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Resoconto integrale delle discussioni
Giovedì 6 aprile 2017 - Strasburgo Edizione rivista

Interpellanze principali (articolo 130 ter del regolamento)
MPphoto
 

  Eleonora Forenza, a nome del gruppo GUE/NGL. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, voglio in primo luogo ringraziare i colleghi e le colleghe per aver presentato questa interpellanza. Credo che sia fondamentale che il Parlamento e la Commissione europea affrontino questa questione, che ormai non possiamo più certo chiamare una emergenza, dato l'ampio lasso di tempo da cui si protrae. E vorrei rispondere, a chi ha parlato di una competenza esclusiva degli Stati membri rispetto ai problemi di cui stiamo discutendo, che il diritto alla salute è un diritto fondamentale garantito nella Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, così come il principio di precauzione dovrebbe essere un principio ordinatore dell'azione di Commissione, Parlamento e Consiglio.

Qui parliamo di una questione di giustizia ambientale negata, di fronte a cui non ci si può fare nessuno schermo, non si può addurre come alibi la competenza esclusiva dello Stato membro, sebbene siamo i primi a voler nominare quali siano le responsabilità del governo italiano e del governo locale.

Parliamo appunto, come veniva già detto negli interventi che mi hanno preceduto, di un'espressione, quella di "Terra dei fuochi", che comincia negli anni Duemila a diventare di uso comune, ma in realtà il problema di cui stiamo parlando, quello dello sversamento illegale di rifiuti speciali e tossici nella zona a cavallo fra le province di Napoli e Caserta, risale almeno a metà degli anni Settanta, e investigatori come Roberto Mancini avevano già messo in luce il problema.

Vorrei ricordare che un pezzo dello sviluppo delle piccole e medie industrie del Nord Italia si è costruito anche sullo sversamento esentasse di scarti di lavorazione nei terreni della Terra dei fuochi, con la mediazione della criminalità organizzata, che utilizzava ditte di movimento di terre, cave e trasporto di rifiuti per organizzare il traffico. Ritrovarsi quindi in una situazione di emergenza ancora oggi è un fatto politicamente e moralmente inaccettabile.

Personalmente sono in contatto, come altri colleghi qui in Aula, con i comitati che si occupano di difendere la giustizia ambientale nella Terra dei fuochi, e che sottolineano l'efficacia ad oggi delle misure di mappatura, monitoraggio e bonifica previste dalla legge italiana 6/2014e e implementate dal governo e dalla Regione Campania. Mancano progetti operativi di bonifica, manca un'analisi accurata dell'inquinamento delle falde acquifere, non sono coperte dai monitoraggi intere zone come quella comprendente il parco nazionale del Vesuvio. A cava dei Molti, ad esempio, nel comune di Maddaloni, si stima che siano presenti 200 000 metri cubi di rifiuti chimici già caratterizzati, ma la situazione è ferma e manca non solo un piano di bonifica operativo, ma anche la messa in sicurezza. Mancano inoltre piani di riqualificazione agricola dei terreni inquinati, con un grave danno economico per le popolazioni.

È necessario inoltre concentrare i test epidemiologici e tossicologici sulle persone che vivono all'interno del sito di interesse nazionale e non estenderli a tutta la regione, con il rischio di minimizzare la portata dei risultati. Le mamme del comitato "Vittime della Terra dei fuochi" hanno denunciato la morte per leucemia, nei soli ultimi quattro mesi, di ben 16 bambini, di cui l'80 % residente nella Terra dei fuochi. Troviamo da questo punto di vista vergognose le parole del ministro – anzi della ministra – della salute Lorenzin del 2015, che osò affermare che il tasso di mortalità più alto in Campania era dovuto a inquinamento da veicoli, a un cattivo sistema sanitario e a stili di vita e alimentazione errati. Siamo davvero senza parole, perché questo significa ignorare la pesantezza e la gravità del problema di cui stiamo parlando.

Ringrazio quindi ancora una volta i colleghi che hanno presentato questa interpellanza, un'interpellanza più che legittima, se consideriamo che la Commissione europea ha multato l'Italia per 22 milioni lo scorso febbraio e che, dopo la condanna della Corte europea del 2015 proprio per l'emergenza rifiuti in Campania e il non rispetto delle direttive 98/2008 e altre sul trattamento e riciclo dei rifiuti, dopo tutto questo ancora si stenta ad imporre una misura risolutiva a questo problema. Allora occorre anche sopperire a quanto lo Stato membro, il governo italiano, ancora stenta a fare, proprio perché in gioco c'è la salute dei cittadini e il diritto alla salute è un diritto fondamentale.

Voglio solo aggiungere che credo non basti – anzi, credo sia profondamente sbagliato – trasformare un problema di ordine economico-sociale, di giustizia ambientale di portata nazionale, in un problema di ordine pubblico, in un problema semplicemente di repressione e gestione dei flussi di rifiuti. La militarizzazione di molti di questi siti ha semplicemente troppo spesso impedito a comitati, a militanti, a esperti di poter presidiare in maniera adeguata i siti inquinati.

Penso che le soluzioni debbano essere di fondo, debbano essere soluzioni a lungo termine, ma debbano essere anche soluzioni immediate perché, appunto, parliamo di morti, parliamo di un danno economico, parliamo di un danno sociale che insiste su una zona in cui già la disoccupazione femminile e la disoccupazione giovanile è a livelli altissimi.

Sono appunto possibili anche misure immediatamente applicabili per ridurre la portata degli sversamenti e contenere il fenomeno dei roghi. Occorre attuare protocolli per fare prevenzione secondaria, ovvero disintossicare dagli agenti inquinanti assorbiti e soprattutto fare prevenzione primaria.

 
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