Vietnam, in particolare la situazione dei prigionieri politici
Fabio Massimo Castaldo (EFDD). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, esprimere le proprie idee ha un prezzo in Vietnam: rinunciare alla propria libertà e a volte anche alla propria vita. Lo dimostra bene il caso di Hoang Duc Binh, noto blogger vietnamita di 34 anni. La sua denuncia del disastro ambientale causato dalla compagnia taiwanese Formosa gli è costata assai cara: la condanna a ben 14 anni di carcere.
L'accusa: resistenza a pubblico ufficiale e, udite udite, abuso delle libertà democratiche contro gli interessi dello Stato. Paradossale perché l'abuso presuppone il godimento pieno di questa libertà. Libertà di cui però i vietnamiti non beneficiano affatto, specialmente dopo la revisione del codice penale, che addirittura richiede agli avvocati di denunciare i propri stessi assistiti, se colpevoli di determinati reati.
Vi chiedo, allora, colleghi, cosa è cambiato dopo gli accordi firmati con un governo che continua a reprimere con la forza anche il minimo dissenso. Un governo che si fa beffe delle convenzioni internazionali dallo stesso firmate e che è divenuto ormai un paradiso per le multinazionali. Le nostre richieste sono chiare: rilascio immediato e incondizionato di tutti gli attivisti, giornalisti, prigionieri di coscienza e semplici cittadini. Pretendiamo il pieno rispetto dei diritti umani, se questi accordi non sono carta straccia. Su questo no, proprio non possiamo negoziare.