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 Testo integrale 
Procedura : 2010/2203(INI)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo del documento : A7-0070/2011

Testi presentati :

A7-0070/2011

Discussioni :

PV 04/04/2011 - 23
CRE 04/04/2011 - 23

Votazioni :

PV 06/04/2011 - 8.15
Dichiarazioni di voto

Testi approvati :

P7_TA(2011)0141

Resoconto integrale delle discussioni
Lunedì 4 aprile 2011 - Strasburgo Edizione GU

23. Politica europea in materia di investimenti internazionali (breve presentazione)
Video degli interventi
Processo verbale
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  Presidente. – L'ordine del giorno reca la relazione di Kader Arif, a nome della commissione per il commercio internazionale, sulla futura politica europea in materia di investimenti internazionali (2010/2203(INI) - (A7-0070/2011).

 
  
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  Kader Arif, relatore.(FR) Signora Presidente, signora Commissario, onorevoli colleghi, desidero anzitutto rivolgere un sincero ringraziamento a tutti coloro con cui ho avuto l’opportunità di lavorare su questo tema.

Ciascun contributo è stato prezioso nella stesura della relazione e grazie alla cooperazione di tutti i gruppi politici – sono particolarmente grato ai relatori ombra – il testo di cui discutiamo oggi è coerente e lancia un messaggio forte.

Senza dubbio ci troviamo a una svolta nella politica europea in materia di investimenti, in un momento in cui dobbiamo sfruttare i nuovi poteri che il trattato di Lisbona ci ha assegnato per fare fronte a una duplice sfida: in primo luogo, fornire alle imprese europee gli strumenti necessari per investimenti esteri di qualità e tutelati da un quadro giuridico che fornisca un sostegno di lungo periodo.

In secondo luogo, l’Europa deve consolidare la propria posizione di maggior beneficiario a livello mondiale di investimenti esteri diretti e dotarsi degli strumenti per controllare tali investimenti, favorendo così uno sviluppo sostenibile in grado di creare posti di lavoro di qualità.

Votando su questa relazione, prima espressione ufficiale della nostra istituzione dopo l’entrata in vigore del trattato di Lisbona, il Parlamento assume a pieno titolo il nuovo ruolo di colegislatore in materia di regolamentazione del commercio e illustra le proprie priorità quando stanno per prendere il via i primi negoziati in materia di protezione degli investimenti. Questo processo è essenziale in quanto finalizzato a dare voce ai cittadini, che manifestano crescente interesse rispetto al commercio e meritano il nostro sostegno.

Nel mondo contemporaneo, dove si scatenano conflitti anche in ambito commerciale, tutelare le nostre aziende che investono all’estero deve diventare prioritario. Gli accordi internazionali sono nati per tutelare gli investitori da espropri pesanti e ingiustificati e da leggi nascoste finalizzate unicamente ad escluderli dai mercati. Dobbiamo ribadire questo obiettivo primario.

Nonostante l’Europa sia uno dei mercati più aperti al mondo, è necessario ristabilire un equilibrio con i nostri principali partner per consentire alle aziende europee di beneficiare di condizioni paritarie. Questa è la proposta avanzata nella relazione, che enfatizza la necessità di includere negli accordi futuri requisiti relativi alla non discriminazione, al trattamento giusto ed equo e alla protezione contro l’esproprio diretto e indiretto.

I requisiti vanno definiti in maniera tale da evitare interpretazioni errate. Alcune aziende hanno impiegato formulazioni vaghe nei loro accordi di investimento di prima generazione per tutelare i propri interessi più di quanto sia legittimo, per esempio attaccando nuove norme sociali e ambientali contrarie ai loro interessi. Comparendo di fronte ad arbitri internazionali, in mancanza di trasparenza e possibilità di appello, hanno richiesto ingenti compensazioni sostenendo che simili norme sono paragonabili a un esproprio indiretto. L’Europa, che in futuro riceverà maggiori investimenti soprattutto dai paesi emergenti, deve tutelarsi da abusi di questo genere.

Questa è l’idea alla base delle riforme intraprese negli Stati Uniti e in Canada, due paesi in cui governi e autorità sono stati penalizzati in numerosi casi di arbitrato internazionale e che hanno radicalmente rivisto i propri modelli di accordo di investimento.

