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Procedura : 2010/2245(INI)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo del documento : A7-0162/2011

Testi presentati :

A7-0162/2011

Discussioni :

PV 11/05/2011 - 15
CRE 11/05/2011 - 15

Votazioni :

PV 12/05/2011 - 12.7
CRE 12/05/2011 - 12.7
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Testi approvati :

P7_TA(2011)0236

Resoconto integrale delle discussioni
Mercoledì 11 maggio 2011 - Strasburgo Edizione GU

15. Unione dell’innovazione: trasformare l’Europa per un mondo post-crisi (discussione)
Video degli interventi
PV
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  Presidente – L’ordine del giorno reca la relazione (A7-0162/2011), presentata dall’onorevole Merkies a nome della commissione per l’industria, la ricerca e l’energia sull’Unione dell’innovazione: trasformare l’Europa per un mondo post-crisi [2010/2245(INI)].

 
  
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  Judith A. Merkies, relatore.(NL) Signor Presidente, signora Commissario, siamo tutti innovatori o possiamo diventarlo. In che modo? In veste di ricercatori, scienziati, decisori politici, operai, consumatori e cittadini. Questi ultimi hanno un ruolo cruciale nell’innovazione, ne determinano il successo o il fallimento. Eppure, che cosa possiamo fare, in qualità di decisori politici, per accelerare l’innovazione? L’innovazione è l’unica via per uscire dalla crisi economica e finanziaria perché fornirà soluzioni a problemi che riguardano tutti noi, come l’invecchiamento della popolazione, il cambiamento climatico e la scarsità di materie prime, e ci consentirà di arrestare immediatamente il declino economico e finanziario. Il nostro auspicio è di poter associare questi diversi aspetti attraverso l’innovazione, con un vigoroso rilancio dell’economia e, al tempo stesso, il progresso verso una società sostenibile. Ovviamente, tutto ciò non accadrà come per magia: è necessario un cambiamento di mentalità: un cambiamento del concetto di società e delle strategie di azione necessarie nella sfera politica, economica e industriale.

Quali misure specifiche possiamo dunque adottare? Abbiamo bisogno di più attenzione e meno frammentazione. Dobbiamo liberarci dei nostri limiti mentali in materia di innovazione e politica. Quali sono i nostri obiettivi? L’innovazione non può limitarsi a un edificio, un ministero, un programma: l’innovazione deve attraversare ogni ambito della politica. Questa deve essere la nostra mentalità politica. È opportuno adottare un approccio olistico. Perché disponiamo di così tanti programmi? Uniamoli laddove possibile e avviamo una semplificazione concreta. È questa la missione di noi politici. Riduciamo la burocrazia. A fronte di un nuovo obiettivo, abbiamo la costante tendenza ad aggiungere livelli, regolamenti, programmi e strumenti di finanziamento. In questo caso forse la soluzione non è “aggiungere”, ma “ridurre” o “fornire alternative”.

Dobbiamo quindi allentare la nostra smania di controllo sulle domande di finanziamento e – aspetto molto importante – offrire servizi a quanti chiedono finanziamenti e promozione, fornire uno sportello unico a richiedenti, nuovi imprenditori, operatori delle piccole e medie imprese (PMI) e, ove necessario, ad autorità regionali e istituti di ricerca. Ciò significa non limitarsi a esaminare le richieste di finanziamento ma, se richiesto, cercare partner adeguati e reti per la collaborazione.

Occorre molto più capitale di rischio e, a tal proposito, sarebbe necessario incrementare i fondi per il prossimo periodo di finanziamento da 1 a 5 miliardi di euro: in questo modo le banche riceverebbero il piccolo sostegno necessario per poter concedere prestiti alle PMI. Abbiamo bisogno di un brevetto economico e semplice e di norme attuabili a tutela della proprietà intellettuale. Serve un effettivo mercato interno europeo che offra maggiori possibilità di successo alle innovazioni, rendendole disponibili a 500 milioni di cittadini. Attualmente il nostro mercato è troppo frammentato. Finora l’innovazione è stata principalmente considerata un prodotto ad alta tecnologia, ma non deve necessariamente essere così, può relazionarsi anche all’innovazione sociale.

Da anni l’Europa contrasta la fuga di cervelli nel settore dell’innovazione: i creativi preferiscono trasferirsi negli Stati Uniti perché ritengono che lì le cose siano più semplici. In tutta onestà, dobbiamo ammettere che in alcuni casi è vero. Norme inflessibili sulla responsabilità personale, carenza di aiuto finanziario e soglie elevate all’ingresso nel mercato europeo sono barriere che finora hanno impedito all’innovazione di conseguire grandi successi in Europa. L’Unione europea deve osare premiare, e non punire, il coraggio, lo spirito imprenditoriale, la curiosità e la creatività. Abbiamo bisogno di Steve Jobs europei. Mettiamo assieme i nostri punti di forza, uniamo lo spirito della ricerca, di Einstein e di Steve Jobs.

 
  
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  Máire Geoghegan-Quinn, membro della Commissione.(EN) Signor Presidente, mi congratulo con l’onorevole Merkies per questa eccellente relazione. Desidero ringraziare i relatori ombra della commissione per l’industria, la ricerca e l’energia (ITRE) nonché i membri delle sette commissioni che hanno presentato pareri alla ITRE. Il loro sostegno ai vari aspetti dell’Unione dell’innovazione sarà essenziale per garantirne il successo.

L’innovazione è stata posta al centro della strategia Europa 2020 per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva. Desidero cogliere l’occasione per illustrare che cosa significherà in concreto l’Unione dell’innovazione per le persone.

Incoraggeremo e promuoveremo una maggiore collaborazione tra le imprese e il mondo accademico, creando alleanze per la conoscenza finalizzate a sviluppare nuovi programmi di studio che colmino i divari di competenze nell’ambito dell’innovazione. Per i ricercatori europei, adotteremo misure finalizzate a stimolare la cooperazione transfrontaliera e a rimuovere gli ostacoli alla ricerca e alla mobilità completando entro il 2014 lo Spazio europeo della ricerca. Il nostro obiettivo ultimo, come ha affermato l’onorevole Merkies, è fondere lo spirito di Albert Einstein a quello di Steve Jobs e trattenerlo in Europa: dobbiamo comunicare un’immagine attraente e dinamica, libera da burocrazia inutile.

Per le nostre piccole e medie imprese (PMI) e gli imprenditori, l’Unione dell’innovazione sta lavorando alla creazione di un contesto di diritti di proprietà intellettuale (DPI), all’elaborazione di standard e all’accesso ai finanziamenti che favoriranno maggiormente l’innovazione. Il 13 aprile 2011, abbiamo presentato due proposte di legge sui DPI, nel quadro della cooperazione rafforzata, che ridurranno i costi dei brevetti fino all’80 per cento. Nei 25 Stati membri sarà valido un brevetto unico europeo; inoltre, a chi desidera avviare un’impresa o necessita finanziamenti, la Commissione garantisce che entro il 2012 funzioneranno i fondi di capitale di rischio con sede in uno Stato membro e sarà possibile investire liberamente in tutta l’Unione europea.

L’Unione dell’innovazione si farà promotrice dei migliori esempi di innovazione nel settore pubblico; inoltre, tra i settori privato e pubblico si può instaurare uno scambio di migliori pratiche.

Gli appalti pubblici rappresentano il 17 per cento del PIL dell’Unione europea, un enorme potenziale mercato per l’innovazione. Incoraggiamo pertanto Stati membri e regioni a indirizzare il bilancio per gli appalti pubblici verso prodotti e servizi innovativi.

Infine, che dire del contribuente medio? L’Unione dell’innovazione farà il miglior uso possibile del denaro pubblico: ciò significa dare priorità a un consolidamento fiscale intelligente, nonostante i rigidi vincoli di bilancio. Gli investimenti in istruzione, ricerca e innovazione hanno il potenziale di creare ricchezza e posti di lavoro superiori ai costi; saranno gli investimenti nell’innovazione ad aiutarci ad affrontare le grandi sfide della società.

Ciò mi porta a parlare dei partenariati, che costituiranno un quadro per l’allineamento degli strumenti e delle risorse, unendo tutti gli attori. Sono finalizzati a coprire l’intera catena di innovazione, dal sostegno alle attività di ricerca e sviluppo di eccellenza alla garanzia delle condizioni per trasferirne con successo i risultati nel mercato. Siamo lieti che l’11 novembre 2010 il Parlamento abbia sostenuto con forza l’idea dei partenariati per l’innovazione. Il Presidente del Parlamento è stato invitato a nominare quattro membri per il comitato direttivo, una nomina che attendiamo con ansia.

