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Resoconto integrale delle discussioni
Martedì 21 settembre 2010 - Strasburgo Edizione GU

13. Tempo delle interrogazioni (interrogazioni alla Commissione)
Video degli interventi
Processo verbale
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  Presidente. – L’ordine del giorno reca il Tempo delle interrogazioni (B7-0462/2010).

Saranno prese in esame le interrogazioni rivolte alla Commissione.

Prima parte

 
  
  

Annuncio l’interrogazione n. 21 dell’onorevole Vilija Blinkeviciute (H-0405/10):

Oggetto: Nuove azioni dell'UE per combattere la violenza contro le donne

Nel programma di Stoccolma approvato dal Parlamento europeo nel 2009 e nella sua risoluzione sull'eliminazione della violenza contro le donne, la Commissione veniva invitata ad adottare misure supplementari per combattere la violenza contro le donne annettendo particolare attenzione alla prevenzione e a una maggiore sensibilizzazione del pubblico. La Commissione era invitata a presentare i risultati di uno studio e dei lavori di ricerca effettuati in questo campo e a cominciare a preparare una nuova direttiva sulla lotta contro la violenza nei confronti delle donne.

Quando si potrà disporre dei risultati di tale studio e di tale ricerca e quali sono i piani immediati della Commissione riguardo all'elaborazione della futura direttiva?

 
  
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  László Andor, membro della Commissione.(EN) La violenza contro le donne costituisce una violazione dei diritti fondamentali e la Commissione ribadisce il proprio impegno volto a garantire che il rispetto dei diritti fondamentali sia al centro del nostro agire.

La violenza contro le donne non può essere giustificata richiamandosi a consuetudini, tradizioni o motivi religiosi. La Commissione conferma che è fermamente impegnata a combattere la violenza contro le donne, come risulta anche dalla sua comunicazione dell’aprile 2010 sul programma di Stoccolma, che pone l’accento sulla tutela delle vittime di atti criminali, comprese le vittime femminili di violenze e mutilazioni genitali.

In adempimento degli obblighi previsti dal nostro piano d’azione per l’attuazione del programma di Stoccolma, la Commissione sta elaborando la propria strategia per combattere la violenza contro le donne. Nella prima metà del 2011 la Commissione vuole adottare una strategia di lotta contro la violenza sulle donne. Fulcro di tale strategia della Commissione sarà un’opera di prevenzione e sensibilizzazione.

Lo scorso marzo la Commissione ha rafforzato il proprio impegno mirato a promuovere la parità di genere e a contrastare la violenza contro le donne presentando la carta delle donne. Come discusso nella seduta plenaria del Parlamento europeo del 15 giugno, la carta propone di creare un quadro politico coordinato ed efficace per affrontare il problema della violenza contro le donne.

Siamo determinati a rafforzare la nostra azione con misure sia legislative sia d’altro tipo per sradicare la violenza contro le donne, comprese le mutilazioni genitali femminili, e a impiegare tutti gli strumenti di competenza dell’Unione europea. Il Vicepresidente Reding ha annunciato oggi la strategia per la parità tra uomo e donna, di cui uno dei punti chiave è un’ampia azione di contrasto della violenza contro le donne.

A parere della Commissione esiste uno stretto legame tra i dossier riguardanti la violenza contro le donne e il pacchetto sui diritti delle vittime. La tutela delle vittime femminili di atti di violenza trarrà grande vantaggio da tutte le misure previste dal pacchetto.

La Commissione ha accolto con favore l’adozione da parte del Parlamento di risoluzioni sulla violenza contro le donne e sulla parità di genere, compresa la risoluzione sull’eliminazione della violenza contro le donne. La Commissione ha preso nota della proposta del Parlamento di una direttiva concernente la lotta contro la violenza sulle donne e la sua prevenzione. È in corso, tra gli altri, uno studio di fattibilità che mira ad accertare le possibilità, le opportunità e le esigenze di una legislazione europea sulla violenza di genere e sulla violenza contro i bambini. I risultati di questo come degli altri studi in fase di realizzazione saranno presentati in occasione della conferenza di alto livello sulla violenza contro le donne che la Commissione organizzerà, in collaborazione con la Presidenza belga, il 25 e il 26 novembre 2010 a Bruxelles.

 
  
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  Vilija Blinkevičiūtė (S&D). (LT) Signor Presidente, signor Commissario, la ringrazio per la sua esauriente risposta alla mia interrogazione. Rimane, però, una carenza di informazioni sufficienti, affidabili e comparabili a livello sia nazionale che comunitario per poter valutare la reale situazione attuale della violenza contro le donne.

La Commissione ha predisposto un piano d’azione per la raccolta di dati statistici a tale proposito e per la loro gestione, al fine di ottenere dati tra loro raffrontabili sulla violenza contro le donne nell’intera Unione europea? Se non sappiamo qual è la situazione reale, negli Stati membri non cambierà nulla.

 
  
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  Franz Obermayr (NI).(DE) Spesso le donne non denunciano le violenze domestiche per paura. È noto che questo è un problema sempre più grave nei paesi islamici, in particolare in Turchia. Amnesty International stima che tra un terzo e la metà di tutte le donne turche subiscano violenze fisiche nel contesto familiare.

La mia domanda è se, in preparazione di questo studio, si sia pensato di estenderlo al di fuori dei confini dell’Unione europea e, a tale riguardo, se siano state acquisite informazioni sul problema delle violenze domestiche in Turchia.

 
  
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  László Andor, membro della Commissione.(EN) Anch’io sono convinto dell’importanza di raccogliere dati affidabili e di definire in questo campo indicatori adeguati. Posso garantire agli onorevoli deputati che la raccolta di dati e la definizione di idonei indicatori faranno parte della strategia cui ho accennato nella mia replica introduttiva.

Vi posso assicurare altresì, onorevoli deputati, che, quando ci occupiamo della lotta contro la violenza sulle donne, affrontiamo questioni sia interne che esterne. In particolare, disponiamo di strumenti e competenze notevoli, che ci permettono di imporre la discussione di questi temi con i paesi con i quali la Commissione europea conduce negoziati di adesione o intrattiene intensi contatti d’altro genere.

 
  
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  Presidente. – Annuncio l’interrogazione n. 22 dell’onorevole Harkin (H-0414/10):

Oggetto: Regolamento (CE) n. 1083/2006

Tenuto conto del regolamento (CE) 1083/2006http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do;jsessionid=FD71C25DCAE7B115F292BDF95F2701B6.node1?reference=H-2010-0414&language=IT&secondRef=0&type=QT" \l "def1" e degli effetti dell'attuale crisi economica combinati con gli effetti della globalizzazione sui livelli occupazionali in tutta la UE, quali misure o controlli specifici ha attuato la Commissione per garantire che le compagnie che licenziano i lavoratori in uno Stato membro non abbiano ricevuto nel quinquennio precedente Fondi strutturali in un altro Stato membro?

http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do;jsessionid=FD71C25DCAE7B115F292BDF95F2701B6.node1?reference=H-2010-0414&language=IT&secondRef=0&type=QT" \l "ref1" GU L 210 del 31.7.2006, pag. 25.

 
  
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  László Andor, membro della Commissione.(EN) Ringrazio l’onorevole Harkin per l’interrogazione che ha presentato. Lei saprà che i Fondi strutturali, come il Fondo europeo di sviluppo regionale e il Fondo sociale europeo, sono gestiti in maniera comune.

L’autorità di gestione nominata dagli Stati membri è responsabile della gestione e attuazione dei programmi operativi. Le autorità di gestione hanno il compito di garantire che la selezione delle operazioni cui concedere il cofinanziamento avvenga nel rispetto dei criteri previsti dal programma operativo e delle norme nazionali e comunitarie.

Il regolamento (CE) 1083/2006, che reca disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo e sul Fondo di coesione, contiene due riferimenti alla rilocalizzazione.

Il primo si trova nel considerando 42, dove si stabilisce che, nel valutare grandi progetti di investimento produttivo, la Commissione dovrebbe disporre di tutte le informazioni necessarie a stabilire che il contributo finanziario dei Fondi non comporti una perdita sostanziale di posti di lavoro in unità produttive esistenti nell’Unione europea, al fine di garantire che i finanziamenti comunitari non sostengano la rilocalizzazione all’interno dell’Unione.

Il secondo riferimento è contenuto nell’articolo 57, il quale stabilisce che le autorità di gestione o gli Stati membri devono garantire che gli investimenti cofinanziati siano mantenuti per almeno cinque anni dopo il completamento dell’operazione.

Qualora un’operazione non soddisfi tale requisito, il contributo comunitario deve essere recuperato. Nei loro rapporti di attuazione annuali, le autorità di gestione devono comunicare alla Commissione le operazioni che non hanno soddisfatto i requisiti di mantenimento dell’investimento previsti dall’articolo citato, e la Commissione deve informare gli Stati membri.

La Commissione e gli Stati membri devono garantire che le imprese che sono o sono state oggetto di una procedura di recupero non beneficino di nessun contributo dei Fondi dopo il trasferimento di un’unità produttiva da una regione a un’altra all’interno di uno stesso Stato membro o da uno Stato membro a un altro.

Nell’opera di vigilanza delle attività di ristrutturazione, la Commissione è coadiuvata dalla Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro, attraverso l’Osservatorio europeo sulle ristrutturazioni. In presenza di un regime di aiuti di Stato, è previsto inoltre che l’investimento debba essere mantenuto per un periodo di cinque anni nel caso di aiuti agli investimenti regionali e aiuti all’occupazione. La Commissione ha istituito uno strumento di ricerca online degli aiuti di Stato il quale fornisce informazioni sui casi di aiuti di Stato e sui casi registrati di esenzione in blocco.

Infine, in linea con i requisiti di pubblicità, gli Stati membri che condividono la responsabilità della gestione dei Fondi comunitari devono pubblicare un elenco dei beneficiari delle operazioni e i corrispondenti importi dei finanziamenti pubblici.

Informazioni sui beneficiari dei finanziamenti del Fondo sociale europeo sono disponibili sul sito web del Fondo, dal quale si può accedere ai siti del Fondo negli Stati membri.

 
  
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  Marian Harkin (ALDE).(EN) La ringrazio, signor Commissario, per la sua esauriente risposta. È importante che la nostra politica industriale sia coerente.

