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Resoconto integrale delle discussioni
Giovedì 12 maggio 2011 - StrasburgoEdizione GU
 ALLEGATO (Interrogazioni scritte)
INTERROGAZIONI AL CONSIGLIO (La Presidenza in carica del Consiglio dell’Unione europea è l’unica responsabile di queste risposte)
INTERROGAZIONI ALLA COMMISSIONE

INTERROGAZIONI AL CONSIGLIO (La Presidenza in carica del Consiglio dell’Unione europea è l’unica responsabile di queste risposte)
Interrogazione n. 1 dell’on. Higgins (H-000155/11)
 Oggetto: Rigetti in mare e riforma della PCP
 

“La presidenza ungherese presterà particolare attenzione alla riforma della PCP. La semplificazione della PCP avviata nel 2005, il Libro verde pubblicato dalla Commissione, le consultazioni iniziate nel 2009 e le proposte della Commissione di prossima pubblicazione sono tutte iniziative finalizzate a garantire la sostenibilità della pesca e dell’acquacoltura. Si prevede che la presidenza ungherese avvierà il dibattito politico su questa politica comune di grande rilevanza. Spetterà all’Ungheria perseguire la questione della proroga dei regolamenti temporanei dell’UE relativi alle misure tecniche orizzontali in materia di pesca.”

Ciò premesso, in che modo intende il Consiglio affrontare la questione dei rigetti nell’ambito della riforma della PCP?

 
  
 

La presente risposta, elaborata dalla Presidenza, che non è di per sé vincolante per il Consiglio o i suoi membri, non è stata fornita oralmente durante il Tempo delle interrogazioni al Consiglio della tornata di maggio 2011 del Parlamento europeo svoltasi a Strasburgo.

(EN) Il Consiglio ha già riconosciuto la fondamentale importanza di adoperarsi per l’eradicazione dei rigetti in mare. Nelle proprie conclusioni sulla comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo “Una politica per ridurre le catture accessorie ed eliminare i rigetti nella pesca europea”, adottate l’11 e 12 giugno 2007(1), il Consiglio ha condiviso l’esigenza di esaminare urgentemente i modi per eliminare progressivamente i rigetti e ha rilevato che tale approccio potrebbe avere molte implicazioni quali un “divieto di rigetto”, che disciplini quanto viene catturato piuttosto che quanto viene sbarcato, ed il passaggio a una gestione incentrata sui risultati. Il Consiglio, inoltre, a tale riguardo, ha invitato la Commissione, gli Stati membri e le parti interessate a potenziare le attività di ricerca nella concezione degli attrezzi, nei metodi e nelle pratiche di pesca.

Il Consiglio sta attendendo con interesse le proposte legislative della Commissione, previste per luglio 2011, nel quadro della riforma della Politica agricola comune (PAC). Il Consiglio è stato informato che, nel prossimo pacchetto di riforma della PAC(2), la Commissione è determinata a proporre un divieto dei rigetti. Il Consiglio coglierà sicuramente l’opportunità di effettuare un’analisi approfondita di tali questioni non appena le proposte saranno disponibili.

Nel frattempo, il Consiglio e gli Stati membri si stanno impegnando attivamente in un regolare scambio di opinioni sull’argomento.

 
 

(1) 11063/07 PECHE 213.
(2) Resoconto sommario della Commissione relativo agli atti della riunione di alto livello sull’eradicazione dei rigetti in mare, 4 marzo 2011, Ares 270302

 

Interrogazione n. 2 dell’on. Papanikolaou (H-000156/11)
 Oggetto: Iniziativa faro “Piattaforma europea contro la povertà”
 

Nel programma della Presidenza ungherese per il semestre corrente si afferma che nell’ambito dell’iniziativa faro “Piattaforma europea contro la povertà” il Consiglio annetterà particolare interesse al tema della povertà minorile. Considerato che dei 100 milioni di giovani di età fino a 18 anni, 20 milioni corrono il rischio di povertà e poiché la povertà è direttamente legata alla crisi economica, come pure all’abbandono scolastico, può il Consiglio dire:

se ritiene l’iniziativa faro in questione alla stregua di un meccanismo sufficiente a lottare contro la povertà minorile (si noti che durante lo scorso anno i tassi di povertà sono peggiorati o sono rimasti stabili nella maggior parte degli Stati membri);

se reputa che la persistente crisi economica negli Stati membri europei sia tale da pregiudicare gli obiettivi stabiliti dalla strategia “Europa 2020” in merito alla lotta contro la povertà e all’abbandono scolastico precoce?

 
  
 

La presente risposta, elaborata dalla Presidenza, che non è di per sé vincolante per il Consiglio o i suoi membri, non è stata fornita oralmente durante il Tempo delle interrogazioni al Consiglio della tornata di maggio 2011 del Parlamento europeo svoltasi a Strasburgo.

(EN) La dichiarazione del Consiglio su “l’Anno europeo della lotta alla povertà e all’esclusione sociale: lavorare insieme per combattere la povertà nel 2010 e oltre”, adottata il 6 dicembre 2010, ha indicato che la lotta alla povertà infantile dovrebbe essere una delle principali priorità dell’Unione europea e dei suoi Stati membri nel prossimo decennio e che il consolidamento finanziario e le politiche di bilancio dovrebbero tenere debito conto dell’esigenza di proteggere tutti i soggetti vulnerabili e prevenire l’esclusione sociale.

In tale contesto, come indica giustamente l’onorevole parlamentare, affrontare la povertà minorile e promuovere il benessere dei bambini è una delle massime priorità della Presidenza ungherese nel settore sociale.

La Presidenza presenterà al Consiglio un progetto di conclusioni tenendo conto della dichiarazione del trio di presidenza adottata al termine della conferenza “tabella di marcia per l’elaborazione di una raccomandazione sulla povertà infantile e il benessere dei minori”, svoltasi il 2 e 3 settembre 2010, in cui le presidenze spagnola, belga ed ungherese hanno presentato una serie di raccomandazioni per le azioni future.

La povertà infantile e il benessere dei minori costituiscono un fenomeno pluridimensionale ed è pertanto necessario un approccio globale che affronti contemporaneamente il problema dell’occupazione dei genitori, il sostegno al reddito e l’accesso ai servizi sociali, compresi i servizi di custodia dei bambini e di assistenza sanitaria e l’istruzione. Tale approccio globale dovrebbe comportare l’impiego di adeguate risorse umane e finanziarie ed essere conforme ai trattati, alla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea e alla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo.

È perciò importante che gli Stati membri mettano adeguatamente in luce nelle politiche nazionali gli aspetti relativi alla povertà infantile e li considerino nella stesura dei programmi nazionali di riforma, sostenendoli con obiettivi e risorse adeguati nonché con il monitoraggio e la valutazione.

Contrastare la povertà infantile e promuovere il benessere dei minori dovrebbe essere una delle massime priorità nell’ambito della strategia comunitaria Europa 2020, che prevede l’obiettivo fondamentale di promuovere l’inclusione sociale, in particolare attraverso la riduzione della povertà. A tale proposito, vale la pena di ricordare che, il 7 marzo 2011, il Consiglio ha accolto con favore la comunicazione sull’iniziativa faro della Commissione “Piattaforma europea contro la povertà e l’esclusione sociale”, che propone un approccio integrato e innovativo inteso a costituire la base di un impegno comune da parte degli Stati membri a livello nazionale, regionale e locale, nonché delle istituzioni dell’Unione europea e dei principali soggetti interessati (le parti sociali e le organizzazioni non governative) nell’ambito degli sforzi profusi per combattere la povertà e l’esclusione sociale.

 

Interrogazione n. 3 dell’on. Harkin (H-000160/11)
 Oggetto: Pacchetto relativo alla governance economica
 

Dato che una delle priorità del Consiglio è quella di porre in evidenza il ruolo del dialogo sociale, ritiene che siano stati realizzati progressi sufficienti in merito alla questione nel contesto del pacchetto relativo alla governance economica?

 
  
 

La presente risposta, elaborata dalla Presidenza, che non è di per sé vincolante per il Consiglio o i suoi membri, non è stata fornita oralmente durante il Tempo delle interrogazioni al Consiglio della tornata di maggio 2011 del Parlamento europeo svoltasi a Strasburgo.

(EN) Alla luce delle tematiche oggetto di alcune proposte del pacchetto sulla governance economica, e in particolare della proposta sulla prevenzione e la correzione degli squilibri macroeconomici(1), della proposta relativa all’effettiva applicazione della sorveglianza di bilancio nell’area dell’euro(2), e della proposta di Regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sulle misure esecutive per la correzione degli squilibri macroeconomici eccessivi nell’area dell’euro(3), la Commissione ha suggerito di consultare, facoltativamente, il Comitato economico e sociale europeo.

Il Consiglio ha consultato il Comitato il 6 dicembre 2010 e quest’ultimo ha espresso il proprio parere nella seduta plenaria del 4 e 5 maggio 2011.

In tale parere, il Comitato ha indicato, in particolare, che un dialogo politico e sociale maturo e completo permette di far fronte alle sfide economiche e sociali, in particolar modo a quelle a lungo termine, come la riforma delle pensioni e le spese sanitarie. Secondo il Comitato, affinché i governi possano raggiungere obiettivi come la sostenibilità fiscale e un equilibrio macroeconomico, ci dev’essere un elevato grado di partecipazione e collaborazione sociali, consenso politico incluso(4).

È bene ricordare che il 24 e 25 marzo 2011, in occasione del Consiglio europeo, i capi di Stato e di governo della zona euro hanno convenuto che un maggiore coordinamento tra le politiche economiche degli Stati membri della zona euro e di qualunque altro paese che desiderasse prender parte a sua volta alla lotta contro l’aumento delle spese dovrebbe essere intrapreso nel rispetto delle tradizioni nazionali di dialogo sociale e di rapporti con il mondo dell’industria. Gli Stati membri sono quindi responsabili della determinazione delle proprie azioni politiche specifiche, nel rispetto delle proprie tradizioni nazionali di dialogo sociale e di rapporti con il mondo dell’industria.

Oltre al pieno rispetto degli accordi nazionali in materia di dialogo sociale, ciascuna Presidenza del Consiglio stabilisce un incontro delle parti sociali nell’ambito del dialogo macroeconomico. Esso avviene ai margini della riunione del Consiglio “Economia e finanza” e garantisce un dibattito regolare tra i rappresentanti delle parti sociali, a livello comunitario, sulle principali priorità della politica economica europea.

 
 

(1) GU C 121, del 11.4.2011, pag. 26
(2) GU C 121 del 11.4.2011, pag. 25
(3) GU C 121 del 11.4.2011, pag. 26
(4) V. parere ECO/285, adottato dal Comitato economico e sociale europeo riunito in seduta plenaria il 5 maggio 2011

 

Interrogazione n. 4 dell’on. Zigmantas Balčytis (H-000163/11)
 Oggetto: Istituzione di un fondo di stabilità finanziaria permanente
 

I ministri delle Finanze dei paesi dell’Eurogruppo hanno convenuto di istituire un fondo di stabilità finanziaria permanente per l’area dell’euro, per un valore di 700 miliardi di euro, e definire un meccanismo di stabilizzazione, tramite cui realizzare la governance economica dell’area dell’euro. Esso dovrebbe contribuire a rafforzare la coesione e la competitività economica, nonché a stabilizzare il sistema finanziario nei paesi dell’area dell’euro.

