È un’altra durezza.

Sono provvedimenti erga omnes, che riguardano tutti. Forse, qui, qualcuno finge di non sapere – magari sapendo la verità – che nei campi nomadi vi sono minori che sono fantasmi: non hanno un’identità – e non è un diritto umano avere un’identità? –non hanno le vaccinazioni, non hanno la possibilità di andare a scuola, anche se volessero andarci, perché ne vengono impediti e sono invece oggetto di traffici che ben conosciamo.

Non è stata realizzato un database. Vi è un impegno molto preciso e specifico a non utilizzare se non nei limiti della normativa sulla privacy. Questa non è una schedatura attraverso la quale chiunque possa accedere: sono dati che vengono presi solo in caso di necessità. Quando li prendevano i magistrati nei tribunali dei minori erano considerati normali.

Infine, saggiamente, il governo ha deciso di affidare l’applicazione di queste ordinanze alla Croce Rossa italiana. Non sono le SS che vanno nei campi, è la Croce Rossa italiana, nota in tutto il mondo per la sua competenza e la sua sensibilità nell’aiuto agli emarginati e perseguitati di tutto il mondo.

 
  
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  Umberto Guidoni (GUE/NGL). – Signor Presidente, Signor Commissario, onorevoli colleghi, la schedatura di un popolo in base alla sua etnia: questa è, in sintesi, la proposta di rilevare le impronte digitali dei rom, anche quelle dei minori.

Questa iniziativa del governo italiano evoca tempi bui, ricorda politiche tragiche che l’Europa ha conosciuto in passato e che avremmo voluto relegare, per sempre, ai libri di storia. E’ un atto odioso che costituisce una violazione dei diritti umani e delle libertà fondamentali sancite dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Il ministro dell’Interno dimostra di non conoscere nemmeno le direttive europee, quando dichiara che l’ordinanza è in linea con il regolamento 380 del 2008, che prevede l’obbligo di prendere le impronte digitali a tutti gli extracomunitari. Ma i Rom che vivono in Italia, e particolarmente i minori, sono quasi tutti italiani o comunque cittadini comunitari.

Se poi il problema che si vuole risolvere è quello delle condizioni disumane dei campi, dei bambini costretti a vivere con i topi, come dice il ministro, ci dovrebbe spiegare come la rilevazione delle impronte digitali possa ovviare a tale problema, visto che anche il Prefetto di Roma ha detto che non è necessario. Se davvero ha a cuore le condizioni dei minori, il governo italiano deve realizzare interventi per garantire condizioni sanitarie adeguate nei campi, per favorire l’inserimento e l’integrazione sociale, per promuovere la scolarizzazione e l’avviamento professionale. La schedatura razziale di una minoranza etnica rischia, invece, di compromettere il futuro dei minori e qualsiasi prospettiva di integrazione e rischia, paradossalmente, di criminalizzare le vittime.

Quello che sto dicendo non lo dice la Sinistra estrema. Concludo, citando Famiglia Cristiana: "Oggi con le impronte digitali, uno Stato di polizia mostra il volto più feroce ai piccoli Rom, che pur sono cittadini italiani". "Perché - si domanda il giornale - non c’è la stessa ostinazione per combattere la criminalità vera in vaste aree del Paese? Forse perché rende meno politicamente?"

 
  
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  Marian-Jean Marinescu (PPE-DE). - (RO) T La situazione dei gruppi minoritari in Romania è stata una delle questioni intensamente dibattute durante i negoziati per l’adesione.

Per quanto riguarda i Rom, le autorità rumene hanno preparato una strategia di integrazione approvata e controllata dalla Commissione europea. Questa strategia comprende una serie di azioni, specialmente nel settore dell’istruzione e dell’acceso al mercato del lavoro, rispettando appieno le norme europee.

Dal 2004, parte della popolazione Rom ha viaggiato in altri paesi dell’Unione europea, secondo il principio della libera circolazione, Non contesto che alcuni di loro abbiano violato le leggi dei paesi dove si sono recati. Devono rispondere alla giustizia delle loro azioni.

Tuttavia, quello che è stato chiesto alla Romania dovrebbe essere chiesto a ogni Stato membro da ora in poi: programmi per un’integrazione coerente, basati sui principi europei. Questi programmi dovrebbero evitare completamente azioni discriminatorie, come la decente decisione sulle impronte digitali adottata dal governo italiano, né imporre azioni che potrebbero colpire i cittadini onesti.

