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Procedura : 2011/2678(RSP)
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Testi presentati :

O-000092/2011 (B7-0305/2011)

Discussioni :

PV 11/05/2011 - 16
CRE 11/05/2011 - 16

Votazioni :

Testi approvati :


Resoconto integrale delle discussioni
Mercoledì 11 maggio 2011 - Strasburgo Edizione GU

16. Convenzione OIL completata da una raccomandazione sui lavoratori domestici (discussione)
Video degli interventi
Processo verbale
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  Presidente. – L'ordine del giorno reca la discussione sull'interrogazione orale alla Commissione sulla Convenzione OIL completata da una raccomandazione sui lavoratori domestici, di Pervenche Berès, a nome della commissione per l'occupazione e gli affari sociali (O-000092/2011 - B7-0305/2011).

 
  
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  Pervenche Berès, autore.(FR) Signora Presidente, signor Commissario, mi compiaccio che in vista della prossima Assemblea generale dell'Organizzazione internazionale del lavoro (OIL), possiamo discutere la gradita iniziativa dell'OIL che propone agli Stati membri appartenenti all'organizzazione una convenzione integrata da una raccomandazione sui lavoratori domestici.

Signor Commissario, a nome del Parlamento, desidero ringraziarla per aver acconsentito a moderare questa discussione in previsione della Conferenza in linea con la migliore prassi.

Come è noto, il lavoro domestico ufficialmente rappresenta tra il cinque e il nove per cento di tutti i posti di lavoro nell'Unione europea. Guardando agli obiettivi che ci siamo prefissati nell'ambito della strategia Europa 2020, è chiaro che c'è una corrispondenza tra quelli che abbiamo definito lavori a livello locale, ossia quelli grazie ai quali si offre assistenza ai cittadini più anziani e che consentono alle donne con figli piccoli di riprendere a lavorare, e le situazioni in cui si sviluppa il lavoro domestico.

Ritengo che, all'interno dell'Unione europea, sia essenziale appoggiare questa valida iniziativa dell'OIL viste le numerose tendenze, che già conosciamo, nello sviluppo delle nostre società. La domanda globale di servizi domestici continuerà ad aumentare, ma non possiamo da un lato valutare positivamente l'approvazione di un'agenda per un lavoro dignitoso dell'OIL, lasciando dall'altro un'intera sezione del mercato del lavoro senza regole e senza leggi a proteggerla.

L'Unione europea deve dare il buon esempio. Mi rendo conto che a volte siamo portati a pensare che le convenzioni dell'OIL forse non ci riguardino. Ma non è così: anche noi in questo caso dobbiamo essere un punto di riferimento. Nell'ambito del lavoro domestico, credo che l'OIL ci offra una grande opportunità per far luce sul funzionamento di alcuni ambiti del mercato del lavoro, dal momento che il lavoro domestico troppe volte è precario, sottovalutato e informale. Posso dirvi semplicemente che so che alcuni di voi hanno espresso preoccupazione in merito al riconoscimento e la regolarizzazione dei migranti illegali, ma sono anche preoccupata per la battaglia che dobbiamo combattere negli Stati membri contro il lavoro informale. Sappiamo quanto queste pratiche si siano purtroppo diffuse nell'ambito del lavoro domestico.

Confidiamo che in giugno, sulla base di negoziati tripartiti, la centesima sessione della Conferenza internazionale del lavoro dia il via alla Convenzione e alla raccomandazione. Riteniamo che siano fondamentali per trasformare in un rapporto legale quello che troppo spesso si rivela un rapporto di sfruttamento. Ci auspichiamo che il riconoscimento giuridico del lavoro domestico sia un obiettivo raggiungibile. Chi presta assistenza agli anziani e chi lavora con i bambini deve avere la libertà di associazione e periodi di riposo e non deve subire molestie o essere vittima dell'arbitrarietà.

Dobbiamo fare in modo che lo strumento che l'OIL ci propone ci consenta di definire, in quest'area, il concetto di lavoro dignitoso, sia esso legato alle ore di lavoro, alla questione del congedo retribuito o alla questione delle condizioni abitative.

Vorrei sapere qual è la posizione della Commissione europea nei confronti dei negoziati e della proposta di Convenzione e in base a quale mandato agirà a nome di tutti noi, in modo che un domani l'Unione europea possa dare il buon esempio nell'ambito del lavoro domestico e che anche noi possiamo dare espressione ai valori promossi dall'Unione europea.

 
  
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  László Andor, membro della Commissione.(EN) Signora Presidente, accolgo con favore il dibattito odierno relativo al nuovo strumento dell'OIL per i lavoratori domestici.

È un contributo importante al secondo turno di discussioni sui nuovi standard internazionali che saranno probabilmente approvati tra alcune settimane in occasione della centesima sessione della Conferenza internazionale sul lavoro.

Come sapete, la Commissione europea sostiene fermamente l’agenda dell'OIL per il lavoro dignitoso. La Commissione controlla da vicino, promuovendolo, il coordinamento tra gli Stati membri ed ha lavorato affinché una serie di importanti strumenti approvati nell'ultimo decennio venga rapidamente ratificata.