Tutti gli Stati membri dell’UE al momento della loro adesione hanno aperto il loro mercato interno e si sono impegnati ad aderire all’area dell’euro conformandosi ai criteri stabiliti (e astenendosi da provvedimenti volti a creare un’adesione fittizia). La crisi ha danneggiato in primo luogo gli Stati membri dell’UE meno sviluppati economicamente, tuttavia, le decisioni prese ne bloccheranno l’accesso agli aiuti finanziari e ne impediranno un rapido recupero economico in futuro.

Non ritiene il Consiglio che con queste decisioni si formi un gruppo di Stati privilegiati, mentre si rende difficile il recupero economico e finanziario degli Stati non appartenenti all’area dell’euro? Non ritiene il Consiglio che l’UE debba applicare il coordinamento delle economie, la stabilizzazione dei sistemi finanziari e l’attuazione delle necessarie misure in materia a tutti gli Stati membri e non solo agli Stati appartenenti all’area dell’euro?

 
  
 

La presente risposta, elaborata dalla Presidenza, che non è di per sé vincolante per il Consiglio o i suoi membri, non è stata fornita oralmente durante il Tempo delle interrogazioni al Consiglio della tornata di maggio 2011 del Parlamento europeo svoltasi a Strasburgo.

(EN) La responsabilità principale per le politiche economiche ricade sugli Stati membri. L’Unione europea le monitora e le coordina, soprattutto nel contesto del Patto di stabilità e crescita e degli indirizzi di massima per le politiche economiche.

Il nuovo pacchetto sulla governance economica, su cui il Consiglio auspica di poter raggiungere un accordo con il Parlamento europeo entro giugno, stabilirà un quadro per una sorveglianza ed un coordinamento più efficaci delle politiche macroeconomiche e di bilancio di tutti gli Stati membri. Il semestre europeo, introdotto quest’anno, allineerà il calendario per la presentazione dei programmi di stabilità e convergenza e quello dei programmi nazionali di riforma per assicurare coerenza a tutti i livelli (disciplina di bilancio, stabilità e crescita macroeconomiche), pur mantenendo le procedure individuali formalmente separate. Grazie a questo processo, il coordinamento delle politiche di bilancio verrà effettuato per mezzo di un meccanismo ex ante, invece di quello ex post attualmente in vigore.

Tutti questi elementi dovrebbero contribuire a salvaguardare la stabilità nella zona euro e nell’Unione europea nel suo insieme. Qualora non dovessero dimostrarsi sufficienti per raggiungere tale obiettivo, su richiesta di uno Stato membro della zona euro che dovesse conoscere gravi squilibri di bilancio e a seguito della decisione del Consiglio dei governatori, il meccanismo europeo di stabilità sarà in grado di fornire assistenza allo Stato membro interessato.

Qualora Stati membri non appartenenti all’area dell’euro dovessero conoscere particolari difficoltà che necessitano di assistenza esterna, il Consiglio ha stabilito un quadro, nell’ambito del regolamento (CE) n. 332/2002 del Consiglio, del 18 febbraio 2002, che istituisce un meccanismo di sostegno finanziario a medio termine delle bilance dei pagamenti degli Stati membri(1).

Ai sensi del regolamento, il Consiglio può adottare una decisione per fornire sostegno finanziario a paesi non appartenenti all’area dell’euro, qualora questi si trovino in difficoltà o siano gravemente minacciati da problematiche relative alle proprie bilance dei pagamenti, ai sensi dell’articolo 143, paragrafo 1, del trattato sul funzionamento dell’Unione europea. Dall’inizio della crisi economica e finanziaria mondiale, sono tre gli Stati membri che hanno ricevuto questo genere di assistenza: l’Ungheria, la Lettonia e la Romania.

 
 

(1) GU L 53 del 23.2.2002, pag. 1

 

Interrogazione n. 5 dell’on. Blinkevičiūtė (H-000165/11)
 Oggetto: Attuazione dell’iniziativa faro “Un’agenda per nuove competenze e nuovi posti di lavoro”
 

Il 23 novembre 2010 la Commissione ha varato l’iniziativa faro “Un’agenda per nuove competenze e nuovi posti di lavoro” volta a modernizzare i mercati del lavoro e a permettere lo sviluppo delle competenze lungo tutto l’arco della vita al fine di migliorare la partecipazione al mercato del lavoro e di garantire una maggiore corrispondenza tra la domanda e l’offerta di manodopera. Si tratta di un’iniziativa che dovrebbe essere attuata sia a livello nazionale che di Unione europea.

L’Ungheria, che attualmente esercita la presidenza semestrale dell’Unione europea, si è impegnata nel suo programma a riservare particolare attenzione alla citata agenda per nuove competenze e nuovi posti di lavoro. Quali sono quindi le misure concrete adottate dal Consiglio per dare attuazione all’iniziativa in oggetto?

 
  
 

La presente risposta, elaborata dalla Presidenza, che non è di per sé vincolante per il Consiglio o i suoi membri, non è stata fornita oralmente durante il Tempo delle interrogazioni al Consiglio della tornata di maggio 2011 del Parlamento europeo svoltasi a Strasburgo.

(EN) Durante la Presidenza ungherese, i lavori relativi all’iniziativa faro “Un’agenda per nuove competenze e nuovi posti di lavoro” sono proseguiti sia nel settore dell’occupazione sia in quello dell’istruzione/formazione.

In occasione dell’incontro informale dei ministri per l’Occupazione, organizzato il 17 e 18 gennaio, uno degli argomenti di discussione è stato proprio l’agenda in questione, relativamente all’occupazione e all’integrazione dei giovani nel mercato del lavoro, allo sviluppo di una crescita economica favorevole all’occupazione e alla creazione di maggiori e migliori posti di lavoro.

All’apertura del vertice sociale tripartito, che si è svolto il 10 e 11 marzo 2011 e che ha visto riunirsi Stati membri, parti sociali e istituzioni dell’Unione europea, la Presidenza ha sottolineato l’importanza dei partenariati nell’attuazione dell’iniziativa faro.

Negli altri eventi organizzati, la Presidenza ha sottolineato i legami dell’iniziativa faro con l’occupazione giovanile. Durante la conferenza progettata dalla Presidenza il 4 e 5 aprile a Budapest, è stata sottolineata l’importanza dell’anticipazione delle competenze e dell’adattamento dei sistemi di istruzione e formazione alle necessità del mercato del lavoro. Il comitato per l’occupazione ha fornito un sostanzioso contributo a tale conferenza indicando quali azioni si rendono necessarie, a livello sia nazionale che comunitario. Nel mese di giugno, il Consiglio “Occupazione, politica sociale, salute e consumatori” dovrebbe discutere le proprie conclusioni in materia di occupazione giovanile, incluse alcune considerazioni su come attuare maggiormente l’iniziativa faro “Un’agenda per nuove competenze e nuovi posti di lavoro”.

Nonostante l’iniziativa faro con le maggiori implicazioni per l’istruzione e la formazione nell’ambito della strategia Europa 2020 sia “Youth on the Move” (gioventù in movimento), questi settori rivestono una certa importanza anche in seno all’agenda per nuove competenze e per l’occupazione, soprattutto per quanto attiene allo sviluppo di competenze volte a mettere i giovani al passo con le necessità del mercato del lavoro in cambiamento e a promuovere una più stretta cooperazione tra il mondo dell’istruzione e quello del lavoro. Tale importanza è stata pienamente riconosciuta nella discussione politica sul ruolo dell’istruzione e della formazione in seno alla strategia Europa 2020, organizzata il 14 febbraio dalla Presidenza ungherese in occasione della riunione del Consiglio “Istruzione, gioventù, cultura e sport”.

Durante la discussione, nonché nelle conclusioni del Consiglio adottate successivamente(1), è stato evidenziato il contributo fondamentale che un’istruzione moderna e di qualità può apportare per garantire all’Unione europea una prosperità a lungo termine. E’ stato raggiunto un ampio consenso sulla necessità di aggiornare le competenze per incentivare l’occupabilità e sul fatto che, per ottenere questo risultato, siano necessari ulteriori progressi per migliorare l’individuazione delle necessità formative, aumentare l’importanza che istruzione e formazione rivestono nel mercato del lavoro, favorire l’accesso dei singoli a opportunità e indicazioni in materia di formazione (soprattutto per i numerosi giovani che al momento faticano a entrare nel mondo del lavoro a causa della crisi economica) e garantire transizioni morbide tra i mondi dell’istruzione, della formazione e dell’occupazione. Gli Stati membri hanno riconosciuto, altresì, la necessità di rendere la formazione professionale e l’istruzione degli adulti più interessante e hanno accolto con favore la transizione verso sistemi di apprendimento basati sui risultati e una maggiore valutazione delle competenze acquisite in contesti non formali e informali.

Un’altra iniziativa predisposta dalla Presidenza ungherese a sostegno di questi obiettivi è l’adozione, da parte del Consiglio “Istruzione, gioventù, cultura e sport” di maggio, di una raccomandazione del Consiglio sulle politiche di riduzione dell’abbandono scolastico(2), che dovrebbe evidenziare, fra l’altro, l’importanza di rafforzare i percorsi di formazione professionale di qualità e di aumentarne l’attrattiva, nonché di rafforzare il legame esistente tra istruzione e occupazione, in modo da aumentare i benefici di un’istruzione completa per la futura occupabilità.

 
 

(1) GU C 70 del 4.3.2011, pag.1.
(2) Proposta della Commissione COM (2011) 19 def., 5242/11.

 

Interrogazione n. 6 dell’on. Chountis (H-000167/11)
 Oggetto: Ondata di immigrazione dalla Libia
 

La crisi sanitaria in Libia dovrebbe raggiungere il culmine con l’inizio delle incursioni aeree seguite alla risoluzione 1973 (2011) del Consiglio di Sicurezza dell’ONU. La situazione che regna in Libia provocherà nuove ondate immigratorie a destinazione questa volta dell’Europa.

Stante che le condizioni di accoglienza degli immigrati e dei richiedenti asilo nell’Europa meridionale sono già connotate come “crisi umanitarie” e che una nuova ondata di profughi non potrà essere affrontata in buone condizioni non essendovi la possibilità e la capacità di far fronte a qualcosa di simile, può il Consiglio riferire quali provvedimenti ha preso per ripartire equilibratamente la nuova ondata migratoria tra gli Stati membri dell’UE e se saranno rispettati i diritti dei profughi e degli immigrati?

 
  
 

La presente risposta, elaborata dalla Presidenza, che non è di per sé vincolante per il Consiglio o i suoi membri, non è stata fornita oralmente durante il Tempo delle interrogazioni al Consiglio della tornata di maggio 2011 del Parlamento europeo svoltasi a Strasburgo.

(EN) Il Consiglio europeo ha affrontato la questione degli sviluppi in Libia e nei paesi limitrofi meridionali – incluse le conseguenze sull’immigrazione – sia in occasione della riunione straordinaria dell’11 marzo 2011(1)che durante la riunione ordinaria del 24 e 25 marzo 2011(2).

Nella dichiarazione dell’11 marzo 2011, il Consiglio europeo ha sottolineato che gli Stati membri più direttamente interessati dai movimenti migratori necessitano di fattiva solidarietà e che l’Unione europea e gli Stati membri sono pronti a fornire il sostegno necessario secondo l’evolvere della situazione. Esso ha richiesto altresì agli Stati membri di fornire a Frontex ulteriori risorse umane e tecniche in funzione delle esigenze. Ha ricordato la necessità di promuovere un approccio completo alla migrazione, coerente con l’approccio globale dell’Unione europea. Inoltre, nelle conclusioni adottate il 24 e 25 marzo 2011, il Consiglio europeo ha sottolineato nuovamente che l’Unione europea e gli Stati membri sono pronti a dimostrare concreta solidarietà agli Stati membri esposti più direttamente ai flussi migratori e a fornire il necessario sostegno a seconda dell’evolversi della situazione.