Da ultimo, ma non per importanza, l’onorevole Merkies ha citato l’innovazione sociale, che è stata argomento di discussione in seno alla commissione ITRE. La Commissione è impegnata ad avviare un progetto pilota in materia di innovazione sociale che fornirà esperienze e sarà un fulcro virtuale in rete per gli imprenditori del settore sociale, il pubblico ed altri settori.

Mi fermo perché ritengo importante ascoltare le opinioni dei parlamentari, in modo da poter rispondere ai loro commenti.

 
  
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  Inese Vaidere, relatore per parere della commissione per il commercio internazionale.(LV) Signor Presidente, onorevoli colleghi, la crisi finanziaria ha messo particolarmente in luce il bisogno di innovazione nell’economia dell’Unione europea e dunque accogliamo con particolare favore le proposte della Commissione per l’Unione dell’innovazione. Una politica di innovazione di successo deve poggiare su tre pilastri: sostegno politico, finanziamenti e legislazione regolare. Come sottolineiamo nel parere della commissione per il commercio internazionale, l’obiettivo trasversale della “Unione dell’innovazione” deve essere lo sviluppo e la competitività a lungo termine basati sulla tecnologia, la conoscenza e lo sviluppo dell’istruzione. Incrementando gli investimenti in ricerca e sviluppo al 3 per cento del prodotto interno lordo, dobbiamo attuare riforme strutturali che ne garantiscano l’efficace applicazione e l’accessibilità per le piccole e medie imprese. È importante che gli imprenditori comprendano che cosa intendiamo per innovazioni: queste non si limitano solo ad alta tecnologia e nuove scoperte, ma abbracciano anche il sociale, il mondo delle imprese, la gestione e il marketing e altri settori, che richiedono un’applicazione sempre più efficace delle conoscenze e una collaborazione più attiva con università e istituti di ricerca. È importante individuare i punti di forza della ricerca, evitando di stabilire priorità categoriche che portano a concentrare tutti gli sforzi su un unico obiettivo. Attualmente i brevetti europei hanno un costo di 15 volte superiore rispetto a quelli statunitensi; da qui la necessità di accelerare lo sviluppo del brevetto europeo e ridurne i costi. In molti dei nuovi Stati membri si realizzano invenzioni interessanti ma la carenza di finanziamenti costringe i ricercatori a venderle ad altri paesi e aziende per poche migliaia di euro, quando il valore reale potrebbe ammontare a milioni. Per quanto concerne i brevetti ottenuti con fondi pubblici, è importante che università e privati possano condividere la proprietà intellettuale creata in questo modo. L’Unione europea deve rafforzare la protezione della proprietà intellettuale per salvaguardare tecnologie e competenze tecniche da pirateria e frodi, in particolare concludendo accordi con paesi terzi. I governi sono invece chiamati a elaborare programmi per lo sviluppo dell’innovazione. Probabilmente non riusciremo a superare la Cina e l’India sul piano quantitativo nell’ambito della ricerca, ma possiamo sicuramente offrire qualità e condizioni migliori per la concretizzazione delle idee. Grazie.

 
  
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  Sari Essayah, relatore per parere della commissione per l’occupazione e gli affari sociali.(FI) Signor Presidente, noi membri della commissione per l’occupazione e gli affari sociali riteniamo che le innovazioni assumano un’importanza cruciale per lo sviluppo economico e il miglioramento delle condizioni dell’occupazione, in un momento in cui l’Europa sta cercando di uscire dalla crisi economica.

Nelle fasi di crisi, gli investimenti in ricerca e sviluppo tendono a diminuire, nonostante sia stato dimostrato che le imprese e gli Stati membri che investono di più durante tali periodi sono quelli che traggono il massimo vantaggio comparativo di mercato ed evidenziano una ripresa più rapida dalla recessione. È dunque estremamente importante per gli Stati membri raggiungere l’obiettivo della strategia Europa 2020 investendo almeno il 3 per cento del PIL in ricerca e sviluppo.

La commissione per l’occupazione sottolinea l’importanza di intendere la politica in materia di innovazione in senso ampio, quindi non solo come innovazione tecnica ma, più che in passato, come innovazione sociale e dei servizi che contribuisca ad affrontare le sfide della società, come l’invecchiamento della popolazione, la sanità, i cambiamenti dell’ambiente e del clima e l’efficienza energetica. Ne è un buon esempio il progetto pilota noto come partenariato europeo per l’innovazione sull’invecchiamento attivo e in buona salute.

Le tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC) sono importanti in tutte le attività innovative. Le competenze TIC dipendono dal miglioramento della qualità della formazione, dal sostegno alle attività di apprendimento permanente e da iniziative dedicate ai lavoratori per l’aggiornamento continuo delle conoscenze e competenze.

La maggior parte delle iniziative di innovazione proviene dal settore imprenditoriale: è dunque essenziale una più stretta collaborazione con le università e i centri di ricerca. D’altra parte, lo sfruttamento commerciale dei risultati della ricerca nell’Unione europea è troppo lento o insufficiente: per questo abbiamo bisogno di vivai di imprese che facciano da ponte tra imprese e università, con la funzione di promuovere lo sfruttamento commerciale dei risultati della ricerca.

La commissione per l’occupazione considera essenziale la creazione di uno spazio europeo della ricerca, con l’eliminazione degli ostacoli alla mobilità dei ricercatori e la creazione di infrastrutture avanzate di ricerca europee. Dobbiamo impedire la fuga di cervelli dall’Europa e renderla piuttosto un’area che attrae ricercatori dall’estero.

 
  
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  João Ferreira, relatore per parere della commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare.(PT) Signor Presidente, signora Commissario, la possibilità di fornire il forte stimolo allo sviluppo economico e sociale così necessario in questa fase è, di fatto, una componente intrinseca dell’innovazione. Possiamo addirittura spingerci ad affermare che l’innovazione è uno strumento necessario per reagire ai numerosi problemi e alle tante sfide che ci troviamo ad affrontare oggi.

In qualità di relatore per parere della commissione per l’ambiente, la salute pubblica e la sicurezza alimentare, ho cercato di sostenere questa idea mettendo in luce alcune delle maggiori sfide che affrontiamo nei seguenti settori, per citare solo alcuni esempi: la scarsità e l’uso efficiente delle risorse, il recupero e il riciclaggio dei rifiuti, la qualità e la sicurezza degli alimenti, i mutamenti demografici, le nuove epidemie, la salvaguardia delle natura e della biodiversità.

Ho cercato di sostenere l’idea che l’innovazione debba essere guidata soprattutto dai criteri della tutela dell’interesse pubblico, del miglioramento della qualità della vita, della promozione del benessere sociale nonché della salvaguardia dell’ambiente e dell’equilibrio della natura. L’innovazione deve essere una componente fondamentale delle politiche pubbliche in settori quali l’ambiente, l’acqua, l’energia, i trasporti, le telecomunicazioni, la salute e l’istruzione.

Ho messo in luce che, come riconosciuto dal panel europeo sull’innovazione del 2009, la crisi economica e finanziaria sta avendo in vari paesi e regioni conseguenze sproporzionate che stanno pregiudicando l’obiettivo della convergenza. Gli attuali vincoli di bilancio imposti agli Stati membri possono portare a maggiori restrizioni negli investimenti in scienza, tecnologia e innovazione, soprattutto nei paesi più vulnerabili. Invece della preannunciata “Unione dell’innovazione”, ciò potrebbe generare un’autentica divisione dell’innovazione tra paesi e regioni più innovativi e meno innovativi.

Purtroppo, la prima bozza del parere da me presentata è stata smorzata dagli emendamenti adottati in commissione. Laddove si parlava, come sarebbe giusto, di interesse pubblico, sviluppo, coesione, progresso e protezione sociale, a risultare predominanti sono state le cosiddette opportunità economiche, la concorrenza e l’uso dell’innovazione per finalità commerciali.

Nonostante questa sia anche l’idea dominante espressa nella comunicazione della Commissione, non corrisponde alla nostra. Non corrisponde alla visione del futuro di cui abbiamo bisogno.

 
  
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  Kyriacos Triantaphyllides, relatore per parere della commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori.(EL) Signor Presidente, secondo la commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori, l’aspetto fondamentale è la creazione di un’Unione dell’innovazione dotata di un migliore profilo sociale basato sulla creazione di posti di lavoro. Occorre adottare beni e servizi innovativi, mirati al settore pubblico e privato, per agevolare l’attuazione di procedure amministrative, rafforzare l’amministrazione pubblica e ridurre la burocrazia e la rigidità del settore pubblico. Inoltre, l’adozione di soluzioni innovative è strettamente legata all’appalto precommerciale, che fornisce soluzioni a problemi che il mercato non può risolvere o per i quali le soluzioni proposte sono antieconomiche.

