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Procedura : 2011/2713(RSP)
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Testi presentati :

RC-B7-0362/2011

Discussioni :

PV 09/06/2011 - 12.2
CRE 09/06/2011 - 12.2

Votazioni :

PV 09/06/2011 - 13.2
CRE 09/06/2011 - 13.2

Testi approvati :

P7_TA(2011)0271

Resoconto integrale delle discussioni
Giovedì 9 giugno 2011 - Strasburgo Edizione GU

12.2. Guantánamo: decisione imminente sulla pena di morte (discussione)
Video degli interventi
Processo verbale
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  Presidente. - L’ordine del giorno reca la discussione di sei proposte di risoluzione su Guantánamo: decisione imminente sulla pena di morte(1).

 
  
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  Charles Tannock, autore. (EN) Signor Presidente, il Gruppo ECR ritiene che in materia di pena capitale ogni parlamentare debba poter decidere liberamente in base alle proprie convinzioni; sebbene riconosciamo la posizione comune dell’Unione europea contro la pena di morte in qualsiasi circostanza, la verità è che diversi milioni di cittadini europei, di nostri elettori, sono tuttora favorevoli alla pena capitale.

Inoltre, questa risoluzione fa riferimento alla possibile imposizione della pena di morte nei confronti di alcuni dei più pericolosi terroristi del mondo, i quali non hanno avuto esitazioni nel cospirare per uccidere migliaia di innocenti. In effetti, nel leggere il testo della risoluzione, ho rivolto il pensiero ai miei elettori, fatti saltare in aria senza alcuna pietà dai terroristi di al-Qaeda a Londra sei anni fa. La lotta contro il terrorismo islamico mondiale è un conflitto asimmetrico dai risultati imprevedibili e dalle conseguenze senza precedenti, per affrontare il quale è ora necessaria una nuova giurisprudenza a livello internazionale.

Il campo di detenzione nella Baia di Guantánamo riflette questa tragica situazione, come anche il fatto che gli Stati Uniti sopportano un peso sproporzionato nella lotta globale contro il terrore. Naturalmente, tutti questi processi portati avanti dalle autorità degli Stati Uniti – che comunque sono un paese democratico che condivide i nostri stessi valori – devono essere condotti con equità e in presenza di tutte le tutele del caso e, possibilmente, ad opera di tribunali civili.

 
  
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  Ana Gomes, autore. (EN) Signor Presidente, l’Europa è decisamente contraria alla pena di morte, che dovrebbe essere abolita. L’Unione europea, in particolare per voce dell’Alto rappresentante e dell’imminente Presidenza polacca e di tutti gli Stati membri, deve richiedere con decisione che gli Stati Uniti escludano la possibilità di applicare la pena di morte nel primo processo di fronte a una commissione militare nei confronti di un detenuto del campo di Guantánamo. Il caso del cittadino saudita Abd al-Rahim al-Nashiri dovrà stabilire lo standard anche per i casi futuri.

Non solo sarebbe una vergogna per la reputazione degli Stati Uniti in materia di diritti umani se questi fosse mandato nel braccio della morte, ma sarebbe anche del tutto controproducente nella lotta contro il terrorismo. Il Presidente Obama si è impegnato a porre fine allo scandaloso retaggio del Presidente Bush consistente nel calpestare il diritto internazionale in nome della sicurezza nazionale. Il Presidente Obama deve ancora mantenere la sua promessa di chiudere Guantánamo, e al riguardo gli Stati membri dell’Unione europea avrebbero dovuto fare di più per aiutarlo. Ma anche il Congresso deve aiutare il Presidente, facendolo tornare indietro sulla sua decisione di ripristinare il sistema delle commissioni militari, poiché questo non offre alcuna garanzia di un processo equo. Inoltre, deve annullare la decisione di continuare a detenere un numero estremamente elevato di prigionieri contro i quali non esistono capi d’accusa.

L’Unione europea deve essere molto chiara in merito: i detenuti devono essere incriminati o rilasciati. Abd al-Rahim al-Nashiri è detenuto negli Stati Uniti da nove anni e afferma di essere stato tenuto prigioniero dalla CIA in un centro di detenzione segreto in Polonia. L’imminente Presidenza polacca dell’Unione europea avrà, pertanto, una responsabilità particolare nell’assicurare che sia fatta giustizia nei confronti di un uomo che è stato torturato, detenuto in modo illegale e che ora deve affrontare un processo iniquo di fronte a un tribunale militare. E’ giunta l’ora di mettere le cose a posto, tanto negli Stati Uniti quanto in Europa.

(L'oratore accetta di rispondere a un'interrogazione presentata con la procedura del cartellino blu ai sensi dell'articolo 149, paragrafo 8)

 
  
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  Filip Kaczmarek (PPE).(PL) Signor Presidente, desidero domandare all’onorevole Gomes quale sia la fonte delle sue informazioni sull’esistenza di un centro di detenzione segreto in Polonia. Attualmente nel mio paese è in corso un’inchiesta al riguardo, ma finora non sono emerse prove che dimostrino che tali centri siano mai esistiti. E’ possibile che ve ne siano stati, ma al momento non ne abbiamo le prove. Mi interessa molto, dunque, conoscere quale sia la fonte di queste informazioni.

 
  
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  Ana Gomes, autore. (EN) Signor Presidente, questo Parlamento ha svolto un’inchiesta in merito al cosiddetto programma per le consegne straordinarie, inviando una delegazione in Polonia e in due altri paesi, tra cui la Romania, in cui si diceva che esistessero delle prigioni segrete. Ora sappiamo che qualcosa fu trovato in Lituania, e un’inchiesta parlamentare è in corso in questo paese.