Il Consiglio ha riesaminato altresì la situazione in Nord Africa, incluse, soprattutto, le pressioni migratorie che interessano alcuni Stati membri(3). Il Consiglio ha tenuto un’ampia discussione su tale situazione in occasione della riunione dell’11 aprile 2011 e ha adottato delle conclusioni relative alla gestione della migrazione dai paesi del vicinato meridionale(4), in cui ha ribadito la necessità di dimostrare solidarietà concreta e autentica agli Stati membri esposti più direttamente ai flussi migratori e ha chiesto all’Unione europea e agli Stati membri di continuare a fornire il necessario sostegno a seconda dell’evolversi della situazione, assistendo ad esempio le autorità locali degli Stati membri più colpiti nell’affrontare le ripercussioni immediate dei flussi migratori sull’economia e sulle infrastrutture locali. Il Consiglio ha sottolineato altresì l’importanza di offrire soluzioni durature di protezione alle persone che hanno bisogno di protezione internazionale e che si trovano nei paesi del vicinato meridionale.

Il Consiglio terrà la situazione sotto esame. È bene ricordare, inoltre, che il Consiglio europeo affronterà la situazione relativa ai paesi limitrofi meridionali anche nella prossima riunione di giugno 2011.

 
 

(1) EUCO 7/11 CO EUR 5 CONCL 2.
(2) EUCO 10/11 CO EUR 6 CONCL 3.
(3) 8741/1/11 REV 1, 7781/11.
(4) 8909/1/11 ASIM 36 COMIX 226.

 

Interrogazione n. 7 dell’on. Posselt (H-000168/11)
 Oggetto: Politica estera dell’energia
 

Come valuta il Consiglio la situazione attuale degli sforzi attinenti a una politica estera dell’Unione europea nel settore dell’energia, in particolare per quanto concerne una maggiore indipendenza dalle forniture russe e la diversificazione delle fonti di approvvigionamento e degli itinerari di trasporto?

 
  
 

La presente risposta, elaborata dalla Presidenza, che non è di per sé vincolante per il Consiglio o i suoi membri, non è stata fornita oralmente durante il Tempo delle interrogazioni al Consiglio della tornata di maggio 2011 del Parlamento europeo svoltasi a Strasburgo.

(EN) Nelle conclusioni del 28 febbraio 2011, il Consiglio ha sottolineato l’importanza di una strategia energetica globale, alla luce delle comunicazioni della Commissione “Energia 2020. Una strategia per un’energia competitiva, sostenibile e sicura”(1)e “Priorità per le infrastrutture energetiche per il 2020 e oltre”(2). In particolare, il Consiglio ha sottolineato che la strategia Energia 2020, nel suo insieme, dovrebbe contribuire a garantire una posizione forte e coerente dell’Unione europea nella cooperazione esterna in materia di energia.

Per migliorare la trasparenza, la coesione, la coerenza e la credibilità dell’azione esterna in materia di energia, il Consiglio ha dichiarato che sono necessari:

un migliore e tempestivo scambio di informazioni tra la Commissione e gli Stati membri;

una valutazione comune dei rischi per la sicurezza energetica dell’Unione europea e un’adeguata considerazione delle preoccupazioni relative alla sicurezza energetica in altri settori della politica europea (come, ad esempio, la Politica europea di vicinato);

un pieno utilizzo delle sedi multilaterali dedicate all’energia o con un’importante componente “energia” e un migliore coordinamento delle stesse per sfruttare meglio le sinergie fra Stati membri e fra l’Unione e i suoi partner;

un coordinamento potenziato degli sforzi degli Stati membri e dell’Unione per tutelare e promuovere con maggiore efficacia gli interessi collettivi e le politiche dell’Unione europea in materia di energia;

la diversificazione delle rotte e delle fonti di approvvigionamento dell’Europa, nonché sforzi costanti per agevolare lo sviluppo di corridoi strategici per il trasporto di volumi ingenti di gas, come ad esempio il corridoio meridionale;

lo sviluppo di partenariati strategici e cooperazione globale reciprocamente vantaggiosi con paesi e regioni fornitori, di transito e consumatori chiave e attorno a corridoi strategici. Questi partenariati non dovrebbero essere limitati alle questioni relative agli idrocarburi e all’energia elettrica ma essere altresì finalizzati, in particolare:

a promuovere l’efficienza energetica e l’energia da fonti rinnovabili;

a facilitare la convergenza normativa anche attraverso l’attuazione della legislazione comunitaria relativa al mercato dell’energia nei paesi limitrofi, a promuovere norme basate sul mercato e a elaborare le misure necessarie a garantire parità di condizioni;

a promuovere i più elevati standard di sicurezza nucleare e

a sostenere le ambizioni dell’UE nelle procedure internazionali, come i negoziati sul clima.

Il 4 febbraio 2011, il Consiglio europeo ha concluso che occorre proseguire al più presto i lavori per sviluppare un partenariato affidabile, trasparente e regolamentato con la Russia su temi di interesse comune nel settore dell’energia e nell’ambito dei negoziati sul processo successivo all’accordo di partenariato e di cooperazione, alla luce delle attività in corso riguardanti il partenariato per la modernizzazione e il dialogo sull’energia.

Il Consiglio europeo ha, inoltre, invitato l’alto rappresentante a tenere in debita considerazione la dimensione della sicurezza energetica nei suoi lavori.

Ci aspettiamo che tutto ciò venga inserito in una comunicazione della Commissione prima dell’estate.

 
 

(1) 16096/10
(2) 16302/10

 

Interrogazione n. 8 dell’on. Mitchell (H-000171/11)
 Oggetto: Tempistica per la risoluzione della crisi bancaria e del debito
 

Può far sapere il Consiglio se intende proporre una tempistica per la risoluzione dell’attuale crisi bancaria e del debito in Europa?

 
  
 

La presente risposta, elaborata dalla Presidenza, che non è di per sé vincolante per il Consiglio o i suoi membri, non è stata fornita oralmente durante il Tempo delle interrogazioni al Consiglio della tornata di maggio 2011 del Parlamento europeo svoltasi a Strasburgo.

(EN) A seguito della tabella di marcia generale che il Consiglio ha sottoscritto il 20 ottobre 2009, i cui lavori sono stati in massima parte ultimati, il 7 dicembre 2010 il Consiglio ha adottato una tabella di marcia per un quadro europeo per la prevenzione, gestione e soluzione delle crisi con obiettivi a breve e medio termine fino al 2012. In tale tabella, il Consiglio prevede importanti spazi temporali per una discussione politica continua relativa al quadro di prevenzione e soluzione delle crisi, che contribuirà ai lavori preparatori alle proposte legislative sui cui la Commissione è attualmente impegnata.

Il Consiglio europeo di giugno 2010 ha dichiarato che occorre completare con urgenza le riforme necessarie per ripristinare la solidità e la stabilità del sistema finanziario europeo e ha affermato che è necessario intraprendere in tempi stretti le iniziative definite in seno alla comunicazione della Commissione del 2 giugno 2010 “Regolamentare i servizi finanziari per garantire una crescita sostenibile”.

Il 7 dicembre 2010, il Consiglio ha sottolineato, altresì, l’importanza di compiere progressi nei filoni di lavoro prospettati nella comunicazione della Commissione dal titolo “Un quadro dell’UE per la gestione delle crisi nel settore finanziario”.

Il Consiglio attende con interesse le discussioni sulle proposte legislative relative al quadro per la prevenzione, gestione e soluzione delle crisi nel settore bancario che la Commissione dovrebbe presentare in estate. Il Consiglio continua inoltre a lavorare sulle proposte legislative già presentate dalla Commissione e prevede una conclusione rapida delle negoziazioni in corso e di quelle future con il Parlamento europeo.

Il nuovo pacchetto sulla governance economica, su cui il Consiglio sta cercando di raggiungere un accordo con il Parlamento europeo entro giugno 2011, dovrebbe permettere una sorveglianza ed un coordinamento più efficaci delle politiche di bilancio e macroeconomiche di tutti gli Stati membri. In particolare, esso mira a introdurre una maggiore attenzione sul criterio relativo al debito pubblico, compreso un valore numerico di riferimento in base al quale gli Stati membri dovrebbero ridurre i propri livelli di passività. I paesi che non rispetteranno tale criterio saranno sottoposti alla procedura per i disavanzi eccessivi che, nel caso di Stati membri appartenenti alla zona euro, potrebbe portare anche a delle sanzioni.

Nell’attuale quadro giuridico, 24 Stati membri sono attualmente sottoposti alla procedura per i disavanzi eccessivi. Secondo le scadenze stabilite dal Consiglio, mentre alcuni Sati membri dovranno correggere i propri disavanzi eccessivi il 2011, per la maggior parte dei paesi tale scadenza è stata fissata al più tardi al 2013. Solo a Grecia, Irlanda e Regno Unito sono state concesse scadenze più lontane. Correggere in tempo i disavanzi eccessivi contribuirà a immettere i livelli di deficit su un percorso di diminuzione continua.

Il Patto euro plus, inoltre, sottoscritto ai massimi livelli dall’intera zona euro e da sei Stati membri non aderenti alla moneta unica nell’ambito del Consiglio europeo di marzo 2011, dovrebbe incoraggiare i singoli Stati membri ad assumersi impegni nazionali ambiziosi nei settori del sostegno della competitività e dell’occupazione, della sostenibilità delle finanze pubbliche e del rafforzamento della stabilità finanziaria. Tutti questi elementi dovrebbero contribuire a salvaguardare la stabilità nell’intera zona euro e dovrebbero pertanto portare al superamento della crisi debitoria.

 

Interrogazione n. 9 dell’on. Aylward (H-000176/11)
 Oggetto: Istituzione del numero unico 116 000 per i minori scomparsi entro il 25 maggio 2011
 

Ogni Stato membro è tenuto a rendere operativo il numero unico 116 000 per i minori scomparsi entro il 25 maggio 2011. A questo numero unico i bambini scomparsi e i loro genitori potranno chiedere aiuto in tutta l’Unione europea. Avere lo stesso numero in tutto il territorio dell’Unione renderà più semplice e tempestivo per bambini e genitori in difficoltà ricevere aiuto.

Dal momento che una delle priorità di questa Presidenza è stata la tutela dei diritti dei cittadini e la riduzione della distanza tra le istituzioni e i cittadini dell’UE, quali misure ha messo in atto il Consiglio per sostenere gli Stati membri nell’istituzione di questo importante servizio prima della scadenza?

Intende il Consiglio dare priorità politica all’istituzione del numero unico?

 
  
 

La presente risposta, elaborata dalla Presidenza, che non è di per sé vincolante per il Consiglio o i suoi membri, non è stata fornita oralmente durante il Tempo delle interrogazioni al Consiglio della tornata di maggio 2011 del Parlamento europeo svoltasi a Strasburgo.

(EN) Ai sensi della nuova direttiva sul servizio universale(1), gli Stati membri dell’Unione europea si adopereranno in ogni modo per garantire che il numero unico 116 000 venga attivato entro il 25 maggio 2011. Responsabili dell’attuazione di questo servizio sono gli Stati membri.