Sono molte le ragioni per sviluppare nuovi standard nell'ambito del lavoro domestico. Per esempio, dei molti lavoratori domestici nel mondo, una parte cospicua appartiene a gruppi vulnerabili. Inoltre le condizioni precarie e il fatto che spesso appartengano al settore informale sono altri aspetti alquanto rilevanti.

Nell'Unione europea l'occupazione in questo settore ha grandi probabilità di espandersi, visti il cambiamento demografico e la maggiore partecipazione femminile nel mercato del lavoro. Per questo è fondamentale migliorare il profilo professionale e l'immagine dei lavoratori domestici.

Consentitemi ora di guardare alle questioni pratiche che questa problematica fa emergere e di illustrare innanzi tutto il ruolo della Commissione nell'ambito dei negoziati OIL sulla nuova Convenzione e raccomandazione sul lavoro dignitoso.

Non dobbiamo dimenticare il contesto istituzionale. Il nuovo strumento sarà un accordo internazionale. La Commissione pertanto svolgerà il ruolo che le è stato assegnato dal trattato con particolare attenzione alle particolari caratteristiche dell'OIL, dove l'Unione europea ha solo il ruolo di osservatore, a differenza degli Stati membri che ne sono membri. Per questo motivo le convenzioni OIL non possono essere ratificate dalla sola Unione.

La Commissione ha seguito attivamente il dibattito e ha coordinato gli esperti degli Stati membri nel corso della prima serie di discussioni in seno all'OIL nel 2010. Ha analizzato gli strumenti che venivano definiti durante i negoziati dalla prospettiva del diritto dell'Unione europea . La Commissione era attenta in particolar modo ai punti della proposta di Convenzione che potessero avere ripercussioni sulla libertà di circolazione dei lavoratori.

Dal momento che la nuova convenzione dell'OIL riguarderà problematiche di competenza dell'Unione europea, gli Stati membri dovranno rispettare l'acquis comunitario.

Nel prossimo turno conclusivo di negoziati in giugno, la Commissione manterrà un ruolo attivo di coordinamento e mediazione lavorando insieme agli esperti degli Stati membri. Siamo in contatto con le parti sociali e una serie di ONG che si sono rivolte alla Commissione e si sono interfacciate con il relatore per parere del Comitato economico e sociale sulla professionalizzazione del lavoro domestico.

In secondo luogo, c'è la questione del ruolo della strategia Europa 2020 nel garantire la trasformazione dei lavori domestici precari in lavori dignitosi e sostenibili. Dobbiamo ricordarci le potenzialità del settore in termini di creazione di posti di lavoro e di conciliazione tra lavoro e responsabilità familiari e dunque il suo ruolo nel raggiungimento degli obiettivi della strategia occupazionale. Non dobbiamo però dimenticare la necessità di assicurare che i lavori domestici, da non considerarsi sistematicamente precari, sottovalutati o sottopagati, sono lavori dignitosi.

Per di più la lotta al lavoro non dichiarato, diffuso nel settore del lavoro domestico, è una parte integrante della strategia Europa 2020 come confermato dalla prima valutazione annuale. Le modalità per passare dal lavoro informale o non dichiarato a un lavoro regolare saranno indicate nei principi guida per creare posti di lavoro annunciati dalla Commissione nella comunicazione sull'iniziativa faro Europa 2020, "Un'agenda per nuove competenze e per l'occupazione". Proporremo questi principi guida il prossimo anno. Diversi Stati membri hanno valida esperienza nel ridurre il lavoro informale e precario, per esempio grazie alla formula dei buoni-servizio.

In terzo luogo, c'è la problematica di adeguare l'attuale quadro normativo in materia di sicurezza e salute durante il lavoro (direttiva 89/391/CEE) e di lotta alla discriminazione (direttiva 2000/78/CE).

Vale la pena segnalare che la definizione di lavoratore domestico nella proposta di Convenzione OIL è molto ampia, non comprende solo le persone che lavorano in case private, ma anche coloro che lavorano a domicilio o tramite uffici di collocamento.

Sebbene i collaboratori domestici siano esclusi dalla definizione di lavoratori contenuta nella direttiva quadro sulla sicurezza e la salute sul luogo di lavoro, il legislatore europeo sembra aver inteso il concetto di collaboratore domestico in senso stretto e in questo modo l'esclusione dall'ambito di applicazione dell'acquis europeo in materia di sicurezza e salute durante il lavoro non riguarda tutti i collaboratori domestici nell'ambito della Convenzione.

Infine, la legislazione comunitaria in materia di occupazione, sicurezza e salute indica i requisiti minimi e non impedisce ad alcuno Stato membro di introdurre misure più rigide a livello nazionale. Gli Stati membri, pertanto, sono liberi di includere i collaboratori domestici nella propria legislazione nazionale.

Per il momento la Commissione non prevede modifiche alla direttiva quadro sulla sicurezza e la salute sul luogo di lavoro. Ciononostante la Commissione ritiene che l'attuale iniziativa dell'OIL sia un'opportunità valida per riflettere sulla situazione dei lavoratori domestici in Europa.

Aggiungerei che la direttiva 2000/78/CE, che stabilisce un quadro generale per la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro, non esclude i lavoratori domestici e quindi non sono necessari emendamenti per la ratifica della Convenzione OIL. La Commissione ha pubblicato nel 2008 una relazione sull'applicazione della direttiva e continuerà a seguire da vicino il processo all'interno degli Stati membri.