Vorrei rivolgerle solo una domanda specifica. Citando il considerando 42, lei ha detto che i finanziamenti comunitari non appoggiano la rilocalizzazione e che gli investimenti cofinanziati devono essere mantenuti per cinque anni. Ma vengono eseguiti controlli per accertare cosa succede dopo che i contributi sono stati concessi, per garantire che quella determinata impresa non licenzi i propri dipendenti in nessuno degli altri 26 Stati membri? Sono previsti controlli per verificare se ciò avvenga e, in caso affermativo, quali sono le conseguenze?

 
  
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  László Andor, membro della Commissione.(EN) Posso risponderle dicendo che esistono meccanismi ed esistono controlli. Il Fondo sociale europeo è presente in tutti gli Stati membri e i singoli uffici comunicano tra loro. Ci sono, quindi, gli strumenti per controllare contemporaneamente cosa succede in diversi Stati membri e, in caso di irregolarità, per trasmettere le relative informazioni e anche, se necessario, adottare misure correttive.

 
  
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  Presidente. – Poiché l’autore non è presente, l’interrogazione n. 23 decade.

Seconda parte

 
  
  

Annuncio l’interrogazione n. 24 dell’onorevole Tarabella (H-0404/10):

Oggetto: Effetti della liberalizzazione del mercato energetico per i consumatori

Durante l'ultimo "Forum dei cittadini per l'energia", la Commissione si era pubblicamente impegnata a migliorare i servizi ai consumatori. Orbene, tutte le inchieste pubblicate di recente dimostrano che tale mercato manca totalmente di trasparenza per i consumatori e ha registrato aumenti di prezzo totalmente incompatibili con una sana concorrenza.

Quali provvedimenti intende prendere la Commissione per rendere finalmente trasparenti le fatture di energia e consentire il raffronto dei prezzi ai cittadini?

Perché si rifiuta di imporre al settore energetico il rispetto dei termini rigorosi e precisi di una carta che ridurrebbe il numero astronomico di denunce da parte delle vittime della liberalizzazione?

 
  
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  Günther Oettinger, membro della Commissione.(DE) Ci sono diversi motivi per seguire l’andamento dei prezzi dell’energia e analizzare l’aumento generalizzato degli ultimi tempi. Nel quadro delle norme comunitarie in materia di concorrenza, la Commissione ha adottato costantemente una serie di misure, le più recenti delle quali riguardano le imprese tedesche E.ON e RWE per il gas e l’elettricità, la GDF per il gas e le società svedesi che si occupano di interconnessione. Noi crediamo che queste misure avranno un effetto calmieratore sui prezzi dell’energia in Europa.

All’inizio del mese ho avuto l’opportunità di far presente ai ministri dell’Energia che le norme sul mercato interno dell’energia stabiliscono che la tutela dei consumatori è un obiettivo specifico, e ho detto anche che intendiamo fare tutto il possibile per fissare chiaramente gli obblighi comuni in materia di qualità e prezzi in modo trasparente, non discriminatorio e verificabile.

In linea generale, la fatturazione ai consumatori è regolata da norme nazionali; sono pertanto gli Stati membri ad avere la responsabilità dei contenuti, dell’impaginazione e della struttura delle bollette, e li possono perciò stabilire di conseguenza. Il tema della fatturazione è stato discusso durante il Forum dei cittadini per l’energia, al fine di consentire lo scambio delle migliori pratiche e un’analisi comparativa. Abbiamo costituito un gruppo di lavoro che ricercherà le soluzioni migliori ai problemi di fatturazione. La relazione al riguardo è liberamente disponibile.

Il terzo pacchetto sul mercato interno dell’energia contiene anche norme nuove in merito alla frequenza della lettura dei contatori e alla questione della contabilizzazione intelligente. Vogliamo incoraggiare entrambi questi aspetti. Tre anni fa abbiamo avviato una consultazione pubblica dal titolo Verso una carta europea dei diritti dei consumatori di energia. I diritti dei consumatori sono regolamentati e resi giuridicamente vincolanti da una serie di direttive e da numerose disposizioni nazionali di applicazione. Continueremo a lavorare in questo campo in collaborazione con i ministri dell’Energia.

 
  
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  Presidente. – Vorrei soltanto comunicarvi che dobbiamo chiudere la seduta alle 20.30. Penso quindi che probabilmente riusciremo a prendere in esame le interrogazioni degli onorevoli Tarabella, Ţicău, Chountis e Iacolino, ma dubito che riusciremo a esaminare anche le altre.

 
  
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  Marc Tarabella (S&D).(FR) Signor Presidente, signor Commissario, uno studio pubblicato ieri dalla Banca nazionale del Belgio non solo dimostra l’estrema volatilità dei prezzi dell’energia in Belgio, ma mette in luce anche l’esistenza di gravi problemi legati alla mancanza di trasparenza dei prezzi per i consumatori. Lo studio conferma appieno la molteplicità dei problemi sorti con i produttori dopo la liberalizzazione. Il regolatore federale belga ha pubblicamente espresso preoccupazione per la mancanza di concorrenza in questo mercato.

Tutto ciò non fa che evidenziare l’urgente necessità di una carta dei consumatori di energia – cui, come lei ha appena annunciato, si sta lavorando da tre anni -, di modo che, finalmente, la liberalizzazione non lasci la porta aperta a ogni sorta di abusi a scapito dei consumatori. Possiamo osare sperare che lei prenderà una decisione per accelerare la creazione della carta dei consumatori?

 
  
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  Silvia-Adriana Ţicău (S&D).(RO) Vorrei sollevare la questione della trasparenza delle bollette dell’energia pagate dalle famiglie europee e chiederle se intende creare un quadro comune ed emanare alcune raccomandazioni sulle informazioni minime che le bollette dovrebbero contenere per poter essere non solo facilmente comprensibili ma anche di facile lettura per i consumatori.

 
  
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  Franz Obermayr (NI).(DE) Signor Presidente, signor Commissario, ovviamente è molto positivo che lei adotti un approccio basato sulla trasparenza – o, per essere più precisi, che lei affronti il problema della mancanza di trasparenza, perché, senza di essa, non vi può essere una sana concorrenza, e senza una sana concorrenza non ci possono essere consumatori contenti. Ed ecco la mia domanda. Alcuni operatori della rete del gas si rifiutano di mettere a disposizione la loro capacità massima nell’intento di ostacolare l’accesso al mercato da parte dei concorrenti e di altri soggetti. La Commissione intende intervenire per porre fine a tale situazione e, se sì, in quale modo?

 
  
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  Günther Oettinger, membro della Commissione.(DE) Tutte le vostre domande sono giustificate e importanti e rivelano, inoltre, che non abbiamo ancora raggiunto il nostro obiettivo. La liberalizzazione del mercato dell’energia ha senso solamente se c’è concorrenza, se c’è trasparenza e se le connessioni sono disponibili dal punto di produzione al punto di consumo. I nostri pacchetti sul mercato interno vanno pertanto nella direzione giusta. Le procedure per violazione che sono in corso dimostrano agli Stati membri dove non hanno ancora adempiuto i loro doveri di applicazione delle norme. Ci auguriamo che il secondo pacchetto sul mercato interno ci permetta di conseguire i nostri obiettivi entro tempi prevedibili. Per quanto riguarda il terzo pacchetto, attendiamo la primavera prossima, quando tutti gli Stati membri dovranno aver comunicato come e quando l’applicazione sarà completata.

È stato detto che alcune linee esistenti non vengono utilizzate appieno nonostante vi sia una domanda in tal senso; in altre parole, si è detto che a taluni soggetti non ne è concesso l’utilizzo. Vorremmo avere informazioni più specifiche in proposito. Sull’accesso di soggetti terzi alla rete, perseguiremo caparbiamente chiunque ostacoli i nostri sforzi congiunti volti a rendere ogni linea liberamente accessibile a tutti alle stesse condizioni. Questo vale anche per il gas, le cui reti registrano tuttora gravi ritardi.

In riferimento agli altri aspetti, all’inizio dell’anno prossimo presenteremo una relazione interlocutoria sul mercato interno per illustrare a quale punto saremo giunti e dove vogliamo ancora arrivare, affinché tutti – nelle imprese interessate, nella politica interna e nel Parlamento europeo – sappiano che nel settore del gas e dell’elettricità si fa un gran parlare del mercato interno ma poi, nel concreto del lavoro quotidiano, quelle belle parole sono contraddette e non vengono tradotte in pratica.

Trasparenza di fatturazione: questo è proprio ciò che vogliamo. Per la sua corretta attuazione dipendiamo dalla volontà degli Stati membri, e ci adopereremo in tal senso. A mio parere, accanto al tema del mercato interno, le altre questioni rilevanti sono l’educazione e l’informazione dei consumatori e la tecnologia domestica per i consumatori, inclusa la contabilizzazione intelligente, che è un fattore decisivo. Nel mercato interno avremo bisogno di tutti e tre questi fattori – controllo domestico continuo, competenza adeguata e concorrenza – per tutelare gli interessi dei consumatori.

 
  
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  Presidente. – Annuncio l’interrogazione n. 25 dell’onorevole Ticau (H-0417/10):

Oggetto: Cooperazione regionale nel settore dell'energia

La Commissione ha annunciato l’elaborazione entro il 2010 di una comunicazione contenente raccomandazioni ed esempi di buone prassi in relazione alle iniziative di cooperazione regionale nel settore dell’energia. Nel corso dell’anno la Commissione pubblicherà anche una relazione sull’attuazione del piano europeo di ripresa economica, che includerà una valutazione dello stato d’avanzamento dei progetti nel settore dell’energia.

Le iniziative di cooperazione regionale nel settore dell’energia comprenderanno anche lo sviluppo, a livello macroregionale, di infrastrutture energetiche “intelligenti” (smart grids) che contribuiscano a ridurre il consumo di energia e consentano di utilizzare in modo decentralizzato fonti di energia rinnovabile?

Inoltre, tenuto conto del fatto che nel 2010 gli Stati membri potranno adeguare i loro programmi operativi, può la Commissione far sapere quando la comunicazione sarà adottata dal collegio dei Commissari?

