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Resoconto integrale delle discussioni
Mercoledì 13 dicembre 2017 - Strasburgo Edizione rivista

Preparazione del Consiglio europeo del 14 e 15 dicembre - Stato di avanzamento dei negoziati con il Regno Unito (discussione)
MPphoto
 

  Gianni Pittella, a nome del gruppo S&D. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, a proposito di tradizioni cristiane, ricordo che oggi è il giorno di Santa Lucia, protettrice della vista, che aiuti i nostri governi a vedere l'urgenza delle decisioni.

Sento dire che bisogna aspettare la formazione di un governo in Germania: oggi la Germania, ieri erano le elezioni in Francia, domani quelle in Italia. Siamo di fronte alla dittatura dell'immediato, e la dittatura dell'immediato allontana la visione di un'Europa più forte, dotata di una vera governance dell'area euro, di un ministero del Tesoro e delle Finanze, di una capacità di gestione dei flussi migratori e dei richiedenti asilo.

Questa volta la Commissione ha messo sul tavolo una proposta concreta. Noi avremmo voluto che fosse più ambiziosa. Mi riferisco alla proposta sull'Unione economica e monetaria: pensiamo ad esempio che la logica del fiscal compact vada ribaltata e non semplicemente addolcita, però la proposta c'è e presenta anche novità positive, come l'istituzione di un fondo monetario europeo che possa aiutare gli Stati in difficoltà.

Ma tutto ciò deve tradursi in decisioni concrete, e queste decisioni sono ferme perché il Consiglio deve attendere. Io dico al Presidente Tusk: si vada avanti, non alzi la bandiera come sta facendo, ad esempio, sulle quote obbligatorie dei rifugiati, cerchi di convincere gli Stati membri, perché questo è il suo ruolo, non quello di alzare la bandiera in segno di rassegnazione. Bisogna procedere: istituiamo un vero e proprio ministero delle Finanze, che non sia solo il guardiano dei conti, ma che possa appoggiarsi su una linea di bilancio e aiutare la convergenza tra economie diverse, e che sia responsabile di fronte a questo Parlamento.

Sulla Brexit: abbiamo fatto un buon lavoro, grazie ai negoziatori del Parlamento, allo steering group – non li cito tutti ma li conosciamo bene – grazie alla Commissione europea, grazie all'amico capo negoziatore Michel Barnier. Ora, non smarriamo il momentum, e mi rivolgo al Governo britannico: basta con le dichiarazioni improvvide, come quella di David Davis, che ha definito questo accordo un semplice statement of intent. Dobbiamo pensare che questo valga anche per il confine irlandese? In questo caso il primo ministro May dovrebbe spiegarlo ai suoi alleati di governo.

Questo accordo, come è stato ricordato da Barnier, contiene molti passi in avanti positivi, abbiamo protetto i diritti dei cittadini britannici ed europei e delle loro famiglie, e in un momento in cui molti additano l'Europa come matrigna, l'Europa ha dimostrato di essere una madre che assicura diritti ed opportunità. E le stesse ansie dei cittadini della Repubblica d'Irlanda e dell'Irlanda del Nord fanno riemergere il ruolo di un'Unione che smorza i conflitti e porta pace, e anche sui timori dei sindacati e dei lavoratori, sui rischi di dumping sociale ed ambientale, l'Unione europea con il negoziato ha ricordato che l'Europa, l'Unione europea, resta una forza che protegge.

Infine, voglio concludere parlando della dichiarazione congiunta delle tre istituzioni. Come ha ricordato il vicepresidente Timmermans, vi sono elementi positivi in questa dichiarazione, anche prodotti dalla nostra iniziativa di Socialisti e Democratici. Ma non possiamo non ribadire la nostra insoddisfazione su altri punti che mancano: le questioni sociali, la governance economica e le risorse proprie. E so bene che questa responsabilità non appartiene tanto al Parlamento, quanto al Consiglio, ancora una volta il Consiglio che frena su queste cose. E a maggior ragione queste priorità che mancano devono essere parte di una forte iniziativa politica, nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, di tutto il Parlamento europeo.

 
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