Il quarto punto riguarda le modalità di informazione per i lavoratori domestici sui propri diritti e su come rafforzarli. Sebbene non tutti i lavoratori domestici siano poco qualificati e non tutti lavorino in condizioni precarie, rimangono comunque una categoria vulnerabile; la Commissione incoraggia gli Stati membri a garantire loro la giusta protezione migliorando i diritti dei lavoratori e facendoli rispettare.

La Commissione auspica che il problema del lavoro non dichiarato di cittadini extra Unione europea sia in parte affrontato dalla direttiva 2009/52/CE sulle sanzioni nei confronti dei datori di lavoro, che gli Stati membri devono recepire nel proprio ordinamento nazionale entro il 20 luglio di quest'anno. La direttiva contribuirà a porre fine allo sfruttamento dei cittadini di paesi terzi, soggiornanti illegalmente, da parte di datori di lavoro che li remunerano in modo inadeguato e impongono loro condizioni di lavoro insoddisfacenti.

Un passo avanti sarebbe l'accordo sulla proposta di direttiva per un permesso unico che attribuisca una serie di diritti comuni ai cittadini di paesi terzi che risiedono legalmente in uno Stato membro.

Permettetemi di affrontare il quinto e ultimo punto riguardante il ruolo della Commissione nel promuovere gli scambi di migliori prassi in materia di politiche sui lavoratori domestici. A questo proposito desidero citare un progetto privato che la Commissione sta attuando su richiesta di quest'Aula e che cerca di incoraggiare la conversione del lavoro precario in lavoro con diritti.

In seguito all’invito a presentare proposte pubblicato durante il progetto pilota nel 2010, la Commissione sta co-finanziando un progetto incentrato sulle conseguenze della crisi economica e finanziaria per i lavoratori precari domestici, migranti e giovani e sulle misure attuate dagli Stati membri per migliorarne i diritti. Il progetto promuove lo scambio di migliori prassi includendo in particolare la rappresentanza collettiva dei lavoratori precari. Un secondo invito a presentare proposte, che verrà pubblicato quest'anno, sarà maggiormente incentrato sull'azione per migliorare i diritti dei lavoratori più poveri, inclusi i lavoratori domestici.

Il progetto pilota comprenderà anche uno studio per meglio comprendere il lavoro precario in dodici Stati membri e per promuoverne la conversione in rapporti di lavoro con maggiori diritti sociali, guardando in particolare a ciò che gli Stati membri possono fare in termini pratici per incoraggiare tale trasformazione e identificare una base comune di diritti sociali. In Italia è stato recentemente condotto un caso di studio sulla situazione dei lavoratori domestici migranti in relazione a un progetto sul lavoro dignitoso e sui rapporti industriali co-finanziato dalla Commissione.

Infine, l'Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro e il Comitato degli Alti responsabili dell’Ispettorato del lavoro hanno chiesto informazioni a livello settoriale e campagne di sensibilizzazione sulla protezione della salute e della sicurezza dei lavoratori.

 
  
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  Csaba Őry, a nome del gruppo PPE.(HU) Signora Presidente, il Partito Popolare Europeo è molto soddisfatto della discussione odierna. Dobbiamo ringraziare l'onorevole Berès per averla avviata, permettendoci non solo di prendere parte all'iniziativa dell'OIL, ma anche di riflettere su quali misure prendere relativamente a un'intera categoria di lavoratori le cui condizioni sono spesso sconosciute e le poche notizie al riguardo tendono a essere scoraggianti.

Crediamo anche che la proposta di decisione, già pubblicata, meriti di essere appoggiata e apprezziamo in particolar modo quegli aspetti che ne sottolineano ed evidenziano l'obiettivo, ossia la creazione di condizioni di lavoro dignitose e la regolamentazione dell'occupazione in un campo che riguarda in particolar modo lavoratori migranti che, soprattutto in certi paesi, operano in condizioni assolutamente non regolamentate né controllate, che molto spesso assumono la forma di schiavitù moderna.

Abbiamo già parlato delle carenze nella legislazione in materia di diritto del lavoro in relazione ai contratti atipici. Naturalmente potrebbe rappresentare un passo successivo per garantire condizioni di lavoro minime e altri diritti occupazionali. Concordo con il Commissario quando afferma che dobbiamo innanzi tutto organizzarci internamente. Nell'accogliere con favore l'iniziativa dell'OIL, possiamo chiedere agli Stati membri dell'Unione europea di fare tutto il possibile nell'ambito delle normative sul lavoro per evidenziarne le carenze e colmarle in modo opportuno.

 
  
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  Alejandro Cercas, a nome del gruppo S&D.(ES) Signora Presidente, signor Commissario, la delegazione socialista si associa all'intervento dell'onorevole Berès, presidente della commissione per l'occupazione e gli affari sociali. Siamo molto compiaciuti per la posizione assunta ora dal Commissario riguardo all’iniziativa dell'Organizzazione internazionale del lavoro (OIL).

I delegati socialisti apprezzano moltissimo il lavoro che l'OIL ha fatto sin dall'inizio. Crediamo abbia dato un valido contributo alla storia dell'umanità e dell'Europa. Non c'è dubbio che l’iniziativa sul lavoro domestico sia molto importante perché sono molti a svolgere questo tipo di lavoro e riguarda molto da vicino le donne e gli immigrati.

