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Procedura : 2008/2031(INI)
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Ciclo del documento : A6-0309/2008

Testi presentati :

A6-0309/2008

Discussioni :

PV 03/09/2008 - 14
CRE 03/09/2008 - 14

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PV 04/09/2008 - 7.4
CRE 04/09/2008 - 7.4
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Testi approvati :

P6_TA(2008)0405

Resoconto integrale delle discussioni
Mercoledì 3 settembre 2008 - Bruxelles Edizione GU

14. Millennio per lo sviluppo – Obiettivo 5: miglioramento della salute materna (discussione)
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  Presidente. − L’ordine del giorno reca le dichiarazioni del Consiglio e della Commissione nell’ambito del Millennio per lo sviluppo, sull’Obiettivo 5, migliorare la salute materna.

 
  
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  Jean-Pierre Jouyet, Presidente in carica del Consiglio. − (FR) Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli deputati, come il Parlamento europeo, il Consiglio attribuisce grande importanza al raggiungimento di tutti gli Obiettivi di sviluppo del Millennio nel mondo entro il 2015 e in particolare quello volto a ridurre il tasso di mortalità materna di tre quarti tra il 1990 e il 2015.

A tale riguardo, l’Unione europea ricorda che progressi duraturi in questo settore impongono il rispetto e la promozione dei diritti delle donne e delle ragazze, garantendo loro accesso ai servizi sanitari, in particolare in merito alla salute sessuale, e proteggendole dal virus dell’AIDS. Le tre Istituzioni dell’UE hanno chiarito il loro desiderio collettivo di migliorare la salute materna nei paesi in via di sviluppo, in particolare attraverso la sottoscrizione, il 20 dicembre 2005, del Consenso europeo sullo sviluppo, che inserisce la salute materna tra le priorità della politica per lo sviluppo dell’UE. Ora disponiamo degli strumenti finanziari necessari al fine di attuare questo obiettivo, in particolare nel quadro del partenariato tra l’Unione europea e l’Africa in merito agli Obiettivi del Millennio. Com’è noto, relativamente alla salute, vi sono ancora sfide considerevoli a cui far fronte. Esse sono state menzionate nella relazione annuale delle Nazioni Unite. Ogni anno muoiono ancora 500 000 donne, che non possono essere curate, per complicazioni in gravidanza o nel parto. A questo stadio, tali decessi non possono essere evitati, se non compiamo alcun passo avanti. Nell’Africa subsahariana, la probilità che una donna muoia per cause legate alla maternità è di 1 a 16 rispetto a quella dei paesi sviluppati che è di 1 a 3 800. Pertanto, in considerazione delle proporzioni di tali sfide, in considerazione di questa situazione assolutamente inaccettabile, il Consiglio ha preso la decisione di accelerare e potenziare la sua azione. In giugno, ha adottato un programma d’azione. In tale Programma si afferma che l’UE appoggerà con urgenza il raggiungimento dell’obbiettivo definito nel 2005 relativamente all’accesso universale alla salute riproduttiva e come pietra miliare per il 2010 di salvare ogni anno – com’è noto – la vita di 4 milioni di bambini in più, 2 milioni dei quali in Africa, e di avere ogni anno 35 milioni di nascite in più assistite da personale sanitario qualificato, di cui 13 milioni in Africa. Se vogliamo ridurre la mortalità materna di tre quarti entro il 2015, significa che entro il 2010, ogni anno dovranno essere assistite da personale sanitario qualificato 21 milioni di nascite in più.

L’UE fornirà sostegno al fine di raggiungere l’obiettivo entro il 2010 di 50 milioni di donne in più che dispongano di contraccettivi moderni e, più in generale, che abbiano accesso alla pianificazione familiare. Nel programma, attuato dal Consiglio, si afferma anche che l’UE contribuirà a colmare il divario finanziario al fine di raggiungere tali obiettivi entro il 2010. Vi posso dire che oggi l’Organizzazione mondiale della sanità stima che il divario finanziario sia superiore a 13 miliardi di euro.

Se – e la signora Commissario ci dirà se è questo il caso – la Commissione europea ritiene che, al fine di colmare il divario finanziario, dobbiamo incrementare il sostegno dell’UE di 8 miliardi di euro entro il 2010, di cui 6 milioni di euro sarebbero destinati all’Africa, è fondamentale che sia i paesi partner che i donatori siano parti interessate nell’affrontare le sfide che abbiamo dinanzi.

In tale contesto, la Presidenza è pertanto convinta che potenziare i sistemi sanitari dei paesi in via di sviluppo resti una priorità fondamentale degli Obiettivi di sviluppo del Millennio. Sono in programma diverse azioni concrete, che elencherò: la Presidenza e la Commissione stanno preparando un documento congiunto sulla copertura dei rischi sanitari; i ministri per lo sviluppo si riuniranno nel corso dell’incontro informale, che si terrà il 29 e 30 settembre, in merito alle conclusioni dell’incontro del Consiglio di novembre e alle future presidenze per l’accesso universale all’assistenza sanitaria; e, infine, il Consiglio esaminerà la relazione della Commissione sul programma d’azione dell’UE per affrontare la critica carenza di operatori sanitari nei paesi in via di sviluppo – e ho preso nota di quanto sia cruciale questo compito.

Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli deputati, potete essere certi che il Consiglio continuerà ad agire e a fare tutto ciò che è in suo potere affinché l’Unione europea continui a migliorare la salute materna nei paesi in via di sviluppo, in particolare in Africa.

 
  
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  Benita Ferrero-Waldner, Membro della Commissione. (EN) Signor Presidente, oggi il diritto alla salute è probabilmente il diritto fondamentale con la maggiori disparità nel mondo. Coloro che si trovano in condizioni di maggiore necessità, esposti a un rischio maggiore di malattia e di morte prematura, hanno il minor accesso all’assistenza sanitaria – spesso nessun accesso. Questo pone enormi sfide all’Unione europea e alla comunità mondiale nel suo complesso.

L’Unione europea è profondamente impegnata nell’attuazione degli Obiettivi di sviluppo del Millennio (OSM), compreso l’OSM 5 sulla salute materna, che è il tema che discutiamo oggi.

Siamo consapevoli che l’aumento graduale della salute sessuale e riproduttiva e del finanziamento della sanità in generale richiedono un approccio molto più coerente e multisettoriale, comprendendo altresì altri OSM. Non si possono raggiungere risultati in ambito sanitario senza investimenti adeguati nei sistemi che forniscono una sanità migliore. Si deve inserire la politica sanitaria in una più ampia pianificazione per lo sviluppo economico e sociale. I paesi necessitano di aiuti prevedibili sul lungo periodo da parte dei donatori esterni. I donatori devono vedere una chiara connessione tra il finanziamento e i risultati e sono enormemente necessari i meccanismi per ritenere responsabili tutti i partner delle loro prestazioni rispetto agli accordi internazionali.

Le persone povere – donne, uomini e bambini – che vivono in paesi in via di sviluppo si scontrano con un’ampia serie di problemi correlati relativi alla salute sessuale e riproduttiva, tra cui: HIV/AIDS, malattie sessualmente trasmissibili, gravidanze non pianificate o indesiderate, complicazioni incontrate in gravidanza o nel parto, mutilazioni o asportazioni genitali, infertilità, abuso sessuale, aborti non sicuri e cancro alla cervice. Insieme, tali condizioni sono responsabili di grande sofferenza e morti premature. Esacerbate dalla povertà e dalla posizione secondaria delle donne nella società, sono fondamentalmente dovute alla mancanza di accesso ad adeguati servizi sanitari, alla mancanza di informazione e all’offerta insufficiente di professionisti qualificati e di forniture di prodotti per la salute riproduttiva.

Pertanto, un miglioramento della salute materna e una riduzione della mortalità materna sono state preoccupazioni fondamentali del lavoro della Commissione europea in ambito sanitario e dello sviluppo. Tuttavia, nonostante i nostri sforzi e gli obiettivi OSM, l’OSM 5 è forse l’obiettivo maggiormente lontano dall’essere raggiunto – in particolare, come è già stato detto, in Africa. Ciò è molto grave, tanto più perché la maggior parte delle morti materne si verificano a casa, molto lontano dai servizi sanitari, e spesso non vengono registrate. Pertanto il dato attuale relativo alla mortalità materna potrebbe essere persino maggiore a mezzo milione all’anno, secondo le statistiche, di cui siamo a conoscenza.