Nel settore privato, dobbiamo incoraggiare piccole e medie imprese e microimprese – che hanno particolari difficoltà nell’adattarsi al mercato – a incrementare l’uso di prodotti innovativi e a sviluppare soluzioni innovative. Una particolare attenzione va dedicata anche alle microimprese nelle aree regionali e rurali, che faticano a sopravvivere per mancanza di finanziamenti, per incoraggiare l’impiego di soluzioni innovative e migliorarne così l’efficienza. Al tempo stesso, vanno stimolati i programmi di innovazione legati all’ambiente per colmare i divari esistenti negli sforzi volti ad affrontare il cambiamento climatico e promuovere soluzioni rispettose dell’ambiente.

Oltre a potenziare l’innovazione, dobbiamo considerare il modo in cui i cittadini dell’Unione europea possono beneficiarne direttamente. L’impiego di soluzioni innovative dovrebbe tradursi in costi minori per le imprese, rendendo disponibili ai consumatori prodotti di maggiore qualità a costi più bassi.

 
  
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  Danuta Maria Hübner, relatore per parere della commissione per lo sviluppo regionale.(EN) Signor Presidente, desidero fare presente alla signora Commissario che negli ultimi anni l’innovazione è diventata il simbolo di uno strumento politico in grado di risolvere tutti i nostri problemi. Ciò significa che le aspettative sono enormi e dobbiamo esserne all’altezza.

Come è ovvio, la governance ha una grande importanza ai fini del successo nell’attuazione delle idee: un modello di governance per l’innovazione , da elaborare con tempestività, deve basarsi oggi sul pragmatismo e deve essere al servizio dei contenuti della politica.

L’Europa, siamo tutti d’accordo, deve innovarsi oppure soccomberà alla concorrenza. È necessario rafforzare ogni anello della catena di innovazione europea e le politiche in materia di innovazione devono essere mirate ad affrontare le sfide. È questo che offre, a mio parere, l’Unione dell’innovazione.

Oggi rischiamo che imprese e governi taglino gli investimenti nell’innovazione. Questa è la logica della crisi e la logica dei tagli al bilancio pubblico. Le risposte politiche e gli strumenti di bilancio dell’Unione europea devono andare in direzione fermamente contraria a questa logica.

In Europa, l’innovazione non è solo un concetto che si limita a specifici centri per l’innovazione, ma va applicato trasversalmente in tutto il territorio europeo. L’Europa è troppo piccola per potersi permettere carenze di innovazione sul suo territorio.

Chiaramente, ricerca e innovazione non coincidono e su questo punto siamo d’accordo. Di conseguenza, la governance per l’innovazione non dovrebbe limitarsi al sostegno delle politiche di ricerca e sviluppo. Promuovere la crescita stimolata dall’innovazione non significa incrementare l’eccellenza dell’infrastruttura per la ricerca e lo sviluppo, per quanto quest’ultima sia importante. L’aspetto principale e prioritario è mobilitare talenti e nuove idee.

La governance per l’innovazione deve tradursi nell’istituzione di nuovi partenariati che stimolino sistemi di innovazione efficienti in grado di mobilitare capacità intellettuali e imprenditoriali, individuare i cosiddetti innovatori dormienti, che in Europa abbondano, attraverso un contesto imprenditoriale di stimolo all’innovazione, in particolare per le piccole e medie imprese, abbracciando tutti i settori dell’economia.

Desidero concludere affermando che, nonostante non abbiamo ancora un modello europeo per l’innovazione completamente sviluppato, è evidente che esso dovrà essere costruito su uno sforzo pubblico/privato ben orchestrato, concreto, solido e congiunto. Confido che l’Unione dell’innovazione ci condurrà verso un modello di questo tipo.

 
  
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  Amalia Sartori, a nome del gruppo PPE. – Signor Presidente, la relazione della collega Merkies, che ringrazio per il lavoro svolto, è un primo importante contributo del Parlamento alla proposta della Commissione relativa all'Iniziativa Unione dell'innovazione. In questi ultimi anni, a livello mondiale, grandi paesi hanno perseguito con tenacia l'obiettivo di concentrare le loro politiche competitive su alcuni settori chiave, che hanno generato crescita e sviluppo puntando sull'innovazione. Uno per tutti, quello dell'High Tech.

L'Europa riconosce la necessità di perseguire anch'essa progetti di crescita economica e industriale, concentrando risorse e investimenti nelle politiche innovative, senza abbandonare la strada che in questi decenni l'ha vista guida e protagonista nello sviluppo economico e sociale. Le linee guida di questa relazione indicano la necessità di un approccio trasversale, che promuova l'innovazione in tutti i settori dell'impresa, dell'economia e della società in genere.

Le piccole e medie imprese – asse portante della tenuta economica europea anche in difficili situazioni di crisi – vengono individuate come luogo dove quotidianamente si innova. Oggi queste capacità vanno riconosciute, premiate e messe a disposizione della crescita e dello sviluppo dell'intero continente. È altresì reso evidente che innovazione e ricerca sono due facce della stessa medaglia. L'innovazione può essere figlia della ricerca, ma può anche essere capacità diffusa di modificare in positivo l'esistente in tutti i settori della vita quotidiana. Sarà una scommessa dell'Europa quella di riuscirci. Forse non riusciremo a creare a breve una Silicon Valley, ma magari una Stanford University sì.

 
  
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  Teresa Riera Madurell, a nome del gruppo S&D.(ES) Signor Presidente, signora Commissario, desidero congratularmi con l’onorevole Merkies per l’eccellente lavoro svolto: la collega ha selezionato il contenuto della relazione concentrandosi sugli aspetti più rilevanti per il nostro gruppo, come l’innovazione sociale (intesa come innovazione da parte dei lavoratori e del pubblico), gli incentivi forniti da appalti pubblici di prodotti e servizi innovativi ed ecocompatibili e la necessità di migliorare l’accesso ai finanziamenti per le piccole e medie imprese. Ciò mi consente di commentare un aspetto specifico della relazione, cioè la necessità di sviluppare indicatori.

Onorevoli colleghi, se intendiamo l’innovazione semplicemente in termini di nuovi prodotti, processi e servizi che determinano un incremento dell’attività economica, è essenziale che ci dotiamo degli strumenti per misurare esattamente la nostra capacità di innovazione in termini economici e sulla base di parametri quali gli investimenti privati in ricerca e sviluppo, l’occupazione o il numero di imprese innovative. Dobbiamo stabilire indicatori che riflettano la capacità dell’innovazione di generare crescita, occupazione e di incrementare il PIL perché, così facendo, potremo comparare la nostra situazione, in termini di intensità, con quella delle economie dei paesi nostri concorrenti.

Desidero concludere spendendo qualche parola come membro di una delegazione che si è opposta all’iniziativa di cooperazione rafforzata sul brevetto unico europeo. Ci siamo opposti perché riteniamo che lo strumento di cooperazione rafforzata possa determinare ricadute dirette sul mercato interno, sulla coesione territoriale e sul diritto dei cittadini di tutti gli Stati membri a godere della massima certezza giuridica.

 
  
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  Vladko Todorov Panayotov , a nome del gruppo ALDE.(BG) Signor Presidente, attualmente l’Europa affronta il pericolo, relativamente nuovo ma molto serio, di restare indietro o subire un declino nella competizione globale nel settore scientifico e tecnologico. Uno sviluppo del genere metterebbe fortemente sotto pressione la ricchezza, il progresso economico e lo status sociale europei. In termini più semplici, l’Europa rischia di diventare un attore mediocre sullo scenario scientifico ed economico mondiale. L’Europa ha un urgente e immediato bisogno di innovazione.

Mi congratulo con l’onorevole Merkies per l’ottima relazione e accolgo con grande favore le eccellenti proposte del Commissario Geoghegan-Quinn. Questa è una garanzia di successo perché l’Unione dell’innovazione rappresenta anzitutto una strategia per lo sviluppo economico dell’Unione europea. Per riuscire nel nostro intento abbiamo innanzi tutto bisogno di migliore accesso al credito e agli aiuti finanziari, maggiori investimenti in ricerca scientifica e sviluppo, normative chiare che offrano prospettive di lungo periodo in termini di innovazione, procedure semplificate per l’accesso ai programmi di sostegno europei e nazionali e brevetti europei economici e semplici.

 
  
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  Evžen Tošenovský, a nome del gruppo ECR. (CS) Signor Presidente, è la seconda volta che discutiamo di strategia d’innovazione in plenaria. In molte discussioni sulla posizione dei paesi europei nei mercati mondiali, sottolineiamo sempre l’importanza degli stimoli alla competitività dell’economia europea. In futuro, la posizione dell’Unione europea sui mercati mondiali sarà fortemente influenzata dal successo delle innovazioni e dalla rapidità dei cicli di innovazione. I paesi europei operano chiaramente a un livello molto alto nei progetti di ricerca, ma nel lungo periodo il problema è la lentezza dell’applicazione pratica delle conoscenze a causa di una burocrazia complessa.