La direttiva, inoltre, conferisce alla Commissione il potere di adottare misure tecniche di attuazione per garantire l’attivazione effettiva dell’arco di numerazione “116”, in particolare del numero 116 000 assegnato alla linea di assistenza telefonica diretta per minori scomparsi. Ciò non pregiudica né incide in alcun modo sull’organizzazione di tali servizi, che resta di esclusiva competenza degli Stati membri.

Il Consiglio è stato informato(2)che la Commissione continuerà a sostenere gli Stati membri in vista della rapida introduzione e del pieno funzionamento delle linee di assistenza per minori scomparsi. La Commissione ha indicato che, se non si registreranno progressi in un periodo di tempo ragionevole, essa valuterà se presentare una proposta legislativa per garantire che il numero 116 000 sia pienamente operativo in tutti gli Stati membri. Qualora la Commissione dovesse intraprendere una simile iniziativa, il Consiglio esaminerebbe la proposta, come gli compete in veste di legislatore.

La Presidenza ha recentemente esortato gli Stati membri, per mezzo di una lettera, ad attivare il numero 116 000 e a organizzare, assieme alla Commissione europea e a “Missing Children Europe” (MCE) – l’associazione europea di solidarietà sociale le cui sedi operative nazionali opereranno i servizi del numero unico 116 000 in seno agli Stati membri – una conferenza europea il 25 e 26 maggio al fine di prender nota dei risultati registrati nel settore. Questa conferenza non tratterà soltanto dell’attivazione del numero 116 000, ma anche di altre questioni legate al sistema di allarme per i minori e alla giustizia a favore dei bambini.

 
 

(1) Articolo 1, paragrafo 18 della Direttiva 2009/136/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 25 novembre 2009 recante modifica della direttiva 2002/22/CE relativa al servizio universale e ai diritti degli utenti in materia di reti e di servizi di comunicazione elettronica
(2) doc. 17296

 

Interrogazione n. 10 dell’on. Andrikienė (H-000178/11)
 Oggetto: Sicurezza nucleare in Europa
 

In seguito all’incidente nucleare di Fukushima (Giappone), il 25 marzo 2011 gli Stati membri dell’UE hanno convenuto la necessità di effettuare prove di resistenza sulle centrali nucleari situate nell’UE e hanno invitato a mettere in atto misure analoghe in tutto il mondo.

Dispone il Consiglio di informazioni in merito a eventuali misure analoghe che saranno messe in atto per le centrali già operative (in particolare quelle attive da oltre 20 anni) in altri paesi europei extra-UE?

Per quanto riguarda le nuove centrali nucleari nei paesi che confinano con l’Unione, come intende il Consiglio assicurarsi che tali nuovi impianti soddisfino le norme ambientali indispensabili e non violino le convenzioni riconosciute a livello internazionale, quali la convenzione di Espoo sulla valutazione dell’impatto ambientale in un contesto internazionale?

 
  
 

La presente risposta, elaborata dalla Presidenza, che non è di per sé vincolante per il Consiglio o i suoi membri, non è stata fornita oralmente durante il Tempo delle interrogazioni al Consiglio della tornata di maggio 2011 del Parlamento europeo svoltasi a Strasburgo.

(EN) Come ha giustamente evidenziato l’onorevole parlamentare, nella riunione del 24 e 25 marzo 2011(1), il Consiglio europeo ha sottolineato la necessità di trarre insegnamento dai recenti eventi verificatisi in Giappone. In detto contesto, il Consiglio europeo ha riferito chiaramente che l’Unione europea chiederà che siano effettuate delle “prove di stress” analoghe nei paesi limitrofi e nel mondo, sia per le centrali esistenti sia per quelle in fase di progetto, e ha indicato che è opportuno valersi pienamente delle pertinenti organizzazioni internazionali e che più elevati parametri di sicurezza nucleare vanno promossi sul piano internazionale.

In tale contesto è opportuno segnalare due sviluppi postivi sul piano internazionale: anzitutto l’organizzazione, dal 20 al 24 giugno, di una conferenza di alto livello dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, che tratterà di una prima valutazione dell’incidente di Fukushima, del suo impatto e delle sue conseguenze, terrà conto dell’insegnamento che ne dobbiamo trarre, avvierà il processo di rafforzamento della sicurezza nucleare e consoliderà la risposta a incidenti ed emergenze legati al settore del nucleare.

Secondariamente, lo scorso aprile, in occasione della quinta riunione per il riesame della convenzione sulla sicurezza nucleare, tutti i firmatari, inclusi i paesi limitrofi all’Unione europea, hanno convenuto di esaminare l’incidente in una riunione straordinaria delle parti contraenti, da svolgere nel 2012. Per quanto concerne l’ubicazione delle centrali nucleari, in occasione della succitata quinta riunione, sono già state discusse questioni relative alla consultazione delle parti contraenti site in prossimità delle centrali in fase di progetto.

Dal 20 al 23 giugno 2011, a Genova, si terrà la quinta riunione dei firmatari della convenzione sulla valutazione dell’impatto ambientale in un contesto transfrontaliero (convenzione di Espoo). L’ordine del giorno provvisorio dell’incontro prevede un dibattito tra esperti su progetti relativi all’energia nucleare. Lo scopo di tale discussione è permettere di capire come applicare la convenzione di Espoo a progetti relativi all’energia nucleare che potrebbero avere un notevole impatto negativo transfrontaliero. Gli esperti presenteranno una relazione al segmento ad alto livello della riunione e le parti saranno invitate a valutare l’eventuale seguito da dare nell’ambito della convenzione.

Per quanto riguarda l’Unione europea, i lavori istruttori verranno portati avanti, come di consueto, dagli organi preparatori del Consiglio e per mezzo di diverse riunioni di coordinamento sul tema, in modo da permettere all’Unione europea e agli Stati membri di agire in modo coeso ed efficace a Ginevra.

 
 

(1) EUCO 10/11.

 

Interrogazione n. 11 dell’on. Toussas (H-000182/11)
 Oggetto: Operazione militare in Libia
 

Il 1° aprile 2011 il Consiglio ha dato il via a un’operazione militare dell’UE in Libia denominata “EUFOR Libia” e avente come motivazione l’”assistenza umanitaria”, e ha designato come suo comandante il viceammiraglio Claudio Gaudiosi e come suo quartier generale operativo la città di Roma. Nella sua sessione del 12 aprile 2011 il Consiglio ha confermato la propria decisione del 1° aprile, ha invitato il comandante dell’operazione a elaborare un piano di intervento immediato in stretta collaborazione con la NATO e si è detto pronto a integrare nella missione forze militari di paesi terzi – non UE – della regione. I “gruppi tattici” dell’UE che saranno pronti a reagire nel corso del secondo semestre del 2011 (dal 1° luglio al 31 dicembre 2011) sono l’Eurofor e l’unità balcanica “Helbroc”, composta di forze militari di Grecia, Bulgaria, Romania e Cipro, sotto comando greco e con quartier generale in Grecia.

Intende il Consiglio lanciare un’operazione militare terrestre in Libia? Qual è il ruolo del “gruppo tattico” balcanico “Helbroc”, sotto comando greco, nell’operazione militare “EUFOR Libia”? Quali sono i paesi terzi – non UE – della regione che parteciperanno a tale operazione?

 
  
 

La presente risposta, elaborata dalla Presidenza, che non è di per sé vincolante per il Consiglio o i suoi membri, non è stata fornita oralmente durante il Tempo delle interrogazioni al Consiglio della tornata di maggio 2011 del Parlamento europeo svoltasi a Strasburgo.

(EN) L’Unione europea ha deciso che, qualora l’Ufficio per il coordinamento degli affari umanitari delle Nazioni Unite dovesse chiederlo, darebbe il via a un’operazione nel’ambito della Politica di sicurezza e di difesa comune, denominata “EUFOR Libia”, per fornire assistenza umanitaria nella regione, nel pieno rispetto dei principi che regolamentano l’azione umanitaria, in particolar modo per quanto attiene all’imparzialità e alla neutralità, nonché degli orientamenti sui mezzi militari e della protezione civile concordati a livello internazionale(1). A tale scopo, l’Unione europea ha già adottato la decisione di avviare l’operazione, nominato il comandante della stessa e individuato un quartier generale a Roma. Il consiglio ha incaricato il comandante di predisporre con urgenza nuovi progetti, in stretta cooperazione con le Nazioni Unite, la NATO e altri, in modo da permettere all’Unione europea di reagire velocemente agli sviluppi della regione per quanto attiene alla situazione umanitaria e di sicurezza. Nell’ambito di tali preparativi, su invito del comitato politico e di sicurezza, l’Unione europea è pronta a valutare offerte di contributo da parte di paesi terzi, inclusi quelli della regione.

Qualora l’Ufficio per il coordinamento degli affari umanitari delle Nazioni Unite dovesse farne richiesta, i parametri di qualunque azione dell’Unione europea, incluso il raggio d’azione geografico, verrebbe decisa in base alla richiesta stessa. Allo stesso modo, la natura delle attività necessarie dipenderebbe dalla richiesta formulata dall’ONU. Non è possibile, al momento, prevedere la natura della richiesta e, di conseguenza, le forze necessarie per rispondervi.

 
 

(1) Orientamenti sull'utilizzo dei mezzi di difesa militari e civili a sostegno delle attività umanitarie delle Nazioni Unite in situazioni di emergenza complesse, marzo 2003.

 

Interrogazione n. 12 dell’on. Angourakis (H-000184/11)
 Oggetto: Coinvolgimento di un’impresa multinazionale di servizi di sicurezza in violazioni dei diritti umani
 

Stando a recenti informazioni, l’impresa multinazionale di servizi di sicurezza Group4Securicor (G4S) ha concluso un contratto con le autorità israeliane per la fornitura di equipaggiamenti e di servizi di sicurezza in carceri in cui sono detenuti prigionieri politici palestinesi in Israele e in Cisgiordania e al quartiere generale della polizia israeliana in Cisgiordania. Il contratto prevede anche la fornitura di equipaggiamenti e di personale di sicurezza alle imprese installate negli insediamenti. L’impresa ha altresì fornito equipaggiamenti e servizi di manutenzione ai punti di controllo dell’esercito israeliano situati lungo il muro della Cisgiordania, che è stato dichiarato illegale dalla Corte Internazionale di Giustizia nel suo parere consultivo del 9 luglio 2004. Per tale attività, illegale ai sensi della quarta Convenzione di Ginevra, l’impresa è stata accusata, con le autorità israeliane, di violare il diritto internazionale e di essere coinvolta nelle violazioni dei diritti umani e nell’occupazione israeliana.

Condanna il Consiglio il contratto dell’impresa Group4Securicor (G4S) con lo Stato di Israele nonché la sua attività di cooperazione con le autorità israeliane, tenendo conto che questa impresa opera negli Stati membri e collabora con le istituzioni dell’UE?

 
  
 

La presente risposta, elaborata dalla Presidenza, che non è di per sé vincolante per il Consiglio o i suoi membri, non è stata fornita oralmente durante il Tempo delle interrogazioni al Consiglio della tornata di maggio 2011 del Parlamento europeo svoltasi a Strasburgo.

(EN) Nelle conclusioni dell’8 dicembre 2009 sul processo di pace in Medio Oriente, il Consiglio ha ribadito che la barriera di separazione, se costruita su suolo occupato, è illegale secondo il diritto internazionale, costituisce un ostacolo alla pace e minaccia di rendere impossibile la soluzione fondata sulla coesistenza di due Stati.