Questo tipo di atteggiamenti può creare – e temo che sia già accaduto – un’immagine negativa, immeritata, di altri cittadini della Comunità europea che vivono e lavorano in Italia e che sono apprezzati dalle comunità in cui vivono.

Chiedo alla Presidenza francese di tenere conto di tutti questi aspetti e di includere nella su agenda semestrale una reale politica europea per l’integrazione dei Rom. Chiedo alla Commissione di presentare sistematicamente informazioni sulla situazione dei Ron, riflettendo i passi compiti per l’integrazione, l’inclusione sociale, i modi in cui sono stati usati i fondi europei e i risultati ottenuti.

In quest’occasione mi rivolgo anche alle ONG che rappresentano i Rom e chiedo loro di informare e incoraggiare i cittadini di cui difendono gli interessi, di usare con la massima efficacia gli strumenti forniti fino ad ora dall’Unione europea e dagli Stati membri.

 
  
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  Kristian Vigenin (PSE). - (BG) Signor Presidente, signor Commissario, l’azione unita di diversi gruppi politici a difesa dei diritti umani e della dignità è un esempio della maturità del nostro Parlamento, Sono rammaricato che il PPE non si sia unito nel progetto di risoluzione comune, ma ha la possibilità di sostenerlo con il voto. Non possiamo assistere adesso al superamento di linee considerate insormontabili dopo la Seconda guerra mondiale.

Il piano del governo italiano di creare una banca dati con dati biometrici per i Rom è l’ennesima misura provocatoria dal ritorno al potere di Berlusconi. Vorrei ricordare le sue dichiarazioni che gli immigrati sono l’esercito del male, nonché la decisione di criminalizzare l’immigrazione clandestina. Mostra totale mancanza di comprensione di un problema, indirizzando gli sforzi in una direzione completamente sbagliata. Questo piano tratta i Rom in un modo che, invece di sostenere l’integrazione, distrugge le opportunità esistenti a tal fine e cerca in pratica soluzioni nell’isolamento e nella segregazione, crea atteggiamenti contro i Rom e aumenta i timori del pubblico. Abbiamo visto tutti a cosa porta tutto questo. Ricordiamo i recenti eventi di Roma e Napoli,. Cercare di accendere il fuoco con la benzina significa che ci si aspetta intenzionalmente un fuoco più esteso, ma che non si sa cosa si sta facendo.

I Rom sono la maggioranza più grande in Europa e probabilmente la più discriminata. Nella maggior parte dei casi, i Rom non hanno acceso a una sanità pubblica adeguata, a servizi pubblici, all’istruzione, al lavoro. Trattare questi problemi è una sfida paneuropea e fino a oggi nessun paese ci è riuscito da solo. E nemmeno l’Italia c riuscirà. Ecco perché la soluzione andrebbe ricercata in cooperazione con le autorità locali e nazionali, con il coordinamento e il sostegno a livello europeo. Ecco perché è necessario che la Commissione elabori una politica più chiara e finanziata per i Rom. Questo piano distrugge i principi fondamentali dell’Unione europea e viola gli articoli 12 e 13 del Trattato che istituisce la Comunità europea. Quale custode del trattato, la Commissione europea dovrebbe agire senza compromessi in caso di violazione da parte di uno Stato membro.

In conclusione vorrei solo ricordare che la politica per l’integrazione dei Rom è stata una delle questioni principali con cui è stata valutata la volontà del mo paese a diventare membro dell’Unione europea. Chiedo al Commissario: come avreste reagito se la Bulgaria avesse applicato il piano italiano ai suoi Rom? E se oggi dichiarate accettabile la politica italiana, quale pensate sarà l’effetto in Bulgaria della vostra posizione sula politica di immigrazione?

 
  
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  Gianluca Susta (ALDE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, sinceramente avremmo preferito non dover vivere il dibattito di questa sera. Le tardive retromarce del Ministro Maroni, che accende il fuoco del razzismo in Italia e cerca di spegnerlo in Europa, come un pompiere dilettante davanti a un irritato Commissario Barrot, è l’unica vera situazione grottesca che registriamo oggi in Europa.

