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Procedura : 2011/2523(RSP)
Ciclo di vita in Aula
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Testi presentati :

RC-B7-0042/2011

Discussioni :

PV 20/01/2011 - 11.2
CRE 20/01/2011 - 11.2

Votazioni :

PV 20/01/2011 - 12.2

Testi approvati :

P7_TA(2011)0027

Resoconto integrale delle discussioni
Giovedì 20 gennaio 2011 - Strasburgo Edizione GU

11.2. Brasile: estradizione di Cesare Battisti
Video degli interventi
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  Presidente. – L’ordine del giorno reca la discussione su sei proposte di risoluzione sul Brasile: estradizione di Cesare Battisti(1).

 
  
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  Mara Bizzotto, autore. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, nel diritto internazionale è rifugiato politico colui che, temendo di essere perseguitato per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza sociale o per le sue opinioni politiche si trova fuori del paese di cui è cittadino.

Cesare Battisti non è un perseguitato politico. Nonostante la copertura offerta per anni dalla Francia, stiamo parlando di un criminale pluriomicida, esecutore o mandante di quattro omicidi, che si è nascosto dietro il pretesto della lotta politica per fuggire all'ergastolo. È vergognoso per un grande paese come il Brasile negare l'estradizione di un criminale mai pentito, riconoscendogli lo status di rifugiato politico. Le autorità italiane, e soprattutto i familiari delle vittime, pretendono di vedere questo criminale consegnato alla giustizia.

Di fronte alla prepotenza del Presidente Lula nel negare l'estradizione, l'UE non può lasciare il governo italiano da solo. L'Europa ha, e deve usare, tutti gli strumenti diplomatici di cui dispone per far sì che l'Italia ottenga la consegna di Battisti, anche a costo di minacciare la sospensione degli accordi di cooperazione con Brasilia.

 
  
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  Anneli Jäätteenmäki, autore.(FI) Signor Presidente, il rispetto per l’indipendenza del potere giudiziario e per la legalità delle sue decisioni è un requisito fondamentale dello stato di diritto e di una società democratica. Ogni individuo ha diritto a un processo equo e la sentenza di un tribunale indipendente va rispettata.

In questo caso, la Corte suprema brasiliana ha deciso di consentire l’estradizione di Battisti. Le decisioni adottate in Italia per chiederne l’estradizione hanno tutte rispettato la corretta procedura giuridica. La Corte europea dei diritti dell’uomo non ha preso in esame l’appello. In altre parole, il caso è chiuso.

Ora, le autorità brasiliane devono garantire l’applicazione della legge ed estradare Battisti. Il mio gruppo si augura che il servizio europeo per l’azione esterna faccia il possibile per garantire che il sistema giudiziario e lo stato di diritto prevalgano.

 
  
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  Raül Romeva i Rueda, autore.(ES) Signor Presidente, la verità è che non ho cercato in alcun modo di nascondere il mio disagio per questo caso e per la situazione, perché ritengo davvero che ci troviamo di fronte a una problematica importante. Tuttavia, si tratta di una questione che riguarda l’Italia e il Brasile e molte sono le sedi in cui dovrebbe essere affrontata; non sono però convinto che quest’Aula, dedicata alla discussione di risoluzioni in materia di violazioni dei diritti dell’uomo in tutto il mondo, sia la sede più adatta.

Lo dico con il massimo rispetto e offro sin da subito la mia solidarietà a tutte le vittime del terrorismo in tutto il mondo ed anche qui. Lo dico per incoraggiare una riflessione generale su come questo tipo di problematiche finiscano per essere dibattute in una seduta del giovedì pomeriggio quando, e sottolineo questo punto, abbiamo una situazione sub judice con una risoluzione già attuata.

È difficile per un gruppo approvare questa situazione ed per questo ci sentiamo obbligati ad astenerci dalla votazione. sottolineo Non parteciperemo alla votazione non perché il contenuto o l’argomento della discussione non meritino una riflessione, ma solo perché crediamo che questo non sia né il momento, né il luogo adatto.