Proponendo nuove definizioni delle norme di protezione, la relazione raggiunge un giusto equilibrio tra la salvaguardia dei diritti degli investitori e la funzione regolatrice dei pubblici poteri. Ciò implica anche l’integrazione, in ogni futuro accordo, di clausole specifiche che sanciscano il diritto di regolamentazione da parte dei pubblici poteri nei settori della protezione della sicurezza nazionale, dell’ambiente, della salute pubblica, dei diritti dei lavoratori e dei consumatori, della politica industriale e della diversità culturale.

La maggiore protezione per gli investitori deve accompagnarsi a un comportamento più responsabile, soprattutto nei paesi in via di sviluppo che hanno leggi sociali e ambientali meno rigide. Per questo motivo, la relazione cita l’inclusione di norme sociali e ambientali in tutti gli accordi di libero commercio firmati dall’Unione europea. Dobbiamo superare le accuse pubbliche e inserire in tutti gli accordi futuri un insieme di clausole chiare sulla responsabilità sociale basate sulle linee guida dell’OCSE e che le imprese sono tenute a rispettare.

Se il nostro scopo è realmente la definizione di una nuova politica europea in materia di investimenti, chiedo che questa sia esemplare e promuova investimenti sostenibili e rispettosi dell’ambiente, favorendo buone condizioni di lavoro sia in Europa sia nei paesi terzi. Ecco perché questa relazione, in virtù dell’autorevolezza ad essa attribuita con il voto di mercoledì, deve fungere da riferimento per tutti i futuri negoziati condotti dalla Commissione.

 
  
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  Silvia-Adriana Ţicău (S&D).(RO) Signora Presidente, secondo gli articoli 206 e 207 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea, gli investimenti esteri diretti rientrano nella competenza esclusiva dell’Unione europea. La Commissione ha già stilato un elenco dei paesi che saranno partner privilegiati per la negoziazione dei primi accordi di investimento (Canada, Cina, India, Mercosur, Russia e Singapore).

Invitiamo la Commissione, il Parlamento e gli Stati membri a strutturare una politica di investimento integrata e coerente che promuova investimenti di elevata qualità e dia un contributo concreto al progresso economico mondiale e allo sviluppo sostenibile. Chiediamo che la futura politica dell’Unione europea promuova investimenti sostenibili, rispettosi dell’ambiente e volti a incoraggiare condizioni lavorative di buona qualità nelle imprese interessate dagli investimenti. Chiediamo inoltre alla Commissione di garantire la reciprocità in sede di negoziazione dell’accesso al mercato con i suoi principali partner commerciali sviluppati e con le principali economie emergenti.

Signora Presidente, in qualità di relatrice per gli accordi sui trasporti aerei tra Unione europea e paesi terzi quali Canada e Brasile, desidero domandare al relatore e al Commissario in che modo si garantirà la relazione tra l’accesso graduale al mercato, le compagnie aeree e gli accordi di investimento internazionali.

 
  
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  Jaroslav Paška (EFD). (SK) Signora Presidente, nella relazione sulla futura politica europea in materia di investimenti internazionali, il relatore ha messo in luce numerose questioni ancora aperte riguardanti potenziali accordi dell’Unione europea. Il primo compito dell’Unione europea è tutelare l’interesse pubblico dei cittadini, che rappresenta negli ambiti ad essa affidati dagli Stati membri. In molti casi, l’interesse pubblico tutelato dallo Stato si scontra con gli interessi di investitori stranieri aggressivi, che spesso si rivelano più abili in sede di arbitrato internazionale rispetto ai paesi che difendono gli interessi dei cittadini. Questo è chiaramente dimostrato dai casi citati nella relazione relativi ad Argentina, Stati Uniti e Canada.

Emerge dunque la concreta necessità di definire le norme di protezione in modo chiaro, proprio per evitare che vengano male interpretate dagli investitori. Questa grande polemica irrisolta continua ad essere una responsabilità internazionale dell’Unione europea, specie sul piano finanziario, dato che non è chiaro chi dovrà assumersi gli oneri finanziari qualora l’Unione europea risulti perdente in un procedimento giudiziario. Il Consiglio dell’Unione europea non ha ancora fornito una risposta adeguata in proposito.

 
  
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  Viviane Reding, Vicepresidente della Commissione.(EN) Signora Presidente, la Commissione accoglie con favore la relazione del Parlamento sulla futura politica europea in materia di investimenti internazionali perché è un passo importante che apre la strada all’attuazione della competenza esclusiva dell’Unione europea rispetto agli investimenti.