In Italia, l’emergenza Rom è soprattutto contro i Rom, onorevoli Angelilli, a Roma, a Napoli e anche a Milano. Certo, c’è una diffusa domanda di sicurezza perché lo Stato di fronte ad una delinquenza comune, pari al quella di altri Paesi europei, non risponde con adeguati mezzi, uomini e politiche di repressione e di prevenzione dei mali sociali, da cui tante mafie e la microdelinquenza traggono la loro linfa vitale.

Non possiamo tollerare che l’esigenza post-elettorale di rassicurare le frange scontente della maggioranza compromettano 60 anni di libertà costituzionali. L’Europa non può e non deve tollerare.

(Proteste)

 
  
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  Presidente. − Chiedo scusa, onorevole Susta. Cosa sta succedendo? Guardi che in quest’Aula non sono ammessi in nessuna forma atti di intimidazione nei confronti degli altri deputati. La invito ad allontanarsi dall’Aula.

 
  
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  Gianluca Susta (ALDE). – L’Europa non può e non deve tollerare che le persone siano discriminate per la loro appartenenza etnica. Ecco perché questa Europa, questo Parlamento definito grottesco, devono vigilare perché l’uguaglianza tra i cittadini sia garantita, magari anche con lo strumento uguale per tutti del censimento già previsto per l’anno prossimo, e siano soprattutto garantiti ai minori, poveri e a qualunque etnia appartengano, il diritto all’educazione, alla salute, alla dignità, che spetta loro prima ancora che come cittadini, come persone.

 
  
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  Reinhard Rack (PPE-DE).(DE) Signor Presidente, i diritti umani sono indivisibili. L’appartenenza a un gruppo etnico non può essere motivo di discriminazione, al pari del colore della palle, il sesso ,la religione, l’orientamento sessuale o qualsiasi altra cosa. Questo è un risultato fondamentale del nostro sistema di diritto europeo Tuttavia, parte dell’auto-immagine de dell’identità di questo sistema comune di diritto è che consideriamo seriamente l’uguaglianza di fronte alla legge, e questo significa che abbiamo una normativa generale per questioni come il sostegno sociale, l’istruzione, il mercato del lavoro, e la lotta contro il crimine, e che applichiamo le norme senza discriminazione. Determinare l’identità di una persona è una condizione per molte delle politiche. Il Commissario Špidla, a ragione, ha fatto riferimento a questo aspetto legale di quello che talvolta è chiamato il “problema Rom”. Ha anche detto che non intende fare tutto quello che invoca la stampa, ma intende invece chiedere al governo italiano di fornire chiarimenti. E’ il modo corretto di procedere.

Oltre all’aspetto legale, vi è la sofferenza umana. Molti Rom, e quindi moti bambini, vivono nella povertà più abietta, non sono integrati e hanno scarse possibilità, o forse nessuna, di farsi avanti nella nostra società. Qui è necessario l’aiuto. Nella mi città, Graz, da anni si discute vigorosamente dei Rom che chiedono l’elemosina, e si discute con i Rom sul modo in cui possono sfuggire a questa situazione difficile o almeno di trarne il meglio. Una delle soluzioni per i cittadini di Graz è finanziare posti di lavoro in Slovacchia, nei paesi da cui provengono questi Rom : in questo modo, almeno, molti bambini saranno salvati dall’elemosinare e saranno strappati alla strada. Dobbiamo fare di più, faremo di più!

Vi è un problema finale per i Rom e riguarda noi. E’un problema di politica. Questo argomento, questa persone e le loro sofferenze sono potenzialmente materia per la politica, politica populista sul campo – come dimostra anche qui il nostro dibattito – e, purtroppo, anche per il populismo europeo.

 
  
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  Ignasi Guardans Cambó (ALDE).(ES) Signor Presidente, il popolo gitano – che è uno dei più antichi d’Europa – merita da parte dell’Unione europea un’attenzione che fino a ora non ha ricevuto. Quello che si sta applicano attualmente in Italia è, di certo, intollerabile e noi lo rigettiamo fortemente, perché è una normativa basata sulla razza, che criminalizza una determinata etnia.

Ma deve essere chiaro che non basta fermare questa pratica come se, fermando quello che adesso critichiamo, avessimo risolto il problema. No! Il fatto è, ed è certo e occorre denunciarlo, che vi son problemi sociali gravi e evidenti, che sono stati trascurati per troppo tempo da alcuni governi e che sono stati ignorati dalla stessa Commissione europea, che aveva i poteri per affrontarli.