 
  
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  Günther Oettinger, membro della Commissione. (DE) Signor Presidente, onorevoli deputati, ci fa molto piacere il vostro interesse per lo sviluppo di infrastrutture energetiche intelligenti, le cosiddette smart grid. Attualmente, la nostra esperienza pratica con le reti intelligenti è limitata e pertanto è necessario valutare con una certa prudenza i risultati dei nostri studi. Uno studio finanziato dalla Commissione due anni fa è giunto alla conclusione che le reti intelligenti potrebbero ridurre il consumo di energia primaria nel mercato comunitario di quasi il 9 per cento in dieci anni. Calcolata sulla base dei prezzi medi dell’elettricità, questa riduzione si tradurrebbe in un risparmio di quasi 7,5 miliardi di euro l’anno. Ma, oltre al risparmio, a mio avviso il mercato e i consumatori avrebbero benefici anche in termini di tecnologia e sicurezza. Queste reti utilizzano un sistema di monitoraggio intelligente che permette di rilevare con maggiore precisione i flussi di elettricità, riducendo così le perdite di rete e aumentando la sicurezza delle forniture e l’affidabilità della rete. Inoltre, grazie alle reti intelligenti i consumatori possono controllare e gestire in maniera più efficace i loro consumi energetici.

Questi vantaggi hanno però un costo. C’è quindi bisogno di investimenti massicci, sia pubblici che privati. Alcuni Stati membri hanno già fatto i primi passi verso la creazione di queste reti. La Svezia, per esempio, e l’Italia hanno già dotato la maggior parte dei loro clienti di sistemi di contabilizzazione intelligenti, mentre progetti pilota sono in corso di attuazione in Francia, Germania, nei Paesi Bassi, in Spagna e nel Regno Unito.

La Commissione sta sostenendo una diffusione capillare dei sistemi di contabilizzazione intelligente e lo sviluppo delle reti intelligenti al di là dei limiti stabiliti dalla nuova direttiva. A questo fine, nel novembre dell’anno scorso abbiamo costituito un gruppo di lavoro per le reti intelligenti nel quale esponenti dell’industria, regolatori e associazioni dei consumatori stanno analizzando l’idoneità di tali reti allo scopo. Per parte nostra, stiamo definendo gli incentivi e i requisiti, esaminando le questioni da regolamentare e valutando l’utilità di ulteriori standard tecnologici. I risultati del gruppo di lavoro saranno presentati al Parlamento l’anno prossimo.

La comunicazione sulle iniziative regionali citata dall’onorevole deputato non si occupa soltanto delle reti intelligenti, ma delinea una serie di obiettivi. Lo scopo della prossima comunicazione della Commissione in questa materia è di procedere a una consultazione con le autorità di regolazione degli Stati membri e con altri soggetti sui pareri della Commissione concernenti le reti regionali per il gas e l’elettricità. In altri termini, vogliamo un giusto equilibrio degli obiettivi e dei compiti, delle aree coperte e della gestione delle iniziative regionali. In tale contesto va sottolineato il ruolo di ACER, l’Agenzia europea per la cooperazione fra i regolatori dell’energia, che sarà operativa dalla prossima primavera.

In linea generale, vogliamo raggiungere gli obiettivi europei nel campo energetico non solo a livello europeo ma anche tramite partenariati regionali, e le nostre misure appoggiano espressamente tale finalità.

 
  
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  Silvia-Adriana Ţicău (S&D).(RO) Dato che le reti dell’energia intelligenti contribuiranno in gran misura a migliorare l’efficienza energetica e a individuare le aree a forte consumo di energia e quelle in cui le infrastrutture energetiche – laddove esistono – sono carenti, vorrei chiederle quali prospettive d’investimento avete in mente. Mi riferisco non solo alla revisione di medio termine ma anche alle future prospettive finanziarie.

 
  
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  Günther Oettinger, membro della Commissione.(DE) Come lei sa, le risorse da destinare a questi scopi sono previste dal piano strategico per le tecnologie energetiche, che è stato approvato dal Parlamento. Nelle prossime settimane la Commissione dovrà decidere – prima nella revisione e poi nelle prospettive – se e per cosa proporrà stanziamenti di bilancio in forma di investimenti nel settore dell’energia, e in quella occasione dovremo consultarci e ottenere l’approvazione del Parlamento e degli Stati membri. Senza dare nulla per scontato, posso nondimeno dire in termini generali che, a mio parere, i finanziamenti previsti dal piano SET e dai piani di ripresa economica dovrebbero continuare nelle aree in cui si sono dimostrati utili. In altre parole, mi adopererò per garantire la continuità dei finanziamenti a favore degli investimenti nelle infrastrutture – non soltanto degli investimenti di portata europea ma anche di quelli necessari per le infrastrutture locali e domestiche – e conto sul vostro sostegno.

 
  
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  Presidente. – Passiamo ora all’interrogazione n. 26 dell’onorevole Chountis, che sarà presentata dall’onorevole Hadjigeorgiou. Probabilmente riusciremo a prendere in esame l’interrogazione dell’onorevole Iacolino, ma temo che le interrogazioni nn. 28, 29, 30 e 31 riceveranno risposta scritta. Mi scuso in anticipo con i colleghi che sono qui o in attesa nei loro uffici.

 
  
  

Annuncio l’interrogazione n. 26 dell’onorevole Chountis (H-0419/10):

Oggetto: Liberalizzazione del mercato dell'energia in Grecia

In occasione di una loro recente visita in Grecia intrapresa con lo scopo di valutare l'applicazione del Memorandum d'intesa Grecia-UE-FMI, alcuni dirigenti della Commissione hanno chiesto al governo greco la privatizzazione del 40% delle centrali a lignite e delle centrali idroelettriche dell'impresa pubblica di elettricità del paese, la DEI, come anche la separazione della proprietà della rete di approvvigionamento, col pretesto di "realizzare integralmente i progetti in materia di liberalizzazione del mercato all'ingrosso dell'energia elettrica e di dare avvio alla razionalizzazione delle tariffe applicate ai consumatori".

Può dire la Commissione cosa significa "razionalizzazione delle tariffe applicate ai consumatori"? Secondo la Commissione, sono basse le fatture della DEI?

Ritiene la Commissione che la sua richiesta di vendere unità di produzione dell'energia della DEI rientri nel quadro delle sue competenze e dei suoi poteri istituzionali?

 
  
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  Günther Oettinger, membro della Commissione. – (DE) Lei sta parlando del settore dell’energia greco e della sua ristrutturazione. È prevedibile che l’apertura del mercato alla concorrenza porti a una distribuzione più efficiente delle risorse, garantendo così la crescita e l’occupazione nel settore energetico, con ripercussioni anche su altri comparti economici. Spetta alla Grecia decidere quale sia il modo migliore per ristrutturare il proprio mercato dell’energia nel quadro della normativa comunitaria sul mercato interno dell’energia. La separazione della proprietà delle reti elettriche e la loro ristrutturazione sono strumenti efficaci per favorire la concorrenza. Nella situazione attuale, vi possono essere anche considerazioni di bilancio a spingere la Grecia a privatizzare del tutto o in parte le reti. Lo stesso vale per la vendita di alcune delle centrali idroelettriche e a lignite e dell’azienda statale di elettricità. Come già detto, è una questione di entrate e di concorrenza. Sarà lo Stato greco a stabilire le modalità di attuazione, nel rispetto delle norme comunitarie.

Un aspetto importante è quello delle misure idonee a compensare il fatto che, in quanto operatore unico, l’Azienda pubblica di elettricità attualmente gode dei benefici concessi alle centrali. Per quanto riguarda le centrali a lignite, la Grecia è in ritardo nel processo di implementazione e deve adempiere, e adempierà, gli obblighi conseguenti alle decisioni prese dalla Commissione in materia di concorrenza. Il dialogo in corso con il governo greco è ottimo, e questo è un dato importante. Il governo greco sta rispettando rilevanti adempimenti monetari e di bilancio, ed è quindi tanto più necessario garantire una buona intesa tra, da un lato, le norme comunitarie e la Commissione e, dall’altro, il governo greco.

Sul punto dei prezzi al consumo, vorrei dire che il governo greco ha individuato numerose categorie tariffarie, le quali però non sono uniformi e, in molti casi, non tengono conto dei prezzi all’ingrosso, cioè dei costi di produzione dell’energia. Il ministero competente sta quindi procedendo a una razionalizzazione delle tariffe. A nostro parere, le tariffe al consumo dovrebbero orientarsi, in linea di massima, in base ai costi, in modo da offrire ai consumatori incentivi per il risparmio energetico e da incoraggiare le imprese fornitrici a fare gli investimenti giusti. Al momento i prezzi dell’elettricità in Grecia sono molto bassi, in parte grazie alla produzione efficiente in termini di costi delle centrali a lignite, all’energia idroelettrica a buon prezzo assicurata dalle abbondanti piogge degli scorsi due anni e alla ridotta domanda conseguente alla crisi economica. Nei prossimi anni si faranno sentire altri fattori, quali un aumento dell’uso di combustibili più costosi, come il gas, e i crescenti costi ambientali, cosicché i prezzi dell’elettricità in Grecia saliranno. Inoltre, annate di precipitazioni in quantità normali ridurranno la capacità idroelettrica, e i prezzi saliranno anche per tale motivo. Saranno questi fattori a orientare i prezzi, indipendentemente dalla liberalizzazione del mercato.

Alla luce dei fattori strutturali che influenzeranno i prezzi, diventa tanto più importante rendere i sistemi quanto più efficienti possibile e mantenere al minimo gli aumenti dei prezzi per le imprese e le famiglie.

 
  
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  Takis Hadjigeorgiou (GUE/NGL).(EL) Signor Presidente, signor Commissario, il memorandum d’intesa tra il Fondo monetario internazionale e l’Unione europea sulla Grecia obbliga il governo greco ad adottare un meccanismo volto a garantire che le bollette dell’elettricità emesse in conformità ad esso riflettano gradualmente i prezzi di mercato all’ingrosso a partire da oggi ed entro il giugno 2013 al più tardi.

In altri termini, invitiamo il governo greco ad aumentare il prezzo dell’elettricità a spese dei consumatori, soprattutto a scapito dei soggetti più vulnerabili della società, e dell’economia.

Quale impatto avranno tali provvedimenti sulla produzione e sulla crescita greche? Queste misure, le bollette più care porteranno forse la Grecia fuori dalla crisi e la libereranno dalla supervisione del Fondo monetario internazionale?

Infine, proprio la settimana scorsa abbiamo ricevuto una risposta dal Commissario Rehn sulla forte crescita dell’inflazione, che ha raggiunto il 5,6 per cento. Quale effetto avranno tali misure sull’inflazione?