Da un punto di vista politico, vi è un’altra questione che è causa di preoccupazione. Si tratta della tendenza in aumento a non rendere prioritarie nei programmi le politiche relative ai diritti e alla salute sessuale e riproduttiva, a causa del tema sensibile dell’aborto. Facendo così, dimentichiamo la posizione discriminatoria in cui si trovano le donne in molti dei nostri paesi partner, dove non hanno voce in capitolo in merito al numero di figli che desiderano avere o sono obbligate ad avere rapporti sessuali, a volte persino con un partner che probabilmente è affetto da HIV. Non dimentichiamo le molte vittime di stupri, le giovani ragazze e donne che, oltre alle ferite e ai traumi riportati, spesso vengono respinte dai parenti e dalla comunità.

Stiamo pertanto programmando, nel quadro del X Fondo europeo per lo sviluppo e del bilancio della Commissione, aiuto diretto alla sanità in 31 paesi in via di sviluppo. Molti di questi paesi hanno un tasso di mortalità materna molto elevato e sistemi sanitari molto deboli.

A tale proposito, il sostegno di bilancio connesso ai risultati in ambito sanitario diventa un altro importante strumento volto ad affrontare la mortalità materna. Al fine di rendere maggiormente prevedibili tali aiuti, la Commissione sta introducendo in diversi paesi partner una nuova modalità finanziaria chiamata “contrattazione in materia di OSM”, nel cui quadro il sostegno di bilancio verrà fornito in un più lungo periodo di tempo e sarà connesso con i risultati concordati, che contribuiscono al raggiungimento degli OSM. Questo permetterà ai governi di appoggiare i costi ricorrenti del sistema sanitario, quali i salari degli operatori sanitari. E’ fondamentale al fine di aumentare l’accesso all’assistenza sanitaria di base, compresi parti sicuri e progressi verso l’OSM 5.

Sappiamo tuttavia che ciò che al momento si sta facendo a sostegno della salute materna non è sufficiente e che sono necessari ulteriori sforzi al fine di cambiare la situazione attuale. Ecco perché, il 24 giugno 2008, il Consiglio dell’Unione europea ha adottato il Programma d’azione dell’UE sugli OSM, mediante il quale la Commissione e gli Stati membri si impegnano ad incrementare il loro sostegno alla sanità mediante gli ulteriori 8 miliardi di euro, che sono stati menzionati, e 6 miliardi di euro in Africa, entro il 2010.

In merito all’OSM 5, il programma d’azione sugli OSM ha menzionato due importanti obiettivi da conseguire entro il 2010: innanzi tutto, 21 milioni di parti in più assistiti da operatori sanitari qualificati e, in secondo luogo, 50 milioni di donne in più che hanno accesso a contraccettivi moderni in Africa.

Noi, la Commissione – ma anche gli Stati membri – dovremo ora farlo accadere insieme. Abbiamo preso l’impegno e siamo determinati a migliorare la situazione delle donne dei paesi poveri che partoriscono, che penso sia la cosa più naturale del mondo. Sono lieta di poterlo dire, oggi in qualità di Commissario per le relazioni esterne al posto del Commissario Louis Michel, perché, come donna, mi sento molto solidale.

(Applausi)

 
  
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  Filip Kaczmarek, a nome del gruppo PPE-DE.(PL) Signor Presidente, signora Commissario, l’Obiettivo 5 di sviluppo del Millennio è un obiettivo molto importante, che tocca non solo la qualità della vita, ma anche la vita stessa, il suo inizio e la sua continuazione. L’importanza dell’Obiettivo 5 di sviluppo del Millennio è tanto maggiore in quanto la sua riuscita attuazione non costa molto in termini monetari. Esistono programmi e progetti che vengono già attuati in tutto il mondo, che hanno ridotto in modo significativo la mortalità perinatale, e il loro costo non è stato particolarmente elevato. Nonostante ciò, in alcune regioni le dinamiche del conseguimento dell’Obiettivo 5 sono state scarse o molto scarse. Dal 2000, inoltre, in alcune regioni, in particolare nell’Africa subsahariana, non vi è stato alcun miglioramento. Si tratta di un fenomeno estremamente preoccupante, dato che significa che l’attuazione del’Obiettivo 5 di sviluppo del Millennio su scala globale è seriamente minacciato.

Purtroppo, in alcuni paesi sviluppati osserviamo ancora una tendenza a ideologizzare il problema e concentrarsi di una questione molto controversa, vale a dire quella dei diritti riproduttivi, argomento oggi già menzionato. Tuttavia, una delle cause di decesso più importanti tra le madri sono gli aborti condotti in modo pericoloso. Comunque lo esaminiate, è logico che limitare il numero di aborti porterebbe a un drastico calo nella mortalità tra le madri. Certamente, allora, sarebbe più semplice limitare il numero degli aborti che non aumentare il numero di quelli che si potrebbero chiamare aborti “sicuri”.

E’E’ pertanto difficile concordare con l’affermazione che la salute riproduttiva debba costituire una priorità nella politica per lo sviluppo. E’ importante, ma certamente la priorità deve continuare a essere la lotta alla povertà (concordo con la signora Commissario), migliorando la posizione delle donne e tenendo fede alle promesse fatte dai paesi sviluppati. Questa scelta di priorità è molto importante, perché una scelta scarsa potrebbe portare ad azioni che potrebbero essere sfavorevoli. Ad esempio, includiamo l’esempio dello scambio di esperienza e migliori pratiche nelle risoluzioni come standard, ma se l’obiettivo è inadeguato, uno scambio di esperienza e migliori pratiche potrebbero essere inefficace e assolutamente nocivo.

Vale altresì la pena di ricordare che imporre i nostri standard e regole ad altri paesi e società è moralmente ambivalente. In questioni di etica, i paesi che beneficiano dei nostri aiuti devono prendere le proprie decisioni in merito a ciò che è buono e accettabile. Non dobbiamo, ad esempio, affermare che l’aborto è una buona soluzione. Ciò sarebbe incoerente e costituirebbe un’interferenza ingiustificata: incoerente, perché noi stessi desideriamo aumentare il tasso di nascite in Europa, promuovendo al contempo la sua limitazione in altri paesi; interferenza ingiustificata, perché nessuno ci ha autorizzati a influenzare decisioni in merito a questioni di etica in altri Stati.

A mio avviso, pertanto, ci dobbiamo concentrare su ciò che non è controverso, in particolare dato che vi sono moltissimi aspetti che non sono controversi e su cui siamo tutti d’accordo: istruzione, potenziamento della posizione delle donne, protezione della maternità, buona nutrizione, accesso a un’assistenza medica e a cure ostetriche qualificate. Si tratta di ambiti su cui possiamo concentrarci congiuntamente e di conseguenza facilitare il conseguimento dell’Obiettivo 5 del Millennio.

 
  
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  Alain Hutchinson, a nome del gruppo PSE. – (FR) Signor Presidente, signor Presidente in carica del Consiglio, signora Commissario – alla quale oggi porgo gli auguri di buon compleanno – non ho intenzione di fare riferimento al testo che avevo programmato di leggervi qui, a nome del mio gruppo, perché credo che ci troviamo nel mezzo di una discussione importante.

Notando il mancato conseguimento di questo Obiettivo del Millennio, il quinto, che è molto importante perché riguarda le donne e la loro sofferenza durante la gravidanza, dobbiamo abbandonare l’atteggiamento e l’analisi estremamente ipocrite che compiamo a livello europeo, si conosce, si osserva e si può dimostrare la situazione in Africa, sul posto, in villaggi, nelle campagne e nella boscaglia. Mi ha molto allarmato ciò che ha appena detto il nostro onorevole collega Kaczmarek ed ecco perché non ho intenzione di leggere quanto avevo preparato. Non possiamo sostenere che l’aborto costituisca un rimedio miracoloso per tutti i problemi delle donne che devono partorire. Assolutamente no. Dobbiamo dedicare i mezzi necessari al fine di garantire che tali donne possano avere tutto ciò di cui necessitano: un’istruzione, un’adeguata pianificazione familiare, contraccezione e, ove necessario, l’interruzione volontaria della gravidanza secondo condizioni adeguate – ma non abbiamo intenzione di fare di tutto a tale scopo. E’ estremamente difficile dire le cose chiaramente in Parlamento, perché vi sono alcune persone che, in nome della moralità e a volte in nome del conservatorismo, continuano a impedirci di adottare misure adeguate, misure efficaci, a vantaggio delle donne dei paesi interessati.

