Lotta contro le disuguaglianze come leva per stimolare crescita e occupazione (discussione)
Laura Agea, a nome del gruppo EFDD. – Signora Presidente, onorevoli colleghi, grazie al collega López per il lavoro che ha presentato. Disuguaglianze: cominciamo con dei numeri che devono cominciare a farci riflettere, ma più che altro a farci agire. L'Oxfam afferma che oggi nel mondo otto persone detengono la ricchezza della metà più povera della popolazione mondiale. Cioè in mano a otto persone, oggi nel mondo, c'è la stessa ricchezza che hanno tre miliardi e mezzo di persone.
Questo significa disuguaglianze, significa che abbiamo creato un abisso che separa pochissimi ricchi da tutto il resto di persone che vivono in povertà assolute. Allora la domanda che dobbiamo porci è che è ora di smettere di parlare, è ora di iniziare con azioni concrete, efficaci e immediate. Mi dispiace, Commissario Hogan, ma le devo dire che non siamo più in tempo per vedere se i nostri progetti di prenderci cura dei bambini che vivono in povertà assoluta sono più o meno efficaci. Ieri dovevamo avergli applicati, ieri avremmo dovuto prenderci cura dei bambini che vivono in povertà assoluta, perché l'esempio della Grecia e l'esempio dell'Italia sono sotto gli occhi di tutti.
O iniziamo oggi, ieri, ad agire concretamente per risolvere questo divario, per risolvere questa carneficina sociale con politiche di redistribuzione della ricchezza, oppure avremo fallito, oppure la nostra presenza qui, il nostro lavoro qui, il nostro impegno qui sono totalmente, completamente e assolutamente inutili e non dovremmo avere neanche il coraggio di presentarci ai nostri cittadini a dire che stiamo lavorando per loro se non riusciamo a sfamare i nostri figli. Da genitore trovo ignobile che questa Unione europea non sappia avere il coraggio di colmare un divario che è innegabile.
Servono politiche redistributive della ricchezza, serve sanare questo vuoto assoluto tra i pochi ricchi e i milioni di poveri, serve un reddito minimo garantito che sani la povertà, servono politiche efficaci espansive che creino lavoro e consentano alle persone di vivere in maniera dignitosa. Questo lo dobbiamo nel rispetto del nostro mandato, ma nel rispetto dei 500 milioni di cittadini che si aspettano un nostro lavoro concreto, efficace e risolutivo.