Il fondo per la scienza e la ricerca è uno dei fondi europei più consistenti. Il nostro obiettivo deve essere semplificare il più possibile la burocrazia legata al trasferimento dei risultati della ricerca, fornendo massimo sostegno all’innovazione e rafforzando così la competitività dell’Unione europea. Nel quadro delle misure per l’innovazione, dobbiamo affrontare la questione dello sfruttamento commerciale dei risultati dei progetti di ricerca. Se complichiamo l’applicazione della ricerca europea nella sfera commerciale, difficilmente potremo velocizzare il ciclo di innovazione.

 
  
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  Philippe Lamberts, a nome del gruppo Verts/ALE.(FR) Signor Presidente, onorevoli colleghi, la politica in materia di ricerca e innovazione è uno dei tre pilastri delle politiche dell’Unione europea. Aggiungerei che diventerà sempre più uno strumento strategico essenziale per il nostro futuro. Perché? Perché abbiamo la fortuna – o forse è una sfida di vivere all’inizio di un cambiamento di civiltà.

Pensate: dobbiamo garantire condizioni di vita dignitose a tutti, non solo qui e adesso, ma anche altrove e alle future generazioni. Questa, di per sé, è una grande sfida. Inoltre, per la prima volta nella storia dell’umanità, siamo chiamati a farlo entro i limiti fisici del pianeta, aspetto che, come è evidente, incide radicalmente sul contesto.

Siamo convinti che l’Europa possa essere leader mondiale in questa profonda trasformazione, non solo di infrastrutture e organizzazioni ma anche, cosa ancor più importante, del modo di produrre, consumare e vivere. Pensiamo di riuscire a garantire meglio la competitività dell’Unione europea tra i leader di questa trasformazione. Ciò mi consente di sottolineare che la competitività non è fine a se stessa: il nostro obiettivo è essere in grado di affrontare sfide che, non dimentichiamolo, minacciano la stessa vita dell’umanità su questo pianeta. Se ci attestiamo tra i migliori, la nostra competitività sarà garantita.

Concordiamo con molte delle opinioni espresse sinora, ma desidero sollevare due questioni.

In primo luogo, dobbiamo massimizzare l’impatto di ogni euro speso. Ciò richiede un miglior allineamento tra le diverse politiche dell’Unione europea nonché tra le azioni intraprese a livello europeo e quelle nazionali. Questo significa che dobbiamo passare da una logica secondo la quale la regola generale è il sussidio e l’esenzione, il prestito e la condivisione del rischio a una logica mirata principalmente a catalizzare gli investimenti privati impiegando i fondi pubblici. Il modo migliore per farlo non è sempre fornire finanziamenti a fondo perduto.

Infine, dobbiamo avere il coraggio di porre fine a progetti enormi e dispendiosi come il progetto ITER che, di fatto, assorbe una quota sostanziale dei fondi europei destinati alla ricerca: pensate, ben 7 dei 60 milioni di euro complessivi! Situazioni del genere non devono più verificarsi.

 
  
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  Niki Tzavela, a nome del gruppo EFD.(EN) Signor Presidente, desidero ringraziare l’onorevole Merkies per l’impegno e il coordinamento durante il negoziato tra i gruppi politici sulla relazione, perché ritengo abbia svolto un ottimo lavoro. Vorrei fare tre osservazioni .

Ho notato con piacere che la relatrice ha tenuto conto della funzione della banda larga. Il mondo digitale e le tecnologie dell’informazione e della comunicazione sono motori di innovazione e la banda larga ad alta velocità dovrebbe rappresentare un requisito essenziale per tutti i partenariati per l’innovazione europei.

In secondo luogo, avvicinandoci all’ottavo programma quadro, dovremmo ulteriormente rafforzare il monitoraggio e la valutazione ex post dei risultati delle attività di ricerca e innovazione finanziate dall’Unione europea. Notiamo che l’onorevole Merkies ha giustamente inserito nella relazione la richiesta alla Commissione di sviluppare un sistema integrato di indicatori per migliorare il controllo e la valutazione dei progressi e dell’impatto misurabile delle politiche e dei programmi di innovazione dell’Unione europea.

Infine, pochi giorni fa, il Presidente del Consiglio europeo Van Rompuy ha dichiarato che gli europei non sono innovativi perché sono depressi. Si tratta certamente di un’ipotesi innovativa, ma io trovo che sia una questione di carattere. Dobbiamo promuovere una cultura dell’apprendimento, della curiosità e dell’assunzione dei rischi .

 
  
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  Franz Obermayr (NI).(DE) Signor Presidente, siamo chiamati a fronteggiare grandi sfide comuni, come la crisi economica, l’invecchiamento della popolazione, la scarsità di risorse e la necessità di mantenere la nostra competitività internazionale.

Diventa quindi ancora più importante promuovere l’innovazione che, con idee e soluzioni creative, può contrastare i problemi menzionati. Ciò non significa solo introdurre innovazioni di carattere tecnico, ma anche socio-politico. Per esempio, per affrontare il problema dell’invecchiamento della popolazione abbiamo bisogno sia di cosiddette innovazioni classiche, come nuovi farmaci, sia di modelli innovativi per la società e per i sistemi pensionistici e sanitari. Occorre creare un ambiente per promuovere oggi le innovazioni del futuro, con investimenti in ricerca e sviluppo, protezione della proprietà intellettuale, soprattutto attraverso la normativa sui brevetti, e l’incoraggiamento delle capacità creative a partire dalle aule scolastiche.

Desidero infine soffermarmi su una questione particolare relativa all’impiego delle risorse. Le innovazioni dovrebbero garantire una maggiore durata dei prodotti, a beneficio dei consumatori e all’ambiente. Purtroppo, circolano anche innovazioni che sortiscono l’effetto contrario: si sviluppano deliberatamente prodotti con punti deboli che ne accorciano la vita utile incrementando i consumi, come accade per i computer portatili e gli smartphone. L’Unione dell’innovazione deve contribuire ad arginare questo fenomeno.

 
  
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  Herbert Reul (PPE).(DE) Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli colleghi, desidero anzitutto esprimere un sincero ringraziamento all’onorevole Merkies per l’eccellente lavoro svolto. Vorrei inoltre ringraziare i numerosi colleghi coinvolti e la Commissione per il sostegno offerto.

C’è un consenso generale in merito a questo tema. Nel corso degli anni, abbiamo adottato numerosi programmi e documenti, come la strategia di Lisbona ed Europa 2020, per citarne solo alcuni. Abbiamo spesso ripetuto che il futuro dell’Europa dipenderà dal nostro successo nell’affrontare il tema dell’innovazione. Concordiamo sul fatto che ciò riguarda tutti gli aspetti dell’istruzione, della formazione e della ricerca e che anche l’aspetto imprenditoriale riveste grande importanza. Ciononostante, come ha affermato uno dei colleghi che mi ha preceduto, è evidente che altre regioni del mondo sono in grado di mobilitare talenti e idee molto più efficacemente di noi.

Dobbiamo quindi fermarci a riflettere sul perché questo accada. Accade perché i finanziamenti forniti sono scarsi oppure perché non abbiamo trovato il modo giusto per sfruttare il nostro potenziale? È a questo che l’onorevole Merkies faceva riferimento nel suo intervento.

Desidero spendere qualche parola su un altro tema. Ho fatto parte di una delegazione in visita in California e una sera abbiamo avuto la possibilità di incontrare giovani imprenditori e persone che desideravano fondare una nuova azienda. Non potrò mai dimenticare quella serata: gli occhi di quei giovani brillavano di entusiasmo e tutti sembravano certi di poter realizzare qualcosa. La loro unica richiesta era sostegno per tutti gli imprenditori in erba, per avere un’occasione e libertà di agire senza sprecare tempo alle prese con la burocrazia.

Non potrò dimenticare quella serata perché è stata per me un segnale estremamente importante. In che modo possiamo aumentare l’efficacia dei nostri investimenti nella ricerca? A mio parere, i contributi apportati dal Consiglio europeo della ricerca (CER) e dall’Istituto europeo di innovazione e tecnologia (EIT) sono interessanti ed entusiasmanti e possono dare buoni risultati. Probabilmente si possono affrontare meglio i temi concernenti capitali di rischio e individui, se noi politici ci asteniamo dal valutare tutte le domande, prendere una decisione ed elaborare linee guida. Forse bastano pochi regolamenti. Come ha affermato l’onorevole Merkies, “meno” spesso significa “di più”.