 
  
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  Beniamino Donnici, a nome del gruppo ALDE. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, abbiamo lavorato alla proposta congiunta di risoluzione sulla mortalità materna, tenendo conto che l’obiettivo n. 5 “La riduzione della mortalità materna del 75% entro il 2015” è ben lontano dall’essere raggiunto e richiede una forte iniziativa, una forte e concreta iniziativa della Comunità internazione, di cui l’Europa dei diritti e dei valori non può che farsi interprete e garante.

Abbiamo qui preso atto delle rassicuranti dichiarazioni del signor Jouyet e della signora Ferrero, ma occorre passare rapidamente dalle dichiarazioni ai fatti. Del resto la mortalità materna, insieme a quella infantile, è l’indicatore più importante del livello di sviluppo umano ed è inaccettabile, come stato detto, che ancora oggi più di mezzo milione di donne muore ogni anno per il parto a causa della gravidanza.

Come ricordato da tutti, la maggior parte di queste donne vive in Africa subsahariana, dove si registra un decesso ogni minuto e, come è stato detto, il raffronto con le donne che vivono in occidente per lo stesso rischio è di 1 su 3.700. Queste cifre sono rese ancora più drammatiche dagli incoraggianti progressi raggiunti negli stessi anni da alcuni paesi a reddito medio in Asia orientale, Sud-Est asiatico, Nordamerica, America Latina e Nordafrica, a dimostrazione che questa ripugnante situazione può essere superata.

La risoluzione risulta perciò, a nostro avviso, tempestiva, articolata e completa e individua strategie idonee ad affrontare questa vera e propria emergenza sanitaria globale, riconoscendo che l’accesso ad un livello adeguato di assistenza sanitaria è un diritto umano fondamentale.

Concludendo auspico che l’apprezzabile compromesso raggiunto tra i gruppi su un tema così lacerante possa trovare la più larga convergenza dell’Assemblea e che l’approvazione della risoluzione congiunta solleciti tutte le nostre istituzioni e ogni paese ad azioni concrete ed investimenti adeguati per infrastrutture e trasporti, presidi sanitari, formazione degli operatori, educazione, prevenzione e politiche di emancipazione della donna, per raggiungere nel 2015 questo obiettivo importante di civiltà.

 
  
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  Ewa Tomaszewska, a nome del gruppo UEN.(PL) Signor Presidente, la mortalità durante il periodo perinatale contunua a essere un fenomeno molto allarmante, nonché un fenomeno non giustificato dallo stato della conoscenza medica. In un momento di collasso demografico, migliorare la condizione della salute delle donne in stato interessante costituisce un problema ancora più serio.

Vale la pena di ricordare quale grave mutilazione è l’aborto per una donna. Non possiamo ammettere il dilemma: se sei d’accordo sull’uccisione del tuo bambino, avrai una possibilità di sopravvivere. Una riduzione del 75 per cento della mortalità perinatale entro il 2015, rispetto al 1990, impone un miglioramento generale dello stato di salute delle donne e un aumento del denaro speso nell’assistenza sanitaria e nell’istruzione volta alla prevenzione.

Nell’Africa subsahariana e meridionale, e altresì in Asia, la situazione non si trova nella sua condizione peggiore. Lì, ogni hanno mezzo milione di donne pagano con la vita il loro desiderio di avere figli. Nel caso delle donne affette da HIV e da malaria, oltre ai pericoli per la salute della madre, vi è altresì il pericolo che i figli vengano infettati. Si deve sottolineare che qui uno degli importanti fattori negativi è la povertà e i mezzi finanziari dovrebbero essere indirizzati al fine di risolvere tale problema. Questa situazione indica in modo molto specifico il valore della solidarietà tra le persone. Riconoscendo la salute delle donne – la salute delle future mamme – come una priorità e la mobilitazione di forze internazionali al fine di migliorare l’assistenza sanitaria per le donne in stato interessante costituiscono una sfida importante.

 
  
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  Kathalijne Maria Buitenweg, a nome del gruppo Verts/ALE. – (NL) Signor Presidente, sono parlamentare ormai da nove anni e, nel corso di questo periodo, ho avuto due figli, che ora hanno due e quasi otto anni. Certamente, le gravidanze sono sempre piene di ansie – ci si chiede sempre se il bambino nascerà perfettamente sano – ma, in tutta onestà, posso dire che nel corso di nessuna di tali gravidanze mi sono mai chiesta sei io stessa sarei sopravvissuta. Si tratta di un lusso enorme!

I dati sono già stati citati. In Europa, muoiono meno di 1 donna su 3 800 per cause legate alla gravidanza, ma questo dato è molto più elevato in alcuni paesi africani: 1 su 16. Si è menzionato il dato di 1 su 7 per la Nigeria. Una delle ragioni di ciò è costituita dagli aborti non sicuri. Mi piacerebbe che non fossero una realtà, ma ciò richiederebbe cambiamenti, quali la fornitura di contraccettivi o controllo da parte degli uomini. Ulteriori ragioni sono la mancanza di assistenza medica o i ritardi nel fornire tale assistenza e troppe gravidanze, una dopo l’altra, e a un’età troppo giovane.

Le ampie differenze tra la situazione in Europa e in moltissimi di questi altri paesi dimostrano che gli investimenti hanno successo. E’ palese: gli investimenti nell’assistenza sanitaria riducono la mortalità materna. Eppure troppo poco accade a tale riguardo. Nel 1987, morivano circa mezzo milione di donne all’anno nel corso della gravidanza o nel parto e nel 2008 tale dato è rimasto invariato – risultato molto deludente. Non nascondo il mio cinismo. La mia opinione è che si debba prestare maggiore attenzione alla lotta all’AIDS, perché ciò causa la morte anche degli uomini. Sono tuttavia incoraggiata da quanto avevano da dire il Commissario Ferrero-Waldner, nonché il Presidente in carica del Consiglio e desidero ringraziare sentitamente la signora Commissario per il suo discorso.

Vi è un legame chiaro tra la mortalità materna e l’autodeterminazione. Secondo recenti ricerche, circa 200 milioni di donne nei paesi in via di sviluppo desidererebbero enormemente avere meno figli, ma la metà di esse non ha accesso a contraccettivi e a informazioni sessuali. Questo si traduce in 52 milioni di gravidanze indesiderate all’anno e si tratta di qualcosa di cui ci dobbiamo preoccupare. Secondo Kofi Annan, la lotta contro la fame e la povertà è destinata a fallire sin dall’inizio, se la comunità internazionale non riesce a rafforzare i diritti delle donne. Noi, l’Unione europea, ci troviamo in una posizione unica al fine di potenziare la richiesta di pari diritti per le donne in tutto il mondo. Vogliamo questo, ma in effetti rifuggiamo dalle nostre vere responsabilità.

Desidero pertanto chiedere un inviato europeo per i diritti delle donne. Ciò è già stato accolto con favore dalla maggioranza di quest’Assemblea e desidero altresì chiedere l’appoggio della signora Commissario. Si tratterà di un’eccellente diplomatica che può alzare la voce a nome dell’UE o mediare in casi di violenza contro le donne, che presenterà proposte al Consiglio dei ministri e alla Commissione europea e che sarà responsabile di fronte al Parlamento europeo. E’ una forza trainante quello di cui necessitiamo, qualcuno che garantisca che tutte le nostre proposte tengano conto dei diritti delle donne, dato che ciò è così importante.

Signor Presidente, ho già presentato questa proposta a un rappresentante della Presidenza francese, che ha affermato di ritenerla interessante. Desidero chiedere al Presidente in carica che cosa ha intenzione di fare in proposito. Ho qui la proposta, anche in francese e in tedesco. La trasmetterò a lui e mi auguro sinceramente che venga introdotta questo inviato per i diritti delle donne, dato che necessitiamo davvero di questa forza trainante al fine di realizzare tali cambiamenti.

 
  
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  Feleknas Uca, a nome del gruppo GUE/NGL.(DE) Signor Presidente, signora Commissario, signor Presidente in carica del Consiglio, le statistiche attuali dimostrano che, in generale, l’OSM 5 è ben lontano dall’essere realizzato e la mortalità materna è persino in aumento in Africa e nell’Asia meridionale.