Dalla prossima Presidenza polacca non ci attendiamo nulla di meno di un’indagine vera e propria per stabilire quale sia la verità rispetto a questi gravi sospetti.

 
  
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  Marie-Christine Vergiat, autore. (FR) Signor Presidente, il Gruppo confederale della Sinistra unitaria europea - Sinistra verde Nordica, ha scelto di non associarsi a questa risoluzione su Guantánamo. Non perché ne deploriamo la sostanza, ma piuttosto in quanto la troviamo piuttosto debole. Personalmente, mi rincresce il modo in cui abbiamo lavorato alla stesura di questa risoluzione.

Siamo stati troppo cauti nel discutere la condanna per le violazioni dei diritti umani ad opera di un paese che afferma ancora oggi di essere la più grande democrazia del mondo, nel quale esiste ancora la pena di morte, e che con Guantánamo rende al mondo intero testimonianza delle violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale.

Sono quasi dieci anni che dei prigionieri vengono detenuti in questa parte di territorio cubano, scelto al solo scopo di aggirare la giurisdizione legale degli Stati Uniti, e alcuni di essi sono detenuti nella totale mancanza di prove a loro carico. Questi uomini subiscono una detenzione arbitraria. Ancor peggio, alcuni di loro sono stati torturati, anche in territorio europeo: in Romania, Lituania e Polonia. Ma di questo si deve tacere. Possiamo predicare al resto del mondo l’importanza dei diritti umani, ma siamo incapaci di applicarli sul nostro stesso territorio.

E non possiamo parlarne neppure oggi, in questa risoluzione. Me ne rammarico profondamente e ritengo che non sia questo il modo giusto per promuovere il rispetto dei diritti umani nel mondo.

E’ assolutamente essenziale impedire l’applicazione della pena di morte nei confronti di Abd al-Rahim al-Nashiri e di molti gli altri, ma avremmo avuto maggiore forza nel condannare la posizione degli Stati Uniti se avessimo espresso, quanto meno, il nostro rammarico per il cambiamento di atteggiamento del Presidente Obama, in particolare riguardo ai tribunali militari.

(L'oratore accetta di rispondere a un'interrogazione presentata con la procedura del cartellino blu ai sensi dell'articolo 149, paragrafo 8)

 
  
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  Cristian Dan Preda, autore. – (RO) Signor Presidente, vorrei porgere una domanda all’onorevole Vergiat e mi rincresce di non poterla rivolgere anche all’onorevole Gomes. L’onorevole Vergiat ritiene davvero che le sue dichiarazioni contro la Romania, così come quelle dell’onorevole Gomes contro la Polonia, aiutino la causa di al-Nashiri? In che modo tirare in ballo tali argomenti può aiutarci a trovare il modo di impedire l’applicazione della pena di morte? O forse le risoluzioni di cui stiamo discutendo non riguardano la pena di morte ma piuttosto gli argomenti di queste dichiarazioni?

 
  
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  Marie-Christine Vergiat, autore. (FR) Onorevole Preda, abbiamo partecipato assieme alla medesima sessione, tuttavia non siamo usciti con le stesse idee da queste sessioni pomeridiane del giovedì. Io sono contraria alla logica del doppio standard in materia diritti umani. Nei confronti di alcuni paesi adottiamo posizioni eccessivamente dure con dichiarazioni roboanti, mentre con altri, in modo alquanto arbitrario, teniamo conto solo di situazioni specifiche. Quella sessione, tenuta per predisporre questa risoluzione, è stata, da questo punto di vista, una farsa ed è per questo che me ne sono andata.

(L'oratore accetta di rispondere a un'interrogazione presentata con la procedura del cartellino blu ai sensi dell'articolo 149, paragrafo 8)

 
  
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  Charles Tannock (ECR). - (EN) Signor Presidente, desidero chiedere all’onorevole Vergiat se non è forse vero che la sua avversione è diretta contro gli Stati Uniti d’America nella loro guerra contro il terrore, piuttosto che nei confronti della pena di morte. Infatti, non ho mai sentito il suo gruppo condannare le esecuzioni di cittadini di paesi come Cuba o anche la Cina, dove purtroppo il ricorso alla pena capitale è ancora molto frequente.

 
  
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  Marie-Christine Vergiat, autore. (FR) Onorevole Tannock, le consiglio di rileggere le mie dichiarazioni su Cuba. Ho detto che condanno le violazioni dei diritti umani ovunque nel mondo, a Cuba come altrove.

Non ho bisogno delle sue lezioni a riguardo. Io non prendo posizione contro i musulmani per difendere i cristiani. Difendo tutti gli esseri umani di questo pianeta, affinché proprio tutti possano essere liberi e uguali.

 
  
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  Cristian Dan Preda, autore.(RO) Signor Presidente, vorrei suggerire di concentrarci specificatamente sul caso al-Nashiri. E’ possibile che il processo contro Abd al-Rahim al-Nashiri di fronte a una commissione militare si concluda con la pena di morte. Desidero ricordarle, come ha fatto anche l’onorevole Tannock, che al-Nashiri è accusato di reati molto gravi, che comprendono la sua partecipazione agli attentati contro una portaerei statunitense e contro la petroliera MV Limburg. La nostra opposizione di principio alla pena di morte ci impone di chiedere alle autorità americane di non fare ricorso ad essa.

D’altro canto, devo dire che il Gruppo del Partito Popolare Europeo (Democratico Cristiano) ha sempre considerato, e considera tutt’ora, prioritario un rapporto transatlantico solido, poiché questo si basa sulla convinzione dell’esistenza di un insieme di valori comuni e sul rispetto dei diritti umani. In quest’Aula siamo tutti uniti nel rifiuto deciso di qualsiasi atto terroristico e nel dare voce al nostro sostegno nei confronti delle vittime di questi attacchi. Tuttavia, mi rincresce che un paese democratico come gli Stati Uniti e una dittatura come quella difesa esplicitamente o implicitamente dall’onorevole Vergiat vengano messi sullo stesso piano.