 
  
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  Roberta Angelilli, autore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, con questa risoluzione ci appelliamo alle istituzioni europee affinché, nell'esercizio delle loro funzioni diplomatiche, possano svolgere un ruolo nell'affermazione dei diritti di giustizia e legalità.

Oggi il Parlamento europeo a gran voce chiede che la Carta dei diritti non sia solo un insieme di meri fogli di carta, che i cittadini non siano solo meri consumatori del mercato comune, ma titolari di diritti fondamentali inalienabili e non negoziabili. Con questo spirito di fiducia ieri erano qui i parenti delle vittime di Battisti, uccisore di quattro persone oneste, grandi lavoratori, assassinati in una pozza di sangue senza un perché, davanti alle loro famiglie e ai loro bambini.

Signor Commissario, è col cuore e con la forza del diritto che confidiamo che ciascuno faccia la sua parte e chiedo ai colleghi in questi ultimi secondi di dedicare un minuto di raccoglimento alla memoria delle vittime.

 
  
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  David-Maria Sassoli, autore. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, siamo oggi qui in quest'Aula per ricordare come il Parlamento europeo, le istituzioni democratiche devono tutelare ed essere vicine ai familiari delle vittime del terrorismo e dare senso a un senso di giustizia che l'opinione pubblica europea richiede.

Nella risoluzione che abbiamo proposto e che ci apprestiamo a votare ricordiamo che i rapporti tra Brasile e Unione europea si basano sul reciproco riconoscimento, sul rispetto dello Stato di diritto e dei diritti fondamentali, non c'è quindi nessuna questione nei rapporti di amicizia con il Brasile.

Vorrei ricordare che in Italia l'imputato Cesare Battisti è stato condannato per quattro omicidi. Seppur latitante, ha avuto la garanzia, le garanzie giuridiche nei processi – che sono stati tutti condotti in presenza del suo avvocato difensore – che la giustizia italiana ha fatto il suo corso, che tutti i livelli di processo sono stati esauriti e hanno condannato Cesare Battisti a due ergastoli.

Anche la Francia, Signor Presidente, signori della Commissione, dove Cesare Battisti si era rifugiato, aveva deciso già nel 2004 di accogliere la richiesta italiana di estradizione, riconoscendo i suoi crimini e le relative condanne, perché Cesare Battisti è un criminale che deve essere assicurato alla giustizia. Il comportamento contraddittorio del Brasile è difficile da capire, anche perché le autorità brasiliane non gli hanno riconosciuto lo status di rifugiato politico, che è una delle clausole per sospendere l'accordo bilaterale tra Italia e Brasile in materia di estradizione.

È per questo che la decisione della Corte suprema è apparsa incomprensibile ai familiari delle vittime e all'opinione pubblica. Signor Presidente, noi rappresentiamo l'Europa dei diritti, dei diritti di tutti, è un diritto delle vittime quello di sapere che i colpevoli di reati così gravi scontino la pena nei carceri dei loro paesi.

 
  
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  Ryszard Czarnecki, autore.(PL) Signor Presidente, non sono italiano e nemmeno brasiliano, ma sono cittadino di uno Stato membro dell’Unione europea e non voglio che l’UE sia un’unione che ha perso il senso delle proporzioni, in cui un criminale gode degli stessi diritti delle sue vittime e delle loro famiglie. Questo è inaccettabile. Si tratta di principi elementari, direi addirittura umani, e non europei. Non essendo particolarmente coinvolto emotivamente e potendo, ritengo, esaminare la situazione con distacco e obiettività, potrei dire che in questo caso abbiamo in qualche modo perso il nostro equilibrio, il che è inammissibile nei confronti dei nostri contribuenti ed elettori. La decisione della Corte suprema brasiliana è incomprensibile e lo sarà a chiunque la esamini con attenzione.