Ogni anno muoiono 536 000 donne a causa di una gravidanza o di un parto. Di questi decessi, il 99 per cento si verifica nei paesi in via di sviluppo. In Africa, una donna su 16 muore durante la gravidanza o il parto. Nei paesi industrializzati vi sono probabilità notevolmente inferiori che ciò accada. Le cause di morte più frequenti sono emorragie, infezioni e aborti illegali. Circa 68 000 donne muoiono ogni anno come conseguenza di aborti insicuri e milioni di donne subiscono lesioni o altri danni per la salute che durano tutta la vita. In effetti, il 97 per cento di tutti gli aborti non sicuri vengono eseguiti nei paesi in via di sviluppo.

Ogni minuto da qualche parte del mondo muore una donna come conseguenza di una gravidanza o di un parto. Abbiamo l’obbligo morale e l’opportunità di evitare tutto ciò. Nei paesi in via di sviluppo, in particolare nelle zone rurali, le donne necessitano con urgenza di un accesso universale all’assistenza sanitaria generale, all’assistenza medica e informazioni su parto e gravidanza.

Richiedo anche una pianificazione familiare, compreso l’accesso a contraccettivi efficaci e ad aborti sicuri. Il miglioramento della salute riproduttiva e l’abolizione di qualsiasi genere di discriminazione contro le donne sono fondamentali e condizioni estremamente importanti al fine di conseguire gli Obiettivi di sviluppo del Millennio entro il 2015.

 
  
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  Nils Lundgren, a nome del gruppo IND/DEM. (SV) Signor Presidente, la dichiarazione dell’ONU sugli Obiettivi di sviluppo del Millennio merita davvero tutto il sostegno da parte di noi ricchi europei. E’ sia una tragedia che uno scandalo che così tante persone vivano in questo mondo in condizioni di povertà estrema, che così tante donne muoiano durante la gravidanza o il parto, che così tanti bambini appena nati muoiano alla nascita, che così tante persone non abbiano accesso a una contraccezione sicura e che così tante persone siano affette da HIV/AIDS e che non abbiano accesso a farmaci antiretrovirali.

La ragione di questa terribile situazione non è la mancanza di risorse, di tecnologia o di conoscenze mediche. Sappiamo che tali questioni possono essere risolte. Ciò è chiaramente dimostrato dal fatto che molti paesi le hanno risolte molto tempo fa. Ciò di cui si tratta è ottenere che i paesi poveri modifichino le loro istituzioni sociali al fine di rendere veramente possibile uno sviluppo in questi settori. Sono stati compiuti progressi in diversi paesi poveri, ad esempio in Egitto e in Bangladesh.

Gli Stati membri dell’ONU hanno intrapreso un lavoro verso il raggiungimento di tali obiettivi in seguito a un’attenta analisi e ad approfonditi dibattiti politici. Tuttavia, queste sono questioni globali e competono al livello dell’ONU.

Allora perché compaiono qui nell’UE? Le questioni globali devono essere affrontate a livello globale, in seno all’UNU, di cui sono membri tutti i paesi dell’UE. L’UE deve trattare quelle questioni che sono comuni ai suoi Stati membri, ad esempio le questioni transfrontaliere in seno all’UE. Ciò che l’UE può e deve fare al fine di ridurre la povertà, e in tal modo la mortalità materna, è abolire la sua politica agricola quanto prima.

 
  
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  Irena Belohorská (NI).(SK) Ho lavorato per tre anni come ostetrica in Africa, pertanto questo problema significa molto per me. Inoltre, durante il periodo che ho passato al Consiglio d’Europa, sono stata relatrice per una relazione sulla maternità, nella quale si è scoperto che, nei paesi in via di sviluppo e altresì in Europa, alla donne non veniva fornita una protezione di base nel corso della gravidanza.

Esistono molte convenzioni e dichiarazioni, che siano dell’ONU o dell’OIL, relative alla protezione giuridica delle donne e della loro salute, che non viene osservata e che spesso non viene ratificata. In merito alle cure di base nei paesi in via di sviluppo, l’intero sistema dell’assistenza sanitaria è molto debole. Solo il 10 per cento della popolazione africana ha accesso a servizi di assistenza sanitaria. La mortalità materna è pertanto molto elevata. In Africa, vi è una mancanza di professionisti e medici qualificati e l’AIDS costituisce ancora una causa di mortalità materna. Nonostante le proteste del grande pubblico a livello mondiale, viene ancora praticata la circoncisione femminile.

In Asia, il problema della maternità si imbatte in ostacoli religiosi e di casta. Qui è necessario un supporto generale agli investimenti al fine di incrementare l’assistenza sanitaria e in particolare l’assistenza alle madri e al neonato, ma sappiamo che anche la mortalità infantile è molto elevata. Invece di grandi obiettivi, proponiamo cautela e monitoraggio delle risorse che forniamo.

Se i finanziamenti europei devono servire uno scopo, gli obiettivi devono essere chiari, comprensibili e concentrati su un limitato numero di oggettivi, ma andranno a buon fine solo se li monitoriamo in modo adeguato.

 
  
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  Colm Burke (PPE-DE).(EN) Signor Presidente, dal 2000 non vi sono stati progressi in merito all’Obiettivo di sviluppo del Millennio (OSM) 5 relativamente alla salute materna, in particolare nell’Africa subsahariana e in Asia meridionale, e prima del 2000 i progressi erano praticamente inesistenti.

Nel settembre 2000, i leader mondiali hanno adottato la Dichiarazione del Millennio delle Nazioni Unite, impegnando i loro paesi a ridurre la povertà estrema entro il 2015 attraverso gli obiettivi degli OSM. I dati relativi alla salute materna, che costituisce uno degli otto OSM, oggi sono gli stessi di 20 anni fa. Più di mezzo milione di donne muoiono ogni anno durante la gravidanza o il parto, il che corrisponde a un decesso ogni minuto. Di tali morti, il 99 per cento si verifica nei paesi in via di sviluppo. In alcune regioni dell’Africa, il tasso di mortalità materna è di 1 su 16. Nei paesi meno sviluppati, solo 28 donne su 100 sono assistite da persone addestrate durante il parto. L’obiettivo dell’OSM 5 è quello di ridurre il rapporto delle donne che muoiono di parto di tre quarti tra il 1990 e il 2015.

Esorto il Consiglio e la Commissione, prima dell’incontro di alto livello delle Nazioni Unite sugli OSM che si terrà questo settembre a New York, a rendere prioritaria l’azione volta a conseguire gli obiettivi degli OSM e a rispettare in particolare l’OSM 5. Mi recherò a New York presso l’ONU alla fine di questo mese quale membro della delegazione della commissione per gli affari esteri del Parlamento europeo e intendo sottolineare l’importanza del rinnovo degli impegni degli Stati membri dell’UE al fine di conseguire gli OSM entro il 2015.

Ora che siamo a metà strada riguardo agli OSM, è decisivo che gli Stati membri dell’UE continuino a progredire verso lo 0,7 per cento del RNL entro il 2015. Dato il fatto che vi è stato un drastico calo nei dati relativi agli aiuti dell’UE che sono passati dallo 0,41 per cento del RNL nel 2006 allo 0,38 per cento nel 2007 – una diminuzione di 1,5 milioni di euro – esorto gli Stati membri dell’UE a trattenersi dal tirarsi indietro sugli impegni relativi ai finanziamenti. Coloro che non sono ancora in linea devono aumentare i loro sforzi. Esorto la Presidenza del Consiglio ad assumere la guida e a fare da esempio, garantendo che siano disponibili finanziamenti adeguati e prevedibili e altresì di incrementare progressivamente i loro sforzi, così che possano essere salvate delle vite.

 
  
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  Glenys Kinnock (PSE).(EN) Signor Presidente, in primo luogo ringrazio senz’altro la signora Commissario per la sua dichiarazione forte e coraggiosa, che è stata apprezzata moltissimo.

Desidero altresì dire all’onorevole Kaczmarek che deve essere conscio del fatto che il 19 per cento delle morti materne sono causate da aborti non sicuri. Senza dubbio si tratta di un punto da affrontare con serietà senza alcuna pretesa che possa essere trattato in altro modo.

