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Procedura : 2009/2158(INI)
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Testi presentati :

A7-0028/2010

Discussioni :

PV 19/04/2010 - 21
CRE 19/04/2010 - 21

Votazioni :

PV 05/05/2010 - 13.39
Dichiarazioni di voto

Testi approvati :

P7_TA(2010)0129

Resoconto integrale delle discussioni
Mercoledì 5 maggio 2010 - Bruxelles Edizione GU

14. Dichiarazioni di voto
PV
 

Dichiarazioni di voto

 
  
  

Relazione García-Margallo y Marfil (A7-0061/2010)

 
  
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  Elena Oana Antonescu (PPE), per iscritto. (RO) Sostengo la posizione adottata dal relatore del gruppo del Partito popolare europeo (Democratico cristiano) sulla questione, nonché la proposta della Commissione relativa alla lotta contro la frode fiscale nell’Unione europea. Ritengo che la proposta possa migliorare la cooperazione amministrativa in materia di transazioni intracomunitarie per il calcolo dell’imposta sul valore aggiunto e per il controllo della sua corretta applicazione.

Resta da vedere se la proposta della Commissione di estendere la rete Eurocanet e di istituire una nuova struttura, Eurofisc, che opererebbe su base volontaria ma senza potere giuridico, migliorerò il successo della lotta contro la frode fiscale a livello comunitario.

 
  
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  Sophie Auconie (PPE), per iscritto. (FR) Disciplinata dal regolamento (CE) n. 1798/2003 del Consiglio, la cooperazione amministrativa europea in materia di IVA richiede un miglioramento, in particolare in termini di contrasto all’evasione fiscale. La relazione elaborata dall’onorevole García-Margallo y Marfil accoglie questa impostazione sostenendo le proposte della Commissione europea finalizzate a facilitare lo scambio di dati fra Stati membri. Ho votato a favore della relazione perché introduce alcuni sostanziali miglioramenti al testo della Commissione, in particolare in materia di protezione dei dati personali.

 
  
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  Jean-Pierre Audy (PPE), per iscritto. (FR) Nell’ambito della procedura di consultazione del Parlamento europeo, ho votato a favore della relazione del mio eccellente collega spagnolo, l’onorevole García-Margallo y Marfil, sulla proposta di regolamento del Consiglio di relativo alla cooperazione amministrativa e alla lotta contro la frode in materia d’imposta sul valore aggiunto. La frode in campo IVA viene spesso organizzata a livello transfrontaliero ed è perciò indispensabile che l’UE e i suoi Stati membri si coordinino meglio per combattere le frodi all’IVA, in particolare, e contro la frode fiscale in generale. Mi compiaccio che la proposta della Commissione getti le basi giuridiche per l’istituzione di una struttura congiunta, Eurofisc, che renderà possibile lo scambio mirato, celere e multilaterale di informazioni per permettere agli Stati membri di reagire adeguatamente e in modo coordinato contro qualsiasi nuova forma di frode emergente, facendo riferimento a un’analisi del rischio organizzata e congiunta. Condivido le preoccupazioni del relatore in merito alla protezione e al necessario rispetto dei dati personali, che devono essere usati unicamente allo scopo di prevenire e contrastare i reati fiscali.

 
  
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  Zigmantas Balčytis (S&D), per iscritto (LT) Mi sono espresso a favore della relazione perché credo sia necessario rafforzare le disposizioni in materia di lotta contro la frode. La frode a fini di evasione fiscale ha gravi conseguenze sui bilanci nazionali, lede il principio della giustizia fiscale e può provocare distorsioni della concorrenza, con ripercussioni anche sul funzionamento del mercato interno. Le attuali disposizioni non garantiscono un’efficace cooperazione fra Stati membri, sebbene la frode in materia d’imposta sul valore aggiunto sia spesso transnazionale e pertanto gli Stati membri sono chiamati a cooperare per prevenirla. E’ incoraggiante notare che la nuova versione del regolamento potenzierà la banca dati comunitaria dei contribuenti IVA e delle loro operazioni, permettendo in questo modo agli Stati membri di accedere alle informazioni, di migliorare la cooperazione amministrativa e di combattere più efficacemente le frodi all’IVA.

 
  
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  George Sabin Cutaş (S&D), per iscritto (RO) Ho votato a favore di una strategia europea in materia di lotta contro la frode fiscale e l’evasione dell’IVA. Ritengo che a livello europeo si debba istituire un meccanismo di lotta contro la frode in quanto l’entità del fenomeno mette in luce l’impossibilità di gestire esclusivamente a livello nazionale le misure volte a fronteggiare il problema.

L’Associazione internazionale IVA stima perdite d’imposta sul valore aggiunto che si aggirano fra i 60 e i 100 miliardi di euro all’anno nell’Unione europea. Per questo sollecito una stretta cooperazione fra le autorità amministrative degli Stati membri e la Commissione europea al fine di evitare le deleterie conseguenze della frode fiscale sui bilanci nazionali nonché sui meccanismi della concorrenza.

 
  
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  Diogo Feio (PPE), per iscritto. (PT) La cooperazione amministrativa fra gli Stati membri nella lotta contro la frode e la criminalità finanziaria è estremamente importante per motivi di equità e giustizia e per l’enorme impatto di tale forma di criminalità sulla situazione economica di un paese. Innumerevoli sono i casi di frode all’IVA ed è pertanto essenziale disporre di un quadro giuridico che preveda misure forti per giungere a una sostanziale riduzione del numero di casi di frode.

E’ auspicabile maggiore cooperazione fra i governi centrali, tramite lo scambio di informazioni, senza trascurare il rispetto della privacy, nonché disporre di banche dati complete e di funzionari debitamente formati a individuare e trattare casi simili. Gli Stati membri devono attuare al più presto i provvedimenti adottati dall’Unione europea, al fine di istituire un sistema più trasparente in grado di consentire una lotta efficace contro la frode fiscale.

 
  
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  José Manuel Fernandes (PPE), per iscritto (PT) Le distorsioni causate dalla frode ai danni dell’’imposta sul valore aggiunto (IVA) incidono sull’equilibrio generale del sistema delle risorse proprie, che deve essere equo e trasparente per garantire il buon funzionamento dell’Unione europea. Dal momento che le autorità pubbliche sono costrette a compensare le perdite di entrate che ne derivano, l’aumento delle frodi comporta una maggiore pressione fiscale per le imprese che ottemperano agli obblighi fiscali. Benché non siano state condotte indagini in tutti gli Stati membri in merito all’entità della frode e dell’evasione dell’IVA, l’Associazione internazionale IVA quantifica le perdite di gettito potenziali dovute alla frode dell’IVA in un importo compreso tra 60 e 100 miliardi di euro l’anno in tutta l’Unione europea. E’ auspicabile una maggiore cooperazione fra amministrazioni centrali, tramite condivisione di informazioni nel rispetto della privacy. Gli Stati membri devono attuare le misure varate dall’Unione europea al più presto, in modo da istituire un sistema più trasparente che possa combattere efficacemente la frode fiscale.

 
  
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  Nuno Melo (PPE), per iscritto. (PT) La lotta alla frode fiscale, specificamente nell’ambito dell’IVA, dovrebbe rappresentare una priorità per l’Unione europea; a questo scopo, in tutti gli Stati membri viene sostenuta una politica trasversale di lotta alla frode, segnatamente mediante scambio di informazioni. E’ particolarmente significativo che la frode sia una delle cause principali di reato in seno all’Unione europea, poiché causa concorrenza sleale e squilibri di mercato.

 
  
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  Siiri Oviir (ALDE), per iscritto. (ET) Ho votato a favore della proposta di regolamento del Consiglio relativo alla cooperazione amministrativa e alla lotta contro la frode in materia di imposta sul valore aggiunto perché questo atto giuridico consentirà agli Stati membri di lottare congiuntamente e più efficacemente contro l’evasione fiscale transfrontaliera. L’evasione fiscale ha gravi ripercussioni sui bilanci degli Stati membri, lede il principio di giustizia fiscale e può provocare distorsioni delle condizioni di concorrenza. Benché le misure di lotta contro l’evasione fiscale rientrino sostanzialmente fra le competenze degli Stati membri, ritengo che l’adozione di provvedimenti di lotta contro l’evasione fiscale nel mondo globalizzato odierno debba costituire una priorità anche per l’Unione europea.

 
  
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  Alfredo Pallone (PPE), per iscritto. − La proposta della Commissione offre agli Stati membri mezzi per lottare efficacemente contro la frode all’IVA transfrontaliera, integrando e modificando il regolamento attuale, creando una base giuridica per una cooperazione mirata, al fine di combattere la frode, ovverossia EUROFISC. La frode fiscale ha gravi ripercussioni sui bilanci nazionali, lede il principio della giustizia fiscale e può provocare distorsioni delle condizioni di concorrenza. Non dobbiamo inoltre dimenticare che le autorità pubbliche sono costrette a compensare le perdite di entrate che ne derivano, attraverso una maggiore pressione fiscale per le imprese che ottemperano agli obblighi tributari. La lotta alla frode fiscale attraverso l'UE deve intervenire per coadiuvare l'azione degli Stati. L'obiettivo della proposta di regolamento non è solo di consentire di accertare correttamente tale imposta, ma anche di verificarne l’applicazione corretta, in particolare sulle transazioni comunitarie, e di lottare contro la frode all’IVA. La proposta introduce in generale una serie di miglioramenti per lo scambio di informazioni, definendo meglio i casi in cui gli Stati membri possono condurre un’indagine amministrativa, e precisando le misure per rimediare al rifiuto di effettuare un’indagine.

 
  
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  Aldo Patriciello (PPE), per iscritto. − Cari colleghi, mi compiaccio che l'incidenza finanziaria stimata delle irregolarità, per quanto accertato, è diminuita, passando da 1 024 milioni di euro nel 2007 a 783,2 milioni di euro nel 2008 (il calo ha interessato tutti i settori, ad eccezione delle spese dirette e dei Fondi di preadesione). Appoggio con convinzione il lavoro svolto dalla Commissione e mi permetto d'evidenziare come la lotta contro la frode e la corruzione sia un preciso dovere delle istituzioni europee e di tutti gli Stati membri.

Vista la particolare situazione economica che affligge l'intera Europa, concordo sulla necessità di salvaguardare gli interessi finanziari dell'Unione e di contrastare la criminalità organizzata che, stando agli indicatori nazionali, sta rafforzando la sua capacità di collusione all'interno delle istituzioni proprio attraverso le frodi al bilancio comunitario.

Considero, quindi, indispensabile istituire uno strumento giuridico efficace per migliorare la cooperazione amministrativa contro le pratiche fiscali dannose e consentire un buon funzionamento del mercato interno. In tal senso, appoggio la proposta di direttiva del Consiglio, relativa alla cooperazione amministrativa nel settore fiscale, insistendo sull'importanza di ampliare la responsabilità degli Stati membri a partire dalla qualità delle informazioni inserite nelle banche dati.

 
  
  

Relazione Casa (A7-0065/2010)

 
  
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  Elena Oana Antonescu (PPE), per iscritto. (RO) La proposta della Commissione di semplificare, modernizzare e armonizzare le norme in materia di IVA prevede alcuni miglioramenti, in particolare in merito alle disposizioni che consentono alle piccole e medie imprese di ricorrere a fatture semplificate, nonché la garanzia di accettazione da parte delle autorità fiscali delle fatture elettroniche al pari di quelle convenzionali. La proposta del relatore di riconoscere alle autorità fiscali la possibilità di imporre obblighi formali supplementari, ad esempio numeri progressivi, per l’emissione di fatture IVA semplificare, rappresenta una semplice misura di sicurezza che non intacca i miglioramenti introdotti dalla Commissione.

Per quanto riguarda il sistema comune d'imposta sul valore aggiunto e le norme in materia di fatturazione, la Commissione deve fornire assistenza tecnica agli Stati membri che hanno più bisogno di aggiornare la propria amministrazione elettronica attraverso il programma Fiscalis 2013 o tramite il ricorso ai Fondi strutturali. Ritengo che il relatore abbia introdotto emendamenti che vanno a migliorare la proposta della Commissione e per questo ho votato a favore della relazione.

 
  
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  Sophie Auconie (PPE), per iscritto. (FR) Ho votato a favore della relazione Casa sulle norme di fatturazione in materia IVA. Sull’argomento, una direttiva del 2001 del Consiglio aveva introdotto norme comuni a livello europeo per semplificare, modernizzare e armonizzare le norme in materia di fatturazione dell’IVA. sussistono Permangono tuttavia disparità fra i vari Stati membri, segnatamente in merito alla fatturazione elettronica, che costituiscono un freno alla diffusione di questo tipo di fatturazione, nonostante sia elemento di semplificazione. La maggiore armonizzazione delle modalità proposta dalla Commissione europea e sostenuta dal relatore è pertanto un’ottima notizia per tutte le aziende europee che potranno ricorrere più facilmente alla fattura elettronica e riducendo in tal modo gli oneri amministrativi.

 
  
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  Jean-Pierre Audy (PPE), per iscritto. (FR) Nel quadro della procedura di consultazione del Parlamento europeo, ho votato a favore della relazione del mio ottimo college maltese, onorevole Casa, sulla proposta di direttiva del Consiglio recante modifica della direttiva 2006/112/CE relativa al sistema comune d’imposta sul valore aggiunto per quanto riguarda le norme di fatturazione. Risultava essenziale eliminare gli oneri amministrativi legati alla fatturazione. Le opportunità storicamente concesse agli Stati membri in quest’ambito si riferiscono a modalità disparate, in particolare nel campo della fatturazione elettronica, modalità che peraltro costituiscono un ostacolo al buon funzionamento delle imprese sul mercato interno – soprattutto quelle che ricorrono alle nuove tecnologie di smaterializzazione – in un momento in cui inutili oneri amministrativi rallentano la crescita economica. Sono a favore di tutte le misure di semplificazione proposte nella relazione, soprattutto se rivolte alle PMI, quali l’abolizione dell’obbligo di essere in possesso di una fattura che adempier alle formalità dei 27 Stati membri; la conferma che le fatture elettroniche ed elettroniche hanno pari valore, e il divieto per gli Stati membri in cui l’imposta è dovuta di prescrivere che determinate fatture siano tradotte nelle loro lingue ufficiali.

 
  
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  Sebastian Valentin Bodu (PPE), per iscritto. (RO) Sono lieto che questa relazione sia stata approvata, da molti punti di vista, ma, in veste di relatore e autore di una serie di emendamenti chiave, vorrei toccare due aspetti essenziali miranti a una specifica riduzione degli oneri amministrativi per le imprese.

In primo luogo, gli Stati membri dovrebbero applicare obbligatoriamente il sistema di contabilità basato su entrate e pagamenti (cash accounting) per le PMI (definite a livello comunitario come imprese con un giro d’affari inferiore a 2 milioni di euro), incentivo che sarà ben accolto dagli imprenditori. La proposta viene introdotta in un momento in cui le imprese si trovano nella situazione di pagare l’IVA su una fattura al momento dell’emissione, mentre il relativo pagamento (della fattura e dell’IVA) può avvenire anche mesi dopo, o mai. In ogni caso, il principio fondamentale rimane quello che la detrazione dell’IVA è indissolubilmente legata al suo pagamento.

In secondo luogo, le fatture cartacee ed elettroniche hanno pari valore; le fatture spedite via mail sostituiranno probabilmente le attuali fatture cartacee, agevolando non solo l’emissione e la spedizione della fattura, ma anche la sua gestione e archiviazione.

 
  
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  Vito Bonsignore (PPE), per iscritto. − Mi complimento con il relatore e collega David Casa per l'importante lavoro fin qui svolto. Il mio gruppo parlamentare è da sempre impegnato a sostegno delle piccole e medie imprese, che sono il vero motore economico europeo e che noi politici abbiamo il compito di rilanciare.

Sostengo in particolare la possibilità, proposta dalla Commissione, di concedere al fornitore/prestatore il pagamento dell'IVA solo al momento dell'avvenuta retribuzione relativa alla cessione/prestazione. Condivido, inoltre il principio relativo alla possibilità di equiparare le fatture elettroniche a quelle cartacee. Una serie di provvedimenti, dunque, che rientrano - a mio giudizio - in un più ampio processo di semplificazione burocratica, utile a supportare le imprese europee, specialmente in un periodo economicamente così critico.

Auspico, pertanto, che tali provvedimenti siano adottati al più presto in un più ampio quadro di sostegno alle piccole e medie imprese che necessitano di operare in un contesto economico e fiscale più agevole.

 
  
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  David Casa (PPE), per iscritto. (EN) Grazie alla mia relazione sulle norme di fatturazione dell’IVA, è stato introdotto obbligatoriamente in tutti gli Stati membri il sistema di contabilità basato su entrate e pagamenti (cash accounting), lasciando alle PMI la facoltà di decidere se impiegarlo o meno. La relazione ha anche portato alla riduzione degli oneri superflui per le imprese che rientrano nei casi previsti dalla proposta della Commissione. La relazione ha quindi conseguito con successo i suoi obiettivi e ho votato a favore della sua adozione.

 
  
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  Diogo Feio (PPE), per iscritto. (PT) Una maggiore integrazione del mercato interno e una riduzione dei costi ingiustificati per le imprese attraverso un processo di semplificazione e di eliminazione delle barriere amministrative sono obiettivi da tenere in considerazione nell’elaborazione delle norme comunitarie.

Questa direttiva, volta all’istituzione di un sistema comune di fatturazione in materia IVA, risulta essenziale per conseguire questi obiettivi. In particolare, ritengo che il metodo di fatturazione tradizionale debba essere sostituito dalla fatturazione elettronica, più rapida e meno onerosa per le aziende e per i privati, a condizione che si rispetti il principio della trasparenza.

 
  
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  José Manuel Fernandes (PPE), per iscritto. (PT) La direttiva in esame mira a istituire un sistema comune di fatturazione dell’IVA tramite un esercizio di semplificazione e di riduzione degli oneri amministrativi; questi elementi sono essenziali per conseguire una maggiore integrazione del mercato interno e limitare costi ingiustificati per le imprese. Ritengo che questa direttiva costituisca un passo avanti positivo per garantire chiarezza e certezza legale al soggetto passivo e alle amministrazioni, fornendo al contempo un ulteriore strumento per combattere la frode fiscale in materia di imposta sul valore aggiunto.

 
  
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  Nuno Melo (PPE), per iscritto. (PT) Un sistema comune di imposta sul valore aggiunto (IVA) per quanto attiene alle modalità di fatturazione è essenziale per la semplificazione, l’aggiornamento e l’armonizzazione delle modalità di fatturazione dell’IVA. Questo nuovo sistema consente un notevole risparmio alle imprese, importantissimo risultato nell’attuale contesto di crisi. L’approvazione della relazione in oggetto costituisce un ulteriore progresso nella lotta contro la frode e l’evasione fiscale.

 
  
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  Siiri Oviir (ALDE), per iscritto. (ET) In quanto liberale, ho votato a favore della direttiva che modifica le modalità di fatturazione perché ritengo che il metodo in uso oggi, come indicato nella direttiva IVA, non abbia interamente ottenuto il suo scopo, ovvero semplificare, modernizzare e armonizzare l’imposta sul valore aggiunto nelle fatture. Penso che le nuove modalità alleggeriranno l’onore burocratico a carico dell’imprenditore e incentiveranno l’uso di modalità di redazione ed emissione uguali nei vari Stati membri; nessun’altra soluzione sarebbe più adeguata, anche in considerazione del mercato aperto e della libera circolazione dei servizi

 
  
  

Relazione Czarnecki (A7-0079/2010)

 
  
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  Jean-Pierre Audy (PPE), per iscritto. (FR) Sulla base delle raccomandazioni contenute nella relazione del collega polacco, onorevole Czarnecki, ho votato a favore della concessione del discarico al cancelliere della Corte di giustizia per l’esecuzione del bilancio della Corte di giustizia per l’esercizio 2008. Sostengo il suggerimento della Corte dei conti europea, secondo la quale la Corte di giustizia dovrebbe fissare procedure di appalto più rigorose e sono lieto di notare il buon funzionamento di quest’ultima. Non comprendo tuttavia la sua riluttanza a pubblicare le dichiarazioni di interesse finanziario dei suoi membri e concordo con la richiesta del Parlamento europeo di introdurre senza indugio tale prassi.

 
  
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  Diogo Feio (PPE), per iscritto. (PT) Ritengo essenziale che i funzionari pubblici rispondano ai cittadini del proprio operato, riferendo in maniera obiettiva e rigorosa sull’utilizzo dei fondi pubblici di cui dispongono. La relazione in esame fornisce un’analisi esaustiva della situazione relativa al bilancio della Corte di giustizia delle comunità europee, segnalando importanti questioni che devono essere riviste con urgenza, come la necessità di migliorare le procedure d’appalto per consentire ai servizi ordinatori di organizzare meglio le procedure di gara e di controllare la conformità agli obblighi regolamentari. Mi compiaccio che la Corte di giustizia abbia adottato la prassi di includere nella sua relazione di attività un capitolo che indica il seguito dato nel corso dell’anno alle decisioni del Parlamento sul discarico precedente e alle relazioni della Corte dei conti.

 
  
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  Nuno Melo (PPE), per iscritto. (PT) Tutte le istituzioni europee che dipendono dal bilancio generale dell’Unione europea devono essere soggette a un rigoroso controllo da parte della Corte dei conti e di tutti gli organi competenti, al fine di accertare se i fondi comunitari vengono utilizzati in maniera appropriata, se queste istituzioni conseguono gli obiettivi prefissati e se vi siano eventuali sprechi di risorse. In generale, salvo poche eccezioni, a giudicare dagli audit già effettuati, si può affermare che le istituzioni in questione utilizzano i fondi a loro disposizione in modo corretto e raggiungono gli obiettivi assegnati. Ho espresso pertanto voto favorevole alla relazione sulla Corte di giustizia.

 
  
  

Relazione Czarnecki (A7-0097/2010)

 
  
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  Jean-Pierre Audy (PPE), per iscritto. (FR) Sulla base delle raccomandazioni contenute nella relazione del collega polacco, onorevole Czarnecki, ho votato a favore della concessione del discarico al Segretario generale della Corte dei conti per l’esecuzione del bilancio della Corte per l’esercizio 2008. Come molti altri colleghi in quest’Assemblea, mi rallegro del buon funzionamento della Corte e della sua corretta gestione finanziaria. Mi rammarico invece che le dichiarazioni di interesse finanziario dei membri della Corte, che questi trasmettono al loro presidente in conformità al codice etico della Corte, non siano pubblicate o quantomeno comunicate ai membri della commissione per il controllo dei bilanci.

 
  
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  Diogo Feio (PPE), per iscritto. (PT) Ritengo essenziale che i funzionari pubblici rispondano ai cittadini del proprio operato, riferendo in maniera obiettiva e rigorosa sull’utilizzo dei fondi pubblici di cui dispongono. Noto con soddisfazione che un’impresa esterna, la PricewaterhouseCoopers, ha certificato il bilancio della Corte dei conti concludendo che “non vi sono elementi a noi noti che ci inducano a ritenere che per tutti gli aspetti significativi e sulla base dei criteri (individuati), a) le risorse assegnate alla Corte non siano state utilizzate per le finalità previste, e b) le procedure di controllo in essere non forniscano le necessarie garanzie per assicurare il rispetto nelle operazioni finanziarie delle norme e dei regolamenti applicabili”. Accolgo infine con favore l’inclusione di un capitolo sul seguito dato nel corso dell’anno alle decisioni del Parlamento sul discarico precedente.

 
  
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  Nuno Melo (PPE), per iscritto. (PT) In qualità di principale organo responsabile per la certificazione del bilancio delle istituzioni europee, la Corte dei conti deve essere soggetta a propria volta al medesimo controllo. E’ evidente che la certificazione condotta da un’impresa esterna, la PricewaterhouseCoopers, si è dimostrata estremamente positiva, così come è risultata positiva anche la relazione dei revisori interni; la maggior parte delle raccomandazioni era stata accolta ed anticipata nel quadro di diversi piani d’azione.

 
  
  

Relazione Czarnecki (A7-0070/2010)

 
  
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  Jean-Pierre Audy (PPE), per iscritto. (FR) Sulla base delle raccomandazioni contenute nella relazione del collega polacco, onorevole Czarnecki, ho votato a favore della concessione del discarico al Mediatore europeo per l’esecuzione del bilancio per l’esercizio 2008. Plaudo alla decisione del Mediatore, Nikiforos Diamandouros, di pubblicare la propria dichiarazione annuale d’interesse finanziario e inserirla nel proprio sito web.

 
  
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  Diogo Feio (PPE), per iscritto. (PT) Ritengo essenziale che i funzionari pubblici rispondano ai cittadini del proprio operato, riferendo in maniera obiettiva e rigorosa sull’utilizzo dei fondi pubblici di cui dispongono. La Corte dei conti ha indicato nella sua relazione annuale che l’audit non ha dato luogo a osservazioni significative per quanto riguarda il Mediatore. Ha rilevato, tuttavia, aspetti relativi alle procedure per gli appalti pubblici che possono essere ulteriormente migliorati. Mi unisco al relatore nel compiacimento per la decisione del Mediatore di pubblicare la propria dichiarazione annuale d’interesse finanziario e di renderla disponibile su Internet e concordo sull’esortare il Mediatore europeo a includere nella sua prossima relazione di attività (relativa all’esercizio 2009) un capitolo con un resoconto dettagliato del seguito dato nel corso dell’anno alle decisioni del Parlamento sul discarico precedente.

 
  
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  Nuno Melo (PPE), per iscritto. (PT) Tutte le istituzioni europee che dipendono dal bilancio generale dell’Unione europea devono essere soggette a un rigoroso controllo da parte della Corte dei conti e di tutti gli organi competenti, al fine di accertare se i fondi comunitari vengono utilizzati in maniera appropriata, se queste istituzioni conseguono gli obiettivi prefissati e se vi siano eventuali sprechi di risorse. In generale, salvo poche eccezioni, a giudicare dagli audit già effettuati, si può affermare che le istituzioni in questione utilizzano i fondi a loro disposizione in modo corretto e raggiungono gli obiettivi assegnati. E’ per tale ragione che ho votato a favore della relazione del Mediatore europeo.

 
  
  

Relazione Czarnecki (A7-0098/2010)

 
  
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  Jean-Pierre Audy (PPE), per iscritto. (FR) Sulla base delle raccomandazioni contenute nella relazione del collega polacco, onorevole Czarnecki, ho votato a favore della concessione del discarico al Garante europeo della protezione dei dati (GEPD) per l’esecuzione del bilancio per l’esercizio 2008. Mi compiaccio della pubblicazione annuale delle dichiarazioni d’interesse finanziario dei membri eletti dell’istituzione (Garante e Garante aggiunto).

 
  
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  Diogo Feio (PPE), per iscritto. (PT) Ritengo essenziale che i funzionari pubblici rispondano ai cittadini del proprio operato, riferendo in maniera obiettiva e rigorosa sull’utilizzo dei fondi pubblici di cui dispongono. Mi unisco al relatore nell’apprezzamento per gli sforzi compiuti nel consolidamento della gestione delle risorse finanziarie e delle risorse umane, nonché per i miglioramenti di funzionalità ed efficienza delle funzioni di controllo interno ottenuti nel 2008. Mi compiaccio, altresì, della pubblicazione annuale delle dichiarazioni d’interesse finanziario dei membri eletti dell’istituzione, che contengono informazioni pertinenti sui posti o le attività remunerati e sulle attività professionali dichiarabili. E’ un elemento fondamentale per far sì che i cittadini acquistino fiducia nei funzionari pubblici. Concordo con il relatore nell’esortare il Garante europeo della protezione dei dati a includere nella sua prossima relazione di attività (relativa all’esercizio 2009) un capitolo con un resoconto dettagliato del seguito dato nel corso dell’anno alle decisioni del Parlamento sul discarico precedente.

 
  
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  Nuno Melo (PPE), per iscritto. (PT) Tutte le istituzioni europee che dipendono dal bilancio generale dell’Unione europea devono essere soggette a un rigoroso controllo da parte della Corte dei conti e di tutti gli organi competenti, al fine di accertare se i fondi comunitari vengono utilizzati in maniera appropriata, se queste istituzioni conseguono gli obiettivi prefissati e se vi siano eventuali sprechi di risorse. In generale, salvo poche eccezioni, a giudicare dagli audit già effettuati, si può affermare che le istituzioni in questione utilizzano i fondi a loro disposizione in modo corretto e raggiungono gli obiettivi assegnati. E’ per tale ragione che ho votato a favore della relazione del Garante europeo della protezione dei dati.

 
  
  

Relazione Mathieu (A7-0071/2010)

 
  
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  Jean-Pierre Audy (PPE), per iscritto. (FR) Sulla base delle raccomandazioni contenute nella relazione della mia brillante collega ed amica, onorevole Mathieu, ho votato a favore della concessione del discarico al direttore del Centro di traduzione degli organismi dell’Unione europea per l’esecuzione del bilancio del Centro per l’esercizio 2008. Non mi spiego per quale ragione tale struttura accumuli eccedenze di bilancio apparentemente inutili, come ad esempio un disavanzo di quasi 27 milioni di euro nel 2008 e saldi di cassa al 31 dicembre dello stesso anno pari a quasi 50 milioni di euro. Sono sorpreso che il conflitto relativo alle pensioni non sia ancora stato risolto.

 
  
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  Diogo Feio (PPE), per iscritto. (PT) Ritengo essenziale che i funzionari pubblici rispondano ai cittadini del proprio operato, riferendo in maniera obiettiva e rigorosa sull’utilizzo dei fondi pubblici di cui dispongono. La Corte dei conti indica di aver ottenuto la garanzia ragionevole che i conti annuali del Centro di traduzione degli organismi dell’Unione europea sono affidabili e che le relative operazioni sono legittime e regolari. Per quanto attiene alle attività sviluppate dal Centro, la Corte dei conti ha rilevato una mancanza di precisione nelle previsioni relative alle domande di traduzione ricevute, fattore che ha portato all’accumulo di eccedenze di bilancio, contrario al regolamento (CE) n. 2965/94. Tale situazione dovrà, pertanto, essere corretta. Mi unisco alla relatrice nel deplorare che non sia stata ancora trovata una soluzione al conflitto che oppone il Centro alla Commissione riguardo alla quota contributiva datoriale per le pensioni del personale.

 
  
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  Nuno Melo (PPE), per iscritto. (PT) Tutte le istituzioni europee che dipendono dal bilancio generale dell’Unione europea devono essere soggette a un rigoroso controllo da parte della Corte dei conti e di tutti gli organi competenti, al fine di accertare se i fondi comunitari vengono utilizzati in maniera appropriata, se queste istituzioni conseguono gli obiettivi prefissati e se vi siano eventuali sprechi di risorse. In generale, salvo poche eccezioni, a giudicare dagli audit già effettuati, si può affermare che le istituzioni in questione utilizzano i fondi a loro disposizione in modo corretto e raggiungono gli obiettivi assegnati. E’ per tale ragione che ho votato a favore della relazione del Centro di traduzione degli organismi dell’Unione europea.

 
  
  

Relazione Mathieu (A7-0091/2010)

 
  
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  Diogo Feio (PPE), per iscritto. (PT) Ritengo essenziale che i funzionari pubblici rispondano ai cittadini del proprio operato, riferendo in maniera obiettiva e rigorosa sull’utilizzo dei fondi pubblici di cui dispongono. La Corte dei conti ha dichiarato nella propria relazione che i conti annuali del Centro europeo per lo sviluppo della formazione professionale relativi all’esercizio 2008 sono affidabili e che le relative operazioni sono legittime e regolari. Questo significa che il Centro ha compiuto enormi progressi in materia di procedura d’inventario intesa a individuare, registrare e capitalizzare le attività, in materia di documentazione delle procedure di controllo interne nonché per quanto riguarda le procedure di gare d’appalto pubbliche. Si è verificata, invece, un’assenza di progressi nel settore dell’amministrazione del personale, poiché gli obiettivi per i dipendenti e gli indicatori di performance non erano né incentrati sui risultati né misurabili. Mi unisco alla relatrice nel congratularmi con il Centro per l’intenzione di introdurre nel 2010 un sistema sperimentale di registrazione del tempo dedicato ad un determinato progetto da ciascun membro del personale.

 
  
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  Nuno Melo (PPE), per iscritto. (PT) Tutte le istituzioni europee che dipendono dal bilancio generale dell’Unione europea devono essere soggette a un rigoroso controllo da parte della Corte dei conti e di tutti gli organi competenti, al fine di accertare se i fondi comunitari vengono utilizzati in maniera appropriata, se queste istituzioni conseguono gli obiettivi prefissati e se vi siano eventuali sprechi di risorse. In generale, salvo poche eccezioni, a giudicare dagli audit già effettuati, si può affermare che le istituzioni in questione utilizzano i fondi a loro disposizione in modo corretto e raggiungono gli obiettivi assegnati. E’ per tale ragione che ho votato a favore della relazione del Centro europeo per lo sviluppo della formazione professionale.

 
  
  

Relazione Mathieu (A7-0105/2010)

 
  
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  Diogo Feio (PPE), per iscritto. (PT) Ritengo essenziale che i funzionari pubblici rispondano ai cittadini del proprio operato, riferendo in maniera obiettiva e rigorosa sull’utilizzo dei fondi pubblici di cui dispongono. La Corte dei conti ha dichiarato nella propria relazione che i conti annuali dell’Agenzia comunitaria di controllo della pesca per l’esercizio 2008 sono affidabili e le relative operazioni legittime e regolari. Mi preoccupa l’osservazione della Corte dei conti secondo cui l’Agenzia non elabora programmi di lavoro pluriennali, elemento essenziale per un’efficace gestione finanziaria e una chiara definizione dei propri obiettivi. Bisogna pertanto congratularsi con il suo consiglio di amministrazione per la decisione di iniziare a elaborare tale tipo di documento. Questa programmazione sarà essenziale per migliorare la gestione finanziaria e di bilancio dell’Agenzia, che, nonostante sia stata approvata dalla Corte dei conti, presenta ancora delle carenze, che è necessario colmare. Al pari della relatrice, ritengo importante l’introduzione di meccanismi efficaci per la gestione del tempo di lavoro dei funzionari, con un’indicazione rigorosa del numero di ore dedicate a ciascun progetto.

 
  
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  Nuno Melo (PPE), per iscritto. (PT) Tutte le istituzioni europee che dipendono dal bilancio generale dell’Unione europea devono essere soggette a un rigoroso controllo da parte della Corte dei conti e di tutti gli organi competenti, al fine di accertare se i fondi comunitari vengono utilizzati in maniera appropriata, se queste istituzioni conseguono gli obiettivi prefissati e se vi siano eventuali sprechi di risorse. In generale, salvo poche eccezioni, a giudicare dagli audit già effettuati, si può affermare che le istituzioni in questione utilizzano i fondi a loro disposizione in modo corretto e raggiungono gli obiettivi assegnati. Ho espresso pertanto voto favorevole alla relazione sull’Agenzia comunitaria di controllo della pesca.

 
  
  

Relazione Mathieu (A7-0072/2010)

 
  
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  Jean-Pierre Audy (PPE), per iscritto. (FR) Sulla base delle raccomandazioni contenute nella relazione della mia brillante collega ed amica, onorevole Mathieu, ho votato a favore della concessione del discarico al direttore dell’Agenzia europea per la ricostruzione sull’esecuzione del bilancio dell’Agenzia per l’esercizio 2008. Ritengo che sarebbe utile che, a seguito del protocollo di accordo tra la Commissione e l’Agenzia europea per la ricostruzione di dicembre 2008 – che prevede alcune vendite di transazione dopo il 31 dicembre 2008 e, in particolare, che l’attivo restante dell’Agenzia divenga proprietà della Commissione – l’Agenzia presenti una relazione dettagliata sulle vendite di transazione per quanto attiene sia agli aspetti sociali che a quelli finanziari. Sostengo le richieste di chiarimento relative ai finanziamenti per il Kosovo, perché sono in gioco la credibilità dell’Unione e di questa giovane nazione che aspira, un giorno, a divenire un suo membro.

 
  
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  Diogo Feio (PPE), per iscritto. (PT) Ritengo essenziale che i funzionari pubblici rispondano ai cittadini del proprio operato, riferendo in maniera obiettiva e rigorosa sull’utilizzo dei fondi pubblici di cui dispongono. Devo sottolineare che la Corte dei conti ha rilevato che nessuna delle condizioni formali richieste per la concessione di una sovvenzione diretta pari a 1 399 132 euro (ossia lo 0,31 per cento del bilancio operativo disponibile) a un’organizzazione internazionale è stata rispettata. Al pari della relatrice, mi rammarico che sia stata posta fine all’esistenza dell’Agenzia europea per la ricostruzione, che operava in maniera efficiente, e che la gestione delle risorse finanziarie sia stata trasferita alle delegazioni. Sollecito una relazione della Commissione da cui risulti in quale misura si sia proceduto a un aumento del personale nelle delegazioni per assumere i compiti dell’Agenzia e invito la Commissione a chiarire in maniera esaustiva e dettagliata se sia stato fornito un sostegno di bilancio a partire dai fondi trasferiti dall’Agenzia alle delegazioni.

 
  
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  Nuno Melo (PPE), per iscritto. (PT) Tutte le istituzioni europee che dipendono dal bilancio generale dell’Unione europea devono essere soggette a un rigoroso controllo da parte della Corte dei conti e di tutti gli organi competenti, al fine di accertare se i fondi comunitari vengono utilizzati in maniera appropriata, se queste istituzioni conseguono gli obiettivi prefissati e se vi siano eventuali sprechi di risorse. In generale, salvo poche eccezioni, a giudicare dagli audit già effettuati, si può affermare che le istituzioni in questione utilizzano i fondi a loro disposizione in modo corretto e raggiungono gli obiettivi assegnati. Ho espresso pertanto voto favorevole alla relazione sull’Agenzia europea per la ricostruzione.

 
  
  

Relazione Mathieu (A7-0068/2010)

 
  
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  Diogo Feio (PPE), per iscritto. (PT) Ritengo essenziale che i funzionari pubblici rispondano ai cittadini del proprio operato, riferendo in maniera obiettiva e rigorosa sull’utilizzo dei fondi pubblici di cui dispongono. La Corte dei conti ha dichiarato nella propria relazione che i conti annuali dell’Agenzia europea per la sicurezza aerea relativi all’esercizio 2008 sono affidabili e che le relative operazioni sono legittime e regolari. Si sono registrati progressi rispetto agli esercizi precedenti e uno sforzo verso l’attuazione delle misure suggerite in passato, da parte sia della Corte sia del Servizio di audit interno. Come segnala la relatrice, tuttavia, è necessario rafforzare i meccanismi di definizione degli obiettivi dell’Agenzia europea per la sicurezza aerea, in modo che sia più facile valutarne la realizzazione, e introdurre una nuova metodologia di gestione del personale, dalla selezione alla valutazione della performance.

 
  
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  Nuno Melo (PPE), per iscritto. (PT) Tutte le istituzioni europee che dipendono dal bilancio generale dell’Unione europea devono essere soggette a un rigoroso controllo da parte della Corte dei conti e di tutti gli organi competenti, al fine di accertare se i fondi comunitari vengono utilizzati in maniera appropriata, se queste istituzioni conseguono gli obiettivi prefissati e se vi siano eventuali sprechi di risorse. In generale, salvo poche eccezioni, a giudicare dagli audit già effettuati, si può affermare che le istituzioni in questione utilizzano i fondi a loro disposizione in modo corretto e raggiungono gli obiettivi assegnati. Ho espresso pertanto voto favorevole alla relazione sull’Agenzia europea per la sicurezza aerea.

 
  
  

Relazione Mathieu (A7-0104/2010)

 
  
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  Diogo Feio (PPE), per iscritto. (PT) Ritengo essenziale che i funzionari pubblici rispondano ai cittadini del proprio operato, riferendo in maniera obiettiva e rigorosa sull’utilizzo dei fondi pubblici di cui dispongono. La Corte dei conti indica di aver ottenuto la garanzia ragionevole che i conti annuali del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie sono affidabili e che le relative operazioni sono legittime e regolari. Bisogna rilevare che il Centro ha consolidato le sue funzioni in materia di sanità pubblica, migliorato le capacità dei suoi programmi riguardanti malattie specifiche, ulteriormente sviluppato i partenariati e migliorato le sue strutture gestionali. Mi rammarico tuttavia del fatto che il Centro non abbia ancora adempiuto del tutto all’obbligo di trasmettere all’autorità di discarico una relazione elaborata dal suo direttore che riassuma il numero di audit interni condotti dal controllore interno.

 
  
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  Nuno Melo (PPE), per iscritto. (PT) Tutte le istituzioni europee che dipendono dal bilancio generale dell’Unione europea devono essere soggette a un rigoroso controllo da parte della Corte dei conti e di tutti gli organi competenti, al fine di accertare se i fondi comunitari vengono utilizzati in maniera appropriata, se queste istituzioni conseguono gli obiettivi prefissati e se vi siano eventuali sprechi di risorse. In generale, salvo poche eccezioni, a giudicare dagli audit già effettuati, si può affermare che le istituzioni in questione utilizzano i fondi a loro disposizione in modo corretto e raggiungono gli obiettivi assegnati. E’ per tale ragione che ho votato a favore della relazione del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie.

 
  
  

Relazione Mathieu (A7-0089/2010)

 
  
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  Diogo Feio (PPE), per iscritto. (PT) Ritengo essenziale che i funzionari pubblici rispondano ai cittadini del proprio operato, riferendo in maniera obiettiva e rigorosa sull’utilizzo dei fondi pubblici di cui dispongono. La Corte dei conti indica di aver ottenuto la garanzia ragionevole che i conti annuali dell’Agenzia europea delle sostanze chimiche sono affidabili e che le relative operazioni sono legittime e regolari. L’Agenzia svolge un ruolo che la Commissione non è in grado di assumersi, rispetta pienamente le priorità strategiche dell’Unione e le sue attività sono complementari a quelle di altre agenzie. Si noti che la Corte dei conti constata ritardi nelle attività operative imputabili alle difficoltà riscontrate nella messa in produzione del sistema informatico e alla mancanza di personale qualificato.

 
  
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  Nuno Melo (PPE), per iscritto. (PT) Tutte le istituzioni europee che dipendono dal bilancio generale dell’Unione europea devono essere soggette a un rigoroso controllo da parte della Corte dei conti e di tutti gli organi competenti, al fine di accertare se i fondi comunitari vengono utilizzati in maniera appropriata, se queste istituzioni conseguono gli obiettivi prefissati e se vi siano eventuali sprechi di risorse. In generale, salvo poche eccezioni, a giudicare dagli audit già effettuati, si può affermare che le istituzioni in questione utilizzano i fondi a loro disposizione in modo corretto e raggiungono gli obiettivi assegnati. Ho espresso pertanto voto favorevole alla relazione sull’Agenzia europea delle sostanze chimiche.

 
  
  

Relazione Mathieu (A7-0092/2010)

 
  
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  Diogo Feio (PPE), per iscritto. (PT) Ritengo essenziale che i funzionari pubblici rispondano ai cittadini del proprio operato, riferendo in maniera obiettiva e rigorosa sull’utilizzo dei fondi pubblici di cui dispongono. La Corte dei conti indica di aver ricevuto la garanzia ragionevole che i conti annuali dell’Agenzia europea dell’ambiente per l’esercizio 2008 siano affidabili e che le relative operazioni siano legittime e regolari. Mi congratulo con l’Agenzia per il carattere estremamente positivo delle principali conclusioni figuranti nella valutazione esterna delle agenzie decentralizzate dell’UE commissionata dalla Commissione nel 2009. Mi congratulo in particolare con l’Agenzia per aver messo a punto un efficace sistema di gestione articolato per attività, un programma di lavoro pluriennale, una tabella di marcia equilibrata munita di indicatori nonché un sistema di controllo integrato della gestione che contribuiscono a rendere efficiente la gestione dell’agenzia.

 
  
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  Nuno Melo (PPE), per iscritto. (PT) Tutte le istituzioni europee che dipendono dal bilancio generale dell’Unione europea devono essere soggette a un rigoroso controllo da parte della Corte dei conti e di tutti gli organi competenti, al fine di accertare se i fondi comunitari vengono utilizzati in maniera appropriata, se queste istituzioni conseguono gli obiettivi prefissati e se vi siano eventuali sprechi di risorse. In generale, salvo poche eccezioni, a giudicare dagli audit già effettuati, si può affermare che le istituzioni in questione utilizzano i fondi a loro disposizione in modo corretto e raggiungono gli obiettivi assegnati. Ho espresso pertanto voto favorevole alla relazione sull’Agenzia europea dell’ambiente.