(L'oratore accetta di rispondere a un'interrogazione presentata con la procedura del cartellino blu ai sensi dell'articolo 149, paragrafo 8, del regolamento)

 
  
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  Ana Gomes, autore. (EN) Signor Presidente, desidero chiedere all’onorevole Preda cos’ha da dire in merito al fatto che questa mattina, in quest’Aula, molti onorevoli parlamentari tra cui io stessa, abbiamo udito il Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa Hammarberg dichiarare in modo molto chiaro, in risposta a un interrogativo al riguardo, di essere in possesso di prove che avvalorano i gravi sospetti sull’esistenza di luoghi di detenzione segreti in Polonia, Lituania e Romania, e che si aspetta che le indagini proseguano.

Consentitemi di dire che non nutro alcuna ostilità nei confronti degli Stati Uniti. Al contrario posso solo ammirare quegli Stati Uniti che difendono lo stato di diritto e i diritti umani e che si distinguono dai terroristi il cui vero scopo è di cancellare lo stato di diritto e violare la democrazia e i diritti umani.

 
  
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  Cristian Dan Preda, autore.(RO) Consentitemi di cogliere questa occasione per dire che mi rincresce molto che in tutta questa discussione non abbiate mai creduto alla posizione delle autorità rumene. Debbo ricordarvi che la Romania è un membro dell’Unione europea, e credo che il minimo che possiamo fare è avere fiducia nei nostri partner. Infatti, desidero ricordarvi che le autorità rumene hanno sempre fornito tutte le informazioni richieste nell’ambito di queste inchieste internazionali. Tutti gli inquirenti hanno potuto accedere gli aeroporti di Otopeni, Bucarest e Constanţa, oltre che alla base del centro satellitare di Torrejón. Le indagini si sono sempre svolte in un clima collaborativo e nulla è emerso che permettesse di confermare in modo credibile tali illazioni. Davvero non comprendo il motivo per cui, nel rilanciare continuamente queste accuse, non ritenete mai di dare credito alle autorità di uno Stato membro. Onorevole Gomes, la Romania fa parte dell’Unione europea e non può essere confusa con i paesi di cui discutiamo in quest’Aula al giovedì.

(L'oratore accetta di rispondere a un'interrogazione presentata con la procedura del cartellino blu ai sensi dell'articolo 149, paragrafo 8)

 
  
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  Marie-Christine Vergiat, autore. (FR) Vedo che l’onorevole Preda si sta allontanando dall’argomento della nostra discussione per venire in aiuto della Romania, ma non è questo il punto su cui desidero soffermarmi.

Mi rincresce molto sentire che si rivolge a me in un modo che ritengo insultante. Sono spiacente, onorevole Preda, ma mai in vita mia, né in quest’Aula né altrove, ho difeso una qualunque dittatura di questo mondo. Ho sempre denunciato tutte le violazioni dei diritti umani ovunque queste vengano commesse.

Le chiedo, pertanto, di ritirare le dichiarazioni che ha fatto nei miei confronti e la ringrazio anticipatamente.

 
  
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  Cristian Dan Preda, autore.(RO) Signor Presidente, avevo inteso che mi sarebbe stata rivolta una domanda ma non ne ho ricevuta nessuna. Ciò che desidero dire è che ritengo tutt’ora che sia un errore mettere sullo stesso piano democrazie come gli Stati Uniti o gli Stati membri dell’Unione europea con paesi e regimi in cui il potere viene esercitato in modo autoritario e totalitario, e in cui i cittadini comuni subiscono abusi terribili. E’ questo che volevo dire. Se l’onorevole Vergiat si sente offesa da tutto ciò mi rincresce molto.

 
  
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  Renate Weber, autore. (EN) Signor Presidente, non so se stiamo per votare la risoluzione, ma in ogni caso giungeremo alla votazione al termine della discussione. Credo che la questione in discussione sia un ottimo esempio di cosa significhi essere coerenti con i nostri principi e valori, essendosi quest’Assemblea pronunciata in diverse occasioni contro la pena di morte, ovunque venga adottata. Abbiamo anche discusso di cosa significhi un regolare processo: entrambe queste questioni fondamentali riguardanti i diritti umani sono in gioco nel caso al-Nashiri.

Un regolare processo non è compatibile con una commissione militare. Abbiamo già criticato questo metodo che può riuscire, sotto qualunque profilo, a rispettare gli standard internazionali in materia di equo processo. Inoltre, in questo caso, questo cittadino saudita potrebbe essere condannato alla pena capitale da una commissione militare sebbene nel 2009 il relatore speciale dell’ONU chiese esplicitamente agli Stati Uniti di non aprire procedimenti che possano concludersi con l’applicazione della pena di morte davanti a una commissione militare.

Il gruppo liberale di questo Parlamento è pienamente convinto della necessità della lotta al terrorismo, ma questa deve essere perseguita senza alcuna concessione in materia di diritti umani e libertà fondamentali.

 
  
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  Barbara Lochbihler, autore.(DE) Signor Presidente, onorevole Oettinger, l’attuale amministrazione degli Stati Uniti si era inizialmente dichiarata con chiarezza a favore della chiusura del campo di prigionia di Guantánamo.