Non spetta, tuttavia, al Consiglio commentare i rapporti contrattuali specifici tra persone giuridiche private e parti terze.

Come dichiarato nelle conclusioni del 13 dicembre 2010 sul processo di pace in Medio Oriente, il Consiglio vuole che lo Stato di Israele e uno Stato di Palestina sovrano, indipendente, democratico, contiguo e vitale coesistano fianco a fianco in condizioni di pace e sicurezza.

 

Interrogazione n. 13 dell’on. McGuinness (H-000188/11)
 Oggetto: Crescente sentimento antiUE
 

Il Consiglio è preoccupato che i pacchetti di salvataggio finanziario per gli Stati membri stiano generando un crescente sentimento antiUE, sia tra i destinatari che sopportano un peso troppo grande che tra i paesi che pagano il conto?

I risultati delle recenti elezioni in Finlandia potrebbero servire come esempio di delusione nei confronti dell’UE. Il Consiglio ha discusso di questo problema e quali iniziative avrebbe da proporre per combattere la crescente divisione tra i cosiddetti “core (nocciolo)” e “periferia”?

 
  
 

La presente risposta, elaborata dalla Presidenza, che non è di per sé vincolante per il Consiglio o i suoi membri, non è stata fornita oralmente durante il Tempo delle interrogazioni al Consiglio della tornata di maggio 2011 del Parlamento europeo svoltasi a Strasburgo.

(EN) Le preoccupazioni sollevate dall’opinione pubblica sia negli Stati membri destinatari che in quelli che contribuiscono alle azioni di sostegno finanziario vengono ampiamente discusse nel processo di concessione di qualunque programma di sostegno finanziario o riadattamento economico.

A tale proposito, occorrerebbe tenere a mente alcuni aspetti dell’organizzazione del quadro per il sostegno finanziario:

1. il sostegno finanziario viene fornito solo su esplicita richiesta di uno Stato membro in difficoltà finanziaria,

2. il sostegno finanziario viene fornito solo a Stati membri che abbiano aderito alla moneta unica, nell’interesse della stabilità dell’intera zona euro,

3. l’assegnazione di un sostegno umanitario a uno Stato membro della zona euro è decisa all’unanimità e

4. il sostegno finanziario viene fornito nel contesto di un programma di riadattamento economico e con il coinvolgimento tecnico e finanziario del fondo monetario internazionale.

Ciò detto, nell’Unione europea è in corso una profonda riforma della governance economica, con sei atti legislativi in fase di negoziazione, che rafforzeranno il quadro di coordinamento economico in seno all’Unione. È stato inoltre concordato il “Patto euro plus”, nell’ambito del quale tutti gli Stati membri della zona euro e qualunque altro Stato membro lo desideri, adotteranno impegni specifici in materia di politiche economiche che saranno oggetto di revisioni paritarie ai massimi livelli politici.

Tali riforme, unitamente al quadro di sostegno finanziario sviluppato per far fronte a eventuali necessità degli Stati membri, dovrebbero aumentare la coerenza e la coesione della zona euro e dell’intera economia dell’Unione.

 

Interrogazione n. 14 dell’on. Gallagher (H-000189/11)
 Oggetto: Crisi della zona euro
 

Può il Consiglio fare un’ampia dichiarazione sul contenuto della riunione informale dei ministri delle finanze, tenutasi dal 7 al 9 aprile 2011 a Budapest?

 
  
 

La presente risposta, elaborata dalla Presidenza, che non è di per sé vincolante per il Consiglio o i suoi membri, non è stata fornita oralmente durante il Tempo delle interrogazioni al Consiglio della tornata di maggio 2011 del Parlamento europeo svoltasi a Strasburgo.

(EN) Le discussioni in occasione della riunione informale dei ministri delle Finanze si sono incentrate, fra l’altro, sui recenti sviluppi nella stabilità economica e finanziaria della zona euro, sulla preparazione alla riunione ministeriale del G20 a Washington, sugli sviluppi nei mercati dei prodotti primari, sulla nuova struttura europea di supervisione e sulle prove di stress.

Ministri e governatori delle banche centrali hanno trattato la questione dei mercati dei beni primari e dei relativi mercati finanziari derivativi. È stato convenuto che aumentare la trasparenza e l’integrità sia dei mercati fisici che di quelli derivativi è fondamentale per garantire che questi adempiano correttamente al propri ruolo. Ministri e governatori si sono scambiati opinioni assieme ai relatori invitati per l’occasione – Alexandre Lamfalussy, Jacques de Larosière, Sharon Bowles – e ai vertici delle nuove Autorità europee di vigilanza su come dette autorità e il Comitato europeo per il rischio sistemico possano contribuire a fronteggiare le sfide che ci si parano dinnanzi nel settore finanziario, nonché sulle loro idee al riguardo di queste nuove istituzioni. Hanno discusso inoltre di questioni relative alle prove di stress effettuate nel corso dell’anno sui settori finanziario e assicurativo, in cui è stato posto l’accento sulla necessità di trasparenza e credibilità, nonché sul bisogno, per i governi, di avere risposte politiche ben sviluppate per fronteggiare gli scenari di stress.

Le dichiarazioni dell’Eurogruppo e dei ministri ECOFIN hanno accolto la richiesta di sostegno finanziario delle autorità portoghesi. I ministri hanno invitato la Commissione, la Banca centrale europea, il Fondo monetario internazionale e il Portogallo a definire un programma e a intraprendere azioni adeguate per salvaguardare la stabilità finanziaria. Nel contesto di un programma congiunto dell’Unione europea e del Fondo monetario internazionale, il pacchetto di sostegno finanziario al Portogallo dovrebbe essere finanziato, sul fronte europeo, nel quadro fornito dal meccanismo europeo di stabilizzazione finanziaria e dal fondo europeo di stabilità finanziaria (FESF). I preparativi del Portogallo inizieranno immediatamente in modo da raggiungere un accordo transpartitico che garantisca l’adozione del programma di riadattamento entro la metà di maggio e la sua attuazione poco dopo la formazione di un nuovo governo. Tale programma si baserà su tre pilastri:

un riadattamento fiscale ambizioso che permetta di ristabilire la sostenibilità fiscale,

riforme che incentivino la crescita e la competitività, incluso un ambizioso programma di privatizzazione,

misure volte a mantenere la liquidità e la solvenza del settore finanziario.

Dopo che sarà stato raggiunto un accordo con le autorità portoghesi e che questo avrà ottenuto il sostegno dei principali partiti politici, il programma sarà sottoscritto dal Consiglio “Economia e finanza” e dall’eurogruppo, nel rispetto delle procedure nazionali e in base a una valutazione della Commissione e della Banca centrale europea.

All’incontro di Washington, tenutosi il 14 e 15 aprile 2011, le discussioni sono state caratterizzate dalla concretezza e tutti i principali attori hanno dimostrato un genuino desiderio di portare avanti l’agenda economica internazionale.

Il documento ufficiale più importante è stato, probabilmente, l’accordo raggiunto sugli orientamenti di massima in base ai quali verranno ora misurati gli indicatori per identificare quei grossi e persistenti disavanzi che necessitano di una politica di riadattamento da parte dei membri del G20.

Ciò non dev’essere considerato un risultato da poco: dietro a quest’accordo apparentemente tecnico, vi è l’assunzione di un serio impegno da parte delle principali economie – sia avanzate che emergenti – a portare avanti un processo di reciproca valutazione/revisione paritaria delle rispettive politiche in grado di influenzare la crescita mondiale.

Sulla base dell’accordo raggiunto relativamente agli orientamenti di massima, il G20 dovrebbe essere in grado di portare a risultati concreti entro la fine dell’anno, in particolar modo per quanto riguarda un piano d’azione globale con raccomandazioni specifiche per paese.

La Commissione, la Banca centrale europea e la Presidenza del Consiglio stanno fornendo un contributo davvero concreto in questa fase, non da ultimo perché il nuovo sistema di governance a livello internazionale presenta tratti in molti aspetti simili a quello europeo.

 

Interrogazione n. 15 dell’on. Crowley (H-000191/11)
 Oggetto: Minoranze cristiane in Nord-Africa e Medio Oriente
 

Negli ultimi mesi è aumentata la violenza nei confronti dei cristiani e di altre minoranze religiose presenti in Nord-Africa e in Medio Oriente. Può il Consiglio far sapere quali misure concrete sta prendendo per proteggere i cristiani e le altre minoranze religiose che vivono in Nord-Africa e in Medio Oriente?

 
  
 

La presente risposta, elaborata dalla Presidenza, che non è di per sé vincolante per il Consiglio o i suoi membri, non è stata fornita oralmente durante il Tempo delle interrogazioni al Consiglio della tornata di maggio 2011 del Parlamento europeo svoltasi a Strasburgo.

(EN) La promozione e la tutela della libertà di religione e di credo, senza alcuna distinzione, è una delle massime priorità della politica comunitaria in materia di diritti umani. Il Consiglio ha ribadito tale forte impegno durante la riunione di novembre 2009. A febbraio 2011, inoltre, il Consiglio ha adottato delle conclusioni che condannavano i recenti atti di violenza e terrorismo – contro alcuni cristiani e i loro luoghi di culto, pellegrini musulmani e altre comunità religiose –verificatisi in diversi paesi, tra cui in Nord Africa e nel Medio Oriente. Il Consiglio ha confermato la necessità che la comunità internazionale consolidi la propria risposta collettiva a coloro che vogliono utilizzare la religione come strumento di divisione, fomentando gli estremismi e la violenza. L’Unione europea si impegnerà assieme a paesi partner e a forum internazionali, ONU in particolare, a fornire sostegno interculturale nella lotta contro l’intolleranza religiosa.

A seguito delle proprie conclusioni del 2009, il Consiglio ha invitato l’alto rappresentante a presentare una relazione sulle misure adottate a favore della libertà di religione. Il servizio europeo per l’azione esterna deve monitorare più da vicino le restrizioni poste nel mondo alla libertà di religione, tema che verrà affrontato nella prossima relazione annuale dell’Unione europea sui diritti dell’uomo. La questione della libertà di religione viene sollevata viepiù di frequente durante i dialoghi sui diritti dell’uomo, esortando i paesi a eradicare la discriminazione e l’intolleranza. Vengono stabiliti e mantenuti i contatti con i difensori locali dei diritti umani che lavorano su tale tematica. Ove possibile, vengono offerte possibilità di finanziamento di progetti nell’ambito del regime di sostegno per paese dello strumento europeo per la democrazia e i diritti umani.

Parallelamente a misure specifiche per paese, l’Unione europea continua a svolgere un ruolo attivo nel proporre la tematica della libertà di religione dei forum multilaterali. L’Unione è stata la forza motrice che ha portato alla risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite sull’eliminazione di ogni forma di intolleranza e di discriminazione fondata sulla religione, adottata per consenso a dicembre 2010. A marzo dell’anno successivo, l’Unione europea ha raccolto forti sostegni interregionali per un’iniziativa sulla libertà di religione in seno al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite.

 

INTERROGAZIONI ALLA COMMISSIONE
Interrogazione n. 29 dell’on. Aylward (H-000177/11)
 Oggetto: Agricoltura ed emissioni di gas a effetto serra
 

Il settore agricolo è responsabile del 13,5% delle emissioni di gas serra nel mondo e del 9% delle emissioni nell’Unione europea. Gli agricoltori europei e irlandesi hanno compiuto notevoli progressi nell’attuazione di misure più ecocompatibili, riducendo le emissioni e utilizzando il più possibile i pascoli e i pascoli di trifoglio come pozzi di assorbimento di anidride carbonica.