 
  
  

Relazione Mathieu (A7-0086/2010)

 
  
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  Diogo Feio (PPE), per iscritto. (PT) Ritengo essenziale che i funzionari pubblici rispondano ai cittadini del proprio operato, riferendo in maniera obiettiva e rigorosa sull’utilizzo dei fondi pubblici di cui dispongono. La Corte dei conti, nella propria relazione, definisce i conti annuali dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare per l’esercizio 2008 affidabili e le relative operazioni legittime e regolari. L’Autorità europea per la sicurezza alimentare (AESA) ha raggiunto un elevato livello di esecuzione del bilancio in termini sia di stanziamenti di impegno sia di stanziamenti di pagamento: rispettivamente 97 per cento e 95 per cento. Si osservi, tuttavia, che alcune mancanze segnalate in precedenza dalla Corte dei conti stanno diventando ricorrenti, soprattutto per quanto attiene stanziamenti riportati all’anno seguente e all’annullamento degli impegni per attività operative riportate dall’esercizio precedente. Tale situazione non è conforme al principio dell’annualità del bilancio e rivela carenze nella programmazione, nonché nel monitoraggio delle scadenze contrattuali stabilite e nel bilancio, che dovranno essere superate. E’ comunque estremamente positivo che negli ultimi anni l’Agenzia sia riuscita a migliorare in modo sostanziale e consistente i propri indicatori di realizzazione.

 
  
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  Nuno Melo (PPE), per iscritto. (PT) Tutte le istituzioni europee che dipendono dal bilancio generale dell’Unione europea devono essere soggette a un rigoroso controllo da parte della Corte dei conti e di tutti gli organi competenti, al fine di accertare se i fondi comunitari vengono utilizzati in maniera appropriata, se queste istituzioni conseguono gli obiettivi prefissati e se vi siano eventuali sprechi di risorse. In generale, salvo poche eccezioni, a giudicare dagli audit già effettuati, si può affermare che le istituzioni in questione utilizzano i fondi a loro disposizione in modo corretto e raggiungono gli obiettivi assegnati. Ho espresso pertanto voto favorevole alla relazione sull’Autorità europea per la sicurezza alimentare.

 
  
  

Relazione Mathieu (A7-0067/2010)

 
  
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  Diogo Feio (PPE), per iscritto. (PT) Ritengo essenziale che i funzionari pubblici rispondano ai cittadini del proprio operato, riferendo in maniera obiettiva e rigorosa sull’utilizzo dei fondi pubblici di cui dispongono. La Corte dei conti indica di aver ottenuto la garanzia ragionevole che i conti annuali dell’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze per l’esercizio 2008 sono affidabili e che le relative operazioni sono legittime e regolari. Al pari della relatrice, ritengo che l’Osservatorio dovrebbe stabilire esplicitamente i propri obiettivi nel proprio programma di lavoro annuale, per permettere di valutarne la realizzazione con maggiore facilità. Il programma dovrebbe comprendere altresì procedure per la gestione delle risorse umane, in modo da renderla più efficace, ad esempio introducendo obiettivi temporali per i propri funzionari nell’ambito della programmazione e della definizione del tempo medio da dedicare a ciascun progetto.

 
  
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  Nuno Melo (PPE), per iscritto. (PT) Tutte le istituzioni europee che dipendono dal bilancio generale dell’Unione europea devono essere soggette a un rigoroso controllo da parte della Corte dei conti e di tutti gli organi competenti, al fine di accertare se i fondi comunitari vengono utilizzati in maniera appropriata, se queste istituzioni conseguono gli obiettivi prefissati e se vi siano eventuali sprechi di risorse. In generale, salvo poche eccezioni, a giudicare dagli audit già effettuati, si può affermare che le istituzioni in questione utilizzano i fondi a loro disposizione in modo corretto e raggiungono gli obiettivi assegnati. Ho espresso pertanto voto favorevole alla relazione sull’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze.

 
  
  

Relazione Mathieu (A7-0078/2010)

 
  
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  Diogo Feio (PPE), per iscritto. (PT) Ritengo essenziale che i funzionari pubblici rispondano ai cittadini del proprio operato, riferendo in maniera obiettiva e rigorosa sull’utilizzo dei fondi pubblici di cui dispongono. La Corte dei conti indica di aver ottenuto la garanzia ragionevole che i conti dell’Agenzia europea per i medicinali sono affidabili e le relative operazioni sono legali e regolari. Mi unisco alla relatrice nel congratularmi con l’Agenzia per aver instaurato metodi sofisticati per l’elaborazione del bilancio per attività e la valutazione della soddisfazione degli utenti. L’Agenzia dovrà comunque migliorare la qualità delle procedure di aggiudicazione degli appalti per porre fine alle insufficienze individuate dalla Corte dei conti (ad esempio in materia di applicazione dei metodi di valutazione per quanto riguarda i criteri di prezzo e in materia di giustificazioni indispensabili per la scelta delle procedure).

 
  
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  Nuno Melo (PPE), per iscritto. (PT) Tutte le istituzioni europee che dipendono dal bilancio generale dell’Unione europea devono essere soggette a un rigoroso controllo da parte della Corte dei conti e di tutti gli organi competenti, al fine di accertare se i fondi comunitari vengono utilizzati in maniera appropriata, se queste istituzioni conseguono gli obiettivi prefissati e se vi siano eventuali sprechi di risorse. In generale, salvo poche eccezioni, a giudicare dagli audit già effettuati, si può affermare che le istituzioni in questione utilizzano i fondi a loro disposizione in modo corretto e raggiungono gli obiettivi assegnati. Ho espresso pertanto voto favorevole alla relazione sull’Agenzia europea per i medicinali.

 
  
  

Relazione Mathieu (A7-0081/2010)

 
  
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  Diogo Feio (PPE), per iscritto. (PT) Ritengo essenziale che i funzionari pubblici rispondano ai cittadini del proprio operato, riferendo in maniera obiettiva e rigorosa sull’utilizzo dei fondi pubblici di cui dispongono. La Corte dei conti indica di aver ottenuto la garanzia ragionevole che i conti dell’Agenzia europea per la sicurezza marittima sono affidabili e che le relative operazioni sono legittime e regolari. L’Agenzia, tuttavia, ha mancato di presentare un programma di lavoro pluriennale e il suo programma di lavoro annuale non è legato al suo bilancio di impegni. L’Agenzia sta tuttavia ultimando una strategia quinquennale e sviluppando indicatori chiave di prestazioni, che dovranno essere presentati al Parlamento per essere esaminati. La relazione denuncia, inoltre, che le procedure di formazione del bilancio non sono state sufficientemente rigorose e hanno portato a un elevato numero di storni di bilancio e a un alto livello di cancellazioni di stanziamenti di pagamento, il che indica carenze di pianificazione e controllo. Alcuni di questi problemi, ad ogni modo, potrebbero esser stati casi isolati legati al trasloco dell’Agenzia negli uffici definitivi.

 
  
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  Nuno Melo (PPE), per iscritto. (PT) Tutte le istituzioni europee che dipendono dal bilancio generale dell’Unione europea devono essere soggette a un rigoroso controllo da parte della Corte dei conti e di tutti gli organi competenti, al fine di accertare se i fondi comunitari vengono utilizzati in maniera appropriata, se queste istituzioni conseguono gli obiettivi prefissati e se vi siano eventuali sprechi di risorse. In generale, salvo poche eccezioni, a giudicare dagli audit già effettuati, si può affermare che le istituzioni in questione utilizzano i fondi a loro disposizione in modo corretto e raggiungono gli obiettivi assegnati. Ho espresso pertanto voto favorevole alla relazione sull’Agenzia europea per la sicurezza marittima.

 
  
  

Relazione Mathieu (A7-0087/2010)

 
  
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  Diogo Feio (PPE), per iscritto. (PT) Ritengo essenziale che i funzionari pubblici rispondano ai cittadini del proprio operato, riferendo in maniera obiettiva e rigorosa sull’utilizzo dei fondi pubblici di cui dispongono. Nella sua relazione, la Corte dei conti indica di aver ottenuto la dichiarazione che i conti annuali dell’Agenzia europea per la sicurezza delle reti e dell’informazione relativi all’esercizio 2008 sono affidabili e che le relative operazioni sono legittime e regolari. Ciononostante rileva carenze nelle procedure d’appalto, specie per quanto riguarda la sottovalutazione dei bilanci di contratti quadro, che in ultima analisi ostacola la concorrenza leale, carenze alle quali occorre porre rimedio. Considerata l’importanza delle reti di comunicazione elettronica, dovremmo congratularci con l’Agenzia per il miglioramento apportato alla capacità di recupero delle reti di comunicazione elettronica europee e per aver mantenuto e sviluppato la cooperazione con gli Stati membri.

 
  
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  Nuno Melo (PPE), per iscritto. (PT) Tutte le istituzioni europee che dipendono dal bilancio generale dell’Unione europea devono essere soggette a rigorosi controlli da parte della Corte dei conti e di tutti gli organi competenti, al fine di accertare se i fondi comunitari vengono utilizzati in maniera appropriata, se queste istituzioni conseguono gli obiettivi prefissati e se vi siano eventuali sprechi di risorse. In generale, salvo poche eccezioni, a giudicare dagli audit già effettuati, si può affermare che le istituzioni in questione utilizzano i fondi a loro disposizione in modo corretto e perseguono gli obiettivi assegnati. Ho espresso pertanto voto favorevole alla relazione sull’Agenzia europea per la sicurezza delle reti e dell’informazione.

 
  
  

Relazione Mathieu (A7-0084/2010)

 
  
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  Diogo Feio (PPE), per iscritto. (PT) Ritengo essenziale che i funzionari pubblici rispondano ai cittadini del proprio operato, riferendo in maniera obiettiva e rigorosa sull’utilizzo dei fondi pubblici di cui dispongono. Nella sua relazione, la Corte dei conti indica di aver ottenuto la dichiarazione che i conti annuali dell’Agenzia ferroviaria europea per l’esercizio 2008 sono affidabili e che le relative operazioni sono legittime e regolari. Rileva tuttavia carenze nella definizione degli obiettivi e l’assenza di indicatori di performance, nonché carenze nelle procedure d’appalto. Alla luce dell’approfondita verifica sull’operato degli enti pubblici, l’Agenzia deve adottare misure adeguate a risolvere tali problemi. Mi congratulo con l’Agenzia per aver attuato 32 delle 36 raccomandazioni formulate dal Servizio di audit interno a partire dal 2006; almeno quattro raccomandazioni sono in corso, una è considerata “essenziale” e tre “molto importanti”. Invito pertanto l’Agenzia ad adottare applicare taluni sistemi di controllo interno per quanto riguarda le firme, la separazione delle funzioni e degli incarichi, i posti sensibili e la delegazione dei poteri, come previsto dalle raccomandazioni.

 
  
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  Nuno Melo (PPE), per iscritto. (PT) Tutte le istituzioni europee che dipendono dal bilancio generale dell’Unione europea devono essere soggette a rigorosi controlli da parte della Corte dei conti e di tutti gli organi competenti, al fine di accertare se i fondi comunitari vengono utilizzati in maniera appropriata, se queste istituzioni conseguono gli obiettivi prefissati e se vi siano eventuali sprechi di risorse. In generale, salvo poche eccezioni, a giudicare dagli audit già effettuati, possiamo dire che le istituzioni in questione utilizzano i fondi a loro disposizione in modo corretto e perseguono gli obiettivi assegnati. Ho espresso pertanto voto favorevole alla relazione sull’Agenzia ferroviaria europea.

 
  
  

Relazione Mathieu (A7-0083/2010)

 
  
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  Diogo Feio (PPE), per iscritto. (PT) Ritengo essenziale che i funzionari pubblici rispondano ai cittadini del proprio operato, riferendo in maniera obiettiva e rigorosa sull’utilizzo dei fondi pubblici di cui dispongono. Nella sua relazione, la Corte dei conti indica di aver ottenuto la dichiarazione che i conti annuali della Fondazione europea per la formazione professionale relativi all’esercizio 2008 sono affidabili e che le relative operazioni sono legittime e regolari. Rileva peraltro varie irregolarità e scarsa trasparenza nelle procedure di selezione del personale, ragione per cui l’Ufficio europeo per la lotta antifrode (OLAF) ha aperto un’inchiesta. Va peraltro notato che la Fondazione ha dichiarato di aver intrapreso una revisione approfondita delle proprie procedure di assunzione, in risposta alle constatazioni della Corte dei conti, sebbene non ne siamo stati informati. Va infine sottolineato che nella sua attività di sostegno alla Commissione nel 2008, la Fondazione ha ottenuto un tasso di soddisfazione di quest'ultima istituzione pari al 97 per cento.

 
  
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  Nuno Melo (PPE), per iscritto. (PT) Tutte le istituzioni europee che dipendono dal bilancio generale dell’Unione europea devono essere soggette a rigorosi controlli da parte della Corte dei conti e di tutti gli organi competenti, al fine di accertare se i fondi comunitari vengono utilizzati in maniera appropriata, se queste istituzioni conseguono gli obiettivi prefissati e se vi siano eventuali sprechi di risorse. In generale, salvo poche eccezioni, a giudicare dagli audit già effettuati, si può affermare che le istituzioni in questione utilizzano i fondi a loro disposizione in modo corretto e perseguono gli obiettivi assegnati. Ho espresso pertanto voto favorevole alla relazione sulla Fondazione europea per la formazione professionale.

 
  
  

Relazione Mathieu (A7-0069/2010)

 
  
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  Diogo Feio (PPE), per iscritto. (PT) Ritengo essenziale che i funzionari pubblici rispondano ai cittadini del proprio operato, riferendo in maniera obiettiva e rigorosa sull’utilizzo dei fondi pubblici di cui dispongono. Nella propria relazione, la Corte dei conti indica di aver ottenuto una garanzia ragionevole che i conti annuali dell’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro relativi all’esercizio 2008 sono affidabili e che le relative operazioni sono legittime e regolari. Va ricordato che l’Agenzia ha considerevolmente migliorato la sua gestione finanziaria nel corso degli ultimi tre anni e dovrebbe continuare a impegnarsi per garantire la massima qualità per quanto riguarda la programmazione, l’esecuzione e il controllo di bilancio. Permangono, ciononostante, delle irregolarità, specie in merito alle procedure di gara d’appalto, alle quali occorre trovare una soluzione.

 
  
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  Nuno Melo (PPE), per iscritto. (PT) Tutte le istituzioni europee che dipendono dal bilancio generale dell’Unione europea devono essere soggette a rigorosi controlli da parte della Corte dei conti e di tutti gli enti competenti, al fine di accertare se i fondi comunitari vengono utilizzati in maniera appropriata, se queste istituzioni conseguono gli obiettivi prefissati e se vi siano eventuali sprechi di risorse. In generale, salvo poche eccezioni, a giudicare dagli audit già effettuati, si può affermare che le istituzioni in questione utilizzano i fondi a loro disposizione in modo corretto e perseguono gli obiettivi assegnati. Ho espresso pertanto voto favorevole alla relazione sull’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro.

 
  
  

Relazione Mathieu (A7-0076/2010)

 
  
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  Diogo Feio (PPE), per iscritto. (PT) Ritengo essenziale che i funzionari pubblici rispondano ai cittadini del proprio operato, riferendo in maniera obiettiva e rigorosa sull’utilizzo dei fondi pubblici di cui dispongono. Nella propria relazione, la Corte dei conti indica di aver ottenuto una garanzia ragionevole che i conti annuali dell'Agenzia di approvvigionamento dell'Euratom relativi all'esercizio 2008 e che le relative operazioni sono legittime e regolari. Desidero far notare che nel 2008 l'Agenzia non ha ricevuto alcuna sovvenzione per il finanziamento delle sue attività operative e la Commissione si è fatta carico di tutte le spese sostenute nell'ambito dell'esecuzione del bilancio relativo all'esercizio 2008. Gli impegni riportati dall'esercizio 2007 sono stati inoltre coperti per la parte inutilizzata delle sovvenzioni per l'esercizio 2007. In assenza di un bilancio autonomo, l'Agenzia è di fatto integrata nella Commissione, questione che può sollevare la questione relativa alla struttura e all'autonomia, che potrà essere esaminata in futuro.

 
  
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  Nuno Melo (PPE), per iscritto. (PT) Tutte le istituzioni europee che dipendono dal bilancio generale dell’Unione europea devono essere soggette a rigorosi controlli da parte della Corte dei conti e di tutti gli organi competenti, al fine di accertare se i fondi comunitari vengono utilizzati in maniera appropriata, se queste istituzioni conseguono gli obiettivi prefissati e se vi siano eventuali sprechi di risorse. In generale, salvo poche eccezioni, a giudicare dagli audit già effettuati, si può affermare che le istituzioni in questione utilizzano i fondi a loro disposizione in modo corretto e perseguono gli obiettivi assegnati. Ho espresso pertanto voto favorevole alla relazione sull'Agenzia di approvvigionamento dell'Euratom.

 
  
  

Relazione Mathieu (A7-0088/2010)

 
  
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  Diogo Feio (PPE), per iscritto. (PT) Ritengo essenziale che i funzionari pubblici rispondano ai cittadini del proprio operato, riferendo in maniera obiettiva e rigorosa sull’utilizzo dei fondi pubblici di cui dispongono. Dopo aver riscontrato carenze nelle procedure di assunzione e in quelle d'appalto relative all'anno precedente, nella propria relazione, la Corte dei conti indica di aver ottenuto una garanzia ragionevole che i conti annuali della Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro relativi all'esercizio 2008 sono affidabili e che le relative operazioni sono legittime e regolari. Tale sviluppo segna un positivo miglioramento nella gestione dei conti e dei sistemi di controllo interno della Fondazione. Considerata la rilevanza di questa agenzia, mi auguro che prosegua l'impegno verso una migliore disciplina di bilancio e che l'organico, incluso gli agenti contrattuali, figuri in maniera trasparente nella relazione d'attività.

 
  
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  Nuno Melo (PPE), per iscritto. (PT) Tutte le istituzioni europee che dipendono dal bilancio generale dell’Unione europea devono essere soggette a rigorosi controlli da parte della Corte dei conti e di tutti gli organi competenti, al fine di accertare se i fondi comunitari vengono utilizzati in maniera appropriata, se queste istituzioni conseguono gli obiettivi prefissati e se vi siano eventuali sprechi di risorse. In generale, salvo poche eccezioni, a giudicare dagli audit già effettuati, si può affermare che le istituzioni in questione utilizzano i fondi a loro disposizione in modo corretto e perseguono gli obiettivi assegnati. Ho espresso pertanto voto favorevole alla relazione sulla Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro.

 
  
  

Relazione Mathieu (A7-0093/2010)

 
  
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  Diogo Feio (PPE), per iscritto. (PT) Ritengo essenziale che i funzionari pubblici rispondano ai cittadini del proprio operato, riferendo in maniera obiettiva e rigorosa sull’utilizzo dei fondi pubblici di cui dispongono. Nonostante la Corte dei conti dichiari di aver ottenuto una garanzia ragionevole che i conti annuali dell'Unità europea di cooperazione giudiziaria (Eurojust) per l'esercizio 2008 sono affidabili e che le relative operazioni sono legittime e regolari, mi preoccupano le dichiarazioni del relatore, secondo il quale “le carenze di misurazione del grado di soddisfazione degli utenti e la mancanza di coordinamento tra il bilancio e il programma di lavoro rendono difficile la valutazione delle prestazioni di Eurojust”. La Corte dei conti ha inoltre constatato che nel 2008 Eurojust aveva un problema di riporto degli stanziamenti, anche se pare che l'importo sia inferiore rispetto all'esercizio precedente ed è necessario prendere iniziative intese a evitare che tale situazione si riproduca in futuro. Condivido la preoccupazione espressa dal relatore per il fatto che non è stata data attuazione completa a nessuna delle 26 raccomandazioni formulate dal servizio di audit interno.

 
  
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  Nuno Melo (PPE), per iscritto. (PT) Tutte le istituzioni europee che dipendono dal bilancio generale dell’Unione europea devono essere soggette a rigorosi controlli da parte della Corte dei conti e di tutti gli organi competenti, al fine di accertare se i fondi comunitari vengono utilizzati in maniera appropriata, se queste istituzioni conseguono gli obiettivi prefissati e se vi siano eventuali sprechi di risorse. In generale, salvo poche eccezioni, a giudicare dagli audit già effettuati, si può affermare che le istituzioni in questione utilizzano i fondi a loro disposizione in modo corretto e perseguono gli obiettivi a esse assegnati. Ho espresso pertanto voto favorevole alla relazione su Eurojust.

 
  
  

Relazione Mathieu (A7-0090/2010)

 
  
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  Diogo Feio (PPE), per iscritto. (PT) Ritengo essenziale che i funzionari pubblici rispondano ai cittadini del proprio operato, riferendo in maniera obiettiva e rigorosa sull’utilizzo dei fondi pubblici di cui dispongono. Mi congratulo con l'Agenzia dell'Unione europea per i diritti fondamentali per l'impegno volto a porre rimedio alle lacune precedentemente identificate sia dalla Corte dei conti che dal servizio di controllo interno. Sottolineo in particolare l'adozione di misure tese a migliorare la valutazione della performance che dovranno essere affiancate da ulteriori interventi.

 
  
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  Nuno Melo (PPE), per iscritto. (PT) Tutte le istituzioni europee che dipendono dal bilancio generale dell’Unione europea devono essere soggette a rigorosi controlli da parte della Corte dei conti e di tutti gli organi competenti, al fine di accertare se i fondi comunitari vengono utilizzati in maniera appropriata, se queste istituzioni conseguono gli obiettivi prefissati e se vi siano eventuali sprechi di risorse. In generale, salvo poche eccezioni, a giudicare dagli audit già effettuati, si può affermare che le istituzioni in questione utilizzano i fondi a loro disposizione in modo corretto e perseguono gli obiettivi assegnati. Ho espresso pertanto voto favorevole alla relazione sull'Agenzia dell'Unione europea per i diritti fondamentali.

 
  
  

Relazione Mathieu (A7-0085/2010)

 
  
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  Diogo Feio (PPE), per iscritto. (PT) Ritengo essenziale che i funzionari pubblici rispondano ai cittadini del proprio operato, riferendo in maniera obiettiva e rigorosa sull’utilizzo dei fondi pubblici di cui dispongono. Nella propria relazione, la Corte dei conti indica di aver ottenuto una garanzia ragionevole che i conti annuali dell'Agenzia europea per la gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne degli Stati membri dell'Unione europea (FRONTEX) relativi all'esercizio 2008 sono affidabili e che le relative operazioni sono legittime e regolari. Nel corso degli ultimi tre anni, il bilancio dell'agenzia ha registrato un consistente aumento, pari al 69 per cento nell'esercizio 2008. La Corte dei conti ha tuttavia riscontrato numerose deficienze, segnatamente un livello elevato di riporti e di annullamenti (il 49 per cento, quasi il 69 e il 55 per cento degli stanziamenti disponibili per gli esercizi 2008, 2007 e 2006, rispettivamente, non è stato speso); taluni impegni giuridici sono stati contratti prima degli impegni di bilancio corrispondenti; e procedure di assunzione che si discostano dalla norma, specie in quanto a trasparenza e al carattere non discriminatorio delle procedure medesime.

 
  
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  Nuno Melo (PPE), per iscritto. (PT) Tutte le istituzioni europee che dipendono dal bilancio generale dell’Unione europea devono essere soggette a rigorosi controlli da parte della Corte dei conti e di tutti gli organi competenti, al fine di accertare se i fondi comunitari vengono utilizzati in maniera appropriata, se queste istituzioni conseguono gli obiettivi prefissati e se vi siano eventuali sprechi di risorse. In generale, salvo poche eccezioni, a giudicare dagli audit già effettuati, si può affermare che le istituzioni in questione utilizzano i fondi a loro disposizione in modo corretto e perseguono gli obiettivi assegnati. Ho espresso pertanto voto favorevole alla relazione sull'Agenzia europea per la gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne degli Stati membri dell'Unione europea.

 
  
  

Relazione Mathieu (A7-0073/2010)

 
  
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  Diogo Feio (PPE), per iscritto. (PT) Ritengo essenziale che i funzionari pubblici rispondano ai cittadini del proprio operato, riferendo in maniera obiettiva e rigorosa sull’utilizzo dei fondi pubblici di cui dispongono. Esprimo la mia preoccupazione nel vedere che − come afferma il relatore − l'Autorità di vigilanza del GNSS ha deciso di presentare i risultati della sua attività senza prendere in considerazione il fatto che la gestione dei programmi di navigazione satellitare Galileo ed EGNOS sarebbe cessata una volta completato il trasferimento degli attivi e dei fondi alla Commissione, previsto per la fine del primo trimestre 2008. Mi rammarico che la Corte dei conti abbia espresso delle riserve nella sua dichiarazione relativa all'affidabilità dei conti annuali per l'esercizio 2008 e alla legittimità e regolarità delle relative operazioni.

 
  
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  Nuno Melo (PPE), per iscritto. (PT) Tutte le istituzioni europee che dipendono dal bilancio generale dell’Unione europea devono essere soggette a un rigoroso controllo da parte della Corte dei conti e di tutti gli organi competenti, al fine di accertare se i fondi comunitari vengono utilizzati in maniera appropriata, se queste istituzioni conseguono gli obiettivi prefissati e se vi siano eventuali sprechi di risorse. In generale, salvo poche eccezioni, a giudicare dagli audit già effettuati, si può affermare che le istituzioni in questione utilizzano i fondi a loro disposizione in modo corretto e raggiungono gli obiettivi assegnati. Ho espresso pertanto voto favorevole alla relazione sull'Autorità di vigilanza del GNSS europeo.

 
  
  

Relazione Mathieu (A7-0094/2010)

 
  
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  Diogo Feio (PPE), per iscritto. (PT) Ritengo essenziale che i funzionari pubblici rispondano ai cittadini del proprio operato, riferendo in maniera obiettiva e rigorosa sull’utilizzo dei fondi pubblici di cui dispongono. Nella propria relazione, la Corte dei conti indica di aver ottenuto garanzia ragionevole dell’affidabilità dei conti annuali dell'Impresa comune europea per ITER e lo sviluppo dell'energia da fusione relativi all'esercizio 2008, nonché della legittimità e della regolarità delle operazioni sottostanti. La Corte dei conti ha constatato che il conto di risultato presentava un’eccedenza di 57 600 000 euro, pari al 38 per cento delle entrate, e una parte di tale eccedenza è stata riportata all'esercizio 2009. Tale eccedenza potrebbe essere dovuta al fatto che l'Impresa comune si trovava nella fase di avviamento e non aveva completato nel corso dell'esercizio 2008 l'instaurazione di un sistema di controllo interno e di informazione finanziaria.

 
  
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  Nuno Melo (PPE), per iscritto. (PT) Tutte le istituzioni europee che dipendono dal bilancio generale dell’Unione europea devono essere soggette a un rigoroso controllo da parte della Corte dei conti e di tutti gli organi competenti, al fine di accertare se i fondi comunitari vengono utilizzati in maniera appropriata, se queste istituzioni conseguono gli obiettivi prefissati e se vi siano eventuali sprechi di risorse. In generale, salvo poche eccezioni, a giudicare dagli audit già effettuati, si può affermare che le istituzioni in questione utilizzano i fondi a loro disposizione in modo corretto e raggiungono gli obiettivi assegnati. Ho espresso pertanto voto favorevole alla relazione sull'Impresa comune europea per ITER e lo sviluppo dell'energia da fusione.

 
  
  

Relazione Mathieu (A7-0077/2010)

 
  
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  Diogo Feio (PPE), per iscritto. (PT) Ritengo essenziale che i funzionari pubblici rispondano ai cittadini del proprio operato, riferendo in maniera obiettiva e rigorosa sull’utilizzo dei fondi pubblici di cui dispongono. Nella propria relazione, la Corte dei conti indica di aver ottenuto una garanzia ragionevole che i conti annuali dell'Impresa comune per la realizzazione del sistema europeo di nuova generazione per la gestione del traffico aereo (SESAR) relativi all'esercizio 2008 sono affidabili e che le relative operazioni sono legittime e regolari. Come il relatore, tuttavia, non posso esimermi dal rilevare che il bilancio definitivo adottato nell'aprile 2008 dal consiglio di amministrazione dell'impresa comune si è rivelato particolarmente irrealistico, come dimostrato dai tassi di esecuzione degli stanziamenti d'impegno e di pagamento che hanno rispettivamente raggiunto l'1 per cento e il 17 per cento. Sottolineo inoltre che in alcuni casi il controllo delle operazioni non si è svolto correttamente e non sono stati messi in atto controlli interni adeguati per i contratti e gli appalti. Ritengo indispensabile che nel corso del prossimo esercizio finanziario SESAR adotti misure adeguate per risolvere i problemi individuati.

 
  
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  Nuno Melo (PPE), per iscritto. (PT) Tutte le istituzioni europee che dipendono dal bilancio generale dell’Unione europea devono essere soggette a un rigoroso controllo da parte della Corte dei conti e di tutti gli organi competenti, al fine di accertare se i fondi comunitari vengono utilizzati in maniera appropriata, se queste istituzioni conseguono gli obiettivi prefissati e se vi siano eventuali sprechi di risorse. In generale, salvo poche eccezioni, a giudicare dagli audit già effettuati, si può affermare che le istituzioni in questione utilizzano i fondi a loro disposizione in modo corretto e raggiungono gli obiettivi assegnati. Ho espresso pertanto voto favorevole alla relazione sull'Impresa comune.

 
  
  

Relazione Simpson (A7-0101/2010)

 
  
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  Edite Estrela (S&D), per iscritto. (PT) Ho votato a favore della relazione sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio in materia di attrezzature a pressione trasportabili, che abrogherebbe la direttiva vigente e altre direttive correlate. Alcune disposizioni tecniche della direttiva vigente sono in conflitto con norme internazionali relative al trasporto di merci pericolose; occorre pertanto eliminare le incoerenze e armonizzare i requisiti tecnici alle norme internazionali.

 
  
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  Diogo Feio (PPE), per iscritto. (PT) Il trasporto delle attrezzature a pressione, come le cisterne, i recipienti e le bombole, è attualmente disciplinato dalla direttiva 1999/36/CE che stabilisce i requisiti di sicurezza per il trasporto su strada e per ferrovia. Essa stabilisce inoltre norme comuni per la progettazione, la fabbricazione e i successivi controlli di tali attrezzature.

Queste disposizioni sono tuttavia in conflitto con norme internazionali relative al trasporto delle merci pericolose e la Commissione ha pertanto presentato una proposta di direttiva rivista. La proposta non comporta modifiche sostanziali del quadro regolamentare vigente per quanto riguarda il campo di applicazione e le disposizioni principali. Il suo scopo precipuo è di eliminare le incoerenze di cui si è detto, armonizzando i requisiti tecnici alle norme internazionali sul trasporto delle merci pericolose.

Concordo pertanto con il relatore quando sostiene che, in attesa di una soluzione orizzontale fra le istituzioni per quanto riguarda la formulazione delle nuove disposizioni di comitatologia, questo dossier dovrebbe essere chiuso il più rapidamente possibile con un accordo in prima lettura.

 
  
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  José Manuel Fernandes (PPE), per iscritto. (PT) Il trasporto delle attrezzature a pressione, come le cisterne, i recipienti e le bombole, è attualmente disciplinato dalla direttiva 1999/36/CE, che ne garantisce la libera circolazione all’interno della Comunità, ivi compresa l’immissione sul mercato, stabilendo norme comuni per la progettazione, la fabbricazione e i successivi controlli. Alcune disposizioni tecniche della direttiva vigente sono tuttavia in conflitto con norme internazionali relative al trasporto delle merci pericolose. La Commissione ha perciò presentato una proposta di direttiva rivista, che abrogherebbe la direttiva vigente in materia di attrezzature a pressione trasportabili e alcune altre direttive correlate. Tali ragioni motivano il mio voto favorevole a questa risoluzione, che invita questa commissione ad approvare la relazione senza aggiungervi altri emendamenti e a conferire al relatore il mandato ad avviare i negoziati con il Consiglio su questa base.

 
  
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  Nuno Melo (PPE), per iscritto. (PT) La crescente preoccupazione per le questioni relative all’ambiente e alla sua tutela ci spingono a prestare particolare attenzione alle norme di sicurezza concernenti il trasporto di attrezzature a pressione. Lo scopo di questa direttiva è di rafforzare la sicurezza e garantire la libera circolazione di tali attrezzature all’interno della Comunità, stabilendo norme chiare, trasparenti e obbligatorie per il trasporto sicuro delle attrezzature a pressione in tutti gli Stati membri e fissando procedure standard valide in tutta l’Unione europea.

 
  
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  Rovana Plumb (S&D), per iscritto. (RO) Lo scopo precipuo di questa direttiva è di eliminare le incoerenze contenute nella legislazione vigente, armonizzando i requisiti tecnici alle norme internazionali sul trasporto delle merci pericolose. Essa punta inoltre a semplificare e snellire alcune disposizioni, in particolare quelle relative alle procedure di valutazione della conformità. La proposta incorpora disposizioni relative alle attrezzature per le operazioni di trasporto nel mercato interno, allo scopo di stabilire un quadro generale per la commercializzazione dei prodotti nel mercato unico europeo.

Ho espresso voto favorevole a questa relazione, ritenendo che, una volta approvata, garantirà un livello elevato di sicurezza per le attrezzature a pressione trasportabili e i loro utenti. La sua corretta attuazione da parte degli Stati membri assicurerà inoltre una migliore tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini europei.

 
  
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  Raül Romeva i Rueda (Verts/ALE), per iscritto. (EN) Ho votato a favore della relazione Simpson sulle attrezzature a pressione trasportabili, seppure il nostro emendamento non sia stato accolto.

 
  
  

Relazione Leichtfried (A7-0035/2010)

 
  
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  Mara Bizzotto (EFD), per iscritto. − La sicurezza negli aeroporti e la trasparenza degli addebiti a carico dei consumatori, per aumentarne gli standard e il livello: questi i temi affrontati dalla "Proposta di direttiva del Parlamento europeo concernente i diritti per le misure di sicurezza dell'aviazione".

Gli attuali sistemi di copertura dei costi inerenti la sicurezza dell’aviazione, disciplinati a livello nazionale, non sono sempre chiari per gli utenti finali, che spesso non vengono neppure consultati prima della determinazione di diritti o della modifica di un sistema di spettanze a loro carico. La relazione, tra le altre proposte, suggerisce l'inclusione delle associazioni per la tutela dei passeggeri e dei consumatori nella discussione tra l’organismo di gestione della sicurezza e le compagnie aeree, per poter così assicurare la correttezza della configurazione dei costi delle misure di sicurezza e raffrontarli con il prezzo del biglietto aereo pagato dall´utente finale.

Accolgo con favore un altro punto della relazione: la richiesta di rispetto della direttiva per i soli aeroporti degli Stati membri che impongono, de facto, diritti per le misure di sicurezza, e non in quelli dove invece misure di questo genere non sono state prese . Per queste ragioni, voto a favore della relazione.

 
  
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  Vilija Blinkevičiūtė (S&D), per iscritto. (LT) Gli eventi delle ultime settimane hanno evidenziato come la sicurezza negli aeroporti sia una responsabilità essenziale per gli Stati membri, per la quale occorre adottare ogni genere di misura precauzionale. Ciascuno Stato membro determina le procedure per il finanziamento e l’attuazione delle misure di sicurezza dell’aviazione. E’ fondamentale che la direttiva stabilisca una serie di principi e procedure basilari applicabili all’ente che detiene la responsabilità per la sicurezza e alle compagnie aeree. Sebbene i requisiti giuridici dei regolamenti aeroportuali siano molto diversi nei vari Stati membri, è necessario in ogni caso che il gestore aeroportuale fornisca ai vettori aerei le informazioni necessarie affinché la procedura di consultazione tra aeroporti e vettori aerei risulti sensata. A tale scopo, la direttiva stabilisce quali informazioni devono essere fornite regolarmente da parte del gestore aeroportuale; i vettori invece devono rendere note le previsioni di traffico, l’utilizzo dei propri aeromobili, nonché gli specifici requisiti attuali e futuri presso le sedi aeroportuali, al fine di consentire al gestore di impiegare il proprio capitale e la propria capacità in maniera ottimale.

 
  
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  Ole Christensen, Dan Jørgensen, Christel Schaldemose e Britta Thomsen (S&D), per iscritto. (DA) Il gruppo dei Socialisti e Democratici danesi al Parlamento europeo si è astenuto dalla votazione su questa proposta, poiché ritiene, innanzi tutto, che si tratti di una legislazione superflua, dal momento che le norme necessarie in questo settore vengono già applicate. Siamo dell’opinione che non spetti all’Unione europea imporre agli Stati membri costi aggiuntivi per la sicurezza negli aeroporti: il finanziamento dei diritti per le misure di sicurezza dovrebbe essere affidato esclusivamente ai singoli Stati membri.

 
  
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  Edite Estrela (S&D), per iscritto. (PT) Ho espresso voto favorevole in merito alla relazione sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio concernente i diritti per le misure di sicurezza dell’aviazione. Questa proposta è estremamente importante in un’ottica di affermazione e protezione dei diritti dei consumatori e dei passeggeri, poiché stabilisce una serie di principi che i gestori aeroportuali devono rispettare nella determinazione dei diritti per le misure di sicurezza. Questi principi sono: non discriminazione, consultazione e ricorso, trasparenza e aderenza dei diritti ai costi, nonché l’istituzione di un’autorità di vigilanza.

 
  
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  Diogo Feio (PPE), per iscritto. (PT) La Commissione europea ha presentato una proposta che mira a fissare una serie di principi che i gestori aeroportuali saranno tenuti a rispettare nella determinazione dei diritti per le misure di sicurezza (non discriminazione, consultazione e ricorso, trasparenza e aderenza dei diritti ai costi), nonché a istituire un’autorità di vigilanza.

La principale questione riguarda il finanziamento delle misure di sicurezza più severe di cui si prevede l’applicazione. Il Parlamento europeo ha più volte chiesto invano una disciplina del finanziamento dei diritti per le misure di sicurezza. Il relatore giustamente sostiene che i costi per l’applicazione di misure più severe non dovrebbero ricadere unicamente sui passeggeri, attraverso l’esternalizzazione, bensì essere finanziati dagli Stati membri, dal momento che a essi compete la responsabilità della sicurezza negli aeroporti. Ritengo che non si investa mai troppo nella sicurezza dei passeggeri e degli aeroporti, come dimostrano i recenti attentati terroristici contro l’aviazione civile, fortunatamente sventati.

 
  
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  José Manuel Fernandes (PPE), per iscritto. (PT) Il Parlamento europeo ha chiesto più volte e invano maggiore trasparenza nella disciplina del finanziamento dei diritti per le misure di sicurezza, come pure l’aderenza tra le tasse e i diritti per la sicurezza e i loro effettivi scopi. Il Parlamento ritiene che siano gli Stati membri a dover pagare per l’attuazione di misure più severe. Il fallito attentato terroristico di alcune settimane dimostra ancora una volta che la sicurezza aeroportuale rientra tra le responsabilità degli Stati e che lo scopo delle misure di sicurezza già esistenti o di nuova concezione è di prevenire gli atti di terrorismo. Nel corso del dibattito non si è tuttavia tenuto conto del fatto che in ultima analisi i costi delle misure ricadono sui passeggeri. Concordo con le modifiche introdotte da questa risoluzione, che permetterà di evitare inutili procedure parallele e costi amministrativi.

 
  
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  Louis Grech (S&D), per iscritto. (EN) E’ necessario garantire che i diritti per le misure di sicurezza aeroportuale siano trasparenti, oggettivi e fondati su criteri chiari che rispecchiano i costi effettivi. Eventuali nuovi oneri per il trasporto aereo dovrebbero tenere conto dell’importanza che gli scali aeroportuali assumono nell’ottica di sviluppo delle regioni, soprattutto per le aree fortemente legate all’attività turistica, come pure quelle penalizzate da condizioni geografiche o naturali, come le regioni esterne e le isole. Passeggeri e autorità locali dovrebbero essere informati tempestivamente rispetto al metodo e alle basi adottate per il calcolo dei diritti e si dovrebbe istituire una procedura per le consultazioni tra autorità aeroportuali e parti interessate o autorità locali, ogniqualvolta si renda necessario rivedere tali diritti. Un’autorità di vigilanza indipendente dovrebbe inoltre avere riferimenti chiari e precisi, specie per quanto riguarda l’eventuale autorità di applicare misure sanzionatorie.

 
  
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  Sylvie Guillaume (S&D), per iscritto. (FR) E’ inaccettabile che gli Stati membri non garantiscano il finanziamento delle misure per la sicurezza aeroportuale non previste dalla legislazione comunitaria, e che scarichino i costi sui vettori aerei i quali, a loro volta, li fanno pagare ai passeggeri. Sarebbe stato necessario spingersi oltre il regolamento del 2008 e approvare una legislazione che evitasse ai passeggeri di pagare questi costi aggiuntivi, che spesso si rivelano del tutto svincolati dai diritti per le misure di sicurezza. Per queste ragioni ho appoggiato la relazione presentata dal collega austriaco, l’onorevole Leichtfried, che garantisce maggiore trasparenza a cittadini e compagnie aeree, e al contempo impone agli Stati membri di provvedere al finanziamento pubblico delle misure di sicurezza che vanno al di là dei requisiti europei, dal momento che rientra nell’ambito della sicurezza nazionale di ciascuno Stato. Qualora la Commissione presentasse una proposta per includere i body scanner tra le misure comunitarie, esonerando quindi gli Stati membri dal relativo finanziamento, sosterrò ancora una volta il collega e voterò contro la proposta.

 
  
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  Nuno Melo (PPE), per iscritto. (PT) La crescente attenzione alla sicurezza negli aeroporti ha comportato un graduale aumento dei costi, che è ricaduto sulle spalle dei passeggeri. I costi aggiuntivi legati a misure di sicurezza più severe devono essere coperti dagli Stati membri, dal momento che mirano a prevenire atti terroristici; ciononostante sono ancora i passeggeri a pagare questi diritti. Abbiamo votato a favore della relazione perché siamo contrarti a questa situazione.

 
  
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  Andreas Mölzer (NI), per iscritto. (DE) I costi di un’azione che deve essere intrapresa dallo Stato, come nel caso del mantenimento della sicurezza pubblica, non può essere semplicemente scaricato su altri; occorre decidere quali costi possono ragionevolmente essere coperti dai passeggeri, in ragione delle norme sempre più severe in materia di antiterrorismo. Per evitare il proliferare incontrollato di body scanner e altre misure analoghe, l’unica soluzione è che siano gli Stati stessi ad assumersi la responsabilità finanziaria delle misure di sicurezza più severe prescritte, e che siano in grado di prendere decisioni a riguardo. Gli unici a trarre vantaggio da questo atteggiamento isterico nei confronti del terrorismo e dalla corsa alle migliori attrezzature disponibili saranno le aziende americane nel settore dell’innovazione. Per queste ragioni, accolgo con favore la proposta in oggetto.

 
  
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  Raül Romeva i Rueda (Verts/ALE), per iscritto. (EN) Ho votato a favore della relazione. Per noi è importante che i gruppi PPE e ALDE (RCV) abbiano respinto l’obiettivo di porre in relazione i costi per operazioni di screening di sicurezza e scanning con i servizi liberalizzati di gestione a terra e di un equo trattamento intermodale del finanziamento per le misure di sicurezza.

 
  
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  Nuno Teixeira (PPE), per iscritto. (PT) Il Parlamento ha più volte invitato la Commissione a disciplinare il finanziamento delle misure di sicurezza per l’aviazione, sostenendo la necessità di maggiore trasparenza e di far aderire i diritti e le tasse per le misure di sicurezza alle effettive finalità, nella convinzione che debbano essere gli Stati membri a sostenere i costi per l’attuazione di misure più severe.

La proposta della Commissione non affronta la questione, ma cerca unicamente una nuova valutazione dell’impatto economico tesa a contenere i costi sulla base dei principi di non discriminazione, consultazione e ricorso e trasparenza dei diritti. La relazione propone invece che siano gli Stati membri a finanziare gli eventuali costi aggiuntivi legati all’introduzione di misure più severe. Sottolineo la grande importanza delle misure di sicurezza negli aeroporti e voto a favore dell’iniziativa del Parlamento.

Questa proposta, che interesserebbe tutti gli scali commerciali della Comunità, è intrinsecamente legata ai timori per il diritto all’informazione, alla non discriminazione dei passeggeri e alla protezione dei consumatori. Soltanto con l’armonizzazione delle norme e una definizione chiara delle responsabilità dei vettori aerei e degli Stati membri, rispettivamente, nell’applicazione delle misure di sicurezza si assicurerà maggiore trasparenza e si eviteranno costi inutili.

 
  
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  Artur Zasada (PPE), per iscritto.(PL) Ho appreso con soddisfazione i risultati della votazione odierna. Credo che il lavoro svolto su questo documento ci abbia portato a delineare una posizione chiara e ambiziosa, soprattutto per quanto riguarda il finanziamento. Desidero ribadire ancora una volta che gli attentati terroristici non hanno come obiettivo le compagnie aeree, bensì gli Stati. Spetta allo Stato garantire la sicurezza dei cittadini e quindi anche l’onere di far fronte a questo impegno. L’esito della votazione odierna – 613 voti favorevoli contro 7 – manda un chiaro segnale al Consiglio e dimostra la forte determinazione del Parlamento europeo di affermare l’obbligo per tutti gli Stati membri di sostenere, almeno in parte, i costi legati alla sicurezza del traffico aereo.