 
  
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  Mario Mauro, a nome del gruppo PPE. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, Signor Commissario, caro on. Romeva i Rueda, ieri, in una toccante conferenza stampa che ha avuto luogo nel nostro Parlamento, i familiari delle vittime della furia omicida di Cesare Battisti hanno riproposto con dignità ed equilibrio il fondo della questione di questa drammatica vicenda.

Nessuna vendetta, ma giustizia deve essere fatta. E perché giustizia sia fatta, Cesare Battisti deve essere estradato e perché Battisti venga estradato, noi auspichiamo che attraverso questa risoluzione il Parlamento europeo possa fare da cassa di risonanza autorevole e credibile a quello stesso grido: nessuna vendetta, ma giustizia deve essere fatta.

L'Unione europea è un progetto politico in cui abbiamo messo in comune i nostri valori e i nostri ideali per sconfiggere definitivamente la ferocia delle ideologie, delle ideologie totalitarie, l'arbitrio della violenza, l'abisso di male del terrorismo. Perché questo progetto si compia, torniamo a chiedere oggi con forza: nessuna vendetta, ma giustizia sia fatta.

 
  
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  Gianluca Susta, a nome del gruppo S&D. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, Signor Commissario, capita troppo spesso che intellettuali o alte istituzioni di alcuni paesi rifiutino di comprendere il fenomeno del terrorismo italiano, manifestando dubbi sull'affidabilità del nostro sistema giudiziario.

Siccome è questo il presupposto giuridico del rifiuto all'estradizione di Battisti, non possiamo che respingerlo. Battisti, personaggio dai precedenti ambigui, è il prodotto di un tempo in cui migliaia di giovani, spesso disperatamente soli, scelsero la lotta armata come strumento di lotta politica e finirono per trasformare in crimine la folle utopia alienante in cui credevano. Altri paesi hanno vissuto tragedie simili, ma nessuno finora ha offerto ai protagonisti di esse opportunità di ravvedimento come ha fatto l'Italia, che proprio nella lotta al terrorismo cementò il senso della sua unità nazionale.

Raccogliendo l'appello dei parenti delle vittime, chiediamo quindi che Battisti venga assicurato alla giustizia italiana, che saprà dimostrare, come ha già saputo dimostrare in centinaia di casi di ex terroristi oggi reinseriti nella vita sociale e civile, che la pena è anche emenda, come ha insegnato alla civiltà giuridica occidentale l'italiano Beccaria, e non solo intimidazione o abbruttimento come invece temono le autorità brasiliane.

 
  
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  Ilda Figueiredo, a nome del gruppo GUE/NGL. - (PT) Signor Presidente, stiamo affrontando una materia che non è urgente, a differenza di altre questioni veramente improrogabili, come l’arresto e l’assassinio di sindacalisti in Colombia, la situazione di repressione e morte in Honduras, oppure la tragica situazione nei territori occupati da Israele in Palestina.

Se vogliamo parlare del Brasile, una questione veramente urgente sarebbe mostrare la nostra solidarietà alla popolazione colpita dalle piogge torrenziali che hanno flagellato lo Stato di Rio de Janeiro, in particolare le città di Nova Friburgo, Petrópolis e Teresópolis, dove vi sono state oltre 700 vittime, 13 000 senzatetto e danni incalcolabili.

È deprecabile che il Parlamento europeo non abbia commentato in alcun modo questa tragedia e non abbia richiesto alla Commissione europea di esprimere la propria solidarietà al Presidente del Brasile e la disponibilità a fornire gli aiuti necessari. Da questi seggi, ci congratuliamo con il nuovo Presidente del Brasile, Dilma Roussef, per la sua recente elezione ed esprimiamo la nostra solidarietà e profondo rammarico per le tragiche conseguenze delle piogge torrenziali, sentimenti che estendiamo al Congresso brasiliano, alle famiglie vittime di questa tragedia e a tutto il popolo brasiliano.

Rispetto alla risoluzione all’esame di quest’Aula, insistiamo sull’esigenza di rispettare le decisioni delle legittime autorità del Brasile, dove Cesare Battisti è detenuto, e di attendere le loro decisioni , senza pressioni da parte di questo Parlamento. Propongo di ritirare la proposta per evitare una decisione deplorevole.