Sono necessari necessaria una politica europea, impegni, risorse, iniziative e misure all’altezza della situazione. La Commissione deve essere proattiva in materia di integrazione sociale dei Rom, del popolo gitano. Vi sono esempi positivi in tutta l’Europa (in Spagna, ad esempio, nel settore scolastico). Vi sono, ma continuiamo ad avere problemi da risolvere.

Tutti abbiamo trascorso molte ore a parlare della cittadinanza europea ed è giunto il momento di riconoscerla a tutti, indipendentemente dalla razza.

 
  
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  Vito Bonsignore (PPE-DE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, il Parlamento europeo viene utilizzato come se fosse la terza Camera del parlamento nazionale italiano, in una discussione basata su imprecise notizie riportate dai giornali. Anche la Commissione sta ancora indagando e solo entro fine mese presenterà una relazione sull’iniziativa del governo.

Ora, il governo italiano non ha leso nessun diritto, specialmente quello delle minoranze e dei bambini, e il Ministro Maroni ha già affermato e garantito più volte che non vi è la creazione di nessun database ma che, anzi, tutti dati saranno trattati nel pieno rispetto delle norme sulla tutela dei dati personali. In più, il provvedimento avrà un carattere temporale e sarà, cioè, utilizzato solamente per un periodo di tempo molto limitato. Il Ministro Maroni ha ribadito, inoltre, che il censimento dei nomadi e dei minori presenti nei capi nomadi avviene nel pieno rispetto dei principi della Convenzione dell’ONU sui diritti dell’infanzia ed è finalizzato a realizzare programmi di scolarizzazione e integrazione per i bambini e gli adolescenti, già previsti nelle ordinanze di protezione civile.

A me spiace molto che anche questa volta le forze varie delle sinistra portino al Parlamento europeo una polemica totalmente riferibile al panorama italiano. Io sono convinto che molte cose andavano fatte già prima. La sfida è lanciata. L’emergenza esiste ed è stata riconosciuta da molti colleghi che sono intervenuti ma non è stata riconosciuta dai governi precedenti a quello Berlusconi, neanche da molti grandi comuni. Bene: a fine mese sentiremo il rapporto della Commissione e allora avremo la prova delle strumentalità della posizione della sinistra. Amici della sinistra siete partiti troppo presto e disponendo di poche informazioni non state facendo un buon lavoro.

 
  
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  Sarah Ludford (ALDE). - (EN) Signor Presidente, non sono italiana e non sono di sinistra, cos’m, quando gli onorevoli Zappalà e Angelilli mi chiedono di accettare che le intenzioni del decreto d’’urgenza italiano siano benevole, ovvero consentire alla comunità Rom di fruire di adeguati servizi pubblici, credo di avere il diritto di dubitare, data la retorica politica populista e disgustosa che ha accompagnato la questione in queste ultime settimane. La presa delle impronte digitali ai Rom è discriminatoria e di certo illegale – abbiamo dimenticato la storia delle persecuzioni razziste nazista e fascista?

Credo che il Commissario Špidla abbia dimostrato un ragionevole livello di impegno a contrastare trattamenti discriminatori, e mi auguro che vada avanti; redimerebbe la reputazione della Commissione dall’esempio di Franco Frattini, che solo alcune settimane fa ci esortava a rispettare la giustizia e l’uguaglianza e che adesso è un difensore del pregiudizio. Ci occorre una strategia europea per i Rom con fondi adeguati per migliorare lo status, l’istruzione e l’integrazione dei Rom, invece di marginalizzarli e stigmatizzarli. Se possiamo avere una politica agricola comune, di sicuro possiamo avere una politica comune sui Rom.

 
  
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  Carlo Casini (PPE-DE). – Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, la moderna cultura dei diritti umani considera più importante la qualità di uomo di quella di cittadino. È un principio che esige che gli stranieri, gli apolidi e i nomadi siano trattati come persone uguali ai cittadini quanto al nucleo fondamentale della loro dignità umana, che richiede una particolare solidarietà verso i più deboli quali sono in particolare i bambini.

Questa giusta sensibilità però non permette di trasformare il Parlamento europeo in un palcoscenico per denigrare con la più grave ed assurda delle accusa, quella di razzismo, un governo nazionale il quale dichiara – almeno questo è il contenuto dei documenti di cui parliamo – di farsi carico dell’ordine pubblico ma contemporaneamente anche la difesa dei bambini, con riferimento ad alcune comunità nomadi in situazioni di emergenza particolare.