 
  
  

Relazione Simpson (A7-0030/2010)

 
  
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  Elena Oana Antonescu (PPE), per iscritto. (RO) Ho votato a favore della relazione sugli orientamenti comunitari per lo sviluppo della rete transeuropea dei trasporti in quanto mira a costruire e modernizzare le infrastrutture ferroviarie, i porti, i canali navigabili e gli aeroporti. I progetti prioritari previsti includono anche la linea ferroviaria Curtici-Braşov. Accolgo con favore l’istituzione di una commissione che assista la Commissione nell’attuare la presente decisione e nel redigere le linee guida da essa stipulate.

 
  
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  Sophie Auconie (PPE), per iscritto. (FR) Ho votato nettamente a favore del presente testo, sebbene contenga solo modifiche di natura tecnica, perché ci ricorda l’importanza di una rete europea dei trasporti che avvicini i cittadini europei e ne incoraggi la mobilità. Una simile mobilità è essenziale, poiché non possiamo avere una vera Europa senza conoscere i nostri vicini, i loro paesi e la loro cultura. La rete transeuropea dei trasporti contribuisce anche alla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra grazie all’introduzione di una migliore gestione delle modalità di trasporto e alla promozione della loro interoperabilità.

 
  
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  Diogo Feio (PPE), per iscritto. (PT) Il testo in esame è una proposta della Commissione che si limita alla mera codificazione degli atti e dei regolamenti esistenti e introduce qualche modifica di minore entità. In linea con la proposta del relatore e alla luce delle garanzie giuridiche e politiche, appoggio l’adozione del testo, incluse le modifiche e le correzioni minori proposte dal Consiglio, così come la chiusura del dossier con un accordo in prima lettura.

 
  
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  José Manuel Fernandes (PPE), per iscritto. (PT) In termini tecnici, la presente è una proposta di codificazione del testo legislativo. Ciononostante la Commissione è stata obbligata a riformularlo dal momento che l’allegato contiene modifiche minori. Ho votato a favore dell’adozione di questi emendamenti.

 
  
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  Elie Hoarau (GUE/NGL), per iscritto. (FR) Condanno il fatto che le regioni più periferiche non siano sempre parte integrante della rete transeuropea dei trasporti globale, malgrado la loro fondamentale importanza per la coesione economica, sociale e territoriale. E’ inconcepibile che le regioni ultraperiferiche non vengano coinvolte nella pianificazione della rete e non compaiano in diverse cartine della rete transeuropea dei trasporti. Bisogna estendere la rete globale, le autostrade del mare e i progetti prioritari a tutte le regioni ultraperiferiche indiscriminatamente. La politica delle RTE-T dovrebbe integrare anche le industrie di rete e i servizi di interesse economico generale, e non limitarsi solamente ai flussi principali di traffico merci e passeggeri. E’ necessario dare ascolto alla richiesta di pari trattamento per le regioni ultraperiferiche; come possiamo pensare di restare fuori dalle reti transeuropee quando la politica dei trasporti europea è di vitale importanza per l’apertura delle nostre regioni e per la libera circolazione nel mercato interno? Mentre con una mano l’Unione europea svende la nostra produzione di zucchero, banane e rum ad altri paesi in base a trattati commerciali, con l’altra ci esclude dalle rotte commerciali intraeuropee. Questa situazione ci sta strangolando ed è deplorevole.

 
  
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  Petru Constantin Luhan (PPE), per iscritto. (RO) Durante la sessione plenaria ho votato a favore della relazione sulla proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio sugli orientamenti comunitari per lo sviluppo della rete transeuropea dei trasporti. Si tratta di una proposta di natura tecnica, poiché l'effettiva revisione degli orientamenti è ancora in fase di preparazione e sarà pronta verso la fine dell’anno prossimo. Ritengo che rappresenti un’opportunità fondamentale per ribadire l’importanza del ruolo della politica dei trasporti a livello europeo nel contesto attuale, proprio mentre è in corso la discussione sugli obiettivi della strategia Europa 2020. Gli Stati membri in generale e la Romania in particolare – paese che tuttora necessita di investimenti nelle proprie infrastrutture dei trasporti – devono essere consapevoli che l’attuale politica dei trasporti è in fase di ridefinizione per far fronte alle nuove sfide. L’invecchiamento della popolazione e le specifiche esigenze di mobilità degli anziani, la migrazione sociale e i cambiamenti climatici sono solo alcuni dei fattori che impongono la necessità di concepire un’adeguata politica dei trasporti. Al contempo, la definizione in questo periodo della strategia del Danubio offre il contesto ideale per garantire il massimo impiego del trasporto fluviale lungo le vie navigabili interne dell’Unione.

 
  
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  Nuno Melo (PPE), per iscritto. (PT) Sono anni che lo sviluppo della rete transeuropea dei trasporti è oggetto di emendamenti e ridefinizioni. Per un mercato interno sano, un’efficace rete transeuropea dei trasporti è essenziale e contribuisce a rafforzare la coesione economica e sociale. Il fenomeno del vulcano islandese ci ha dimostrato in modo inequivocabile la necessità di una rete transeuropea dei trasporti: una rete efficace, che possa dare una risposta coordinata ai problemi che emergono in situazioni simili. La presente decisione è importante perché fornisce orientamenti sugli obiettivi, sulle priorità e sulle principali azioni da portare avanti nel campo della rete transeuropea dei trasporti.

 
  
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  Andreas Mölzer (NI), per iscritto. (DE) L’Unione europea ha confermato l’importanza del corridoio Baltico-Adriatico dando la priorità al ramo nord da Gdańsk alla Repubblica ceca e impegnandosi per il progetto del tunnel di base del Brennero. Lo sviluppo della parte sud del corridoio, verso l’Italia, impiegando la Südbahn austriaca, è perfino di maggiore importanza. In particolare lungo questa rete, che trasporta circa metà delle merci e dei passeggeri totali, è necessario neutralizzare una pericolosa situazione a collo di bottiglia. Il sostegno dell’Unione europea al progetto Koralm è essenziale, considerati i colli di bottiglia esistenti in questa regione sulle rotte ferroviarie per il trasporto merci, che, dopotutto, l’Unione europea ha sempre difeso. Con la galleria del Koralm l’Unione europea ha un’occasione unica per spostare il traffico alla rete ferroviaria su una scala che abbiamo cercato di raggiungere per decenni. Lo sviluppo della rete transeuropea dei trasporti può essere cruciale per la competitività europea e gli emendamenti presentati sono solo delle modifiche di natura tecnica; per questi motivi, ho votato a favore della relazione.

 
  
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  Raül Romeva i Rueda (Verts/ALE), per iscritto. (EN) Ho votato a favore della presente relazione sebbene il nostro emendamento non sia stato accolto.

 
  
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  Nuno Teixeira (PPE), per iscritto. (PT) Riguardo le priorità nazionali nel contesto della rete transeuropea dei trasporti (RTE-T), è importante investire non solo nelle ferrovie ma soprattutto nelle autostrade del mare, nell’interoperabilità e nella possibilità di cooperazione tra i vari tipi di trasporto.

Solamente una vera rete di trasporto combinata, supportata da una gestione efficace, sarà in grado di garantire la competitività dell’alternativa marittima. Il trasporto marittimo è essenziale per il mio paese, che gode di un accesso privilegiato alle vie navigabili, e veramente cruciale per le regioni ultraperiferiche e le isole, come ad esempio Madeira. E’ inoltre uno strumento fondamentale per il consolidamento del mercato interno e la coesione territoriale.

La presente relazione gode dell’appoggio non solo del Parlamento ma anche della Commissione e del Consiglio, oltre ad essere prettamente di natura tecnica. La sua adozione in quest’Aula segue la raccomandazione quasi unanime da parte della commissione per i trasporti e il turismo.

In breve, la presente proposta, che ho personalmente sostenuto, non emenda il contenuto del testo delle RTE-T, ma semplicemente aggiunge le cartine dei dodici Stati che sono diventati membri dell’Unione europea nel 2004 e nel 2007. Una revisione degli orientamenti comunitari per lo sviluppo delle RTE-T è ancora in fase di preparazione e sarà pronta solo verso la fine del 2010.

 
  
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  Viktor Uspaskich (ALDE), per iscritto. (LT) L’Unione europea possiede 5 milioni di chilometri di strade (dei quali 62 000 chilometri sono autostrade), 215 000 chilometri di ferrovie e 41 000 chilometri di canali navigabili interni. La speranza è che la rete dei collegamenti tra gli Stati membri raddoppi entro il 2020 poiché un’Europa unita è impossibile senza una rete transeuropea dei trasporti (RTE-T) efficace e coordinata. In base al trattato comunitario in materia, gli investimenti nelle RTE-T raggiungeranno i 500 miliardi di euro circa; è quindi importante garantire la cooperazione europea e selezionare con cura i progetti prioritari. Con le RTE-T si intende integrare le reti di trasporto via terra, mare e aria in tutta Europa entro il 2020. L’obiettivo primario è garantire la facile e rapida circolazione di persone e merci tra gli Stati membri. Un’autostrada di standard europeo collega il principale porto lituano Klaipėda con Vilnius, collegata a sua volta a Mosca e all’Oriente tramite una linea ferroviaria. Se vogliamo che il porto rimanga competitivo è necessario modernizzare le infrastrutture attuali ed eliminare la burocrazia. Le ferrovie e i canali navigabili interni dovrebbero essere utilizzati specialmente per i trasporti su lunghe distanze, mentre le strade per coprire distanze brevi. E’ opportuno dedicare maggiore attenzione al transito di merci e al trasporto lungo i canali navigabili interni, trasporto economicamente più vantaggioso, efficiente sul piano energetico, non inquinante e sicuro. L’aspetto più importante rimane comunque la sicurezza e la tutela dei passeggeri. La crisi finanziaria ha inciso anche sulla politica dei trasporti, ma le RTE-T contribuiscono anche alla creazione di posti di lavoro e alla coesione sociale ed economica. La strategia Europa 2020 riconosce l’importanza della politica dei trasporti per l’economia europea e la libera circolazione di persone e merci definisce proprio l’Unione europea. Tutto questo è possibile solamente con RTE-T efficienti.

 
  
  

Relazione Kirilov (A7-0055/2010)

 
  
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  Luís Paulo Alves (S&D), per iscritto. (PT) Ho votato a favore della relazione Kirilov in quanto credo che per affrontare l’attuale crisi si debba trovare il modo di accelerare l’attuazione dei programmi di aiuto, sfruttando così appieno i fondi comunitari rivolti in particolare al sostegno dei cittadini e più specificatamente ai disoccupati. La presente proposta intende apportare modifiche normative per semplificare alcune disposizioni di esecuzione relative alla politica di coesione e per aumentare il prefinanziamento (anticipi) dei programmi del Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) e del Fondo sociale europeo (FSE). Le previsioni economiche annunciano per il 2010 una consistente riduzione della crescita nell’UE, pari all’1,1 per cento. In un simile contesto, questa relazione rappresenta una risposta alla crisi finanziaria e alle sue ripercussioni socioeconomiche. La considero pertanto estremamente importante sia per ottenere maggiore trasparenza sia per semplificare le norme che disciplinano la politica di coesione. Il presente contributo influenzerà positivamente la rapidità di realizzazione del programma, in particolare offrendo alle autorità nazionali, regionali e locali una diminuzione della burocrazia e norme più chiare che permetteranno una maggiore flessibilità nell’adattare i programmi alle nuove sfide.

 
  
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  Elena Oana Antonescu (PPE), per iscritto. (RO) L’anno scorso la Commissione ha presentato una proposta che emendava il regolamento (CE) n. 1083/2006 sui Fondi strutturali al fine di fornire incentivi finanziari agli Stati membri più duramente colpiti dalla crisi economica. Uno dei provvedimenti presentati dalla Commissione nella sua proposta era la deroga dal principio di cofinanziamento attraverso l’introduzione di un’opzione temporanea, per gli Stati membri con problemi di liquidità, che consentiva di richiedere un rimborso totale per i provvedimenti finanziari ammissibili in virtù del Fondo sociale europeo.

Il Consiglio ha respinto la proposta, ma ha accettato una proroga del termine per il calcolo del disimpegno automatico relativo all'impegno di stanziamenti annuali per quanto concerne il contributo complessivo annuale per il 2007, per permettere un migliore sfruttamento dei fondi per i diversi programmi operativi.

La misura transitoria proposta dal relatore di ricostituire gli stanziamenti per l’esercizio 2007 per i fondi di intervento come parte del Fondo sociale europeo, a seguito dei disimpegni effettuati, è giustificata, considerando che l’entrata in vigore del trattato di Lisbona impedirebbe l’applicazione dell’articolo 93, paragrafo 1 del regolamento (CE) n. 1083/2006 nella sua forma attuale.

 
  
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  Alfredo Antoniozzi (PPE), per iscritto. − Il Fondo europeo di sviluppo regionale, il Fondo sociale europeo e il Fondo di coesione si sono dimostrati strumenti validi e utilissimi per lo sviluppo territoriale e per fronteggiare le conseguenze della crisi economica che ormai da diverso tempo sta imperversando sulla scena europea e mondiale. A tale proposito, accolgo con favore le proposte di semplificare le procedure per il disimpegno dei fondi e di facilitare i pagamenti a favore dei beneficiari dei vari programmi attuati con i suddetti fondi. Sono inoltre favorevole alla disposizione di una quota supplementare di prefinanziamento per il 2010 per quegli Stati membri maggiormente colpiti dalla crisi.

 
  
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  Sophie Auconie (PPE), per iscritto. (FR) In qualità di referente per la presente relazione per il gruppo del Partito popolare europeo (Democratico cristiano), ho invitato i miei colleghi a votare a favore del testo. Sono convinta che le semplificazioni contenute nella relazione siano molto positive e rappresentino un reale passo avanti: meno informazioni da fornire, maggiore flessibilità in materia di progetti che costituiscono fonte di introiti, meno controlli da parte della Commissione per i progetti ambientali tra i 25 e i 50 milioni di euro, eccetera.

Per quanto riguarda l’aspetto finanziario ho invece richiesto di concentrarsi nuovamente sulla proposta iniziale. Non sarebbe stata una buona idea mettere in dubbio il principio di cofinanziamento della spesa e attuare progetti interamente finanziati dal Fondo sociale europeo (FSE), come proposto dalla Commissione, poiché, per equilibrare la spesa sul lungo termine, alcuni Stati membri avrebbero dovuto affrontare serie difficoltà finanziarie. Il Parlamento ha trovato un compromesso che ci consente di assistere i paesi maggiormente colpiti dalla crisi ed evitare il disimpegno per il 2007.

Con il nostro voto sosteniamo i paesi beneficiari dei fondi comunitari e le autorità competenti, ma rimane ancora molto da fare in termini di semplificazione.

 
  
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  Vilija Blinkevičiūtė (S&D), per iscritto. (LT) E’ importante ribadire che la pressione sulle risorse finanziarie nazionali continua ad aumentare e rende necessaria l’adozione di ulteriori provvedimenti che prevedano un impiego più mirato dei finanziamenti comunitari, la mobilitazione e il rapido stanziamento di tutti i fondi disponibili per fronteggiare la crisi, in particolare il Fondo sociale europeo (FSE) per pacchetti di rapida ripresa, come delineato nella comunicazione citata. E’ particolarmente importante che vi sia un maggiore impegno per agevolare la gestione dei finanziamenti comunitari al fine di accelerare il flusso di fondi verso i beneficiari maggiormente colpiti dalla crisi economica. Dobbiamo riuscire a razionalizzazione gli investimenti cofinanziati negli Stati membri e nelle regioni e del aumentare l’impatto dei finanziamenti sull’intera economia, in particolare sulle piccole e medie imprese e sull’occupazione. Le PMI sono il motore dell’economia europea e i principali produttori di crescita sostenibile, oltre a creare numerosi posti di lavoro di qualità. Una maggiore semplificazione e chiarificazione delle norme che disciplinano la politica di coesione avranno indubbiamente un effetto positivo sui tempi di realizzazione del programma, in particolare offrendo alle autorità nazionali, regionali e locali una diminuzione della burocrazia e delle norme più chiare che permetteranno una maggiore flessibilità nell’adattare i programmi alle nuove sfide.

 
  
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  David Casa (PPE), per iscritto. (EN) La relazione riguarda la gestione finanziaria di alcuni tra i più importanti fondi dell’Unione europea, tra i quali il Fondo europeo di sviluppo regionale, il Fondo sociale europeo e il Fondo di coesione. Dopo un’attenta analisi della proposta di regolamento [COM(2009)0384] e dell’articolo 161 del trattato CE in aggiunta ad altri documenti, sostengo la posizione del relatore ed ho pertanto votato a favore della relazione.

 
  
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  Vasilica Viorica Dăncilă (S&D), per iscritto. (RO) L’emendamento del regolamento sull’applicazione dei Fondi strutturali e di coesione è un provvedimento inteso a sostenere gli Stati membri dell’Unione durante l’attuale crisi, rispondendo principalmente alle richieste di semplificazione della gestione dei fondi.

Credo che i nuovi provvedimenti contribuiranno anche a ridurre il rischio di perdita dei fondi a causa del loro mancato utilizzo in tempi brevi, in quanto viene offerto un arco di tempo più lungo per i progetti che non sono ancora stati approvati o attuati durante il periodo specificato.

Mi auguro che queste norme semplificate entrino in vigore al più presto, cosicché gli Stati membri, le regioni beneficiarie di questa opzione di finanziamento comunitario e le loro autorità pubbliche continueranno a investire in progetti europei malgrado le restrizioni di bilancio.

 
  
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  Marielle De Sarnez (ALDE), per iscritto.(FR) La delegazione del Mouvement Démocrate accoglie con favore l’adozione di una relazione che consente la semplificazione di alcune disposizioni del Fondo europeo di sviluppo regionale, del Fondo sociale europeo e del Fondo di coesione. Posticipare i termini per l’utilizzo dei fondi è un importante passo avanti. Le norme attuali stabiliscono che gli aiuti vanno utilizzati entro due anni dal loro ottenimento o altrimenti vanno restituiti; le nuove norme invece implicano che le regioni e gli Stati membri non perdano i fondi impegnati nel 2007 per progetti la cui attuazione è stata posticipata. Gli Stati membri non dovranno quindi più presentare una specifica richiesta di approvazione alla Commissione europea per i progetti ambientali complessivamente inferiori a 50 milioni di euro, ma verranno autorizzati anticipi supplementari per il 2010 per gli Stati membri maggiormente colpiti dalla crisi economica e finanziaria. La semplificazione di alcune disposizioni faciliterà anche la revisione dei programmi operativi in atto e ci consentirà di rispondere meglio alle situazioni di crisi. Le regioni colpite dalla tempesta Xynthia potranno ad esempio utilizzare questa nuova flessibilità per aiutare le vittime del disastro.

 
  
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  Robert Dušek (S&D), per iscritto.(CS) La Commissione ha proposto un emendamento al regolamento sui Fondi strutturali allo scopo di fornire agli Stati membri gravemente colpiti dalla crisi finanziaria il necessario stimolo economico. L’emendamento dovrebbe portare all’applicazione delle cosiddette soglie di intervento: una soglia di 50 milioni di euro anziché gli attuali 25 milioni di euro. E’ anche necessario proteggere dal disimpegno automatico i grandi progetti e alcuni Stati devono poter richiedere al Fondo sociale europeo il rimborso totale dei costi dei provvedimenti sul mercato del lavoro. Qualora dal punto di vista del bilancio fosse possibile avviare i finanziamenti senza necessità di partecipazione congiunta, possibilità di cui dubito fortemente, l’unica via corretta e perseguibile sarebbe di valutare con lo stesso metro di misura le norme e i regolamenti. E’ assolutamente inaccettabile che alcuni Stati membri vengano definiti come “più colpiti dalla crisi” e che per questo vengano esentati dal rispetto delle norme; se vi devono essere delle esenzioni, che siano applicate a tutti allo stesso modo! L’Unione europea non è una realtà tanto grande da far registrare impatti diversi della crisi finanziaria nei singoli Stati membri; le economie sono collegate e le conseguenze della gestione economica sono a doppio taglio. E’ inoltre scorretto non concedere esenzioni per penalizzare gli Stati membri che stanno cercando di stimolare le proprie economie senza aspettarsi aiuti dall’Unione europea. Anche in tempi di crisi dobbiamo combattere per condizioni uguali in situazioni uguali! La relazione tiene conto di questo e pertanto ne appoggio l’adozione.

 
  
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  Ioan Enciu (S&D), per iscritto. (RO) Accolgo con favore l’adozione della relazione Kirilov, che ho appoggiato con il mio voto. Ritengo che la sua adozione a così breve distanza dalla comunicazione della Commissione sia vantaggiosa poiché i provvedimenti che delinea accelereranno il processo di finanziamento, contribuendo così a incoraggiare nelle regioni la ripresa economica, assolutamente necessaria nell’attuale periodo di crisi. La relazione fa parte degli orientamenti stilati dal Consiglio sugli emendamenti relativi alle disposizioni sulla gestione finanziaria dei programmi cofinanziati dall’OPS, e alle disposizioni riguardanti l’attuazione di programmi intesi a facilitare, semplificare e chiarire i regolamenti che disciplinano la politica di coesione. Nel caso della Romania questo significa aumentare il volume degli anticipi per il Fondo sociale europeo e il Fondo di coesione, nonché più tempo per utilizzare i fondi europei, "disimpegnandoli", in modo tale che gli Stati membri potranno riutilizzare i fondi come parte del programma. Altri emendamenti includono la semplificazione e la spiegazione dei provvedimenti necessari per usare i Fondi strutturali, sia durante la fase di presentazione delle domande di finanziamento sia durante la stesura della relazione annuale sull’attuazione del programma. Vi è anche accordo su una soglia unica di 50 milioni di euro, che definisce un progetto di rilievo ammissibile al finanziamento da diversi programmi europei.

 
  
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  Edite Estrela (S&D), per iscritto. (PT) Ho votato a favore della relazione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (CE) n. 1083/2006 recante disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo e sul Fondo di coesione, per quanto riguarda la semplificazione di taluni requisiti e di talune disposizioni relative alla gestione finanziaria. Il duro impatto senza precedenti dell’attuale crisi economica e finanziaria sui bilanci degli Stati membri implica la necessità di semplificare la gestione della politica di coesione e di aumentare gli anticipi. Nonostante la difficile situazione simili provvedimenti consentiranno di mantenere un flusso monetario regolare per garantire i pagamenti ai beneficiari nel corso dell'attuazione dei programmi.

 
  
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  Diogo Feio (PPE), per iscritto. (PT) Ritengo che la politica di coesione dell’Unione europea sia un fattore essenziale per lo sviluppo e l’applicazione del principio di solidarietà tra gli Stati membri, sostenuto dall’Unione europea. Soprattutto in tempi di crisi – quando i fondi specifici possono aiutare a mitigare l’impatto sentito nelle regioni più povere – è essenziale migliorare l’attuale struttura della politica di coesione, affinché i fondi possano essere stanziati in modo più efficace e produrre risultati migliori in tempo utile.

Gli strumenti devono diventare ancora più flessibili, poiché strumenti rigidi, incapaci di adattarsi a circostanze impreviste, come una crisi, vanno a discapito dello sviluppo economico dell’Unione europea. E’ importante garantire che i fondi resi disponibili in virtù della politica di coesione vengano utilizzati nel modo appropriato dagli Stati membri e che le risorse disponibili vengano spese in modo efficiente. Considero di vitale importanza una riorganizzazione non solo della struttura della politica di coesione ma anche dei meccanismi di controllo a disposizione; i metodi di coercizione che possono essere impiegati in caso di inadempienza da parte degli Stati membri.

 
  
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  José Manuel Fernandes (PPE), per iscritto. (PT) La presente proposta intende fornire un ulteriore stimolo economico a determinati Stati membri che hanno seriamente risentito della crisi. Essa fa seguito al piano europeo di ripresa economica, nell’ambito del quale le disposizioni di esecuzione del regolamento di base erano già state modificate nel 2009 per consentire una maggiore flessibilità con gli anticipi. La proposta della Commissione mirava principalmente ad affrontare le conseguenze della crisi finanziaria, proponendo come soluzione l’introduzione di un’opzione temporanea per gli Stati membri colpiti da gravi problemi di liquidità, in modo tale che potessero richiedere il rimborso totale per i finanziamenti rivolti al mercato del lavoro in base al Fondo sociale europeo, ovvero una deroga dal principio di cofinanziamento. L’entrata in vigore del trattato di Lisbona ha comportato una modifica nella procedura legislativa: anziché la procedura del parere conforme, in base alla quale il Parlamento poteva solamente dire sì o no, il Parlamento ha acquisito voce a pieno titolo sui contenuti del testo in base alla procedura legislativa ordinaria. Per questo motivo ho votato a favore della presente proposta e mi auguro che la Commissione presenti una proposta equivalente per un bilancio rettificativo da far sottoporre per approvazione all’autorità di bilancio.

 
  
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  João Ferreira (GUE/NGL), per iscritto. (PT) La proposta della Commissione prevede l’introduzione di un’opzione temporanea alla quale gli Stati membri colpiti da gravi problemi di liquidità potrebbero ricorrere per finanziare i provvedimenti necessari per la crescita e la promozione dell’occupazione, per combattere la crisi e ammissibili in virtù del Fondo sociale europeo. In questo modo gli Stati membri potranno richiedere alla Commissione il rimborso totale per il 2009 e il 2010, rendendo superfluo il cofinanziamento nazionale in questo periodo.

Sosteniamo da tempo questo provvedimento, che consentirà di ottimizzare l’utilizzo dei fondi comunitari nel momento in cui sono più necessari. La posizione del Consiglio è tuttavia diversa e rileva solamente che “è necessaria una quota supplementare di prefinanziamento [...]a favore degli Stati membri e delle singole regioni più duramente colpiti dalla crisi”.

Il documento oggetto della votazione del Parlamento adotta la posizione del Consiglio, che noi riteniamo più ambigua e meno favorevole agli Stati membri che sono stati maggiormente colpiti dalla crisi. Riteniamo tuttavia che “prorogare il termine per il calcolo del disimpegno automatico dell'impegno di bilancio annuale relativo al contributo complessivo annuale per il 2007, al fine di migliorare l'assorbimento dei fondi impegnati per taluni programmi operativi” sia una decisione positiva.

 
  
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  Petru Constantin Luhan (PPE), per iscritto. (RO) Le principali sfide che l’Unione europea ha dovuto affrontare a seguito della crisi economica e finanziaria hanno attivato alcuni interventi prioritari che aiuteranno le economie nazionali ad adattarsi al nuovo contesto. Ho votato a favore della relazione in quanto sono assolutamente favorevole a concedere incentivi finanziari agli Stati membri più duramente colpiti dalla crisi economica, nonché a semplificare gli aspetti relativi alla gestione finanziaria. Tutti i paesi trarrebbero beneficio da una proroga dei disimpegni, mentre i paesi nelle situazioni più estreme, quali Estonia, Ungheria, Romania, Lettonia e Lituania, beneficerebbero di anticipi. Un ulteriore chiarimento delle norme relative alla politica di coesione e una semplificazione delle procedure influenzeranno in modo positivo i tempi di attuazione dei programmi. Questo è un passo particolarmente importante in quanto la politica di coesione è lo strumento più potente in termini di concessione di aiuti all’economia reale.

 
  
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  Nuno Melo (PPE), per iscritto. (PT) La semplificazione dell’accesso al Fondo europeo di sviluppo regionale, al Fondo sociale europeo e al Fondo di coesione è parte essenziale del sostegno agli Stati membri maggiormente colpiti dalla crisi economica che stiamo vivendo. Una volta scoperta l’entità delle conseguenze determinate dalla crisi finanziaria all’economia reale e al mercato del lavoro, dovremo adottare provvedimenti atti a migliorare l’accesso agli strumenti finanziari dell’Unione. Vi deve essere un flusso regolare di fondi che consenta di effettuare i pagamenti ai beneficiari nel corso dell'attuazione dei programmi.

 
  
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  Andreas Mölzer (NI), per iscritto. (DE) In tempi di crisi l’Unione europea mostra ancora una volta la propria vera natura. Quando gli Stati orientali dell’Unione sono stati stretti in una morsa di freddo durante la disputa sul gas russo non vi sono stati segnali di solidarietà; ora che invece si tratta dell’euro – orgoglio e vanto dell’Unione europea – all’improvviso è possibile fare qualcosa. I sussidi comunitari sono stati perfino adattati di conseguenza. Sebbene l’eventuale rimborso totale per il 2009 e il 2010 per il finanziamento di provvedimenti a favore del mercato del lavoro non abbia incentivato la formazione e tirocini di alta qualità nella misura da noi auspicata, esso è senz’altro necessario vista l’attuale situazione. Tutti gli Stati membri trarrebbero beneficio dal disimpegno dell'impegno di bilancio e i paesi più in difficoltà riceverebbero anticipi supplementari. Versare denaro a volontà in un pozzo senza fondo, senza alcuna misura di accompagnamento, può essere pericoloso ed ho pertanto respinto la proposta.

 
  
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  Rovana Plumb (S&D), per iscritto. (RO) Tenuto conto della crisi economica e finanziaria, è necessario ottimizzare l’utilizzo dei provvedimenti volti a semplificare specifiche procedure di accesso ai fondi europei. Tra i provvedimenti vi sono:

- la concessione di anticipi supplementari per il 2010 agli Stati membri colpiti dalla crisi, garantendo un flusso monetario regolare e agevolando i pagamenti ai beneficiari durante la fase di attuazione dei programmi;

- la proroga del termine per il calcolo del disimpegno automatico dell'impegno di bilancio annuale relativo al contributo complessivo annuale per il 2007, che migliorerà l’assorbimento dei fondi impegnati per taluni programmi operativi e garantirà un adeguato sostegno delle iniziative a favore del mantenimento e della creazione di posti di lavoro;

- gli Stati membri che hanno ricevuto aiuti nel 2009, in conformità alla legislazione che istituisce un meccanismo di sostegno finanziario a medio termine delle bilance dei pagamenti degli Stati membri, nel 2010 potranno beneficiare, a determinate condizioni, del 2 per cento del contributo del Fondo di coesione e del 4 per cento del contributo del FSE al programma operativo.

Tali provvedimenti contribuiranno allo sviluppo di un mercato del lavoro completo e flessibile e al netto miglioramento dell’influsso positivo generato dai finanziamenti comunitari sull’economia in generale, e soprattutto sulle piccole e medie imprese e sul mercato del lavoro.

 
  
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  Raül Romeva i Rueda (Verts/ALE), per iscritto. (EN) Ho votato contro la presente relazione perché noi del gruppo Verde/Alleanza libera europea abbiamo presentato sei emendamenti, e sono stati tutti respinti.

 
  
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  Nuno Teixeira (PPE), per iscritto. (PT) Ho votato a favore della presente proposta, in quanto credo sia una questione di grande importanza per il Portogallo e specialmente per le sue regioni periferiche, maggiormente esposte alla crisi attuale, che risentono dei suoi effetti in modo più intenso e che hanno bisogno di più tempo per riemergerne.

Sebbene concordi in linea di massima con il contenuto della proposta, mi sento in dovere di sottolineare le difficoltà affrontate dalle autorità regionali e locali nell’assicurarsi la concessione dei fondi che permetterebbero loro di fornire la loro parte del finanziamento di progetti cofinanziati dall’UE. Mi ha deluso vedere il Consiglio bloccare la possibilità di portare al 100 per cento il cofinanziamento comunitario, seppur temporaneamente e sotto forma di anticipi che sarebbero stati compensati negli anni successivi dei programmi.

La soluzione di compromesso, seppur imperfetta, implica che i fondi comunitari per il 2007 non assorbiti dai programmi che sono stati lenti nell’avvio beneficeranno in via eccezionale di una proroga del termine prima di venir disimpegnati.

Siamo tutti consapevoli delle difficili scelte che famiglie e società devono fare in questo periodo e dell’importanza di provvedimenti come quelli ora previsti per la ripresa economica, che ci auguriamo sarà rapida e duratura.

 
  
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  Viktor Uspaskich (ALDE), per iscritto. (LT) La crisi finanziaria mondiale ha colpito tutti gli Stati membri dell’Unione europea. Ho la sensazione che gli Stati baltici abbiano subito il colpo più doloroso a seguito dell’uragano finanziario, con l’adozione di una serie di severi provvedimenti e con la perdita di numerosi posti di lavoro. Ci si presenta tuttavia un'occasione unica per trasformare la crisi in un’opportunità. Desideriamo offrire ai giovani lituani un futuro molto promettente in Lituania ed evitare la crescente fuga di cervelli, un obiettivo irraggiungibile senza i Fondi strutturali e di coesione dell’Unione europea, in particolare il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR). I Fondi strutturali costituiscono una grande fetta dei finanziamenti comunitari: 277 miliardi di euro sono stati stanziati per il bilancio 2007-2013. Il FESR stimola lo sviluppo economico e la ripresa economica nelle regioni meno prospere dell’Unione e contribuisce a finanziare provvedimenti, ad esempio per il risanamento di aree industriali colpite dalla contrazione di città e villaggi. Il fondo include importanti programmi regionali, come il programma della regione del Mar Baltico, per rafforzare l’identità e il riconoscimento regionale e svolge un ruolo importante nella riduzione delle differenze tra gli Stati membri dell’Unione, in particolare in termini di ambiente e reti transeuropee dei trasporti. Oggi (2007-2013) il Fondo sociale europeo ha un compito di vitale importanza: assistere imprese e lavoratori nell’adattarsi alle nuove condizioni del mercato e sostenere le innovazioni sul posto di lavoro, l’apprendimento permanente e un’aumentata mobilità. In Lituania il programma del FSE sta risolvendo la scarsità di forza lavoro mobilitando risorse umane, migliorando le specializzazioni e aumentando il livello delle qualifiche. Da quando è divenuta membro dell’Unione europea, la Lituania ha subito una massiccia fuga di cervelli e il modo migliore per combattere questo fenomeno è investire i fondi strutturali dell’Unione nei giovani professionisti.

 
  
  

Proposta di risoluzione (B7-0221/2010)

 
  
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  Elena Oana Antonescu (PPE), per iscritto. (RO) Ho votato a favore della presente risoluzione, presentata dalla Conferenza dei presidenti di commissione, che chiede alla Commissione di avanzare nuove proposte per le procedure decisionali interistituzionali in corso al momento dell’entrata in vigore del trattato di Lisbona e scaduta ormai scadute.

In quanto relatrice per il parere della commissione per l'ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare sulla ”proposta di raccomandazione del Consiglio relativa a misure di lotta contro le malattie neurodegenerative, in particolare il morbo di Alzheimer, tramite la programmazione congiunta delle attività di ricerca”, sostengo l’invito presentato dalla Conferenza dei presidenti di commissione alla Commissione europea a presentare una nuova proposta su queste procedure affinché il Parlamento venga consultato in modo consono al ruolo istituzionale attribuitogli anche dalle disposizioni del nuovo trattato.

 
  
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  Sophie Auconie (PPE), per iscritto. (FR) Grazie alla presente risoluzione il Parlamento europeo si occuperà direttamente di tutte le principali politiche dell’Unione europea. La risoluzione fornisce le modifiche giuridiche necessarie affinché il Parlamento possa svolgere al meglio il proprio ruolo sulla scena sia istituzionale che internazionale, garantendo la piena tutela degli interessi dei cittadini europei. Per questo motivo ho votato a favore della risoluzione.

 
  
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  Carlos Coelho (PPE), per iscritto. (PT) Il trattato di Lisbona attribuisce nuove responsabilità e nuovi poteri al Parlamento. Con la sua entrata in vigore il primo dicembre 2009, molte proposte presentate dalla Commissione sulla scorta dei trattati, ma a quella data ancora in sospeso (in stadi diversi della procedura legislativa o non legislativa) subiranno delle modifiche. In alcuni casi vi saranno differenze a livello di procedura decisionale, o perché la portata della procedura legislativa ordinaria è stata considerevolmente estesa, o perché si applica una nuova procedura di approvazione per la conclusione di accordi internazionali. In altri casi vi è solo una modifica della base giuridica. Con la propria proposta “omnibus” la Commissione intende procedere alla modifica formale di tali proposte, ma ne rimangono altre (che ricadevano nella sfera del vecchio terzo pilastro) per le quali il quadro giuridico è cambiato radicalmente; risultano quindi superate e vanno sostituite. In qualità di relatore dell’iniziativa di istituire un meccanismo di valutazione per monitorare l’attuazione dell’acquis di Schengen, invito la Commissione a presentare nuove proposte il prima possibile. Appoggio pertanto la proposta di risoluzione.

 
  
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  Edite Estrela (S&D), per iscritto. (PT) Ho votato a favore della risoluzione sulle ripercussioni dell'entrata in vigore del trattato di Lisbona sulle procedure decisionali interistituzionali in corso. L’entrata in vigore del nuovo trattato implica la necessità di ridefinire la base giuridica di proposte in sospeso. La Commissione e il Consiglio devono attuare con urgenza le necessarie modifiche alla luce del nuovo quadro legislativo.

 
  
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  Diogo Feio (PPE), per iscritto. (PT) L’entrata in vigore del trattato di Lisbona non ha solo imposto un nuovo quadro istituzionale e una nuova gerarchia di norme, ma richiede anche particolare attenzione in materia di procedure decisionali ancora in corso a quella data. In questi casi è mutata la base giuridica, così come le relative procedure, giustificando appieno il loro riesame.

 
  
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  José Manuel Fernandes (PPE), per iscritto. (PT) Il trattato di Lisbona attribuisce nuove responsabilità e nuovi poteri al Parlamento. Con la sua entrata in vigore il primo dicembre 2009, molte proposte presentate dalla Commissione sulla scorta dei trattati, ma a quella data ancora in sospeso, subiranno delle modifiche. In alcuni casi vi saranno differenze a livello di procedura decisionale, o perché la portata della procedura legislativa ordinaria è stata considerevolmente estesa, o perché si applica una nuova procedura di approvazione per la conclusione degli accordi internazionali. In altri casi vi è solo una modifica della base giuridica. Con la propria proposta “omnibus” la Commissione intende procedere alla modifica formale di tali proposte, ma ne rimangono altre(che ricadevano nella sfera del vecchio terzo pilastro) per le quali il quadro giuridico è cambiato radicalmente; risultano quindi superate e vanno sostituite.. Voto a favore della presente risoluzione del Parlamento europeo.

 
  
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  Eleni Theocharous (PPE), per iscritto. (EN) Voto contro la proposta di risoluzione sulle ripercussioni dell’entrata in vigore del trattato di Lisbona sulle procedure decisionali interistituzionali in corso in quanto essa include il regolamento relativo al cosiddetto direct trade, ovvero agli scambi diretti tra l’Unione europea e la parte occupata della Repubblica di Cipro.

La base giuridica del regolamento è del tutto errata, visto che la Commissione europea ha scelto l’articolo 133 del trattato – ora, in virtù del trattato di Lisbona, articolo 207, paragrafo 2 – che regola le questioni con i paesi terzi. Il ricorso a questa base giuridica sarebbe contrario al Protocollo 10 su Cipro che stabilisce chiaramente che la Repubblica di Cipro è divenuta membro dell’UE nella sua interezza, con la sospensione dell’acquis comunitario nella parte nord dell’isola a causa dell’occupazione turca. L’attuale base giuridica del regolamento è un insulto alla sovranità e all’integrità territoriale di uno Stato membro dell’Unione europea, la Repubblica di Cipro, e va contro i principi e i valori sui quali si fonda l’UE e che il Parlamento europeo deve rispettare e promuovere in quanto faro della democrazia europea.

 
  
  

Relazione Szájer (A7-0110/2010)

 
  
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  Alfredo Antoniozzi (PPE), per iscritto. − Ho espresso il mio voto a favore della relazione del collega Szájer, che vorrei ringraziare per l'eccellente lavoro di analisi svolto alla luce delle novità introdotte dal trattato di Lisbona.

Viste le ampie e molteplici implicazioni che avranno nella procedura legislativa gli "atti delegati", ritengo particolarmente condivisibile la volontà del Parlamento di sottoporre tali atti di delega a condizioni ben precise e chiare, al fine di poterne garantire un effettivo controllo democratico da parte di quest'Aula. Ritengo che occorrerà anche e soprattutto verificare nella prassi come funzionerà tale nuovo sistema per eventualmente apportarvi dei correttivi.

 
  
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  Carlos Coelho (PPE), per iscritto. (PT) Il trattato di Lisbona affronta il deficit democratico rafforzando i poteri sia del Parlamento europeo sia dei parlamenti nazionali. Questo è il quadro per il nuovo strumento che permette al legislatore di delegare parte dei propri poteri alla Commissione (articolo 290 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea), purché si tratti di arri non legislativi di portata generale che integrano o modificano determinati elementi considerati non essenziali dell'atto legislativo. Sarà dunque più facile e rapido colmare le lacune o regolamentare o aggiornare gli aspetti più specifici di un atto legislativo, evitando procedure legislative eccessivamente complesse e lunghe, che solevano avere un impatto negativo sul pubblico. Due aspetti che sono stati salvaguardati sono la possibilità di revocare la delega in qualunque momento e l’obbligo del consenso preliminare del Parlamento (e del Consiglio) per l’entrata in vigore di atti approvati dalla Commissione con delega. Sono favorevole a questa innovazione che dovrebbe prendere il posto del tristemente noto sistema della comitatologia, ma ora è urgente stabilire le modalità di attuazione delle deleghe, la loro portata, il loro obiettivo, i metodi di lavoro da utilizzare e i termini in base ai quali il legislatore può esercitare il proprio controllo.

 
  
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  Diogo Feio (PPE), per iscritto. (PT) L’entrata in vigore del trattato di Lisbona richiede il chiarimento di alcune norme, in particolare quelle giuridiche e procedurali, ad esempio in materia di procedura legislativa, gerarchia delle norme e poteri delle istituzioni. L’articolo 290, paragrafo 1, del trattato stabilisce che un atto legislativo può delegare alla Commissione il potere di adottare atti non legislativi di portata generale che integrano o modificano determinati elementi non essenziali dell'atto legislativo. Ciò avviene con speciali restrizioni e limitando fortemente la portata di tali atti. Ciononostante, questa descrizione dettagliata della legge sancita dal trattato è importante per prevenire libere interpretazioni che metterebbero a repentaglio la coerenza del diritto comunitario. Sebbene tali atti siano comuni negli Stati membri, lo stesso non si può dire degli atti in questione. La legittimità della Commissione e dei governi degli Stati membri non è la stessa e pertanto la delega legislativa alla prima esige maggiore cautela e attenzione e va utilizzata con moderazione. Concordo sul fatto che l’uso della delega legislativa dovrebbe consentire l’adozione di leggi semplici e accessibili, contribuendo così alla certezza giuridica, all’efficacia della delega e al controllo da parte del delegante.

 
  
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  Franz Obermayr (NI), per iscritto. (DE) In virtù dell’articolo 290 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea, il legislatore può delegare una parte dei poteri alla Commissione che, in virtù di essi, può solo integrare o modificare un atto legislativo. Gli atti delegati adottati di conseguenza dalla Commissione sono atti non legislativi di portata generale. Il relatore chiede un monitoraggio più rigoroso della Commissione durante l’esercizio dei suoi poteri legislativi delegati e per questo ho votato a favore dell’adozione della relazione.

 
  
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  Raül Romeva i Rueda (Verts/ALE), per iscritto. (EN) Ho votato a favore della relazione Szájer sul potere di delega legislativa e della relazione Speroni sull’immunità di Ransdorf, adottata a grande maggioranza.

 
  
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  Eva-Britt Svensson (GUE/NGL), per iscritto. (SV) Ho votato a favore della relazione sul potere di delega legislativa. L’articolo 290 del trattato di Lisbona consente al Parlamento di sollevare obiezioni o revocare le modifiche o integrazioni della Commissione agli atti legislativi. Questo richiede tuttavia una maggioranza assoluta, in altre parole la maggioranza dei parlamentari eletti. Considerando le assenze dei parlamentari, questo significa normalmente il 60 per cento dei votanti. In passato solo il Consiglio poteva fare questo, purché con la maggioranza qualificata dei voti. I gruppi di esperti della Commissione, accuratamente selezionati negli Stati membri, hanno una grande influenza sulla delega legislativa. Un esempio in proposito è il fatto che, tramite un gruppo di esperti, la Commissione ha acconsentito a un nuovo tipo di mais geneticamente modificato, nonostante Parlamento e Consiglio fossero contrari. Un secondo esempio è la direttiva originale sui servizi, dalla quale il Consiglio e il Parlamento hanno cancellato un paragrafo che proibiva la possibilità di richiedere un rappresentante permanente nel caso del distacco di lavoratori, in altre parole una controparte sindacale. La Commissione tuttavia si è opposta e ha redatto una serie di linee guida che stabilivano che non era necessario avere un rappresentante permanente. La Commissione vuole tutelare la propria indipendenza e continuare a usare i propri gruppi di esperti [COM(2009)0673]. Il relatore, l’onorevole Szájer, rifiuta sia i gruppi di esperti nazionali sia il coinvolgimento delle autorità nazionali, ma personalmente non condivido quest’ultimo punto.

