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Resoconto integrale delle discussioni
Giovedì 14 marzo 2013 - Strasburgo Edizione rivista

La catena del valore mondiale del cotone (discussione)
MPphoto
 

  Niccolò Rinaldi, a nome del gruppo ALDE. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, Signor Commissario, il cotone è un prodotto davvero unico: è una materia prima che è indispensabile, che indossiamo quotidianamente: è quasi una seconda pelle. È un prodotto che in Europa importiamo ed esportiamo; che nei paesi in via di sviluppo implica purtroppo molto lavoro minorile – e possiamo ricordare che il Parlamento ha rifiutato l'inclusione di un protocollo sui prodotti tessili nell'accordo commerciale con l'Uzbekistan, visto l'uso massiccio di bambini nella raccolta di cotone in questo paese.

È un prodotto che ha un impatto ambientale notevole, a volte devastante, con pesticidi, insetticidi e un uso enorme di acqua, che è necessaria per la coltivazione delle piantagioni, che conosce anche esempi notevoli, ancorché piccoli per il momento, di buone pratiche di commercio equo e solidale, che dà lavoro a interi paesi che dipendono dal cotone – Bangladesh, Uzbekistan – ma anche alla nostra industria tessile, e che comporta una catena di responsabilità molto complessa, fatta di produttori, grossisti, commercianti, marchi, industrie, consumatori, perfino pubblicitari. È dunque un prodotto che per antonomasia ha bisogno di un ruolo soprattutto del legislatore, soprattutto del governo, di un sistema. Ed è su questo che a mio avviso debba concentrarsi la nostra discussione.

Abbiamo oggi degli strumenti a disposizione, come il Commissario ha ricordato: cominciamo per prima cosa con l'aderire in quanto Unione europea al Comitato internazionale consultativo sul cotone, una lacuna che va colmata. In secondo luogo, lavoriamo insieme su clausole specifiche negli accordi di partenariato economico e di libero scambio. In terzo luogo, lavoriamo sulle nuove regole per la concessione del sistema di preferenze generalizzate, condizionata al buon governo e al rispetto delle convenzioni internazionali sul lavoro e sull'ambiente.

Infine, abbiamo bisogno di un monitoraggio costante, anche attraverso un partenariato sistematico con gli organismi delle Nazioni Unite, quali l'Unicef o l'Organizzazione internazionale del lavoro. In definitiva, occorre trovare il bandolo di una catena virtuosa, ricordandoci del Global Compact delle Nazioni Unite e ricordandoci che il cotone è stato anche sinonimo di schiavismo. Nel XXI secolo vorremmo che fosse solo sinonimo di sviluppo.

 
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