Impegno a lungo termine degli azionisti e relazione sul governo societario (discussione)
Sergio Gaetano Cofferati, relatore. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, caro Commissario, domani voteremo in Aula l'accordo raggiunto nel trilogo che si è tenuto del corso dei mesi passati.
Io credo che il testo che abbiamo approvato abbia elementi di forte positività e rappresenti oggettivamente un passo in avanti molto importante sul piano della definizione normativa della governance d'impresa dell'Unione europea. La discussione è stata molto lunga – il testo della Commissione è stato presentato tre anni or sono – c'è voluto tutto questo tempo per arrivare a una soluzione largamente condivisa per la delicatezza dell'argomento e per gli elementi di diversa normativa che abbiamo dovuto affrontare: l'impegno è stato necessario ma credo sia arrivato a un punto di conclusione che avvantaggerà l'Unione.
Questo risultato non sarebbe però stato possibile senza il sostegno del Segretariato del Parlamento e senza l'impegno di molti miei colleghi, a cominciare da Olle Ludvigsson che era il relatore per la commissione ECON. Ringrazio anche i relatori ombra dei vari gruppi politici, con i quali abbiamo discusso a volte animatamente ma che hanno seguito questo dossier con competenza e con grande senso di responsabilità.
Ora, questo risultato positivo ci permetterà di fare altri passi in avanti. L'obiettivo era molto semplice da descrivere, un po'più complesso e difficile da realizzare. Bisognava e bisogna ancora passare da una condizione nella quale le imprese e i loro dirigenti spesso investono per avere ritorni a breve, per avere vantaggi personali che non corrispondono agli interessi della comunità. Per questa ragione è importante incentivare invece l'esatto opposto: dare trasparenza a tutto ciò che serve agli investitori e far sì che le aziende compiano scelte che garantiscano un profitto per loro, ma soprattutto vantaggi per la comunità guardando al medio e al lungo periodo.
Era questa la logica che Jacques Delors aveva introdotto con il Libro bianco del 1993: abbiamo tenuto a riferimento questa logica e quel testo di grande valore culturale, oltre che economico. Ci sono alcuni aspetti che vorrei rapidamente sottolineare: controlli più stretti e piena trasparenza sulla remunerazione degli amministratori delle società quotate, a partire dal cosiddetto say-on-pay, cioè dal voto da parte degli azionisti sulla politica di remunerazione degli amministratori e sulla relazione annuale sulla sua applicazione; la stessa trasparenza per gli investitori istituzionali e per gli asset managers, che contribuirà a orientare l'azione di questi attori verso un approccio più mirato al rendimento di medio e di lungo periodo; gli obblighi di trasparenza, filo rosso che contiene tutta la direttiva anche per i proxy advisors; e poi il diritto per le imprese di identificare i loro azionisti. Infine ancora trasparenza e controllo per quanto riguarda le transazioni con parti correlate. Tutto ciò che si vede e si può interpretare è un grande vantaggio, tanto per chi decide di investire quanto per chi beneficerà degli effetti positivi di queste imprese.
C'è un'ultima cosa che vorrei rapidamente sottolineare: avevamo introdotto nel testo in commissione delle normative relative alla rendicontazione paese per paese. Il sollecito che è venuto da quella discussione ha permesso alla commissione di presentare un testo specifico che è oggi all'esame della commissione ECON. Penso che sia giusto così: abbiamo fatto insieme questo sforzo, questa scelta responsabile, per dare al sistema normativo anche questo vantaggio.
La conclusione sarà ravvicinata e immagino anche positiva per quanto concerne questo ulteriore elemento di una corretta politica fiscale in Europa.