 
  
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  Nuno Teixeira (PPE), per iscritto. (PT) Il trattato di Lisbona ha modificato il vecchio sistema della comitatologia, facendo riferimento a nuovi strumenti giuridici come gli atti delegati e gli atti di esecuzione. Con il nuovo trattato il Parlamento assume il ruolo di colegislatore, a fianco del Consiglio.

Sancire nel trattato la possibilità di delegare alla Commissione il potere di adottare atti non legislativi che integrano gli atti legislativi è un passo avanti in quanto pone le due istituzioni su un livello di parità. La presente relazione cerca di chiarire i termini in base ai quali si può attuare la delega dei poteri da parte del Parlamento e del Consiglio alla Commissione, in virtù dell’articolo 290 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea. Il documento sottolinea l’importanza del principio della libertà del legislatore di delegare i poteri alla Commissione come strumento per legiferare meglio.

La relazione sostiene la necessità di evitare l’imposizione al legislatore di obblighi aggiuntivi, oltre a quelli già contenuti nel trattato. Il legislatore deve permettere alla Commissione di esercitare il potere delegato in modo efficace e deve monitorare adeguatamente l’uso che ne viene fatto. Per i suddetti motivi, e tenuto conto del fatto che la priorità deve essere l’adozione dell’acquis nelle aree non soggette alla procedura di codecisione prima del trattato di Lisbona, ho votato a favore del documento.

 
  
  

Relazione van Dalen (A7-0114/2010)

 
  
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  Zigmantas Balčytis (S&D), per iscritto. (LT) La competitività dei trasporti marittimi europei deve rimanere uno degli obiettivi strategici della politica UE in questo settore. Per raggiungere questo traguardo dobbiamo garantire il sostegno necessario in materia di innovazione, ricerca scientifica e sviluppo, elementi che permetteranno di rendere più rapido il processo di ammodernamento delle infrastrutture portuali, consentendo l’applicazione delle più moderne tecnologie dell’industria cantieristica. Uno snellimento dell’iter amministrativo e burocratico porterà all’aumento degli investimenti pubblici e privati nei settori portuale e del trasporto marittimo. Lo sviluppo di una rete di trasporti transeuropea, misure a favore delle “autostrade del mare” e la promozione dei trasporti intermodali porterà alla creazione di un sistema europeo di trasporti marittimi competitivo e ricettivo alle innovazioni. Dobbiamo inoltre affrontare la questione dell'armonizzazione della tassazione applicata agli equipaggi imbarcati su navi battenti bandiera dell’Unione europea.

 
  
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  Mara Bizzotto (EFD), per iscritto. − Il territorio marino dell’Unione europea è il più vasto del mondo. L'economia marittima fornisce lavoro a cinque milioni di persone mentre il 5% del PIL comunitario proviene da industrie e servizi collegati direttamente a tale settore. Dati e fatti dimostrano univocamente che il mare costituisce una risorsa cruciale per l’occupazione e la crescita degli Stati Membri, soprattutto quando si prende in considerazione la sua dimensione internazionale e dunque il livello di pressioni che esso é chiamato a sopportare in termini di concorrenziale mondiale.

A questo proposito, la relazione presenta aspetti molto positivi per quanto riguarda la richiesta di incentivi a livello nazionale per il settore marittimo e di maggior coordinamento normativo a livello di UE, che possa avviare uno snellimento delle procedure burocratiche favorevole all'innalzamento della competitività dell'intero settore. Condivido l'impostazione della relazione e per questo voterò a suo favore.

 
  
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  Marielle De Sarnez (ALDE), per iscritto. (FR) La delegazione di Mouvement démocrate accoglie con favore l'adozione degli obiettivi strategici per la politica UE dei trasporti marittimi fino al 2018. La risoluzione adottata prevede in particolare il miglioramento delle carriere marittime attraverso il rafforzamento delle qualifiche professionali e l’armonizzazione della formazione a livello europeo. E’ infatti fondamentale fornire una formazione permanente e una riqualificazione ai lavoratori marittimi a tutti i livelli, a terra e a bordo. Date queste premesse, gli Stati membri devono ratificare al più presto la convenzione dell’OIL del 2006 sul lavoro marittimo. Affinché il trasporto marittimo rimanga una delle modalità di trasporto meno inquinanti, dobbiamo ancora realizzare progressi notevoli per ridurre le emissioni di ossido di zolfo e di azoto, di particelle fini (PM10) e di CO2. Per questo motivo gli europarlamentari di Mouvement démocrate lamentano il rifiuto da parte della Commissione di includere il settore marittimo nel sistema di scambio di quote di emissione. Dobbiamo continuare in questa direzione e per farlo è imprescindibile che l'Organizzazione marittima internazionale (OMI) stabilisca degli obiettivi di riduzione, da applicare in tutti gli Stati membri, per evitare distorsioni della concorrenza nei confronti delle flotte di paesi terzi.

 
  
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  Diogo Feio (PPE), per iscritto. (PT) La Commissione ha avanzato una comunicazione sugli obiettivi strategici e le raccomandazioni per la politica UE dei trasporti marittimi fino al 2018. La proposta tocca una vasta serie di argomenti correlati alla politica europea dei trasporti marittimi e concede un ampio margine di iniziativa a tutte le parti interessate per raggiungere gli obiettivi strategici e le raccomandazioni presentati.

I principali argomenti trattati nella proposta della Commissione sono: (i) il valore e la competitività dei trasporti marittimi europei sul mercato globale; (ii) le opportunità di lavoro del settore; (iii) la qualità dei trasporti marittimi europei; (iv) la cooperazione internazionale; (v) i trasporti marittimi europei come parte dell’economia europea e come forza trainante per l’integrazione economica; (vi) l’Europa come leader mondiale nella ricerca e nell’innovazione nel settore marittimo.

In virtù della posizione geografica del Portogallo e dell’importanza strategica del mare, questo argomento riveste per il mio paese un ruolo fondamentale e dobbiamo quindi fornire il nostro pieno sostegno e impegnarci a favore di qualsiasi iniziativa mirata allo sviluppo di una “economia del mare”.

 
  
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  José Manuel Fernandes (PPE), per iscritto. (PT) Il settore marittimo europeo fornisce un contributo vitale ed evidente sia all'economia interna sia al sistema di trasporti dell’Unione europea. Nella definizione di una politica dei trasporti europea va quindi attribuita la massima priorità agli interessi dei trasporti marittimi europei. Questo settore opera ed è competitivo nel contesto del mercato globale e si trova dinanzi a grandi sfide ambientali. Occorre, innanzi tutto, migliorare considerevolmente le prestazioni ambientali delle imbarcazioni e ridurre le emissioni di SOx, NOx, di particelle fini e di CO2. Vorrei sottolineare che è fondamentale concludere, a livello globale, accordi in materia al fine di contrastare il rischio di un cambiamento di bandiera a favore di paesi non partecipanti. Per quanto riguarda la sicurezza, vorrei sottolineare che agli Stati membri viene richiesta l’applicazione pratica del pacchetto legislativo, in tempi brevi e in modo corretto, soprattutto in relazione al memorandum d’intesa di Parigi, che fa riferimento a controlli basati sui rischi, evitando così controlli inutili, aumentando l’efficacia dei controlli e alleggerendo l’onere amministrativo a carico dei soggetti controllati.

 
  
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  Jean-Luc Mélenchon (GUE/NGL), per iscritto. (FR) L'invito a ridurre l'impronta di carbonio delle navi e delle strutture portuali migliorando le infrastrutture per le imbarcazioni, l’invito a ridurre le emissioni di ossido di zolfo e di azoto, di particelle fini (PM10) e di CO2, o anche la definizione di zone marittime di controllo delle emissioni sono misure che potrebbero avere un risvolto positivo sulla base di come verranno applicate. La costante supremazia della concorrenza libera e priva di distorsioni e la subordinazione dei diritti dei lavoratori marittimi alla competitività sono elementi che evidenziano quanto questa relazione vada contro gli interessi dei lavoratori del settore, nonché contro l’interesse generale. Per questo ho votato contro il testo.

 
  
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  Nuno Melo (PPE), per iscritto. (PT) Adottando questa relazione, definiamo gli obiettivi fondamentali per la creazione di una politica europea dei trasporti marittimi, che stanno gradualmente raggiungendo il centro della scena internazionale perché sono sostenibili dal punto di vista ambientale e hanno il potenziale per diventarlo sempre più. Il settore dei trasporti marittimi è fondamentale per l'economia europea, non solo per quanto riguarda il trasferimento di passeggeri, materie prime, servizi e prodotti energetici, ma anche perché riveste un ruolo centrale per un’ampia gamma di attività marittime, legate al settore navale, alla logistica, alla ricerca, al turismo, alla pesca e all’acquacoltura, per citarne alcuni.

 
  
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  Raül Romeva i Rueda (Verts/ALE), per iscritto. (EN) Ho votato a favore della relazione Van Dalen sugli obiettivi strategici e le raccomandazioni per la politica UE dei trasporti marittimi fino al 2018, benché il nostro emendamento per l'inclusione del trasporto marittimo nel sistema di scambio di quote di emissioni sia stato rifiutato dalla maggioranza (votazione per appello nominale).

 
  
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  Vilja Savisaar (ALDE), per iscritto. (ET) Il futuro del settore dei trasporti marittimi europeo riveste un ruolo molto importante dal punto di vista economico, sociale e ambientale. Il voto di oggi riguarda la proposta di una strategia per la politica UE dei trasporti marittimi fino al 2018, che potrebbe interessare direttamente il 41 per cento delle imbarcazioni europee e, indirettamente, i trasporti marittimi a livello globale. Il gruppo dell’Alleanza dei Liberali e dei Democratici per l’Europa sostiene questa relazione poiché soddisfa le nostre aspettative e accoglie le nostre proposte di miglioramento. A nostro parere, queste devono essere le parole chiave per il futuro del settore dei trasporti marittimi: efficienza, sostenibilità ambientale e condizioni di mercato eque. E’ quindi fondamentale che la relazione adottata oggi inviti tutti gli Stati membri a ratificare la convenzione dell’Organizzazione marittima internazionale, al fine di garantire migliori condizioni ai lavoratori marittimi, agli armatori e all’ambiente. Vorrei infine ringraziare il relatore per l'estrema cooperazione e apertura dimostrate nella redazione del suo testo.

 
  
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  Nuno Teixeira (PPE), per iscritto. (PT) I trasporti marittimi rappresentano per l’Europa, senza ombra di dubbio, un vantaggio in termini di concorrenza, ma c’è ancora molto da fare per promuovere i trasporti intermodali e co-modali; questo significa anche rivalutare il trasporto marittimo come alternativa realmente concorrenziale.

L’industria marittima si trova ad affrontare una serie di sfide, che potrebbero trasformarsi in reali opportunità se sapremo sfruttarle investendo nella formazione di giovani tecnici e facendo così fronte alla penuria di professionisti nel settore. Altre priorità per attrarre finanziamenti nel settore portuale sono naturalmente lo sviluppo tecnologico e la riduzione di inutili oneri amministrativi.

Bisogna ricercare imbarcazioni più sicure e pulite, attraverso la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra e offrendo misure efficaci per contrastare la pirateria. Le pressioni che minacciano la posizione delle flotte marittime europee – legate principalmente agli aiuti di Stato che il settore riceve in paesi terzi – devono essere gestite in un contesto definito all’interno dell’Organizzazione mondiale del commercio.

E’ necessario continuare a sviluppare le infrastrutture e la capacità portuale europee, così come le “autostrade del mare”, elemento importante per gli Stati meridionali e periferici, come il Portogallo, e per le regioni ultraperiferiche, come Madeira.

La relazione adottata oggi affronta per sommi capi proprio queste linee guida e per questo ho votato a favore.

 
  
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  Viktor Uspaskich (ALDE), per iscritto. (LT) Oltre l’80 per cento degli scambi mondiali avviene via mare e per questo i trasporti marittimi rimangono la colonna portante del commercio internazionale. L’Unione europea è, a livello mondiale, il principale esportatore e il secondo importatore; i trasporti e i servizi correlati rivestono quindi un ruolo essenziale se vogliamo che le società europee siano competitive su scala mondiale. Il cabotaggio è un passaggio importante della catena dei trasporti europei, dal momento che è responsabile per il trasporto di circa il 40 per cento delle merci all’interno dell’Europa. Ogni anno, oltre 400 milioni di passeggeri utilizzano i porti europei e in questo modo i trasporti marittimi influenzano direttamente la qualità della vita dei cittadini europei. Il Parlamento europeo difende a spada tratta la politica EU dei trasporti marittimi, che va a sostegno anche di altre politiche, in particolare di una politica marittima integrata. Anche il settore dei trasporti via mare è stato colpito dalla crisi finanziaria globale ed è davvero giunto il momento di sfruttare il potenziale economico di questo settore per stimolare la crescita economica e sociale, nonché la stabilità ambientale. La competitività sul lungo periodo dei trasporti marittimi europei rappresenta un caposaldo della relativa politica UE, che promuove trasporti sicuri, puliti ed efficienti, oltre alla creazione di posti di lavoro nel settore. Un piano strategico, che prenda in considerazione lo sviluppo dei trasporti, dei porti e di settori analoghi, è fondamentale per la semplificazione della politica UE dei trasporti marittimi, che ci permetterà di affrontare le sfide future quali, per esempio, la lotta alla pirateria e la riduzione dell’impatto ambientale dei trasporti. Si rende indispensabile un approccio integrato e intersettoriale che comprenda le politiche in materia di pesca, trasporti, ambiente, energia, industria e ricerca scientifica. Sono finiti i giorni in cui la concorrenza era tra l'Europa e gli Stati confinanti, e questo vale sia per la Lituania sia per il resto d’Europa.

 
  
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  Dominique Vlasto (PPE), per iscritto. (FR) Sono favorevole all’adozione di questa relazione che include anche alcune mie proposte per il futuro della politica dei trasporti marittimi e dei settori correlati, quali l’industria cantieristica, il turismo e la pesca. Mi preme riaffermare la necessità di considerare la sicurezza come un requisito fondamentale nei trasporti via mare e vorrei sottolineare, nonostante il difficile contesto economico, la fondamentale importanza del rispetto degli elevati standard di protezione dell’ambiente costiero e marino. L’atteso aumento del volume di merci e passeggeri, le norme ambientali più rigide e la necessità di promuovere l’intermodalità e i cambiamenti di modalità di trasporto rendono indispensabile l’ammodernamento delle infrastrutture portuali. Queste misure strutturali richiedono sostanziali investimenti affiancati da norme finanziarie trasparenti ed eque, che permettano di sostenere l’innovazione e aumentare la competitività dei porti europei. Infine, accolgo con favore la presenza della dimensione sociale nella nostra strategia, che sottolinea in particolare l’occupazione, la formazione, il perfezionamento professionale dei lavoratori marittimi e delle loro condizioni di lavoro, sia a terra sia a bordo.

 
  
  

Relazione Trüpel (A7-0028/2010)

 
  
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  Elena Oana Antonescu (PPE), per iscritto. (RO) Europeana, la biblioteca digitale europea, è un portale unico, diretto e multilingue del patrimonio culturale europeo, che permetterà a un pubblico molto ampio di lettori di avere accesso a documenti del patrimonio europeo rari o antichi, la cui consultazione è difficile per ragioni attinenti alla loro conservazione.

Nella proposta di risoluzione oggetto del voto odierno, ho richiesto alla Commissione europea di avviare una speciale campagna mediatica e online, rivolta agli studenti e ai docenti a tutti i livelli di istruzione, incentrata sull’uso delle risorse digitali di Europeana a fini educativi, per pubblicizzare il sito del portale. Europeana deve diventare uno dei principali punti di riferimento per l’istruzione e la ricerca e sarà in grado di avvicinare i giovani europei al loro patrimonio culturale, contribuendo alla coesione interculturale nell’Unione europea.

In questa proposta di risoluzione, il Parlamento europeo incoraggia gli Stati membri a contribuire ai contenuti del progetto Europeana e a intensificare i loro sforzi nel fornire documenti dalle loro biblioteche e istituzioni culturali nazionali onde consentire ai cittadini europei il pieno accesso al loro patrimonio culturale.

 
  
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  Sophie Auconie (PPE), per iscritto. (FR) Europeana, la biblioteca digitale europea, persegue un obiettivo molto ambizioso: la digitalizzazione di tutti i documenti europei per renderli accessibili al pubblico. Si tratta di un progetto a lungo termine che richiede stretti controlli e progressi valutabili. La relazione di iniziativa propone l’obiettivo di 15 milioni di opere rese disponibili entro il 2015 nonché l’accesso per tutti al sito web in tutte le lingue europee.

Questo progetto europeo è fondamentale in quanto contribuisce al rafforzamento del nostro patrimonio comune, alla sua influenza nel mondo, evitando in questo modo il monopolio dei documenti da parti dei enti privati. Ho quindi votato decisamente a favore di questo ambizioso progetto.

 
  
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  Zigmantas Balčytis (S&D), per iscritto. (EN) Ho votato a favore della relazione poiché ritengo che l’accesso a documenti culturali ed educativi debba esser una priorità per migliorare gli standard di vita e di istruzione all’interno dell’Unione europea. Con il proposito di offrire vantaggi a tutti i cittadini europei attraverso l’accesso a Europeana, dobbiamo prevedere, quanto prima, la sua pubblicazione in tutte le lingue UE nonché formati accessibili e tecnologie adeguate per garantire i vantaggi della tecnologia digitale e un rapido accesso all’istruzione e alle informazioni anche alle persone con disabilità. La disponibilità di Europeana va migliorata per garantire l’accesso gratuito per gli allievi, gli studenti e i docenti delle scuole secondarie, delle università e degli altri istituti di istruzione. E’ quindi fondamentale garantire e semplificare l’accesso universale al patrimonio culturale europeo e provvedere alla sua promozione e conservazione per le generazioni future.

 
  
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  Mara Bizzotto (EFD), per iscritto. − La raccolta e la conservazione del patrimonio artistico e culturale degli Stati Membri dell'Unione europea attraverso l'implementazione di una piattaforma multimediale che, raccogliendo immagini, suoni, video, rappresenti congiuntamente una biblioteca, un museo e un archivio: questa è la finalità del progetto Europeana che, avviato nel 2008, mette oggi in rete il patrimonio artistico europeo, grazie al contributo di oltre mille istituzioni culturali.

Pur presentando ancora numerosi punti di debolezza, tra i quali la publicizzazione e la comunicazione del progetto stesso, il problema della messa in rete delle opere "orfane" o coperte dal diritto d'autore e, non ultimo, la disomogeneità, sia in termini di oggetti che di materiali resi disponibili, EUROPEANA sfrutta le nuove tecnologie per realizzare la digitalizzazione su larga scala del patrimonio culturale europeo, attingendo non solo a risorse a livello comunitario ma anche a livello nazionale e privato.

La conservazione della memoria artistica e la preservazione delle manifestazioni e delle specificità culturali dei singoli Stati Membri sono temi fondamentali per assicurare alle nuove generazioni di mantenere salda la propria identità. Per questo motivo sono a favore del progetto di relazione.

 
  
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  Ioan Enciu (S&D), per iscritto. (RO) Dopo il risultato positivo della votazione sulla relazione “Europeana, le prossime tappe” e in qualità di relatore per parere della commissione per l’industria, la ricerca e l’energia, accolgo con favore l’adozione di questo documento e spero che la Commissione adotti presto le raccomandazioni in esso contenute. Nel corso delle discussioni tenutesi in seno alla mia commissione in merito alla relazione, sono stati trattati una serie di argomenti, quali la struttura informatica, la gestione del sito Europeana.eu, il libero accesso alle informazioni contenute nella biblioteca, la necessità di standardizzare i processi di digitalizzazione e il problema della copertura mediatica del sito web. Alcune tematiche sono anche incluse nella relazione presentata dalla commissione per la cultura e l’istruzione, il che mi porta a ritenere di essere riuscito nell’intento di redigere una relazione completa.

Credo, comunque, che si debba proseguire la discussione su determinati argomenti, non adottati nella loro interezza, quali la gestione del sito, i metodi di finanziamento e, soprattutto, la strutturazione del sito sotto forma di un database unico e non di un portale. Spero che le raccomandazioni che abbiamo presentato e le riflessioni della Commissione in merito alle tematiche indicate possano portare il nostro progetto al successo. Europeana può trasformarsi in una conquista per l’Unione europea poiché si basa sui valori e gli ideali europei e fornisce un centro focale per l’informazione culturale europea.

 
  
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  Edite Estrela (S&D), per iscritto. (PT) Ho votato a favore della relazione “Europeana, le prossime tappe”, che incoraggia gli Stati membri ad essere più attivi nel fornire contributi dalle loro biblioteche e istituzioni culturali nazionali, onde consentire ai cittadini europei il pieno accesso al loro stesso patrimonio culturale. L’obiettivo di caricare più di 15 milioni di opere sul sito in tempi brevi potrebbe aiutarci a proteggere il patrimonio culturale europeo, al fine di offrire alle generazioni future la possibilità di costituire una memoria collettiva europea.

 
  
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  Diogo Feio (PPE), per iscritto. (PT) Anche quando le divisioni e i conflitti tra gli Stati europei erano più evidenti, la cultura e la scienza europea sono sempre riuscite a superare le frontiere, diffondendosi in tutti i territori che oggi compongono l’Unione europea, e anche oltre. A questo proposito, è doveroso sottolineare il ruolo delle università che, grazie alle loro origini religiose, hanno svolto il ruolo principale nel riunire le frammentate aree di quella che divenne poi la respublica cristiana e nel ricordare quanti sono riusciti a superare le divisioni e a far valere le proprie idee in tutto il continente e nel mondo. In quanto portoghese ed erede di una lingua e una cultura che si è diffusa a livello mondiale, sostengo l’impegno profuso per dare maggiore visibilità e accesso alla cultura e alla scienza europea agli occhi di quanti la vogliono condividere. A questo proposito, Europeana porta avanti la tradizione europea e spero che il progetto proseguirà in modo sostenibile e che il mio paese, in linea con la vocazione universalistica, collaborerà al progetto con rinnovato impegno.

 
  
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  José Manuel Fernandes (PPE), per iscritto. (PT) Europeana è stata inaugurata nel novembre 2008 allo scopo di rendere accessibile a tutti, via Internet, il patrimonio culturale e scientifico europeo. Oggi Europeana ha in catalogo 6 milioni di opere digitalizzate e l’obiettivo è raggiungere i 10 milioni entro giugno 2010. Questa seconda fase del progetto vedrà la presentazione, nel 2011, di un Europeana.eu pienamente operativo, che sarà maggiormente orientato al multilinguismo e comprenderà funzioni di web semantico. In Europeana è disponibile solo il 5 per cento di tutti i libri digitali, di cui quasi la metà proviene dalla Francia. Al progetto contribuiscono in misura rilevante anche la Germania (16 per cento), i Paesi Bassi (8 per cento) e il Regno Unito (8 per cento), mentre tutti gli altri paesi forniscono ciascuno un contributo pari al 5 per cento o inferiore. E’ auspicabile un maggiore impegno da parte degli Stati membri, ma sostengo l’obiettivo dei 15 milioni di diversi oggetti digitalizzati in Europeana entro il 2015. Una particolare attenzione deve essere riservata alle opere fragili e che rischiano di scomparire in breve tempo e, tra queste, ai materiali audiovisivi. Bisogna trovare il modo per includere anche materiale ancora soggetto al diritto d’autore, al fine di includere sia opere attuali che del recente passato

 
  
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  João Ferreira (GUE/NGL), per iscritto. (PT) Lo sviluppo della biblioteca, del museo e dell’archivio digitali europei – che comprendono le opere letterarie nonché materiale di importanza scientifica e culturale – porterà significativi vantaggi nei campi dell’istruzione, della ricerca e della cultura. Affinché tale patrimonio sia disponibile a tutti e il pubblico possa godere di questi vantaggi, non solo in Europa ma in tutto il mondo, è fondamentale che Europeana garantisca il libero accesso alle sue risorse. Non dobbiamo dimenticare l'importanza di prevedere formati e mezzi che ne assicurino l’accesso anche alle persone con disabilità.

Alcuni aspetti della risoluzione adottata sono, cionondimeno, poco chiari, mentre altri non sono stati sviluppati abbastanza. Innanzi tutto, non è chiaro il criterio di selezione dei contenuti culturali e scientifici che saranno inclusi in Europeana, né chi li sceglierà o in che modo saranno gestiti: si tratta di problemi importanti per valutare fino a che punto questo strumento garantirà la corretta rappresentazione della diversità del patrimonio culturale europeo.

Altri dubbi riguardano invece le modalità di funzionamento dei partenariati pubblico-privati proposti nella relazione e il finanziamento generale delle istituzioni culturali associate a Europeana. Riteniamo che il patrimonio culturale e scientifico appartenga a tutti e debba, per questo, essere liberamente accessibile a tutti i cittadini; non deve essere considerato come una merce di scambio.

 
  
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  Sylvie Guillaume (S&D), per iscritto. (FR) Dobbiamo assicurarci che tutti i cittadini europei abbiano accesso ai tesori artistici e culturali dell’Europa, che ne rappresentano l’eredità. Partendo da questa premessa e nonostante alcune difficoltà iniziali, nel 2008 è stata inaugurata Europeana, la straordinaria biblioteca digitale che raccoglie oggi circa 6 milioni di opere digitalizzate. I contenuti di Europeana vanno ancora aggiornati, nel rispetto dei diritti di proprietà intellettuale. Personalmente, attribuisco particolare importanza agli interventi volti a facilitare l’accesso a questo strumento anche alle persone con disabilità, alle quali gli Stati membri dovrebbero fornire gratuitamente l’accesso alla conoscenza collettiva europea, attraverso formati e tecnologie adeguate.

 
  
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  Cătălin Sorin Ivan (S&D), per iscritto. (RO) Il progetto Europeana, la biblioteca digitale dell’Unione europea, deve essere accolto come un’iniziativa volta a creare un forum culturale europeo, che fornirà ai cittadini dell’UE accesso illimitato al patrimonio culturale europeo. Purtroppo però, nonostante l’avvio del progetto nel novembre 2008, non si sono ancora registrati progressi, principalmente a causa di problemi legati al copyright e agli scarsi finanziamenti. La versione finale della relazione del Parlamento europeo adottata oggi avanza raccomandazioni utili per la gestione futura del progetto. Innanzi tutto, è necessario rivedere il tipo di finanziamento, considerando anche i partenariati pubblico-privati e il contributo da parte degli Stati membri, che al momento sono piuttosto altalenanti. In secondo luogo, la relazione evidenzia come sia possibile raggiungere risultati concreti non solo attraverso un massiccio processo di digitalizzazione delle opere letterarie, ma anche identificando soluzioni immediate che permettano l’impiego di opere protette da copyright. Questa relazione può contribuire in modo sostanziale al quadro esistente attraverso le norme proposte in merito alla visualizzazione delle opere, che deve essere gratuita, mentre verrà applicato un prezzo ragionevole per il download.

 
  
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  Nuno Melo (PPE), per iscritto. (PT) La diffusione del patrimonio culturale europeo è vantaggiosa per numerosi settori, in particolare per l'istruzione, la scienza, la ricerca e il turismo, Questa diffusione, però, non sta avvenendo in modo uniforme e vi sono grandi differenze tra gli Stati membri per quanto riguarda la digitalizzazione del loro patrimonio culturale. Si rende quindi necessario un impegno comune per la rapida adozione di nuove tecnologie che permettano di convertire rapidamente l'intero patrimonio culturale europeo in formati digitali di alta qualità. Questo impegno è necessario affinché la nostra eredità venga diffusa in tutto il mondo, permettendo a tutti di avere accesso alla ricchezza culturale europea.

 
  
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  Andreas Mölzer (NI), per iscritto. (DE) Milioni di libri, mappe e fotografie dagli Stati membri sono ora disponibili nella biblioteca digitale Europeana. E’ logico che gli operatori commerciali registrino un numero maggiore di visitatori su siti quali Google Books e che decidano di svilupparli e dipende dalla crescente consapevolezza del pubblico dell’esistenza di Google Books. Per ottenere rapidi progressi su Europeana e aumentare la conoscenza della biblioteca digitale, dovremmo coinvolgere di più nel progetto le università e gli istituti culturali; solo a quel punto potremo prendere in considerazione ulteriori risorse finanziarie. Anche se Europeana è importante per il patrimonio e la conoscenza culturale europei, il consenso per un aumento nel finanziamento (da ricavare dai fondi per lo sviluppo economico) è limitata, soprattutto in questo periodo di crisi finanziaria e in considerazione dei miliardi che saranno stanziati per aiutare la Grecia. Mi sono quindi astenuto dal voto.

 
  
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  Wojciech Michał Olejniczak (S&D), per iscritto. (LT) Il motto dell'UE "Uniti nella diversità" è decisamente calzante per il progetto Europeana. Ho votato a favore di questa relazione perché rappresenta il primo vero tentativo di presentare al mondo il patrimonio culturale europeo in formato digitale. L’Europa possiede uno dei più vasti tesori culturali nascosti che, dal mio punto di vista, deve essere accessibile alla più vasta parte della società. E’ un peccato che non tutti gli Stati membri forniscano gli stessi contributi nel trasferimento del proprio patrimonio culturale alla biblioteca virtuale; mi sto riferendo in particolare ai nuovi Stati membri. Vi sono però anche altri problemi che non vanno trascurati: i finanziamenti al progetto, la cooperazione tra settore pubblico e privato e, soprattutto, la tutela dei diritti d’autore. Questi problemi vanno affrontati quanto prima per permettere ai cittadini europei e al mondo intero di avere accesso al patrimonio culturale europeo. Mi auguro che la relazione adottata acceleri ulteriormente l'attuazione del progetto Europeana.

 
  
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  Georgios Papanikolaou (PPE), per iscritto. (EL) Il risultato favorevole della votazione in merito al programma Europeana è indice del sostegno fornito all’impegno profuso per convertire in formato digitale il patrimonio culturale degli Stati membri, E’ comunque importante sottolineare che l’obiettivo primario è la tutela delle opere in formato elettronico, senza consentire agli utenti di modificarle; in breve, lo scopo non è sviluppare un nuovo motore di ricerca, ma sviluppare un sito web che sia al contempo un museo, una biblioteca e una fonte di conoscenza scientifica. La digitalizzazione del patrimonio culturale non sarà tuttavia possibile senza l’aiuto degli Stati membri e delle agenzie nazionali. Il 47 per cento dei contenuti di Europeana è stato messo a diposizione dalla Francia, mentre altri paesi, che dovrebbero contribuire in modo consistente dato il loro vasto patrimonio culturale – come la Grecia, per esempio – hanno fornito appena una minima parte delle opere in formato digitale. Dobbiamo prestare particolare attenzione alla tutela dei diritti di proprietà intellettuale. Il passaggio al formato digitale significa un accesso libero per tutti i cittadini alla conoscenza e alla scienza; in nessun caso però deve corrispondere a un nuovo campo d’azione per la pirateria informatica e per la mancata assunzione di responsabilità.

 
  
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  Robert Rochefort (ALDE), per iscritto. (FR) Nel 2000 l'idea di creare una biblioteca virtuale europea prese forma, con l'obiettivo di mettere on line il patrimonio culturale europeo, rendendolo accessibile a tutti. Pensando a Europeana, si pensa alla cultura. Attualmente Europeana offre, a portata di un click, oltre sette milioni di “oggetti digitalizzati” (ovvero immagini, testi, registrazioni e filmati), che comprendono sia opere di fama mondiale sia piccoli tesori nascosti. I contributi sono forniti da oltre 1 000 istituzioni culturali, tra le quali gallerie d’arte, archivi, biblioteche e musei, inclusi il Rijksmuseum, la British Library e addirittura il Louvre. Il progetto è però ben lontano dall’essere concluso. La nuova versione di Europeana, attualmente in fase di sviluppo, verrà inaugurata quest’anno con l’obiettivo di superare la quota di 10 milioni di oggetti digitalizzati entro giugno. Per raggiungere questo traguardo, dovremo affrontare molte sfide, tra cui il rafforzamento dei contenuti sul lungo periodo, l’inclusione di più materiale protetto da copyright, la risoluzione della questione delle opere fuori stampa od orfane, trovare nuovi metodi di finanziamento, migliorare l’accesso per le persone con disabilità, fornire un servizio pienamente multilingue. Sono questioni che vanno affrontate con accortezza nel testo oggetto della votazione e che, personalmente, ho appoggiato.

 
  
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  Joanna Senyszyn (S&D), per iscritto. – (PL) In quanto membro della commissione per la cultura e l’istruzione, appoggio la relazione su “Europeana, le prossime tappe”. Europeana, attraverso l’unione delle risorse delle biblioteche digitali nazionali, è diventata il punto di accesso al patrimonio culturale e scientifico dell’umanità. Il progetto ha il sostegno della Stowarzyszenie Bibliotekarzy Polski, l’associazione bibliotecaria polacca, ma la sua realizzazione richiede risorse finanziarie stabili che garantiscano la partecipazione delle biblioteche nazionali, nonché l’accesso universale alle risorse di Europeana. Attualmente solo il 5 per cento del patrimonio culturale europeo è disponibile in formato digitale; circa la metà (il 47 per cento) è stato messo a disposizione dalla Francia, il 6 per cento dalla Germania, mentre sia i Paesi Bassi che il RegnoUnito contribuiscono per il 5 per cento. Il progetto si pone come obiettivo il raggiungimento dei 10 milioni di oggetti digitalizzati entro giugno 2010 e i 15 milioni entro il 2011. Per raggiungere questi traguardi è però necessario aumentare i finanziamenti per la digitalizzazione dei prodotti culturali, garantendo la stretta cooperazione tra titolari dei diritti intellettuali, istituzioni culturali e i settori pubblico e privato. Affinché il maggior numero possibile di persone possa accedere a Europeana, le opere devono essere disponibili in tutte le lingue ufficiali dell’Unione europea. E’ necessaria una campagna mediatica per sensibilizzare i cittadini in merito al progetto Europeana, un portale che deve inoltre considerare le necessità delle persone con disabilità, alle quali va comunque garantito il pieno accesso alla conoscenza collettiva europea. A questo proposito, la Commissione europea e gli editori privati devono fornire ai disabili versioni digitali speciali delle opere, come l’audio lettura.

 
  
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  Róża Gräfin Von Thun Und Hohenstein (PPE), per iscritto. – (PL) Credo che la biblioteca multimediale online Europeana rappresenti un passo molto significativo nel processo di digitalizzazione del patrimonio culturale europeo e mondiale. Per questo ho votato a favore della relazione Trüpel.

Questo progetto mette a disposizione oltre 4,5 milioni di libri, film, giornali mappe, riviste, fotografie e brani musicali e rappresenta per le generazioni future un archivio di materiale inizialmente prodotto su carta, tela o pergamena. Si tratta di un archivio di estremo valore sia per i cittadini comuni sia per i ricercatori, poiché agevola la fruizione di opere rare e di difficile accesso.

L’ostacolo maggiore all’ulteriore sviluppo di Europeana sono le diverse normative in materia di diritti d’autore nei vari Stati membri. Dobbiamo cercare di armonizzare la legge al fine di rendere disponibile il maggior numero di opere al maggior numero di cittadini possibile, garantendo al contempo un’equa ricompensa per gli autori. Il successo del progetto dipenderà in larga parte da un impegno finanziario continuo da parte degli Stati membri.

 
  
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  Marie-Christine Vergiat (GUE/NGL), per iscritto. (FR) Mi sono astenuta dal voto sulla risoluzione alternativa su “Europeana, le prossime tappe” perché è stata presentata dal gruppo del Partito popolare europeo (Democratico cristiano) nonostante la votazione che ha avuto luogo in seno alla commissione.

La nuova risoluzione riporta in larga parte il documento iniziale e include quindi gli emendamenti che avevo proposto e che erano stati adottati. Il nuovo testo però mira principalmente a negare ai cittadini gli strumenti per aggiungere contenuti ad Europeana attraverso uno spazio speciale e la prospettiva di sviluppare gli strumenti di Web 2.0.

Mi sono quindi rifiutata di sostenere questa iniziativa sia dal punto di vista della forma che dei contenuti

 
  
  

Relazione Paulsen (A7-0053/2010)

 
  
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  Luís Paulo Alves (S&D), per iscritto. (PT) Ho votato a favore della relazione Paulsen perché sollecita la Commissione europea a valutare l’attuazione del programma d’azione attualmente in vigore per il benessere degli animali (2006-2010) e a elaborarne uno successivo per il periodo 2011-2015. La presente relazione prevede altresì la creazione di un sistema di monitoraggio più rigoroso e sanzioni più efficaci per i proprietari di animali che non rispettino i requisiti di benessere stabiliti dalla legge nonché compensazioni a favore degli agricoltori europei per l’aumento dei costi di produzione associati a standard più elevati in materia di benessere degli animali; suggerisce inoltre di integrare il finanziamento di queste misure nei nuovi regimi di sovvenzione della politica agricola comune a partire dal 2013. Il prossimo programma d’azione dovrà incentrarsi su una normativa europea comune in materia di benessere animale, su un centro europeo per la salute e il benessere degli animali, su una migliore applicazione della legislazione vigente, sul nesso tra salute animale e salute umana e sulle nuove tecnologie.

 
  
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  Elena Oana Antonescu (PPE), per iscritto. (RO) A mio giudizio sono stati registrati molti progressi per quanto riguarda il benessere degli animali tramite l’attuazione del programma d’azione 2006-2010, poiché gran parte delle misure previste dal programma sono state applicate in modo soddisfacente.

In qualità di membro della commissione che monitora la sanità pubblica e la sicurezza alimentare, mi trovo particolarmente d’accordo con le misure adottate per ridurre gli effetti dannosi sulla salute umana causati dall’uso di antibiotici nella nutrizione animale, che fanno seguito al divieto del 2006: un ulteriore motivo per cui ho votato a favore della relazione.

Desidero comunque sottolineare la necessità che il prossimo programma d’azione comprenda più misure mirate al sostegno degli agricoltori europei e al miglioramento dell’applicazione della legislazione vigente sul trasporto degli animali negli Stati membri.

 
  
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  Liam Aylward (ALDE), per iscritto.(GA) Ho votato a favore della relazione sul programma d’azione per il benessere degli animali 2006-2010. La salute degli animali da reddito e non solo è importante per i cittadini, per il settore agricolo e l’economia dell’Europa.

Accolgo favorevolmente la raccomandazione, espressa nella relazione, di porre nel programma d’azione maggiore enfasi sull’applicazione della legislazione vigente. L’attuazione delle norme europee e i sistemi di sanzione relativi al benessere degli animali devono indubbiamente essere migliorati, al fine di garantire uno standard minimo soddisfacente per il benessere degli animali nell’Unione. I produttori e gli agricoltori europei devono rispettare standard elevati; concordo con la relazione che sostiene che i prodotti importati nell’Unione, come la carne, devono rispettare gli stessi requisiti in materia di benessere degli animali di quelli imposti agli operatori europei, affinché la concorrenza sia equa e ci siano condizioni paritarie per tutti gli attori del mercato.

 
  
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  Vilija Blinkevičiūtė (S&D), per iscritto. (LT) Ho votato ha favore della relazione perché è importante attuare la politica e la legislazione europee relative al benessere animale, al fine di stabilire standard comuni in questo ambito. Una buona salute animale e buone pratiche d’allevamento sono importanti non solo per il benessere degli animali, ma anche per la salute pubblica in generale. Poiché, nell’ambito della legislazione europea, tutti gli animali sono considerati esseri senzienti, dobbiamo rafforzare i controlli sul loro benessere e rispettare gli standard per la loro protezione. Sfortunatamente la Commissione non ha ancora elaborato una strategia concreta relativa agli standard di benessere degli animali e si è limitata alla relazione presentata nell’ottobre 2009. Concordo con la richiesta avanzata dal Parlamento europeo alla Commissione di preparare un nuovo programma d’azione per il periodo 2011-2015 e di allocare i fondi necessari. Il bilancio dell’Unione europea deve includere dotazioni sufficienti per consentire alla Commissione di esercitare i suoi compiti di controllo, di fornire, ove necessario, sostegno ai produttori e di arginare la perdita di competitività dei produttori dovuta all'introduzione di nuove e mutevoli norme sul benessere animale. Gli Stati membri devono assicurare che qualsiasi violazione delle norme dell’Unione in materia di benessere animale sia oggetto di sanzioni efficaci. Solo rafforzando la legislazione in materia e la sua attuazione possiamo garantire la protezione degli animali ed evitare che prodotti non ottemperanti alle disposizioni della legge comunitaria possano giungere sul mercato interno.

 
  
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  Louis Bontes (NI), per iscritto. (NL) Il Partito olandese per la Libertà (PVV) è a favore del benessere degli animali ma ritiene si tratti di una questione di competenza degli Stati membri e non dell’Unione europea.

 
  
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  Robert Dušek (S&D), per iscritto.(CS) L’ Europa è da tempo caratterizzata da un forte desiderio e una lunga tradizione in merito al trattamento dignitoso degli animali. Una buona salute e pratiche d’allevamento di alta qualità rivestono un’importanza fondamentale per la salute pubblica in generale. Standard rigidi, rispetto a quelli adottati nel resto del mondo, fanno parte del marchio degli agricoltori europei e lo stesso dicasi, per esempio, della qualità dei loro prodotti. Dobbiamo pertanto profondere un impegno massimo per stabilire un quadro giuridico di riferimento che specifichi gli standard minimi dell’Unione europea per ogni forma di allevamento. Solo in tal modo sarà possibile garantire una concorrenza libera ed equa nel mercato interno. E’ necessario pretendere norme minime anche al mercato globale, per evitare la delocalizzazione della produzione in regioni dove i livelli di benessere degli animali sono inferiori, al di fuori dell’Unione europea. Accolgo favorevolmente il suggerimento della relatrice di prevedere compensazioni per i maggiori costi di produzione derivanti da norme più severe nel quadro dei nuovi regimi di sostegno della politica agricola comune. Non sono stati registrati tuttavia ulteriori progressi nel sistema satellitare per il monitoraggio del trasporto degli animali da reddito; è increscioso che alcuni allevatori europei non si attengano alle norme approvate, in particolare per l’allevamento dei suini. Dovrebbe essere ben chiaro che standard più elevati richiedono una maggiore spesa e, pertanto, gli allevatori corretti e responsabili sono svantaggiati sul mercato a causa del comportamento di quelli irresponsabili. Per questi motivi è necessario introdurre sanzioni appropriate in caso di violazione della legislazione europea.

 
  
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  Edite Estrela (S&D), per iscritto. (PT) Ho votato a favore della relazione sulla valutazione e la verifica del programma d’azione per il benessere degli animali 2006-2010 che propone un sistema di controllo più severo e sanzioni più efficaci per i proprietari di animali che non rispettino i requisiti di benessere previsti dalla legge. È fondamentale che gli agricoltori europei ricevano compensazioni per l’aumento dei costi di produzione associati a standard più elevati in materia di benessere degli animali.

 
  
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  Göran Färm, Anna Hedh, Olle Ludvigsson and Marita Ulvskog (S&D), per iscritto. (SV) Dopo alcune esitazioni, noi socialdemocratici svedesi abbiamo deciso di votare a favore della relazione sul benessere degli animali in Europa. Avremmo preferito un approccio più ambizioso nei confronti del benessere animale e non vogliamo che le forme di protezione proposte impediscano ai singoli Stati membri di fissare standard più elevati rispetto a quelli previsti dalla normativa europea. Abbiamo deciso, però, di considerare la relazione come parte di un processo in continua evoluzione che porterà gradualmente al raggiungimento di questi standard e pertanto abbiamo votato a favore.

 
  
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  Diogo Feio (PPE), per iscritto. (PT) Concordo con il relatore ombra del gruppo del Partito popolare europeo (Democratico cristiano), l’onorevole Jeggle, quando sostiene la necessità di un approccio più coerente per il benessere animale, questo però non significa che si debbano introdurre ulteriori leggi e norme. Desidero inoltre sottolineare – senza sminuire la protezione del benessere animale – che troppe norme possono, in ultima istanza, esercitare un effetto negativo sul mercato.

Non dobbiamo dimenticare che quanto più numerosi sono gli standard, tanto più è difficile che i produttori li rispettino e la competitività dell’allevamento europeo si ridurrà proporzionalmente. L’eccessiva protezione degli animali, inoltre, non deve farci perdere di vista altri valori, altrettanto importanti, che devono essere preservati, come la competitività economica, la sostenibilità dell’agricoltura e dell’allevamento nonché alcune tradizioni nazionali.

D’altra parte, tuttavia, la salute umana deve essere protetta dalle malattie trasmesse dagli animali (che si tratti di animali selvatici, domestici o di animali destinati al consumo), e a questo scopo la ricerca scientifica deve illustrarci come regolamentare e proteggere meglio la salute pubblica.