Poiché il settore agricolo europeo opera già in maniera efficace e la sostenibilità ambientale e le politiche e misure di conservazione sono già in atto, sarà molto difficile per questo settore compiere ulteriori progressi.

Dal momento che questo settore può compiere progressi solo limitati nella riduzione delle emissioni di gas serra, che cosa può fare la Commissione per aiutare gli agricoltori a ridurre ulteriormente tali emissioni e garantire che il settore non sia penalizzato per perseguire gli ambiziosi obiettivi dell’UE?

 
  
 

(EN) L’agricoltura contribuisce alle emissioni totali di gas a effetto serra dell’Unione europea nella misura del 9 per cento, e, nonostante tali emissioni siano diminuite dal 1990 a oggi, è possibile e necessario compiere ulteriori sforzi per rispettare l’ambiziosa agenda dell’Unione per quanto attiene al clima e all’energia.

La politica comunitaria per il cambiamento climatico non stabilisce obiettivi per i singoli settori, come l’agricoltura, tuttavia nella tabella di marcia verso un’economia competitiva a basse emissioni di carbonio nel 2050(1) la Commissione ha indicato il livello di contributo di efficienza a lungo termine in termini di costo da parte del settore agricolo. La decisione sulla condivisione dello sforzo 406/2009/CE(2) mira a ridurre del 10 per cento le emissioni di gas a effetto serra da parte di settori non compresi nel sistema per lo scambio di quote di emissione dell’Unione europea. Attraverso il meccanismo di condivisione degli oneri, gli Stati membri contribuiscono, in base al proprio benessere relativo (PIL pro capite), al raggiungimento di obiettivi che vanno da -20 a +20 per cento nel 2020 rispetto al 2005. Spetta, pertanto, a loro limitare le emissioni dei settori interessati dalla decisione sulla condivisione dello sforzo e determinare lo sforzo a carico dell’agricoltura e degli altri settori.

Le emissioni e le rimozioni di anidride carbonica legati alla destinazione dei suoli, al cambiamento della destinazione dei suoli e alla silvicoltura (LULUCF) non rientrano ancora, al momento, negli impegni assunti. Il pacchetto integrato sull’energia e i cambiamenti climatici del 2008 ha imposto alla Commissione di valutare e presentare una proposta legislativa, secondo le esigenze, affinché questa venisse inclusa negli impegni di riduzione delle emissioni dell’Unione europea entro il primo semestre del 2011. L’ampia consultazione del pubblico, delle aziende, delle organizzazioni non governative, degli Stati membri e degli esperti svoltasi nel corso dell’ultimo anno dimostra che la maggioranza degli interpellati è favorevole a un’inclusione dei LULUCF, quanto meno se l’obiettivo generico è portato oltre al 20 per cento. La Commissione prevede di pubblicare una comunicazione in materia nell’estate del 2011. Tale inclusione potrebbe rafforzare l’integrità ambientale degli impegni relativi al clima, garantendo che vengano considerati tutti i tipi di emissione. Ciò potrebbe aumentare la visibilità degli sforzi profusi dai manager di proprietà terriere per aumentare l’assorbimento per mezzo di pratiche di sfruttamento sostenibile del territorio in risposta a qualunque regime di incentivi previsto in una Politica agricola comune (PAC) successiva al 2013.

Gli attuali strumenti della PAC trattano la questione del cambiamento climatico, principalmente in ragione dei molteplici benefici condivisi da politica agro ambientale e azione per il clima. Una PAC riformata grazie a un primo pilastro più verde (con azioni ambientali annuali, non contrattuali, che vanno oltre la condizionalità incrociata) e a un secondo pilastro sul clima più concreto, supportato da un servizio di consulenza aziendale professionale, potrebbe essere tagliata su misura per aiutare gli agricoltori ad aumentare la propria efficienza e rafforzare così la competitività del settore agricolo comunitario contribuendo al contempo a un’azione climatica (mitigazione) e diventando meno vulnerabili al cambiamento climatico (adattamento). Non è chiaramente intenzione della Commissione penalizzare la comunità agricola, bensì incoraggiarla a produrre in modo più sicuro ed efficiente dal punto di vista delle emissioni promuovendo “la gestione sostenibile delle risorse naturali”, come indicato nella comunicazione “La PAC verso il 2020”(3). I produttori dell’Unione europea sono tra i più efficienti in termini di emissioni di carbonio al mondo e possono diventare leader mondiali nel dimostrare che una produzione agricola efficiente in termini di emissioni di carbonio può ridurre le emissioni globali a carico del settore agricolo.

 
 

(1) COM(2011) 112 def.
(2) GU L 140 del 5.6.2009
(3) COM(2010)672 def.

 

Interrogazione n. 31 dell’on. Malinova Iotova (H-000166/11)
 Oggetto: Attuazione della direttiva 2009/138/СE
 

Il 25 novembre 2009 il Parlamento europeo e il Consiglio hanno adottato la direttiva 2009/138/CE sull’accesso e l’esercizio delle attività di assicurazione e riassicurazione (Solvibilità II). Tale direttiva dovrebbe in linea di principio entrare in vigore negli Stati membri entro il 31 dicembre 2012.

Le eccezioni previste nel preambolo di tale direttiva (considerando 4, 5, 6, 19, 20, 84, 85) e le esclusioni dal campo di applicazione che figurano alla sezione 2, articolo 4, si applicano alla assicurazione malattia sottoscritta su base volontaria (AMV) in Bulgaria?

Può l’AMV essere aggiunta all’elenco degli organismi a cui non si applica la direttiva (sezione 2, articolo 8)?

La direttiva si applica automaticamente all’AMV o quest’ultima fa parte delle eccezioni?

Può l’AMV continuare a dipendere dalla legislazione bulgara sull’assicurazione malattia e rientrare nella legislazione nazionale in materia di sanità piuttosto che nel codice delle assicurazioni, anche dopo la trasposizione della direttiva?

 
  
 

(EN) Le imprese di assicurazione bulgare che forniscono assicurazioni malattia volontarie e commerciali non rientrano nelle eccezioni di cui all’articolo 8 della direttiva 2009/138/CE, che fa riferimento a un limitato numero di istituzioni con caratteristiche molto particolari(1). La Commissione non ritiene che tale articolo debba essere emendato.

Di massima, ciò significa che la legislazione comunitaria in materia di assicurazioni si applica al settore delle assicurazioni malattia volontarie bulgare. Alcune di queste imprese, o parte delle loro attività, tuttavia, possono essere interessate da altre esenzioni, come indicato al titolo I, capitolo I, sezione 2 della direttiva 2009/138/CE.

Le direttive vincolano ciascuno Stato membro cui sono indirizzate per quanto attiene ai risultati da raggiungere, ma lasciano alle autorità nazionali la scelta della forma e dei metodi della loro attuazione.

 
 

(1) GU L 335 del 17.12.2009

 

Interrogazione n. 32 dell’on. Mitchell (H-000172/11)
 Oggetto: catastrofe nucleare di vaste proporzioni
 

La Commissione ha coordinato con efficacia l’assistenza dell’UE in Giappone, dopo il devastante terremoto e maremoto. È tuttavia possibile sapere in quale modo l’Istituzione si è preparata dinanzi al rischio di una catastrofe nucleare di vaste proporzioni in Giappone?

 
  
 

(EN) L’onorevole parlamentare ha sollevato la questione dell’incidente nucleare della centrale nucleare Fukushima Daichi a seguito del devastante terremoto e maremoto che ha colpito il Giappone l’11 marzo 2011. La Commissione europea e il servizio europeo per l’azione esterna stanno seguendo la situazione molto da vicino. Siamo rimasti in stretto contatto con le autorità nipponiche e siamo stati costantemente informati degli sforzi in atto per stabilizzare la situazione, contenere la diffusione di materiale radioattivo e monitorare le condizioni ambientali ad essa legate.

Le discussioni continueranno in occasione del prossimo vertice UE-Giappone, che si terrà a Bruxelles il 28 maggio 2011, e delle prossime riunioni internazionali (Agenzia internazionale per l’energia atomica, G8/G20, ecc).

Per quanto attiene al modo in cui l’Unione europea potrebbe rispondere nell’eventualità che, in un paese terzo, si verificasse un incidente nucleare di dimensioni nettamente superiori alle capacità del paese stesso di farvi fronte, l’Unione ha diversi strumenti a disposizione da poter mobilizzare in un caso simile, ad esempio:

1) il meccanismo di protezione civile dell’Unione europea. Le tipologie esatte di assistenza mobilizzate dipenderebbero dal tipo di incidente nucleare verificatosi, dalla richiesta del paese colpito e dalle capacità che gli Stati membri potrebbero mettere a disposizione. In generale, l’assistenza può coprire, fra l’altro, le fasi di valutazione iniziale, campionamento e previsione, attività di ricerca e salvataggio, strutture per la decontaminazione di massa e può includere attrezzature tecniche, ad esempio per il contenimento sicuro dei rifiuti, nonché esperienza nel settore del nucleare, per mezzo del bacino di esperti della protezione civile,

2) lo strumento per la cooperazione in materia di sicurezza nucleare (regolamento (Euratom) n. 300/2007 del Consiglio, del 19 febbraio 2007). Esso fornisce aiuto finanziario per sostenere paesi terzi nel miglioramento dei livelli di sicurezza nucleare e di protezione dalle radiazioni, garantendo la sicurezza del trasporto, del trattamento e dello smaltimento dei rifiuti radioattivi. Tale programma è attuato da EuropeAid, con la collaborazione del servizio europeo per l’azione esterna, delle direzioni della Commissione europea responsabili dell’energia e dei trasporti, nonché con il supporto tecnico del Centro comune di ricerca della Commissione e

3) lo strumento per la stabilità (regolamento (CE) n. 1717/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 15 novembre 2006(1)). Anche questo strumento può essere usato per finanziare iniziative a breve e lungo termine, come le misure di risposta immediata a catastrofi naturali e causate dall’uomo, monitoraggio e ubicazione di personale distaccato in loco, sicurezza nucleare, misure di depurazione, protezione delle infrastrutture critiche, distribuzione di energia, pronto intervento e sostegno ai primi intervenuti.

 
 

(1)Regolamento (CE) n. 1717/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 15 novembre 2006 , che istituisce uno strumento per la stabilità, GU L 327 del 24.11.2006

 

Interrogazione n. 33 dell’on. Pargneaux (H-000173/11)
 Oggetto: Gli eventuali conflitti di interesse in merito all’aspartame
 

Nella risposta all’interrogazione H-000072/2011 dell’8 marzo 2011, la Commissione indica che non intende procedere prima di fine 2020 a una nuova valutazione dell’aspartame.

La Commissione può precisare la quantità di alimenti o medicinali che occorre consumare per raggiungere la dose giornaliera accettabile (ADI) di 40 mg/kg?

Tuttavia, la dichiarazione del 28 febbraio 2011 dell’EFSA non dovrebbe essere rimessa in causa dal momento in cui è stato resto noto che Dominique Parent-Massin, esperto al comitato additivi alimentari dell’EFSA, ha avuto un rapporto contrattuale con la Coca-Cola, industria grande consumatrice di tale dolcificante, e con Ajinomoto, primo fabbricante mondiale di aspartame?