 
  
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  Anni Podimata (S&D).(EL) Signor Presidente, signor Commissario, nella sua risposta lei ha citato la separazione dei sistemi di trasmissione. Vorrei che ci confermasse – se può – che, al pari di tutti gli altri Stati membri dell’Unione europea, anche la Grecia è libera di scegliere, secondo lo spirito e la lettera della direttiva 72/2009/CE, uno dei tre modelli equivalenti di separazione del sistema di trasmissione, e che la Commissione non ha titolo per suggerire agli Stati membri quale dei tre modelli adottare.

 
  
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  Georgios Papanikolaou (PPE).(EL) Signor Commissario, l’Azienda pubblica ellenica di elettricità è un’impresa redditizia e relativamente sana, nonostante il forte calo dei profitti registrato quest’anno e dovuto principalmente alla recessione e alla diminuzione dei consumi.

Le voglio rivolgere una domanda molto specifica: prima di avanzare queste proposte, la Commissione ha compiuto studi sulle conseguenze che una proposta del genere comporterebbe in termini di posizione dell’impresa sul mercato dell’energia e di impatto sull’occupazione e sulla sua redditività?

 
  
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  Günther Oettinger, membro della Commissione.(DE) Sto seguendo gli sviluppi in Grecia con grande interesse e anche con rispetto: rispetto per un governo che, dalla posizione in cui si trova, sta guardando avanti, che ha adottato molte misure – risparmi, tagli di spesa, riforme – e che sta facendo tutto il possibile, d’intesa con la Commissione e le autorità sia europee sia mondiali, per consolidare il bilancio e contribuire in tal modo alla stabilità dell’euro.

Naturalmente guardiamo al quadro d’insieme; è però evidente che non possiamo sospendere le norme di validità universale nel mercato interno, né imporre una moratoria per qualche anno. Pertanto, non è mio diritto bensì, piuttosto, mio dovere portare avanti il processo di attuazione del mercato interno per passare dal monopolio alla liberalizzazione e alla concorrenza e, nel contempo, rafforzare la posizione dei consumatori. Le norme del mercato interno esistono da ben prima che io diventassi Commissario. La separazione data di qualche anno fa. È mio dovere perseguire tale politica in maniera conseguente.

Sono senz’altro disponibile a interpretare il memorandum d’intesa in termini più pragmatici che restrittivi, ossia a concedere al governo greco quanto più spazio di manovra è possibile per sviluppare il mercato e passare all’azione. Nel caso della separazione delle reti, per esempio, noi non diciamo che esse debbano essere vendute o eliminate; chiediamo invece trasparenza e che ai precedenti proprietari delle reti che continuano a operare nel mercato energetico non sia più permesso di intervenire nelle attività operative di una società consociata che gestisce le reti, al fine di garantire che possa accedere alla rete chiunque voglia farlo – compresi i concorrenti del mercato del gas e dell’elettricità.

In sintesi, la Commissione sta cercando di comportarsi correttamente rispetto all’interesse generale e alle esigenze della Grecia. Questo vale non solo per il bilancio ma anche per il mercato dell’energia.

 
  
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  Presidente. – Annuncio l’interrogazione n. 27 dell’onorevole Iacolino (H-0420/10):

Oggetto: Trivellazioni petrolifere nel Mediterraneo

Dopo pochi mesi dall'incidente nel Golfo del Messico, la società British Petroleum si appresterebbe, in virtù di un accordo del 2007, ad avviare le trivellazioni per cinque nuovi pozzi petroliferi in acque territoriali libiche a circa 600 chilometri dalle coste di Sicilia, Malta e Grecia. Tenuto conto della straordinaria biodiversità del Mediterraneo e della sua natura di mare chiuso e senza importante ricambio delle acque, può la Commissione rispondere ai seguenti quesiti:

Intende rendere più stringenti i controlli sulle trivellazioni in mare e, in caso affermativo, in che modo? Ritiene percorribile l'ipotesi di una moratoria per le perforazioni nel Mediterraneo? Intende stimolare la Libia a tenere conto degli impatti ambientali transnazionali?

Ritiene di prevedere la fattispecie di reato ambientale a livello europeo per scoraggiare pericolose iniziative in aree e spazi pertinenti agli Stati membri?

Valuta la possibilità di vincolare le compagnie petrolifere operanti in Europa a un rigoroso codice di condotta che salvaguardi le persone, l'ambiente e le attività imprenditoriali nel tempo sviluppate con successo, così come accade nel Mediterraneo?

 
  
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  Günther Oettinger, membro della Commissione.(DE) Signor Presidente, onorevoli deputati, questo tema è tra le mie priorità. Molto recentemente, il 7 luglio, abbiamo discusso qui, in seduta plenaria, delle cinque aree d’azione che sono decisive per garantire la massima sicurezza possibile a livello mondiale alle operazioni offshore compiute in Europa e nelle regioni vicine. Ora stiamo valutando quali misure siano necessarie e appropriate. Un aspetto riguarda le verifiche e i controlli. Vogliamo assicurare la coerente applicazione nell’Unione europea dei massimi livelli di sicurezza. A tal fine è necessaria una stretta cooperazione – più stretta di quella attuale – con e tra i regolatori nazionali degli Stati membri, che al momento hanno una grande responsabilità e sono competenti per le ispezioni, le norme e la loro applicazione.

Vogliamo garantire che gli Stati membri sottopongano le attività offshore a controlli uniformi, altrettanto vincolanti in tutta l’Europa. Secondo la normativa vigente, anche l’autorizzazione di attività offshore è di competenza degli Stati membri. Fino all’estate scorsa consigliavo prudenza riguardo alle attività offshore e raccomandavo di autorizzarle solo per lavori già in corso o di subordinarle alla concessione di licenze, specialmente nel caso di attività svolte in condizioni e circostanze estreme. Alcuni Stati membri dell’Unione europea, Italia compresa, hanno deciso di adottare questo approccio preventivo. La Commissione si attiverà poi per garantire un alto livello di sicurezza a livello mondiale. Per adesso ci limitiamo alle regioni europee, nello specifico al Mediterraneo, dove abbiamo un interesse comune nel tutelare l’ambiente perché un incidente in acque comunitarie avrebbe rapidamente conseguenze devastanti sulla costa meridionale del Mediterraneo, e vice versa. Pertanto siamo stati in contatto con i competenti ministeri dell’Algeria e della Libia e abbiamo proposto ai rispettivi ministri di collaborare attivamente in quest’area. La qualità dell’ambiente del Mediterraneo non può essere suddivisa.

La Commissione sta lavorando per proporre elevati standard di sicurezza a livello mondiale. In tale ottica abbiamo avviato un dialogo e siamo in contatto con le autorità e il Congresso degli Stati Uniti d’America. A mio modo di vedere, la legislazione europea dovrebbe comprendere norme chiare sulla responsabilità. In proposito, è possibile apportare miglioramenti, in particolare allargando l’ambito geografico di applicazione della normativa ambientale vigente, per permettere una più ampia copertura di aspetti quali la biodiversità e i danni indiretti. La direttiva sulla tutela penale dell’ambiente entrerà in vigore alla fine di quest’anno; se sarà necessario, proporremo l’adozione di altre norme.

Riguardo al codice di condotta per le imprese che operano nel Mediterraneo, noi e gli Stati membri vogliamo e dobbiamo garantire che l’industria adotti tutte le misure possibili per migliorare la sicurezza, raggiungere il massimo livello di prevenzione ed elaborare piani di ripristino in caso di disastro. Tutto ciò va fatto non solo per le acque europee bensì per tutte le acque, anche quelle dei paesi confinanti con l’Unione. Nelle procedure di autorizzazione dobbiamo verificare questo aspetto e chiedere prove attestanti la capacità tecnica dell’operatore di affrontare situazioni critiche. Inoltre dobbiamo chiedere prove delle sue disponibilità finanziarie, cioè del fatto che l’operatore sia in grado di sostenere i costi del danno che si potrebbe verificare nella peggiore delle ipotesi. Se del caso, si potrebbe imporre l’obbligo di una copertura assicurativa.

Tra qualche settimana la Commissione presenterà una comunicazione sulla sicurezza delle trivellazioni di gas e petrolio in alto mare che illustrerà misure del tipo di quelle testé citate e volte a garantire il massimo livello possibile di sicurezza per i cittadini e l’ambiente europei. Presenteremo questa comunicazione anche alla commissione per l’industria, la ricerca e l’energia, con la quale saremo lieti di avviare consultazioni più approfondite sull’argomento.

 
  
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  Salvatore Iacolino (PPE). - Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Commissario, una precisazione: evidentemente le garanzie che offre il Commissario sono registrate con favore e di questo devo darne atto, ma non crede possibile il Commissario un ulteriore intervento nei confronti delle autorità libiche perché questa moratoria della quale abbiamo parlato possa realmente concretizzarsi e non crede ancora che nell'ambito del piano di azione mediterraneo questo coordinamento forte possa essere ancora realizzato in maniera più incisiva?

 
  
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  Paul Rübig (PPE).(DE) Signor Presidente, signor Commissario, quali strumenti internazionali abbiamo a disposizione per attuare un tipo di concorrenza e una procedura di autorizzazione a livello mondiale tali da comportare per tutti le stesse opportunità ma anche gli stessi rischi e gli stessi costi? Abbiamo constatato che, in molte procedure di autorizzazione, non siamo più in grado di creare le strutture necessarie. Ci preoccupiamo quindi di riuscire a definire procedure di autorizzazione efficienti e veloci, oltre che complete e adeguate, e di avere altresì il tempo necessario per implementare i progetti. Questo è un punto particolarmente importante.

 
  
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  Radvilė Morkūnaitė-Mikulėnienė (PPE). (LT) Non mi sarà possibile presentare la mia interrogazione, ma anche questa mi interessa molto. Plaudo all’impegno della Commissione europea per istituire un quadro legislativo adeguatamente potenziato nel campo della tutela ambientale e delle questioni legate allo sfruttamento dei giacimenti petroliferi nell’Unione europea.

Le due interrogazioni sono molto simili: quale tipo di problemi si trova ad affrontare il Mar Mediterraneo? La mia interrogazione riguarda il Mar Baltico e anche i paesi terzi, cioè quelli non appartenenti all’Unione europea. Confido che al proprio interno l’Unione saprà gestire i propri obiettivi autonomamente; mi chiedo, però, come possiamo garantire il dialogo con i paesi terzi. Inoltre, la Commissione europea potrebbe aiutare in qualche modo i singoli paesi a collaborare con i loro vicini?