(L’oratore accetta di rispondere a due interrogazioni presentate con la procedura del cartellino blu ai sensi dell’articolo 149, paragrafo 8, del regolamento)

 
  
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  Francesco Enrico Speroni (EFD). - Signor Presidente, onorevoli colleghi, volevo replicare alla collega che ha detto che ci sono tante altre cose urgenti, eccetera, semplicemente rappresentando il fatto che, a differenza di tante altre situazioni, per carità, degne di interesse, questa comunque è un'urgenza che vede coinvolto non solo un paese al di fuori, ma un paese all'interno dell'Unione europea e ci riferiamo anche a cittadini che sono stati uccisi, che sono stati resi invalidi, e sono cittadini europei.

 
  
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  Ilda Figueiredo (GUE/NGL).(PT) Signor Presidente, come ho già detto e ripeto, questo non è un tema urgente. Le autorità competenti brasiliane stanno esaminando il caso e il cittadino italiano attualmente è detenuto in Brasile. Questo Parlamento non deve quindi esercitare pressioni sulle legittime autorità del Brasile, ma dobbiamo attendere le decisioni che prenderanno a tempo debito. Per quanto riguarda le questioni urgenti, abbiamo di fronte una serie di tematiche, tra cui, in Brasile, la solidarietà con le vittime delle piogge torrenziali che hanno provocato oltre 700 morti.

 
  
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  Roberta Angelilli (PPE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, una semplice domanda all'on. Figueiredo, se non ritiene che trent'anni, perché tanti anni sono passati da quando sono state uccise queste persone, se trent'anni non sono sufficienti per chiedere con urgenza, finalmente, giustizia.

 
  
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  Ilda Figueiredo (GUE/NGL).(PT) Signor Presidente, come abbiamo già detto e ripetiamo, il punto è in che modo stiamo trattando questa materia: ne stiamo parlando in un momento in cui dovremmo invece affrontare questioni urgenti. Perfino dalle dichiarazioni dell’onorevole Angelilli risulta chiaro che il tema avrebbe potuto essere discusso in un altro momento (e possiamo ancora farlo), ma non ora in via urgente. In realtà era più urgente mostrare solidarietà per le 700 vittime delle piogge torrenziali degli ultimi giorni in Brasile.

 
  
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  Fiorello Provera, a nome del gruppo EFD. –Signor Presidente, onorevoli colleghi, Cesare Battisti non è un eroe romantico come qualcuno lo ha dipinto, ma un feroce assassino, pregiudicato per rapina, e condannato per aver ucciso quattro persone con un colpo alla nuca.

Ha approfittato ingiustamente della dottrina Mitterrand sull'asilo politico ed è stato protetto e idealizzato da alcuni intellettuali di sinistra francesi. Fuggito in Brasile per evitare il rimpatrio e la prigione, Battisti è stato salvato dal Presidente Lula con una decisione sbagliata, probabilmente per ragioni politiche, e senza tener conto della sofferenza delle vittime e dei loro familiari.

L'appello del nostro Parlamento alle autorità brasiliane, collega, e alla Commissione, non chiede soltanto il rispetto di regole giuridiche e accordi bilaterali, ma vuole affermare il principio che nessuna motivazione ideologica può giustificare un assassino, e nessuno Stato deve garantirgli l'impunità.

Non dimentichiamo mai che esiste il valore etico di risarcimento morale nei confronti delle vittime attraverso l'espiazione della pena, e questo è alla base del contratto sociale che sostiene ogni comunità civile o che vuole essere civile.

 
  
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  Salvatore Iacolino (PPE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, Signor Commissario, a distanza di 31 anni il sangue versato dalle vittime dei barbari omicidi compiuti da Battisti e dalla sua banda non è stato ancora dimenticato.