Qual è la reazione della Commissione di fronte a questo nuovo caso di conflitto di interesse?

 
  
 

(EN) A seguito delle recenti discussioni in seno alla commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare del Parlamento sulla precedente interrogazione orale dell’onorevole parlamentare, H-000072/2011(1), relativa all’aspartame, la Commissione sta riflettendo sull’opportunità di anticipare la completa rivalutazione di questa sostanza rispetto a quanto previsto inizialmente, ovvero, ai sensi del regolamento (UE) n. 257/2010(2)della Commissione, che istituisce un programma relativo a una nuova valutazione degli additivi alimentari, entro e non oltre dicembre 2020.

L’utilizzo dell’aspartame è autorizzato come additivo alimentare in svariati gruppi alimentari a diversi livelli massimi consentiti. In linea generale, la potenziale assunzione di additivi per mezzo del regime alimentare dipende da diversi fattori, come ad esempio il contributo relativo dei vari gruppi alimentari nell’assunzione giornaliera e le concentrazioni degli additivi in seno a ciascun gruppo. Oltre a ciò, è importante indicare qual è la fascia della popolazione considerata (bambini o adulti), in quanto la quantità di uno specifico alimento (contenente un additivo) necessaria a raggiungere la dose giornaliera ammissibile (DGA) dipenderà dal peso della fascia di popolazione in questione, visto che la DGA è espressa in termini di chilogrammi (kg) di peso corporeo. Anche la potenziale assunzione di aspartame per mezzo di un medicinale dipende dal numero di dosi giornaliere e dall’età dei pazienti. La cura medica in questione, oltretutto, potrebbe essere indicata solo per un numero limitato di giorni. Per tale ragione non è possibile rispondere alla presente interrogazione in termini generici.

L’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) ha confermato, nel proprio parere del 2006, che il quantitativo di aspartame potenzialmente ingerito(3)attraverso il regime alimentare sarebbe ben al di sotto della dose giornaliera ammissibile di 40 milligrammi per ciascun chilogrammo di peso corporeo al giorno, anche in caso di grandi consumatori di questa sostanza.

Ai sensi delle norme stabilite dall’EFSA su possibili conflitti di interesse, l’esperto citato nell’interrogazione orale dell’onorevole parlamentare, alla pari di qualunque altro collega, ha firmato delle dichiarazioni di interesse che sono state valutate dall’Autorità stessa. Ai sensi di tali norme, l’esperto non ha preso parte alle discussioni che il gruppo di esperti scientifici sugli additivi alimentari e le fonti alimentari aggiunte agli alimenti (ANS) dell’EFSA ha condotto sull’aspartame. A ciò si aggiunga che la dichiarazione del 28 febbraio 2011 è stata rilasciata dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare nel suo insieme, e non dall’ANS. Per tale ragione, la Commissione non ravvede alcun conflitto di interessi nel caso segnalato.

 
 

(1) http://www.europarl.europa.eu/QP-WEB/application/home.do?language=IT.
(2) Regolamento (UE) n. 257/2010 della Commissione, del 25 marzo 2010, che istituisce un programma relativo a una nuova valutazione degli additivi alimentari autorizzati conformemente al regolamento (CE) n. 1333/2008 del Parlamento europeo e del Consiglio relativo agli additivi alimentari (Testo rilevante ai fini del SEE), GU L 80 del 26.3.2010.
(3) Parere del gruppo di esperti scientifici sugli additivi alimentari, gli aromatizzanti, i coadiuvanti tecnologici e i materiali a contatto con gli alimenti su richiesta della Commissione relativamente a un nuovo studio sulla cancerogenicità a lungo termine dell’aspartame, EFSA Journal (2006) 356, 1-44.

 

Interrogazione n. 34 dell’on. Włosowicz (H-000174/11)
 Oggetto: Cambiamento dell’ora
 

L’anno scorso l’interrogante ha chiesto alla Commissione qual è lo scopo del cambiamento dall’ora solare all’ora legale (H-0103/2010) e vorrebbe adesso sapere se la Commissione conferma la posizione espressa in detta occasione.

È consapevole dei recenti studi in materia di energia secondo i quali tali cambiamenti non incidono sul bilancio energetico?

È venuta a conoscenza delle recenti ricerche mediche che dimostrano gli effetti nocivi di tali cambiamenti sulla salute umana?

Qual è il suo parere relativamente alla decisione adottata da altri paesi di sospendere l’ora legale a favore di quella solare?

I fatti summenzionati non costituiscono un incentivo per la Commissione a modificare la sua posizione, permettendo ai cittadini dell’UE di seguire uno stile di vita più sano ed economico?

 
  
 

(EN) Come la Commissione ha spiegato nella risposta all’interrogazione orale di pari oggetto H-000103/2010 della tornata di marzo 2010(1), la relazione sull’impatto dell’ora legale che la Commissione ha adottato nel 2007 ha concluso che tale regime orario non ha impatti negativi e genera un certo risparmio energetico. Le attuali disposizioni non costituiscono alcun motivo di preoccupazione in seno agli Stati membri dell’Unione europea che hanno introdotto l’ora legale a livello nazionale e da allora la decisione non è mai stata messa in discussione.

La Commissione non ha indicazioni che la situazione sia mutata dalla pubblicazione della relazione e, soprattutto, dalla risposta alla succitata interrogazione orale del 2010 a oggi.

In particolare, la Commissione non è a conoscenza di nessuna nuova prova che dimostri l’impatto negativo delle attuali disposizioni relative all’ora legale in seno all’Unione europea.

La Commissione ha preso nota del fatto che la Russia ha recentemente deciso si abbandonare la pratica di spostare l’ora.

 
 

(1) http://www.europarl.europa.eu/QP-WEB/

 

Interrogazione n. 35 dell’on. Niculescu (H-000175/11)
 Oggetto: Crisi dei fertilizzanti a base di fosfato
 

Il rapporto scientifico “A Sustainable Global Society”, di recente pubblicazione, evidenzia che le riserve di fosfato minerale (utilizzato per la produzione dei principali fertilizzanti per il frumento, il riso e il granturco) potrebbero esaurirsi nei prossimi trent’anni. L’Australia, settimo produttore mondiale di frumento, si trova già a dover fronteggiare la sempre più marcata carenza di fosforo nei terreni agricoli. Il rapporto sottolinea altresì la necessità di investire nella ricerca di nuove fonti di fosfato e nello sviluppo di tecnologie che permettano di estrarre tale sostanza dall’acqua.

Può la Commissione rispondere ai seguenti quesiti:

Esistono informazioni sulle riserve di fosfato minerale a livello mondiale?

Qual è stata l’evoluzione del prezzo dei fertilizzanti a base di fosfato negli ultimi anni?

Intende la Commissione sostenere la ricerca in tale ambito, al fine di trovare nuove fonti di fosfato o prodotti sostitutivi?

 
  
 

(EN) Negli ultimi anni sono stati pubblicati diversi studi scientifici sulla questione delle riserve di fosfato minerale mondiali. Sebbene sia vero che alcuni di questi studi suggeriscano una durata trentennale per le riserve rimaste, dati più recenti sembrerebbero indicare maggiori riserve di tale sostanza, in misura sufficiente da soddisfare le attuali esigenze per un periodo decisamente più lungo(1).

Tali dati, tuttavia, indicano altresì una significativa concentrazione delle nuove riserve in un’unica area geografica, sollevando dubbi circa la sicurezza dell’approvvigionamento. Vi sono inoltre prove che suggeriscono che le riserve rimaste potrebbero essere associate a livelli crescenti di cadmio e di altri metalli pesanti, creando il rischio di un aumento dei costi per l’eliminazione di questi agenti contaminanti o del possibile inquinamento dei terreni dovuto all’utilizzo di fertilizzanti di qualità inferiore(2).

L’informazione sui prezzi di cui dispone la Commissione indica un brusco aumento dei costi del fosfato minerale nel 2008, seguita da una fase di stabilizzazione e poi da una seconda crescita, più graduale, nel 2010/11.

La Commissione ha richiesto due studi sull’argomento(3), negli ultimi cinque anni, e ha sostenuto progetti di ricerca che affrontavano alcuni aspetti di questo problema. Ulteriori azioni importanti nel settore della ricerca e dell’innovazione potrebbero rientrare, in futuro, nell’approccio generale per il miglioramento della sostenibilità della produzione agricola e della sicurezza alimentare. Non vi sono indicazioni che sarà mai possibile sostituire il fosforo nel suo fondamentale utilizzo in seno a fertilizzanti e alimenti di complemento, né vi sono merci alternative che possano rimpiazzare il fosfato minerale.

Informazioni presentate il 17 febbraio 2011 nella riunione del gruppo di esperti della Commissione sull’uso sostenibile del fosforo, tuttavia, indicano che le possibilità di trovare nuove riserve di fosfato sono aumentate e che le possibilità di sfruttare questa risorsa in modo più efficiente sono elevate. Un uso più efficiente aumenterebbe la disponibilità di questa risorsa e, al contempo, ridurrebbe i problemi ambientali legati a un suo utilizzo eccessivo. Possibili azioni per un utilizzo più sostenibile comprendono pratiche di prospezione ed estrazione più efficienti, un maggiore trattamento dei sottoprodotti, il ricorso alla biotecnologia per migliorare l’efficienza di alimenti e fertilizzanti, tecniche agricole modificate per ridurre l’immissione di fertilizzanti o perdite di fosforo (inclusa una migliore pianificazione della gestione delle sostanze nutrienti a livello aziendale), riduzione del quantitativo di cibo sprecato modificando il comportamento dei consumatori e recupero del fosforo dal letame, dalle acque reflue, dai fanghi di depurazione e dalle relative ceneri.

La Commissione intende esaminare ulteriormente la questione relativa a questa risorsa emergente nell’ambito della prossima tabella di marcia per l’efficienza nell’utilizzo delle risorse, prevista più avanti, nel corso del 2011.

 
 

(1) World Phosphate Reserves, International Fertiliser Development Council, 2010
(2) Sustainable Use of Phosphorus, Schroder, Cordell, Smit and Rosemarin, 2010
(3) Disponibili su http://ec.europa.eu/environment/natres/phosphorus.htm

 

Interrogazione n. 36 dell’on. Belet (H-000180/11)
 Oggetto: Controlli sui generi alimentari provenienti dal Giappone
 

Con il regolamento (UE) n. 297/2011 del 25 marzo 2011, la Commissione, a seguito dell’incidente alla centrale nucleare di Fukushima, ha stabilito speciali condizioni a disciplina delle importazioni di generi alimentari provenienti dal Giappone. Una delle nuove disposizioni introdotte prevede lo svolgimento di controlli rigorosi e a tappeto sui prodotti in questione. Inoltre, in base a una decisione adottata dalla Commissione e dal Comitato permanente per la catena alimentare e la salute degli animali (decisione del Comitato dell’8 aprile 2011), sono stati ridotti i valori massimi ammissibili di contaminazione radioattiva nei generi alimentari.

Sulla base di quanto suesposto, può la Commissione fa sapere se il regolamento (UE) n. 297/2011 prevede fin d’ora la rimozione dal mercato dell’Unione di tutti i generi alimentari provenienti dal Giappone e se gli Stati membri hanno già segnalato, nell’ambito del sistema di allerta precoce, di aver riscontrato valori radioattivi troppo elevati?