(L'oratore accetta di rispondere a un'interrogazione presentata con la procedura del cartellino blu ai sensi

dell'articolo 148, paragrafo 8)

 
  
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  Judith A. Merkies, relatore.(NL) Signor Presidente, onorevole Reul, grazie per il suo intervento. Secondo lei, in che modo possiamo inserire questi obiettivi all’interno dell’Unione dell’innovazione nel lavoro che svolgiamo con la commissione per l’industria, la ricerca e l’energia, nei documenti che saranno elaborati in futuro, nel quadro strategico comune, in tutti i finanziamenti per la ricerca e nei programmi futuri? In che modo la Commissione può garantire che tutti questi elementi di politica abbiano lo stesso filo conduttore, per poter realmente raggiungere gli obiettivi stabiliti dall’Unione dell’innovazione?

 
  
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  Herbert Reul (PPE).(DE) Signor Presidente, personalmente ripongo fiducia nelle iniziative positive. Nello stesso spirito dei giovani che abbiamo incontrato in California, possiamo raggiungere i nostri obiettivi. Forse però non è necessario regolamentare ogni singolo aspetto.

 
  
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  Britta Thomsen (S&D).(DA) Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli colleghi, vorrei anzitutto ringraziare la relatrice per l’ottimo risultato conseguito. Nella strategia Europa 2020 abbiamo riconosciuto che, se intendiamo mantenere l’attuale livello di prosperità, dobbiamo incrementare la nostra produttività e quindi concentrarci sull’innovazione. È però importante non limitarci al settore della ricerca e della tecnologia. Se intendiamo assumere un impegno serio, dobbiamo anzitutto investire nel fattore umano. L’innovazione implica processi creativi che possono essere insegnati e dovrebbero rientrare nei metodi di insegnamento applicati negli Stati membri perché abbiamo bisogno di lavoratori in grado di offrire buoni suggerimenti per migliorare il lavoro e modelli risolutivi per gestire nuovi compiti. Ciò significa che è necessario istruire la forza lavoro e offrire più formazione. Abbiamo inoltre il difficile compito di insegnare alle imprese come utilizzare al meglio il potenziale di innovazione dei dipendenti. L’innovazione promossa dai dipendenti non è positiva solo per l’impresa, è anche gratificante per i lavoratori e può contribuire a ridurre lo stress. Invito la Commissione a dialogare con le due parti del mondo delle imprese per discutere come favorire al meglio l’innovazione promossa dai dipendenti in Europa.

 
  
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  Marek Henryk Migalski (ECR).(PL) Signor Presidente, come è ovvio siamo tutti favorevoli all’innovazione, soprattutto in relazione al settore scientifico e industriale. Non lo dico solo in qualità di rappresentante politico, ma anche come ex insegnante universitario, era questo il mio lavoro prima di intraprendere la carriera politica. In realtà, come alcuni colleghi hanno già sottolineato, nella corsa all’innovazione non stiamo mantenendo il passo degli Stati Uniti e dei paesi del Medio Oriente. Per questo chiediamo che anche i paesi non appartenenti all’Unione siano coinvolti nella cooperazione per l’innovazione.

Mi compiaccio dell’adozione dell’emendamento da me presentato, incluso nel paragrafo 167, che propone che la cooperazione coinvolga i paesi del partenariato orientale, e auspico che il paragrafo 71 venga emendato seguendo lo stesso criterio. Quest’ultimo paragrafo contiene un riferimento ai paesi del Mediterraneo, che andrebbe però ampliato per includere tutti i paesi coinvolti nella Politica europea di vicinato.

 
  
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  Nikolaos Salavrakos (EFD).(EL) Signor Presidente, porgo le mie congratulazioni all’onorevole Merkies per l’eccellente relazione. È vero, abbiamo il compito di tradurre in pratica ciò che abbiamo già su carta: la strategia Europa 2020i numerosi impegni presi e le diverse relazioni sull’innovazione e l’occupazione giovanile. Secondo le statistiche generali, il tasso di disoccupazione giovanile in Europa è del 9,6 per cento e supera il 20,1 per cento per i giovani di età compresa tra i 19 e i 27 anni. Questi giovani sono disperati; il lavoro non è solo una fonte di reddito: occorre offrire a questi giovani l’opportunità di lavorare perché in questo modo li aiutiamo ad acquisire fiducia in se stessi.

Tutti i cittadini devono avere la possibilità di partecipare ai programmi sull’innovazione, sviluppando azioni innovative, e di cambiare il volto dell’Europa. Signora Commissario, nella comunicazione della Commissione si fa riferimento ai partenariati nel settore dell’innovazione. In che modo la Commissione intende promuovere una maggiore partecipazione delle regioni? Quali mezzi saranno impiegati e quali finanziamenti si offriranno?

 
  
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  Angelika Werthmann (NI).(DE) Signor Presidente, le grandi sfide per l’Unione dell’innovazione sono l’invecchiamento della popolazione e il mantenimento dei sistemi sanitari. Per garantire la stabilità e la sostenibilità dei sistemi, occorre esaminarli e discuterli tenendo conto del contesto più ampio: si riusciranno a trovare soluzioni efficaci solo considerando le interrelazioni tra i sistemi.

Nel 2050, il rapporto tra cittadini dell’Unione in età lavorativa e quelli di età superiore ai 65 anni diminuirà da 4:1 a 2:1 e, di conseguenza, aumenterà la spesa per le pensioni e la sanità. Limitando il campo solo alle normative sulle pensioni e all’incremento dei contributi da parte dei pazienti non raggiungeremo i nostri obiettivi.

Per elaborare soluzioni efficaci, occorre esaminare le carenze delle nostre politiche in materia di istruzione e mercato del lavoro. È essenziale investire nella formazione e cambiare il corso della politica di formazione per contrastare una situazione in cui un numero crescente di posti di lavoro nelle industrie altamente specializzate resta vacante, mentre lavoratori non qualificati, in numero equivalente, non trova lavoro.

Nel quadro della politica del mercato del lavoro, dovremo coordinare le nostre politiche per la famiglia e la parità, invece di considerarle contraddittorie.

 
  
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  Maria Da Graça Carvalho (PPE).(PT) Signor Presidente, signora Commissario, desidero anzitutto ringraziare la relatrice per l’eccellente lavoro svolto.

L’Europa ha bisogno di un modello economico sostenibile e competitivo per fare fronte alle grandi sfide sociali del presente e creare più posti di lavoro di maggiore qualità. L’iniziativa “l’Unione dell’innovazione” introduce una politica europea strategica in materia di innovazione, integrata e orientata alle imprese e agli individui. Il concetto di innovazione deve andare oltre l’ambito tecnologico: deve essere associato non solo ai prodotti, ma anche ai processi, ai servizi, ai movimenti, ai sistemi e alle strutture organizzative.

In particolare, l’innovazione sociale mira a individuare soluzioni nuove ed efficaci a bisogni sociali urgenti. Non va dimenticato che i giovani sono il motore dell’innovazione: occorre attuare politiche che favoriscano l’accesso dei giovani al mercato del lavoro ed è essenziale creare meccanismi di sostegno adeguati per le piccole e medie imprese.

Il successo della politica in materia di innovazione dipende da un sistema semplice, efficiente e poco burocratico per la scienza e l’istruzione superiore. Destinare finanziamenti adeguati a questi due settori è una condizione necessaria per lo sviluppo dell’innovazione.

Dato l’obiettivo di destinare il 3 per cento del prodotto interno lordo alla ricerca e allo sviluppo nel settore tecnologico, invito la Commissione a considerare la possibilità di istituire un sistema efficace a livello europeo per la gestione di questo obiettivo, alla luce di quanto sta accadendo nell’ambito della governance economica.

 
  
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  Catherine Trautmann (S&D).(FR) Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli colleghi, quando ci poniamo l’obiettivo di rafforzare la nostra capacità di innovazione e di investimento o il vantaggio competitivo rispetto agli Stati Uniti e la Cina, certamente parliamo di sviluppo economico, ma nello specifico parliamo anche di creazione di posti di lavoro. Per questo motivo, dobbiamo dotarci dei mezzi per consolidare l’innovazione.

Mi congratulo con l’onorevole Merkies per l’idea dello sportello unico, la strategia di finanziamento e il riconoscimento della necessaria assunzione di rischio da parte dei ricercatori. La relazione va nella direzione giusta e propone la creazione di un contesto favorevole alle piccole e medie imprese (PMI), che sono essenziali per il successo dell’Unione europea.

L’innovazione si traduce in attrattività e competitività dei territori e il coinvolgimento delle autorità regionali e locali è cruciale per fare stanziamenti, ridurre le disparità e potenziare il ruolo attivo dei cittadini. È attraverso l’applicazione diretta sul campo che la misura proposta in questa relazione apporterà un efficace contributo al raggiungimento degli obiettivi della strategia Europa 2020.