 
  
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  Günther Oettinger, membro della Commissione.(DE) Innanzi tutto dobbiamo fare nostri, a livello o di Unione europea o di singoli Stati membri, gli standard più elevati che sono tecnicamente realizzabili in ambito mondiale. Vorrei ricordare in proposito che il Regno Unito ha standard elevati e un alto livello di know-how, e lo stesso si può dire della Norvegia, che è nostro partner. Nella comunicazione speriamo di proporre agli Stati membri di riconoscere come universalmente vincolanti in tutta l’Europa gli standard massimi in ciascuna delle seguenti aree: autorizzazioni, sicurezza operativa, pianificazione per le emergenze, formazione e aggiornamento del personale.

In secondo luogo, affronteremo questa tematica nel quadro dei nostri contatti internazionali in campo energetico. Lo abbiamo già fatto con la Libia e, se necessario, solleveremo la questione un’altra volta. Tutti questi temi possono essere inseriti, inoltre, in altri tipi di dialogo, ad esempio quello sul Mar Nero e il Mar Baltico, con paesi partner come la Russia.

In terzo luogo, vogliamo far sentire la nostra influenza sugli operatori europei. Mettiamo che un’impresa come Shell o Total o BP si sia imposta determinati standard e che noi li consideriamo vincolanti per le trivellazioni in profondità nel territorio dell’Unione europea. Bene, in quel caso penso che gli stessi standard che sono applicati e sono possibili, sia tecnicamente sia in termini di costi, nel Mare del Nord vadano bene anche in Libia. In altre parole, non permetteremo alle imprese europee di abbassare i loro standard quando vanno a operare in altre parti del mondo. Di conseguenza, cercheremo di garantire che le imprese europee esportino gli standard tecnici che reputano possibili in Europa, contribuendo così alla tutela del Mediterraneo e di altre aree.

 
  
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  Presidente. – Mi scuso con i presentatori delle interrogazioni dal n. 28 al n. 32, che riceveranno una risposta scritta. Come ho detto all’inizio, stasera non abbiamo molto tempo a disposizione. Passiamo ora alle interrogazioni al Commissario Geoghegan-Quinn. Inizieremo con l’interrogazione n. 33 dell’onorevole Tsoukalas. Ritengo che stasera potremo arrivare almeno fino all’interrogazione n. 35, e a quel punto decideremo come procedere.

 
  
  

Annuncio l’interrogazione n. 33 dell’onorevole Tsoukalas (H-0401/10):

Oggetto: Necessità di una ristrutturazione radicale del quadro europeo di finanziamento della ricerca

Le lunghe e complesse procedure che devono essere seguite per ottenere finanziamenti europei a favore della ricerca non risultano certo incoraggianti per i ricercatori. I recenti annunci della Commissione riguardanti la semplificazione dei programmi quadro di ricerca sembrano basarsi su una logica di miglioramento graduale. Ciononostante, vi sarebbe bisogno di una rivoluzione amministrativa del modo in cui l'UE programma, finanzia e gestisce la ricerca.

Quali sono i propositi della Commissione in vista della semplificazione del programma quadro per il finanziamento della ricerca? Cosa pensa dell'idea di collegare il finanziamento ai risultati conseguiti? Come valuta la possibilità di istituire un unico quadro amministrativo e logistico di gestione, a livello sia europeo che nazionale? Quali azioni concrete intende intraprendere per promuovere la ricerca ad alto rischio in Europa? Cosa intende fare per invertire il flusso incessante di cervelli in fuga?

 
  
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  Máire Geoghegan-Quinn, membro della Commissione.(EN) Nell’aprile scorso la Commissione ha adottato una comunicazione sulla semplificazione dell’applicazione dei programmi quadro di ricerca nella quale propone un’intera gamma di misure, tra cui un miglioramento graduale ma anche profondi cambiamenti che necessitano di una revisione delle base giuridiche della ricerca nell’Unione europea e di un riequilibrio tra fiducia e controllo e tra l’assunzione e la non assunzione di rischi.

Una delle opzioni proposte dalla Commissione come tema di ulteriori discussioni con le altre istituzioni e i soggetti interessati è il passaggio a un approccio fondato sui risultati che prevede il versamento dei contributi finanziari di interi progetti in un’unica rata. In questo modo si ovvierebbe all’obbligo di presentare prospetti dettagliati dei costi attraverso il pagamento in un’unica soluzione dei finanziamenti per l’intero progetto e subordinando tali versamenti solo alla presentazione di relazioni sui progressi tecnico-scientifici. La Commissione è però consapevole del fatto che un simile approccio comporta, potenzialmente, svantaggi quali, per esempio, lunghe procedure negoziali, ed è percepito in maniera diversa dai diversi soggetti interessati.

Pertanto la Commissione propone di studiare con attenzione tutti i dettagli applicativi e i possibili effetti, prima di avanzare proposte legislative concrete. Il tempo medio di concessione dei finanziamenti nell’ambito del settimo programma quadro è nell’ordine di 340 giorni, cioè circa un mese in meno rispetto al sesto programma quadro. La Commissione riconosce che c’è spazio per un’ulteriore accelerazione di queste procedure, ma l’analisi comparativa con i finanziatori nazionali rivela che, per progetti di complessità paragonabile, un tempo di concessione nell’ordine di un anno non è affatto insolito.

Nel contesto dello sforzo mirato a creare uno spazio europeo della ricerca, l’armonizzazione amministrativa tra i sistemi di finanziamento della ricerca nazionali e quelli europei è un obiettivo di lungo termine condiviso dalla Commissione. Le ERA-NET del sesto e settimo programma quadro stanno contribuendo al conseguimento di questo obiettivo e le iniziative di programmazione congiunta apporteranno nuovi progressi.

Come ulteriore passo è stata istituita di recente una piattaforma dei soggetti interessati per la definizione di principi comuni dei finanziamenti esterni nello spazio europeo della ricerca. Progetti ad alto rischio e alto profitto sono attesi in particolare nell’ambito del programma specifico IDEAS, attuato dal Consiglio europeo della ricerca. Analisi preliminari dimostrano che il processo di selezione predisposto dal Consiglio europeo della ricerca sta mettendo alla prova con buoni risultati il finanziamento di questi progetti ad alto rischio e alto profitto.

Le azioni Marie Curie sono uno strumento decisivo per invertire il persistente fenomeno della fuga dei cervelli. Dal 1994 le azioni Marie Curie hanno permesso la creazione in Europa di circa 50 000 nuovi posti di ricerca a tutti i livelli di carriera e ben retribuiti. Con un finanziamento complessivo di 4,7 miliardi di euro nel settimo programma quadro, queste azioni doteranno all’incirca 50 000 ricercatori, tra cui 10 000 candidati al titolo di dottore di ricerca, di capacità innovative che miglioreranno le loro possibilità di carriera sia nel settore pubblico che in quello privato e li prepareranno per i loro posti di lavoro futuri.

Infine, i contributi per la reintegrazione previsti nell’ambito delle azioni Marie Curie sono stati ristrutturati e semplificati in un unico contributo per la carriera, nell’ottica di affrontare specificamente il problema della fuga dei cervelli.

 
  
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  Ioannis A. Tsoukalas (PPE).(EL) Signor Presidente, ringrazio la signora Commissario per la risposta. La mia interrogazione mirava ad attirare l’attenzione sul fatto che, nonostante progetti pretenziosi e altisonanti, l’Europa deve ancora conseguire gli obiettivi di Lisbona fissati all’inizio di quel processo. La conseguenza è che quest’anno i paesi dell’Asia e del Pacifico detengono il 30 per cento del mercato bibliometrico, a fronte del 28 per cento degli Stati Uniti e di un’Europa fanalino di coda.

Forse, gli standard elevati richiesti dal Commissario Oettinger per le trivellazioni dovrebbero essere applicati anche alla ricerca.

 
  
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  Paul Rübig (PPE).(DE) Signora Commissario, recentemente il quadro finanziario per la ricerca è stato oggetto di un’intensa discussione alla luce del progetto ITER. I tagli al settimo programma quadro di ricerca e al programma CIP sono vivamente dibattuti e tutti i gruppi parlamentari sono contrari a tagli in questo settore. Ritiene che, per ITER, si arriverà a un nuovo quadro finanziario anche rinegoziato a livello internazionale?

 
  
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  Silvia-Adriana Ţicău (S&D).(RO) La mia domanda riguarda la destinazione di una percentuale, diciamo il 15 per cento, dei fondi per la ricerca soltanto alla concorrenza tra le piccole e medie imprese, perché molto spesso esse non hanno la possibilità di garantire cofinanziamenti o di competere con le grandi imprese per il cofinanziamento. Vorrei chiederle anche se avete pensato a introdurre una serie di regole comuni per le diverse fonti di finanziamento della ricerca, in modo tale che le università possano accedere più facilmente a questi fondi.

 
  
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  Máire Geoghegan-Quinn, membro della Commissione.(EN) Signor Presidente, ringrazio i deputati che hanno presentato le interrogazioni. Invero, una di esse – l’ultima – comprende due domande e quindi, con il permesso degli onorevoli deputati, vorrei risponderle dopo.

È importante sottolineare l’aspetto politico, cioè il fatto che abbiamo veramente bisogno di un accordo interistituzionale per la gestione dei programmi di ricerca comunitari. Per tale motivo stiamo lavorando in stretto contatto con le due commissioni parlamentari interessate – la commissione per l’industria, la ricerca e l’energia e quella per il controllo dei bilanci – e d’intesa con la Corte dei conti al fine di definire una politica comune su questi punti molto rilevanti.

Le regole che governeranno le attività dei programmi di ricerca comunitari vanno stabilite con chiarezza, ed è molto importante che siano coerenti. I candidati ai programmi di ricerca – siano essi enti di formazione di terzo livello, centri di ricerca o imprese del settore privato – devono sapere esattamente cosa comportano per loro, molto concretamente, le iniziative comunitarie di finanziamento della ricerca.

Per tali ragioni la Commissione persegue una politica di semplificazione e comunicazione che è attualmente oggetto di trattative e discussioni, anche molto vivaci, perché ci rendiamo conto della necessità di semplificare ancora di più le nostre politiche in quest’area. Semplificare i programmi di ricerca è per noi – per me ma anche per la Commissione nel suo complesso – una priorità politica essenziale. Dobbiamo lavorare in maniera molto chiara e determinata e d’intesa con il Parlamento per poter realizzare questa ulteriore semplificazione.