Il dolore dei familiari, che abbiamo ascoltato ieri in conferenza stampa a Strasburgo, ne è la prova autentica. Fu proprio il collega Mastella, allora ministro di Giustizia al governo italiano, a produrre intensi sforzi con attività istituzionali che avevano come obiettivo quello di dare giustizia compiuta al caso Battisti.

Oggi, insieme ai familiari delle vittime, ai cittadini italiani e al paese tutto, è il Parlamento europeo, dando prova di straordinaria compattezza con una proposta di risoluzione comune, a chiedere con forza a un altro paese – che è amico dell'Europa e che è amico dell'Italia – l'immediata estradizione di Battisti, un criminale, un terrorista condannato con sentenze passate in giudicato, per concludere, finalmente, la sofferta e dolorosa vicenda che da troppo tempo si trascina.

 
  
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  Carlo Fidanza (PPE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, "Di suo, era un delinquente di non grande calibro, un piccolo malavitoso ma dall'intelligenza vivace, con me ha creduto di diventare anche politico. Le persone colpite con più violenza negli affetti e nel corpo dai delitti del suo gruppo non hanno mai chiesto vendetta, ma molto civilmente, anche in queste ore, verità e giustizia. Non perché è ergastolo, ma perché è stabilito in sentenza, perché sia rispettata ed eseguita la sanzione decisa secondo le regole del nostro ordinamento". A parlare così di Cesare Battisti, dei suoi delitti e dei familiari delle vittime è Arrigo Cavallina, colui che reclutò Battisti nel carcere dove era detenuto per rapina.

È questa l'essenza più vera di tutta la vicenda: un criminale comune, riciclatosi come terrorista, condannato all'ergastolo come esecutore o mandante di quattro omicidi ai danni di persone inermi, riparato prima in Messico, poi in Francia, ora in Brasile, protetto da una rete di sostegno internazionale come fosse un romantico rivoluzionario e non uno spietato assassino.

È per queste ragioni che l'estradizione di Battisti in Italia non è l'ennesimo atto di una presunta persecuzione politica, come qualche intellettuale da salotto ancora vorrebbe farci credere, ma la legittima pretesa di un paese membro – nonché fondatore – dell'Unione europea di vedere rispettati i trattati internazionali e il proprio ordinamento giudiziario.

(Applausi)

 
  
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  Charles Tannock (ECR).(EN) Signor Presidente, contesto la sua decisione di assegnare gli interventi catch the eye semplicemente in base a chi non era intervenuto nella discussione sul Pakistan. Si tratta di una discussione del tutto diversa in merito a una questione differente. Finora è stata una discussione tra lusofoni e italofoni, e va bene, ma forse anche altri paesi, altre delegazioni, altri gruppi politici, potrebbero avere un’opinione in merito.

 
  
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  Presidente. – Sono perfettamente d’accordo che si tratti di una discussione diversa, ma abbiamo un tempo assegnato di due minuti e posso concedere la parola a due deputati. Se lei fosse nei miei panni, come farebbe? Intendo dare un’equa occasione a quanti non sono intervenuti nella precedente discussione, ai rappresentanti di ciascun gruppo politico. È però vero che hanno parlato soprattutto i nostri colleghi italiani, perciò farò attenzione e darò la parola soprattutto ai deputati non italiani.

 
  
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  Eija-Riitta Korhola (PPE).(FI) Signor Presidente, in una certa misura comprendo la frustrazione provata da alcuni colleghi in merito all’urgenza di una risoluzione su Cesare Battisti.

A fine dicembre, dopo che il Presidente Lula da Silva ha deciso di non concedere l’estradizione, Berlusconi ha annunciato che avrebbe richiamato il suo ambasciatore in Brasile e che avrebbe continuato a lottare per ottenere l’estradizione di Battisti in Italia. Questo senza dubbio rientra nella lotta di cui parlava.

Non viene comunque ridotta la gravità dei crimini di Battisti, che da 30 anni si sottrae alla giustizia italiana riuscendo a sfuggire sinora a un ergastolo per omicidio. Le relazioni tra Unione europea e Brasile si basano sulla fiducia, sul rispetto della democrazia, dello stato di diritto e dei diritti umani. Far assurgere i criminali allo status di rifugiati politici è inaccettabile.