 
  
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  José Manuel Fernandes (PPE), per iscritto. (PT) Un livello elevato di benessere animale, dall’allevamento alla macellazione, può incrementare la sicurezza e la qualità dei prodotti. Gli standard europei in quest’ambito sono tra i più elevati al mondo; tuttavia, l’ottemperanza a tali standard non deve mettere i produttori europei in una posizione di svantaggio sul mercato. La verità è che queste norme implicano costi operativi, economici e amministrativi per gli agricoltori europei. La reciprocità degli standard è fondamentale per una concorrenza equa con i produttori non UE. Gli agricoltori europei devono dunque ricevere una compensazione per l’aumento dei costi di produzione associati a standard più elevati in materia di benessere degli animali. Il finanziamento di queste misure deve essere integrato nei nuovi regimi di sostegno della politica agricola comune a partire dal 2013. Vorrei sottolineare che la politica europea in materia di protezione degli animali deve tassativamente riscontro essere affiancata da una politica commerciale coerente. Vorrei ribadire che le questioni relative al benessere animale non sono state citate né nell’accordo quadro del luglio 2004 né in altri importanti documenti della tornata negoziale di Doha dell’Organizzazione mondiale del commercio (OMC). Pertanto non si dovranno introdurre ulteriori norme in materia di benessere degli animali, che potrebbero avere ripercussioni negative sulla competitività dei produttori, fino a quando i partner commerciali in seno all'OMC non le avranno sottoscritte.

 
  
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  João Ferreira (GUE/NGL), per iscritto. (PT) Ci sono diversi aspetti significativi nella relazione adottata: innanzitutto la necessità di regolamentare le importazioni e di garantire che tutti gli animali e la carne importati da paesi terzi rispondano agli stessi requisiti di benessere applicati all’interno dell’Unione; in secondo luogo la necessità di garantire una copertura adeguata per i costi aggiuntivi derivanti da norme più severe per il benessere degli animali; in terzo luogo il riconoscimento della capacità di investimento limitata di molti produttori di piccole e medie aziende agricole, danneggiati dall’iniquo funzionamento della catena agroalimentare; infine, la proposta degli incentivi per l’allevamento, la commercializzazione e la macellazione degli animali a livello regionale, onde evitare il trasporto di animali a lungo raggio per l’allevamento e il macello. Sfortunatamente, la relazione non riconosce che l’attuale politica agricola comune (PAC) promuove e favorisce modelli ad alta intensità produttiva, spesso incompatibili con il benessere e la salute animale. Saremmo dovuti andare oltre, criticando l’attuale PAC, rifiutando i suoi elevati livelli produttivi e chiedendo una nuova politica agricola. La relazione avanza inoltre proposte irrealistiche e poco fattibili, come l’elaborazione di un sistema satellitare per il monitoraggio del trasporto degli animali.

 
  
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  Bruno Gollnisch (NI), per iscritto. (FR) Desidero fare due osservazioni in merito alla presente relazione. Anche se la relatrice non è stata coerente fino in fondo, è incoraggiante vedere che il Parlamento è finalmente consapevole di una serie di problemi. L'imposizione di norme legittime sulle nostre procedure e sugli allevatori penalizza gli stessi in un sistema commerciale globale estremamente libero, in cui l'OMC considera le questioni sociali, ambientali o di altra natura al pari di barriere non tariffarie al commercio. Devo forse ricordarvi che questo Parlamento ha sempre accordato la priorità al commercio e che pertanto è corresponsabile di questa situazione? Mi sorprende anche che non sia stata fatta menzione al regresso legislativo imposto dalla Commissione, in particolare relativamente alla produzione biologica, che esercita un impatto non solo sulla qualità dei prodotti, ma anche sul benessere degli animali e sulla salute umana. In secondo luogo è giunto il momento di ammettere che il rispetto, e cito, “per le consuetudini per quanto riguarda, in particolare, i riti religiosi e le tradizioni culturali” potrebbe scontrarsi con gli standard che dichiarate di difendere e con le tradizioni e le pratiche genuinamente europee. E’ inaccettabile che alcune comunità straniere possano, su questa base, continuare a fare uso di metodi crudeli per la macellazione e persino proporre la violazione delle normative dell’Unione europea in quest’ambito.

 
  
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  Dan Jørgensen (S&D), per iscritto. (DA) I socialdemocratici danesi hanno votato a favore della relazione sul benessere animale nell’Unione europea. Sosteniamo una politica ambiziosa in questo ambito che aumenti la considerazione del benessere animale, conformemente all’articolo 13 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea, possibilmente facendo ricorso ad un sistema di incentivi positivi. Non siamo tuttavia a favore della concessione automatica di nuovi fondi nel settore agricolo europeo a causa delle perdite economiche associate alla protezione del benessere animale.

 
  
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  Jarosław Kalinowski (PPE), per iscritto. – (PL) A mio giudizio il benessere animale è una priorità che esercita un’enorme influenza sulla salute pubblica e sull’economia europea. Un’applicazione rapida ed efficiente di una legislazione coerente in quest’ambito è estremamente importante, così come lo è la creazione di un’istituzione che coordini le politiche per il benessere animale. Attualmente il programma d’azione comunitario vigente è stato attuato in modo soddisfacente ma, in futuro, sarà necessario prestare maggiore attenzione alla questione del trasporto e del monitoraggio degli animali. Dobbiamo cercare di ridurre il divario tra gli attuali livelli normativi in materia di benessere animale nei diversi paesi dell’Unione, perché si riscontrano enormi differenze nelle condizioni di vita degli animali, con una crescente destabilizzazione dei mercati degli animali da reddito.

 
  
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  Nuno Melo (PPE), per iscritto. (PT) Accolgo favorevolmente il raggiungimento degli standard più elevati al mondo nel presente ambito. L’elaborazione di un sistema di monitoraggio più severo e di sanzioni più efficaci per i proprietari di animali che non rispettino i requisiti di benessere previsti dalla legge è fondamentale ma, poiché tali misure causano costi maggiori per gli agricoltori, siamo a favore di compensazioni nel quadro del presente programma e dei nuovi regimi di sostegno della politica agricola comune a partire dal 2013. È importante ribadire che, contestualmente al presente programma, l’Unione europea dovrebbe imporre norme severe e ben definite per altri paesi che non rispettano gli standard, generando così una concorrenza sleale per gli agricoltori europei.

 
  
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  Andreas Mölzer (NI), per iscritto. (DE) Per anni l’Unione europea ha tentato di emanare direttive standardizzate in materia di allevamento. Sono stati registrati progressi nell’ambito dell’allevamento intensivo in particolare, ma c’è ancora molto da fare. E’ opportuno portare avanti comunque il programma d’azione; soprattutto in relazione all’attuazione delle leggi e delle direttive esistenti. A tal proposito è necessario citare nuovamente il problema dell’importazione dei cani dai paesi dell’est, poiché non sono ancora state colmate tutte le lacune della regolamentazione esistente. Animali malati e trascurati, sottratti anzitempo alle loro madri, vengono trasportati verso i paesi occidentali in condizioni deplorevoli, per poi essere venduti in cambio di elevate somme di denaro. La presente relazione rappresenta un passo nella giusta direzione e per questo motivo ho votato a favore.

 
  
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  Søren Bo Søndergaard (GUE/NGL), per iscritto. (DA) Mi sono espresso a favore della relazione sulla valutazione e la verifica del programma d’azione per il benessere degli animali, avviata su iniziativa del Parlamento, perché sostengo pienamente il rafforzamento del benessere animale nell’Unione europea.

Dalla relazione, tuttavia, non emerge chiaramente se l’Unione europea creerà un’armonizzazione massima in tale ambito. Non desidero in alcun caso sostenere una proposta che vieti agli Stati membri di elaborare standard vincolanti migliori rispetto a quelli concordati a livello comunitario in materia di benessere degli animali.

Ritengo, al contrario, che sia fondamentale, per il raggiungimento di un migliore benessere animale, che gli Stati membri possano continuare a dare l’esempio in quest’ambito.

 
  
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  Eva-Britt Svensson (GUE/NGL) , per iscritto. (SV) Ho votato a favore della relazione Paulsen sulla legislazione per il benessere degli animali. E’ importante che la legislazione presenti standard minimi: gli Stati membri e le regioni devono poter attuare una legislazione più ampia in materia di benessere animale.

 
  
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  Nuno Teixeira (PPE), per iscritto. (PT) La relazione per cui abbiamo votato oggi valuta in modo obiettivo e critico i risultati del programma d’azione per il benessere degli animali 2006-2010 e stabilisce obiettivi realistici e necessari per la crescita – nel senso di progresso – della produzione e del consumo alimentare nell’Unione europea. Desidero sottolineare che prodotti di qualità più elevata comportano maggiori costi per i produttori, in particolare per i produttori primari, ma non implicano solitamente una crescita nella domanda del mercato, poiché solo una minoranza di consumatori sceglierà prodotti più costosi.

La relazione enfatizza pertanto la necessità di concedere ai produttori compensazioni per il loro impegno. Desidero sottolineare l’intenzione di imporre ai prodotti provenienti da paesi terzi le stesse norme applicate ai prodotti dell’Unione europea, al fine di garantire una concorrenza equa ed equilibrata nel commercio. Ritengo inoltre importante sostenere la creazione di un organo europeo di coordinamento nonché l’adozione di una legislazione generale e comune, volta all’armonizzazione delle migliori pratiche e alla creazione di meccanismi di controllo.

 
  
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  Daniël van der Stoep (NI), per iscritto. (NL) Il Partito olandese per la Libertà (PVV) è a favore del benessere degli animali ma ritiene si tratti di una questione di competenza degli Stati membri e non dell’Unione europea.

 
  
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  Artur Zasada (PPE), per iscritto.(PL) Oggi abbiamo adottato una risoluzione importante che valuta il programma d’azione 2006-2010 della Commissione europea in materia di benessere degli animali. Standard elevati per la salute animale sono necessari non solo per questioni di natura etica, ma anche per la sicurezza e la qualità dei prodotti di derivazione animale, che certamente danno vita a un marchio agricolo europeo positivo e affidabile.

 
  
  

Le Foll (A7-0060/2010)

 
  
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  Richard Ashworth (ECR), per iscritto. (EN) Se da un lato sosteniamo misure per la gestione e la protezione delle foreste, dall’altro ci opponiamo alla creazione di una nuova politica forestale europea che trasferisca poteri all’Unione. La relazione fa anche riferimento alla direttiva per la protezione dei suoli, a cui si oppone la delegazione britannica del Partito conservatore, poiché il suolo può essere gestito in maniera più efficiente dagli Stati membri, dal momento che l’applicazione delle stesse norme a tutti i tipi di suoli, dalla Finlandia del Nord alla Grecia del sud, non porterebbe alcun beneficio agli agricoltori del Regno Unito, che si adeguano a standard volontari elevati e in continuo miglioramento, di gestione dei suoli. La direttiva per la protezione dei suoli, come proposta dalla Commissione europea, presentava molte lacune e porterebbe solo una maggiore regolamentazione, maggiori costi e meno flessibilità per gli agricoltori, che riteniamo sappiano meglio dei burocrati europei come gestire la propria terra.

 
  
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  Sophie Auconie (PPE), per iscritto. (FR) A mio giudizio, la qualità principale della relazione sull’agricoltura dell’Unione e il cambiamento climatico è la conciliazione della tutela ambientale con la promozione di un settore agricolo europeo più forte. Il settore agricolo deve indubbiamente muoversi in modo risoluto verso strumenti di produzione più ecocompatibili e sostenibili.

Questi obiettivi, però, non devono costituire un pretesto per indebolire l’agricoltura nell’Unione europea, pertanto dobbiamo garantire un migliore sfruttamento delle risorse, contestualmente alla tracciabilità dei prodotti. Ho votato a favore della presente relazione perché rispetta questi equilibri.

 
  
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  Zigmantas Balčytis (S&D), per iscritto. (EN) Ho dato pieno sostegno alla relazione. La riforma della PAC dovrà tenere in considerazione molte questioni, tra cui il cambiamento climatico. È chiaro che quest’ultimo eserciterà un impatto negativo sull’agricoltura europea, in particolare nelle regioni meridionali e sudorientali. La nuova PAC dovrà soddisfare una crescente domanda dei cittadini per una politica agricola più sostenibile; attualmente tale politica non affronta le questioni ambientali in modo coerente. Le nuove sfide – quali il cambiamento climatico, la gestione idrica, le energie rinnovabili e la biodiversità – non sono state prese in debita considerazione durante la revisione della PAC, che deve essere trasformata in una politica agricola, alimentare e ambientale, con sistemi di assistenza più equi e sostenibili per gli agricoltori e allo stesso tempo deve garantire la tutela delle zone rurali, la conservazione della biodiversità, la cattura del carbonio e la sicurezza alimentare.

 
  
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  Jean-Luc Bennahmias (ALDE), per iscritto. (FR) La politica agricola comune costituisce un ambito fondamentale nella lotta contro il cambiamento climatico per gli anni a venire, che la relazione Le Folle pone al centro della PAC.

Il settore agricolo è doppiamente colpito dal cambiamento climatico: è il primo a patire l’aumento delle siccità e delle catastrofi naturali. Questo settore, tuttavia, è responsabile del 9 per cento delle emissioni di gas a effetto serra in Europa. Il Parlamento europeo ci sta mostrando che possiamo adottare approcci virtuosi.

I fertilizzanti azotati, cui ricorrono gli agricoltori, contribuiscono in modo significativo alle emissioni di CO2. Utilizzandoli in modo mirato, promuovendo l’uso di fertilizzanti a base di rifiuti organici e ponendo l’accento sull’agricoltura biologica, ridurremo radicalmente le emissioni di gas a effetto serra. Anche il metano derivante dalle feci animali costituisce una fonte di energia rinnovabile. Le foreste e i suoli europei sono inoltre incredibili bacini di CO2.

 
  
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  Sebastian Valentin Bodu (PPE), per iscritto. (RO) L’Unione europea è il maggiore importatore di prodotti agricoli a livello mondiale, ma accolgo favorevolmente il sostegno della produzione interna a basso impatto ambientale. Le conclusioni della relazione di cui si è discusso mercoledì al Parlamento europeo mostrano che l’importazione di prodotti agricoli da paesi terzi esercita sull’ambiente un impatto molto più nocivo rispetto alla produzione interna (soggetta a norme più severe sulla riduzione delle emissioni di diossido di carbonio) e contribuisce al cambiamento climatico.

L’agricoltura è stata e continuerà ad essere la principale fonte di generi alimentari a livello globale. Secondo l’organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, la produzione agricola dovrà aumentare del 70 per cento nei prossimi 40 anni per poter far fronte al fabbisogno della popolazione. Per evitare una crisi a lungo termine, l’Unione europea dovrà iniziare a elaborare nuove politiche o ad attuare con urgenza quelle esistenti, che dovranno essere sostenute da obiettivi ambiziosi per la riduzione delle emissioni di diossido di carbonio con un impatto ambientale negativo, perché troviamo siamo entrati in un circolo vizioso. Secondo gli esperti, un’agricoltura che non prenda in considerazione l’impatto ambientale contribuirà al surriscaldamento terrestre, causando problemi ancora maggiori, anche per l’agricoltura stessa, nel lungo termine.

 
  
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  Maria Da Graça Carvalho (PPE), per iscritto. (PT) L’agricoltura europea contribuisce al raggiungimento degli obiettivi di attenuazione del cambiamento climatico entro il 2020. Le emissioni di gas a effetto serra sono diminuite in seguito alla maggiore efficienza del settore agricolo europeo, a innovazioni costanti, all’uso di nuove tecniche, come lo stoccaggio del carbonio nei terreni, e a sviluppi nella produzione di energie rinnovabili sostenibili. L’innovazione svolge un ruolo fondamentale per attenuare l’impatto dell’agricoltura sul cambiamento climatico e le sue conseguenze ambientali. Chiedo che i fondi europei del settore agricolo siano impiegati per lo sviluppo di tecnologie che favoriscano l’adattamento di questo settore alla lotta contro il cambiamento climatico. Il ruolo dell’agricoltura in questa lotta deve prendere in considerazione la posizione competitiva del settore agroalimentare europeo nel mercato mondiale; è necessario dunque trovare soluzioni che permettano all’agricoltura convenzionale di contribuire alla gestione sostenibile dell’ambiente, proteggendola, allo stesso tempo, dalle speculazioni alimentari nel mercato dei prodotti primari e dal protezionismo nel commercio internazionale.

 
  
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  Marielle De Sarnez (ALDE), per iscritto. (FR) La delegazione del Movimento democratico al Parlamento europeo accoglie con favore l’adozione della relazione sull’agricoltura dell’Unione e il cambiamento climatico. Approva l’enfasi posta sulle nuove sfide che la politica agricola comune dovrà affrontare, come il cambiamento climatico, la questione idrica, le energie rinnovabili, la biodiversità e la gestione del terreno (cattura del carbonio, capacità di ritenuta idrica e di elementi minerali, vita biologica, eccetera). Con lo stesso spirito, la delegazione del Movimento democratico chiedeva la creazione di una politica forestale europea per promuovere una gestione e una produzione sostenibili delle foreste e per valorizzare l’apporto della filiera del legno e la sua evoluzione economica. Si tratta di questioni essenziali che dovranno essere incluse nella futura politica agricola.

 
  
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  Edite Estrela (S&D), per iscritto. (PT) Ho votato a favore della relazione sull’agricoltura dell’Unione e il cambiamento climatico in quanto propone provvedimenti specifici che possono contribuire a rendere l’agricoltura più sostenibile. L’agricoltura è una delle attività più colpite dal cambiamento climatico, ma anche uno dei settori che contribuisce maggiormente alle emissioni di anidride carbonica. Il prossimo riesame della politica agricola comune deve incentivare pratiche che permettano all’agricoltura europea di adattarsi alle conseguenze del cambiamento climatico e allo stesso tempo di contribuire al suo rallentamento.

 
  
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  Göran Färm, Anna Hedh, Olle Ludvigsson and Marita Ulvskog (S&D), per iscritto. (SV) Noi socialdemocratici svedesi abbiamo votato contro la sezione della relazione che richiede una politica forestale comune nell’Unione europea. Riteniamo che gli Stati membri debbano continuare a prendere decisioni su questioni relative alla politica forestale.

 
  
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  Diogo Feio (PPE), per iscritto. (PT) L’agricoltura è responsabile del 9,3 per cento delle emissioni totali dell’Unione europea, rispetto all’11 per cento del 1990. È stata registrata una riduzione costante e progressiva delle emissioni di gas a effetto serra e il settore agricolo ha contribuito al raggiungimento degli obiettivi in materia di riduzione stabiliti dall’Unione europea.

Devo inoltre sottolineare che, se da un lato le preoccupazioni ambientali in merito al settore agricolo sono legittime e necessarie, dall’altro devono essere ben soppesate con l’impatto delle proposte in termini di sostenibilità e produttività. Per questo motivo, la riforma della politica agricola comune deve considerare con attenzione la relazione tra agricoltura e tutela ambientale, senza dimenticare che, a prescindere dall’impatto negativo sull’ambiente (derivante in modo specifico da emissioni di anidride carbonica), l’agricoltura contribuisce in modo significativo alla conservazione e alla gestione delle risorse naturali, a una crescita verde e alla gestione del paesaggio e della biodiversità. Si tratta di effetti collaterali benefici dell’agricoltura che devono essere debitamente presi in considerazione in ogni proposta volta a esaminare la relazione tra agricoltura e ambiente.

 
  
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  José Manuel Fernandes (PPE), per iscritto. (PT) L’agricoltura è direttamente coinvolta nel cambiamento climatico, poiché contribuisce all’emissione dei gas a effetto serra e, allo stesso tempo, ne è colpita a sua volta. L’impatto negativo del cambiamento climatico sortisce già i suoi effetti, con siccità ed erosione del suolo che, a loro volta, sono causa di problemi maggiori, in particolare negli Stati membri meridionali. L’agricoltura tuttavia può anche contribuire alla lotta contro il cambiamento climatico e vanta un grande potenziale in termini di sviluppo sostenibile. La PAC deve pertanto incoraggiare pratiche agricole che limitino le emissioni e/o migliorino il fissaggio del carbonio, poiché l’agricoltura e la silvicoltura rappresentano i principali settori economici in grado di catturare il diossido di carbonio derivante dalle attività umane, conservandolo e immagazzinandolo nel terreno. Dobbiamo mirare ad un’agricoltura più sostenibile, a maggiore efficienza. Secondo l’organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, entro il 2050 sarà necessario un aumento della produzione agricola pari al 70 per cento per far fronte alla crescita della popolazione mondiale. Dovremo aumentare la nostra produttività in modo sostenibile, tramite maggiore efficienza, tecniche e pratiche migliori e un maggiore investimento nella ricerca scientifica in tale ambito.

 
  
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  João Ferreira (GUE/NGL), per iscritto. (PT) L’analisi delle implicazioni del cambiamento climatico per l’agricoltura costituisce una questione importante ed è altrettanto importante, giustificato e necessario rendere l’agricoltura più compatibile con la tutela di ogni elemento portatore di valori naturali e culturali, come il suolo, il paesaggio e la biodiversità. Queste preoccupazioni, tuttavia, non devono farci dimenticare che il ruolo principale dell’agricoltura consiste nella produzione alimentare e tantomeno devono servire come pretesto per emendare la politica agricola comune (PAC) che acuiscano la dipendenza alimentare, già grave e inaccettabile, di diversi Stati membri – come nel caso del Portogallo – e di paesi terzi. Tale dipendenza minaccia la sovranità e la sicurezza alimentari dei popoli di questi paesi in nome di una presunta intoccabile “posizione concorrenziale del settore agroalimentare dell'UE nel mercato mondiale”. Sarebbe stato importante dedicare anche solo qualche riga alla necessità di rottura con il modello produttivista che ha plasmato le successive riforme della PAC e determinato tragiche conseguenze sociali e ambientali; sfortunatamente però non se ne è fatta menzione. Sarebbe stato importante evitare qualsiasi ambiguità in un momento in cui stiamo assistendo a tentativi della Commissione europea di imporre gli interessi delle multinazionali del settore agricolo in relazione alla diffusione delle colture geneticamente modificate.

 
  
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  Sylvie Guillaume (S&D), per iscritto. (FR) Ho votato a favore della relazione del collega socialista Le Foll poiché sostiene che l’agricoltura europea debba continuare ad adattarsi, come ha già iniziato a fare, alle conseguenze del cambiamento climatico e che debba prepararsi per l’impatto che questi cambiamenti avranno in futuro su molte regioni dell’Unione. L’agricoltura attualmente svolge un ruolo fondamentale nella lotta contro il surriscaldamento terrestre ed è essenziale per garantire la sicurezza alimentare e per intraprendere la strada della sostenibilità. In questo contesto la PAC dopo il 2013 dovrà necessariamente integrare la dimensione “climatica”, fornendo soluzioni e assistenza per ridurre le emissioni di gas a effetto serra, sollecitando lo stoccaggio di carbonio nel terreno, sviluppando la produzione di energie sostenibili e massimizzando la funzione di fotosintesi.

 
  
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  Dan Jørgensen (S&D), per iscritto. (DA) I socialdemocratici danesi hanno votato a favore della relazione (A7-0060/2010) sull’agricoltura e il cambiamento climatico. Sosteniamo una politica agricola ambiziosa che fornisca al settore gli strumenti per affrontare il cambiamento climatico, ma non siamo a favore di nuovi fondi per la politica agricola europea.

 
  
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  Jarosław Kalinowski (PPE), per iscritto. (PL) Quando si parla di cambiamento climatico, l’agricoltura non dovrebbe essere trattata come un ambito nocivo dell’economia. Al contrario, dovrebbe essere considerata come un’industria che non solo possiede le migliori possibilità di adattamento ai cambiamenti dell’ecosistema, ma che permette anche di combattere in modo efficace gli effetti dannosi del surriscaldamento terrestre. Assistiamo oggi ad una riduzione significativa delle emissioni di CO2 nell’agricoltura rispetto ai precedenti decenni. L’investimento nello sviluppo rurale, il secondo pilastro della PAC, permetterà una migliore formazione degli agricoltori, un ammodernamento tecnico delle aziende agricole e un monitoraggio e un controllo adeguati della conservazione ambientale e della biodiversità. Una gestione appropriata delle aziende agricole porterà alla cattura del carbonio e a una maggiore sicurezza alimentare. Una ricerca innovativa e un investimento appropriato nell’ambito della PAC aiuteranno l’agricoltura a diventare uno strumento efficace nella lotta contro il cambiamento climatico e l’inquinamento atmosferico.

 
  
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  Jean-Luc Mélenchon (GUE/NGL), per iscritto. (FR) La presente relazione si muove in una logica produttivista e liberale che contravviene all’interesse generale, che dipende invece dal rispetto per gli esseri umani e per il nostro ecosistema. Il produttivismo e il capitalismo certamente ne ostacolano la salvaguardia. La preferenza accordata a circuiti brevi (sebbene non siano descritti come tali), la priorità per le fonti di energia rinnovabile, la revisione di sistemi di irrigazione costosi o persino la definizione di “bene pubblico” per la mitigazione degli effetti del cambiamento climatico sono punti a favore della nostra argomentazione e non possiamo ignorarli.

 
  
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  Nuno Melo (PPE), per iscritto. (PT) Il cambiamento climatico è diventato gradualmente una priorità per la politica europea. Tale fenomeno danneggia l’agricoltura e, secondo le relazioni recentemente pubblicate, prospetta uno scenario poco incoraggiante per questo settore. Pare che i paesi dell’Europa meridionale saranno i più colpiti dal cambiamento climatico. È importante che la politica agricola comune adotti provvedimenti appropriati in risposta al problema, promuovendo una gestione delle risorse più efficiente. L’ottimizzazione delle risorse idriche, l’impiego di varietà vegetali resistenti al cambiamento climatico e alle malattie, la protezione del suolo dall’erosione, la conservazione dei pascoli, una maggiore forestazione, la riqualificazione di aree danneggiate, una gestione forestale volta a limitare il rischio di incendi e nuove misure per il monitoraggio ed il controllo di malattie sono provvedimenti fondamentali per adattare l’agricoltura europea agli effetti del surriscaldamento terrestre. Siamo pertanto a favore di qualunque misura che possa risolvere questi problemi.

 
  
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  Rovana Plumb (S&D), per iscritto. (RO) Ho votato a favore della presente relazione poiché ritengo che l’agricoltura sia un settore produttivo colpito dalle conseguenze del cambiamento climatico ed esposto alla pressione da esso esercitata. Allo stesso tempo, tuttavia, è direttamente legato agli obiettivi per la mitigazione dell’impatto del cambiamento climatico – dal momento che contribuisce alla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, a una gestione soddisfacente delle risorse idriche nonché all’incremento della produzione e ad una decentralizzazione delle fonti di energie rinnovabili e sostenibili. In tale contesto, gli Stati dell’Europa orientale che vantano un settore agricolo particolarmente fiorente possono beneficiare pienamente dello sviluppo dell’industria dei biocarburanti, contribuendo all’aumento dei salari nelle zone rurali e alla creazione di posti di lavoro “verdi” (per esempio, si prevede che nel settore agricolo saranno creati 750 000 posti di lavoro legati alle fonti di energie rinnovabili entro il 2020).

 
  
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  Frédérique Ries (ALDE), per iscritto. (FR) Tutte le iniziative mirate alla riduzione del surriscaldamento terrestre sono benaccette in seguito a quanto accaduto ieri in Parlamento, quando 1 500 funzionari provenienti dalla maggiori città europee si sono impegnati a ridurre le emissioni di gas a effetto serra di oltre il 20 per cento entro il 2020. L’adozione odierna della relazione Le Foll sull’adattamento dell’agricoltura europea al cambiamento climatico segue tale approccio. Non dimentichiamo che il settore agricolo contribuisce per il 10 per cento circa alle emissioni di anidride carbonica. L’agricoltura può trarre molti benefici dalla prevenzione degli effetti negativi del cambiamento climatico in relazione alle aree inondate, alla riduzione delle aree coltivate, alla deforestazione e ai guadagni difficilmente prevedibili. È necessario dunque partire dagli aspetti sostenibili dell’agricoltura. Un utilizzo ragionevole di fertilizzanti e pesticidi, combinato ad una diversificazione dell’agricoltura e dell’allevamento, garantirà agli agricoltori una maggiore autonomia e una base economica più solida. Chiaramente l’agricoltura europea deve svolgere un ruolo centrale nella lotta contro il cambiamento climatico. Ci sono diverse possibilità: l’uso di pozzi di carbonio, l’approvvigionamento di energie rinnovabili e nuove tecniche di irrigazione. Non resta che trasformare queste idee in politiche concrete e integrarle nella nuova PAC del 2013.

 
  
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  Eva-Britt Svensson (GUE/NGL) , per iscritto. (SV) Ho votato contro la relazione Le Foll perché sostiene una politica forestale comune, quando si tratta invece di una questione di competenza nazionale: esistono enormi differenze tra gli Stati membri dell’Unione europea. Credo anche che, a prescindere dalle questioni ambientali transfrontaliere, non sia appropriato prendere decisioni di politica agricola a livello europeo, in particolar modo dopo l’allargamento a 27 paesi. Fintantoché esisterà una politica agricola comune europea, però, desidererei che prendessimo le decisioni migliori con il dichiarato intento di gestire il cambiamento climatico. Approvo molte proposte dell’onorevole Le Foll per affrontare la minaccia del surriscaldamento terrestre, il problema principale della nostra epoca, ma una politica forestale comune è la strada sbagliata da percorrere.

 
  
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  József Szájer (PPE), per iscritto. (EN) Vorrei venisse messo agli atti che, in qualità di capogruppo del Partito popolare europeo, dichiaro che l’intenzione originale del nostro gruppo era quella di votare contro il paragrafo 18, sottoparagrafo 2 (votazione per appello nominale). Il gruppo ha commesso un errore tecnico.

 
  
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  Marc Tarabella (S&D), per iscritto. (FR) Ho votato a favore della relazione Le Foll perché sono convinto del ruolo importante che l’agricoltura svolgerà relativamente ai problemi relativi al surriscaldamento terrestre; la nostra agricoltura contribuirà al raggiungimento degli obiettivi di riduzione dell’Unione. Accolgo favorevolmente l’adozione dei paragrafi 18 e 20 relativi al rispetto e al miglioramento della qualità del terreno tramite il fissaggio del carbonio e l’uso di biomasse per il riscaldamento, che potrebbero ridurre l’impatto negativo del cambiamento climatico. Sono certo che la PAC diventerà sempre più sostenibile nel tempo e incoraggio una politica agricola comune ecocompatibile.

 
  
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  Viktor Uspaskich (ALDE), per iscritto. (LT) Il cambiamento climatico può influenzare l’agricoltura: potrebbero verificarsi penurie idriche, potrebbero insorgere nuove malattie e il bestiame potrebbe patire per il troppo caldo. L’agricoltura può favorire il rallentamento del cambiamento climatico, ma dovrebbe anche essere pronta ad adattarsi all’impatto del surriscaldamento terrestre; la politica agricola comune (PAC) deve riconoscerne l’impatto e adottare provvedimenti per ridurlo. Tale obiettivo può essere raggiunto attraverso la promozione di energia pulita e rinnovabile, fornendo uno stoccaggio geologico del diossido di carbonio e limitando le emissioni di gas a effetto serra. I costi associati all’adattamento della PAC e alla riduzione del cambiamento climatico non sono ancora chiari ed è necessario condurre un’analisi dettagliata dei vantaggi economici. Il cambiamento climatico rappresenta una minaccia reale ed è necessaria una migliore gestione delle risorse a breve termine. L’allargamento dell’Unione europea ha esercitato un impatto significativo sull’agricoltura: ai sei milioni di agricoltori dei vecchi paesi membri se ne sono aggiunti altri sette milioni. Le zone rurali costituiscono il 90 per cento del territorio europeo e più della metà di queste aree sono dedicate all’agricoltura. Questo dato sottolinea l’importanza di tale settore per l’ambiente naturale dell’Unione europea. In occasione della conferenza di Varsavia nel febbraio 2010, la Lituania e altri otto Stati membri dell’Unione hanno firmato una dichiarazione sulla nuova PAC, un’ulteriore espressione di solidarietà e correttezza. Non dobbiamo dividere l’Europa in Stati membri “nuovi” e “vecchi”; dobbiamo mostrare solidarietà. Necessitiamo di una forte politica agricola europea al fine di garantire un salario stabile ed equo per gli agricoltori dopo il 2013 e di ridurre il cambiamento climatico.

 
  
  

Relazione Dorfmann (A7-0056/2010)

 
  
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  Sophie Auconie (PPE), per iscritto. (FR) Ho votato a favore dell’ottima relazione dell’italiano onorevole Dorfmann, sul processo, avviato dalla Commissione europea, di riesame dei criteri per l’attribuzione dello status di zona caratterizzata da svantaggi naturali e, dunque, dell’indennità compensativa intesa a ovviare gli svantaggi naturali permanenti. In particolare, voglio sottolineare l’importanza del paragrafo 18 della relazione, in cui vengono già respinti i criteri proposti dalla Commissione europea: “sottolinea che la Commissione potrà assumere una posizione definitiva sulle unità territoriali di base prescelte, sui criteri e sui valori limite solo quando gli Stati membri avranno presentato carte complete e dettagliate [...]”.

 
  
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  Liam Aylward (ALDE), per iscritto.(GA) Ho votato a favore della relazione Dorfmann sull’agricoltura nelle zone caratterizzate da svantaggi naturali (zone svantaggiate).

Circa il 75 per cento del territorio irlandese è stato classificato come zona svantaggiata. Il regime attuale, che fornisce assistenza a circa 100 000 famiglie di agricoltori, è indispensabile alla conservazione e allo sviluppo rurale e serve a contrastare l’abbandono delle terre e a proteggere l’ambiente e la biodiversità. Con la giusta dotazione finanziaria questo regime può sostenere il reddito degli agricoltori che lavorano in condizioni molto difficili.

A causa del clima freddo e umido, le attività agricole in Irlanda sono limitate. Mi compiaccio pertanto di notare che nella relazione si fa riferimento alle difficoltà connesse alla lavorazione dei terreni umidi non lavorabili. Accolgo con favore anche il riferimento ai "giorni di capacità di campo", che consente di tener conto dell'interazione tra tipi di suolo e clima.

 
  
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  Vasilica Viorica Dăncilă (S&D), per iscritto.(RO) Credo che l’impiego di criteri uniformi semplificherà l’attuazione del regime di pagamenti per le zone caratterizzate da svantaggi naturali nell’Unione europea, grazie alla maggiore trasparenza e al trattamento uniforme verso i beneficiari di questo regime di sostegno.

E’ di fondamentale importanza concentrare il sostegno nelle zone più interessate dall’abbandono delle terre. Nel contempo, si deve tenere conto anche dei seguenti criteri: non si devono prevedere costi aggiuntivi e si deve prendere in considerazione l’impatto che la modifica della delimitazione avrà in zone in cui l’agricoltura svolge un ruolo fondamentale per l’economia locale. A tale riguardo, ritengo opportuno predisporre misure volte ad aumentare la competitività del settore agricolo e a promuovere la diversificazione nelle zone interessate dai cambiamenti alla delimitazione.

 
  
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  Robert Dušek (S&D), per iscritto.(CS) La relazione sul sostegno alle zone rurali svantaggiate ha l’obiettivo di ridefinire le zone svantaggiate all’interno dell’UE e di operare una riforma dell’assistenza finanziaria e strutturale a loro rivolta. Gli Stati membri hanno classificato già in precedenza oltre la metà dei terreni agricoli dell’Unione europea come svantaggiati, pertanto è essenziale ridefinire i concetti e le condizioni a essi applicati. Il Fondo europeo agricolo sostiene lo sviluppo rurale permettendo agli Stati membri, ai fini del miglioramento dell’ambiente e dell’agricoltura, di erogare fondi in caso di svantaggi naturali nelle zone montane e in altre zone caratterizzate da svantaggi naturali. Tali fondi dovrebbero contribuire, anche grazie all’uso continuo delle superfici agricole, alla cura dello spazio naturale e al sostegno dei sistemi di produzione agricola sostenibili. Dovrebbe inoltre compensare i costi aggiuntivi e i mancati guadagni. Alcune ricerche hanno riscontrato che gli Stati membri individuano le zone temporaneamente svantaggiate secondo una disparità di criteri, che possono determinare differenze nelle risposte e nelle cifre erogate tra i diversi Stati membri. Accolgo dunque con favore la proposta del relatore di lasciare spazio agli Stati membri per esaminare i nuovi criteri prima di iniziare a erogare i fondi. Tuttavia, si dovrebbe stabilire un limite di tempo, poiché l’intero processo potrebbe subire gravi ritardi a causa della lentezza di alcuni degli Stati membri, con effetti negativi non soltanto sull’erogazione dei fondi, ma anche sulla chiarezza dell’ambiente normativo nei singoli Stati membri. Appoggio l’intera relazione.

 
  
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  Diogo Feio (PPE), per iscritto. (PT) Promuovere le zone rurali svantaggiate costituisce un elemento essenziale del secondo pilastro della politica agricola comune, ossia la politica di sviluppo rurale, ed è naturale che le zone caratterizzate da svantaggi naturali siano oggetto di specifici strumenti e politiche.

Nella comunicazione della Commissione si propone che, ai sensi dell’articolo 50, paragrafo 3, del regolamento (CE) n. 1698/2005 del Consiglio, le “zone caratterizzate da svantaggi” vengano definite in base a criteri oggettivi. A tal fine, vengono proposti otto fattori del suolo e climatici che segnalano, in caso di superamento di un determinato valore limite, l'esistenza di circostanze che ostacolano seriamente l'agricoltura europea: fattori climatici (lunghi periodi con basse temperature o calore eccessivo), fattori biofisici (terreni scarsamente drenati; terreni pietrosi, sabbiosi o argillosi; spazio ridotto per l'accrescimento radicale; terreni salini), e fattori geografici (zone caratterizzate da un equilibrio di umidità non ottimale o da una forte pendenza del terreno). La definizione di criteri oggettivi è positiva, ma tali criteri vanno verificati sul campo per appurarne l’affidabilità e l’adattabilità alle situazioni reali e alle caratteristiche specifiche di ogni ambiente naturale.

Dobbiamo anche prendere in considerazione la possibilità di prevedere un periodo transitorio, con un regime specifico, per le zone che perderanno lo status di zona caratterizzata da svantaggi naturali.

 
  
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  José Manuel Fernandes (PPE), per iscritto. (PT) La promozione delle zone rurali svantaggiate costituisce un elemento essenziale della politica di sviluppo rurale. Sono favorevole all’assegnazione di una congrua compensazione alle zone svantaggiate perché gli agricoltori contribuiscano a preservare lo spazio naturale e ad adottare sistemi di produzione agricola sostenibili che producano beni pubblici quali paesaggi, acqua e aria di qualità e una biodiversità ben conservata. Questi aiuti favoriscono la coesione sociale e territoriale, preservando le zone rurali e conferendo loro un’importanza economica e naturale. Sono i criteri relativi alle “zone caratterizzate da svantaggi”, ai sensi dell'articolo 50, paragrafo 3, lettera a, del regolamento (CE) n. 1698/2005 a essere messi in discussione nella relazione in esame. Un gruppo di esperti ha individuato otto fattori del suolo e climatici che segnalano, in caso di superamento di un determinato valore limite, l'esistenza di circostanze che ostacolano seriamente l'agricoltura europea. Concordo sul fatto che anche il criterio geografico definito “isolamento” vada preso in considerazione, perché si tratta di uno svantaggio naturale. Mi auguro che, in fase di definizione delle zone svantaggiate, gli Stati membri riescano ad applicare criteri di valutazione del terreno oggettivi e adeguati alle condizioni del loro ambiente naturale.

 
  
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  João Ferreira (GUE/NGL), per iscritto. (PT) Ritengo positivo il fatto che si consideri che "le indennità ZS devono essere legate all'attiva coltivazione del suolo" e che "criteri rigidi e puramente biofisici possono non essere idonei". Apprezziamo l’inserimento del criterio geografico definito "isolamento" e l’affermazione che "potrebbe rivelarsi necessario l'uso cumulativo dei criteri adottati". Tuttavia, tali aspetti si trovano in contraddizione con altri presenti nella relazione, in particolare con la definizione del "periodo transitorio" per adattarsi ai nuovi criteri: in altre parole, l’implicita accettazione dei nuovi criteri proposti dalla Commissione. Ci opponiamo fermamente a che i nuovi criteri si riflettano sul futuro assetto della politica agricola comune (PAC), come si afferma anche qui, mantenendo questa politica nell’ambito dello sviluppo rurale con il cofinanziamento o, in altre parole, mantenendo un altro fattore di discriminazione tra paesi. Qualora venisse attuata, la proposta della Commissione sarebbe altamente lesiva degli interessi degli Stati del sud e in particolare del Portogallo. Per tale motivo segnaliamo la necessità di correggere la proposta in fase di definizione della PAC, valutando e avvalorando l’utilizzo di criteri non soltanto biofisici, ma anche socioeconomici, quali PIL pro capite, redditi da lavoro del nucleo familiare e indicatori di desertificazione.

 
  
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  Lorenzo Fontana (EFD), per iscritto. − Signor Presidente, Onorevoli Colleghi, con questa relazione si mette l'accento su l'importanza che la nuova Politica Agricola Comune avrà per tutti gli Stati Membri. La salvaguardia delle zone con svantaggi naturali sarà uno dei punti salienti della politica che l'UE insieme con le Regioni degli Stati Membri attuerà applicando quindi una sussidiarietà reale, di cui la Commissione EU deve tener conto, soprattutto per l'individuazione dei parametri che delimiteranno queste zone. La Commissione non deve trascurare che il recupero delle zone svantaggiate aiuterà concretamente le aziende agricole colpite dalla grande e grave crisi di questo periodo, e il mantenimento dell'ambiente in buone condizioni. Ricordo che tutto ció deve essere, oltre che teorico, anche reale e applicabile attraverso lo stanziamento di fondi adeguati per la salvaguardia e la riqualificazione di queste zone. Cosí facendo potremmo recuperare e incentivare lo sviluppo economico dell'agricoltura di tutte quelle zone che hanno la potenzialità per crescere e produrre indotto nel mercato, come la produzione agricola di generi alimentari tipici del territorio e la salvaguardia del paesaggio e dell'ambiente. Ringrazio l'On. Dorfmann e faccio i miei complimenti per l'ottima relazione.

 
  
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  Jarosław Kalinowski (PPE), per iscritto. (PL) L’obiettivo principale della riforma della politica agricola comune dovrebbe essere senza dubbio quello di ottenere condizioni eque e uniformi per tutti gli agricoltori dell’Unione europea. A tale scopo, dobbiamo prendere in considerazione anche le zone caratterizzate da svantaggi naturali. Al fine di armonizzare la legislazione che classifica le zone ammissibili per l’assegnazione dei fondi, è essenziale, innanzi tutto, armonizzare i criteri di classificazione di tali zone e questo obiettivo non potrà essere raggiunto senza collaborare con gli Stati membri. L’approccio pragmatico proposto dal relatore nel lasciare che i singoli paesi definiscano i criteri biofisici è rischioso poiché potrebbe favorire i tentativi di imporre interessi nazionali specifici. Tuttavia, purché la Commissione si impegni a garantire il rispetto delle disposizioni previste dal quadro legislativo comunitario, questa soluzione dovrebbe del rendere sensibilmente più oggettiva l’individuazione delle zone.

 
  
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  Nuno Melo (PPE), per iscritto. (PT) Considerando che oltre metà dei terreni agricoli dell’Unione europea, ossia il 54 per cento, sono stati classificati zone svantaggiate per motivi orografici, climatici o di fertilità del terreno, e che le misure in oggetto sono fondamentali per lo sviluppo rurale, riteniamo che l’erogazione di aiuti alle zone svantaggiate debba costituire una priorità per gli Stati membri. Per tale ragione, la messa a punto di una strategia globale per le zone svantaggiate, adeguata alle necessità locali delle diverse regioni, determinerà una riduzione delle attuali disparità tra gli aiuti erogati ai diversi Stati membri. Pertanto, definendo con esattezza le zone caratterizzate da svantaggi naturali, sarà possibile ottenere aiuti sufficienti per utilizzare i terreni e migliorare il rendimento della produzione agricola.

 
  
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  Andreas Mölzer (NI), per iscritto. (DE) Non ci sono dubbi sul fatto che le imprese agricole delle regioni ultraperiferiche abbiano particolarmente bisogno di sostegno finanziario. Le piccole imprese agricole montane si trovano spesso a dover lottare per sopravvivere, perché non sono in grado di reagire rapidamente alle nuove richieste del mercato. Ai piccoli coltivatori in particolare mancano le risorse umane necessarie a rimanere concorrenziali. Pertanto, da un punto di vista puramente commerciale, si trovano in condizioni molto più difficili rispetto alle grandi imprese agricole in posizioni centrali. L’alto tasso di fallimenti registrato negli ultimi anni nel settore agricolo e l’aumento del numero di agricoltori che lavorano a tempo parziale dimostrano chiaramente come la politica comunitaria in materia di sovvenzioni sia troppo concentrata sugli allevamenti intensivi e su imprese simili. E’ tempo di nazionalizzare le sovvenzioni all’agricoltura, se vogliamo che gli Stati membri dell’Unione restino anche solo lontanamente autosufficienti. Ho votato a favore della relazione al fine di ottenere una distribuzione più equa dei fondi di compensazione.