Riguardo alla domanda sul progetto ITER posso dire che questo tema ci ha in un certo senso assillati – sia la Commissione in carica sia quella precedente. Si tratta di una questione che necessita di una risposta esauriente. La Commissione ha avanzato una proposta, che è adesso in discussione. So bene come la pensa il Parlamento sulle fonti di finanziamento di ITER. ITER, però, è un progetto innovativo che, se avrà successo, potrà apportare grandissimi benefici oltre che all’Europa anche al mondo intero. In questo progetto, inoltre, non è coinvolta soltanto l’Unione europea ma anche, come sapete, partner internazionali.

Stiamo quindi lavorando con molta attenzione, determinazione e coerenza con i nostri partner internazionali per portare avanti questo progetto. Sono certa che potremo contare sulla vostra collaborazione e sul vostro sostegno.

 
  
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  Presidente. – Come ho detto già all’inizio, i tempi sono parecchio stretti e alle 20.15 passerò alle interrogazioni rivolte al Commissario Hahn. Temo, onorevole Kelly, che non potremo esaminare la sua interrogazione n. 36 né le successive interrogazioni nn. 37, 38, 39, 40 e 41.

 
  
  

Annuncio l’interrogazione n. 34 dell’onorevole Papanikolaou (H-0407/10):

Oggetto: Valutazione del funzionamento del Consiglio europeo della ricerca

Il 27 febbraio 2007 hanno avuto ufficialmente inizio, a Berlino, i lavori del Consiglio europeo della ricerca (CER). Il CER, il cui scopo fondamentale è il finanziamento di programmi di ricerca di punta, dispone di un bilancio di 7,5 miliardi di EUR fino al 2013, nell'ambito del Settimo programma quadro per la ricerca. Questa iniziativa ha stabilito come obiettivo principale la promozione dell'inventiva – e, in ultima analisi, nuovi prodotti e servizi – onde consentire all'economia dell'UE di mantenere la propria competitività sul piano mondiale.

Può dire la Commissione quali risultati tangibili ha sinora ottenuto il CER in ormai tre anni di attività ai fini del miglioramento della competitività in Europa? È stato registrato a livello europeo un aumento dell'inventiva e dell'innovazione grazie al suo funzionamento?

 
  
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  Máire Geoghegan-Quinn, membro della Commissione.(EN) La strategia Europa 2020 mira a realizzare una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva. Il Consiglio europeo della ricerca ha un ruolo da svolgere sotto tutti e tre questi profili. È ovvio che promuovere una crescita intelligente significa sviluppare un’economia fondata sulla conoscenza e sull’innovazione. A tal fine è necessario rafforzare ogni anello della catena dell’innovazione, dalla ricerca pura alla commercializzazione.

La chiave per la prosperità futura dell’Europa sta nella qualità delle sue idee e nella sua capacità di tradurle in prodotti, processi e servizi che i cittadini di tutto il mondo vogliono acquistare.

La prima condizione per poter creare un’Unione mirata all’innovazione è rafforzare la nostra base di conoscenze e promuovere l’eccellenza – e questo è esattamente ciò che il Consiglio europeo della ricerca sta già facendo.

In un periodo di tempo sorprendentemente breve, il CER si è fatto apprezzare in tutto il mondo come agenzia di finanziamento della ricerca di rilevanza mondiale. Tale apprezzamento è stato espresso nella revisione indipendente compiuta nel luglio 2009 da un gruppo di sei esperti eminenti, e sebbene i primi progetti siano iniziati non prima della seconda metà del 2008, molti di essi stanno già dando risultati molto promettenti e suscettibili di utilizzi concreti.

Ad esempio, i ricercatori dell’Imperial College di Londra hanno pubblicato risultati pionieristici riguardo alla qualità dei materiali simili alle ossa coltivati in laboratorio che possono essere trapiantati in ossa vere per aiutarne la riparazione. I ricercatori hanno costituito una nuova impresa che sta sviluppando materiali bioattivi da impiegare al posto degli impianti ossei per trattare osteopatie e fratture complesse.

Un gruppo di ricerca presso l’università di Francoforte ha pubblicato risultati importanti che dimostrano come sia possibile migliorare la circolazione sanguigna bloccando determinati frammenti genetici. Questi offrono un grande potenziale per nuove cure contro gli infarti. I ricercatori hanno chiesto di poter applicare il loro metodo a un paziente.

Quindi, progetti destinati a dare risposta a quesiti fondamentali della ricerca finiscono poi per generare quelle idee radicalmente nuove che stimoleranno altre innovazioni e che sono necessarie anche per affrontare le grandi sfide cui si trova di fronte la società.

Un ultimo punto, non meno importante degli altri: il Consiglio europeo della ricerca ha ottenuto ottimi risultati anche per quel che riguarda l’analisi comparativa della capacità concorrenziale dei diversi sistemi innovativi nazionali e ha svolto un ruolo decisivo come catalizzatore delle riforme dei sistemi di finanziamento nazionali in alcuni paesi come Francia, Polonia, Portogallo e Svezia. Adottando, nella sua revisione paritaria e nelle ricerche che finanzia, parametri comparativi dell’eccellenza a livello mondiale, il CER aumenterà il prestigio, la visibilità e la capacità di attrazione della ricerca di frontiera europea.

 
  
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  Georgios Papanikolaou (PPE).(EL) Grazie, signora Commissario, per la risposta. È vero che la ricerca è direttamente collegata all’innovazione, la quale, a sua volta, è una condizione essenziale per la crescita. Allacciandomi alle sue affermazioni vorrei chiederle quanto segue: lei ha citato Londra, la Polonia e la Svezia, ma dei paesi dell’Europa meridionale, se non ricordo male, ha menzionato solo il Portogallo.

Sono disponibili altre informazioni concernenti idee nuove e promettenti e le richieste di fondi europei per la ricerca provenienti in particolare dai paesi dell’Europa meridionale? Visto che quei paesi hanno indicatori molto bassi, stiamo mettendo l’accento sulla crescita? Mi riferisco, com’è ovvio, a Grecia, Spagna e altri paesi dell’Europa meridionale.

 
  
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  Máire Geoghegan-Quinn, membro della Commissione.(EN) Purtroppo non dispongo delle informazioni specifiche chieste dall’onorevole deputato in riferimento ai paesi meridionali. Posso però dire che le risposte del Consiglio europeo della ricerca alle domande che riceve tengono conto esclusivamente dell’eccellenza. Altri aspetti, quali il paese o il centro di ricerca, sono irrilevanti: il CER non prende in considerazione nessuno di essi nelle sue risposte alle domande di contributi né nelle sue decisioni in merito. Valuta le domande puramente in base al criterio dell’eccellenza.

E questa è, credo, la ragione per cui il Consiglio europeo della ricerca si è conquistato in pochissimo tempo un’ottima reputazione in ambito internazionale, perché tutti riconoscono che le sue decisioni si fondano esclusivamente sul principio dell’eccellenza. Questo comportamento va ulteriormente incoraggiato e sviluppato. Inoltre, il CER deve continuare a collaborare con le imprese europee.

Voglio dire anche che l’anno prossimo il CER lancerà una prova di opzione di finanziamento di concetti, allo scopo di colmare le lacune di finanziamento nelle primissime fasi del processo di innovazione, quando, per esempio, un concetto commerciale potenziale deve essere verificato mediante test o prototipi, oppure mediante l’individuazione di un mercato adatto o, ancora, mediante la creazione di un diritto tutelabile di proprietà intellettuale. È sicuramente molto importante incoraggiare il Consiglio europeo della ricerca ad assumere questo ruolo di catalizzatore in tutto il mondo.

È interessante constatare altresì che vari Stati membri, anche dell’Europa meridionale, guardano all’esempio del Consiglio europeo della ricerca nel valutare l’opportunità di dotarsi di un consiglio della ricerca a livello nazionale.

 
  
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  Presidente. – Annuncio l’interrogazione n. 35 dell’onorevole Gallagher (H-0409/10):

Oggetto: Partecipazione delle PMI ai programmi di ricerca dell'UE

Può la Commissione far sapere che cosa sta facendo per aumentare il livello di partecipazione delle imprese di piccole e medie dimensioni ai programmi di ricerca dell'UE?

 
  
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  Máire Geoghegan-Quinn, membro della Commissione.(EN) La Commissione è impegnata ad aumentare la partecipazione delle piccole e medie imprese ai programmi comunitari di ricerca e ad aiutarle a portare poi sul mercato i frutti della loro attività di innovazione. Si tratta di un compito prioritario per la Commissione, e lo sarà anche nel periodo rimanente del suo mandato.

In primo luogo, la Commissione è intenzionata a rendere i programmi quanto più accessibili possibile alle piccole e medie imprese semplificando al massimo le procedure e, naturalmente, garantendo allo stesso tempo una sana gestione finanziaria. A tal fine sono già stati compiuti numerosi passi concreti, quali la richiesta di un minor numero di certificati di revisione dei conti, minori controlli ex ante della capacità finanziaria e misure di protezione, nonché una rendicontazione di progetto ottimizzata. Ma occorre fare di più.

La Commissione ha presentato una comunicazione sulla semplificazione che è stata trasmessa formalmente al Parlamento e al Consiglio il 29 aprile scorso. In essa la Commissione propone numerose misure nuove di breve e più lungo termine, tra cui l’introduzione di pagamenti in rata unica per coprire le spese del personale dei proprietari-manager delle piccole e medie imprese.

La Commissione porterà avanti tali misure quanto più velocemente possibile e, se necessario, proporrà modifiche del quadro giuridico.

In secondo luogo, la Commissione ha introdotto nell’ultima versione del settimo programma quadro, pubblicata il 20 luglio scorso, una serie di provvedimenti mirati specificamente alle PMI, compresi i fondi stanziati.

Si prevede che la quota di bilancio delle piccole e medie imprese cresca dall’attuale 14,7 per cento al 15,7 per cento del programma di cooperazione, risultando perciò leggermente superiore all’obiettivo del 15 per cento previsto dalle norme del programma quadro. Ovviamente ci sono ancora margini di miglioramento e la Commissione continuerà a seguire da vicino i progressi di queste nuove misure.