Noi, i delegati socialisti, ci auguriamo che alla prossima riunione di giugno le proposte di Convenzione e raccomandazione vengano approvate e che il Parlamento, la Commissione e il Consiglio siano parti attive e non solamente attori passivi, in modo che l'Europa possa confrontarsi con le sue affermazioni e tener fede agli impegni presi.

Se riusciremo a fare questo, contribuiremo se non altro a estendere il programma per il lavoro dignitoso. Non solo aiuteremo il mondo e molte persone ma aiuteremo soprattutto noi stessi a comportarci in modo dignitoso e a rispettarci l'un l'altro come istituzione e come europei; faremo anche in modo che il nostro continente mantenga il suo modello sociale, obiettivo irraggiungibile se restiamo sulla nostra isola regolamentata e protetta in un mondo di miseria e senza protezione.

Forse, signor Commissario, è arrivato il momento anche per la Commissione, per il Consiglio e per tutti noi di riflettere sull'Europa perché nemmeno essa basta a risolvere tutto. In Europa persistono forme contrattuali precarie e lacunose che interessano gli immigrati e le donne nell'ambito del lavoro domestico.

Mi piacerebbe che, nell'ambito di questa discussione e di questo processo decisionale, potessimo prendere atto delle carenze da colmare nella legislazione dell'Unione europea e in molti Stati membri. Abbiamo problemi in merito alla sicurezza e alla salute di questi lavoratori. In molti paesi vi sono problemi relativamente alle forme giuridiche che regolano il lavoro. Dobbiamo inoltre contrastare gli abusi e la discriminazione nei confronti degli immigrati, gran parte dei quali lavora in famiglie europee.

Attualmente stiamo lavorando a molte iniziative, signor Commissario, sarebbe giunto il momento di aumentare il nostro impegno etico per aiutare l'OIL, per aiutare noi stessi e per svolgere degnamente un lavoro per il futuro dell'umanità.

 
  
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  Marian Harkin, a nome del gruppo ALDE.(EN) Signora Presidente, credo nell'importanza di questo dibattito in vista della prossima approvazione della Convenzione OIL sul lavoro domestico. Credo che tutti i presenti in Aula debbano complimentarsi con l'OIL per l'ottimo lavoro svolto.

Il lavoro domestico, per esempio nella forma dell'assistenza familiare, si svolge esclusivamente in abitazioni private. Tradizionalmente, all'interno dell'Unione europea, si trattava ovviamente di un lavoro svolto dalle donne, anche se ora la situazione sta cambiando. I migranti e le persone provenienti da comunità più marginali hanno maggiori probabilità di lavorare nell'ambito domestico. Il valore del lavoro domestico viene escluso dal calcolo del PIL e, per questo e altri motivi, è spesso invisibile e certamente sottovalutato. Questa situazione certamente mette i lavoratori domestici in una posizione precaria tanto che molto spesso si trovano a dipendere dalla buona volontà dei datori di lavoro. È una situazione semplicemente inaccettabile. Come affermiamo nella risoluzione, in questo modo i lavoratori domestici sono più esposti alla discriminazione nelle sue molteplici forme.

L'importanza della Convenzione OIL è il riconoscimento giuridico del lavoro domestico come forma di attività professionale. Ne consegue che i lavoratori domestici dovrebbero essere in una posizione più forte per esercitare i propri diritti. Credo sia importante che il lavoro domestico sia regolato dalle norme fondamentali sul lavoro, che comprendano naturalmente l'accesso alla previdenza sociale, alla tutela della salute e della sicurezza e la tutela della maternità, oltre a disposizioni concernenti le ore di lavoro e di riposo.

Siccome il lavoro domestico si svolge prevalentemente in abitazioni private, possono insorgere problematiche legate alla privacy. Dobbiamo pertanto trovare soluzioni innovative e attuabili per assicurare la salute e la sicurezza dei lavoratori domestici e, in generale, per garantire il pieno rispetto dei loro diritti. Una soluzione potrebbe essere l'impiego di contratti modello. Nel cantone di Ginevra ad esempio esiste un modello di contratto che viene compilato automaticamente da tutti i datori di lavoro e lavoratori e copre, tra le altre, questioni quali il salario minimo, gli assegni familiari e le ferie. Credo che contratti simili siano in uso anche in Belgio. Simili contratti offrono maggiori garanzie ai lavoratori domestici, facilitano i datori di lavoro ed eliminano le zone grigie e le ambiguità.

Desidero anche esprimere il mio appoggio agli emendamenti dei verdi che riguardano l'inserimento dei lavoratori alla pari e del lavoro sommerso e nei quali si propongono soluzioni pratiche per assicurare un nostro impegno attivo nel garantire l'accesso al libero mercato del lavoro ai lavoratori domestici.

Infine sostengo l'autrice della risoluzione, l'onorevole Berès, quando afferma che l'Unione europea deve dare l'esempio per migliorare le condizioni dei lavoratori domestici. Signor Commissario, mi sono piaciute le sue parole sulla sicurezza e la salute sul posto di lavoro e anche se non si prevede di estendere la direttiva, credo che le osservazioni che ha fatto permettano una certa flessibilità per garantire il miglioramento delle condizioni di sicurezza e salute per i lavoratori domestici.