Non appena ci concentriamo sui diritti relativi alla salute riproduttiva e sessuale, sentiamo che dall’altro lato si hanno problemi con il vocabolario utilizzato in questa risoluzione. Apparentemente, non piace neppure che venga utilizzata la parola “diritti”; non piace che venga utilizzata la parola “servizi”. Tale semantica non va giù molto bene, temo, con le migliaia e migliaia di bambini sofferenti orfani di madre nel mondo in via di sviluppo, o con quei bambini le cui madri sono morte in agonia, perché non c’erano anestetici, o con una madre morta dissanguata, perché non c’è il filo per i punti di sutura, o una madre morta, perché non ci sono tre centesimi per acquistare il solfato di magnesio che la salverebbe dalla morte per emorragia. Dite loro che il vocabolario utilizzato in questa risoluzione conta. Cercate di dire loro che tutto costa troppo. Quelle vite sono preziose e nessuna donna dovrebbe morire donando la vita.

Dobbiamo altresì tener conto del fatto che alcune persone dicono che la realtà è che le donne hanno uno status basso e un valore basso e pertanto che non possiamo cambiare le cosa; non ha assolutamente senso. Dobbiamo cambiare le cose. Dobbiamo affrontare il genere di misoginia che porta a questa sofferenza e a questo dolore.

Richiediamo altresì un cambiamento da parte della Presidenza. Richiediamo un’azione da parte della Presidenza in merito agli impegni che ha preso relativamente agli OSM. Abbiamo apprezzato le belle parole della Presidenza dell’Unione europea, ma dobbiamo vedere più azione.

Rispettare l’OSM 5 significa costruire sistemi sanitari e garantire che affrontiamo in termini finanziari il fatto che a livello globale il 40 per cento delle donne partorisce senza alcuna assistenza qualificata. Contiamo sulla Presidenza affinché assuma la guida. Ad esempio, in Francia, tra il 2006 e il 2007, gli aiuti destinati all’Africa sono effettivamente diminuiti. La Francia è in ritardo in merito ai suoi impegni e noi dobbiamo sapere che la Presidenza rifletterà sulla richiesta d’azione e prenderà il genere di impegni che sono necessari prima del 2010.

La Presidenza dichiarerà se verranno presi quegli impegni di bilancio? Manterrà quella promessa? Sappiamo che vi è la necessità di combattere la mortalità materna. Sappiamo quanto costa. Sappiamo anche, purtroppo, quali costi comporta non farlo.

 
  
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  Toomas Savi (ALDE).(EN) Signor Presidente, la condanna dell’utilizzo di contraccettivi e la prevenzione dell’aborto legale è stato uno dei crimini più malevoli commessi contro l’umanità, dato che taluni contraccettivi forniscono anche protezione da malattie sessualmente trasmissibili, quali l’HIV. Migliorano altresì la salute materna, quando abbinata a una sufficiente educazione sessuale. L’aborto legale previene bambini indesiderati dall’essere condannati alla povertà, alla fame e alla malattia. Negando alle donne la libertà di scelta, ci allontaniamo dal rispetto degli Obiettivi di sviluppo del Millennio. Al fine di migliorare la salute materna nei paesi in via di sviluppo, l’Unione europea deve condannare la global gag rule degli USA, così come il divieto sull’utilizzo di contraccettivi appoggiato da alcune chiese.

 
  
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  Carlo Casini (PPE-DE). – Signor Presidente, signor Commissario, signor rappresentante del Consiglio, onorevoli colleghi, è assolutamente doveroso operare perché la popolazione femminile possa realizzare la sua funzione materna nelle migliori condizioni di salute, è ovvio; perciò merita adesione l’auspicio formulato in questo senso dalla proposta di risoluzione sulla quale stiamo discutendo.

Però non posso nascondere il disagio che deriva dall’uso improprio, a livello internazionale, dell’espressione “servizi di salute riproduttiva”: vogliamo i servizi di salute riproduttiva, ma non possiamo accettare che vi sia incluso l’aborto volontario, così da trasformarlo da drammatica soppressione di esseri umani all’alba della loro esistenza in un servizio sociale.

Quale che sia la diversa l’opinione di ciascuno di noi sulla legalizzazione dell’aborto, credo che in un documento sulla salute materna non dovrebbe essere dimenticato che la maternità riguarda due soggetti, non uno solo. Trovo perciò apprezzabile che nella risoluzione di compromesso in effetti si richiamino sia la dichiarazione che la Convenzione sui diritti del fanciullo, che riconoscono il nome di fanciullo anche al nascituro prima della nascita e chiedono speciali servizi sia alla madre che a lui.

Riterrei perciò opportuno che nei documenti volti a garantire la sicurezza della maternità venissero sempre richiamati, oltre agli atri strumenti che sono stati già detti, anche gli strumenti diretti a preferire la nascita all’aborto. Si tratti dell’aiuto solidaristico, economico, sociale, psicologico e dell’educazione al rispetto della vita. Viceversa, laddove ci si limita e si insiste soltanto sull’uso della contraccezione, magari includendovi anche l’aborto non si ottengono i risultati sperati.

Ci sono paesi in Europa, come la Francia e l’Inghilterra, dove è sicuro che la contraccezione è molto più diffusa che in altri paesi, e dove, viceversa, l’abortività è in continua crescita, come è stato denunciato anche ufficialmente. Ho voluto soltanto chiedere ai colleghi di fare un minimo di meditazione su queste mie osservazioni.

 
  
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  Anne Van Lancker (PSE). (NL) Signor Presidente, signora Commissario, signor Presidente in carica, desidero ringraziare molto sentitamente il Commissario per la sua dichiarazione molto forte. E’ vero che la mortalità materna illustra la disuguaglianza più dolorosa tra le donne del nord e del sud. E’ chiaro che diversi nostri onorevoli colleghi di questo Emiciclo ancora non ci sono ancora arrivati. Onorevole Casini, ogni hanno 50 milioni di donne hanno gravidanze indesiderate, perché non hanno accesso a contraccettivi; 42 milioni di tali donne hanno un aborto non sicuro; 80 000 delle quali muoiono. Questa è la dura realtà. La grande maggioranza di queste donne vivono nell’Africa subsahariana; l’Occidente pertanto non ha assolutamente alcuna ragione di fare una predica a queste donne.

E’E’ una vergogna, dato che la mortalità materna è completamente prevenibile, se viene dato accesso alle donne all’assistenza sanitaria e alla salute sessuale e riproduttiva. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, il costo per la fornitura di un’assistenza sanitaria di base è di 34 euro per persona all’anno. E’ fattibile – se, in cima agli impegni dei paesi in via di sviluppo stessi, l’Unione europea spendesse il 15 per cento degli aiuti per lo sviluppo nell’assistenza sanitaria, compresa la salute sessuale e riproduttiva. Questa, tuttavia, è proprio la vera causa del problema. Nel corso degli ultimi anni, si è verificata una continua diminuzione degli investimenti degli Stati membri nell’assistenza sanitaria. Dal 1994, i bilanci per la pianificazione familiare si sono quasi dimezzati. Anche nel Fondo europeo per lo sviluppo viene speso appena il 4 per cento nell’assistenza sanitaria, rispetto al 30 per cento nelle infrastrutture e nel sostegno di bilancio. E’ chiaramente tempo, pertanto, che le parole del Consiglio e le promesse della Commissione diventino progetti chiari, ad esempio al fine di collegare il sostegno di bilancio a risultati chiari in merito all’Obiettivo 5 di sviluppo del Millennio e a salvare la vita delle donne in Africa.

 
  
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  Sophia in 't Veld (ALDE). (NL) Signor Presidente, sarò franca: trovo difficile fare un discorso coerente qui dopo aver ascoltato quanto è stato detto dai signori che si trovano dall’altro lato dell’Aula. Si tratta di qualcosa che maltratta in modo particolare i miei più profondi sentimenti, anche come donna, dato che riguarda anche me e le altre donne di quest’Assemblea. Dopo tutto, ciò di cui stiamo parlando non è un problema medico, né finanziario (sebbene sia grata delle garanzie riguardanti l’aumento dei finanziamenti); si tratta di un problema sociale. Si tratta di un problema riguardante l’atteggiamento della società nei confronti delle donne; una società che ancora considera le donne di tutto il mondo come cittadini di seconda classe.