 
  
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  Edvard Kožušník (ECR). (CS) Signor Presidente, l’Europa e l’innovazione. Vorrei soffermarmi sull’argomento appena toccato dai colleghi, gli onorevoli Migalski e Tošenovský. Qual è essenzialmente la nostra posizione? Stati Uniti e Giappone sono davanti a noi, Brasile, India e Cina minacciano di superarci. Mi sembra che il programma dell’Unione dell’innovazione giunga all’ultimo momento utile. Molto probabilmente è la nostra ultima opportunità per agire nel settore dell’innovazione e impedire a questi paesi di raggiungerci. Come è stato già sottolineato, un eventuale fallimento potrebbe determinare conseguenze fatali per la nostra competitività, per la qualità della vita dei cittadini e, in ultima analisi, per tutti i valori che l’Europa incarna nel mondo.

Sono lieto che il Parlamento europeo abbia avviato specifiche misure legislative, come per esempio una maggiore cooperazione per l’introduzione di un brevetto europeo. Ritengo che anche il tema della normalizzazione assuma una grande importanza nell’applicazione pratica delle innovazioni anche nell’ambito delle piccole e medie imprese.

 
  
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  Zbigniew Ziobro (ECR).(PL) Signor Presidente, nel mio intervento di novembre qui a Strasburgo, ho messo in luce le significative differenze esistenti tra i vecchi e i nuovi Stati membri sul piano del sostegno finanziario al settore della ricerca e dello sviluppo. Nel lungo periodo, ciò condurrà a sostanziali squilibri nello sviluppo dei singoli Stati membri dell’Unione europea e al fenomeno denominato “fuga di cervelli” dalla stampa, che nella relazione viene erroneamente definito mobilità intellettuale. Per garantire uno sviluppo sostenibile in Europa – e vorrei rimarcare l’aggettivo “sostenibile” – l’Unione europea deve destinare maggiori finanziamenti allo sviluppo di progetti di ricerca e innovazione nei nuovi Stati membri, nel quadro dello sviluppo sostenibile.

È inoltre consigliabile incoraggiare i singoli governi a incrementare i fondi di bilancio destinati ogni anno alla ricerca e a stabilire una percentuale minima del bilancio per progetti di questo tipo. Un’altra questione primaria che dovremmo mettere maggiormente in luce è il finanziamento all’innovazione nel settore delle piccole e medie imprese.

 
  
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  Lambert van Nistelrooij (PPE).(NL) Signor Presidente, signora Commissario, la nostra più grande sfida è gestire le cose in maniera diversa – meno frammentaria e con meno attività parallele tra Stati membri ed Unione europea – nonché effettuare investimenti più mirati. Penso che imprese e cittadini osservino il nostro operato: la relazione e le proposte per l’Unione dell’innovazione generano aspettative. Noi stessi dovremmo aspettarci molto e vorrei sottolineare alcuni questioni che riguardano in particolare l’aspetto strumentale e l’Unione europea.

In primo luogo, dobbiamo garantire l’agevolazione dei finanziamenti e la disponibilità di maggiori sussidi e incentivi per i capitali di rischio. In secondo luogo, oggi disponiamo di fondi a gestione separata, come i fondi regionali, i fondi agricoli e così via. Dovremmo adottare un approccio orientato al finanziamento da più fondi. Potreste sostenere una proposta del genere nei prossimi regolamenti? In quali proposte potrebbe rientrare questo approccio?

Come ci è stato appena ricordato, gran parte degli investimenti in ricerca e sviluppo è destinata ai dodici “vecchi” Stati membri: occorre maggiore distribuzione e un riequilibrio. Come possiamo offrire sostegno alle imprese e ai cittadini dei “nuovi” Stati membri?

Vorrei infine aggiungere che saremmo lieti di affiancarvi in questo processo. Come si condurrà il dialogo? Stando alla vostra comunicazione, alla fine del 2011 si terrà un incontro per adottare ulteriori provvedimenti. Personalmente, ho già avuto occasione di confrontarmi con voi, anche durante una conversazione informale, durante i vertici sulla conoscenza per l’innovazione in quest’Assemblea. Come saranno organizzati d’ora in poi? Auspichiamo che i nostri contatti siano più frequenti, di fatto facciamo molto affidamento su questo. Attualmente la Commissione si occupa del coordinamento di svariate attività, come non accadeva in passato. Assieme all’onorevole Merkies, seguiremo il vostro operato.

 
  
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  Silvia-Adriana Ţicău (S&D).(RO) Signor Presidente, mi congratulo con l’onorevole Merkies per l’eccellente relazione. Affinché l’iniziativa “l’Unione dell’innovazione” contribuisca allo sviluppo sostenibile, occorre modernizzare il sistema d’istruzione, attuare una semplificazione e una convergenza delle normative di accesso ai fondi esistenti, elaborare previsioni sulle competenze richieste, incoraggiare i partenariati tra università e imprese e normalizzare e tutelare la proprietà intellettuale. Inoltre, l’accesso alla banda larga è un prerequisito essenziale per l’Unione dell’innovazione perché contribuisce ad accrescere il coinvolgimento dei cittadini.

Chiediamo più finanziamenti da destinare all’innovazione; ritengo però che, per coerenza con l’approccio seguito in altri casi, dobbiamo evitare di pregiudicare, con questa relazione, il futuro della Politica di coesione, della Politica agricola comune e del quadro finanziario pluriennale. Auspico che domani l’emendamento riceva l’appoggio della maggioranza.

In conclusione, chiediamo alla Commissione di tradurre la politica dell’Unione in materia di innovazione in un piano di azione con specifici obiettivi e risultati tangibili.

 
  
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  Francesco De Angelis (S&D). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi congratulo con la collega Merkies per l'ottimo lavoro. Ritengo che dobbiamo investire di più e con maggiore coraggio nell'innovazione, nella ricerca e nel sapere. L'innovazione non deve scomparire nella ricerca. Innovazione e ricerca non sono sovrapponibili e mi compiaccio che la relazione sottolinei questa distinzione strategica.

La relazione fissa alcuni importanti obiettivi: apre ai cittadini e ai lavoratori con l'innovazione sociale, introduce misure per facilitare l'accesso al credito e al finanziamento delle piccole e medie imprese e lega soprattutto, in un rapporto sempre più stretto e diretto, le imprese, i centri di ricerca e le nostre università.

Snellire e semplificare la vita delle piccole e medie imprese con lo sportello unico, puntare sui talenti, sulla creatività e sulle idee innovative sono una condizione essenziale per la crescita e lo sviluppo. Sulle politiche dell'innovazione ora l'Europa deve fare sul serio se vogliamo uscire dalla crisi e costruire un futuro migliore per i nostri giovani.

 
  
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  Ioan Enciu (S&D).(RO) Signor Presidente, attualmente la ricerca e l’innovazione sono prerogative degli Stati membri più sviluppati, un fattore pregiudizievole per l’intera Unione europea. È necessario tenerne debitamente conto e promuovere l’equilibrio delle potenziali capacità di innovazione in tutta l’Unione europea. È necessario aiutare i nuovi Stati membri a sviluppare le infrastrutture per la ricerca destinando loro risorse aggiuntive, come è stato promesso dal Commissario Quinn poco tempo addietro. Solo in questo modo potremo evitare che il divario esistente tra l’occidente e l’oriente dell’Unione europea in termini di ricerca e innovazione cresca ulteriormente e raggiungere il nostro obiettivo di creare una vera Unione dell’innovazione.

È stata avanzata l’idea di utilizzare i fondi strutturali o i fondi per l’agricoltura per finanziare l’innovazione e la ricerca. A mio parere, è una misura irrealizzabile e iniqua. Una soluzione realistica è la creazione di strumenti specifici da destinare esclusivamente alla ricerca e all’innovazione.

 
  
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  António Fernando Correia De Campos (S&D).(PT) Signor Presidente, signora Commissario, onorevole Merkies, questa strategia è molto importante per tutti i paesi europei, in particolare per quelli con economie non sufficientemente competitive, ed è essenziale per la nascita di piccole e medie imprese. Attualmente la creazione di posti di lavoro è più dinamica. La strategia per l’innovazione è essenziale per le università e i laboratori, la cui sopravvivenza dipende in parte dal rapporto con i settori produttivi. È essenziale per il sistema finanziario, che troverebbe nell’innovazione un nuovo mercato, a fronte del progressivo esaurimento del modello di produzione classico.

Oltre a essere tra i primi punti dell’agenda europea, l’innovazione è uno dei pilastri della strategia Europa 2020 e, in quanto tale, dovrà essere coadiuvata da nuovi strumenti finanziari per impedire che venga schiacciata dai vincoli di bilancio imposti dall’attuale congiuntura.

Desidero concludere porgendo le mie congratulazioni all’onorevole Merkies per il suo importante contributo per un’Europa più innovativa e dotata di un’economia basata maggiormente sulla conoscenza.