In terzo luogo, un’altra iniziativa a sostegno delle piccole e medie imprese è Eurostars, un programma congiunto di ricerca e sviluppo con Eureka al quale partecipano 26 Stati membri e sei paesi associati. Il programma si rivolge alle PMI che svolgono attività di ricerca e sviluppo in progetti vicini al mercato.

In quarto luogo, la rete Enterprise Europe, istituita nel 2008 nell’ambito del programma per la competitività e l’innovazione, fornisce servizi alle piccole e medie imprese e le incoraggia a partecipare al settimo programma quadro.

Più esattamente, questa rete, che opera in collaborazione e in piena complementarietà con i punti di contatto nazionali, aiuta e supporta le piccole e medie imprese in termini di sensibilizzazione, costruzione di capacità per la partecipazione al settimo programma quadro, coinvolgimento di nuove PMI e presentazione di proposte nel quadro del programma, ricerca di partner, azioni congiunte destinate a PMI e consultazioni per l’inclusione nei programmi di lavoro di argomenti riguardanti le PMI.

Si prevede che, grazie a queste misure e azioni, alla scadenza del settimo programma quadro ne avranno beneficiato direttamente all’incirca 20 000 piccole e medie imprese.

Infine, nel 2011 dovrebbe essere operativa una piattaforma per l’insegnamento online progettata specificamente per le piccole e medie imprese, che mira a facilitare l’accesso a progetti di ricerca e sviluppo e l’utilizzo dei relativi risultati mettendo a disposizione una formazione online gratuita, informazioni personalizzate e un forum di comunicazione.

 
  
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  Pat the Cope Gallagher (ALDE).(GA) Grazie, signora Commissario, per la sua esauriente risposta. Le piccole imprese e le piccole aziende sono la spina dorsale dell’economia dell’Unione europea. Come sapete, il sostegno a questo settore è di importanza vitale se vogliamo che la situazione economica dell’Unione possa migliorare in futuro.

La strategia Europa 2020 mette la ricerca e l’imprenditorialità al centro delle strategie economiche europee.

Ma non è vero che è particolarmente importante aumentare la partecipazione delle PMI al settimo programma quadro per la ricerca e lo sviluppo tecnologico? Chiedo pertanto alla signora Commissario cos’altro la Commissione possa fare per incrementare la capacità di questo settore di ottenere finanziamenti nell’ambito dei programmi annuali di ricerca dell’Unione europea.

 
  
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  Brian Crowley (ALDE).(EN) Tre dati balzano immediatamente all’occhio: il 90 per cento dei prodotti nuovi ottenuti grazie ai programmi orientati alla ricerca provengono da piccole e medie imprese, però una delle difficoltà più grandi che esse incontrano riguarda l’intero settore della tutela dei diritti di proprietà intellettuale.

Ci sono piani o esiste un coordinamento tra la sua direzione generale e le altre per affrontare questo problema? Secondo: sta pensando nello specifico anche a nuove aree della fisica quantistica e della tecnologia di memorizzazione dei dati come nuove opportunità per la ricerca e i fondi di sviluppo?

 
  
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  Seán Kelly (PPE).(EN) Come prima cosa, penso che la signora Commissario avrebbe avuto la possibilità di rispondere anche alla mia interrogazione, ma non ne faccio un problema perché questa interrogazione è correlata alla mia.

È arrivata prima del previsto.

La mia domanda è: dove ritiene che il grande lavoro che sta facendo e lo spirito d’intraprendenza di cui sta dando prova nell’adempiere i compiti derivanti dal suo incarico porteranno rapidamente a risultati concreti, in modo tale che la gente si renda conto dell’utilità del suo lavoro e che, ovviamente, si creino nuovi posti di lavoro e nuove imprese quanto più velocemente possibile?

 
  
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  Máire Geoghegan-Quinn, membro della Commissione.(GA) Innanzi tutto voglio dire all’onorevole Gallagher che sono molto lieta dell’opportunità che mi ha offerto di rispondere nella mia lingua madre in occasione della mia prima partecipazione al Tempo delle interrogazioni del Parlamento europeo.

Ci si potrebbe aspettare che l’Agenzia esecutiva del Consiglio europeo della ricerca, che nel giugno 2009 è diventata autonoma, contribuisca in gran misura a rendere più veloce e più efficiente il processo decisionale, nonché a migliorare i servizi del programma quadro che rientrano nelle sue competenze. Naturalmente, questo vale in particolare per il programma di empowerment per le piccole e medie imprese.

Politiche nuove e specifiche sono state attuate nel quadro delle Agende per la cooperazione 2011, e tali politiche dovrebbero stimolare la partecipazione delle piccole e medie imprese e dei loro partner di ricerca. Seguiremo con attenzione i progressi di queste politiche, che porteremo avanti nel quadro delle Agende 2012 e 2013.

Altri modi per semplificare le regole e le procedure sono indicati nella comunicazione del 30 aprile sulla semplificazione, che ho citato poco fa. Talune politiche si possono applicare già adesso nel contesto del quadro giuridico e legislativo attuale, noto come il “portale dei partecipanti”. A tal fine si può, per esempio, rendere operativo il quadro esistente e si possono migliorare la struttura e la tempistica delle professioni e ristrutturare i consorzi in base alle dimensioni.

La Commissione stessa sta studiando una seconda serie di politiche, tra cui possibili modifiche delle norme della Commissione che consentono costi medi del personale più alti, l’applicazione di principi comuni invece di norme specifiche e una revisione delle regole sui conti usurari.

(EN) L’onorevole Crowley ha naturalmente ragione quando cita il gran numero di progetti nuovi che si stanno affermando e dice che una delle principali difficoltà che le piccole e medie imprese devono affrontare sono i diritti di proprietà intellettuale.

Presiedo il gruppo dei Commissari sull’innovazione e uno dei miei colleghi è ovviamente il Commissario Barnier, che è particolarmente preoccupato per tutta quest’area. Abbiamo lavorato insieme molto da vicino – come mi auguro constaterete all’inizio di ottobre, quando sarà resa pubblica l’iniziativa faro nel campo della politica per l’innovazione – per cercare di dare soluzione ai molti problemi che le PMI, ma anche altri soggetti, incontrano specificamente nel settore dei diritti di proprietà intellettuale.

Riguardo alla memorizzazione tecnica dei dati ci sono ovviamente, come ha detto anche lei, tante occasioni da sfruttare, e in effetti numerose aziende private pensano che questa sia un’area molto promettente, nella quale si possono cogliere grandi opportunità. Quando sarà pubblicata l’iniziativa faro per l’innovazione, vorremmo che la Commissione si sforzasse seriamente di presentare proposte ardite e coraggiose – che naturalmente dovranno essere discusse, com’è ovvio – per affrontare ed esaminare apertamente queste tematiche, questi problemi e ostacoli.

Sono fiduciosa sul fatto che le imprese interessate a tali questioni riconosceranno che la Commissione è disponibile a rispondere positivamente. Dal canto nostro, abbiamo bisogno di averle dalla nostra parte perché ci sostengano.

L’onorevole Kelly ha parlato dei guadagni rapidi e delle condizioni di ottenimento dei risultati. Bene, i guadagni rapidi in termini di risultati verranno dall’iniziativa faro per l’innovazione, nell’ambito della quale saranno affrontate tematiche concernenti, tra l’altro, gli standard, le norme, la proprietà intellettuale e i brevetti. E quando tale iniziativa politica sarà resa pubblica, vedrete che avremo affrontato tutte le questioni – compresa quella del capitale di rischio, che al momento rappresenta un grave problema per molte piccole imprese – di cui abbiamo discusso con centri di ricerca, università, aziende pubbliche e private e deputati al Parlamento europeo riguardo ai contenuti dell’iniziativa stessa.

Ma proporre una politica non basta per risolvere i problemi. Dovremo anche monitorarla, dovremo sostenerla, dovremo garantire che chi si serve di queste politiche sia pronto a impegnarsi con noi – ivi compresi, ovviamente, i deputati al Parlamento europeo.

 
  
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  Presidente. – Annuncio l’interrogazione n. 42 dell’onorevole Posselt (H-0400/10):

Oggetto: Strategia per il Danubio e Euroregioni

Quale ruolo svolge nella strategia per il Danubio la cooperazione tra Baviera ed Austria con la Repubblica ceca e quali importanza è attribuita alla dimensione culturale e turistica nell’ambito della promozione delle Euroregioni in questione da parte dell’UE?

 
  
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  Johannes Hahn, membro della Commissione.(DE) Grazie per l’interrogazione. La prospettiva di un partenariato tra Baviera, Austria e Repubblica ceca è in effetti un’ottima occasione per sviluppare ulteriormente quella regione, dove vivono complessivamente cinque milioni di persone. In tale contesto, la dimensione della politica culturale e turistica potrebbe svolgere un ruolo preminente ai fini della promozione dell’euroregione, la quale può assumere una funzione particolare all’interno della strategia per il Danubio, e infatti è già stata consultata in sede di preparazione della stessa. Un’attenzione speciale è stata riservata al tema del turismo nella regione e sono state avanzate anche interessanti proposte nell’ambito della cooperazione culturale, ad esempio sul tema del dialogo interculturale.

Per quanto riguarda gli aiuti a quest’area, ai molti programmi di cooperazione esistenti nella regione composta da Repubblica ceca, Austria e Baviera sono stati assegnati nell’esercizio corrente quasi 430 milioni di euro in forma di sussidi. Si tratta di un importo rilevante; adesso spetta alle regioni utilizzarlo al meglio. L’idea di creare, in un futuro prossimo, una struttura del gruppo europeo di cooperazione territoriale mi pare un buon modo per ampliare questa cooperazione transfrontaliera.

 
  
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  Bernd Posselt (PPE).(DE) Sono molto grato al Commissario per la sua ottima risposta. Nel frattempo è intervenuto un fatto nuovo: è probabile che nel 2015 Pilsen sia designata capitale europea della cultura. Vorrei chiedere soltanto se sia possibile potenziare in modo specifico anche la dimensione culturale dell’euroregione e se lei ritiene che essa sia la piattaforma più adatta per simili attività.

 
  
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  Johannes Hahn, membro della Commissione. (DE) Onorevole deputato, sicuramente sì. Sono fermamente convinto che proprio la cooperazione culturale abbia bisogno di uno spazio regionale transfrontaliero, perché il mondo della cultura è trasversale rispetto ai confini amministrativi delle regioni. Sarei dunque molto lieto se questo potesse diventare uno dei punti focali della cooperazione regionale nell’euroregione Danubio-Moldava. La designazione di Pilsen come capitale europea della cultura costituisce un ulteriore incentivo che non può che essere visto con favore.