 
  
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  Rareş-Lucian Niculescu (PPE), per iscritto.(RO) Ho votato a favore della relazione in esame, che analizza i problemi affrontati da molti agricoltori negli Stati membri dell’Unione europea. Vorrei sottolineare in particolare l’importanza di un emendamento che ho presentato in sede di commissione e desidero esprimere i miei ringraziamenti ai colleghi che lo hanno appoggiato. L’obiettivo dell’emendamento cui mi riferisco è quello di garantire la pertinenza del metodo di individuazione delle zone caratterizzate da svantaggi naturali, applicandolo secondo zone ecologiche omogenee piuttosto che sul livello 2 delle unità amministrative locali (UAL 2), come accade attualmente. Desidero altresì sottolineare che giudico appropriata l’introduzione, nella futura proposta della Commissione, di regole flessibili che permettano di assegnare aiuti anche agli agricoltori nelle zone caratterizzate da svantaggi naturali di dimensioni ridotte, sebbene le unità amministrative di appartenenza non soddisfino i criteri stabiliti.

 
  
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  Franz Obermayr (NI), per iscritto. (DE) La promozione delle zone rurali caratterizzate da forti svantaggi naturali costituisce uno degli elementi essenziali del secondo pilastro della politica agricola comune. La relazione prevede inoltre sovvenzioni per le zone interessate, rivolti non soltanto alla produzione alimentare, ma anche al contesto macroeconomico. Pertanto, ho votato a favore della relazione.

 
  
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  Wojciech Michał Olejniczak (S&D), per iscritto.(PL) Ho votato a favore della risoluzione del Parlamento europeo (A7-0056/2010) perché il secondo pilastro della politica agricola comune (PAC), ossia la politica di sviluppo rurale, è estremamente importante per aumentare l’efficacia della PAC stessa e anche per facilitare la gestione dei terreni caratterizzati da svantaggi naturali. Il documento elaborato dal relatore è necessario non solo per noi, ma per l’intera Unione europea. Dobbiamo avere informazioni sui terreni che, per motivi indipendenti dai proprietari, non possono essere utilizzati in modo efficiente o soddisfacente. Concordo con il relatore in merito al riesame dei criteri di classificazione delle zone svantaggiate, che ha avuto inizio nel 2005. I criteri precedenti per la promozione di tali zone vanno modificati affinché rispecchino gli svantaggi attualmente esistenti. E’ inoltre necessario ricordare che esistono zone che rientrano in criteri specifici, ma in cui gli svantaggi sono stati annullati grazie a soluzioni efficaci. Sono gli Stati membri che dovrebbero incaricarsi dell’individuazione delle zone svantaggiate e dello sviluppo di aiuti e programmi. Ovviamente, tutte le misure devono obbedire a un quadro di riferimento comunitario.

 
  
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  Raül Romeva i Rueda (Verts/ALE), per iscritto. (EN) Io e il mio gruppo abbiamo votato a favore della relazione in esame.

 
  
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  Eva-Britt Svensson (GUE/NGL), per iscritto. (SV) Mi sono astenuta/ho votato contro la relazione Dorfmann. Il motivo della mia posizione risulta evidente dalla relazione. L’Unione europea è uno spazio troppo vasto per riuscire a gestire in modo efficace le sovvenzioni all’agricoltura per le zone caratterizzate da svantaggi naturali. Le zone rurali europee sono estremamente diverse, per i prodotti coltivati, per il grado di umidità del suolo, per l’interazione dei tipi di suolo e clima. I cambiamenti climatici rendono particolarmente difficile la definizione di una serie di criteri e di standard per l’assegnazione delle sovvenzioni. L’Unione europea ha richiesto

carte dettagliate agli Stati membri, ma solo pochi Stati le hanno fornite. Uno degli esempi riportati nella relazione dalla Corte dei conti è che la Spagna eroga 16 euro per ettaro, mentre Malta eroga 250 euro per ettaro in condizioni giudicate simili. La politica agricola comune è stata concepita in un momento in cui la CE/UE aveva sei Stati membri. Oggi la situazione è completamente diversa e anche più complicata. Dovrebbero essere gli Stati membri a incaricarsi della gestione degli aiuti agricoli, perché conoscono le situazioni a livello locale. Attualmente stiamo affrontando una crisi dell’euro: la moneta unica costituisce un ostacolo all’adeguamento dei tassi d’interesse e delle valute alle diverse situazioni che caratterizzano la zona euro. Similmente, una politica agricola comune non è adeguata per tutti i 27 Stati membri.

 
  
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  Nuno Teixeira (PPE), per iscritto. (PT) Nella sua comunicazione, la Commissione ha richiesto maggiore rigore e uniformità nei criteri di distribuzione degli aiuti agli agricoltori nelle zone caratterizzate da svantaggi naturali. Inoltre, ha cercato di correggere la disomogeneità nella distribuzione degli indennizzi tra i diversi Stati membri, causata da differenze nella classificazione, in particolare per quanto riguarda le cosiddette "zone svantaggiate (ZS) intermedie ".

Tali sovvenzioni sono fondamentali per il mantenimento dell’occupazione e delle comunità rurali, per l’uso ininterrotto dei terreni e per la tutela della biodiversità e del paesaggio culturale.

Nel complesso, sono soddisfatto della relazione e in particolare del parere della commissione per lo sviluppo regionale, volto a tutelare gli interessi delle regioni ultraperiferiche, dato che le isole sono escluse dalla comunicazione della Commissione.

In conformità al principio di sussidiarietà, ritengo logico che, nell’individuare le zone svantaggiate intermedie, gli Stati membri possano prendere in considerazione non solo criteri biofisici, ma anche altri criteri come l’insularità o la posizione ultraperiferica.

Considero anche importante che le regioni che perdono lo status di "zona caratterizzata da svantaggi naturali" usufruiscano di un periodo transitorio, che permetta loro di minimizzare l’impatto della perdita delle sovvenzioni.

Dobbiamo ora garantire che, nel corso del riesame generale della politica agricola comune, i nuovi regimi di aiuti agli agricoltori siano concepiti in modo coerente e che si ottenga un coordinamento migliore tra politica agricola e politica di coesione.

 
  
  

Relazione del Castillo Vera (A7-0066/2010)

 
  
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  Elena Oana Antonescu (PPE), per iscritto.(RO) Ho votato a favore della relazione sulla nuova agenda europea del digitale: 2015.eu perché ritengo che l’Europa debba assumere un ruolo di guida nel promuovere l′innovazione nel settore delle tecnologie dell’informazione e delle comunicazioni. Dobbiamo quindi accelerare gli investimenti in questo settore. Purtroppo, attualmente l’Europa rischia di restare indietro rispetto all’Asia a giudicare da alcuni indicatori, come il tasso medio di trasferimento dei dati o il fatto che, malgrado oltre il 90 per cento della popolazione europea abbia la possibilità di usufruire di servizi di comunicazione a banda larga, questi hanno effettivamente raggiunto il 50 per cento delle famiglie. La Commissione deve presentare un programma chiaro e ambizioso a riguardo, che vada oltre la dichiarazione di intenti o il documento programmatico. Esistono soluzioni che dobbiamo appoggiare come l’uso di programmi open source, che favorirebbero una rapida innovazione dei software grazie ai contributi liberi e ridurrebbero i costi per le imprese che li utilizzano. Nel contempo, dobbiamo adottare misure volte alla semplificazione burocratica del programma quadro europeo e all’aumento della nostra competitività a livello globale.

 
  
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  Sophie Auconie (PPE), per iscritto.(FR) La relazione d’iniziativa dell’onorevole del Castillo Vera presenta obiettivi ambiziosi sul tema della strategia del digitale per l’Europa, ossia l’accesso a Internet per tutti i cittadini dell’Unione europea. A tale proposito, si auspica che la metà della popolazione europea disponga di una connessione a banda larga entro il 2015 e l’intera popolazione entro il 2020. L’uso generalizzato di Internet si accompagna a proposte che delineano la possibile evoluzione della legislazione in materia di consumatori e sicurezza e la necessità dell’accesso digitale ai servizi pubblici. Il programma ci permetterà inoltre di fornire sostegno a piani innovativi di ricerca e sviluppo, favorendo quindi un rapido ampliamento delle conoscenze e l’accesso al patrimonio culturale. Per tutti questi motivi, ho votato a favore della relazione.

 
  
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  Zigmantas Balčytis (S&D), per iscritto. (EN) Ho votato a favore della relazione. Sono convinto che l’Europa potrà soltanto ottenere vantaggi dalla rivoluzione digitale se tutti i cittadini dell’Unione si attiveranno e avranno la possibilità di partecipare appieno alla nuova società digitale. E’ un percorso che pone molte sfide, come lo stanziamento di investimenti a lungo termine e l’impegno da parte dei governi ad accelerare il passaggio all'e-government e da parte dei cittadini a utilizzare i servizi digitali. Per ottenere tali risultati, è necessario ridurre significativamente il divario nell’alfabetizzazione e nelle competenze digitali entro il 2015. Accolgo con particolare favore le proposte volte a garantire che tutte le scuole primarie e secondarie siano dotate di connessioni ad alta velocità entro il 2015 e che a tutti gli adulti in età lavorativa vengano offerte possibilità di formazione nel settore delle tecnologie dell’informazione e delle comunicazioni. Se vogliamo un’agenda del digitale competitiva, dobbiamo iniziare dalle persone.

 
  
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  Regina Bastos (PPE), per iscritto. (PT) Le tecnologie dell’informazione e delle comunicazioni (TIC) sono uno dei settori che si sta sviluppando più rapidamente negli ultimi decenni e sono presenti in ogni aspetto della quotidianità. In un ambiente in perenne cambiamento e caratterizzato da un aumento della competitività, le TIC possono costituire uno strumento efficace per favorire lo sviluppo sostenibile e per contrastare la povertà e le disuguaglianze sociali ed economiche. Tutti devono possedere le competenze adeguate e disporre di un accesso universale e ad alta velocità. E’ inoltre necessario un quadro normativo chiaro, che tuteli i diritti e garantisca la dovuta sicurezza. Ho votato a favore della relazione “sulla nuova agenda europea del digitale: 2015.eu”, che mira a collaborare con la Commissione per l’elaborazione di una proposta strategica universale e di un piano d’azione per il 2015. A tal fine, ogni famiglia dell’Unione europea deve disporre di una connessione Internet a banda larga a prezzi competitivi entro il 2013, prestando adeguata attenzione alle zone rurali, alle zone in transizione industriale e alle regioni che soffrono di gravi svantaggi permanenti, naturali o demografici, come le regioni ultraperiferiche. Infine, è importante garantire agli utenti finali disabili un accesso equivalente a quello offerto agli altri utenti finali.

 
  
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  Mara Bizzotto (EFD), per iscritto. − Fare di quella europea la società della conoscenza più competitiva e dinamica del mondo figurava tra gli ambiziosi ma disattesi obiettivi della Strategia di Lisbona. Con l'adozione dell'agenda 2015EU, sinergica nei contenuti rispetto alla strategia UE2020, s'intende porre il cittadino-consumatore al centro di un'azione comunitaria finalizzata a garantire per tutti i cittadini degli Stati Membri un adeguato bagaglio di competenze informatiche che garantiscano l'accesso alle principali tecnologie dell'informazione e della comunicazione oggi disponibili. Il percorso di alfabetizzazione digitale delle famiglie, degli studenti, delle imprese e delle pubbliche amministrazioni europee si snoderà attraverso diverse tipologie di interventi, che affronteranno tanto la questione della definizione dei diritti digitali quanto quella dell'implementazione delle infrastrutture per il potenziamento e l'estensione della banda larga soprattutto nelle zone rurali.

Poiché credo fermamente che il futuro della formazione debba necessariamente essere affiancato dal potenziamento della formazione digitale e dall'interoperabilità delle competenze informatiche, sono a favore della relazione.

 
  
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  Carlos Coelho (PPE), per iscritto. (PT) Appoggio l’ottima relazione dell’onorevole del Castillo Vera sulla nuova agenda del digitale. Concordo sul fatto che l’Europa debba assumere un ruolo di guida nella creazione e nell’applicazione delle tecnologie dell’informazione e delle comunicazioni, generando in tal modo valore aggiunto per i cittadini e le imprese. Condivido inoltre l’idea che l’Europa potrà trarre vantaggio dalla rivoluzione digitale soltanto se tutti i cittadini dell’Unione si attiveranno e avranno a disposizione i mezzi necessari per partecipare appieno alla nuova società digitale. Accolgo con favore l’obiettivo di estendere la copertura della banda larga a ogni cittadino europeo su tutto il territorio, comprese le zone ultraperiferiche. Condivido anche la raccomandazione di introdurre il concetto di alfabetizzazione digitale nei sistemi di istruzione a partire già dal livello prescolare, parallelamente alle lingue straniere, con l’obiettivo di formare utenti esperti il più presto possibile. Sottolineo il potenziale che la digitalizzazione dei servizi pubblici (e-government) avrebbe per i cittadini e per le imprese, presentando loro un’offerta più efficace e personalizzata. Segnalo inoltre che l’utilizzo dei sistemi di licitazione elettronica (appalti pubblici) è vantaggioso sia in termini di trasparenza, sia di competitività, e offre maggiore scelta, migliore qualità e prezzi più competitivi.

 
  
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  Lara Comi (PPE), per iscritto. − Ho votato in favore di questa relazione della quale condivido sia lo spirito sia i contenuti. Credo che, attraverso la sua approvazione, il Parlamento europeo abbia dato un chiaro segnale di leadership politica nella creazione di un'agenda digitale, di un vero piano europeo coerente ed esaustivo, passo fondamentale per l'Europa del futuro.

Lo sviluppo digitale, da un lato, rappresenta una grande opportunità di crescita ma, dall'altro, determina un importante cambiamento sociale, incidendo in modo significativo sul comportamento dei cittadini. L'importante è fare in modo che questo cambiamento possa condurre verso una società europea più democratica, aperta e inclusiva e verso un'economia del futuro prospera, competitiva e basata sulla conoscenza. E ciò potrà accadere solo se, come si sottolinea nella Relazione, "l'individuo è posto al centro dell'azione politica".

È importante puntare molto sulla diffusione della banda larga e sull'applicazione delle tecnologie digitali in settori chiave del mercato, come l'energia, i trasporti e la sanità. Ma questa azione politica deve fissare delle garanzie adeguate per evitare un ulteriore divario tra: le grandi imprese e le PMI; le autorità pubbliche e il settore privato; tra zone ad alta concentrazione demografica e zone rurali, insulari e montane; tra commercio elettronico nazionale e transfrontaliero.

 
  
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  Ioan Enciu (S&D), per iscritto.(RO) Apprezzo sia l’impegno dedicato dall’onorevole del Castillo Vera alla stesura della relazione in oggetto, sia i contributi apportati dai miei onorevoli colleghi. L’agenda del digitale e lo sviluppo di un mercato unico delle tecnologie dell’informazione e delle comunicazioni si impongono tra le priorità nostre e della Presidenza. Apprezzo la rilevanza attribuita al concetto di promozione dell’alfabetizzazione digitale tra i giovani, che sono i principali utenti delle nuove tecnologie e devono, pertanto, utilizzarle in modo sicuro ed efficiente.

Desidero esprimere ringraziare gli onorevoli colleghi che hanno appoggiato la mia iniziativa, con cui invito la Commissione a elaborare un piano finalizzato a promuovere le nuove imprese online e a offrire assistenza, specialmente per chi ha perso da poco il posto di lavoro. Sono fiducioso che i voti mio e dei miei onorevoli colleghi segnino un passo importante verso un approccio globale ed efficiente al futuro del digitale in Europa. Confido che la Commissione appoggerà l’introduzione di regole chiare in materia, sia a livello comunitario sia nazionale.

 
  
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  Diogo Feio (PPE), per iscritto. (PT) L’agenda del digitale sta diventando sempre più importante e imprescindibile nella nostra società. Gli sviluppi tecnologici, specialmente quelli che hanno permesso di rendere disponibili online informazioni, contenuti e conoscenze, sono stati estremamente rapidi e in poco più di un decennio il panorama del digitale è radicalmente cambiato, consentendo l’accesso di massa a Internet e alle comunicazioni mobili. E’ dunque importante guardare al futuro e definire una strategia per l’agenda del digitale stabilendo obiettivi concreti e prestando particolare attenzione agli aspetti legati al diritto dei consumatori alla riservatezza e alla protezione dei dati personali e, similmente, ai diritti d’autore e alla lotta contro la pirateria su Internet.

 
  
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  José Manuel Fernandes (PPE), per iscritto. (PT) Le tecnologie dell’informazione e delle comunicazioni (TIC) svolgono un ruolo importante nello sviluppo di un’economia fiorente e competitiva e favoriscono il consolidamento di una società fraterna, democratica, aperta e inclusiva. Le TIC consentono maggiore efficienza, favorendo una crescita sostenibile e contribuendo così al raggiungimento degli obiettivi della strategia UE 2020. Attualmente l’accesso del pubblico alla banda larga varia in misura significativa tra gli Stati membri e al loro interno. Dobbiamo costruire al più presto un mercato unico del digitale che eviti la frammentazione della normativa e che contribuisca alla libera circolazione dei servizi digitali e dell’e-commerce. E’ necessario adottare un’agenda del digitale ambiziosa e un piano d’azione universale per permettere all’Europa di avanzare verso una società digitale aperta e prospera, che offra a tutti i cittadini opportunità economiche, sociali e culturali, prestando particolare attenzione alle zone rurali. Desidero sottolineare l’importanza di offrire accesso universale e ad alta velocità alla banda larga fissa e mobile per tutti i cittadini. Dobbiamo utilizzare fondi sia comunitari sia nazionali per garantire che tutti i cittadini dell’Unione europea abbiano accesso a Internet a banda larga a prezzi competitivi entro il 2013.

 
  
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  Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. (PT) La relazione in esame presenta molti punti positivi, pur essendo stata concepita nel quadro del mercato interno promosso dall’Unione europea. Riconosciamo i vantaggi soggiacenti dell’agenda digitale per l’Europa che la relazione presenta, in particolare per quanto riguarda l’impegno a "garantire l'accesso di tutti i cittadini ai prodotti culturali" e a "garantire agli utenti finali disabili un accesso equivalente a quello offerto agli altri utenti finali" e la volontà di "potenziare gli investimenti nell’uso del software open source nell’UE" e di “prestare adeguata attenzione alle zone rurali, alle zone in transizione industriale e alle regioni che soffrono di gravi svantaggi permanenti, naturali o demografici, come le regioni ultraperiferiche ”. Dobbiamo apportare il nostro contributo a queste proposte.

Tuttavia, riteniamo che un’agenda del digitale all’avanguardia debba escludere qualunque tipo di commercializzazione della conoscenza, dell’istruzione e della ricerca. Non accettiamo dunque che gli obiettivi concreti vengano indeboliti dalle ambiguità e dalle differenze del mercato comune europeo.

Il rafforzamento e la promozione di un mercato interno "funzionante" non renderà il mercato più "orientato alle esigenze del consumatore" né porterà a un "abbassamento delle tariffe", come vorrebbero farci credere. Nelle attività dell’Unione europea, in diverse occasioni è stato dimostrato che è vero il contrario. Per tale motivo, ci siamo astenuti.

 
  
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  Cătălin Sorin Ivan (S&D), per iscritto.(RO) E’ necessario dedicarsi con impegno sempre maggiore alla definizione della nuova agenda del digitale 2015.eu, che deve essere più competitiva e più innovativa della strategia i2010 varata di recente, specialmente in relazione agli aspetti didattici e culturali. Per tale motivo, come relatore per parere della commissione per la cultura e l’istruzione, ho appoggiato la relazione e in particolare i punti relativi al ruolo delle tecnologie dell’informazione e delle comunicazioni (TIC) nella formazione dei giovani e nella loro preparazione al mercato del lavoro. Nel testo che è stato presentato e adottato, ho sottolineato sia l’importanza che i bambini acquisiscano una conoscenza di base delle TIC già dalle scuole elementari, sia il valore aggiunto che l’apprendimento online può fornire alla nostra società in costante evoluzione. Analogamente, poiché i giovani sono la fascia della popolazione più ricettiva alle TIC, dobbiamo far sì che si dedichino a questo settore, contribuendo così in misura significativa all’abbassamento del livello di disoccupazione nell’Unione europea, in linea con gli obiettivi della strategia UE 2020. Ultimo ma non meno importante, ho riaffermato la necessità di sviluppare il progetto Europeana come parte dell’agenda 2015.eu, attuandolo in modo da garantirne l’alto profilo e da assicurare il raggiungimento del suo specifico obiettivo culturale.

 
  
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  Petru Constantin Luhan (PPE), per iscritto.(RO) Accolgo con favore l’adozione della relazione in esame, che sarà di aiuto nell’elaborare un’esaustiva proposta di strategia per il 2015 sulle tecnologie dell’informazione e delle comunicazioni (TIC). Ritengo che il superamento della crisi economica dipenda perlopiù dalla misura in cui questa proposta agevolerà un’applicazione ampia ed efficiente delle TIC nelle attività aziendali. Le piccole e medie imprese possono fungere da catalizzatori della ripresa economica in Europa. Di fatto, la Commissione europea dovrà rafforzare gli incentivi all’uso degli strumenti delle TIC da parte delle piccole e medie imprese, al fine di aumentarne la produttività. Utilizzerò il mio voto oggi per appoggiare la proposta della relazione di predisporre un piano digitale per la promozione delle imprese online, con l’obiettivo principale di offrire alternative a coloro che hanno recentemente perso il posto di lavoro a causa dell’attuale crisi finanziaria. Tale iniziativa potrebbe essere attuata offrendo, nello specifico, connessioni a Internet e consulenza gratuite.

 
  
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  Nuno Melo (PPE), per iscritto. (PT) La nuova agenda del digitale per l’Europa è fondamentale affinché si verifichi una rivoluzione digitale da cui tutti i cittadini europei possano trarre vantaggio. A tal fine, è però necessario il coinvolgimento di tutti i cittadini nel processo, in modo che diventino attori della nuova società digitale. Per realizzare questo obiettivo, sono necessari investimenti su larga scala per ottenere una riduzione del divario digitale attualmente esistente nell’Unione europea. Non dobbiamo dimenticare che un pubblico informato ed evoluto contribuirà ad aumentare le risorse dell’Europa.

 
  
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  Miroslav Mikolášik (PPE), per iscritto.(SK) Utilizzare appieno la tecnologia dell’informazione e delle telecomunicazioni è una delle condizioni necessarie per un’Europa più competitiva e per una crescita sostenibile.

L’Unione europea deve assicurare lo sviluppo e l’applicazione di tali tecnologie e permettere a tutti i cittadini dell’UE di comunicare con la nuova società digitale grazie a connessioni Internet ad alta velocità e di alta qualità a prezzi accessibili. Purtroppo, i mercati delle telecomunicazioni in molti degli Stati membri non hanno ancora raggiunto un livello sufficiente di apertura alla concorrenza, dunque i consumatori e le famiglie sono scoraggiati dai prezzi alti e non acquisiscono competenze informatiche sufficienti.

Considero quindi essenziale estendere l’integrazione e la liberalizzazione del mercato unico ed eliminare gli ostacoli alla fornitura di servizi di telecomunicazioni transnazionali.

Nel contempo, sono favorevole all’elaborazione di un quadro normativo migliore per il nuovo spazio digitale, che assicuri la tutela dei diritti civili fondamentali e dei diritti di proprietà intellettuale e che contrasti la criminalità informatica, la diffusione della pedopornorgafia e altri reati su Internet.

 
  
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  Franz Obermayr (NI), per iscritto. (DE) La relazione prevede che entro il 2013 ogni famiglia dell’Unione europea abbia una connessione Internet a banda larga a un prezzo competitivo. Inoltre, l’intento è quello di rendere l’Europa il continente più “mobile” del mondo in termini di connessione a Internet entro il 2015. Appoggio le misure volte a raggiungere tali obiettivi e ho, quindi, votato a favore della relazione.

 
  
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  Georgios Papanikolaou (PPE), per iscritto. (EL) La nuova agenda del digitale per l’Europa è un programma ambizioso, volto a diffondere nuove tecnologie e collegamenti veloci negli Stati membri, ed è per tale motivo che ho votato a favore della relazione. Tuttavia, a prescindere dagli obiettivi formulati in via puramente teorica, come aumentare la velocità delle connessioni mobili o avvicinare i cittadini europei alle nuove tecnologie, sembrerebbe che alcuni degli obiettivi siano estremamente difficili da raggiungere. Ad esempio, l’obiettivo di far sì che entro il 2015 tutte le scuole dell’Unione europea siano fornite di connessione a Internet ad alta velocità, per quanto decisamente auspicabile, sarà difficile da realizzare per ragioni oggettive, come il fatto che nelle zone isolate montane o insulari non è semplice ottenere alte velocità in tempi brevi. Di conseguenza, la nuova agenda del digitale per l’Europa dovrebbe accompagnarsi a una serie di azioni e iniziative coordinate, come uno stanziamento più generoso di fondi comunitari per garantire un migliore accesso a Internet anche agli allievi delle zone con svantaggi geografici.

 
  
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  Aldo Patriciello (PPE), per iscritto. − Cari colleghi, l'Europa rimane un leader mondiale nel campo delle tecnologie avanzate dell'informazione e delle comunicazioni (TIC). Il World Wide Web, lo standard GSM per i telefoni mobili, lo standard MPEG per i contenuti digitali e la tecnologia ADSL sono invenzioni europee. Mantenere questa leadership e trasformarla in un vantaggio competitivo costituisce un obiettivo politico importantissimo.

Negli ultimi quattro anni le politiche in materia di TIC hanno confermato il ruolo motore di tali tecnologie nell'ammodernamento economico e sociale dell'Europa e hanno permesso di aumentare la resilienza europea in tempi di crisi. Tutti gli Stati membri dell'Unione hanno elaborato politiche in materia di TIC e considerano fondamentale il loro contributo alla crescita e all'occupazione a livello nazionale nell'ambito della strategia di Lisbona rinnovata.

Malgrado ciò, nel primo decennio del ventunesimo secolo l'UE è in ritardo in fatto di ricerca e innovazione nelle TIC. Per questo motivo essa ha dato vita ad ambiziosi programmi di ricerca destinati a recuperare tale ritardo e a sostenere attività di ricerca e sviluppo lungimiranti. Ribadisco quindi, con convinzione, il mio pieno sostegno a queste azioni, convinto che l'Europa possa riproporsi come soggetto primario e trainante in questo importantissimo settore.

 
  
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  Teresa Riera Madurell (S&D), per iscritto. (ES) Ho votato a favore della relazione d’iniziativa del Parlamento, considerata l’importanza che l’agenda digitale riveste nel rafforzamento della leadership tecnologica europea. Le tecnologie dell’informazione e delle comunicazioni (TIC) ricoprono un ruolo fondamentale per la crescita nell’attuale fase di ripresa economica, ma sono essenziali anche per una crescita sostenibile e per combattere l’esclusione sociale. La relazione appoggia i punti principali individuati nella dichiarazione ministeriale sull’agenda digitale, adottata durante la riunione informale dei ministri delle Telecomunicazioni tenutasi a Granada il 18 e 19 aprile. Il Parlamento riconferma la necessità per l’Unione europea di infrastrutture affidabili, veloci ed efficienti e sostiene l’adozione di misure che permettano il raggiungimento della piena copertura della banda larga per tutti i cittadini. Tutti i cittadini devono prendere parte alla rivoluzione digitale affinché questa abbia successo. Tuttavia, perché tale successo diventi realtà, non possono essere trascurati aspetti quali la sicurezza su Internet. La relazione adottata non si impegna soltanto a dotare tutti i cittadini di abilità informatiche, ma, nel contempo, sottolinea la necessità di migliorare la sicurezza su Internet e di rispettare i diritti dei cittadini.

 
  
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  Raül Romeva i Rueda (Verts/ALE), per iscritto. (EN) Ho votato a favore della risoluzione, dato che non sono state apportate modifiche pregiudizievoli.

 
  
  

Relazione Bogusław Liberadzki (A7-0099/2010)

 
  
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  Jean-Pierre Audy (PPE), per iscritto. (FR) Come raccomandato nell’ottima relazione del mio collega polacco, l’onorevole Liberadzki, ho votato a favore della concessione del discarico alla Commissione europea rispetto all’esecuzione del bilancio europeo per l’esercizio 2008. Sono lieto che alcune idee, che mi stanno particolarmente a cuore, siano state riprese: l’organizzazione di una conferenza interistituzionale che coinvolga tutte le parti interessate, con particolare riferimento ai parlamenti nazionali e alle istituzioni di controllo nazionali, con l’obiettivo di riformare la procedura di discarico; il ravvicinamento delle scadenze, in modo tale che la votazione sul discarico si svolga l’anno successivo all’esercizio controllato; la richiesta da parte della Corte dei conti europea di avere un parere unico (l’applicazione del modello di audit unico) sull’affidabilità e la regolarità delle operazioni sottostanti, come disposto dal trattato. Inoltre dobbiamo semplificare le regole relative alla concessione degli stanziamenti, dato che molti degli errori rilevati sono imputabili alla complessità delle procedure, a cui spesso si aggiungono le complessità dei sistemi nazionali. Infine, per quanto concerne i controlli sugli organismi di ricerca in Europa, sono lieto che il Parlamento europeo abbia confermato il messaggio che abbiamo trasmesso alla Commissione, volto ad evitare che alcuni finanziamenti vengano messi in discussione in maniera brutale e spesso infondata in relazione alle norme internazionali di revisione contabile.

 
  
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  Zigmantas Balčytis (S&D), per iscritto. (LT) Per quanto siano stati compiuti dei passi avanti nell’esecuzione del bilancio europeo per l’esercizio 2008, permangono ancora numerosi errori negli ambiti dei Fondi strutturali e di coesione, dello sviluppo rurale, della ricerca scientifica, dell’energia e dei trasporti. I fondi erogati in modo irregolare corrispondono all’11 per cento. La causa di queste irregolarità è da ricercarsi nella complessità delle norme e dei regolamenti a cui gli Stati membri devono attenersi. Pertanto, nell’ambito dell’esecuzione del bilancio per il prossimo esercizio, si dovrebbe prestare particolare attenzione alla semplificazione di tali norme e regolamenti, al miglioramento del meccanismo per il recupero dei fondi erogati in modo irregolare e all’introduzione di sistemi più efficaci per la supervisione e il controllo. L’attuazione di questi provvedimenti si tradurrà, probabilmente, in un miglioramento dell’esecuzione del bilancio europeo, in un controllo più efficace degli stanziamenti a bilancio e in un valore aggiunto per i progetti attuati dagli Stati membri per lo sviluppo di vari ambiti dell’economia e di altri settori.

 
  
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  Diogo Feio (PPE), per iscritto. (PT) L’articolo 317 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea dispone che la responsabilità dell’esecuzione del bilancio europeo spetti alla Commissione, in cooperazione con gli Stati membri e che la Corte dei conti trasmetta al Parlamento e al Consiglio una dichiarazione che attesti l’affidabilità dei conti e la legittimità e la regolarità delle relative operazioni. Ai fini della trasparenza, ritengo essenziale che il Parlamento europeo abbia la possibilità di verificare i conti e analizzare nel dettaglio l’esecuzione del bilancio europeo. Concordo con il relatore e con le risoluzioni sul discarico quando attirano l’attenzione sull’urgenza di introdurre una dichiarazione nazionale in corrispondenza del livello politico adeguato, che comprenda tutti gli stanziamenti dell’Unione sottoposti a gestione condivisa, in modo tale che ogni Stato membro si assuma la responsabilità della gestione dei fondi europei ricevuti. Si tratta di un aspetto particolarmente importante se pensiamo che l’80 per cento delle spese comunitarie è amministrato dagli Stati membri. Infine, vorrei ricordare il parere positivo espresso dalla Corte dei conti in merito ai conti, che rassicura i cittadini europei sul corretto e rigoroso utilizzo del bilancio europeo, nonostante alcuni problemi che continuano a sussistere e che sono oggetto di un’analisi dettagliata nella relazione in questione.

 
  
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  Bruno Gollnisch (NI), per iscritto. (FR) La panoramica offerta dalle quasi 40 relazioni dedicate all’esecuzione del bilancio europeo per l’esercizio 2008 da parte dei diversi organi europei è pessima. Per il quindicesimo anno consecutivo, la Corte dei conti europea non è stata in grado di approvare l’esecuzione del bilancio della Commissione europea, essendo pervasa da una serie di errori e spese irregolari. Tuttavia il Parlamento europeo sta concedendo alla Commissione il discarico per la sua gestione. La Commissione si sta nascondendo dietro la responsabilità degli Stati membri, che dovrebbero amministrare l’80 per cento delle spese, in particolare in ambito agricolo e regionale. Tuttavia i problemi in questi due ambiti si stanno riducendo, mentre stanno crescendo a dismisura nel caso delle sovvenzioni gestite direttamente da Bruxelles. La situazione relativa all’assistenza di preadesione per la Turchia è particolarmente grave e preoccupante. Senza citare poi la moltiplicazione degli organismi decentrati, con la conseguente pletora di procedure raffazzonate per gli appalti pubblici, la gestione del tutto casuale del personale e delle procedure di reclutamento, gli impegni di bilancio che precedono i relativi impegni giuridici e i consigli di vigilanza che causano un’impennata dei costi di gestione e che, in ultima analisi, non sono in grado di pianificare in maniera efficace le loro azioni, talvolta poco chiare e, pertanto, il proprio bilancio. Tanto che, in una delle sue relazioni, l’onorevole Mathieu chiede di effettuare una valutazione generale della loro utilità. Ecco spiegati i motivi per cui abbiamo votato contro la maggior parte dei testi sul discarico presentanti.

 
  
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  Cătălin Sorin Ivan (S&D), per iscritto. (RO) Una votazione a favore del discarico non significa che la situazione sia eccellente. A mio avviso, la situazione si sta evolvendo nella giusta direzione, ma a un ritmo troppo lento. Il numero di errori è diminuito, ma non abbiamo ancora raggiunto il “livello di errore tollerabile”. Vorrei sottolineare la necessità di rendere obbligatoria per tutti gli Stati membri la presentazione di una dichiarazione nazionale di gestione, come richiesto più volte dal Parlamento. Mi oppongo all’introduzione di un sistema semaforico (rosso, giallo e verde) che si applicherebbe solo a Romania e Bulgaria, dato che sarebbe una misura discriminatoria. Si osservano carenze in molti altri Stati membri e, pertanto, devono applicarsi delle regole di controllo comuni.

 
  
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  Nuno Melo (PPE), per iscritto. (PT) Tutte le istituzioni europee che dipendono dal bilancio europeo devono essere sottoposte a un controllo approfondito da parte della Corte dei conti e di tutti gli organismi competenti. E’ necessario verificare che i fondi dell’Unione vengano utilizzati in maniera efficace, che queste istituzioni stiano conseguendo gli obiettivi prefissati e che non vi siano sprechi di risorse. In linea generale – ad esclusione di qualche eccezione, a giudicare dai controlli che abbiamo già esaminato – possiamo affermare che le istituzioni in oggetto stanno utilizzando i fondi messi a loro disposizione in maniera adeguata e stanno conseguendo gli obiettivi prefissati. Ecco perché ho votato a favore della relazione sulla Commissione e le agenzie esecutive.

 
  
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  Georgios Papanikolaou (PPE), per iscritto. (EL) La relazione Liberadzki sul discarico per l’esecuzione del bilancio generale dell’Unione europea per l’esercizio 2008, sezione III – Commissione e agenzie esecutive adotta un tono molto negativo nei confronti della Grecia per una serie di questioni, che spaziano dalla manipolazione delle statistiche finanziarie ad accuse vaghe sulla corruzione generalizzata nel paese. Il nostro gruppo parlamentare ha chiesto di poter votare separatamente contro gli specifici riferimenti alla Grecia – da considerare alla stregua di insulti – in una votazione per parti separate. Tale procedura si è però rivelata infattibile, ragion per cui ho votato contro la relazione Liberadzki nel suo insieme.

 
  
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  Alf Svensson (PPE), per iscritto. (SV) Il 5 maggio ho votato a favore della relazione dell’onorevole Liberadzki sul discarico per l’esecuzione del bilancio generale dell’Unione europea per l’esercizio 2008, sezione III – Commissione e agenzie esecutive. Tuttavia ho votato a favore della rimozione del paragrafo 376, che proponeva che l’assistenza di preadesione per la Turchia venisse ridotta al livello del 2006, e del paragrafo 378, in cui il Parlamento europeo chiede alla Commissione di modificare gli obiettivi dello strumento di assistenza preadesione attraverso, per esempio, particolari forme di partecipazione. Il motivo alla base di questa mia scelta è riconducibile al fatto che ritengo erroneo che una relazione sul discarico della Commissione metta in discussione il processo e le prospettive di adesione di paesi candidati. Sono fermamente convinto che, una volta avviati, i negoziati di adesione debbano essere portati avanti in uno spirito positivo, senza ulteriori complicazioni od ostacoli al processo di adesione all’Unione europea.

 
  
  

Relazione Ayala Sender (A7-0063/2010)

 
  
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  Jean-Pierre Audy (PPE), per iscritto. (FR) Come raccomandato nell’ottima relazione della mia brillante collega nonché vicina spagnola, l’onorevole Ayala Sender, ho votato a favore della concessione del discarico alla Commissione europea per l’esecuzione del bilancio del settimo, ottavo, nono e decimo Fondo europeo di sviluppo (FES) per l’esercizio 2008. Appoggio, senza riserve, l’iscrizione in bilancio del Fondo europeo di sviluppo e, quando sarà il momento, l’Unione dovrà creare il proprio strumento per attivarsi nell’ambito dello sviluppo. Per quanto riguarda il fondo investimenti gestito dalla Banca europea per gli investimenti (BEI) – uno strumento finanziario di rischio finanziato dal FES e finalizzato a favorire gli investimenti privati nel difficile contesto economico e politico dei paesi ACP – ho sentimenti contrastanti in merito all’obbligo, a carico della Banca europea per gli investimenti, di presentare una relazione nell’ambito della procedura di discarico. Tuttavia, questo aspetto verrà discusso in futuro se, come spera il Parlamento, l’Unione diventerà azionista della BEI.

 
  
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  Diogo Feio (PPE), per iscritto. (PT) Ritengo essenziale che i funzionari pubblici rispondano del proprio operato ai cittadini. Per tale motivo devono fornire resoconti obiettivi e dettagliati in merito alle modalità con cui sono stati spesi i fondi pubblici. Sebbene la Corte dei conti ritenga che i dati relativi alle entrate e agli impegni siano esenti da errori significativi, nutre tuttavia delle preoccupazioni per l’elevato livello di errori non quantificabili negli impegni relativi al sostegno al bilancio e per il livello significativo di errori nei pagamenti. Anch’io, come la relatrice, deploro il fatto che la Corte dei conti non abbia potuto ottenere tutte le informazioni e la documentazione concernente i dieci pagamenti – oggetto dell’esame a campione – effettuati a favore di organizzazioni internazionali e che, di conseguenza, non sia in grado di esprimere un parere sulla regolarità delle spese, pari a 190 milioni di euro, ovvero il 6,7 per cento delle spese annuali. Chiedo quindi al Fondo europeo di sviluppo di risolvere tutti questi problemi per il prossimo esercizio (2009).

 
  
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  Nuno Melo (PPE), per iscritto. (PT) Tutte le istituzioni europee che dipendono dal bilancio europeo devono essere sottoposte a un controllo approfondito da parte della Corte dei conti e di tutti gli organismi competenti. E’ necessario verificare che i fondi dell’Unione vengano utilizzati in maniera efficace, che queste istituzioni stiano conseguendo gli obiettivi prefissati e che non vi siano sprechi di risorse. In linea generale – ad esclusione di qualche eccezione, a giudicare dai controlli che abbiamo già esaminato – possiamo affermare che le istituzioni in oggetto stanno utilizzando i fondi messi a loro disposizione in maniera adeguata e stanno conseguendo gli obiettivi prefissati. Ecco perché ho votato a favore della relazione sul settimo, ottavo, nono e decimo Fondo europeo di sviluppo per l'esercizio 2008.

 
  
  

Relazione Staes (A7-0095/2010)

 
  
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  Liam Aylward e Pat the Cope Gallagher (ALDE), per iscritto.(GA) I deputati Pat ‘the Cope’ Gallagher e Liam Aylward hanno votato a favore della relazione sul discarico del Parlamento europeo per l’esecuzione del bilancio generale dell’Unione europea per l’esercizio 2008 e accolgono con favore le raccomandazioni della stessa in merito al miglioramento della trasparenza e della responsabilità. Trasparenza e responsabilità sono necessarie per il corretto funzionamento del Parlamento europeo e per promuovere una buona struttura di governance nell’Unione europea.

L’onorevole Gallagher e l’onorevole Aylward hanno appoggiato, in particolare, gli emendamenti volti a introdurre un maggiore grado di trasparenza e a raccomandare la pubblicazione delle relazioni del servizio di audit interno. Hanno inoltre appoggiato le raccomandazioni atte a garantire la fornitura di informazioni ai contribuenti europei in merito all’utilizzo dei fondi pubblici da parte del Parlamento.

 
  
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  Diogo Feio (PPE), per iscritto. (PT) Ritengo essenziale che i funzionari pubblici rispondano del proprio operato ai cittadini. Per tale motivo devono fornire resoconti obiettivi e dettagliati in merito alle modalità con cui sono stati spesi i fondi pubblici. Questa relazione effettua un’analisi esaustiva della situazione di bilancio del Parlamento, attirando l’attenzione su alcuni aspetti che devono essere riesaminati con urgenza. Osservo che la relatrice esprime la propria preoccupazione per i continui episodi di microcriminalità nelle sedi del Parlamento, chiedendo al segretario generale di rivolgere particolare attenzione alla questione, allo scopo di ridurre il fenomeno. Sebbene questo aspetto possa sembrare banale, in realtà è estremamente importante per tutti noi che usufruiamo tutti i giorni delle strutture del Parlamento. Infine, vorrei sottolineare il parere positivo espresso dalla Corte dei conti nei confronti dei conti, che rassicura i cittadini europei in merito a una gestione adeguata e rigorosa del bilancio europeo.

 
  
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  Dan Jørgensen e Christel Schaldemose (S&D), per iscritto. (DA) Il Parlamento europeo ha votato in merito al discarico per l’esecuzione del proprio bilancio per l’esercizio 2008. Questa operazione non è mai stata compiuta, in passato, in maniera così accurata e critica. E’ una chiara vittoria sia per la trasparenza che per il controllo ed è in linea con la tradizionale visione danese delle buone prassi. La relazione sul discarico muove una serie di critiche che rendono necessario un inasprimento delle attuali procedure e prassi. Si richiedono dunque maggiore chiarezza e apertura per quanto attiene all’uso dei fondi supplementari e la responsabilità degli attori finanziari in Parlamento. Ovviamente, siamo a favore di queste proposte e, pertanto, abbiamo votato a favore del discarico e della risoluzione nel suo complesso. Il Parlamento europeo deve votare ogni anno il proprio discarico ed è proprio per questo che è necessario un esame critico. La relazione, ovviamente, è il frutto di molti compromessi ma adotta, essenzialmente, una posizione molto critica, pur mostrando la direzione giusta da seguire per le future procedure di discarico. Inoltre questa relazione, con il suo approccio critico, ha potuto contare sull’appoggio di molti gruppi di questo Parlamento.

 
  
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  Astrid Lulling (PPE), per iscritto. (FR) Il mio scetticismo, o meglio la mia opposizione, rispetto alcune delle affermazioni contenute nella risoluzione della relazione Staes non dovrebbe essere offuscato dal voto a favore che ho espresso nei confronti del discarico del bilancio 2008 del Parlamento europeo. Affermare che i costi dei lavori di restauro delle sede di Strasburgo, a seguito del disastro dell’agosto del 2008, non dovrebbero essere sostenuti dai contribuenti europei non è sufficiente.

Il Parlamento europeo, infatti, è tenuto per legge a provvedere alla manutenzione degli edifici di cui è proprietario con debita cura e attenzione.

È stata inoltre avviata un’opportuna azione legale per ottenere il rimborso dei costi sostenuti a causa del disastro.

Infine, vorrei che venisse effettuato un esame rigoroso ed obiettivo della situazione relativa ai fondi pensione dei parlamentari piuttosto che lasciarsi andare a una certa demagogia.

 
  
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  Nuno Melo (PPE), per iscritto. (PT) Tutte le istituzioni europee che dipendono dal bilancio europeo devono essere sottoposte a un controllo approfondito da parte della Corte dei conti e di tutti gli organismi competenti. E’ necessario verificare che i fondi dell’Unione vengano utilizzati in maniera efficace, che queste istituzioni stiano conseguendo gli obiettivi prefissati e che non vi siano sprechi di risorse. In linea generale – ad esclusione di qualche eccezione, a giudicare dai controlli che abbiamo già esaminato – possiamo affermare che le istituzioni in oggetto stanno utilizzando i fondi messi a loro disposizione in maniera adeguata e stanno conseguendo gli obiettivi prefissati. Ecco perché ho votato a favore della relazione sull’esecuzione del bilancio generale dell’Unione europea, sezione I – Parlamento europeo.