Sfortunatamente, il governo americano non è stato in grado di dare seguito a quanto annunciato, e dunque nemmeno di abolire le commissioni militari istituite presso il campo di Guantánamo, che non rispettano alcuno degli standard richiesti per lo svolgimento di un regolare processo. Questo implica che potrebbe venir presa a breve una decisione per la pena di morte e la possibilità che si giunga a un’esecuzione risulta quindi tanto più drammatica. Dunque, la nostra risoluzione richiede urgentemente che tutte le istituzioni europee e gli Stati membri facciano tutto il possibile per impedire l’esecuzione di al-Nashiri.

Chiediamo nuovamente che gli USA adottino una moratoria sulla pena di morte e si uniscano al movimento mondiale con il quale novantasei Stati hanno preso una decisione irreversibile a favore dell’abolizione della pena di morte. Il numero di Stati che hanno mantenuto la pena di morte nel loro ordinamento e che ancora vi fanno ricorso è sceso a cinquantotto. Si tratta di un’evoluzione positiva.

Al-Nashiri è stato imprigionato in Polonia in una prigione segreta gestita dalla CIA in cui è stato sottoposto a torture terribili Noi europei dobbiamo scendere seriamente a patti con le nostra parte di responsabilità per queste gravi violazioni dei diritti umani. L’abitudine di far passare la questione sotto silenzio, nascondendola sotto il tappeto e consentendo che i responsabili non vengano processati deve giungere al termine. La discussione odierna dimostra che non aiuta parlare in modo superficiale di sentimenti anti-americani o anti-europei. Al contrario, dobbiamo affrontare i fatti, comprese le fonti cui l’onorevole Gomes ha fatto riferimento. Inoltre, il relatore speciale sulle torture dell’ONU ha presentato un documento molto utile nel corso dell’ultima riunione di commissione, che dimostra come delle prigioni di questo genere siano state istituite dalla CIA in Polonia.

 
  
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  Bernd Posselt, a nome del gruppo PPE.(DE) Signor Presidente, gli USA non sono la più grande democrazia del mondo, come invece sostenuto da un precedente oratore. Sono, in realtà, la terza democrazia del pianeta. Eppure gli Stati Uniti non saranno favorevolmente colpiti nel vedere la seconda democrazia del mondo dopo l’India – ovvero l’Unione europea – sprofondare in un mare di polemiche interne su questo importante argomento.

Si tratta di una questione estremamente seria, e si è giustamente detto che la nostra partnership con gli Stati Uniti è fondata sui diritti umani. Stiamo combattendo per sostenere il diritto internazionale. Guantánamo è una zona in cui le leggi nazionali e internazionali non vengono applicate, e pertanto va contro i principi del diritto internazionale. Stiamo combattendo contro la giurisdizione militare e per lo stato di diritto, che non é compatibile con una giurisdizione militare. Stiamo combattendo per il diritto alla vita, e questo non è conciliabile con la pena di morte. Combattiamo infine per i diritti umani, e proprio questi diritti umani vengono violati a Guantánamo. Pertanto, dobbiamo spiegare con chiarezza a un alleato importante come gli Stati Uniti che non siamo disposti ad accettare tutto ciò. Questa è sin dall’inizio la posizione del Parlamento, posizione trasversale ai vari gruppi politici. E’ anche la posizione del Gruppo del Partito Popolare Europeo (Democratico Cristiano). Guantánamo deve essere chiusa. Anche i terroristi godono di diritti umani, sebbene, naturalmente, è giusto che vengano condannati a una pena legittima nell’interesse delle loro vittime. Tuttavia, debbono essere sottoposti a regolare processo.

(L'oratore accetta di rispondere a un'interrogazione presentata con la procedura del cartellino blu ai sensi dell'articolo 149, paragrafo 8, del regolamento)

 
  
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  Charles Tannock (ECR). - (EN) Signor Presidente, premetto che nutro un profondo rispetto per l’onorevole collega Posselt. La più grande democrazia del mondo, naturalmente, è l’India. Ma non ho mai sentito nessuno parlare dell’Unione europea come se fosse un unico paese. Può forse confermare se questa è ora la posizione del suo gruppo, ovvero che l’Unione europea sia ora un vero e proprio paese così come l’India, il Brasile, e l’America, ovvero le grandi democrazie del mondo?

 
  
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  Bernd Posselt, (PPE).(DE) Signor Presidente, mi ritengo un seguace di Winston Churchill, il quale ebbe a dire “dobbiamo creare una sorta di Stati Uniti d’Europa”.

 
  
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  Justas Vincas Paleckis, a nome del gruppo S&D. (EN) Signor Presidente, l’esistenza ancora oggi della pena di morte negli Stati Uniti e la situazione nella baia di Guantánamo mettono in discussione la legittimità degli Stati Uniti come nostro partner nella promozione dei diritti umani. Ho accolto molto favorevolmente gli appelli del Residente Obama a favore della chiusura di Guantánamo, ma non ho ancora visto una sola azione decisiva da parte dell’amministrazione USA per dare seguito a queste dichiarazioni del Presidente, né per introdurre delle riforme nel trattamento dei detenuti, con particolare riferimento al caso di al-Nashiri.

E’ impossibile spiegare alle persone in Europa o altrove nel mondo come mai la pena di morte sia stata abolita in Ucraina, Russia, Azerbaijan e ovunque in Europa, tranne che nella Bielorussia, esiste ancora negli USA. Ritengo, tuttavia, che non passerà molto tempo prima di ricevere delle buone notizie in tal senso dagli Stati Uniti d’America.