 
  
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  Jean Lambert, a nome del gruppo Verts/ALE.(EN) Signora Presidente, anch'io desidero complimentarmi con l'onorevole Berès per aver preso l'iniziativa in merito all'interrogazione orale e alla risoluzione. Ringrazio anche il Commissario per la risposta data. Non capita spesso di ricevere da parte di un Commissario una risposta veramente mirata alle domande di un'interrogazione orale.

Il mio gruppo è molto favorevole alla proposta di Convenzione e di raccomandazione sui lavoratori domestici da parte dell'OIL. Sappiamo che almeno venti Stati membri dell'Unione europea si sono già espressi sulla proposta e vi hanno partecipato attivamente. Contiamo che questi paesi la ratifichino presto e la applichino in modo proficuo.

Si è parlato molto della particolare vulnerabilità di questo gruppo di lavoratori. Molto lavoro viene svolto privatamente e resta invisibile. Spesso gli stessi lavoratori sono isolati e l'accesso ai sindacati risulta molto complicato in una situazione del genere. Spesso, se si vive presso il datore di lavoro, ci si può considerare in servizio 24 ore su 24. In quest'Aula sappiamo che il lavoro su chiamata è una questione alquanto controversa e un aspetto che non apprezziamo particolarmente.

Come già detto, il lavoro domestico è generalmente sottovalutato o considerato un lavoro tipicamente femminile che "possono fare tutti" ma abbiamo anche sottolineato che in molti casi si tratta di un lavoro che richiede competenze specifiche, che prevede molto spesso cure infermieristiche oppure riguarda aspetti dello sviluppo infantile. I lavoratori domestici godono di frequente di piena fiducia da parte del datore di lavoro, ma se per alcuni di questi è un aspetto positivo, per molti – troppi – altri non lo è. Per esempio nel Regno Unito di recente è stata arrestata una persona accusata di traffico di lavoratori domestici. La giovane donna coinvolta aveva dedicato quattro anni della sua vita al datore di lavoro, che ha ricevuto una condanna a nove mesi di carcere. Dobbiamo pertanto valutare come individuare questa forma di traffico.

Le lavoratrici migranti sono senza dubbio molto vulnerabili. Per esempio, abbiamo assistito a casi di lavoratrici che entravano in un paese insieme a diplomatici e cui poi veniva tolto il passaporto. In questa situazione le persone non hanno di fatto libertà, non hanno accesso ad alcuna forma di assistenza e non conoscono i loro diritti.

Voglio sollevare una problematica riguardante l'articolo 17 della proposta di Convenzione che riguarda il ruolo delle agenzie. Credo che sia un aspetto da trattare a livello europeo perché sempre più spesso viene considerato l'anello debole in molte delle questioni che affrontiamo.

 
  
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  Thomas Händel, a nome del gruppo GUE/NGL.(DE) Signora Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, dalle sue dichiarazioni, Commissario Andor, mi sembra chiaro che la Commissione europea stia prendendo atto del problema, ma aggiungerei che lo sta trattando in maniera troppo limitata.

Non si tratta, come precedentemente sottolineato dall'onorevole Őry, di ignoranza sulla realtà dei lavoratori domestici in Europa, sappiamo esattamente quanto sia urgente definire norme in merito. Il lavoro domestico rappresenta tra il 5 e il 9 per cento dell'occupazione, lavoro con la peggiore remunerazione in Europa, con meno diritti e con il maggior numero di lavoratori illegali. Serve adottare con urgenza provvedimenti in merito e questo riguarda anche la Commissione europea. Non sarà la libera circolazione dei lavoratori a migliorare la situazione attuale e pertanto apprezziamo molto l'iniziativa contenuta nella Convenzione dell'Organizzazione internazionale del lavoro (OIL) che merita il nostro appoggio.

Vorrei commentare quattro punti. In primo luogo, le definizioni contenute nella Convenzione OIL sono incomplete. Se i lavoratori domestici non possono lavorare in questo settore su base occasionale, sporadica o senza riconoscimento professionale, allora esistono già opportunità per aggirare la legge. In secondo luogo, serve introdurre con urgenza contratti di lavoro obbligatori nel settore. In terzo luogo, non servono solo norme sensate e vincolanti per la retribuzione minima ma anche pari diritti occupazionali. In quarto luogo, questi lavoratori devono essere sottoposti per legge al versamento dei contributi previdenziali, soprattutto perché si tratta di un settore con salari minimi.

Mi compiaccio che l'onorevole Berès abbia promosso una campagna per l'introduzione di condizioni di lavoro standard, che reputo positiva. Dobbiamo fare in modo che in futuro siano banditi dalla società e non siano più tollerati lavori con un salario insufficiente per vivere.

 
  
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  Jaroslav Paška, a nome del gruppo EFD. (SK) Signora Presidente, stando a una relazione dell'Organizzazione internazionale del lavoro, il lavoro domestico rappresenta circa il cinque per cento dell’occupazione. È un mestiere invisibile che non si svolge nelle fabbriche, nei negozi o negli uffici, bensì nelle case private. Nel 90 per cento dei casi si tratta di donne che non lavorano in un'impresa collettiva, ma da sole nelle case. Lavorano non per produrre valore aggiunto ma per fornire assistenza o servizi simili ai compiti generalmente svolti dalle donne nelle proprie case a titolo gratuito.