 
  
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  Raül Romeva i Rueda (Verts/ALE), per iscritto.

Abbiamo seguito il relatore, l’onorevole Staes, nel suo voto, anche se è andato perso uno degli emendamenti chiave – il numero 22 – sulla trasparenza dell’uso dei fondi pubblici, difeso dalla relatrice stessa

 
  
  

Relazione Czarnecki (A7-0080/2010)

 
  
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  Diogo Feio (PPE), per iscritto. (PT) Ritengo essenziale che i funzionari pubblici rispondano del proprio operato ai cittadini. Per tale motivo devono fornire resoconti obiettivi e dettagliati in merito alle modalità con cui sono stati spesi i fondi pubblici. La Corte dei conti ha indicato che, dalla verifica contabile, non sono scaturite osservazioni significative sul Comitato economico e sociale europeo (CESE). Ciononostante, la Corte dei conti ha rilevato alcuni ambiti in cui non si sono registrati miglioramenti, come ad esempio il rimborso delle spese di viaggio dei membri del CESE, che devono essere basate solo sui costi di viaggio effettivamente sostenuti, o il fatto che il CESE concede al suo personale un beneficio finanziario che non è stato concesso dalle altre istituzioni e che si traduce in costi più elevati. Osservo con soddisfazione che il CESE ha adottato la prassi di inserire nella propria relazione annuale di attività un capitolo atto a descrivere il seguito dato alle precedenti decisioni di discarico del Parlamento e della Corte dei conti.

 
  
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  Nuno Melo (PPE), per iscritto. (PT) Tutte le istituzioni europee che dipendono dal bilancio europeo devono essere sottoposte a un controllo approfondito da parte della Corte dei conti e di tutti gli organismi competenti. E’ necessario verificare che i fondi dell’Unione vengano utilizzati in maniera efficace, che queste istituzioni stiano conseguendo gli obiettivi prefissati e che non vi siano sprechi di risorse. In linea generale – ad esclusione di qualche eccezione, a giudicare dai controlli che abbiamo già esaminato – possiamo affermare che le istituzioni in oggetto stanno utilizzando i fondi messi a loro disposizione in maniera adeguata e stanno conseguendo gli obiettivi prefissati. Ecco perché ho votato a favore della relazione sul discarico per l'esecuzione del bilancio generale dell'Unione europea per l'esercizio 2008, sezione VI – Comitato economico e sociale europeo.

 
  
  

Relazione Czarnecki (A7-0082/2010)

 
  
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  Diogo Feio (PPE), per iscritto. (PT) Ritengo essenziale che i funzionari pubblici rispondano del proprio operato ai cittadini. Per tale motivo devono fornire resoconti obiettivi e dettagliati in merito alle modalità con cui sono stati spesi i fondi pubblici che sono stati messi a loro disposizione. La valutazione da parte del Parlamento dei conti presentati e il relativo discarico rientrano in questa categoria. Osservo con soddisfazione che la relazione della Corte dei conti indica che la revisione contabile non ha dato luogo a osservazioni significative sul Comitato delle regioni (CdR). Sono d’accordo con la valutazione positiva formulata dal relatore in merito ai miglioramenti riscontrati nel contesto del controllo interno del CdR, in particolare per quanto riguarda l’inventario delle principali procedure amministrative, operative e finanziarie. Infine, noto con soddisfazione la qualità della relazione annuale di attività del comitato, in particolare il riferimento esplicito alle modalità approntate per dare seguito alle precedenti decisioni di discarico del Parlamento e della Corte dei conti, che mette in evidenza l’importanza e la pertinenza di queste decisioni.

 
  
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  Nuno Melo (PPE), per iscritto. (PT) Tutte le istituzioni europee che dipendono dal bilancio europeo devono essere sottoposte a un controllo approfondito da parte della Corte dei conti e di tutti gli organismi competenti. E’ necessario verificare che i fondi dell’Unione vengano utilizzati in maniera efficace, che queste istituzioni stiano conseguendo gli obiettivi prefissati e che non vi siano sprechi di risorse. In linea generale – ad esclusione di qualche eccezione, a giudicare dai controlli che abbiamo già esaminato – possiamo affermare che le istituzioni in oggetto stanno utilizzando i fondi messi a loro disposizione in maniera adeguata e stanno conseguendo gli obiettivi prefissati. Ecco perché ho votato a favore della relazione sul discarico per l'esecuzione del bilancio generale dell'Unione europea per l'esercizio 2008, sezione VII – Comitato delle regioni

 
  
  

Relazione Mathieu (A7-0074/2010)

 
  
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  Diogo Feio (PPE), per iscritto. (PT) L’incremento del numero di agenzie esterne è importante per concentrare le competenze tecniche e amministrative a supporto del processo decisionale della Commissione. Il fatto che tali agenzie siano dislocate su tutto il territorio dell’Unione europea consente alle istituzioni di essere più vicine ai cittadini, aumentando il proprio grado di visibilità e legittimazione. Sebbene l’aumento del numero di queste agenzie sia, in generale, da considerarsi positivamente, in realtà pone delle sfide in termini di controllo e valutazione delle loro prestazioni. Proprio per questo motivo, a seguito dell’adozione della comunicazione della Commissione “Il futuro delle agenzie europee” l’11 marzo 2008, il Parlamento, il Consiglio e la Commissione hanno rilanciato il progetto volto a definire un quadro comune per le agenzie e, nel 2009, hanno istituito un gruppo di lavoro interistituzionale. Ritengo che questo gruppo svolgerà un ruolo fondamentale nella risoluzione dei problemi riscontrati dalla Corte dei conti in varie agenzie, molti dei quali sono comuni, e nella definizione di un quadro comune che consenta di delineare, in futuro, una gestione finanziaria e di bilancio più efficace.

 
  
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  Nuno Melo (PPE), per iscritto. (PT) Tutte le istituzioni europee che dipendono dal bilancio europeo devono essere sottoposte a un controllo approfondito da parte della Corte dei conti e di tutti gli organismi competenti. E’ necessario verificare che i fondi dell’Unione vengano utilizzati in maniera efficace, che queste istituzioni stiano conseguendo gli obiettivi prefissati e che non vi siano sprechi di risorse. In linea generale – ad esclusione di qualche eccezione, a giudicare dai controlli che abbiamo già esaminato – possiamo affermare che le istituzioni in oggetto stanno utilizzando i fondi messi a loro disposizione in maniera adeguata e stanno conseguendo gli obiettivi prefissati. Ecco perché ho votato a favore della relazione sul discarico 2008: prestazioni, gestione finanziaria e controllo delle agenzie dell'UE.

 
  
  

Relazione Mathieu (A7-0075/2010)

 
  
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  Diogo Feio (PPE), per iscritto. (PT) Nella sua relazione sui conti annuali dell’Accademia europea di polizia per l’esercizio 2008, la Corte dei conti ha fatto un’aggiunta al suo giudizio sull'affidabilità dei conti, senza tuttavia formulare riserve al riguardo, mentre ha espresso un giudizio con riserva sulla legittimità e regolarità delle operazioni su cui sono basati i conti. Inoltre, in linea generale, le risposte dell’Accademia alle osservazioni della Corte dei conti sono, anche questa volta, insufficienti e i suoi propositi troppo generici ed aleatori; pertanto l’autorità competente per il discarico non è in grado di valutare con precisione se l’Accademia potrà effettivamente migliorare in futuro. Inoltre, permangono innumerevoli problemi strutturali ed irregolarità, che vengono presentati in maniera dettagliata nella relazione. E’ proprio per questo motivo che concordo con la relatrice sull’opportunità di rinviare la decisione concernente il discarico al direttore dell’Accademia europea di polizia sull’esecuzione del bilancio dell’Accademia per l’esercizio 2008.

 
  
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  Nuno Melo (PPE), per iscritto. (PT) Tutte le istituzioni europee che dipendono dal bilancio europeo devono essere sottoposte a un controllo approfondito da parte della Corte dei conti e di tutti gli organismi competenti. E’ necessario verificare che i fondi dell’Unione vengano utilizzati in maniera efficace, che queste istituzioni stiano conseguendo gli obiettivi prefissati e che non vi siano sprechi di risorse. In linea generale – ad esclusione di qualche eccezione, a giudicare dai controlli che abbiamo già esaminato – possiamo affermare che le istituzioni in oggetto stanno utilizzando i fondi messi a loro disposizione in maniera adeguata e stanno conseguendo gli obiettivi prefissati. Ecco perché ho votato a favore della relazione sull’Accademia europea di polizia.

 
  
  

Relazione Salafranca Sánchez-Neyra (A7-0111/2010)

 
  
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  Elena Oana Antonescu (PPE), per iscritto. (RO) Il consolidamento del partenariato strategico biregionale tra l’Unione europea e i paesi dell’America Latina e dei Caraibi, firmato nel 1999, deve costituire una priorità dell’agenda europea in materia di politica estera. Nonostante i significativi progressi registrati nel corso dell’ultimo decennio nello sviluppo dei rapporti bilaterali tra l’Unione europea e l’America Latina, è necessario compiere ulteriori passi avanti. L'obiettivo ultimo del partenariato strategico biregionale UE-America Latina consiste nella creazione di un’area euro-latinoamericana di partenariato globale interregionale intorno al 2015 in ambito politico, economico, commerciale, sociale e culturale, che garantisca uno sviluppo sostenibile per ambedue le regioni.

Il voto di oggi significa che il Parlamento europeo appoggia l’adozione, in futuro, di una Carta euro-latinoamericana per la pace e la sicurezza che, sulla base della Carta delle Nazioni Unite e della pertinente legislazione internazionale, conterrà strategie e linee di azione politica e di sicurezza congiunte.

Ritengo inoltre che la lotta contro il cambiamento climatico – fenomeno che colpisce in misura maggiore la popolazione più povera del mondo – debba diventare un elemento chiave della strategia euro-latinoamericana. Ambedue le parti devono compiere sforzi significativi per raggiungere una posizione negoziale comune nell’ambito dei colloqui che precederanno la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, che si terrà alla fine dell’anno in Messico.

 
  
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  Sophie Auconie (PPE), per iscritto. (FR) La relazione di iniziativa sulla strategia dell’Unione europea per le relazioni con l’America Latina è espressione dell’approccio che l’Unione europea promuove nell’ambito delle relazioni internazionali. Questo testo, infatti, concilia le dimensioni economica, sociale, politica ed istituzionale, nell’intento di garantire che il commercio tra queste due zone geografiche possa andare a vantaggio anche delle popolazioni più svantaggiate, contribuendo allo sviluppo sostenibile del subcontinente. La relazione, inoltre, raccomanda l’armonizzazione dei sistemi finanziari al fine di introdurre un maggiore grado di responsabilità in materia a livello globale. Ho votato quindi, senza riserve, a favore di questa relazione.

 
  
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  Sebastian Valentin Bodu (PPE), per iscritto. (RO) La risoluzione adottata oggi nel corso di questa sessione plenaria del Parlamento europeo costituisce un segno evidente della consapevolezza, da parte dell’Unione europea, del proprio ruolo globale. L’America Latina rappresenta la destinazione turistica preferita da molti europei, ma significa molto di più per l’Europa. L’America Latina può risultare carente in termini di democrazia rispetto agli standard e ai principi europei.

Di recente il Parlamento europeo ha discusso una risoluzione relativa alle evidenti violazioni dei diritti dell’uomo a Cuba. La situazione si è conclusa con la morte di persone che stavano solo esercitando il proprio diritto alla libertà di espressione. Queste sono situazioni tragiche che non devono ripetersi mai più. Tuttavia l’esperienza dell’Unione europea ci insegna che un rapporto costruito nel tempo, fondato sull’amicizia e la diplomazia, è molto più produttivo a lungo termine.

Un approccio costruttivo consentirà all’Unione europea di esportare i propri principi democratici, come intende fare. L’America Latina è un continente di grosse dimensioni, che non può essere ignorato dal punto di vista economico o sociale. La Banca europea per gli investimenti, infatti, opera già nel continente sudamericano da anni, offrendo l’opportunità di investimenti a lungo termine: un segno già di per sé degno di nota. La risoluzione adottata oggi rientra in un chiaro mandato conferito all’Alto rappresentante dell’Unione europea per quanto concerne l’approccio da adottare nei confronti delle relazioni con l’America Latina.

 
  
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  Corina Creţu (S&D), per iscritto. (RO) Sostengo il messaggio veicolato dalla risoluzione sulla necessità di migliorare il coordinamento delle posizioni dei paesi di ambedue i continenti per quanto concerne i metodi da adottare per il conseguimento degli obiettivi di sviluppo del Millennio, in particolare dal momento che il relativo vertice si terrà nel mese di settembre. Dobbiamo definire presupposti comuni, a maggior ragione se si considera il ritardo accumulato nel conseguimento degli obiettivi previsti per il 2015, in particolare nell’ambito della lotta alla povertà. Soprattutto in un periodo di recessione globale, gli investimenti devono concentrarsi sui paesi più poveri e sugli strati più vulnerabili della popolazione, in modo tale che possano contare su nuovi posti di lavoro e sulle condizioni necessarie per un’integrazione sociale.

 
  
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  Edite Estrela (S&D), per iscritto. (PT) Ho votato a favore della relazione sulla strategia dell’Unione europea per le relazioni con l’America Latina, che perora la causa della creazione di un pieno partenariato strategico bilaterale. Vorrei sottolineare l’importanza della raccomandazione, volta a conciliare le posizioni dei due blocchi regionali sui negoziati in merito alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici.

 
  
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  Diogo Feio (PPE), per iscritto. (PT) Condivido il parere del relatore in merito alla necessità di instaurare legami di cooperazione biregionale più stretti e profondi tra l’Unione europea e l’America Latina. Ciononostante ritengo che l’Unione debba prestare particolare attenzione a un paese del subcontinente che già lo richiede, in ragione della sua densità demografica, del potenziale economico e della posizione geografica. Mi riferisco, ovviamente, al paese di lingua portoghese più grande al mondo: il Brasile. La comunicazione della Commissione COM (2007) 281, del 30 maggio, riconosce esplicitamente che “il dialogo UE-Brasile, svoltosi soprattutto nell'ambito delle relazioni UE-Mercosur, è rimasto marginale. Il Brasile è l'ultimo dei BRIC a partecipare ad un vertice con l'Unione. E’ oramai tempo che si riconosca la valenza del Brasile non solo come partner strategico ma anche come principale attore economico e leader regionale dell'America Latina.” Mentre le altre istituzioni europee stanno facendo il proprio dovere, il Parlamento europeo tentenna di fronte all’idea di instaurare un rapporto con questo grande paese, se non attraverso il Mercosur. Il Brasile, pertanto, è l’unico paese tra i BRIC – Brasile, Russia, India e Cina – in cui l’Unione europea non dispone di una delegazione parlamentare distinta. Dobbiamo quindi correggere con urgenza questa situazione anacronistica e deplorevole.

 
  
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  José Manuel Fernandes (PPE), per iscritto. (PT) Il partenariato strategico biregionale contribuisce a consolidare ulteriormente il coordinamento tra l’Unione europea e l’America Latina in seno a forum e istituzioni internazionali. Oltre a stabilire un'agenda comune, il partenariato deve continuare a coordinare le posizioni dei due blocchi su temi di rilevanza internazionale, tenendo presenti i rispettivi interessi e le rispettive preoccupazioni. Per tale motivo ho votato a favore della comunicazione della Commissione “L'Unione europea e l'America Latina: attori globali in partenariato”, che tenta di individuare opportune proposte operative finalizzate alla piena attuazione del partenariato strategico biregionale.

 
  
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  Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. (PT) Questa relazione non presta la dovuta attenzione ai veri problemi che affliggono l’America Latina e non delinea i punti essenziali che dovrebbero essere inseriti nella strategia dell’Unione europea per le relazioni con l’America Latina.

Per esempio, sorvola su tutti i problemi economici e sociali che deriveranno dalla firma di accordi di libero scambio ed accetta la normalizzazione delle relazioni con l’Honduras come un fatto incontestabile, ignorando il golpe e i recenti assassini di membri del Fronte della resistenza che si oppone al golpe. La relazione, inoltre, non tiene conto della situazione in Colombia: i crimini perpetrati dai paramilitari e la persecuzione di membri dei sindacati e di politici non sono problemi che si possono ignorare. D’altra parte, però, muove delle critiche contro la Bolivia e il Venezuela, per quanto non vi siano mai riferimenti espliciti a questi paesi.

La relazione, tuttavia, tace in merito allo schieramento della quarta flotta americana nella regione, al piano degli Stati Uniti di utilizzare sette basi militari colombiane o alle operazioni di intervento intraprese dalle basi militari situate nei territori di paesi dell’Unione europea e della NATO.

Purtroppo, la maggior parte delle proposte che avevamo formulato in merito agli aspetti citati non sono state accolte, per cui alla fine abbiamo votato contro la risoluzione.

 
  
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  Erminia Mazzoni (PPE), per iscritto. − Ho votato a favore della relazione con una riserva, che è al contempo un auspicio per l'annosa situazione dei cosiddetti tango bond, che getta un'ombra sulle relazioni con l'Argentina.

La determinazione di promuovere le relazioni con i paesi dell'America Latina potrebbe essere un viatico per risolvere in maniera rispettosa l'intera vicenda dei diritti degli investitori europei.

 
  
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  Jean-Luc Mélenchon (GUE/NGL), per iscritto. (FR) Questo testo, che è di natura arrogante ed imperialista, è inaccettabile. Avvalla la ripresa dei negoziati per la stipula di un accordo di libero scambio con l’America Centrale, la Colombia e il Perù. Questi negoziati sono dannosi da un punto di vista economico e sociale, oltre che democratico. Come possiamo negoziare con il governo putschista di Porfirio Lobo Sosa in Honduras e poi affermare di essere i custodi dello stato di diritto e dei diritti dell’uomo? Come possiamo negoziare su base bilaterale con i governi repressivi di Álvaro Uribe e Alan García e non tener conto dell’opinione di altri Stati sovrani membri della comunità andina, come Bolivia ed Ecuador? Voto contro questo testo, che viola i principi della democrazia e dell’umanitarismo.

 
  
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  Nuno Melo (PPE), per iscritto. (PT) A nostro avviso, il fatto che l’Unione europea sia il principale investitore e il secondo partner commerciale in America Latina, oltre al principale donatore di aiuti allo sviluppo, è un motivo sufficiente per dover disporre di una strategia chiara e ben definita per le relazioni tra l’Unione europea e l’America Latina. Appoggiamo la definizione di orientamenti chiari sul metodo di collaborazione più efficace per promuovere la stabilità politica, lottare contro il cambiamento climatico, gestire i flussi migratori e prevenire le catastrofi naturali. Come dimostrato dalla tragedia di Haiti, l’Unione europea è ora in secondo piano rispetto ad altri attori. Sosteniamo, pertanto, che l’Unione europea debba migliorare il proprio operato a livello internazionale. Deve quindi intervenire in maniera più coerente ed efficiente sulla scena politica internazionale. Questo miglioramento deve risultare evidente al prossimo vertice, che si terrà il 18 maggio a Madrid e in cui l’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza/vicepresidente della Commissione europea dovrà partecipare attivamente.

 
  
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  Willy Meyer (GUE/NGL), per iscritto. (ES) Non ho potuto votare a favore di questo testo, dato che uno dei principali obiettivi di questo partenariato strategico consiste nella conclusione di accordi di partenariato subregionali con l’America centrale, il Perù e la Colombia, e il Mercosur, nonostante il golpe in Honduras e il governo che Porfirio Lobo ha quindi illegittimamente formato. L’Unione europea non può trattare governi che sono stati coinvolti in un golpe allo stesso modo di governi eletti. Analogamente, l’obiettivo di creare un’area euro-latinoamericana di partenariato globale interregionale non tiene conto delle disparità tra le regioni. Gli attuali termini dell’accordo di associazione tra l’Unione europea e il Perù e la Colombia sono simili a quelli di un accordo di libero scambio e ciò non andrà a vantaggio dei popoli europei o latinoamericani. Non solo d’accordo, inoltre, con la possibilità di avviare un dialogo politico triangolare (ad esempio tra Unione europea, America Latina e Stati Uniti). Esistono già delle organizzazioni multilaterali come le Nazioni Unite per questo tipo di dialogo. Mi riferisco anche alla creazione di una Fondazione Europa-America Latina e Caraibi. Non mi opporrei all’idea, se il relatore non proponesse di istituire questa fondazione con fondi pubblici e capitali privati, una modalità operativa che apre chiaramente le porte alle multinazionali.

 
  
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  Andreas Mölzer (NI), per iscritto. (DE) Questa relazione completa sull’America Latina adotta un approccio ragionevole per lo sviluppo delle relazioni tra l’Unione europea e i paesi sudamericani tramite un partenariato strategico. La creazione di un’area euro-latinoamericana ha il potenziale non solo di offrire risultati economici positivi, ma anche, e soprattutto, di rafforzare il ruolo dell’Unione europea sulla scena politica internazionale, in particolare rispetto agli Stati Uniti. Sfortunatamente, la relazione contiene anche alcuni paragrafi e alcune espressioni che alludono allo zelo quasi missionario di alcuni membri di quest’Aula e che potrebbero essere interpretati come un’ingerenza eccessiva negli affari interni di alcuni stati sudamericani. Non è né necessario né sensato precisare, in maniera dettagliata, come questi paesi debbano organizzare ambiti quali l’economia, l’istruzione o le scienze politiche o come debbano disciplinare la propria politica estera. E’ assurdo chiedere ai paesi dell’America Latina di introdurre l’educazione sessuale, per esempio. Mi sono pertanto astenuto dalla votazione finale.

 
  
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  Justas Vincas Paleckis (S&D), per iscritto. (LT) L’Unione europea è un partner dell’America Latina. Insieme, dobbiamo lottare contro le sfide del mondo moderno e i problemi globali. Mi riferisco a problemi quali la crisi economica e finanziaria, le minacce alla sicurezza, la lotta contro il terrorismo, il traffico di stupefacenti e la criminalità organizzata. Insieme, dobbiamo tutelare l’ambiente, risparmiare le risorse naturali e combattere contro la povertà, la disuguaglianza e la migrazione. Ho votato a favore di questa relazione, dato che propone misure adeguate per la lotta contro la povertà nella regione: l’istruzione e la riduzione delle disuguaglianze tra i paesi più ricchi e più poveri della regione. L’Unione si è dotata di Fondi di solidarietà e promuove progetti di integrazione, mentre l’America Latina non ha queste opportunità. Sono d’accordo con il relatore quando afferma che, se l’America Latina seguirà il modello europeo di integrazione, diventerà più forte, garantendo inoltre ai propri cittadini maggiore sicurezza e prosperità.

 
  
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  Raül Romeva i Rueda (Verts/ALE), per iscritto. − Mi sono astenuto dalla votazione finale su questa relazione. Sebbene la relazione non possa essere considerata, a nostro avviso, un contributo accettabile in vista del prossimo vertice a Madrid tra l’Unione europea e l’America Latina, siamo riusciti a mantenere o a far inserire nel testo alcuni aspetti importanti. Gli unici punti positivi in una relazione deludente sono: il paragrafo relativo alla decisione emessa dalla Corte interamericana dei diritti umani sui femminicidi di Campo Algodonero in Messico è stato mantenuto nel testo, con 359 voti a favore, 235 contrari e 17 astensioni. Siamo riusciti a far inserire nel testo il fatto che il fondo di investimenti europeo dovrebbe essere utilizzato, in particolare, per progetti che contribuiscono a contrastare il cambiamento climatico, come i trasporti pubblici locali, i veicoli elettrici e il progetto Yasuni ITT in Ecuador (“mantenere il petrolio sottoterra”). In tutto 10 dei 16 emendamenti presentati dal gruppo Verde/Alleanza libera europea sono stati approvati. Sfortunatamente, abbiamo perso tutti gli emendamenti che adottavano una posizione scettica nei confronti degli accordi di libero scambio di recente conclusione e degli accordi di associazione in fase negoziale e che mettevano in guardia contro i rischi di indebolire gli attuali sforzi di integrazione regionale, già fragili. Infine, è stato respinto anche il nostro emendamento che chiedeva la soppressione graduale di progetti energetici su grande scala che danneggiano gravemente l’ambiente.

 
  
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  José Ignacio Salafranca Sánchez-Neyra, (PPE) , per iscritto. (ES) Dato che alcune delle espressioni inserite nel paragrafo 34, introdotto a seguito del parere espresso dalla commissione per lo sviluppo, sono così ambigue che potrebbero essere interpretate come compiacenti nei confronti di un atto così ripugnante come l’aborto, la delegazione spagnola del gruppo del Partito popolare europeo (Democratico cristiano) ha chiesto una votazione per parti separate su quel paragrafo, in modo tale da affermare in modo chiaro la propria opposizione contro ogni iniziativa finalizzata a violare i diritti inalienabili dei soggetti più vulnerabili.

 
  
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  Nuno Teixeira (PPE), per iscritto. (PT) L’Unione europea e l’America Latina sviluppano da anni un solido rapporto di partenariato strategico. L’Unione è il principale investitore in America Latina, il secondo partner commerciale e il principale donatore di aiuti allo sviluppo. L'obiettivo ultimo del partenariato strategico biregionale UE-America Latina consiste nella creazione di un’area euro-latinoamericana di partenariato globale interregionale intorno al 2015 in ambito politico, economico, commerciale, sociale e culturale, che garantisca uno sviluppo sostenibile per ambedue le regioni.

In questo contesto, vorrei sottolineare l’importanza, innanzitutto, di riprendere i negoziati sull’accordo di associazione UE-Mercosur, che sarà sicuramente l’accordo biregionale più ambizioso della storia. Accolgo altresì con favore gli accordi di partenariato commerciale tra l’Unione europea e l’America Centrale e con la comunità andina, nonché l’approfondimento degli accordi di associazione già esistenti con Messico e Cile.

Ciononostante, purtroppo questi accordi hanno avuto ripercussioni sulla produzione interna dell’Unione europea proprio in questi settori, in particolare nelle regioni più periferiche, che si trovano ad affrontare continue difficoltà. Inoltre, purtroppo, non è stato possibile trovare un risarcimento adeguato per queste regioni a livello europeo. Ho votato a favore di questa relazione dato che considero essenziale un partenariato tra queste due regioni del mondo, dal momento che offrirà vantaggi reciproci in ambito politico, economico e sociale.

 
  
  

Proposta di risoluzione comune RC-B7-0233/2010

 
  
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  Elena Oana Antonescu (PPE), per iscritto. (RO) La risoluzione sulla quale abbiamo votato oggi esprime la preoccupazione del Parlamento europeo per l’obbligo di visto imposto dalle autorità canadesi ai cittadini di Romania, Bulgaria e Repubblica Ceca; richiede pertanto che tale obbligo sia eliminato prima possibile.

Mantenendo l’obbligo di visto per i cittadini di questi paesi europei si viola il principio di libertà di movimento, creando differenze e disuguaglianze immotivate, quando invece i cittadini dell’Unione europea devono godere di un trattamento paritario ed equo.

Sebbene il vertice UE-Canada svoltosi a Praga nel 2009 avesse confermato l’obiettivo comune di garantire la libertà di movimento delle persone tra Unione europea e Canada in totale sicurezza, siamo arrivati al 2010 e nulla è cambiato.

Sono profondamente convinta che, nel prossimo futuro, le autorità canadesi si impegneranno a fondo per eliminare i visti. Insieme ai miei colleghi del Parlamento europeo, porterò avanti le iniziative già avviate allo scopo di consentire ai cittadini rumeni, bulgari e cechi di viaggiare liberamente il più presto possibile.

 
  
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  Zigmantas Balčytis (S&D), per iscritto. (EN) Ho votato a favore di questa risoluzione poiché ritengo che i negoziati in corso per il raggiungimento di un accordo economico e commerciale globale potrebbero rafforzare le relazioni tra Unione europea e Canada. Secondo le previsioni, l’imminente vertice UE-Canada si concentrerà sul rafforzamento delle relazioni politiche tra le parti, affrontando principalmente problematiche comuni, quali i negoziati per un accordo economico e commerciale globale, le sfide legate a questioni internazionali e alla sicurezza, una risposta coordinata alla crisi finanziaria ed economica nonché il cambiamento climatico e l’energia. L’Unione europea e il Canada si sono infatti impegnati a costruire un’economia globale a basse emissioni di carbonio che sia sicura e sostenibile, non ché a investire in tecnologie per l’energia pulita e diventare leader nella creazione di posti di lavoro verdi, potenziando così la capacità di adattarsi agli effetti del cambiamento climatico.

 
  
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  Corina Creţu (S&D), per iscritto. (RO) I cittadini di tre Stati membri dell’Unione europea hanno ancora l’obbligo di visto per entrare in Canada. A rumeni e bulgari hanno fatto seguito i cechi, ai quali è stato rinnovato l’obbligo di visto a causa del forte afflusso di rom. In una situazione simile si rende necessaria una cooperazione più stretta, da una parte, tra gli Stati membri dell’Unione europea al fine di risolvere i problemi della comunità rom e, dall’altra, tra gli Stati membri e il Canada per creare il sistema più efficace e trasparente possibile per fornire informazioni sui requisiti per ottenere il visto, in modo da ridurre il tasso di rifiuto. Allo stesso tempo, va rivisto il sistema canadese di asilo; a questo riguardo, il merito della risoluzione consiste nel rivolgere una richiesta diretta al Canada affinché elimini il requisito del visto obbligatorio.

 
  
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  Ioan Enciu (S&D), per iscritto. (RO) Il Canada è uno dei partner di più lunga data dell’Unione europea e il vertice di quest’anno è importante per consolidare questa stretta cooperazione bilaterale in tutti i settori. Ho votato a favore della risoluzione comune perché prospetta in modo conciso e obiettivo i potenziali sviluppi positivi della nostra cooperazione futura.

Uno dei principi fondamentali dell’Unione europea è garantire la reciprocità nelle relazioni bilaterali. Mi auguro che, in un prossimo futuro, il Canada elimini l’obbligo di visto per rumeni, cechi e bulgari, garantendo così un trattamento giusto ed equo per tutti i cittadini dell’Unione europea. Al contempo, accolgo con favore le misure adottate finora in vista della firma di un accordo commerciale tra Unione europea e Canada e spero che la riunione di quest’anno possa dare l’impulso necessario per la sua finalizzazione.

Tenendo conto dell’attuale situazione economica e delle condizioni del clima, devo sottolineare l’esigenza di una stretta cooperazione volta a individuare fonti energetiche alternative a quelle tradizionali, che rispettino le particolari caratteristiche di ciascuno Stato, poiché sia l’Unione europea sia il Canada sono impegnati nello sviluppo e uso di tecnologie a basse emissioni di carbonio. Allo stesso tempo, la cooperazione va promossa anche negli ambiti dell’energia, del clima e del settore marittimo nella regione artica.

 
  
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  Diogo Feio (PPE), per iscritto. (PT) Per motivi storici e culturali, per le affinità etniche e politiche e perché le nostre civiltà condividono valori e punti di riferimento, il Canada costituisce un partner affidabile e importante per l’Unione europea. Un accordo economico e commerciale globale con il Canada può contribuire ad approfondire le già eccellenti relazioni tra Unione europea e Canada. Sebbene vi siano state alcune difficoltà nel rapporto tra i due partner, segnatamente nel settore della pesca, della sicurezza e dell’immigrazione, la verità è che, rispetto ad altri paesi, le relazioni tra Unione europea e Canada sono stabili e proficue per entrambe le parti. E’ mio auspicio che un tale rapporto di fiducia possa protrarsi a lungo nel tempo e che entrambe le coste del Nord Atlantico continuino a vivere in pace e prosperità.

 
  
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  José Manuel Fernandes (PPE), per iscritto. (PT) Il partenariato tra Canada e Unione europea è annoverato tra i più intensi e i più lunghi, poiché risale al 1959, e gli attuali negoziati per un accordo economico e commerciale globale mirano a intensificare ancor più le relazioni. Vorrei sottolineare che, per il 2010, il Canada detiene la presidenza del G8 e farà da anfitrione al prossimo vertice del G20. Accolgo con soddisfazione la dichiarazione della Commissione in cui si afferma che l’avanzamento dei negoziati verso un accordo economico e commerciale globale costituisce un fattore fondamentale per le relazioni economiche tra Unione europea e Canada. A questo riguardo, ritengo che il vertice UE-Canada che si terrà a Bruxelles il 5 maggio 2010 offra un’eccellente occasione per accelerare i negoziati. In particolare, accolgo con favore l’intenzione di avviare un’importante riforma del sistema di gestione della pesca in Canada, coinvolgendo anche l’Organizzazione per la pesca nell’Atlantico nordoccidentale.

 
  
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  Jean-Luc Mélenchon (GUE/NGL), per iscritto. (FR) Questo testo si schiera totalmente a favore dei negoziati avviati dalla Commissione al fine di definire un accordo economico e commerciale globale tra Unione europea e Canada, un accordo che viene negoziato alle spalle dei cittadini europei, nonostante i suoi significativi effetti sulla loro vita quotidiana in numerosi ambiti quali: smantellamento dei servizi pubblici, supremazia del diritto degli investitori a proteggere i propri utili sul diritto degli Stati di tutelare l’interesse generale, riduzione dei diritti dei lavoratori e restrizione dell’accesso ai servizi sanitari, all’acqua, all’istruzione, alla cultura. Il gruppo del Partito popolare europeo (Democratico cristiano), il gruppo dell’Alleanza dei Liberali e dei Democratici per l’Europa, i Conservatori e Riformisti europei e il gruppo dell’Alleanza progressista di Socialisti e Democratici al Parlamento europeo propongono di sostenere e persino accelerare la suddetta politica e questa evidente negazione della democrazia. Io mi oppongo nel modo più assoluto.

 
  
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  Nuno Melo (PPE), per iscritto. (PT) Il Canada è un partner storico dell’Unione europea ed è quindi naturale che nel corso degli anni le relazioni con questo paese siano diventate più intense e profonde. In occasione di questo vertice, l’accordo economico e commerciale globale, essenziale per le relazioni economiche tra l’Unione europea e il Canada, sarà affrontato con particolare attenzione, nella speranza che i negoziati abbiano successo. Esistono anche altri aspetti rilevanti che accomunano Unione europea e Canada, per esempio gli aiuti comunitari, in particolare a favore di Haiti, le questioni relative alla pesca e le preoccupazioni ambientali. Non possiamo scordare che il trattato di Lisbona ha conferito a questo Parlamento nuove responsabilità riguardo alla negoziazione di accordi internazionali, dato che dovrà essere coinvolto in tutte le fasi dei negoziati.

 
  
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  Andreas Mölzer (NI), per iscritto. (DE) Ho votato a favore della proposta di risoluzione comune sul vertice UE-Canada, tenutosi oggi, in quanto ritengo che sia importante non soltanto mantenere le relazioni a un livello elevato, ma anche approfondirle e migliorarle ulteriormente. In particolare, va sottolineata in questo contesto anche l’azione congiunta programmata per l’introduzione di una tassa sulle banche o un’imposta sulle transazioni finanziarie a livello mondiale.

 
  
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  Raül Romeva i Rueda (Verts/ALE), per iscritto. (EN) La risoluzione è stata approvata con un’ampia maggioranza. Io mi sono astenuto dalla votazione a causa della formulazione del paragrafo 6 che giustifica con l’afflusso della popolazione rom la politica restrittiva dei visti applicata dal Canada nei confronti di Bulgaria, Romania e Repubblica ceca. Il gruppo Verts/ALE è comunque riuscito a inserire il seguente paragrafo nella risoluzione riguardante il tonno rosso e CITES: “esprime delusione per la posizione espressa dal governo canadese in occasione dell'ultima conferenza delle parti di CITES, per quanto riguarda l'ampliamento dell'appendice I della convenzione sul tonno rosso”.

 
  
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  Alf Svensson (PPE), per iscritto. (SV) Quando il Parlamento europeo ha votato la risoluzione che definisce le priorità per l’imminente vertice tra Unione europea e Canada, io mi sono associato alla minoranza che ha votato contro la proposta. Il testo è in gran parte valido, ma contiene due paragrafi che non mi sento di condividere. Il paragrafo 2 afferma che una delle tematiche prioritarie da discutere al vertice dovrebbe essere la questione “dell’introduzione di una tassa sulle banche o di un’imposta sulle transazioni finanziarie a livello globale”. Sono assolutamente contrario a questo tipo di tassa o imposta sulle transazioni internazionali; a mio avviso, esistono numerosi altri aspetti della sfera economica che meriterebbero di ricevere priorità durante il vertice.

Mi preoccupa inoltre la formulazione del paragrafo 6, secondo il quale il Parlamento “fa notare che l'obbligo di visto per i cittadini cechi è stato introdotto dal governo canadese a causa dell'afflusso di rom in Canada”. Questa potrebbe essere la ragione per cui il Canada ha adottato il provvedimento, ma, a mio parere, noi europei non abbiamo motivo di condividere questa posizione né di menzionarla in un testo comunitario. Questi due paragrafi sono stati inclusi nella risoluzione e, purtroppo, la richiesta di una loro eliminazione non è stata accolta dalla maggioranza; per questo ho votato contro la risoluzione nel suo complesso.

 
  
  

Proposta di risoluzione (B7-0243/2010)

 
  
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  Elena Oana Antonescu (PPE), per iscritto. (RO) Con il voto di oggi, il Parlamento europeo si è dichiarato disponibile a sottoscrivere un nuovo accordo sul trattamento e trasferimento di dati di messaggistica finanziaria ai fini del programma di controllo delle transazioni finanziarie dei terroristi. Ha ribadito altresì che eventuali nuovi accordi in questo settore dovranno essere conformi al nuovo quadro giuridico introdotto dal trattato di Lisbona.

La lotta contro il terrorismo rappresenta ancora una priorità per l’Unione europea e una cooperazione produttiva con gli Stati Uniti, che comprenda attività come lo scambio di dati e informazioni, è una condizione importante per prevenire futuri attentati terroristici.

Credo sia essenziale che tale scambio di dati si limiti unicamente alle informazioni richieste per combattere il terrorismo, poiché eventuali trasferimenti di dati in massa rappresenterebbero un allontanamento dai principi su cui si basano la legislazione e la prassi dell'Unione europea. Per questo motivo mi sono avvalso della risoluzione di oggi per sollecitare la Commissione e il Consiglio a presentare esplicitamente la questione, nei modi adeguati, nel contesto degli imminenti negoziati con gli Stati Uniti e a prendere in esame, insieme ai nostri partner americani, le modalità per instaurare una procedura giuridicamente trasparente ed efficace, allo scopo di autorizzare il trasferimento e l’estrazione dei dati pertinenti.

 
  
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  Sophie Auconie (PPE), per iscritto. (FR) Ho votato a favore della risoluzione comune relativa a SWIFT, che riguarda il trasferimento agli Stati Uniti dei dati bancari dei cittadini europei ai fini della lotta contro il terrorismo. Dopo gli ammonimenti del Parlamento europeo di qualche settimana fa, oggi il processo di negoziato è sulla buona strada. Ora il Parlamento europeo svolgerà il proprio ruolo in questo contesto secondo le procedure stabilite nel trattato di Lisbona. L’obiettivo è raggiungere un buon equilibrio tra una protezione efficace dei nostri concittadini dai rischi terroristici e il rispetto dei diritti individuali. A mio avviso, il mandato negoziale che oggi il Parlamento ha sottoposto al Consiglio va in questa direzione.

 
  
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  Zigmantas Balčytis (S&D), per iscritto. (EN) Ho dato il mio sostegno a questa risoluzione, poiché è importante raggiungere un accordo che possa aiutare sia l’Europa sia gli Stati Uniti a intensificare la lotta contro il terrorismo nell’interesse della sicurezza dei cittadini, senza mettere a repentaglio lo stato di diritto. L’Unione europea è chiamata a definire i principi fondamentali che, in linea generale, regolamenteranno la cooperazione tra UE e Stati Uniti per fini antiterroristici. Spetta, pertanto, alla Commissione europea e al Consiglio analizzare le modalità per instaurare una procedura trasparente e giuridicamente corretta per autorizzare il trasferimento e l’estrazione dei dati pertinenti, nonché per effettuare e monitorare gli scambi di dati. Tali misure vanno adottate in piena conformità ai principi di necessità e proporzionalità e nel pieno rispetto dei requisiti in materia di diritti fondamentali ai sensi del diritto comunitario. In questo modo si renderà possibile la piena applicabilità della legislazione europea pertinente.

 
  
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  Vilija Blinkevičiūtė (S&D), per iscritto. (LT) Dobbiamo impegnarci a favore del rafforzamento della cooperazione transatlantica nei settori di giustizia, libertà e sicurezza, nel rispetto dei diritti umani e delle libertà civili. Occorre applicare in modo trasparente e inequivocabile un sistema di protezione dei dati personali. I requisiti giuridici europei per un trattamento dei dati personali corretto, proporzionato e legittimo sono di massima importanza e devono essere mantenuti in ogni circostanza. Attualmente lo scambio mirato di dati non è consentito, ma le possibili soluzioni si devono basare sulla restrizione della portata dei dati trasferiti, sull’elencazione dei tipi di dati che gli operatori designati sono in grado di filtrare ed estrarre, nonché dei tipi di dati che possono essere inclusi in un trasferimento. E’ quindi estremamente importante esortare il Consiglio e la Commissione ad analizzare le modalità per la instaurare una procedura trasparente e giuridicamente corretta per autorizzare il trasferimento e l’estrazione dei dati pertinenti, nonché per effettuare e monitorare le operazioni di scambio di dati. Qualsiasi accordo tra Unione europea e Stati Uniti deve includere garanzie rigorose in materia di applicazione e vigilanza, per quanto concerne l'estrazione quotidiana dei dati e l'accesso a questi ultimi, nonché l'uso da parte delle autorità statunitensi di tutti i dati trasferiti in virtù di tale accordo. E’ auspicabile l’istituzione di un'autorità competente designata dall'UE che controlli l’applicazione di queste misure.

 
  
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  Sebastian Valentin Bodu (PPE), per iscritto. (RO) Come Stato nazionale, la Romania ha sostenuto l’adozione dell’accordo SWIFT. Il Parlamento europeo tuttavia ha considerato che la prima versione dell’accordo negoziato dai rappresentanti della Commissione europea e dell’Amministrazione statunitense violasse i diritti dei cittadini europei, i cui dati sono trattati in massa e non soltanto in specifiche occasioni sospette. E’ importante che il nuovo accordo, negoziato di recente a Washington tra esponenti dell’Unione europea e del Congresso statunitense, affronti le preoccupazioni del Parlamento europeo. Esiste sempre il rischio che anche la nuova versione dell’accordo sia respinta, se persiste nella violazione della Carta europea dei diritti umani.

Il Parlamento europeo è consapevole della rilevanza di questo accordo anche per la sicurezza dei cittadini europei. Di conseguenza, risulta chiaro che le obiezioni sollevate dagli europarlamentari riguardano il contenuto dell’accordo e non la sua forma. Il trattato di Lisbona ha investito di maggiori poteri decisionali il Parlamento europeo, per il quale esercitare le proprie prerogative e monitorare gli interessi dei cittadini dell’Unione europea è la norma. Ciononostante, se la futura versione dell’accordo manterrà lo spirito dei pareri espressi dalle autorità legislative europee, verrà senza dubbio adottato. La lotta contro il terrorismo e la rapida individuazione dei trasferimenti bancari sospetti restano più che mai in cima alla lista delle priorità dell’Unione europea.

 
  
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  Françoise Castex (S&D), per iscritto. (FR) Dopo che il Parlamento europeo ha respinto l’accordo SWIFT nel febbraio 2010, occorre negoziare un nuovo accordo tra Unione europea e Stati Uniti per il trasferimento di dati bancari nel contesto della lotta al terrorismo. Respingendo l’accordo in febbraio, noi eurodeputati ci siamo rifiutati di consentire il trasferimento incontrollato di dati in massa verso il Dipartimento del tesoro statunitense. Oggi, ho votato a favore di questa risoluzione per influire sul nuovo mandato che sarà conferito alla Commissione europea per negoziare un nuovo accordo con gli Stati Uniti. Fondamentalmente, chiediamo che si proceda a una revisione del trasferimento in massa dei dati personali affinché avvenga in modo più mirato, che sia previsto un ricorso legale, che i dati siano conservati per il più breve tempo possibile e che gli scambi di dati avvengano su una base di reciprocità. La questione della protezione dei dati personali è importante per il Parlamento europeo e per questo abbiamo prestato attenzione anche all’aspetto del trasferimento dei dati dei passeggeri aerei. Vogliamo tutelare i diritti fondamentali dei nostri concittadini a tutti i costi.