 
  
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  Zigmantas Balčytis (S&D).(LT) Signor Presidente, mi associo alle congratulazioni rivolte alla mia collega di gruppo per l’eccellente relazione presentata. L’Unione europea si trova a un difficile crocevia: da una parte, dobbiamo affrontare con urgenza i problemi causati dalla crisi, mentre dall’altra dobbiamo adottare tempestivamente delle misure per trovare una risposta adeguata e attuare gli impegni di lungo periodo che abbiamo assunto per contrastare problemi quali il cambiamento climatico, la sicurezza energetica, la sicurezza alimentare, l’invecchiamento della società e così via.

Nel contesto globale attuale, la politica in materia di innovazione determina un enorme impatto in tutti gli ambiti della vita e in futuro diventerà la colonna portante dello sviluppo economico, culturale e sociale dell’Unione europea. Finora è stata una politica frammentaria e più orientata alla ricerca accademica e scientifica che alla trasformazione di idee innovative in prodotti e servizi concreti che avrebbero stimolato la crescita e la creazione di posti di lavoro.

Sono favorevole all’approccio globale alla politica in materia di innovazione e ritengo che dovremmo stabilire insieme una politica strategica dell’Unione europea per l’innovazione integrata e mirata all’applicazione pratica.

 
  
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  Miroslav Mikolášik (PPE). (SK) Signor Presidente, l’innovazione è uno dei principali motori della competitività europea, senza il quale sarebbe impossibile conseguire gli obiettivi strategici fissati. Per esempio, c’è un urgente bisogno di innovazione nei settori della sanità pubblica e della protezione ambientale.

L’Unione e gli Stati membri devono fornire incentivi finanziari o fiscali a imprese e individui, per concentrarsi su ricerca e sviluppo di carattere scientifico e tecnico in settori meno redditizi ma che arrecano grandi benefici ai cittadini. A mio parere, i fondi di bilancio destinati alla ricerca sono ancora relativamente bassi: vorrei quindi sottolineare la necessità di strumenti di finanziamento destinati a questo settore nei futuri bilanci dell’Unione.

Un sostegno alla ricerca europea verrebbe anche dall’introduzione di un brevetto europeo unico che, oltre a proteggere la proprietà intellettuale degli innovatori, potrebbe snellire processi burocratici lunghi e costosi, evitando che le domande presentate da uno stesso soggetto debbano essere ripetute in tutti gli Stati membri.

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. ANGELILLI
Vicepresidente

 
  
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  Claudiu Ciprian Tănăsescu (S&D).(RO) Signora Presidente, il raggiungimento dell’obiettivo fissato dalla strategia Europa 2020 di incrementare gli investimenti in ricerca e sviluppo al 3 per cento del PIL potrebbe tradursi nella creazione di 3,7 milioni di posti di lavoro e un aumento del PIL annuo di 795 milioni di euro entro il 2025.

Affinché questo si concretizzi, avremo bisogno di 1 milione di nuovi ricercatori, in un momento in cui molti di loro sono attratti da paesi non europei che dispongono di meccanismi in grado di eliminare le strozzature che impediscono alle idee di raggiungere il mercato. La frammentazione dei sistemi di ricerca e dei mercati, l’uso insufficiente degli appalti pubblico per stimolare l’innovazione, la natura precaria dei finanziamenti e la lentezza del processo di normalizzazione sono problemi che affliggono ancora i paesi dell’Unione europea. Auspichiamo che vengano affrontati seriamente per fare del programma dell’Unione dell’innovazione uno dei successi della strategia Europa 2020. Solo così potremo conseguire una crescita sostenibile in Europa e fare fronte alle crescenti pressioni della globalizzazione.

 
  
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  Elena Băsescu (PPE).(RO) Signora Presidente, l’iniziativa “l’Unione dell’innovazione” promuove una politica strategica europea orientata alle imprese. Occorre dedicare particolare attenzione agli obiettivi fissati nella strategia Europa 2020. I criteri guida dell’innovazione devono essere l’interesse pubblico, il miglioramento della qualità della vita e la promozione del benessere sociale. Ciò significa che la globalizzazione e la ricerca sono fattori essenziali per la competitività e la crescita economica, assieme all’impegno attivo delle piccole e medie imprese e al coinvolgimento dei cittadini europei.

La Commissione dovrebbe concentrarsi sulle tecnologie che promuovono sistemi più intelligenti e sostenibili. Tutte le strategie correlate all’adattamento dell’Unione europea alle condizioni post-crisi devono essere mirate alla creazione di posti di lavoro sostenibili. A tal proposito, gli Stati membri sono chiamati a promuovere modelli economici stabili basati sulla creatività.

 
  
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  Vasilica Viorica Dăncilă (S&D).(RO) Signora Presidente, in un’Europa priva di confini e a fronte di un continuo processo di globalizzazione, l’innovazione può e deve rivestire un ruolo importante nel rafforzamento della coesione sociale migliorando la qualità dei servizi forniti a prescindere dal settore di appartenenza.

Migliorare i servizi implica anche migliorare la formazione professionale. Ritengo quindi opportuno avviare programmi di formazione specifici e mirati all’innovazione e allo stimolo della creatività, aspetti che possono essere coltivati, trasmessi e potenziati durante diverse fasi del processo di formazione. La Commissione europea ha il dovere di incoraggiare e sostenere gli Stati membri affinché includano, tra le componenti dei sistemi di istruzione nazionali, elementi come l’innovazione e la creatività e incoraggino una migliore cooperazione tra i sistemi di istruzione e il mondo delle imprese sviluppando nuovi curricola e programmi di dottorato anche a livello transfrontaliero.

 
  
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  Pat the Cope Gallagher (ALDE).(GA) Signora Presidente, la ringrazio per avermi concesso la possibilità di esprimermi su questo argomento.

(EN) Signora Presidente, è nostro dovere informare gli istituti di istruzione superiore, gli istituti di ricerca e le aziende del settore privato delle opportunità nell’ambito del settimo programma quadro per le attività di ricerca e sviluppo (FP7). È nostro dovere mettere costantemente in luce tutti i benefici che il più grande programma di ricerca finanziato con fondi pubblici al mondo può offrire alle piccole e medie imprese.

Il sostengo alla ricerca e all’innovazione è essenziale per le regioni periferiche dell’Unione, affinché possano rimanere competitive in un mondo sempre più globalizzato. In Irlanda, il settimo programma quadro sta contribuendo allo sviluppo della ricerca, che a sua volta crea nuovi posti di lavoro e amplia l’offerta di beni e servizi per i cittadini. Organizzazioni irlandesi operanti nel settore dell’agricoltura, dell’alimentazione, della pesca, della sanità, dell’energia, dei trasporti e della tecnologia dell’informazione e delle comunicazioni hanno già ottenuto finanziamenti per 270 milioni di euro.

In conclusione, desidero sottolineare la vitale importanza di queste iniziative, specie nella difficile congiuntura economica che attualmente investe l’Irlanda e l’Unione europea.

 
  
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  Ilda Figueiredo (GUE/NGL).(PT) Signora Presidente, durante una profonda crisi economica e sociale come quella che investe diversi Stati membri dell’Unione europea, una discussione sull’innovazione in tutti i settori della conoscenza e in tutti gli ambiti economici e sociali non può che essere accolta con favore. È però necessario che l’innovazione sia regolata da criteri quali la difesa dell’interesse pubblico, il miglioramento della qualità della vita, la promozione del benessere sociale e la tutela dell’ambiente e dell’equilibrio della natura.

In tale contesto, è essenziale non dimenticare la disoccupazione, che colpisce già circa un quarto dei giovani, molti dei quali con istruzione superiore, la crescente precarietà del lavoro, specie per le donne e i giovani, nonché l’aumento della povertà e dell’esclusione sociale.

È tempo di passare dalle parole ai fatti ed esigere le necessarie scelte politiche e di bilancio che riconoscano il vero valore degli individui e la loro capacità di innovazione, nel rispetto della dignità dei lavoratori.

 
  
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  Seán Kelly (PPE).(EN) Signora Presidente, secondo i risultati di un recente sondaggio condotto da GE, l’85 per cento delle persone più influenti pensa che l’innovazione sia la strada da seguire per la futura prosperità dell’Unione europea. Ma affermarlo è ben diverso dal trasformarlo in realtà: questa è la sfida che dobbiamo affrontare.

Ho avuto il privilegio di redigere la bozza di parere della commissione per la cultura e l’istruzione sull’Unione dell’innovazione, nella quale ho voluto mettere in luce alcune questioni. Una di queste è la necessità di evitare la duplicazione; lo spunto è nato da quanto affermato dalla signora Commissario durante l’audizione, quando ha sottolineato che 40 istituti diversi conducono ricerche su un particolare ceppo di salmonella, un chiaro esempio di mancanza di coordinamento e spreco di risorse. Occorre poi una cooperazione produttiva tra le varie parti interessate: un ottimo esempio è quello dell’Università di Santiago de Compostela, che segue l’intero processo di ricerca fino alla nascita di una nuova azienda. In terzo luogo, è imprescindibile sviluppare il brevetto europeo.