Il lavoro è pertanto sottopagato e spesso non viene ritenuto una normale forma di occupazione ai sensi del diritto del lavoro, esponendo così i lavoratori a un trattamento non autorizzato e ingiusto. Spesso è una forma di lavoro sommerso e i lavoratori che provengono da zone rurali oppure dall'estero sono poco qualificati, non conoscono i propri diritti e diventano vulnerabili. Il lavoro non dichiarato priva i lavoratori della protezione sociale e priva la società dei contributi previdenziali. Se non vogliamo che resti sommerso, dobbiamo trasformare il lavoro domestico in una vera e propria professione e superare i soliti stereotipi che tendono a sminuire il valore queste occupazioni.

Dobbiamo pertanto professionalizzare questo lavoro ma per riuscirci dobbiamo introdurre nuove misure nei sistemi occupazionali dei singoli Stati membri, comprese norme specifiche in materia di tassazione, previdenza sociale, occupazione e diritti civili che considerino la natura specifica del settore. In generale la tendenza attuale a svolgere lavoro domestico non dichiarato è legata a motivi di carattere finanziario, in quanto il lavoro sommerso è più vantaggioso per entrambe le parti rispetto al lavoro ufficializzato che, oltre alle tasse e alle trattenute, affligge entrambe le parti con pesanti oneri burocratici.

Gli Stati membri dovrebbe pertanto attuare misure mirare alla rettifica o addirittura all'eliminazione dei vantaggi del lavoro non dichiarato, in modo che il lavoro domestico diventi una forma specifica di lavoro dignitoso.

 
  
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  Elisabeth Morin-Chartier (PPE).(FR) Signora Presidente, desidero prima di tutto ringraziare l'onorevole Berès, presidente della commissione per l'occupazione e gli affari sociali, per averci dato modo di condurre questo dibattito in vista della Conferenza dell'Organizzazione internazionale del lavoro (OIL) e il Commissario Andor, per aver acconsentito a moderare la discussione tra Parlamento e Commissione.

Molti hanno parlato di quanto sappiamo o ignoriamo del mondo del lavoro domestico, ma in pratica quando diciamo, con qualche esitazione, che i lavoratori domestici rappresentano tra il cinque e il nove per cento dell’occupazione, significa che non conosciamo questo mondo. Il rapporto in realtà è di 1 a 2. Per questo motivo chiedo che a livello europeo, grazie ai mezzi di cui disponiamo, si possa capire meglio il mondo del lavoro domestico così da poterlo tutelare in modo più efficace.

Il secondo punto che desidero affrontare riguarda il fatto che, avendo definito la strategia Europa 2020 e sapendo che, per questa strategia, i lavori meno qualificati saranno particolarmente a rischio, dobbiamo fare il possibile nel campo del lavoro domestico per assicurare a tutti i costi il riconoscimento della specializzazione.

L'onorevole Lambert ha appena affermato che buona parte del lavoro domestico richiede qualificazioni elevate e quindi lo dobbiamo riconoscere, sostenere, e promuovere le competenze necessarie.

Il terzo punto riguarda il fatto che l'Europa non può fondarsi su valori quali i diritti umani e i diritti sociali e sviluppare il relativo acquis europeo senza poi occuparsi anche della tutela dei salari, dell'orario di lavoro, della salute e della conoscenza delle esigenze del mercato domestico o senza fornire ai lavoratori domestici un certo numero di garanzie. Desidero però mettere in guardia sul fatto che queste misure non devono portare all'integrazione dei lavoratori che si trovano in una condizione di illegalità. Dobbiamo anche impedire che i valori che difendiamo vengano messi a repentaglio.

 
  
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  Edite Estrela (S&D).(PT) Signora Presidente, concordo pienamente con i precedenti interventi dei miei colleghi del gruppo dell'Alleanza Progressista di Socialisti e Democratici al Parlamento Europeo. Desidero complimentarmi con la presidente della commissione per l'occupazione e gli affari sociali, l'onorevole Berès, per aver promosso questa iniziativa che ci consente di discutere un argomento molto importante. Desidero anche ringraziarla per il suo interessamento, Commissario Andor, e per la sensibilità che ha mostrato.

Il lavoro domestico ha un ruolo importante a livello economico e sociale ma è scarsamente retribuito, di routine e sottovalutato dalla società. Si è già detto che il lavoro domestico viene svolto prevalentemente dalle donne, esposte a discriminazioni di ogni tipo. A proposito della discriminazione, desidero ricordare che nella mia relazione, che rivede la direttiva sul congedo di maternità, chiedo l'inserimento dei lavoratori domestici nel campo di applicazione della direttiva.

Attualmente i lavoratori domestici sono esclusi sia dalla direttiva sul congedo di maternità e da qualsiasi legge europea che garantisce il diritto alla tutela della maternità, sia dalla direttiva quadro in materia di sicurezza e salute. Bisogna rimediare a questa forma inaccettabile di discriminazione.

Accogliamo con favore la Convenzione dell'Organizzazione internazionale del lavoro che merita di essere sostenuta per dare dignità al lavoro domestico e garantire a queste donne gli stessi diritti di cui godono le altre.