 
  
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  Proinsias De Rossa (S&D), per iscritto. (EN) Ho dato il mio sostegno alla risoluzione sulla nuova raccomandazione della Commissione europea al Consiglio che autorizza l’apertura dei negoziati con gli Stati Uniti sul trasferimento dei dati di messaggistica finanziaria. Ai sensi delle nuove disposizioni del trattato di Lisbona, l’accordo interinale tra Unione europea e Stati Uniti, firmato nel novembre del 2009, ha richiesto il consenso del Parlamento europeo. Io ho votato contro quell’accordo, poi bloccato dal Parlamento a causa di preoccupazioni sul diritto alla riservatezza delle imprese e dei cittadini europei, messo a repentaglio da eventuali accordi per la condivisione non regolamentata di dati in massa. Il terrorismo va combattuto con decisione, ma non è possibile permettere che i mezzi utilizzati in questa lotta mettano a repentaglio i diritti dei cittadini, poiché è proprio questo l’obiettivo primario degli attentati terroristici. Qualsiasi nuovo accordo deve essere subordinato a principi fondamentali, quali una rigorosa limitazione degli scambi di dati ai fini antiterroristici; un’autorità europea deve inoltre garantire una supervisione giudiziaria e il rispetto dei requisiti dei diritti fondamentali in conformità alla legge comunitaria. La durata dell’accordo deve essere limitata e deve portare a risoluzione immediata qualora i non vengano adempiuti gli obblighi prescritti.

 
  
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  Nikolaos Chountis (GUE/NGL), per iscritto. (EL) Ho votato contro questa proposta di risoluzione, in quanto essa non esclude lo scambio di dati in massa con gli Stati Uniti e altri paesi ai fini della cosiddetta lotta contro il terrorismo, né promuove la necessità di un accordo vincolante a livello internazionale tra Unione europea e Stati Uniti riguardante un contesto per lo scambio di informazioni ai fini dell’applicazione della legge. Infine, dato che il Parlamento europeo dovrà approvare l’accordo stilato, è inaccettabile che abbiano inizio negoziati seppur ufficiosi, senza una sua piena e opportuna partecipazione.

 
  
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  Carlos Coelho (PPE), per iscritto. (PT) Ho votato contro l’accordo interinale sottoscritto da Unione europea e Stati Uniti sul trattamento e trasferimento di dati finanziari relativi a cittadini europei, non solo perché esso è evidentemente contestabile in quanto chiama in causa il rispetto dei principi di necessità e proporzionalità, nonché l’integrità e la sicurezza dei dati finanziari europei, ma anche perché nega al Parlamento la possibilità di esercitare le proprie prerogative. Sono convinto della necessità di intensificare la cooperazione transatlantica in tutti i settori pertinenti, segnatamente nei settori di libertà, sicurezza e giustizia, ma questo può accadere soltanto se vi è il rispetto assoluto dei principi fondamentali, quali la proporzionalità, la necessità e la reciprocità. A questo punto, devo congratularmi sia con la Commissione sia con il Consiglio per la loro nuova posizione riguardo alla cooperazione con il Parlamento europeo. Mi auguro che, insieme, possiamo riuscire a definire i principi di base che devono guidare e agevolare la cooperazione futura tra Unione europea e Stati Uniti in materia di lotta al terrorismo. Attendo con interesse le conclusioni della visita della delegazione del Parlamento europeo a Washington e spero che, anche in questo ambito, potremo vedere l’inizio di un nuovo capitolo.

 
  
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  Ioan Enciu (S&D), per iscritto. (RO) Ho votato a favore della risoluzione e ribadisco che la cooperazione UE-USA nella lotta contro il terrorismo è tanto rilevante quanto la firma di un accordo specifico tra le due parti in questo settore. Il Parlamento europeo, che ha dichiarato la propria posizione sull’argomento in una serie di occasioni, non può mai perdere di vista questo accordo; il Consiglio e la Commissione devono mantenere informato l’organo legislativo dell’Europa durante ogni fase del negoziato e della firma di questo accordo. .

Un aspetto importante della risoluzione stabilisce che la richiesta di trasferimento di dati deve essere approvata da un’autorità giudiziaria europea e che il trasferimento di dati deve essere giustificato e trasparente. Bisogna tutelare i diritti dei cittadini, quali la possibilità di accedere ai dati, di modificarli e cancellarli, nonché di ricevere un risarcimento dei danni in caso di violazione della vita privata.

Vorrei sottolineare la necessità di una soluzione per la restrizione dei trasferimenti di dati, di modo che siano concessi soltanto nel caso di persone sospettate di terrorismo. E’ importante che l’accordo rispetti i principi di reciprocità e proporzionalità e che possa essere rescisso immediatamente nel caso di mancato adempimento degli obblighi assunti. Sono fermamente convinto che il Consiglio “Giustizia e affari interni” prenderà in considerazione le raccomandazioni contenute in questa risoluzione.

 
  
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  Edite Estrela (S&D), per iscritto. (PT) Ho votato a favore di questa relazione perché ritengo che qualsiasi accordo tra Unione europea e Stati Uniti in questo settore debba anche includere rigorose garanzie in materia di attuazione e vigilanza, soggette al controllo da parte di un'autorità competente designata dall'UE. Soltanto in questo modo sarà possibile garantire che questi trasferimenti di dati non costituiscano un allontanamento dai principi su cui si basano la legislazione e la prassi dell’Unione europea.

 
  
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  Diogo Feio (PPE), per iscritto. (PT) La cooperazione giuridica internazionale e la cooperazione transatlantica sono fondamentali per la lotta contro il terrorismo e per questo un accordo a lungo termine tra Unione europea e Stati Uniti in materia di prevenzione del finanziamento del terrorismo va accolto con favore. L’accordo tuttavia non può mettere a repentaglio la riservatezza delle transazioni effettuate da persone fisiche o giuridiche; i requisiti giuridici europei per un trattamento dei dati personali corretto, proporzionato e legittimo rivestono quindi massima importanza e vanno mantenuti in ogni circostanza.

L’Unione europea deve stabilire i principi fondamentali che regolano le forme di cooperazione generale con gli Stati Uniti a fini antiterroristici, così come i meccanismi per il trasferimento di informazioni relative alle transazioni effettuate da parte di propri cittadini e considerate sospette o irregolari. Occorre sottoscrivere un accordo di cooperazione giuridica tra Unione europea e Stati Uniti riguardo alla prevenzione del finanziamento del terrorismo, che garantisca che i trasferimenti dei dati personali rispettino i diritti e le libertà delle imprese e dei cittadini europei e che la loro sicurezza sia tutelata, senza esporre a rischi superflui la riservatezza delle loro transazioni.

 
  
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  José Manuel Fernandes (PPE), per iscritto. (PT) Nei termini dell’accordo interinale firmato da Stati Uniti e Unione europea, ho letto la necessità di una cooperazione transatlantica in materia di lotta contro la criminalità internazionale e il terrorismo, una cooperazione che si deve basare sulla reciproca fiducia e sul rispetto dei principi di reciprocità e proporzionalità nonché sul rispetto dei diritti dei cittadini. La sicurezza, tuttavia, non dovrebbe prevalere, ma piuttosto essere compatibile con altri diritti, libertà e garanzie. Non è accettabile che in Portogallo la polizia possa avere accesso alle informazioni bancarie di una persona solo sulla base di un mandato, ma che milioni di dati possano essere inviati per essere interpretati e analizzati alla polizia statunitense senza alcun controllo giudiziario. Ho quindi votato contro l’accordo interinale. Questa nuova proposta di risoluzione dimostra una nuova posizione di Commissione e Consiglio in termini di collaborazione con il Parlamento. E’ mio auspicio che la cooperazione futura tra Unione europea e Stati Uniti nella lotta contro il terrorismo si basi sui principi di proporzionalità, necessità e reciprocità.

 
  
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  Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. (PT) Dopo la significativa sconfitta del progetto di accordo SWIFT tra Unione europea e Stati Uniti, ci è stata sottoposta una risoluzione degna delle nostre critiche più severe perché accetta l’idea di un rilevante scambio di dati nel settore della cosiddetta lotta contro il terrorismo. Molti esperti hanno dichiarato che l’accordo non garantisce la protezione dei diritti, delle libertà e delle garanzie. L’accordo SWIFT e l’accordo quadro sulla protezione e condivisione di dati costituiscono una minaccia e non una garanzia di sicurezza.

Nel contesto delle relazioni tra Unione europea e Stati Uniti vi è un modo diverso di intendere la protezione dei dati, le competenze, la legislazione e la riservatezza, tutti aspetti che vanno chiariti prima del conferimento di un nuovo mandato alla Commissione europea.

La maggioranza di questo Parlamento ha comunque offerto alla Commissione un vero e proprio assegno in bianco, definendo limitazioni ambigue come la “proporzionalità” o la “reciprocità”. Si apre in questo modo un vero vaso di Pandora contro la libertà, incoraggiando una riduzione delle competenze degli Stati membri, come il potere di decidere sul trasferimento di dati relativi ai propri cittadini, prerogativa che viene ora data a una “autorità giudiziaria pubblica” europea.

“Proporzionalità” e “reciprocità” non sono possibili nel caso di immagazzinamento e trasferimento di dati, in quanto implicano una serie di rischi incontrollabili, che riguardano specificamente i soggetti che possono avere accesso ai dati, le modalità d’uso e i fini previsti.

 
  
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  Sylvie Guillaume (S&D), per iscritto. (FR) Mi sono espressa a favore di un mandato rafforzato per la Commissione europea affinché negozi la questione SWIFT con le autorità statunitensi. In effetti, dobbiamo ottenere la garanzia che siano tolte due riserve importanti: la questione del trasferimento dei dati in massa e la possibilità di ricorsi giudiziari per gli europei negli Stati Uniti. E’ per questo motivo che ritengo necessario modificare il mandato prima della sua adozione, altrimenti alla fine dei negoziati mi vedrei di nuovo costretta a votare contro l’accordo, come ho già fatto in passato.

 
  
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  Jean-Luc Mélenchon (GUE/NGL), per iscritto. (FR) Voto contro questo testo, che avvalla la possibilità di un accordo tra Europa e Stati Uniti sul trasferimento di dati SWIFT. Non è possibile, nelle attuali condizioni, filtrare i dati che saranno inviati alle autorità statunitensi, che avranno così accesso a un’ingente quantità di dati privati, inviati come misura d’urgenza in risposta a una minaccia terroristica che, pur essendo genuina, viene comunque sfruttata a fini imperialistici. Questo testo inoltre non richiede alcuna reciprocità da parte degli Stati Uniti, ma osa soltanto “puntualizzare” umilmente che sarebbe questa la prassi normale. Trasformare l’Europa in un vassallo degli Stati Uniti è inaccettabile; l’Europa non ha mai avuto un’occasione migliore per affermare la propria indipendenza dagli Stati Uniti.

 
  
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  Nuno Melo (PPE), per iscritto. (PT) La lotta contro il terrorismo è fonte di preoccupazione per l’Unione europea, nonché per il resto del mondo democratico e a questo scopo, qualsiasi meccanismo che possa contribuire a sventare eventuali attentati è essenziale. L’accordo SWIFT è uno strumento molto potente nella lotta contro il terrorismo, poiché dà accesso a informazioni finanziarie privilegiate riguardanti somme di denaro trasferite tra paesi. La rinegoziazione dell’accordo con gli Stati Uniti è un’occasione unica per l’Unione europea per contribuire concretamente a scoprire nuovi terroristi e potenziali attentati. Attualmente vi è un grande desiderio di cooperare con gli Stati Uniti, che stanno promuovendo un accordo che protegge con efficacia i dati trasmessi e prevede il massimo livello possibile di reciprocità.

 
  
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  Willy Meyer (GUE/NGL), per iscritto. – (ES) Ho votato contro questa risoluzione comune a nome del gruppo dell’Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l’Europa, del gruppo dell’Alleanza progressista di Socialisti e Democratici al Parlamento europeo, del gruppo del Partito popolare europeo (Democratico cristiano) e dei Conservatori e Riformisti europei in quanto il testo sostiene la possibilità di concludere un accordo tra i 27 Stati membri e gli Stati Uniti per il trasferimento di dati bancari con il pretesto di contrastare il terrorismo. Nell’attuale formulazione, le autorità degli Stati Uniti avrebbero accesso a una vasta quantità di dati privati riguardanti milioni di europei. Ritengo che la richiesta degli Stati Uniti non sia accettabile e costituisca una minaccia per le libertà e i diritti dei cittadini europei. Con questa proposta le forze più conservatrici stanno cercando di consegnarci con le mani e i piedi legati agli interessi statunitensi, senza pensare per un attimo alla sicurezza o alla privacy dei cittadini. Il Parlamento europeo non può consentire che i diritti civili e le libertà degli europei siano violate per fini antiterroristici.

 
  
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  Andreas Mölzer (NI), per iscritto. (DE) La proposta di risoluzione relativa ai negoziati per un nuovo accordo SWIFT contiene numerose proposte dettagliate affinché in futuro migliori la protezione dei dati quando i dati di messaggistica finanziaria sono messi a disposizione degli Stati Uniti. Si tratta di un vero passo avanti, ma dietro al quale si cela la necessità di accettare come requisito sine qua non una simile invasione della vita privata. E’ un aspetto che evidentemente viene dato per scontato. Non è tuttavia chiaro se questo consenta di contrastare il fenomeno del terrorismo con efficacia, così come non è chiaro come debbano tradursi nella pratica gli appelli a una maggiore protezione dei dati. Sappiamo dall’esperienza passata e dalla prassi comune che i dati sono usati nei modi più vari e spesso anche per fini di lucro. Pertanto, essendo io contrario per principio al trasferimento di dati altamente personali, ho votato contro la proposta di risoluzione.

 
  
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  Georgios Papanikolaou (PPE), per iscritto. (EL) Oggi ho votato a favore della risoluzione del Parlamento, che ha ricevuto anche il sostegno della maggioranza dei gruppi politici e che contiene le condizioni del Parlamento per la ratifica del nuovo accordo SWIFT e l’avvio di una nuova tornata di negoziati con gli Stati Uniti. L’obiettivo del Parlamento è definire norme flessibili per favorire la cooperazione transatlantica che contribuirà a combattere il terrorismo e a creare un sistema di trasmissione di dati che goda della fiducia dei cittadini dell’Unione europea. Uno dei punti più sensibili del negoziato, a cui va prestata particolare attenzione, consiste in una riduzione del volume dei dati trasmessi. A questo proposito, il nuovo accordo dovrà includere una serie di garanzie di conformità alle leggi europee che tutelano i dati personali dei cittadini europei. Come dichiarato nella risoluzione, è importante fornire ai cittadini europei un migliore meccanismo di ricorso, in modo da poter difendere i propri diritti con maggior efficacia.

 
  
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  Raül Romeva i Rueda (Verts/ALE), per iscritto. (EN) Mi sono astenuto dalla votazione sulla risoluzione SWIFT (programma di controllo delle transazioni finanziarie dei terroristi – TFTP), che è stata comunque approvata da una larghissima maggioranza (voto senza appello nominale). Il nostro gruppo si è astenuto in quanto erano stati respinti i nostri emendamenti principali, ovvero l’emendamento n. 8 che chiedeva che l’autorizzazione giudiziaria per il trasferimento di dati, e l’emendamento n. 9 che chiedeva che l'accordo sulla mutua assistenza giudiziaria (MLAA) fosse utilizzato ai fini del programma di controllo delle transazioni finanziarie dei terroristi (TFTP). Sono stati respinti anche altri importanti emendamenti del gruppo Verts/ALE, come la definizione del terrorismo da parte dell’Unione europea e non degli Stati Uniti, il divieto di ulteriori trasferimenti a paesi od organismi terzi nonché i limiti da imporre al periodo di conservazione dei dati. La risoluzione, tuttavia, può essere vista come un messaggio molto forte in vista dei negoziati tra Unione europea e Stati Uniti per un nuovo accordo TFTP dopo che l’accordo precedente è stato respinto (con procedura del parere conforme) il febbraio scorso. A nostro avviso il testo adottato oggi fa un passo indietro rispetto alla risoluzione del Parlamento approvata lo scorso settembre.

 
  
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  Nuno Teixeira (PPE), per iscritto. (PT) La lotta contro il terrorismo e il suo finanziamento è una realtà ineludibile che merita tutta la nostra attenzione e per questo la cooperazione transatlantica è un imperativo. Il tentativo precedente di raggiungere un accordo tra Unione europea e Stati Uniti sul trattamento e trasferimento di dati mancava di proporzionalità, reciprocità e trasparenza.

Questa proposta di risoluzione chiede l’adozione di una definizione comune di “attività terroristica” e il chiarimento del concetto di “dati non estratti”. Ribadisce inoltre l’esigenza di utilizzare il principio della necessità di limitare lo scambio di informazioni, di modo che gli scambi siano strettamente limitati al periodo di tempo necessario ai fini previsti.

Viene ora proposta una serie di garanzie basate sulla prassi legislativa europea che offrono maggiore protezione per i diritti fondamentali dei cittadini. Si sta cercando non solo di tutelare il principio di non discriminazione durante tutta la procedura di trattamento dei dati, ma anche di istituire un’autorità europea in grado di ricevere e vigilare sulle richieste degli Stati Uniti. Ho votato a favore di questa proposta di risoluzione in quanto ritengo che ora siano state gettate le fondamenta per consentire l’avvio di negoziati volti al raggiungimento di un accordo equilibrato tra Unione europea e Stati Uniti.

 
  
  

Proposta di risoluzione (B7-0244/2010)

 
  
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  Zigmantas Balčytis (S&D), per iscritto. (EN) Ho votato a favore di questa risoluzione. Va considerato che, nell’attuale era digitale, la protezione dei dati, il diritto all’autodeterminazione informativa, i diritti personali e il diritto alla privacy sono diventati valori che svolgono un ruolo sempre maggiore e devono, pertanto, essere tutelati con particolare attenzione. Per proteggere questi diritti in modo adeguato, bisogna garantire che tutti i trasferimenti di dati personali dall’Unione europea e i suoi Stati membri verso paesi terzi per motivi di sicurezza siano basati su accordi internazionali aventi il rango di atti legislativi. L’uso dei dati PNR dovrebbe basarsi su un’unica serie di principi che fungano da base per gli accordi con paesi terzi e siano coerenti con le norme europee per la protezione dei dati.

 
  
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  Vilija Blinkevičiūtė (S&D), per iscritto. (LT) Concordo con le proposte avanzate da questa risoluzione del Parlamento europeo secondo cui, prima di adottare un nuovo provvedimento giuridico, occorre valutarne l’impatto sulla privacy in base alla proporzionalità, poiché è essenziale valutare se le misure giuridiche esistenti siano insufficienti. La tecnologia e la mobilità sono elementi essenziali del mondo di oggi, così come i diritti personali e il diritto alla privacy sono diventati valori che vanno garantiti e protetti con grande attenzione. Condivido gli appelli del Parlamento europeo affinché siano prese in esame le misure relative alle informazioni anticipate sui passeggeri (Advance Passenger Information, API) e ai dati del codice di prenotazione (Passenger Name Record, PNR); mentre contrastiamo la criminalità, allo stesso tempo occorre garantire che le misure attuali siano proporzionate e non violino i diritti fondamentali delle persone. Il trasferimento di dati relativi ai passeggeri deve essere conforme alle norme europee per la protezione dei dati, che possono essere utilizzati soltanto in collegamento a reati o minacce specifiche. Poiché i dati del codice di prenotazione (PNR) sono utilizzati a fini di sicurezza, le condizioni del trasferimento dei dati devono essere stabilite negli accordi internazionali con l’Unione europea, garantendo certezza del diritto per i cittadini e le compagnie aeree europee. Nei nuovi accordi comunitari, è necessario prevedere opportuni meccanismi di supervisione e di controllo che contribuiscano al coordinamento del trasferimento e uso dei dati del codice di prenotazione (PNR).

 
  
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  Carlos Coelho (PPE), per iscritto. (PT) Negli ultimi anni, la necessità di raggiungere un accordo equilibrato con gli Stati Uniti riguardo al trasferimento dei dati del codice di prenotazione (PNR) è stata una preoccupazione costante. L’attuale stato dei negoziati non rispecchia ancora l’esistenza di una vera tutela giuridica dei dati negli Stati Uniti, in quanto possono essere conservati per anni una volta effettuati i controlli di sicurezza e non esiste alcuna tutela giuridica per chi non sia cittadino statunitense. Gli accordi raggiunti con Australia e Canada sono più accettabili perché viene prestato maggiore rispetto al principio della proporzionalità, in quanto l’accesso ai dati è limitato in base al tipo, alla durata e al numero di controlli giudiziari. E’ soltanto grazie a un’impostazione coerente e alla definizione di principi e norme generali sull’uso dei dati del codice di prenotazione (PNR) che potremo uscire da questo stallo e concludere accordi internazionali in questo settore, sia con questi tre paesi sia con l’ondata di richieste che presto arriveranno da parte di altri. Sostengo la proposta comune volta a posticipare il voto sul consenso del Parlamento europeo, nella speranza che con un po’ più di tempo a disposizione i negoziati possano dare risposta alle preoccupazioni che il Parlamento ha sempre espresso.

 
  
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  Diogo Feio (PPE), per iscritto. (PT) Il dibattito sul trasferimento dei dati personali dei passeggeri dei voli transatlantici da parte delle compagnie aeree è stato un punto dolente nelle relazioni dell’Unione europea con Stati Uniti, Australia e Canada, catturando l’essenza di uno dei dilemmi dei nostri tempi.

Da un lato, nessuno ha dubbi sull’assoluta necessità di tutelare la privacy e la riservatezza dei dati di ciascun cittadino; dall’altro lato, è innegabile che viviamo in un periodo in cui le minacce alla sicurezza delle persone richiedono non solo un migliore scambio di informazioni tra le autorità di polizia nella lotta contro la criminalità, ma anche un miglior trattamento di tali informazioni, che deve essere adeguato all’azione di contrasto della criminalità organizzata e, in particolare, del terrorismo. E’ mio auspicio che la proroga della procedura imposta dal Parlamento europeo consentirà di raggiungere un giusto equilibrio tra questi valori.

 
  
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  José Manuel Fernandes (PPE), per iscritto. (PT) L’attuale stato dei negoziati sui trasferimenti di dati non garantisce ancora un’efficace tutela giuridica dei dati negli Stati Uniti, che possono essere conservati per anni una volta effettuati i controlli di sicurezza e non vi è tutela giuridica per chi non è cittadino statunitense. Sono a favore della proposta comune di posticipare il voto relativo al consenso del Parlamento, nella speranza che una maggiore disponibilità di tempo possa permettere ai negoziati di rispondere alle preoccupazioni espresse da quest’Aula.

 
  
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  Sylvie Guillaume (S&D), per iscritto. (FR) Ho votato a favore della risoluzione per manifestare le mie preoccupazioni circa l’uso dei dati PNR (dati che, a dire il vero, sono puramente commerciali) nel contesto dei negoziati per gli accordi con Stati Uniti e Australia ai fini della lotta contro la criminalità. In effetti, credo che, prima di sottoscrivere qualsiasi accordo sul trasferimento di dati a terzi, sarebbe più saggio impegnarsi nella definizione di un quadro generale per questo tipo di accordo, stabilendo le condizioni minime, come le limitazioni giuridiche, una solida base legale, norme per la protezione dei dati e un periodo limitato per la conservazione dei dati. Dobbiamo difendere il diritto dei cittadini europei a far cancellare dati inesatti e ottenere la reciprocità perché l’Unione europea abbia accesso ai dati dei nostri partner. Per questo spero che le discussioni proseguano.

 
  
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  Jean-Luc Mélenchon (GUE/NGL), per iscritto. (FR) Esprimerò un voto favorevole a questo testo, che propone di respingere gli attuali accordi con Stati Uniti e Australia sul trasferimento dei cosiddetti dati PNR dei passeggeri aerei europei, che mette a repentaglio la libertà di movimento dei cittadini europei. Il gruppo a cui appartengo ha esperienza in questo ambito: a un nostro collaboratore, attivista dei diritti umani, è stato proibito tassativamente di visitare o sorvolare il territorio degli Stati Uniti dopo essere stato incluso in una lista nera di potenziali terroristi. E’ questo il genere di restrizione arbitraria delle libertà a cui ci espongono gli accordi di questo tipo. Gli atti terroristici esistono e occorre contrastarli, ma non devono mai essere usati come pretesto per reprimere le libertà fondamentali.

 
  
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  Nuno Melo (PPE), per iscritto. (PT) I dati del codice prenotazione (PNR) sono un’altra arma nella lotta contro il terrorismo. Ai sensi del trattato di Lisbona, il Parlamento è ancora una volta chiamato a partecipare ai negoziati su un nuovo accordo PNR tra Unione europea, Stati Uniti, Australia e Canada. Come grande sostenitrice della lotta contro il terrorismo, l’Unione europea è pronta a negoziare qualsiasi accordo che possa dimostrasi efficace in quest’azione di contrasto, ma l’Unione europea non metterà a repentaglio le libertà civili e i diritti fondamentali.

 
  
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  Andreas Mölzer (NI), per iscritto. (DE) Per le ragioni già ricordate in relazione all’accordo SWIFT, sono contrario al trasferimento di dati, in particolare se un loro uso costruttivo non può essere dimostrato o se non è possibile escluderne un abuso. La proposta di risoluzione descrive nel dettaglio i possibili rischi e raccomanda il posticipo del voto riguardo alla richiesta di un consenso sugli accordi con Stati Uniti e Australia circa i dati del codice di prenotazione. Per questa ragione, ho votato a favore della proposta.

 
  
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  Georgios Papanikolaou (PPE), per iscritto. (EL) La creazione di un unico modello del codice di prenotazione da applicare tramite gli accordi PNR con tutti i paesi interessati nonché il posticipo del voto sulla richiesta di approvazione degli accordi con Stati Uniti e Australia sembrerebbero la soluzione migliore. Un’impostazione affrettata che porterebbe a un voto negativo sugli accordi PNR con Stati Uniti e Australia bloccherebbe il flusso dei dati e potrebbe concludersi con la sospensione dei diritti di atterraggio, con conseguenze disastrose per le compagnie aeree. La proposta di risoluzione comune presentata oggi da tutti i gruppi del Parlamento europeo, che anch’io ho sostenuto con il mio voto, afferma giustamente che gli accordi PNR devono tener conto di requisiti minimi non negoziabili. L’obiettivo fondamentale è la sicurezza dei passeggeri, ma questa non può essere ottenuta a spese del rispetto della vita privata e della protezione dei dati personali. Nel trasferire i dati dei passeggeri, è di estrema importanza stabilire restrizioni per l’estrazione dei dati, che deve avvenire sempre in conformità al principio di proporzionalità e necessità.

 
  
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  Raül Romeva i Rueda (Verts/ALE), per iscritto. (EN) Ho votato a favore della risoluzione PNR, adottata da una larghissima maggioranza anche con il nostro sostegno, che chiede di posticipare il voto per parere conforme sugli accordi PNR con Stati Uniti, Canada e Australia fino a quando non si saranno ottenute migliori garanzie circa la protezione dei dati, il periodo di conservazione degli stessi, la limitazione delle finalità, il controllo parlamentare, il controllo giudiziario, il diritto di accesso e di ricorso.

 
  
  

Proposta di risoluzione comune (RC-B7-0238/2010)

 
  
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  Zigmantas Balčytis (S&D), per iscritto. – (EN) Ho appoggiato questa risoluzione, che ha sollevato molte preoccupazioni sia all'interno del Parlamento europeo che al di fuori di esso. Il cianuro, sostanza chimica altamente tossica utilizzata nell'industria mineraria aurifera, è stato riconosciuto come un’importante fonte di inquinamento che può avere conseguenze disastrose e irreversibili per la salute umana e per l'ambiente. Questo prodotto chimico ha causato il più grande disastro ecologico nella storia dell'Europa centrale. E’ deplorevole che non si definiscano regole chiare a livello comunitario e che il cianuro continui a essere utilizzato nell’estrazione mineraria dell’oro, esponendo a un grave rischio i lavoratori e l'ambiente. Ritengo che solo un divieto totale delle tecnologie minerarie al cianuro sia in grado di proteggere le nostre risorse idriche e gli ecosistemi dall'inquinamento provocato da questa sostanza.

 
  
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  Elena Băsescu (PPE), per iscritto. – (RO) Non sono un deputato ungherese chiamato a difendere gli interessi di quel paese e, di conseguenza, ad appoggiare l’onorevole Áder, né sono alle dipendenze di una ONG. Sono un deputato della Romania e difendo gli interessi del mio paese.

In quanto tale, sento il dovere di chiedere che sia effettuato uno studio sugli effetti dell'utilizzo di questa tecnologia prima di invocare un divieto sull’impiego delle tecnologie al cianuro nelle miniere.

Era dovere di coloro che hanno presentato la risoluzione offrire un'alternativa economicamente sostenibile e meno tossica rispetto alla richiesta di un divieto totale.

In seguito alla dichiarazione resa due settimane fa dal rappresentante della Commissione europea, Cecilia Malmström, e all'incontro con i rappresentanti delle comunità locali (tra cui i sindaci della regione di Roşia Montană), sono giunto alla conclusione che sia opportuno un approfondimento e che debbano essere esaminate tutte le opzioni esistenti prima di imporre una totale messa al bando di questa tecnologia.

Prima di prendere una decisione dobbiamo considerare tutti i seguenti aspetti: la tutela dell'ambiente, la creazione di posti di lavoro, l’attrazione degli investimenti, come pure la mancanza di attività alternative all’estrazione mineraria per la popolazione di tutta la regione.

Per concludere, ho votato contro questa risoluzione e ho presentato due emendamenti in quanto essa riflette il punto di vista e gli interessi di un unico partito.

 
  
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  George Becali (NI), per iscritto. – (RO) Sono a favore dell'emendamento volto a stralciare il paragrafo 4 del progetto di risoluzione votato oggi. Ho quindi votato a favore di questo emendamento, ma ho espresso voto contrario alla proposta di risoluzione per una serie di motivi. Non possiamo chiedere alla Commissione europea di vietare l'uso della tecnologia al cianuro nell’estrazione dell’oro per alcuni Stati membri, come la Romania, che dispone di grandi risorse non sfruttate. Il progetto di Roşia Montană merita di ricevere un sostegno in vista del suo impatto economico e sociale e della sua piena conformità alle restrizioni intese a tutelare l'ambiente e i siti archeologici. In qualità di deputato al Parlamento europeo, sostengo l'opportunità che viene offerta a questa zona, caratterizzata da numerosi problemi. Sono fermamente convinto che le autorità responsabili dei governi nazionali potranno negoziare un livello di diritti di licenza che possa rivitalizzare e proteggere l'area di Roşia Montană con i suoi giacimenti d’oro. In quanto Stato membro, la Romania ha il diritto di sfruttare i propri giacimenti in condizioni di sicurezza, assicurando la tutela dell'ambiente, ma al tempo stesso godendo dei vantaggi economici e sociali commisurati alle risorse naturali di cui dispone.

 
  
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  Jean-Luc Bennahmias (ALDE), per iscritto. – (FR) Il cianuro è una sostanza chimica estremamente pericolosa utilizzata dall'industria mineraria nonostante i rischi che comporta per l'ambiente e per la salute umana. Dieci anni fa, più di 100 000 metri cubi di acque contaminate da cianuro sono stati accidentalmente scaricati nel sistema fluviale da un serbatoio di una miniera d'oro in Romania. Questo sversamento ha causato uno dei peggiori disastri ambientali mai accaduti nell’Europa centrale. Per diversi anni le sostanze tossiche hanno messo in pericolo l'equilibrio ecologico, la catena alimentare e i criteri minimi per il consumo dell'acqua proveniente dai fiumi. Non c'è nulla che escluda il ripetersi di un incidente come questo. In Europa esistono molti progetti minerari che prevedono l’utilizzo del cianuro. Un nuovo disastro potrebbe accadere in qualsiasi momento. E’ semplicemente una questione di tempo e di negligenza umana. L’estrazione mineraria al cianuro impiega solo una piccola forza lavoro, ma comporta il rischio di vere catastrofi ambientali. La legislazione ambientale comunitaria sancisce il principio di precauzione e richiede la prevenzione e il controllo dell'inquinamento idrico. Ho pertanto votato a favore della risoluzione del Parlamento che chiede di vietare l'uso del cianuro nelle miniere d'oro dell’Unione europea.

 
  
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  Nikolaos Chountis (GUE/NGL), per iscritto. – (EL) Sono d'accordo e ho votato a favore di questa specifica proposta di risoluzione, perché la questione dell'uso delle tecnologie di estrazione mineraria a base di cianuro è estremamente grave e richiede un'azione immediata e decisiva, senza prevaricazioni. Ad oggi, la Commissione ha adottato sulla questione un approccio molto mordibo, che deve essere cambiato subito. Questo problema riguarda vari Stati, la salute dei cittadini europei e la tutela dell'ambiente. Le conseguenze dell'utilizzo del cianuro nelle miniere, come avviene in Romania e altri paesi, sono ben documentate ed estremamente preoccupanti. Quando ho chiesto alla Commissione di riferire sulla recente decisione di aprire miniere d'oro in cui si sarebbe adoperata la tecnologia al cianuro in Bulgaria, la risposta della Commissione ha accresciuto i miei timori. Purtroppo, al momento sembra che il cianuro potrebbe essere utilizzato nel nord della Grecia in tre programmi di investimento varati da imprese straniere. In conclusione, la Commissione dovrebbe proporre entro i prossimi sei mesi un divieto totale dell'uso del cianuro nell’Unione europea, in modo che possa essere applicato al più tardi entro la fine del 2012. Inoltre, tutti gli Stati membri dovrebbero impegnarsi a vietare l'uso del cianuro, come di recente ha fatto l'Ungheria.

 
  
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  Marielle De Sarnez (ALDE), per iscritto. – (FR) Il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione in favore di un divieto generalizzato dell’utilizzo delle tecnologie estrattive a base di cianuro entro la fine del 2011. Le conseguenze ambientali dell'inquinamento da cianuro sono transnazionali, e quindi questo divieto deve essere applicato a livello europeo. Nel gennaio 2000, per esempio, più di 100 000 metri cubi di acqua contaminata da cianuro sono fuoriusciti da una miniera d'oro in Romania e hanno inquinato i fiumi e i torrenti di Romania, Ungheria, Serbia e Bulgaria. Auspichiamo che gli Stati membri smettano di sostenere i progetti minerari che utilizzano tecnologie a base di cianuro. Allo stesso tempo, la Commissione dovrà incoraggiare la riconversione industriale di questi settori fornendo assistenza finanziaria alle industrie sostitutive ecocompatibili, alle energie rinnovabili e al turismo.

 
  
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  Lena Ek, Marit Paulsen, Olle Schmidt e Cecilia Wikström (ALDE), per iscritto. – (SV) Nel settore dell’estrazione aurifera svedese, il cianuro viene usato in sistemi chiusi e con modalità sostenibili per l’ambiente. La sostanza viene infatti scomposta prima che le acque defluiscano dal sistema, e le migliori tecnologie disponibili (BAT) consentono di ottenere valori di soglia che sono ben al di sotto dei livelli di sicurezza concordati a livello internazionale. Elevate norme di sicurezza impediscono che il cianuro abbia alcun impatto sull'ambiente. Queste miniere contribuiscono a creare occupazione in zone scarsamente popolate, e ancora non è stato possibile sviluppare una tecnologia alternativa. Anche in questo settore devono essere incoraggiati la ricerca e lo sviluppo, ma nelle attuali circostanze un divieto sarebbe disastroso sia dal punto di vista sociale sia da quello economico.

 
  
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  Göran Färm, Anna Hedh, Olle Ludvigsson e Marita Ulvskog (S&D), per iscritto. – (SV) Noi socialdemocratici stiamo operando a tutto campo per ottenere la graduale eliminazione di sostanze pericolose nei prodotti alimentari, nell'ambiente, nella produzione industriale e così via. Il cianuro è una di queste e la sue gestione è regolamentata per ovvie ragioni. In Svezia, tutto il cianuro nelle miniere è gestito in processi chiusi e in modalità considerate sicure, mentre in altre zone dell’Unione europea la manipolazione della sostanza non è controllata con lo stesso rigore.

Abbiamo scelto di astenerci dalla votazione finale, perché non possiamo sostenere un frettoloso divieto assoluto, che penalizzerebbe le attività estrattive anche in quei paesi in cui la manipolazione di cianuro è ritenuta sicura. Tuttavia, vorremmo che la Commissione adottasse misure immediate per rendere sicuri i processi che contemplano l’utilizzo del cianuro, per garantire il ricorso a processi chiusi in tutti gli Stati membri e, a lungo termine, la graduale eliminazione del cianuro dalle attività produttive attraverso uno specifico divieto.

 
  
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  Diogo Feio (PPE), per iscritto. – (PT) La particolare tossicità del cianuro e gli effetti del suo utilizzo nel settore minerario, sia per chi lo utilizza che per la fauna e la flora circostanti le miniere, richiede che si vada in direzione di un divieto di utilizzo nel settore minerario, per timore che si moltiplichino i casi di contaminazione, con conseguenze disastrose per le persone e per l'ambiente. Tuttavia, considerate le attuali esigenze del settore minerario, tale divieto non può essere immediato, e quindi devono essere studiate e introdotte misure volte a minimizzare l'impatto ambientale dell'utilizzo del cianuro.

 
  
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  José Manuel Fernandes (PPE), per iscritto. – (PT) Ho votato in favore della risoluzione perché propone un divieto generale dell’utilizzo delle tecnologie minerarie a base di cianuro nell'Unione europea entro la fine del 2011, e perché capisco che il divieto costituisce, al momento, l'unico modo sicuro di proteggere le nostre risorse idriche e gli ecosistemi dall'inquinamento causato dall'impiego del cianuro nelle miniere. Vorrei sottolineare la necessità di obbligare le compagnie minerarie a sottoscrivere un'assicurazione per coprire, in caso di incidente o di malfunzionamento, il risarcimento dei danni e tutti i costi di ripristino sostenuti per riportare un sito alle condizioni ecologiche e chimiche originarie.

 
  
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  Françoise Grossetête (PPE), per iscritto. – (FR) Ho votato a favore di questo testo e sono soddisfatto del risultato della votazione poiché il cianuro è un prodotto chimico estremamente tossico che ha effetti potenzialmente catastrofici e irreversibili sull'ambiente e sulla salute umana. Il cianuro si qualifica anche come uno dei principali inquinanti riconosciuti dalla direttiva quadro sulle acque (WFD).

E’ necessario ricordare che nel gennaio 2000 più di 100 000 metri cubi di acqua contaminata da cianuro sono fuoriusciti da una miniera d'oro a Baia Mare, in Romania, ed hanno contaminato i fiumi Someş, Tibisco e Danubio? Hanno ucciso i pesci e gli organismi viventi, e l'acqua potabile è stata permanentemente contaminata in Romania, Ungheria, Serbia e Bulgaria.

E’ necessario ricordare che questo incidente è stato definito una “seconda Chernobyl” a causa del devastante impatto che ha avuto sull'ambiente?

Se, con una semplice proposta di risoluzione comune, non riusciamo ad adottare una ferma posizione a favore di un divieto assoluto dell'utilizzo delle tecnologie estrattive a base di cianuro nell'Unione europea, allora il messaggio che stiamo inviando alla Commissione europea diventa privo di significato per il futuro.

 
  
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  Cătălin Sorin Ivan (S&D), per iscritto. – (RO) Ci sono momenti in cui il benessere ambientale, la tutela del patrimonio naturale e la salute umana in generale riescono a prendere il sopravvento anche sugli interessi economici e di parte. Lo dimostra questa risoluzione.

Oggi il Parlamento europeo è riuscito a dimostrare che difende questi valori e, in primo luogo, gli interessi generali e il benessere delle persone. L'utilizzo di tecnologie a base di cianuro nell’estrazione rappresenta un rischio che non possiamo permetterci di correre, perché gli effetti sono irreversibili.

Comunque, appoggio l'idea di incoraggiare la riconversione industriale in settori in cui è stata vietata l’estrazione basata su tecnologie al cianuro, fornendo un sostegno finanziario sufficiente a “ripulire” i settori industriali, nonché in favore delle energie rinnovabili e del turismo.

 
  
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  Tunne Kelam (PPE), per iscritto. – (EN) Ho votato a favore di questa risoluzione in quanto ritengo che in Europa l'uso del cianuro nell’estrazione mineraria dovrebbe essere vietato. Il cianuro è un prodotto chimico altamente tossico utilizzato nell'estrazione dell'oro. Esso rappresenta una grave minaccia per l'ambiente e per la salute umana. I gravi incidenti avvenuti in passato hanno dimostrato che la contaminazione da cianuro può avere un impatto irreversibile sia sull'ambiente che sulla salute umana. A questo proposito, sostengo con forza la causa del divieto di questo tipo di estrazione nel più breve tempo possibile, in modo da garantire che nessuno, oggi o in futuro, debba essere esposto agli effetti devastanti dell’impiego del cianuro nell’attività estrattiva.

 
  
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  Marian-Jean Marinescu (PPE), per iscritto. – (RO) Ho votato contro la risoluzione sul divieto di impiego di tecnologie estrattive a base di cianuro entro la fine del 2011 per tutta una serie di motivi. Bloccare i progetti minerari attualmente in corso che utilizzano tecnologie al cianuro assesterebbe un duro colpo agli Stati membri che utilizzano questa tecnologia (Finlandia, Svezia, Spagna, Romania, Bulgaria e Grecia) e agli Stati membri che producono cianuro (Belgio, Regno Unito, Repubblica ceca e Germania). L'Europa diventerebbe dipendente al 100 per cento dalle importazioni di oro, usato in Europa nell'industria dei metalli preziosi così come nel settore dell'elettronica. Circa l’87 per cento della produzione di cianuro è usato in altri settori industriali al di fuori del settore minerario, come la produzione di vitamine, gioielli, adesivi, componenti elettronici per computer, materiali isolanti a prova di fuoco, cosmetici, nylon, vernici, medicinali, e così via. Nella produzione industriale ci sono tecnologie che rappresentano un pericolo per la salute umana e per l'ambiente. La tecnologia del cianuro è solo una di queste. Sono in vigore regolamenti e norme per consentire che tali attività vengano svolte in condizioni di sicurezza, al fine di evitare qualsiasi impatto negativo. Tale principio vale anche per la tecnologia mineraria. Esiste una legislazione in vigore che deve essere rispettata. Non abbiamo il diritto di vietare, ma abbiamo il diritto di proteggere.

 
  
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  Nuno Melo (PPE), per iscritto. – (PT) La UE è stata molto esplicita negli obiettivi stabiliti dalla direttiva quadro sulle acque per quanto riguarda la qualità delle risorse idriche, che devono essere prive di qualunque tipo di agente chimico. Per poter raggiungere questi obiettivi è fondamentale imporre il divieto di utilizzare le tecnologie estrattive a base di cianuro. Dobbiamo sostituire questa tecnologia con alternative rispettose dell'ambiente, in quanto le attività estrattive a base di cianuro sono state la causa di più di 30 incidenti gravi negli ultimi 25 anni.

 
  
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  Rareş-Lucian Niculescu (PPE), per iscritto. – (RO) Ho votato contro questa risoluzione perché la direttiva del 2006 che è in vigore fornisce la massima protezione per l'ambiente e la salute umana per quanto riguarda l'impiego delle tecnologie a base di cianuro nel settore minerario. Considerate le rigorose disposizioni della direttiva in materia di residui minerari e la mancanza di alternative valide, non vi è alcuna necessità di imporre un divieto generalizzato sull'utilizzo di tecnologie a base di cianuro per l'estrazione dell'oro.

 
  
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  Raül Romeva i Rueda (Verts/ALE), per iscritto. – (EN) Ho votato in favore del testo finale. La proposta di risoluzione comune è stata adottata con una sola piccola aggiunta positiva (che incoraggia la riconversione industriale nelle aree in cui è vietata l’attività mineraria a base di cianuro). I tentativi di trasformare la richiesta per l’“avvio di un divieto globale” in una semplice valutazione d'impatto sono stati respinti con votazione per appello nominale (161/416), e lo stesso è accaduto per l’emendamento mirante a prendere solo “in considerazione” un divieto (votazione per appello nominale: 246/337). Il nostro emendamento congiunto con S&D e GUE/NGL per proporre “un divieto” che indicasse una data di entrata in vigore è stato sconfitto (votazione per appello nominale: 274/309). La risoluzione finale è stata adottata con 524/54/13 voti (il gruppo ALDE si è astenuto perché la trasformazione in una valutazione di impatto non è stata adottata).

 
  
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  Alf Svensson (PPE), per iscritto. – (SV) Al pari di molti altri deputati svedesi, nella votazione di ieri al Parlamento europeo su un divieto generale dell’utilizzo delle tecnologie di estrazione mineraria a base di cianuro nell'Unione europea, ho votato contro la proposta di risoluzione. Il cianuro è tossico ed è estremamente importante che il suo utilizzo debba essere mantenuto nei limiti delle definite linee guida ambientali e delle pratiche di lisciviazione da effettuare in processi a ciclo chiuso. Questa è una pratica corrente in Europa che minimizza il rischio di emissioni pericolose. Un divieto assoluto dell’uso del cianuro nelle miniere vorrebbe dire che le miniere d'oro in Europa, tra cui quelle della Svezia, dovrebbero chiudere. A mio parere, un divieto totale della tecnologia mineraria a base di cianuro è sconsigliabile fino a quando non si disponga di un'alternativa alla lisciviazione del cianuro che sia tecnicamente, economicamente ed ambientalmente realizzabile. Per questo ho votato contro la proposta di risoluzione.

 
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