 
  
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  Corina Creţu (S&D).(RO) Signor Presidente, il rispetto dell’indipendenza giudiziaria, un principio fondamentale condiviso dall’Unione europea e dal Brasile, deve prevalere su ogni altra considerazione. Credo fermamente che le eccellenti relazioni tra le due parti a livello economico e politico saranno sostenute da una cooperazione egualmente eccellente sulle tematiche giudiziarie, in modo che Cesare Battisti, condannato all’ergastolo per quattro omicidi e per altri crimini, sconti la sua condanna ai sensi della legge a cui è soggetto.

Brasile e Italia hanno stipulato un trattato bilaterale di estradizione; dobbiamo quindi rivolgere un appello al Brasile affinché lo rispetti. Dato che la controversia comprende un aspetto politico di alto livello, credo occorra avviare un dialogo con il nuovo capo di Stato brasiliano .

 
  
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  Marie-Christine Vergiat (GUE/NGL).(FR) Signor Presidente, onorevoli colleghi, per essere un giovedì pomeriggio sono piuttosto sorpresa dal numero di parlamentari presenti in Aula. Dato che io partecipo alle sessioni ogni giovedì pomeriggio, trovo straordinario questo improvviso interesse per i diritti umani.

Avrei ritenuto positivo questo interesse se non avessi notato che i presenti oggi sono soprattutto deputati italiani che di solito non sono particolarmente sensibili ai diritti dell’uomo e che sono spesso i primi a...

(Proteste)

Gentile collega, desidera spiegarsi meglio? Allora la prego di parlare al microfono e le risponderò. Questa si può definire un’accusa personale. Lei è italiano, io sono francese e io la rispetto in quanto italiano. Chiunque può notare che in quest’Aula è presente, dopo tutto, una maggioranza di deputati italiani, il che, per essere giovedì pomeriggio, è a dir poco anomalo. Io sono qui ogni giovedì pomeriggio, signore! Ogni giovedì pomeriggio partecipo alla Plenaria!

(Brusii)

Lasciatemi parlare restando in silenzio! Non ho l’abitudine di interrompere i colleghi e non tollero essere interrotta! Signor Presidente, posso avere il mio tempo di parola?

(Il Presidente invita l’oratore a proseguire)

Ho anche notato che, in generale, i deputati italiani sono i primi a chiedere di rispettare la loro democrazia e che nessuno interferisca nei loro affari. È un dato di fatto, basta leggere le discussioni al Parlamento europeo per accorgersene. Non siamo qui per stabilire se Cesare Battisti sia colpevole o innocente. So bene – e mi rivolgo a voi ora – che gli anni di piombo sono un periodo difficile da accettare psicologicamente per gli italiani. Lo so e sono consapevole delle numerose vittime di quegli anni. Tuttavia, so anche che non tutti i responsabili degli attentati terroristici sono stati processati in Italia. Lo ripeto: non tutti i responsabili degli attentati terroristici sono stati processati in Italia!

(Brusii)

Potreste lasciarmi parlare senza interrompere? Sembra di essere in un parlamento nazionale! Non siamo abituati così qui al Parlamento europeo! Signor Presidente, è possibile parlare senza essere interrotti?

(Il Presidente invita l’oratore a concludere)

Penso che, di giovedì pomeriggio, non abbiamo motivo di interferire nelle relazioni tra il Brasile e l’Italia. Siamo qui per garantire il rispetto del diritto alla giustizia, sono pienamente d’accordo, ma dobbiamo lasciare alla Corte suprema brasiliana il tempo di emettere la sua sentenza. Ora la questione si trova all’esame dei tribunali brasiliani, la Corte suprema non ha ancora preso la sua decisione, la questione non rientra...