 
  
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  Kyriacos Triantaphyllides (GUE/NGL).(EL) Signora Presidente, una serie di studi che gli Stati membri stanno conducendo mostra che i lavoratori domestici devono confrontarsi con vari problemi, compresi bassi salari, discriminazione, ingente carico di lavoro, comportamento indecoroso da parte dei datori di lavoro e persino molestie sessuali. La situazione è aggravata dal fatto che i lavoratori non sono trattati da dipendenti e pertanto non sono tutelati dalle convenzioni internazionali o dal diritto dell'Unione europea. Il termine "lavoratore domestico" deve pertanto essere modificato in tempi brevi in "impiegato domestico" e la questione dei contratti di lavoro e delle condizioni di impiego deve essere regolamentata con urgenza.

L'approvazione di una Convenzione OIL sui lavoratori domestici sarebbe un primo passo per colmare il vuoto esistente, tutelando i diritti legati a lavoro, aumenti di stipendio, adozione di criteri per i datori di lavoro e chiarendo anche che gli impiegati domestici non devono per forza vivere nella casa dove lavorano. Prendendo parte a questo programma, l'Unione europea, in cooperazione con gli Stati membri, dovrebbe cercare di adeguare la legislazione esistente, includendo gli impiegati domestici e, soprattutto, incoraggiando la cooperazione tra gli Stati membri e lo scambio di migliori prassi.

 
  
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  Thomas Mann (PPE).(DE) Signora Presidente, Commissario Andor, onorevoli colleghi, in Germania il lavoro domestico non è incluso nelle norme a tutela dell'occupazione, non è nemmeno contemplato nella direttiva quadro europea. La ragione è che lo Stato non è autorizzato a controllare il rispetto delle disposizioni all'interno delle residenze private e simili ostacoli esistono in altri Stati membri: 15 paesi non hanno inserito i lavoratori domestici nelle proprie leggi a tutela dell'occupazione.

Questi lavoratori meritano però una protezione speciale. Sono pertanto favorevole all'adozione della Convenzione dell'Organizzazione internazionale del lavoro (OIL) ma non credo che sarebbe ragionevole includerne ampie sezioni nel diritto dell'Unione europea, perché impediremmo ai parlamenti nazionali di decidere indipendentemente della ratifica di singole convenzioni OIL. Desidero comunque ringraziare i gruppi di lavoro dell'OIL per l'eccellente lavoro svolto.

Rimangono da risolvere alcuni problemi, per esempio le definizioni. L'articolo 1 non dovrebbe trattare solo il lavoro domestico ma anche le attività domestiche. L'articolo riguardante i periodi di riposo, inoltre, risulta problematico: tutti i lavoratori devono avere un giorno di riposo a settimana, che però non deve per forza essere usato nel corso della stessa settimana. Gli Stati membri devono concludere accordi individuali relativamente ai periodi perché è necessaria una certa flessibilità.

Non mi è affatto chiaro il divieto di pagamenti in natura direttamente legati al lavoro, come uniformi, attrezzi o dispositivi di protezione. Credo si intenda che non possano essere trattenuti dai salari. In altre parole abbiamo bisogno di un divieto di detrazione dei pagamenti in natura dai salari.

Una volta risolte queste incongruenze, credo che dovremmo sottoscrivere la Convenzione OIL sui lavoratori domestici. Un sentito ringraziamento, onorevole Berès, per l'iniziativa e un grazie a tutti coloro che hanno manifestato la volontà di compiere progressi per conto di quelle persone che, come tutti sappiamo, meritano di essere tutelate.

 
  
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  Elena Băsescu (PPE).(RO) Signora Presidente, accolgo con favore l'iniziativa di approvare un complemento alla Convenzione dell'Organizzazione internazionale del lavoro tramite la raccomandazione sui lavoratori domestici. Devo ricordare che rappresentano il nove per cento dei lavoratori ma non godono delle stesse garanzie sociali. Non dichiarare queste attività è dannoso sia per i lavoratori sia per lo Stato che non può tassarli. Credo che questa categoria sia particolarmente esposta a sfruttamento da parte dei datori di lavoro. In molti casi, i lavoratori domestici sono immigrati senza documenti, il che impedisce loro di rivolgersi alle autorità in caso di sfruttamento. Invito la Commissione ad approvare con la massima urgenza un pacchetto di misure per la loro tutela e informazione. È necessaria una stretta collaborazione tra le autorità nazionali e le istituzioni europee per migliorare le condizioni di lavoro di questa categoria.

 
  
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  Silvia-Adriana Ţicău (S&D).(RO) Signora Presidente, l'invecchiamento della popolazione comporta un aumento della domanda di servizi di assistenza domestica. A causa della crisi economica il tasso di disoccupazione ha raggiunto circa il 10 per cento, quello giovanile è arrivato a sfiorare il 20 per cento. In molti Stati membri i programmi di ripresa economica hanno comportato una riduzione dei bilanci in materia di sanità che ha quindi causato licenziamenti per esubero di personale nel settore.