Come sapete, gli investimenti sono la nuova frontiera della politica commerciale comune. Dobbiamo cogliere questa opportunità – siamo pienamente d’accordo con il Parlamento su questo aspetto – per strutturare una politica di investimento integrata e coerente che promuova gli investimenti e dia un contributo concreto alla crescita economica e allo sviluppo sostenibile.

La Commissione condivide pienamente l’idea che la protezione degli investitori debba continuare a rappresentare la prima priorità della politica europea in materia di investimenti. Riteniamo che l’obiettivo della nuova politica debba essere garantire a tutti gli investitori europei la possibilità di operare in un contesto imprenditoriale aperto e regolamentato in maniera adeguata ed equa, non solo nel mercato interno ma anche nei paesi terzi.

Prendo atto della raccomandazione del Parlamento che invita l’Unione europea a basarsi sulle migliori prassi degli Stati membri nei trattati bilaterali d’investimento, notando che la forza dell’azione europea in tale ambito dovrebbe consentire risultati migliori di quelli ottenuti dai singoli Stati membri.

Pur mirando a garantire alti livelli di protezione per i nostri investitori, non dobbiamo però trascurare altri obiettivi, quali la capacità pubblica di regolamentare e la coerenza con altre politiche dell’Unione europea. Il diritto degli Stati e dell’Unione di adottare le misure necessarie a raggiungere obiettivi di politica pubblica legittimi è una norma indiscutibile della politica commerciale comune e troverà applicazione anche nella nostra politica d’investimento.

Il sistema di risoluzione delle controversie e la relativa responsabilità finanziaria sono temi molto importanti che meritano una riflessione più approfondita. Come riferito nella comunicazione, il nostro obiettivo è garantire la trasparenza la coerenza delle sentenze nonché massimizzare la produttività del sistema. Dobbiamo affrontare una serie di tematiche legate allo status dell’Unione europea secondo il diritto internazionale. Terremo conto delle opinioni del Parlamento espresse nella relazione al momento di analizzare le possibilità e le nuove idee volte ad un approccio più completo a queste tematiche.

Considereremo con attenzione tutte le raccomandazioni avanzate dal Parlamento nella relazione durante il progressivo sviluppo e l’attuazione della nostra politica d’investimento. La Commissione ha già presentato alcune proposte per le direttive di negoziato in materia di investimenti in relazione a Canada, India e Singapore. Intendiamo cogliere l’opportunità per ampliare i negoziati commerciali in corso e intraprendere negoziati globali sugli investimenti con questi paesi. Il parere del Parlamento è dunque molto tempestivo e farà da guida alla Commissione e al Consiglio nella definizione delle rispettive direttive di negoziato finali.

Da ultimo, ma non per importanza, desidero assicurarvi che, poiché lo sviluppo di una politica d’investimento globale europea è ora responsabilità comune di tutte le istituzioni, la Commissione sarà sempre disponibile a collaborare con il Parlamento e il Consiglio nel rispetto della suddivisione delle competenze tra tutte le istituzioni coinvolte.

 
  
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  Presidente. – La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà mercoledì 6 aprile 2011.

Dichiarazioni scritte (articolo 149 del regolamento)

 
  
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  Tokia Saïfi (PPE), per iscritto.(FR) L’ampliamento della sfera di competenza dell’Unione europea agli investimenti esteri diretti sancito dal trattato di Lisbona permette finalmente di elaborare una vera politica europea in materia. In questa fase di sviluppo, è prioritario fornire quante più certezze possibile agli investimenti e agli investitori. Il passaggio dalla competenza nazionale a quella europea non deve comunque incidere in alcun modo sull’adeguata attuazione dei circa 1 200 accordi in vigore tra gli Stati membri e paesi terzi. Sempre in nome della certezza del diritto e della prevedibilità sul piano giuridico, l’Unione europea ha il dovere di elaborare un meccanismo di risoluzione delle controversie efficace, trasparente e accessibile a tutti gli investitori, anche i più piccoli (per esempio le piccole e medie imprese). I meccanismi integrati negli accordi commerciali bilaterali più recenti sono una buona base, ma si limitano a regolamentare le controversie tra Stati membri e Unione europea. È necessario stabilire norme adeguate per regolamentare potenziali controversie tra l’Unione europea e le aziende. Infine, l’UE deve cogliere questa opportunità per compiere un ulteriore passo in avanti, includendo negli accordi futuri non solo norme che agevolino l’accesso degli investitori ai paesi, ma anche clausole di base relative a standard sociali e ambientali.

 
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