 
  
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  Marietje Schaake, a nome del gruppo ALDE. (EN) Signor Presidente, nessuno dissentirà sul fatto che si debba prevenire il terrorismo, né che i soggetti sospettati di aver commesso atti terroristici debbano essere processati, ritenuti responsabili delle loro azioni e condotti di fronte alla giustizia con un equo processo. Tuttavia, nella cosiddetta guerra al terrore, rischiamo di compromettere proprio quelle libertà e quei valori che affermiamo di voler difendere dalla furia del terrorismo. Se acconsentiamo l’erosione di valori e principi fondamentali consegneremo la vittoria proprio ai terroristi. Se le nostre azioni saranno ingiuste, saremo meno credibili e ancora più deboli.

La dichiarazione della fine della guerra contro il terrore è stata uno dei punti di riferimento nell’azione iniziale del Presidente Obama. Ciononostante, la mancata chiusura di Guantánamo è stata deludente, e dobbiamo anche cercare di capire la nostra posizione di europei. Noi non siamo disposti ad accogliere i detenuti ancora imprigionati lì e dobbiamo ancora fare chiarezza sulle nostre partecipazioni alle consegne straordinarie e alle azioni extragiudiziarie – compresa la tortura – che hanno avuto luogo sul suolo europeo. Dobbiamo mantenere gli standard più elevati e fare chiarezza su queste oscure pagine della storia recente dell’Unione europea. Questo significa che dovremmo essere in grado di parlare apertamente dei paesi coinvolti, cosa che invece risulta difficile perfino in questo Parlamento.

L’Unione europea e gli Stati Uniti devono collaborare, non certo per violare i diritti umani, bensì per affrontare le minacce più pressanti che gravano sul nostro mondo. Di norma condividiamo gli stessi valori di base, ma la differenza delle nostre posizioni in materia di pena di morte – che sono orgoglioso di poter dire è stata ovunque abolita in Europa – rende meno efficace e meno credibile al resto del mondo l’unione delle nostre voci. Dobbiamo guidare il mondo libero attraverso l’esempio facendoci conoscere per il rispetto dei diritti umani, tanto quando abbiamo a che fare con amici che con avversari.

 
  
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  Heidi Hautala, a nome del gruppo Verts/ALE. (EN) Signor Presidente, desidero ringraziare tutti quei colleghi che mi hanno ricordato che le riflessioni sui diritti umani sono fondate unicamente sull’assenza di discriminazioni nella valutazione di tutte le violazioni dei diritti umani, ovunque esse si verifichino. Tutto ciò è vero sia dentro che fuori dall’Unione europea. Credo, quindi, che sia giunta l’ora per il Parlamento di riesaminare il possibile coinvolgimento degli Stati membri dell’Unione europea nelle consegne straordinarie e nei centri di detenzione segreti.

Non credo che si debba avere paura della verità e il Parlamento, con una nuova relazione sull’argomento, potrebbe certamente gettare luce nuova sulla questione e anche dissipare dichiarazioni ingiuste e sospetti.

Come è stato detto stamane dal Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa Hammarberg, che personalmente ammiro molto, non si tratta di una storia chiusa, al contrario è una storia importante e ancora tutta da scrivere, per affrontare la quale è auspicabile la collaborazione tra il Parlamento e il Consiglio d’Europa.

 
  
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  Paul Murphy, a nome del gruppo GUE/NGL. (EN) Signor Presidente, l’ipocrisia delle potenze imperialiste e il loro doppiogiochismo in materia di diritti umani sono perfettamente illustrate dal filo spinato della baia di Guantánamo. I dossier di WikiLeaks hanno ormai fornito un quadro ancora più chiaro sulle più gravi violazioni dei diritti umani che vi si sono verificate – il ricorso frequente al waterboarding – o annegamento controllato – oppure ad altre forme di tortura per estorcere confessioni e informazioni – e hanno anche rivelato che centinaia di persone sono state detenute a Guantánamo senza prove concrete a loro carico.

Eppure, Barack Obama non solo ha dimenticato la sua promessa di chiudere quest’orrida prigione, ma ha ora acconsentito la ripresa dei processi militari nei confronti dei detenuti. Questo buco infernale deve essere chiuso immediatamente, offrendo a tutti i detenuti attuali un accesso a un giusto processo dinnanzi a un tribunale civile; tutti i campi di tortura e prigionia della CIA in Europa debbono altresì essere chiusi; si deve porre fine all’utilizzo dell’aeroporto di Shannon in Irlanda per voli militari coinvolti nelle consegne straordinarie; e si deve porre fine alla pratica barbara della pena di morte.

((L'oratore accetta di rispondere a un'interrogazione presentata con la procedura del cartellino blu ai sensi dell'articolo 149, paragrafo 8, del regolamento)

 
  
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  Cristian Dan Preda (PPE).(RO) Signor Presidente, desidero chiedere all’onorevole Murphy se potrebbe descrivere brevemente come vengono torturati a Cuba i prigionieri politici.

 
  
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  Paul Murphy, (GUE/NGL). - Signor Presidente, come l’onorevole Vergiat, anch’io sono contrario alla tortura. Non approvo le violazioni dei diritti umani in nessuna parte del mondo. Credo che in questa sede stiamo discutendo, della baia di Guantánamo. Credo che stiamo parlando di prigioni segrete e di gravi violazioni dei diritti umani. E credo che tutto ciò avvenga ad opera della più grande potenza imperialista del mondo – gli Stati Uniti – e ritengo che in questa sede sia opportuno esprimere una condanna.

 
  
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  William (The Earl of) Dartmouth, a nome del gruppo EFD. (EN) Signor Presidente, Guantánamo è importante, ma cerchiamo di considerare la situazione nella giusta prospettiva. Il numero totale dei detenuti di Guantánamo dalla sua apertura è 775. Se volgiamo lo sguardo a questo emiciclo noteremo che potrebbe contenere tutte le 775 persone che sono state detenute a Guantánamo.