La risposta alle interrogazioni presentate è data dalla semplice lettura delle ordinanze adottate dal governo italiano, limitatamente a quanto è già stato detto a 3 regioni su 20. Potrà stupire ma la parola "Rom" e la parola "impronte digitali" non esiste in questi documenti. Non è vero, quindi, che è espressamente prevista la costituzione di una schedatura generalizzata di una particolare razza; non è vero che sia stato introdotto un regime militare di censimento. I poteri discrezionali affidati ai commissari delegati devono tener conto dei profili umanitari e assistenziali ed essere finalizzati – questa è almeno l’intenzione dichiarata – alla promozione umana, all’integrazione, specie dei minori, con particolare riguardo alla scolarizzazione.

Naturalmente può essere anche ragionevole temere un’attuazione dei provvedimenti in questione con modalità militari e repressive. È giusto quindi auspicare, ma con un stile di forte collaborazione, che sia dato rilievo prioritario alle azioni positive e di sostegno, di accoglienza, di integrazione, soprattutto nei confronti dei minori, fermo restando il dovere di ogni istituzione pubblica di fare rispettare le leggi. È ignobile fare di più.

 
  
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  Fabio Ciani (ALDE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, le chiedo scusa per quanto è avvenuto prima ma il mio non voleva essere assolutamente intimidazione nei confronti della collega, alla quale chiedo scusa. Ma siccome era intervenuta dicendo che noi stavamo dicendo cose di cui non sapevamo, volevo mostrare una scheda che qui leggerò.

Questa è una scheda, non è una chiacchiera: "Commissario delegato per l’emergenza e insediamenti comunità nomadi nella regione Campania: censimento, insediamento centrale del latte, famiglia, cognome, nome, data di nascita, religione, etnia". "Religione ed etnia" significa razzismo. È contro ogni indicazione del regolamento CE n. 2043 e quando si giustifica l’identificazione attraverso le impronte con il regolamento 380/2008, faccio presente che questo regolamento riguarda solo cittadini di paesi terzi. Ora, nei campi rom italiani, i tre quarti dei Rom sono rumeni e gli altri sono Rom e Sinti cittadini italiani.

Noi dobbiamo tutelare la vita e il futuro dei rom e dei loro minori, soprattutto quelli a rischio di devianza e di abbandono, senza però gettare discredito e sospetto su un’intera comunità e senza alimentare l’antigitanismo. In Italia il rischio è altissimo.

 
  
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  Miroslav Mikolášik (PPE-DE).(SK) Vorrei solo fare una breve dichiarazione sulla situazione dei Rom che è stata discussa in Aula.

Vengo da un paese, la Slovacchia, dove di recente abbiamo fatto della lingua Rom una lingua codificata, e dove esiste il pieno accesso alla sanità e all’istruzione. Se i bambini Rom frequentino una scuola o si avvalgano di tutte le opportunità è un’altra storia.

Grazie alle prestazioni sociali, questa minoranza si sta sviluppando in modo dinamico, ed è una delle minoranze più dinamiche in questo sviluppo in Slovacchia. Vi sono programmi con dotazioni di milioni per l’integrazione e la risoluzione della questione degli alloggi. Credo che il governo italiano si trovi in una situazione simile e che stia cercando la solidarietà per i poveri, i bambini e gli adolescenti, e ovviamente desidera anche mantenere l’ordine pubblico necessario a proteggere i bambini e gli adolescenti. Certo, la questione delle impronte digitali è qualcosa che scade nell’eccesso, credo.

 
  
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  Martin Schulz (PSE).(DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, a mio avviso, molto di quello che è stato detto è vero, ma molto è falso. Vi sono tre cose che dobbiamo ricordare. La prima: scegliere a caso gruppi di persone per raccogliere informazioni personali al loro riguardo è illegittimo, sia in generale che secondo la costituzione italiana. La seconda: questo significa che le misure di protezione dei bambini, come i bambini Rom, devono essere adottate nel quadro della legislazione in vigore nell’Unione europea e in Italia. La terza: il ministro italiano degli Affari esteri Franco Frattini mi ha chiamato al telefono un’ora fa per dirmi che intende comunicare – ameno al mio gruppo – che il ministro dell’Interno Roberto Maroni ha incontrato il Commissario Barrot a Cannes. So anche che lì si è anche svolto un incontro con l’onorevole Deprez, presidente della commissione competente.