(Il Presidente interrompe l’oratore)

(L’oratore accetta di rispondere ad un’interrogazione presentata con la procedura del cartellino blu ai sensi dell’articolo 149, paragrafo 8, del regolamento)

(FR) Signor Presidente, è mia abitudine rispettare i miei colleghi deputati e sono disposta a rispondere all’interrogazione presentata. Desidero però che i miei colleghi dimostrassero la stessa tolleranza nei miei confronti.

 
  
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  Roberta Angelilli (PPE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, se lei, onorevole Vergiat, rispetta i colleghi, non dovrebbe assolutamente permettersi di dire che i colleghi italiani non si interessano mai di diritti umani.

Sono qui da 16 anni, lei può controllare la mia attività parlamentare, e certamente non merito lezioni di diritti umani da lei.

A nome dei miei colleghi le volevamo chiedere se lei si vergogna o no di fare una questione rispetto a quattro persone.

Lo sa che lavoro facevano queste persone? Erano persone umilissime. Una faceva la guardia giurata, una faceva il macellaio, un'altra il commerciante, un'altra l'agente di pubblica sicurezza.

Ieri, i figli di queste persone, che avevano tra i 10 e i 15 anni, ci hanno detto che ogni santo giorno della loro vita ricordano il loro genitore sommerso in una pozza di sangue. Le sembra il caso di fare una polemica?

 
  
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  Marie-Christine Vergiat (GUE/NGL).(FR) Signor Presidente, ritengo che questa interrogazione abbia assunto il tono di un’accusa personale. No, non mi vergogno, onorevole Angelilli, perché sono stata attenta a dichiarare appunto che considero gli anni di piombo come un periodo molto difficile per l’Italia. Penso veramente che gli anni di piombo siano stati anni difficili per l’Italia! So quante furono le vittime in Italia. Nutro un interesse personale per quel periodo.

Pertanto, no, non mi vergogno. Non metto in discussione le vittime; metto in discussione il fatto che alcuni deputati italiani stanno sfruttando una seduta parlamentare del giovedì pomeriggio dedicata ai problemi dei diritti umani per discutere di una questione che riguarda esclusivamente l’Italia e il Brasile. Penso – e spero che anche il Commissario risponda in questo senso – che l’Unione europea non debba interferire negli affari tra Italia e Brasile; non è questo il suo ruolo. Queste sessioni sono riservate ai diritti umani! Inoltre, onorevole Angelilli, non le ho dato nessuna lezione in materia!

 
  
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  Presidente. – Non accetterò più altre interrogazioni presentate con la procedura del cartellino blu. Abbiamo ascoltato le argomentazioni e le controargomentazioni. Ora passiamo al prossimo oratore.

 
  
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  Mario Mauro (PPE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, è un richiamo al regolamento che si basa sul punto del regolamento che fa riferimento alla composizione dell'agenda, solo per ricordare che questo punto è all'ordine del giorno per una decisione della Conferenza dei presidenti, poi ratificata da un voto in plenaria di lunedì scorso.

Non è all'ordine del giorno per volontà dei deputati italiani, è un atto ufficiale voluto prima dalla Conferenza dei presidenti e, dopo, dall'intero Parlamento.

(Applausi)

 
  
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  Oreste Rossi (EFD). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, è indispensabile che l'Unione europea si faccia garante del rispetto del trattato sottoscritto tra il Brasile e l'Italia, volto a disciplinare i termini e le modalità della collaborazione in materia di estradizione.

La Corte suprema brasiliana ha concesso l'estradizione di Cesare Battisti, dichiarato colpevole in ben sette processi, condannato in contumacia a quattro ergastoli per altrettanti omicidi, con sentenze definitive emesse dalle autorità giudiziarie italiane. Incredibilmente, il Presidente uscente del Brasile si è rifiutato di consegnare il criminale all'Italia. Non solo, per estremo disprezzo nei confronti del nostro paese, un gruppo di parlamentari brasiliani di sinistra è andato in carcere a trovare Battisti e si è fatto fotografare con lui festeggiando.