Non dichiarare l'assistenza domestica o i servizi di pulizia priva questi lavoratori dell'opportunità di vivere dignitosamente e in particolare di percepire una pensione dignitosa. Dato che i lavoratori in questi settori sono prevalentemente donne che devono anche gestire la propria famiglia, occupandosi dei figli ma anche prestando assistenza ai parenti anziani, desidero chiedere alla Commissione se sono disponibili statistiche sui lavoratori domestici a livello dell'Unione europea e di ciascun Stato membro. Vorrei anche chiedere quali misure intende la Commissione adottare per garantire non solo la necessaria flessibilità ma anche il rispetto dei diritti di questi lavoratori.

 
  
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  Ilda Figueiredo (GUE/NGL).(PT) Signora Presidente, ritegno che la discussione in corso sia molto importante, al pari dell'iniziativa della presidente della commissione per l'occupazione e gli affari sociali sulla necessità di riconoscere il valore dei lavoratori domestici, in maggioranza donne che prestano assistenza domestica, servizi di pulizia e ristorazione e che generalmente sono vittime di gravi forme di sfruttamento e discriminazione, situazione ulteriormente aggravata nel caso di immigrati. Affrontare il problema è pertanto di massima importanza.

Credo anche che una nuova Convenzione e raccomandazione dell'Organizzazione internazionale del lavoro possano dare un contributo significativo e vadano pertanto approvate, se possibile, in occasione della centesima Conferenza internazionale sul lavoro. Non c'è alcun dubbio sull'importanza del ruolo della Commissione – del suo ruolo, signor Commissario – nell'incoraggiare gli Stati membri e nel dare maggiore attenzione all'esatto contenuto della Convenzione. Voglio però metterla alla prova chiedendole di prestare la massima attenzione al diritto comunitario per garantire la tutela del lavoro, della retribuzione, del congedo di maternità e di malattia, nonché i diritti di previdenza sociale per i lavoratori domestici, sia uomini che donne.

 
  
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  Elisabeth Schroedter (Verts/ALE).(DE) Signora Presidente, desidero richiamare ancora una volta l'intervento del Commissario Andor, che ha prudentemente chiesto se la Commissione europea ha poteri e responsabilità in quest'area. Credo che abbia responsabilità maggiori riguardo soprattutto la libertà di circolazione.

Penso subito ai lavoratori distaccati. Un esempio è Berlino, dove i sindacati hanno organizzato un centro di consulenza per i lavoratori distaccati. Il gruppo più numeroso che si rivolge al centro, non solo da Berlino ma da tutta la Germania, sono le infermiere che prestano assistenza domestica, a volte in condizioni lavorative terribili e fortemente precarie. L’assunzione di assistenti domestici è un modo per sottrarsi all'applicazione delle condizioni minime di lavoro. Alcune persone addirittura risultano (fittiziamente) registrate quali lavoratori indipendenti. Questo il motivo per il quale abbiamo presentato l'emendamento. La maggioranza di questi lavoratori proviene da altri Stati membri dell'Unione europea e da paesi terzi, il che mostra l'indubbia responsabilità della Commissione riguardo ai provvedimenti da prendere per introdurre standard minimi in quest'ambito.

 
  
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  László Andor, membro della Commissione.(EN) Signora Presidente, la discussione sottolinea la centralità dell'OIL nel mondo del lavoro, con il quale credo che dobbiamo continuare la nostra stretta collaborazione, in quanto il suo lavoro in questo campo, e non solo, è assolutamente applicabile al contesto europeo.

Il dibattito ha però anche mostrato che molte politiche occupazionali e sociali di cui ci stiamo occupando, sono applicabili ai lavoratori domestici, anche se questi ultimi sono considerati un gruppo a sé stante.

Professionalizzazione, salute e sicurezza, salari dignitosi e previdenza sociale, sviluppo di intese contrattuali – e potrei naturalmente continuare con l'elenco – sono tutti aspetti che devono essere trattati nell'ambito del lavoro domestico e l'Unione europea deve pertanto assumere un ruolo leader a livello globale.

Dobbiamo lavorare in stretta cooperazione con gli Stati membri, in quanto molte possibilità di azione si hanno proprio a livello nazionale; continuiamo inoltre con lo scambio di migliori prassi in quest'area.

Come ho affermato nel mio intervento iniziale, stiamo lavorando all'attuazione di un progetto pilota, su richiesta del Parlamento, per convertire il lavoro precario in lavoro dignitoso e sono già stati pubblicati due inviti a presentare proposte. Il secondo, pubblicato quest'anno, riguarda specificamente il rafforzamento dei diritti dei lavoratori più poveri; in programma c'è anche uno studio per avere un quadro più completo del fenomeno del lavoro precario.

Riguardo alla questione sulle normative in materia di sicurezza e salute e sulla loro applicabilità al lavoro domestico, la Commissione al momento non prevede di estendere la direttiva in materia di sicurezza e salute ma ora abbiamo l'opportunità di pensare a nuove disposizioni per i lavoratori domestici quali gruppo. È importante sottolineare che gli Stati membri possono naturalmente introdurre regole più severe a livello nazionale, per esempio inserendo i lavoratori domestici nella legislazione nazionale e andando oltre la soglia dei requisiti minimi.

 
  
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  Presidente. – Comunico di aver ricevuto una proposta di risoluzione a conclusione della discussione(1).

La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà giovedì 12 maggio alle 12.00.

 
  

(1) Cfr. Processo verbale.

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