Contratti atipici, percorsi professionali garantiti, flessicurezza e nuove forme di dialogo sociale (breve presentazione)
Erminia Mazzoni (PPE), per iscritto. – Le numerose risoluzioni e decisioni del Parlamento e del Consiglio dell´UE relative al mondo del lavoro che si sono susseguite nell´ultimo triennio hanno individuato le azioni per obiettivi quali l´aumento dell´occupazione, maggiore flessibilità e sicurezza, lotta al lavoro sommerso, rafforzamento del dialogo sociale. Lo sforzo normativo non si é tradotto però nel raggiungimento degli obiettivi di Lisbona e le forme di lavoro atipico, pensate per agevolare l´ingresso nel mercato del lavoro, attenuandone le rigidità, si sono trasformate, per lo più, in strumenti di sfruttamento delle debolezze sociali. I soggetti più deboli - donne, giovani, anziani, persone con basso livello formativo, provenienti dalle aree meno sviluppate - hanno subito condizioni lavorative più precarie che flessibili. L´invito alla Commissione giunge in un momento delicato per l´economia globale, che potrebbe rivelarsi ulteriormente dannoso per il sistema dell´occupazione. Una forte azione a livello europeo è indispensabile per promuovere la politica di coesione sociale, pilastro dell´Europa unita, per abbattere le barriere di genere e per superare gli squilibri geografici. A maggiori investimenti dell´UE nel settore della formazione, della semplificazione e della sicurezza devono corrispondere maggiori investimenti da parte degli Stati membri. Il lavoro deve tornare ad essere un valore.