L'Unione europea, che ha ottimi rapporti commerciali ed economici con il Brasile, non può non intervenire e ottenere rispetto della legalità e del diritto dei familiari delle vittime di avere giustizia. Proprio ieri i familiari delle vittime hanno incontrato i parlamentari europei a Strasburgo che, per una volta, indistintamente dall'appartenenza politica, si sono trovati tutti d'accordo.

 
  
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  Štefan Füle, membro della Commissione.(EN) Signor Presidente, la Commissione è al corrente della recente decisione del Presidente brasiliano uscente di non concedere l’estradizione a un cittadino italiano, Cesare Battisti, condannato in contumacia da un tribunale italiano all’ergastolo e a numerosi altri periodi di detenzione.

Ho preso debitamente atto delle vostre opinioni su questo caso e condivido i vostri sentimenti nei confronti delle vittime e delle loro famiglie. Tuttavia, la Commissione ritiene che non debba in alcun modo essere coinvolta in questo caso. L’Unione europea non ha stipulato alcun accordo di estradizione con il Brasile e, anche se così fosse, non avrebbe il diritto di intervenire in singoli casi di estradizione. Una decisione in merito all’estradizione tra gli Stati membri dell’Unione europea, oppure tra questi e Stati terzi, è assoluto appannaggio della magistratura.

Le relazioni tra Italia e Brasile in materia di cooperazione penale sono disciplinate da un trattato di estradizione bilaterale firmato nel 1989. Le autorità brasiliane hanno utilizzato il potere discrezionale assegnato loro dalla legge per rifiutare l’estradizione di Battisti.

Vorrei aggiungere, in termini inequivocabili, che, per quanto riguarda l’estradizione, non ho dubbi che la giustizia italiana garantisca gli elevati standard che ci si attende da Stati membri dell’Unione europea.

 
  
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  Presidente. – La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà tra breve.

Dichiarazioni scritte (articolo 149 del regolamento)

 
  
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  Ana Gomes (S&D), per iscritto.(PT) Ho espresso voto contrario all’iniziativa di questa risoluzione, perché credo che il caso dell’estradizione di Cesare Battisti non debba essere inserito in una discussione in quest’Aula su casi urgenti di “violazioni dei diritti umani, della democrazia e dello stato di diritto”, semplicemente perché non rappresenta una violazione dei diritti umani, della democrazia o dello stato di diritto in Brasile e perché non si tratta di una questione urgente. Si tratta invece di una controversia giuridica e politica tra il Brasile e l’Italia e siamo in attesa di una decisione della Corte suprema federale brasiliana. Oggi quest’Aula dovrebbe mandare due messaggi di diverso tipo al Brasile: uno di solidarietà per il disastro in cui oltre 700 persone hanno perso la vita e uno di congratulazioni per l’elezione democratica del Presidente Dilma Rousseff. Il Brasile è senza dubbio un paese democratico che ha segnato importanti passi avanti in campo politico, civile, sociale, economico e culturale nel corso dell’ultimo decennio ed è un modello nella lotta alla povertà e alla fame, grazie ai programmi governativi “Fame Zero” e “Borsa Famiglia”.

 
  
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  Monica Luisa Macovei (PPE), per iscritto.(EN) Dobbiamo sostenere lo stato di diritto. Ne va della credibilità delle istituzioni pubbliche. Il Presidente brasiliano Lula è stato autorizzato dalla Corte suprema brasiliana ad estradare Cesare Battisti, un cittadino italiano condannato, tra l’altro, per quattro omicidi. Il 31 dicembre 2009, l’ultimo giorno del suo mandato, il Presidente Lula si è rifiutato di estradare Battisti in Italia. Mi attendo che le autorità brasiliane prendano una decisione finale apolitica e imparziale, che rafforzi lo stato di diritto, di fondamentale importanza per le relazioni tra Brasile ed Unione europea. I nostri trattati si basano proprio sui principi dei diritti umani e dell’equità. Confido che tali principi restino reciproci.

 
  

(1) Cfr. Processo verbale

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