Attraverso la telefonata di Frattini e le dichiarazioni Maroni, il governo italiano ha manifestato che non intende adottare misure legislative che contrastino con le norma giuridiche europee in alcun modo. Commissario Špidla, presuo quindi che lei contatterà il Commissario Barrot quando rientrerà da Cannes, e le vorrei chiedere di comunicarne l’esito in Parlamento subito dopo, perché il governo italiano, a quanto pare, ha compreso che le iniziative che ha adottato finora no sono compatibili con il diritto europeo. Se ne trarrà adesso le giuste conclusioni, credo che sarà uno sviluppo ben accetto.

(Applausi

 
  
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  Gérard Deprez (ALDE).(FR) Signor Presidente, onorevoli colleghi, quale presidente della commissione per le libertà pubbliche, stamattina ero a Cannes dove si tiene un incontro informale del Consiglio "Giustizia e Affari interni” e ho avuto modo di discutere con il ministro Marroni. E’ chiaro che non eravamo d’accordo, ma non è questo l’oggetto del mio intervento, che è invece reagire contro le affermazioni di alcuni colleghi italiani i quali dicono che la questione riguarda solo l’Italia e nessun altro, e che stiamo cercando di fare un cattivo processo al governo italiano. Non è esatto.

Dalla conversazione con Marroni è emerso che, fra le persone oggetto del dispositivo attuato, vi sono cittadini europei che devono beneficiare della libertà di circolazione; è un primo elemento.

Il secondo elemento è che il dispositivo che è stato attuato, anche se ha la forza di sospendere l’applicazione di talune leggi italiane, non può derogare al diritto europeo né alle direttive europee. E’ previsto espressamente nella legge italiana ed è il motivo per cui ho detto a Marroni: “Signor ministro, accettereste che una delegazione del Parlamento venisse in Italia per rendersi conto della situazione, incontrare le parti e riferire poi al Parlamento?” Non ha avuto obiezioni e ha accettato.

Questo significa che cercare di credere alla favola che è solo un affare italiano, scusatemi, è un po’ troppo. Se è tutto a posto, di cosa avete paura?

(Applausi)

 
  
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  Monica Frassoni (Verts/ALE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, non ho bisogno di molto, era semplicemente rispetto alla risposta data dal Commissario Špidla alla nostra interrogazione. Io vorrei, se fosse possibile, perché oggi l’ho trovato un poco generico, evasivo e in qualche modo forse un pochino contraddittorio nella sua risposta – immagino che sia perché ha ricevuto delle notizie che in parte sono state confermate anche dai colleghi che mi hanno preceduto – le chiederei, signor Commissario, se fosse così, di darcele e di permettere a tutti di guardarle.

 
  
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  Roberto Fiore (NI). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei ricordare che l’opinione pubblica in Italia sa perfettamente che cosa accade nei campi Rom. I campi Rom e le comunità Rom vivono nell’illegalità e nell’immoralità. Mentre nei popoli europei civili e cristiani, le donne e i bambini sono considerati soggetti da proteggere e da tutelare, spesso e volentieri nelle comunità Rom sono soggetti da sfruttare, da indurre al crimine e alla prostituzione.

Quindi lo Stato italiano ha il dovere, anche in attesa che questi individui vengano espulsi, di intervenire per garantire la giustizia e la protezione delle donne e i bambini e, attraverso il censimento, impedire che vi sia una criminalità diffusa ed estesa a tutte le comunità, che porti soprattutto i bambini ad essere oggetto di persecuzione o oggetto di pedofilia o oggetto di induzione al crimine.

 
  
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  Renate Weber (ALDE). - (EN) Signor Presidente, ritengo sia assolutamente intollerabile sentire discorsi nazisti in quest’Aula!

 
  
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  Vladimír Špidla, Membro della Commissione. (CS) Onorevoli deputati, per quanto riguarda la presa di impronte digitali, concentrandosi su un gruppo etnico, vuoi direttamente o indirettamente, è chiaramente inaccettabile alla luce del diritto europeo. La direttiva sulla protezione dei dati stabilisce norme molto severe e credo che sia emerso dal dibattito, che è stato molto vasto e molto complicato, che la situazione si sta evolvendo con la massima rapidità. Accetto quindi l’invito di alcuni deputati e, a seguito della discussione con il mio collega Jacques Barrot, raccomanderò di tenere il Parlamento direttamente informato degli ultimi sviluppi della situazione.

