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 Indice 
 Testo integrale 
Resoconto integrale delle discussioni
Lunedì 15 maggio 2017 - Strasburgo Edizione rivista

Quadro europeo delle qualifiche per l'apprendimento permanente (discussione)
MPphoto
 

  Laura Agea, a nome del gruppo EFDD. – Signora Presidente, onorevoli colleghi, Commissario, credo che, per quanto possa condividere il lavoro e il progetto di cui stiamo parlando, stiamo analizzando il problema ignorando due punti fondamentali.

Il primo è che stiamo livellando i sistemi di istruzione adattandoli a processi di cambiamento verso la globalizzazione, che vanno esattamente a snaturare quella che era l'essenza vera del sistema di istruzione così come concepito non solo all'interno dell'Unione europea, ma anche nei singoli Stati membri. L'istruzione dovrebbe essere un momento di crescita personale e culturale dei giovani e oggi, invece, ci stiamo spostando esattamente dal lato opposto, creiamo un sistema di istruzione che serve al mercato del lavoro così come lo vogliamo o come lo programmiamo, fatto di globalizzazione, fatto semplicemente di cambiamenti ai quali non tutti possono adeguarsi.

Da un'altra prospettiva è come se volessimo, o se stessimo in qualche maniera, curando un malato terminale con dell'aspirina perché, per quanti sforzi noi possiamo fare per poter arginare il problema delle qualifiche all'interno dell'Unione europea, sappiamo benissimo qual è il problema alla base, il fatto che oggi la disoccupazione è un problema reale e drammatico e se non iniziamo a risolvere i problemi dalla base, cioè laddove è principalmente necessario agire, qualunque altra misura noi troveremo, cercheremo o immagineremo non sarà né efficace né efficiente.

Se non creiamo posti di lavoro, se non facciamo manovre espansive a sostegno dell'occupazione e se non cerchiamo di risolvere il gravissimo problema della disoccupazione a tutti i livelli, potremmo parlare di tutto questo ma non avrà nessun senso, e non a caso ci troviamo a parlare di mobilità.

Vi faccio un esempio dandovi alcuni dati: lo scorso anno 110 000 giovani italiani se ne sono andati dal mio paese perché non esistono prospettive, e credetemi, cari colleghi, che i giovani che se ne sono andati avevano qualifiche, avevano titoli, avevano capacità, ma hanno trovato un paese che non sa valorizzarle. Questa è la realtà, dobbiamo iniziare a risolvere i problemi alla radice perché costruiamo e stiamo costruendo una casa partendo dal tetto, ma non mettiamo mai basi solide.

 
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