Indice 
 Testo integrale 
Resoconto integrale delle discussioni
Martedì 21 aprile 2009 - Strasburgo Edizione GU

Una politica d’immigrazione comune per l’Europa: principi, azioni e strumenti (breve presentazione)
MPphoto
 
 

  Corina Creţu (PSE), per iscritto.(RO) La Commissione prevede che, entro il 2050, l’Unione europea avrà bisogno di 60 milioni di lavoratori provenienti da paesi terzi; questa situazione è perfettamente credibile dato che la popolazione in età lavorativa diminuisce sempre più velocemente. Di conseguenza, per raggiungere gli ambiziosi obiettivi della strategia di Lisbona dovremo avvalerci, a lungo termine, di manodopera proveniente da paesi non appartenenti all’Unione.

Nella situazione di crisi economica attuale, tuttavia, il tasso di disoccupazione sta aumentando considerevolmente e il numero di lavoratori provenienti dai nuovi Stati membri dell’Unione europea che hanno perso il proprio posto di lavoro sono moltissimi. Diventa quindi necessario stabilire un legame fra le politiche per l’immigrazione e quelle per l’occupazione per raggiungere una posizione pratica e corretta, rispettando, allo stesso tempo, il principio della preferenza comunitaria. Ritengo scorretto nei nostri confronti garantire agli immigrati provenienti da paesi terzi il diritto di spostarsi liberamente sul territorio dell’Unione europea quando neanche i rumeni o i bulgari godono di una totale libertà di circolazione all’interno del mercato del lavoro Europeo.

E’ immorale e dannoso per noi stessi promuovere la fuga di cervelli dai paesi in via di sviluppo senza considerare il rischio del cosiddetto effetto-boomerang e senza dimostrare alcuna preoccupazione per gli episodi di discriminazione a causa dei quali alla maggior parte degli immigrati – soprattutto alle donne – viene offerto un posto di lavoro inferiore al livello delle loro qualifiche. Questa situazione li rende vittime delle pratiche e degli stereotipi negativi del loro paese di origine e degli Stati membri.

 
Note legali - Informativa sulla privacy