 
  
 

(EN) Il regolamento di esecuzione (UE) n. 297/2011 della Commissione, del 25 marzo 2011, che impone condizioni speciali per l’importazione di alimenti per animali e prodotti alimentari originari del Giappone o da esso provenienti, a seguito dell’incidente alla centrale nucleare di Fukushima(1), così come modificato dal regolamento n. 351/2011, dell’11 aprile 2011(2), non impone la rimozione dal mercato dell’Unione europea di tutti i prodotti alimentari provenienti dal Giappone.

Solo alimenti e mangimi che non rientrino nei livelli massimi ammissibili dei vari radionuclidi per i prodotti alimentari di cui all’allegato II del regolamento (UE) n. 297/2011 devono essere ritirati dal mercato. Al 2 maggio 2011, il sistema di allarme rapido per gli alimenti ed i mangimi non aveva ricevuto ancora nessuna notifica relativa alla scoperta di alti livelli di contaminazione radioattiva di alimenti e mangimi provenienti o inviati dal Giappone.

Ai sensi dell’articolo 8 del regolamento (UE) n. 297/2011, gli Stati membri informano settimanalmente la Commissione in merito a tutti i risultati delle analisi effettuate. Il 2 maggio 2011, la Commissione ha ricevuto i risultati analitici dei 98 campioni prelevati da alimenti e mangimi provenienti dal Giappone e la maggior parte di essi non ha mostrato livelli percepibili di iodio-131, cesio-134 e cesio-137. Nei pochi campioni in cui è stato individuato un certo livello di radioattività, esso era prossimo al livello di percettibilità e ben al di sotto del massimo livello consentito.

In alcuni campioni, inoltre, sono stati analizzati radionuclidi diversi dallo iodio-131, dal cesio-134 e dal cesio-137 e non è stata riscontrata la presenza di tali radionuclidi.

 
 

(1) GU L 80 del 26.3.2011
(2) GU L 97 del 12.4.2011

 

Interrogazione n. 37 dell’on. Kratsa-Tsagaropoulou (H-000181/11)
 Oggetto: Fornitura di garanzie al sistema finanziario greco e economia reale
 

Nel 2008, il governo greco ha messo a disposizione per il sostegno del sistema finanziario greco 5 miliardi di euro in azioni preferenziali, 15 miliardi di euro in garanzie e 8 miliardi di euro in obbligazioni di Stato. In seguito, nel 2010 sono stati messi a disposizione, a titolo di garanzia, rispettivamente 15 miliardi di euro e 25 miliardi di euro. Parallelamente, il governo incoraggia l’adozione, in seguito ad approvazione della Commissione, di un’estensione proporzionale delle garanzie pari a 30 miliardi di euro.

Può la Commissione rispondere a quanto segue:

Come valuta ad oggi il funzionamento del Fondo di stabilità finanziaria (FSF), che è stato creato nel quadro del meccanismo di sostegno dell’economia greca dagli Stati membri della zona euro e dal FMI al fine di mantenere la stabilità del sistema bancario greco?

Come valuta il contributo di questo fondo al consolidamento dell’adeguatezza del capitale degli istituti di credito che lo Stato greco garantisce?

Dispone di dati sul grado in cui le garanzie dello Stato greco sono state canalizzate nell’economia reale?

Sono stati fissati obiettivi riguardo alla percentuale minima di garanzie da destinarsi all’aumento dei crediti nell’ambito dell’economia greca?

 
  
 

(EN) Il Fondo di stabilità finanziaria greco è in funzione e ha già ricevuto la prima tranche di finanziamenti. Il consiglio è operativo da ottobre 2010. Per stimare le possibili necessità future del Fondo per la ricapitalizzazione, la Banca di Grecia svolge regolarmente previsioni sulla solvenza delle banche commerciali del paese. Il Fondo di stabilità finanziaria funge da rete di sicurezza per il settore bancario ellenico ed è pronto a sostenerlo qualora ve ne fosse la necessità.

La disponibilità del Fondo ad agire da rete di sicurezza per le banche in crisi di solvibilità ha contribuito in modo positivo alla stabilità finanziaria della Grecia. Alcune banche, ad esempio, sono state in grado di raccogliere capitali da investitori privati (NBG, Piraeus) nonostante le circostanze difficili. Altre hanno migliorato la propria adeguatezza patrimoniale attraverso la riduzione della leva finanziaria (Eurobank, Alpha).

La nuova tranche di 30 miliardi di euro in obbligazioni di Stato è stata approvata per aumentare ulteriormente la riserva di liquidità del sistema per fronteggiare eventuali deflussi del deposito ed erosioni di titoli dati in garanzia all’Eurosistema a causa della volatilità del mercato, riduzioni del debito pubblico e modifiche alle norme collaterali della Banca centrale europea. L’accesso delle banche alla nuova tranche è condizionato all’adozione di piani di finanziamento a medio termine che definiscano obiettivi specifici per ciascuna banca e di misure volte a ridurre la dipendenza dalla liquidità dell’Eurosistema. Detti piani devono rispettare, al contempo, i quadri macroeconomico e fiscale previsti dal programma e i piani di ristrutturazione previsti dalle norme comunitarie per gli aiuti di Stato.

Sulla base delle informazioni rese disponibili alla Commissione, tali obiettivi non sono sati definiti. La crescita del credito nel paese, tuttavia, dovrebbe essere in linea con il quadro macroeconomico del programma.

 

Interrogazione n. 38 dell’on. McGuinness (H-000187/11)
 Oggetto: Piattaforma di esperti di Business to Business per le pratiche contrattuali B2B nella catena di approvvigionamento alimentare
 

Può la Commissione fornire un aggiornamento sui lavori del Forum di alto livello per un migliore funzionamento della catena di approvvigionamento alimentare e sul lavoro della piattaforma di esperti di Business to Business (B2B) per le pratiche contrattuali in particolare?

Può la Commissione commentare in particolare il livello di coinvolgimento delle parti interessate alla piattaforma B2B, i prossimi passi e i probabili risultati? Ritiene la Commissione che le piattaforme di esperti costitutive del Forum di alto livello si stiano muovendo nella giusta direzione e garantiranno una conclusione soddisfacente per tutti gli attori della catena di approvvigionamento alimentare?

 
  
 

(FR) In occasione della prima riunione del 16 novembre 2010, il Forum di alto livello per un migliore funzionamento della filiera alimentare istituito dalla Commissione(1)ha voluto avviare lavori tecnici in quattro settori, ovvero le pratiche contrattuali Business to Business (B2B) nella catena di approvvigionamento alimentare, lo strumento dell’Unione europea per il controllo dei prezzi dei beni alimentari, la competitività dell’industria agroalimentare e l’agro-logistica. La Commissione ha già istituito piattaforme di esperti per i primi tre settori e intende istituirne un quarto per l’agro-logistica nel corso del 2011. Il calendario delle riunioni passate e future è disponibile sul sito Internet della Commissione(2).

In seno alla piattaforma di esperti sulle pratiche contrattuali B2B nella catena di approvvigionamento alimentare, la Commissione ha notato un certo impegno delle parti interessate coinvolte nella discussione verso lo sviluppo di un approccio comune della nozione di equità nelle pratiche contrattuali B2B. La piattaforma di esperti dovrebbe proporre una definizione di rapporti equi a settembre 2011, illustrata da pratiche effettivamente osservate lungo la catena, possibilmente ponendo l’accento sulle pratiche più positive. Le parti interessate hanno elaborato una tabella di marcia per raggiungere tale obiettivo. A seconda dei progressi che verranno realizzati entro giugno, la Commissione potrebbe confermare tale approccio oppure proporre un nuovo metodo di lavoro che garantisca il raggiungimento di risultati soddisfacenti.

Nel rispetto della comunicazione intitolata “Verso un atto per il mercato unico”(3)e della relazione sull’esercizio di sorveglianza del mercato(4), la Commissione prevede di adottare, ad autunno 2011, una comunicazione che definirà il problema delle pratiche commerciali sleali, presenterà informazioni sulle norme nazionali relative a tali pratiche e alla loro attuazione e sottolineerà le linee d’azione possibili. Sempre ad autunno 2011, la Commissione presenterà alla piattaforma di esperti e al Forum una relazione sui lavori svolti dalle autorità nazionali per la concorrenza nel settore agroalimentare.

Basandosi su tali analisi fattuali, la piattaforma di esperti sulle pratiche contrattuali B2B nella catena di approvvigionamento alimentare dovrebbe esplorare, in un secondo momento, le azioni possibili e gli strumenti attuativi in vista delle possibili raccomandazioni del Forum di alto livello.

In seno alla piattaforma di esperti sullo strumento per il controllo dei prezzi dei beni alimentari, le parti interessate hanno già fornito alla Commissione suggerimenti utili per migliorare tale strumento. Inoltre, la piattaforma è il luogo di scambio ideale per lo sviluppo di sinergie tra lo strumento attualmente sviluppato a livello europeo e i centri di osservazione dei prezzi già operativi in diversi Stati membri.

La piattaforma di esperti per la competitività dell’industria agroalimentare è incaricata di seguire l’attuazione di un’ampia gamma di raccomandazioni del gruppo di alto livello che aveva trattato la questione nel 2008 e 2009. Grazie anche ai contributi delle parti interessate, la Commissione ha proposto di basare il lavoro di tale piattaforma su quattro tematiche per le quali un dialogo tra le parti interessate in seno al Forum potrebbe costituire un valore aggiunto particolarmente significativo. Le tematiche identificate sono: il pilastro sociale di una competitività sostenibile, l’etichettatura, l’innovazione e il mercato interno. Tale scelta tiene conto dei lavori svolti in altri forum con vari portatori d’interesse, come la tavola rotonda sul consumo e la produzione sostenibile di alimenti, in modo da evitare una duplicazione del lavoro. Ciascuna tematica sarà oggetto di un workshop dedicato. Il 3 maggio 2011, è stato organizzato un workshop su importanti questioni aziendali in seno alla catena alimentare, che ha dato luogo a una discussione costruttiva sul ruolo della responsabilità sociale d’azienda e sul quadro delle Nazioni Unite sulle aziende e i diritti dell’uomo.

Le piattaforme di esperti presenteranno le relazioni al Forum di alto livello, che dovrà riunirsi per la seconda volta a novembre 2011 in modo da orientare i lavori tecnici per l’anno successivo. In base ai progressi realizzati finora, la Commissione stima che il Forum di alto livello sarà in grado di raggiungere delle conclusioni soddisfacenti prima del termine del suo mandato, a dicembre 2012.

 
 

(1) Decisione della Commissione 2010/C 210/03 del 30 luglio 2010 che istituisce il Forum di alto livello per un migliore funzionamento della filiera alimentare (GUUE C 210 del 3.8.2010)
(2) Riunioni già svolte: http://circa.europa.eu/Public/irc/enterprise/hl-forum-food-supply-chain/meetings?a=lprv"
Riunioni future (date provvisorie): http://circa.europa.eu/Public/irc/enterprise/hl-forum-food-supply-chain/meetings?a=lftr
(3) Comunicazione della Commissione “Verso un atto per il mercato unico. Per un'economia sociale di mercato altamente competitiva 50 proposte per lavorare, intraprendere e commerciare insieme in modo più adeguato” COM(2010) 608 def./2
(4) Relazione della Commissione sull’esercizio di sorveglianza del mercato nel settore del commercio e della distribuzione “Verso un mercato interno del commercio e della distribuzione più efficace e più equo all’orizzonte 2020” COM(2010)355 def.

 
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