A essere franca, trovo incredibile che questi due onorevoli deputati possano dire quanto hanno detto, sapendo che ogni hanno ciò costa la vita di mezzo milione di donne. Supera la nostra capacità di comprensione. Non esiste nessuna donna che desideri un aborto – nessuna! Se non ha a nessun’altra scelta, tuttavia, deve per lo meno poterlo fare in modo sicuro e legale. Questo è un diritto della donna. Per inciso, sono lieta che ciò abbia il sostegno del Consiglio d’Europa. Se manchiamo di riconoscere tale diritto, qui stiamo tutti piangendo solo lacrime di coccodrillo. Mi appello pertanto a tutti coloro che sono presenti in quest’Aula affinché votino a favore degli emendamenti che condannano la global gag rule degli Stati Uniti, nonché il divieto del Vaticano sui profilattici – lo menzionerò soltanto – dato che questi due elementi sono direttamente responsabili di milioni di morti e devono, credo, essere condannati da quest’Assemblea.

 
  
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  Mairead McGuinness (PPE-DE).(EN) Signor Presidente, le nostre politiche sulla salute materna nel mondo in via di sviluppo stanno fallendo. Lo sappiamo dalla discussione di oggi, perché non è stato compiuto alcun progresso nel diminuire l’orrore delle donne che muoiono durante la gravidanza e il parto. In Irlanda, se una donna muore di parto vi è un grido di protesta e un’indagine medica completa, perché questa situazione è rara. Sono lieta che le cose stiano così, ma è ancora scioccante. Che una donna su sedici muoia di parto nel mondo in via di sviluppo è una statistica spaventosa e, mentre noi discutiamo qui nelle nostre regioni confortevoli, vi sono donne incinte, in villaggi africani, che sanno che la loro vita è a rischio e che potrebbero non sopravvivere per vedere la nascita del loro bambino e senza dubbio per nutrire i loro altri figli.

La salute materna rientra nella salute generale, il che comprende l’accesso al cibo e la questione della sicurezza alimentare è importante. Ma posso affrontare un’altra questione che qui non è ancora stata sollevata? Ringrazio la signora Commissario per le sue osservazioni in merito alla necessità di addestrare operatori sanitari. Ne deve essere addestrato un elevato numero, ma – siamo onesti – il mondo sviluppato sta rubando gli operatori addestrati dall’Africa perché curino noi qui, sia negli USA che nell’UE, e dobbiamo essere onesti in proposito. Ci possiamo permettere di retribuirli e loro desiderano venire a lavorare, ma stiamo derubando quei paesi dei loro stessi cittadini che hanno una formazione. Gradirei che magari affrontasse questo aspetto nelle sue osservazioni conclusive.

Vi sono dolore, sofferenza e morte insite in tale questione che dibattiamo qui. Ho menzionato i bambini che vengono abbandonati. In India, proprio prima di Natale, come parte della delegazione in India, siamo stati testimoni di un progetto molto utile finanziato dall’UE, in cui alle donne dei villaggi – poiché non vi sono medici e infermieri addestrati – viene fornita una formazione di base al fine di contribuire nella sfera della mortalità infantile. Questo programma di proporzioni molto ridotte ha riportato enormi successi, perché lavora dal basso verso l’alto. Forse dobbiamo replicare quel tipo di programma al fine di affrontare le morti materne, sebbene sappiamo che necessitiamo di tutti quegli operatori molto qualificati e ben addestrati.

 
  
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  Neena Gill (PSE).(EN) Signor Presidente, sono lieta che questo Parlamento stia tenendo una discussione sull’OSM 5, perché, mentre parlo, proprio in questo momento, una donna sta perdendo la vita per donare la vita da qualche parte del mondo. Scioccante com’è, i progressi su questo OSM sono stati trascurabili, come abbiamo sentito, ed è l’unico OSM in cui non vi sono miglioramenti – e in alcune regioni la situazione è peggiorata.

Alcuni sosterrebbero che tale questione ha ricevuto così poca attenzione, perché colpisce le donne e perché il 99 per cento delle morti si verifica nei paesi in via di sviluppo. Si tratta di una delle maggiori questioni di disuguaglianza sociale nel mondo e credo che l’UE – sebbene riconosca l’impegno personale del Commissario – è stata molto lenta nell’affrontarlo.

Desidero pertanto chiedere alla Commissione e al Consiglio che cosa intendono fare al fine di garantire che vi sia un aumento dei finanziamenti volti ad assicurare che questa linea di bilancio non venga ridotta. Quando si esamina la rubrica 4, in cui le crisi sul breve periodo e i disastri naturali tendono ad avere la precedenza, dobbiamo assicurare che sia resa prioritaria non solo internamente in seno all’Unione, ma altresì a livello internazionale. Desidero chiedere alla Commissione e agli Stati membri di esaminare la realizzazione di tali programmi mediante un controllo rinnovato, al fine di garantire che gli otto programmi non siano soffocati dalla scarsa qualità dei servizi, dalla corruzione, dalla mancanza di responsabilità, il che è la ragione per cui in alcuni paesi il programma non ha compiuto progressi. Programmi ben studiati sono quello che serve.

Come ha sottolineato l’onorevole McGuinness, abbiamo osservato in India un progetto, con finanziamenti molto limitati, per fornire telefoni cellulari e una formazione di appena due giorni per una persona di collegamento che potesse riconoscere i segnali di pericolo in gravidanza e post-parto, il che, insieme all’istruzione, a un livello di igiene personale molto di base e solo alla necessità di bollire l’acqua hanno significato la differenza tra la vita e la morte. Pertanto, in quest’anno che l’ONU ha chiamato l’Anno d’azione per gli OSM, non possiamo essere soddisfatti ancora per molto e dobbiamo assicurarci di eliminare il tragico divario tra il mondo ricco e il mondo povero.

 
  
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  Edite Estrela (PSE).(PT) Signor Presidente, signora Commissario, ho gradito ascoltarla. La sua diagnosi era corretta e ha avanzato misure concrete. Abbiamo bisogno di programmi d’azione, di aiuti finanziari e di una valutazione dei risultati. Pertanto, più azione e meno discorsi lunghi e noiosi. Necessitiamo altresì di recuperare il tempo perso, dato che ogni anno, nei paesi in via di sviluppo, migliaia e migliaia di donne muoiono a causa della mancanza di informazioni e della mancanza di accesso alla salute sessuale e riproduttiva. Le statistiche non sono meramente dei numeri, esse sono tragedie familiari, sono bambini che rimangono orfani, sono persone che muoiono e che avrebbero potuto essere salvate. Pensarci, sapere che ciò accade nel mondo non ci tiene svegli di notte?

La salute sessuale e riproduttiva deve essere una priorità. E’ deplorevole che qualcuno cerchi di ridurre la salute sessuale e riproduttiva solo all’aborto. E’ tuttavia importante che l’aborto sia legale e sicuro, così come eccezionale, dato che questo è l’unico modo per combattere l’aborto illegale. Tutte le donne di tutti i continenti hanno il diritto di accedere alla salute sessuale e riproduttiva. Senza il diritto alla salute sessuale e riproduttiva, non vi è alcuna parità di genere. La Commissione e il Consiglio devono adottare misure adeguate.

 
  
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  Françoise Castex (PSE). (FR) Signor Presidente, signora Commissario, signor Presidente in carica del Consiglio, onorevoli colleghi, il fallimento del quinto OSM influisce su tutti noi, in quanto incarna il nostro fallimento a procedere con l’emancipazione delle donne in tutto il mondo. Siamo d’accordo in merito al fatto che debba diventare un obiettivo politico maggiore, perché pesa altresì sulle nostre coscienze. Tuttavia, dobbiamo altresì avere il coraggio di dire che migliaia di donne sono vittime anche di ignoranza, abbandono e disinformazione. Abbandono, perché la maggioranza dei 500 000 casi di mortalità materna potrebbero essere evitati mediante la prevenzione e l’assistenza sanitaria di base. Distribuire zanzariere, ad esempio, potrebbe prevenire casi letali di malaria per migliaia di donne. Ignoranza, in quanto troppo spesso viene ancora impedito alle ragazze e alle donne di acquisire un’istruzione di base, che le metterebbe semplicemente in condizione di leggere e comprendere semplici raccomandazioni igienico-sanitarie. Da ultimo, la disinformazione: una certa idea conservatrice della religione e della tradizione, che mantiene ancora le donne in una condizione di dipendenza intollerabile, il matrimonio in età molto giovane, gravidanze in stretta successione e tabù sulla contraccezione femminile. Stiamo di conseguenza intraprendendo azioni; reti di rappresentanti parlamentari per le popolazioni in via di sviluppo, di Europa e Africa, stanno cooperando nel quadro dell’UNFPA. Parliamo a favore della salute, della riproduzione, del controllo delle donne sulla loro fertilità e, oltre al necessario sostegno finanziario a tal fine, dobbiamo modificare gli atteggiamenti e la posizione delle donne. Si tratta di un obiettivo politico fondamentale per lo sviluppo di tutti questi paesi.