 
  
  

Annuncio l’interrogazione n. 43 dell’onorevole Crowley (H-0412/10):

Oggetto: Domanda del governo irlandese concernente gli aiuti per le vittime delle inondazioni

Può la Commissione fornire dati aggiornati sullo stato di avanzamento della domanda di aiuti al Fondo europeo di solidarietà per le vittime delle inondazioni presentata dal governo irlandese alla Commissione a gennaio 2010?

 
  
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  Johannes Hahn, membro della Commissione. (DE) Onorevole deputato, sono lieto di poterle dire che qualche giorno fa la Commissione ha manifestato un atteggiamento positivo rispetto a tale questione proponendo un aiuto finanziario di poco superiore a 13 milioni di euro – ho detto “proponendo” perché, come lei sa, adesso è richiesta l’approvazione non solo del Parlamento ma anche del Consiglio.

Vorrei ricapitolare molto brevemente quanto è successo, se mi è consentito. I primi danni sono stati segnalati e sono avvenuti il 19 novembre 2009. La relativa domanda di aiuto è pervenuta l’ultimo giorno utile, il 27 gennaio 2010, cioè proprio prima della scadenza delle dieci settimane. Successivamente la Commissione ha dovuto più volte chiedere informazioni aggiuntive; una richiesta in tal senso è stata inviata alle autorità irlandesi il 24 marzo e la risposta è giunta il 15 giugno. Il problema era che il valore dei danni complessivi accertati era inferiore alla soglia, cioè all’importo minimo previsto per disastri nazionali. Si trattava perciò di valutare se tali danni potevano essere classificati come disastro regionale, e per accertarlo si sono rese necessarie altre indagini e ulteriori accertamenti, che ora sono stati eseguiti.

Come dicevo, adesso abbiamo un risultato positivo e il 14 settembre abbiamo potuto trasmettere la proposta che l’Unione europea stanzi, previa approvazione del Parlamento e del Consiglio, un importo di poco superiore a 13 milioni di euro per coprire i costi sostenuti dalla mano pubblica a seguito di quel disastro.

 
  
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  Brian Crowley (ALDE).(EN) Signor Presidente, ringrazio il Commissario per la sua risposta. Penso che una delle maggiori difficoltà sia il costo crescente dei danni, perché poco dopo che si è cominciato a discutere del problema delle inondazioni di novembre se ne sono verificate altre. Nella mia città, Bandon, che ha 5 000 abitanti, ci sono tuttora 19 imprese che non hanno potuto riprendere l’attività a causa delle difficoltà causate dalle inondazioni e dei danni sofferti. Sarebbe quindi opportuno, forse, pensare anche a piani di gestione a lungo termine, non soltanto a finanziamenti immediati.

 
  
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  Seán Kelly (PPE).(EN) La ringrazio, signor Commissario, per la risposta e anche per i finanziamenti che ci ha concesso nonostante non avessimo raggiunto la soglia prevista per le catastrofi nazionali.

Proprio per tale motivo, sarebbe disposto a valutare l’eventualità di modificare i criteri relativi alla soglia nazionale? Il fatto è che, essendo tali criteri uguali per tutti i paesi, a seconda della catastrofe gli Stati più piccoli avrebbero ovviamente un trattamento molto diverso rispetto a un paese più grande.

 
  
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  Pat the Cope Gallagher (ALDE).(EN) Desidero solamente ringraziare il Commissario, il suo predecessore e i funzionari che hanno lavorato in strettissimo concerto con i funzionari irlandesi sia a Bruxelles sia a Dublino. Ringrazio in particolare il ministro delle Finanze, che, come lei ricordava, ha firmato e spedito la domanda di aiuto quasi all’ultimo momento.

Per quanto piccolo, è un importo che abbiamo apprezzato molto: trenta milioni, che abbiamo corso il rischio di non ricevere. Ma mi piace anche pensare che lei potrebbe proporre ai suoi colleghi di modificare la soglia, perché per l’Irlanda essa corrisponde a quasi un miliardo, mentre i danni che abbiamo subito erano, ovviamente, ben inferiori.

 
  
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  Johannes Hahn, membro della Commissione.(DE) Vi ringrazio, onorevoli deputati, per le vostre parole di apprezzamento, che trasmetterò con grande piacere ai colleghi che si sono impegnati così tanto a questo proposito. Le norme del Fondo di solidarietà prevedono che la soglia minima d’intervento sia pari allo 0,6 per cento del prodotto interno lordo, il che, nel caso dell’Irlanda, significa attualmente 935 milioni di euro. È prevista inoltre una copertura per 3,5 miliardi di danni, e questo vale in particolare per quattro dei cinque Stati membri più grandi, che altrimenti sarebbero coperti soltanto in caso di danni di tutt’altre dimensioni. Questo è uno dei motivi per cui la Commissione, nel 2005, ha proposto la modifica del Fondo di solidarietà, principalmente per due ordini di ragioni: la prima era che il valore o i valori della soglia dovevano diventare più uniformi e portare sia a un abbassamento della soglia nazionale sia alla combinazione delle due categorie di disastro regionale e disastro nazionale. Non nascondo che, in media, riceviamo un numero doppio di richieste di risarcimento rispetto ai contributi che siamo effettivamente in grado di erogare, e ciò non per carenza di fondi bensì perché la valutazione non consente all’Unione europea di partecipare al rifinanziamento dei costi sostenuti. Il nostro scopo era pertanto la semplificazione della procedura, che avrebbe anche l’effetto di accelerarla.

Come avete visto, ci possono volere – ed è successo così anche nella vicenda dell’Irlanda – otto, nove o dieci mesi. Nel caso in questione, ci vorranno probabilmente un paio di settimane in più perché l’importo sia effettivamente corrisposto, e a quel punto sarà passato un intero anno. Una delle cause di questa situazione è il fatto che il Fondo di solidarietà è un fondo fuori bilancio.

Il nostro secondo obiettivo era quello di ampliare i criteri relativi ai disastri. Attualmente il Fondo di solidarietà interviene solo in caso di catastrofi naturali, ma vogliamo allargare la sua applicazione anche a catastrofi di origine tecnologica.

Queste varie proposte sono state respinte dal Consiglio nel 2005. A causa del gran numero di catastrofi che si sono verificate, mi sono ora imbarcato in una nuova iniziativa. Il mio servizio sta predisponendo una proposta riveduta che tiene conto anche delle esperienze degli scorsi cinque anni. Spero che alcuni dei paesi che negli ultimi mesi hanno beneficiato della solidarietà e degli aiuti europei contribuiscano ora alla nuova proposta con i loro emendamenti. Mi auguro inoltre che, in futuro, l’Europa possa avere un Fondo di solidarietà più ampio ma soprattutto più veloce negli interventi.

 
  
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  Presidente. – Annuncio l’interrogazione n. 44 dell’onorevole Howitt (H-0445/10):

Oggetto: Interruzione delle erogazioni a favore dei gruppi locali che dipendono dai fondi regionali UE

La decisione del governo britannico di sciogliere le agenzie di sviluppo regionale del Regno Unito (RDAs) implica un cambiamento di metodo per l'erogazione dei finanziamenti europei da parte del FESR, del Fondo Sociale europeo e dei programmi di sviluppo rurale, i quali ora dovranno essere consegnati in un altro modo, mentre in precedenza nella mia circoscrizione dell'est dell'Inghilterra sarebbero stati erogati dall'agenzia per lo sviluppo dell'est dell'Inghilterra.

Poiché qualsiasi cambiamento del sistema di gestione e controllo dei programmi UE deve essere approvato dalla Commissione europea, può la Commissione far sapere quali consultazioni siano già state svolte a tale proposito col governo del Regno Unito e confermare se i pagamenti UE potrebbero essere oggetto di una sospensione in attesa dell'approvazione da parte della Commissione degli eventuali cambiamenti apportati al sistema di controllo e di gestione? Quali meccanismi temporanei possono essere creati per garantire che la popolazione locale e i gruppi delle comunità che beneficiano di questi fondi europei nella mia e in altre regioni del Regno Unito non soffrano di una interruzione delle erogazioni a causa della decisione del governo britannico di abolire le RDAs?

 
  
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  Johannes Hahn, membro della Commissione.(DE) Il nuovo governo britannico si è impegnato ad attuare un modello economico con una forte caratterizzazione locale. Non è ancora chiaro quale forma avranno le nuove strutture, e quindi per il momento non sono in grado di darvi risposte definitive. Restiamo in attesa di vedere come saranno organizzate le nuove strutture – le autorità di gestione – e, se del caso, i programmi pertinenti dovranno essere adeguati di conseguenza. Sono un po’ preoccupato, invero, ma mi auguro che ciò non comporti eccessivi ritardi dei progetti di applicazione.

 
  
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  Richard Howitt (S&D).(EN) Grazie, signor Presidente, per la sua abituale, grande imparzialità e il suo sostegno a questo processo democratico. Sarò breve e non sforerò il tempo di parola.

Signor Commissario, nella mia interrogazione chiedevo quali consultazioni si fossero già svolte tra la Commissione e il governo britannico sui nuovi piani. Questa è una domanda molto concreta. Ci sono state consultazioni? Se sì, su cosa? Mi sembra corretto chiederglielo.

Oggi, in quest’Aula, lei è disposto a riconoscere che i principi previsti dal regolamento dei Fondi strutturali, sia per l’addizionalità che per il partenariato, sono fondamentali? E a garantire, senza esitazione alcuna, che essi saranno rispettati in qualsiasi nuova struttura venga creata?

 
  
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  Johannes Hahn, membro della Commissione.(DE) La risposta è molto semplice: a tutt’oggi non ci sono stati contatti su questa materia. Il concetto del cofinanziamento – se è ad esso che lei si riferiva – dovrà essere applicato anche in futuro.

 
  
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  Presidente. – Le interrogazioni che non sono state prese in esame per mancanza di tempo riceveranno risposta per iscritto (vedasi allegato).

Con questo si conclude il Tempo delle interrogazioni.

(La seduta, sospesa alle 20.30, riprende alle 21.00)

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. MARTÍNEZ MARTÍNEZ
Vicepresidente

 
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