Naturalmente, questo Parlamento è fortemente preoccupato per la libertà individuale e per lo svolgimento di processi equi – e con cognizione di causa – ma dobbiamo riconoscere che alcuni detenuti rappresentano un problema. Ad esempio, esiste il caso di un cittadino britannico che quando è stato arrestato sul campo di battaglia in Afganistan stava trasportando armi e indossava il turbante nero dei talebani, ma che ha dichiarato di essere in Afganistan per seguire un corso di informatica.

La preoccupazione del Parlamento riguardo alla mancanza di assoluta correttezza nei procedimenti legali di Guantánamo è ammirevole. Ciononostante, voglio dichiarare dinnanzi a questa Assemblea, che la causa della libertà individuale sancita dalle leggi nel mondo. Sarebbe assai meglio sostenuta se il Parlamento si interessasse maggiormente alle operazioni relative al mandato d’arresto europeo. Tale mandato, per sua stessa natura, supera e aggira le tutele legali contro gli arresti arbitrari, e 500 milioni di cittadini europei sono soggetti ad esso mentre attualmente a Guantánamo vi sono solo 171 detenuti.

 
  
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  Sergio Paolo Francesco Silvestris (PPE). - Signor Presidente, è notizia di 5 giorni fa che cinque presunti autori degli attacchi dell'11 settembre contro le Torri gemelle sono stati di nuovo formalmente accusati per la seconda volta e così facendo, l'Amministrazione Obama ha formalmente aperto la possibilità di organizzare un processo nei loro confronti dinanzi alle commissioni militari del carcere della base di Guantánamo.

Ferma restando la più assoluta condanna e l'indignazione nei confronti di tutti gli attacchi terroristici nonché la ferma condanna del terrorismo fondamentalista, penso sia necessario invocare l'abbandono dell'uso della pena di morte in tutti i casi e in tutte le circostanze. Dico questo perché siamo contro ogni violazione dei diritti umani fondamentali, sempre e ovunque essi avvengano.

In effetti, noi avevamo anche denunciato la violazione del diritto di Guillermo Farinas di venire qui a Strasburgo a ritirare il Premio Sacharov. Si tratta di quel Farinas a cui i colleghi del GUE non volevano fosse assegnato il Premio Sacharov definendo quella designazione una strumentalizzazione politica.

 
  
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  Jacky Hénin (GUE/NGL). - (FR) Signor Presidente, devo dire che ci troviamo di fronte a un esempio che illustra con evidenza come la questione dei diritti umani viene utilizzata dall’Unione europea per perseguire i propri scopi. Infatti, ci rifiutiamo di condannare in modo chiaro gli Stati Uniti per l’atteggiamento criminale assunto da questo paese a Guantánamo. E ci rifiutiamo di riconoscere la responsabilità degli Stati membri dell’Unione europea per aver consentito la detenzione e la tortura nelle prigioni segrete della CIA.

Ci rifiutiamo, inoltre, di parlare dei minori incarcerati e torturati dagli Stati Uniti a Guantánamo, nonostante l’UNICEF abbia riconosciuto che questi detenuti siano soldati bambini, mentre non esitiamo a denunciare dittature spaventose, approvando sanzioni nei confronti di altri paesi. Quando siamo coinvolti noi o gli Stati Uniti, i diritti umani non sembrano rappresentare un grande problema.

Da parte nostra invochiamo l’universalità dei diritti umani. Chiediamo anche che il nostro atteggiamento sia determinato unicamente dal desiderio di servire i popoli e, in tal senso, desideriamo che gli Stati Uniti vengano processati per violazione dei diritti umani, e che lo stesso avvenga anche per quegli Stati membri dell’UE che dovessero risultare colpevoli di complicità. Il diritto internazionale deve essere rispettato sempre, e la tortura e le uccisioni nel nome del terrorismo devono essere fermati.

Infine, val la pena ripetere anche che la base di Guantánamo deve essere chiusa restituendo a Cuba l’integrità del suo territorio.

 
  
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  Eduard Kukan (PPE). - (EN) Signor Presidente, così come il diritto alla vita occupa un posto molto speciale tra i diritti umani, la pena di morte non deve trovare posto nelle società democratiche. Oggi l’Europa è l’unica regione del mondo in cui la pena capitale è stata abolita – con la triste eccezione della Bielorussia. Desidero sottolineare come l’Unione europea rimanga fermamente favorevole all’abolizione della pena di morte ovunque nel mondo.

Non vi è alcun dubbio del fatto che le relazioni con gli Stati Uniti rappresentino un grande valore per l’Unione europea, così come la nostra reciproca collaborazione nella lotta contro il terrorismo. Tuttavia, desidero cogliere questa occasione per sostenere l’invito alle autorità americane a non optare per la pena di morte nel caso di Abd al-Rahim al-Nashiri.

In conclusione, desidero unirmi a tutti i miei colleghi nell’esortare i vari paesi in cui ancora vige la pena capitale a seguire il modello europeo e bandire la pena di morte, rendendo la sua abolizione un valore universalmente accettato. Tutte le esecuzioni, ovunque esse si verifichino, dovrebbero essere condannate.

 
  
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  Corina Creţu (S&D). - (EN) Signor Presidente, concordo con i miei colleghi che affermano che, nel lanciare accuse così gravi nei confronti di un paese, dobbiamo essere certi di disporre di tutte le informazioni del caso. Non ritengo sia un problema di doppio standard: si tratta, invece, di onestà e di correttezza dell’informazione.

Quanto all’argomento della nostra discussione, gli USA sono responsabili dei diritti dei loro detenuti, e hanno l’obbligo morale di abolire la pena di morte. Poiché le relazioni transatlantiche si fondano principalmente su un insieme di valori condivisi, auspico che le autorità americane mostrino maggiore sensibilità all’impegno dell’UE ad eliminare la pena di morte in tutto il mondo.