 
  
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  Marusya Ivanova Lyubcheva (PSE).(BG) Mi congratulo per quanto da lei espresso, signora Commissario. Vi sono molti problemi connessi a quello della salute delle madri. Da un lato, si tratta del sistema dell’assistenza sociale, dall’altro si tratta dei sistemi sociali, connessi alle cure per la maternità in generale. Le condizioni di salute, mentale e fisica, non solo delle madri ma anche dei figli, dipende dal modo in cui vengono sincronizzati questi due sistemi. In terzo luogo, la maternità è costantemente correlata ai problemi demografici di ciascun paese ed è universalmente noto che si tratta di un problema grave.

Parte dei problemi della salute delle madri è connessa ai finanziamenti. I paesi devono essere esortati ad accantonare fondi sufficienti per quelli che non possono ricevere aiuti così che possa essere ridotto il tasso di mortalità tra le neomadri e i neonati e si possa applicare la profilassi necessaria, perché ogni vita è un dono, e si deve provvedere a un numero massimo di servizi sanitari e sociali per le donne.

La protezione della maternità dipende altresì dalla remunerazione per personale medico nei reparti maternità. Si tratta di un problema che esiste in molti paesi, ivi compresi quelli dell’Unione europea, nonché di un problema che deve essere risolto.

 
  
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  Danutė Budreikaitė (ALDE).(LT) Il Parlamento europeo ha avviato discussioni sull’incentivo della Commissione ad attrarre specialisti altamente qualificati da paesi terzi verso il mercato del lavoro dell’UE – la cosiddetta blue card. E’ stato chiesto agli Stati membri di non far defluire i lavoratori qualificati dai settori sensibili dei paesi in via di sviluppo – istruzione e assistenza sanitaria – sebbene alcuni Stati membri, compreso il Regno Unito, non siano pronti a farlo. Parlate di dare con una mano e togliere con l’altra! Se facciamo defluire gli specialisti dal settore dell’assistenza sanitaria, carente di personale com’è, la salute delle donne, la salute di tutti i membri della società in generale, sarà messa a rischio e in una condizione ancora peggiore. Suggerisco di assicurare che gli atti giuridici che adottiamo non si contraddicano tra loro e che le nostre politiche siano coerenti con i nostri principi.

 
  
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  Proinsias De Rossa (PSE).(EN) Signor Presidente, intervengo in questo dibattito innanzi tutto per ringraziare il Consiglio per il suo piano d’azione di giugno, ma più in particolare per accogliere con favore la dichiarazione molto schietta del Commissario Ferrero-Waldner.

E’E’ scioccante e scandaloso che questo Obiettivo di sviluppo del Millennio stia fallendo e che dal 2000 non abbiamo compiuto alcun progresso, così come nel corso degli ultimi 20 anni. Milioni di donne sono morte e dieci milioni di bambini sono rimasti orfani inutilmente.

Sappiamo che cosa causa tali morti e sappiamo come prevenirle. Disponiamo delle risorse e senza dubbio della conoscenza per prevenirle e ancora non viene fatto. Perché? Perché stiamo fallendo? Mi sembra che stiamo permettendo agli obiettori di coscienza di bloccare i progressi in merito a tali questioni. Dobbiamo mettere da parte gli obiettori di coscienza – coloro che riducono costantemente tale questione alla questione dell’aborto e alla fornitura di profilattici. Perché chiunque consideri un profilattico come una qualche sorta di strumento negativo sbalordisce la mente e turba la ragione!

Desidero esortare coloro che si trovano nella posizione di prendere decisioni e di perseguire decisioni a ignorare gli obiettori di coscienza e di procedere.

 
  
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  Zbigniew Zaleski (PPE-DE).(EN) Signor Presidente, solo una piccola riflessione in merito a tale questione che presenta aspetti politici, psicologici, fisici e morali e che è pertanto molto complicata. Desidero obiettare, quando l’onorevole Kinnock afferma che a questa parte non piace neppure il termine “servizio”. Vi sono così tanti “servizi”, ma tra di essi ve ne è anche uno che è molto controverso: l’aborto. Penso che il lato alla mia destra desideri coprirlo con una semantica molto gradevole, usando termini come “salute riproduttiva”. Penso che conosciate la posizione della maggioranza di quel lato dell’Aula, ma ci sono così tanti altri “servizi” che desiderate approvare, utilizzare e appoggiare per quanto finanziariamente possibile, e ciò diminuirà, mi auguro, il rapporto dei morti in quei momenti diversi, che abbiamo discusso oggi. Quest’accusa, pertanto non è molto appropriata, sebbene sappiamo che esistono alcuni problemi morali connessi a solo un “servizio”.

 
  
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  Catherine Stihler (PSE).(EN) Signor Presidente, penso che il fatto che ogni minuto muore una donna partorendo – una delle cose più naturali del mondo, come ha affermato la signora Commissario – è scioccante e scandaloso. Parimenti, il fatto che stiamo fallendo nel conseguire questo Obiettivo di sviluppo del Millennio ed è altresì vergognoso che stiamo voltando le spalle alle donne e ai bambini più vulnerabili di questo mondo.

Desidero chiedere sia alla Presidenza francese che alla Commissione di riferire all’Assemblea quanto verrà deciso a New York alla fine di questo mese e che nel corso delle prossime settimane rendano personalmente prioritario assicurare un cambiamento, non solo a livello degli Stati membri, ma anche a livello internazionale, al fine di portare questo tema in una posizione più elevata dell’agenda politica.

 
  
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  Jean-Pierre Jouyet, Presidente in carica del Consiglio. − (FR) Signor Presidente, onorevoli deputati, non ho intenzione di tornare nuovamente su quanto ha affermato la signora Commissario con così tanta emozione, sebbene condivida appieno le sue convinzioni in merito allo scandalo che abbiamo di fronte. Per tale ragione, il Consiglio ha sviluppato un programma d’azione. E’ vero che interviene troppo tardi, ma questo programma è ambizioso. Non ho intenzione di tornarci sopra nuovamente.

La Presidenza, per quanto la riguarda, darà la priorità alla promozione e alla difesa dei diritti delle donne, per essere molto chiari a tal riguardo. Il nostro programma comprende, in particolare, la preparazione di linee guida per combattere la violenza contro le donne, che serviranno da azioni dell’Unione europea sugli scenari internazionali e, alla fine di questo mese, in occasione di incontri di alto livello in seno alle Nazioni Unite sui bisogni dell’Africa in materia di sviluppo nel quadro degli Obiettivi di sviluppo del Millennio. Disponiamo altresì dell’iniziativa sulle donne e i conflitti armati, volta a tener meglio conto della specifica situazione delle donne in cui l’Unione europea sta attuando politiche di sicurezza e difesa esterna, prendendo l’iniziativa, in quanto Presidenza, di una nuova risoluzione nell’Assemblea generale delle Nazioni Unite con i Paesi Bassi sulla violenza contro le donne. Dato che ho menzionato la nostra posizione nazionale, sebbene sia qui a rappresentare il Consiglio, desidero dire che tutti gli Stati membri sono i benvenuti ad associarsi a tale risoluzione nel quadro delle Nazioni Unite. Infine, nel dicembre 2008, si terrà un forum per le organizzazioni non governative sulla situazione delle donne.

In merito alla salute materna e a tutto ciò che avete detto, posso solo condividere l’impegno e l’indignazione di coloro che sono intervenuti, in particolare in merito ai legami con il virus dell’HIV, e dire che nel 2007 l’UE finanzierà il Fondo mondiale contro l’AIDS nell’ordine di 91 milioni di euro e ciò in qualità di primo donatore di questo fondo per quell’anno.