 
  
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  Presidente. − La discussione è chiusa.

La votazione è prevista giovedì 10 luglio 2008.

Dichiarazioni scritte (articolo 142)

 
  
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  Petru Filip (PPE-DE), per iscritto. (RO) Quando discutiamo del controllo su un gruppo di minoranza etnica appartenente all’UE, ci assumiamo una grande, ma necessaria responsabilità a livellò di Unione europea.

La questione dei prendere le impronte digitali a un gruppo etnico rientra nella competenza della nostra Assemblea e dovremmo decidere, con fermezza, che i paesi dell’UE siano subordinati alla normativa europea in questo campo.

Perché la presa di impronte digitali al gruppo etnico dei Rom non dovrebbe portare a una decisione relativa alla presa di impronte digitali anche a tutti i cittadini europei? Vediamo quindi la necessità di uno sviluppo tecnico e pratico della cittadinanza europea, materializzata attraverso un’unica identità elettronica europea.

 
  
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  Monica Maria Iacob-Ridzi (PPE-DE), per iscritto. (RO) La misura di prendere le impronte digitali ai cittadini di origine Rom non rispetta né il diritto europeo né qualsiasi altro atto che garantisce i diritti umani in Europa

A sostegno della misura è stata invocata la direttiva 380 del 28 aprile 2008, che prevede la possibilità di prendere le impronte digitali ai cittadini dei paesi terzi. Tuttavia, sottolineo il fato che questo atto si riferisce solo ai paesi che non fanno parte dell’Unione europea. Pertanto, la misura non può essere giustificata in questo modo.

Sostanzialmente, la direttiva 2004/38 garantisce la libera circolazione dei cittadini degli Stati membri dell’UE, indipendentemente dalla loro origine etnica. Di conseguenza, può essere avviata contro l’Italia la procedura di infrazione e la Commissione europea dovrebbe chiedere informazioni sulla natura illegale della misura prevista nel decreto italiano di protezione civile.

Alcune istituzioni internazionali hanno già preso posizione contro questa misura. L Consiglio d’Europa ha condannato fermamente l’iniziativa delle impronte digitali. Creso sia ormai giunto il momento che il Parlamento europeo prenda una posizione e reagisca con fermezza a questa situazione.

 
  
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  Mihaela Popa (PPE-DE), per iscritto. (RO) Nel contesto di un altro dibattito in plenaria sulla situazione dei Rom in Italia, vorrei richiamare l’attenzione su un aspetto che ritengo essenziale per l’azione volta all’integrazione delle comunità Rom.

Mi riferisco all’istruzione, un settore che trascende i confini e che è un aspetto essenziale, se teniamo conto della natura nomade della popolazione Rom.

La mia esperienza nel settore dell’istruzione ha dimostralo il fatto che l’istruzione in una fase precoce può cambiare le mentalità, il comportamento e gli atteggiamenti di un popolo.

In Italia, così come in altri paesi europei in cui vivono i Rom, devono essere elaborati programmi per l’istruzione e l’apprendimento per tutta la vita, che promuoveranno le abitudini, le tradizioni e le abilità specifiche di questo gruppo etnico, in modo tale da suscitare l’orgoglio di appartenervi.

Dal mio punto di vista, l’istruzione dei Rom dovrebbe rappresentare una priorità nell’Unione europea, costituendo il modo democratico per integrare questo gruppo etnico e, principalmente, i giovani.

 
  
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  Theodor Dumitru Stolojan (PPE-DE), per iscritto. (RO) La popolazione di origine Rom, ovunque si trovi negli Stati membri dell’UE, deve essere trattata con il rispetto che meritano tutti i cittadini europei.

Il costo della mancanza di azione a livello europeo e nazionale per quanto riguarda l’integrazione economica, sociale e culturale del Rom, diventa sempre più evidente. E’ tempo che gli Stati membri, la Commissione europea e il Consiglio adottino e attuino un programma concreto per il loro inserimento.

Rigetto fermamente l’azione intrapresa dal governo italiano, ovvero la presa di impronte digitali alle persone di origine Rom. Chiedo al Parlamento, al Consiglio e alla Commissione di adottare un’azione chiara per respingere questa misura di natura razzista e di esigerne l’annullamento da parte delle autorità italiane.

 
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