 
  
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  Máire Geoghegan-Quinn, membro della Commissione.(EN) Signora Presidente, voglio esprimere un ringraziamento ai parlamentari intervenuti. Ritengo che tutti i presenti in Aula siano concordi sulla necessità di migliorare le condizioni per l’innovazione.

In molti hanno parlato di lavoro: l’Unione dell’innovazione ruota proprio attorno al lavoro e all’obiettivo di portare nel mercato la ricerca di base, che nell’Unione europea tocca livelli di eccellenza, in modo da creare posti di lavoro nel nostro territorio.

Diversi parlamentari hanno menzionato il ruolo delle regioni. È un punto estremamente importante: dobbiamo sviluppare sinergie tra i finanziamenti per la ricerca e l’innovazione e i fondi strutturali, come l’onorevole Merkies sottolinea nella relazione. Tutte le regioni d’Europa devono mettere in evidenza i loro punti di forza. Tra circa due settimane mi recherò a Debrecen, in Ungheria, per partecipare alla conferenza “Week of innovative regions of Europe” (Settimana delle regioni innovative in Europa), che vedrà riunite tutte le regioni per discutere del concetto di specializzazione intelligente.

Alcune delle regioni meno avanzate non possono che trarre vantaggio dalla messa in rete e dal know-how favoriti dai programmi di ricerca e innovazione impiegando, come è ovvio, i fondi strutturali per costruire le infrastrutture per la ricerca di cui necessitano.

L’onorevole van Nistelrooij ha sollevato la questione della Convenzione dell’innovazione che, devo dire, è in fase ben avanzata. Nell’ambito della fase preparatoria, abbiamo invitato l’onorevole Reul, presidente della commissione per l’industria, la ricerca e l’energia, a illustrare il ruolo della commissione nell’ambito della Convenzione dell’innovazione. Chiaramente abbiamo invitato anche i rappresentanti dei governi degli Stati membri, gli esponenti del mondo delle imprese, le parti interessate, i decisori politici e così via.

È un aspetto di fondamentale importanza perché uno dei fattori essenziali per l’innovazione, a mio parere, è disporre di un “documento vivo”: in altre parole, avremo l’opportunità di incontrarci regolarmente in Parlamento, a livello internazionale, in occasione della Convenzione dell’innovazione, e con i capi di Stato e di governo per monitorare i progressi e, se necessario, stimolarne la rapidità. Si tratta di una questione vitale per il successo dell’iniziativa, per creare i posti di lavoro che desideriamo e conseguire i risultati auspicati.

 
  
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  Judith A. Merkies, relatore.(EN) Signora Presidente, voglio esprimere un ringraziamento ai colleghi e ai cittadini innovatori per i loro preziosi contributi. Il processo è stato molto inclusivo. Siamo in grande sintonia: puntiamo a dare slancio alla crescita economica e adottare un nuovo modello sociale sostenibile. Vogliamo stimolare le piccole e medie imprese e le imprese in fase di avviamento, aggiornare le nostre capacità con l’apprendimento permanente; vogliamo innovazione sociale, vogliamo che le risorse economiche siano di fatto investite in ricerca e sviluppo e non messe da parte.

Siamo consapevoli che ricerca non è sinonimo di innovazione; quest’ultima è un fenomeno a sé stante, sebbene talvolta possa essere conseguenza della ricerca. Entrambe sono importanti, ma l’innovazione necessita un stimolo in più. Per fare chiarezza sul tema dei finanziamenti derivanti dai fondi agricoli o dai fondi strutturali, vorrei sottolineare che non intendiamo sottrarre fondi alla Politica agricola comune o ai fondi strutturali per trasferirli ai fondi per l’innovazione, ma prestare attenzione alla dimensione orizzontale dell’innovazione. Occorre innovazione anche nell’agricoltura e nella politica regionale: ne abbiamo bisogno in ogni settore.

Qual è dunque il nostro prossimo obiettivo? Non fermiamoci a questa relazione, non lasciamo che tutto si concluda oggi. Andiamo avanti insieme agli Stati membri; adottiamo una nuova mentalità; investiamo risorse economiche e cambiamo politica. Cambiamo il nostro modello economico, procediamo verso un modello sostenibile e creiamo occupazione.

Come si afferma nella relazione, l’innovazione non è solo un prodotto, un processo o un servizio: è anche un movimento. Diventiamo innovatori, qui, oggi; diamo vita a un movimento, un movimento per l’innovazione.

 
  
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  Presidente. – La discussione è chiusa.

Dichiarazioni scritte (articolo 149 del regolamento)

 
  
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  Edit Herczog (S&D), per iscritto.(HU) L’innovazione è il successo nell’applicazione pratica di idee. Non dobbiamo permettere che l’Unione dell’innovazione resti solo un’idea entusiasmante, un obiettivo politico. La commissione per i bilanci sta lavorando per far rientrare l’iniziativa faro Europa 2020 nella strategia dell’Unione europea attraverso un quadro finanziario indipendente. L’Unione dell’innovazione può rivestire un ruolo importante per trasformare l’economia europea, flagellata dalla crisi, attraverso la creazione sostenibile di posti di lavoro. Se entro il 2020 si riuscirà a destinare il 3 per cento del PIL dell’UE alla ricerca e allo sviluppo, si potrebbero creare 3,7 milioni di nuovi posti di lavoro, con un aumento del PIL annuo di circa 800 milioni di euro fino al 2025.

Dobbiamo convincerci che la chiave e, al tempo stesso, l’unico strumento efficace per la ripresa economica dell’Unione europea è la ricerca e l’innovazione. È per questo che dobbiamo essere uniti nell’incoraggiare gli Stati membri a destinare l’1 per cento del prodotto interno lordo alla ricerca e allo sviluppo tecnologico. La propensione all’assunzione di rischi è un presupposto indispensabile per il successo dell’innovazione; questo però non significa che gli investimenti degli Stati membri siano rischiosi. Il rendimento è garantito.

Per preservare la competitività europea, è necessario un nuovo approccio basato su due principali fattori di stimolo: l’incremento del potenziale di innovazione e l’incoraggiamento ai cittadini europei a diventare imprenditori. Ecco perché abbiamo riesaminato lo “Small Business Act” per renderlo coerente con il “Single Market Act”, che evidenzia una certa sinergia con l’Unione dell’innovazione. Le nostre misure vanno armonizzate in modo da incrementarne l’efficienza.

 
  
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  Jarosław Kalinowski (PPE) , per iscritto.(PL) Innovazione, competitività, sviluppo sostenibile, creatività, efficienza: sono belle parole, molto in linea con le attuali tendenze politiche, economiche e del mercato del lavoro. Mi domando però se dietro queste parole ci siano misure concrete e progetti reali. Chiunque le senta, non potrà che reagire positivamente contribuendo a promuovere gli ideali che esse rappresentano e a incrementare il consenso. Non dimentichiamo però che questi slogan devono essere affiancati da misure pratiche; è necessario prendere le decisioni legislative adeguate e attuare leggi che contribuiscano al raggiungimento degli obiettivi citati, ovvero gli obiettivi della strategia Europa 2020. L’Europa e i suoi cittadini hanno un enorme potenziale ed è nostro compito creare le condizioni adeguate affinché venga sfruttato a pieno.

 
  
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  Joanna Senyszyn (S&D) , per iscritto.(PL) In qualità di membro della commissione per la cultura e l’istruzione, sono favorevole all’iniziativa “l’Unione dell’innovazione”. Desidero sottolineare il ruolo rivestito dall’istruzione, dalla formazione professionale e dalla ricerca sociale (nella lotta contro la povertà e l’esclusione sociale) nel quadro di questa iniziativa. È importante semplificare le procedure amministrative per presentare domande per i programmi dell’Unione europea nel settore della ricerca scientifica e dell’innovazione, per consentire una partecipazione più ampia da parte di imprese e istituti scientifici. La semplificazione delle procedure garantirebbe inoltre un impiego più efficiente ed efficace dei fondi pubblici nonché una riduzione del carico di lavoro amministrativo.

La politica in materia di innovazione deve andare di pari passo con la politica in materia di formazione professionale e mercato del lavoro. Nuovi prodotti e servizi contribuiscono all’aumento dei livelli di occupazione, oltre a favorire previsioni sulle future tendenze e le qualifiche richieste dal mercato del lavoro. Poiché le donne rappresentano solo il 30 per cento dei ricercatori europei e solo il 13 per cento dei direttori degli istituti di ricerca, vorrei sottolineare la necessità che l’iniziativa “l’Unione dell’innovazione” tenga conto di linee guida da applicare in futuro per conseguire un equilibrio della presenza maschile e femminile nelle discipline scientifiche. Chiedo inoltre che tali linee guide siano efficacemente applicate anche negli Stati membri.

 
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