(RO) Desidero, inoltre, rispondere all’onorevole Preda. Il fatto che la nostra posizione sia a favore dell’abolizione della pena di morte non vuol dire che sottovalutiamo la nostra partnership strategica con gli Stati Uniti, cui teniamo sia come Unione europea che a livello dei singoli Stati membri. Le relazioni con gli USA rappresentano una priorità non solo per il vostro Gruppo del Partito Popolare Europeo (Democratico Cristiano), ma anche per il Gruppo dell’alleanza Progressista di Socialisti e Democratici al Parlamento Europeo, e continueranno a rappresentarla anche in futuro.

 
  
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  Raül Romeva i Rueda (Verts/ALE). - (EN) Signor Presidente, desidero parlare del caso di Abd al-Nashiri, che è emblematico non solo per via di Guantánamo e della pena di morte, ma anche perché è uno dei due casi in cui sia stato rivelata l’identità delle vittime delle prigioni segrete della CIA in Europa. Nell’ambito di un’inchiesta giudiziaria polacca, assieme ad Abu Zubaydah gli è stato ufficialmente riconosciuto lo status di vittima, fornendogli così una concreta speranza che il processo a suo carico possa spostarsi in Europa.

Credo che sia, dunque, estremamente importante che la risoluzione finale comprenda anche un chiaro appello a favore di un’indagine sull’eventuale complicità degli Stati membri e sui loro programmi di consegne straordinarie e di detenzioni segrete. Come suggerito da Amnesty International, tuttavia, è importante stabilire un nesso con la relazione della commissione temporanea sul presunto utilizzo di paesi europei da parte della CIA per il trasporto e la detenzione illegale di persone nonché con il seguito che la commissione libertà civili, giustizia e affari interni ha stabilito di voler dare con una nuova relazione di iniziativa. L’operato del Parlamento europeo sul fronte delle assunzioni di responsabilità è assolutamente cruciale per mantenere tali questioni all’interno dell’agenda europea.

 
  
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  João Ferreira (GUE/NGL). (PT) Signor Presidente, siamo per l’ennesima volta di fronte a un triste esempio della logica del doppio standard che risulta spesso così evidente in quest’Aula. Le questioni centrali di questa discussione sono la violazione dei diritti umani da parte delle autorità degli Stati Uniti, le detenzioni arbitrarie e illegali, il diritto negato a un giusto processo, l’utilizzo della tortura e della pena di morte.

Alcune di queste violazioni sono state commesse con la complicità dimostrata degli Stati membri dell’Unione europea, che hanno messo il proprio territorio a disposizione della CIA. Deplorevolmente, tuttavia, nella proposta di risoluzione congiunta, non troviamo una sola parola di condanna delle autorità degli Stati Uniti o dei paesi europei che sono stati loro complici nell’ambito di tali attività. Le parole di condanna sono invece sempre abbondantemente disponibili quando si tratta di accusare altri paesi. In questo caso, le pretese si sono ammorbidite in richieste, e si è voluto sottolineare sin dal primo paragrafo della risoluzione le strette relazioni transatlantiche fondate su valori comuni e sul rispetto dei diritti umani. Cosa significhi davvero tale rispetto è sotto gli occhi di tutti. Si tratta di un fatto increscioso, ma altamente significativo.

Signor Presidente, mi consenta di concludere dicendo che, piuttosto che lanciare appelli per la chiusura della base di Guantánamo, sarebbe molto più sensato invocare il recupero della sovranità cubana su questa parte del suo territorio, illegalmente occupato dagli Stati Uniti.

 
  
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  Eija-Riitta Korhola (PPE). - (FI) Signor Presidente, sicuramente siamo d’accordo all’unanimità su una questione: l’Unione europea deve continuare a collaborare in modo serrato per l’eradicazione del terrorismo internazionale. Dobbiamo, tuttavia, rendere molto più chiaro che la guerra al terrorismo non può avvenire a spese dei diritti umani e di altri valori fondamentali.

L’UE si oppone alla tortura e alla pena di morte da molto tempo, e questo fatto resta valido anche nel caso al-Nashiri. Due principi importanti debbono essere tenuti a mente: il rifiuto incondizionato della pena di morte, e il fatto che la guerra al terrorismo deve essere combattuta anche contro le cause di questo fenomeno. Come ben sapete, le nostre relazioni transatlantiche si fondano su valori che condividiamo da lungo tempo con il nostro partner, quali i diritti umani universali e il diritto a un equo processo. E’ per questo motivo che gli Stati Uniti debbono esaminare i loro tribunali militari, chiudere Guantánamo e astenersi in ogni caso dalla pratica della tortura.

 
  
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  Filip Kaczmarek (PPE).(PL) Signor Presidente, molti onorevoli colleghi hanno parlato di prove dell’esistenza di centri di detenzione in Polonia e Romania, nonché dell’utilizzo della tortura. Desidero lanciare un appello accorato affinché tali prove siano consegnate al pubblico ministero polacco, poiché in Polonia su tale questione è attualmente in corso un’indagine. Il pubblico ministero è indipendente, anche dall’esecutivo, e l’indagine viene monitorata dalla Fondazione Helsinki per i diritti umani. Gli avvocati che rappresentano due detenuti di Guantánamo sono coinvolti e, pertanto, se esistono delle prove dovrebbero essere consegnate nelle mani del pubblico ministero in Polonia affinché possano essere esaminate. Nella precedente legislatura, una commissione parlamentare ha indagato in merito. Uno dei membri di quella commissione dice oggi che esistono delle prove, sotto forma di un documento, firmato da un ex primo ministro polacco, contenente disposizioni relative a un centro di detenzione. Alla domanda se avesse mai visto tale documento, costui ha negato, riferendo tuttavia di averne sentito parlare. Spero, dunque, che chiunque disponga di prove o di documenti in tal senso li consegni alle autorità competenti invece di limitarsi a parlarne.