Per quanto concerne le osservazioni dell’onorevole Kinnock, che, in quanto europea impegnata, senza dubbio non può confondere la Presidenza del Consiglio con uno Stato nazione – o altrimenti non è chi io creda che sia – desidero dire che in merito agli impegni di bilancio dell’Unione europea, le somme fornite dalla Francia verranno incrementate nel 2008. Per essere precisi, la somma stanziata per la sanità è cresciuta tra il 2006 e il 2008, passando da 820 milioni di euro e 930 milioni di euro. Non penso che questo sia il luogo per combattere le nostre solite battaglie.

A livello più personale, avendo ascoltato il vostro dibattito, devo dire che la Presidenza esaminerà molto attentamente la proposta avanzata dall’onorevole Buitenweg e che mi ha presentato. Che, per la Presidenza, la lotta contro la povertà va di pari passo con il miglioramento della situazione delle donne e con il rispetto dei diritti delle donne, dappertutto. Che l’intervento comincia quando la salute delle donne è sistematicamente in causa e che bisogna disporre delle risorse necessarie, di tutte le risorse necessarie, secondo condizioni legali e sicure, per mettere fine a questo scandalo; di conseguenza, non dobbiamo rinunciare a nessuna di tali risorse, a prescindere dalle nostre convinzioni.

Dobbiamo andare nella direzione del progresso per mettere fine a quello che è un vero e proprio scandalo riguardante la situazione delle donne, in particolare nei paesi più poveri. Di conseguenza, dobbiamo giungere a un accordo, ripeto, a prescindere dalle nostre convinzioni. Da parte sua, la Presidenza ha deciso essa stessa di agire, in particolare in Africa, avvalendosi di tutte le risorse a sua disposizione.

 
  
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  Benita Ferrero-Waldner, Membro della Commissione. (EN) Signor Presidente, abbiamo ascoltato dichiarazioni molto importanti. Si tratta di una questione emotiva in merito alla quale vi sono punti di vista diversi. Credo che dobbiamo tornare al Programma d’azione della Conferenza internazionale sulla popolazione e lo sviluppo, tenutasi a Il Cairo, che indica chiaramente rispetto per i quadri giuridici nazionali. Respingiamo in ogni caso l’aborto coercitivo, la sterilizzazione forzata, l’infanticidio e altri abusi dei diritti umani, che chiaramente non sono in linea con tale politica.

Al contempo, è altresì molto importante comprendere che il parto è esente da complicazioni. Come affermato dall’onorevole Buitenweg, è un lusso nei nostri paesi, ma tale lusso non è presente in altri paesi. Il principio di scelta volontaria deve pertanto guidare tale programma d’azione, che cerca di fornire un accesso universale a una gamma completa di metodi di pianificazione familiare sicuri e affidabili – che, certamente, costituisce la priorità – e a servizi per la salute riproduttiva, che non siano contro la legge.

L’obiettivo deve essere assistere i singoli e le coppie nell’operare scelte e nel conseguire i loro obiettivi riproduttivi, fornendo loro l’opportunità di esercitare appieno il diritto di avere figli per scelta personale. Questo è quanto dobbiamo realizzare.

In nessun caso l’aborto verrà promosso come metodo di pianificazione familiare. I governi sono impegnati ad affrontare l’impatto sanitario degli aborti non sicuri come questione relativa alla salute pubblica – poiché essi si verificano e abbiamo sentito a quante donne causano la morte – e a limitare il ricorso all’aborto attraverso servizi di pianificazione familiare migliorati. Quando l’aborto non è contro la legge, deve essere sicuro e deve far parte del servizio per la salute riproduttiva generale. Questa è la cosa più importante.

D’altro canto, è vero che i sistemi di assistenza sanitarie devono essere migliori, dato che sono deboli, e stiamo ora esaminando il potenziamento di tali sistemi mediante la formazione professionale di più personale sanitario e attraverso un sistema di assicurazione sanitaria, che costituisce un’iniziativa della Presidenza francese.

E’ vero che negli ultimi anni molto denaro è stato destinato, ad esempio, alla lotta all’HIV/AIDS, ma purtroppo in Africa sempre più donne vengono infettate dall’HIV-AIDS: oggi una ragazza su quattro di età compresa tra i 16 e i 24 anni è positiva all’HIV . Ciò è terribile. La Commissione è consapevole di ciò e incoraggia iniziative attraverso il Fondo mondiale a essere più orientato alle donne e a essere più sensibile dal punto di vista del genere.

Infine, la questione della migrazione potrebbe andare nella direzione sbagliata. Questa cosiddetta “fuga di cervelli” costituisce una delle questioni che dovremo affrontare quando ci occupiamo della migrazione nel suo complesso. Presenta un lato sia positivo che negativo e dobbiamo trovare il giusto equilibrio.

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. MANUEL ANTÓNIO DOS SANTOS
Vicepresidente

 
  
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  Presidente. − Comunico di aver ricevuto sei proposte di risoluzione(1) ai sensi dell’articolo 103, paragrafo 2, del regolamento.

La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà giovedì 4 settembre 2008.

Dichiarazioni scritte (articolo 142)

 
  
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  Cristian Silviu Buşoi (ALDE), per iscritto.(RO) L’UE è impegnata a conseguire gli Obiettivi di sviluppo del Millennio, quali la riduzione del 75 per cento del tasso di mortalità materna entro il 2015.

Sebbene, in generale, i paesi dell’UE non siano sulla strada giusta, si registrano lenti progressi nell’ambito della salute materna. Le iniziative della Commissione europea volte a stanziare fondi per la riforma dei sistemi sanitari al fine di migliorare la qualità dei servizi prenatali e postnatali, così come l’accesso a tali servizi, il sostegno alla ricerca nell’ambito della medicina riproduttiva e la formazione di personale medico sono state favorevoli al conseguimento dell’Obiettivo 5.

Anche la Carta sull’aumento delle prestazioni dei sistemi sanitari, adottata a Tallin, nel giugno 2008, costituisce un progresso importante. Ciononostante, vi sono paesi sviluppati, quali la Francia, la Gran Bretagna o i Paesi Bassi, con un tasso di mortalità molto basso, per i quali appare difficile una riduzione del 75 per cento entro il 2015, dato che l’evoluzione è più lenta che in altri paesi in cui vi è un tasso di mortalità materna più elevato. Inoltre, esistono ancora disparità in merito ai progressi compiuti negli Stati dell’UE e persino nelle regioni di diversi paesi.

Pertanto, al fine di riuscire a conseguire l’obiettivo fissato per il 2015, è necessaria la rapida modernizzazione dei sistemi sanitari europei, con enfasi particolare sulla ricerca volta a migliorare i servizi prenatali e postnatali, così come un’istruzione sanitaria più efficiente e la pianificazione familiare.

 
  
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  Monica Maria Iacob-Ridzi (PPE-DE), per iscritto. – (RO) L’UE è un fermo sostenitore degli Obiettivi di sviluppo del Millennio adottati dalle Nazioni Unite, che hanno stabilito gli obiettivi da conseguire entro il 2015 in merito a pace, sicurezza, sviluppo, governance e diritti umani.

Tra gli otto obiettivi, si deve prestare particolare attenzione al miglioramento della salute materna, dato che più di mezzo milione di donne, soprattutto in Africa e in Asia, muoiono durante la gravidanza o il parto.

La causa principale che porta all’aumento del tasso di mortalità a livello mondiale è l’assenza di personale qualificato che fornisca assistenza materna sia nel corso della gravidanza che del parto. Si deve porre rimedio a tale situazione investendo ingenti fondi nei paesi sottosviluppati, sia nella formazione di personale specializzato, che in apparecchiature mediche. Gli obiettivi per la Romania, in merito al miglioramento della salute materna, consistono nella riduzione del tasso di mortalità a 10 morti materne su 100 000 parti entro il 2015 e nel garantire un accesso universale ai servizi sanitari.

Attualmente, la Romania ha una crescita naturale negativa, con un tasso di mortalità del 12 per cento. Mediante l’assistenza sociale e i programmi d’informazione, i servizi per le madri e i bambini, così come mediante un sostegno finanziario aggiuntivo da parte dell’UE, il tasso delle nascite deve ritornare alla sua tendenza ascendente e la Romania deve restare nella strategia demografica dell’Unione europea.

 
  

(1) Vedasi processo verbale.

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