 
  
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  Sari Essayah (PPE). - (FI) Signor Presidente, va detto che questa discussione e le nostre scaramucce politiche in merito non sono del tutto servite allo scopo di questa risoluzione, né abbiano dimostrato che in quest’Assemblea, e più in generale all’interno dell’UE, siamo tutti realmente ansiosi di difendere il diritto di ogni individuo a un processo imparziale, o che ci opponiamo alla pena di morte.

Noi ci opponiamo categoricamente alla pena capitale, indipendentemente da quali crimini possa aver commesso un imputato. Come è stato chiarito in molti degli interventi, le accuse contro al-Nashiri sono molto gravi. Egli è stato accusato di azioni terroristiche in cui sono state uccise diverse dozzine di persone. Di conseguenza, è per mezzo di questa risoluzione che vogliamo dire che, certamente, noi non accettiamo le sue azioni. Non siamo favorevoli al terrorismo, ma vogliamo difendere il principio in base al quale ogni individuo ha diritto a un processo imparziale e ci appelliamo per l’abolizione della pena di morte.

 
  
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  Günther Oettinger, Membro della Commissione. (DE) Signor Presidente, onorevoli parlamentari, l’Unione europea sta collaborando in modo serrato con gli Stati Uniti d’America nella guerra contro il terrore. Ciononostante, attribuiamo un’importanza enorme alla tutela dei diritti umani quale parte integrante della lotta al terrorismo. Nel giugno dello scorso anno, noi – Unione europea e Stati Uniti – abbiamo emesso una dichiarazione congiunta sulla lotta al terrorismo in cui dichiariamo che la guerra al terrore deve svolgersi nel rispetto dei valori fondamentali e del principio dello stato di diritto. Tale accordo indica come tutti i procedimenti processuali contro persone sospettate di terrorismo debbano svolgersi in un quadro di legalità che garantisca in modo adeguato il rispetto del diritto processuale e dell’equo processo, essendo il più trasparente possibile e svolgendosi in modo efficiente.

L’Unione europea e gli Stati membri si oppongono fermamente alla pena di morte in ogni circostanza. Difendiamo questa posizione nell’ambito delle nostre relazioni con tutti i paesi del mondo. Seguendo le linee guida dell’UE riguardo alla pena di morte, stiamo esercitando una forte pressione sugli Stati Uniti per l’abolizione della pena capitale sia a livello nazionale che dei singoli Stati federali. Inoltre, chiediamo provvedimenti di grazia per i singoli casi. Siamo quindi molto preoccupati per i prigionieri che dovessero venir condannati alla pena di morte.

Presumiamo che le autorità statunitensi non abbiano ancora deciso se Muhammed al-Nashiri e le cinque persone accusate di complicità negli attacchi terroristici di dieci anni fa vengano condannati alla pena capitale. Posso garantirvi che l’Unione europea sta seguendo il processo con grande attenzione e farà sentire regolarmente e in modo adeguato presso le autorità degli Stati Uniti le sue preoccupazioni relativamente alla pena di morte e all’equità dei procedimenti.

 
  
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  Presidente. - La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà a breve.

Dichiarazioni scritte (articolo149 del regolamento)

 
  
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  Monica Luisa Macovei (PPE), per iscritto. (RO) Il cittadino saudita Abd al-Rahim al-Nashiri è stato arrestato nel 2002 dagli Stati Uniti e trasferito nella base di Guantánamo nel 2006 con l’accusa di crimini di guerra e terrorismo. Il procuratore generale ha invocato la pena di morte, ma in effetti le autorità USA decideranno entro il 30 giugno 2011 se sostenere questa pena o meno di fronte a la commissione militare che dovrà emettere il verdetto. Il terrorismo deve essere condannato e coloro che si macchiano di questo crimine debbono essere puniti senza alcuna eccezione. Tuttavia, tutti gli imputati devono godere del diritto ad un processo equo. La pena di morte non trova posto in un paese che difende la dignità umana, che sta al centro dei diritti umani. Condivido i sentimenti di coloro che in esortano la Commissione e il Consiglio a incalzare le autorità degli Stati Uniti per abolire la pena capitale e garantire che questo cittadino saudita possa essere processato in modo equo.

 
  
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  Kristiina Ojuland (ALDE), per iscritto. Il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti e le sue agenzie hanno apertamente ignorato il diritto internazionale, in particolare le Convenzioni di Ginevra, in merito al campo di detenzione della baia di Guantánamo. E’ inaccettabile che gli Stati Uniti d’America – ritenuti paladini dei diritti umani e della democrazia – si siano resi responsabili di maltrattamenti e torture dei detenuti del campo. L’Unione europea deve insistere affinché gli USA chiudano immediatamente questo campo e conducano un’indagine indipendente e imparziale sulle violazioni dei diritti umani che avrebbero avuto luogo a Guantánamo. La pena di morte non dovrebbe essere applicata in nessun paese democratico. Chiediamo, pertanto, alle autorità degli Stati Uniti di non applicarla nel caso di Abd al-Rahim al-Nashiri né in qualunque altro caso. L’Unione europea e i suoi Stati membri dovrebbero convincere gli Stati uniti ad assumere una moratoria sulla pena di morte. Nell’interesse della credibilità dell’Unione europea, dobbiamo a ogni costo evitare la logica del doppio standard in questioni di principio come questa.

 
  

(1) Cfr. Processo verbale

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