Proposta di risoluzione - B6-0069/2007Proposta di risoluzione
B6-0069/2007

PROPOSTA DI RISOLUZIONE

13.2.2007

presentata a seguito di una dichiarazione della Commissione
a norma dell'articolo 103, paragrafo 2, del regolamento
da Simon Coveney, Michael Gahler, Mario Mauro e José Ignacio Salafranca Sánchez-Neyra
a nome del gruppo PPE-DE
sul Darfur

Procedura : 2007/2514(RSP)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo del documento :  
B6-0069/2007
Testi presentati :
B6-0069/2007
Testi approvati :

B6‑00659/2007

Risoluzione del Parlamento europeo sul Darfur

Il Parlamento europeo,

–  viste le sue precedenti risoluzioni sulla situazione in Sudan, e in particolare nel Darfur,

–  viste le pertinenti risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell’ONU,

–  visto l'articolo 103, paragrafo 2, del suo regolamento,

A.  considerando che l’accordo di pace per il Darfur, firmato ad Abuja il 5 maggio 2006, continua a costituire la base per la stabilità, la pace e la riconciliazione nel Darfur,

B.  considerando che il cessate il fuoco nella regione continua ad essere violato da tutte le parti coinvolte e che la violenza è spesso diretta contro la popolazione civile,

C.  considerando che il conflitto del Darfur - e l’impunità dinanzi alla giustizia - incide sempre più sulla stabilità della regione centrafricana e costituisce una minaccia per la pace e la sicurezza internazionali,

D.  considerando che il principio ONU della “Responsabilità di proteggere” sancisce che "allorché le autorità nazionali siano manifestamente incapaci di proteggere le proprie popolazioni da genocidio, crimini di guerra, pulizia etnica e crimini contro l'umanità", il Consiglio di sicurezza dell'ONU può deliberare l'invio di una forza militare ex capitolo VII,

E.  considerando che, nella risoluzione 1706, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha autorizzato un nuovo contingente di pace dell'ONU di 22 500 militari e agenti di polizia affinché subentri alla missione africana in Sudan (AMIS) nel controllo delle operazioni nel Darfur, pur riaffermando il pieno rispetto della sovranità, unità, indipendenza e integrità territoriale del Sudan,

F.  considerando che nel marzo 2005 il Consiglio di sicurezza dell’ONU ha deferito la situazione nel Darfur alla Corte penale internazionale,

G.  considerando che il Consiglio di sicurezza dell’ONU ha autorizzato l’uso di sanzioni (ad esempio risoluzione 1672 del Consiglio di sicurezza dell’ONU) contro il governo del Sudan in caso di mancato rispetto degli impegni, ma che tali sanzioni non sono mai state applicate,

H.  considerando che le sei più grandi agenzie di aiuti umanitari nel Darfur mettono in guardia contro il rapido deterioramento della situazione nella regione, ove gli operatori umanitari e i civili sono sempre più presi di mira dalla milizia e dai ribelli, che può sfociare in una totale interruzione o paralisi dell’assistenza umanitaria,

1.  invita l'ONU ad agire conformemente al suo principio "Responsabilità di proteggere", basando la sua azione sul fatto che il governo sudanese non protegge la sua popolazione nel Darfur da crimini di guerra e crimini contro l’umanità e non fornisce assistenza umanitaria alla popolazione;

2.  invita pertanto l’ONU, anche in assenza di consenso o accordo da parte del governo sudanese, a fissare una data per l’invio nel Darfur di una forza di pace sostenuta dall’ONU, ex capitolo VII della Carta ONU conformemente alla risoluzione 1706 del Consiglio di sicurezza dell’ONU, al fine di assicurare corridoi per gli aiuti umanitari senza ulteriori ritardi onde sostenere la popolazione della regione, che si trova in una condizione di sempre maggiore isolamento e sofferenza;

3.  deplora le notizie sul perdurare del sostegno del governo sudanese ai ribelli Janjaweed e ciadiani nonché sul bombardamento aereo della regione del Darfur da parte del governo, il che costituisce una violazione chiara e flagrante dell’accordo di pace per il Darfur;

4.  condanna il fatto che il cessate il fuoco nella regione continui ad essere violato da tutte le parti coinvolte; chiede a tutte le parti in conflitto di cessare immediatamente l’azione militare e in particolare la violenza diretta alla popolazione civile e gli attacchi mirati all’assistenza umanitaria e di rispettare e mettere in atto gli impegni derivanti dall’accordo di pace per il Darfur;

5.  invita l'UE a chiedere l'urgente applicazione sul territorio del Darfur della zona di esclusione aerea deliberata dal Consiglio di sicurezza dell'ONU con la risoluzione 1591; sollecita la comunità internazionale a consultarsi con il Ciad per discutere in merito all'imposizione della zona di esclusione aerea a partire dal Ciad orientale;

6.  invita le parti non firmatarie dell'accordo di pace per il Darfur a firmarlo e a impegnarsi ad attuarlo;

7.  chiede che continui il sostegno UE e internazionale a favore di misure di consolidamento della fiducia, quali il dialogo e consultazione "Darfur-Darfur" che coinvolga tutte le parti belligeranti così come la società civile;

8.  esprime crescente preoccupazione per la minaccia di insicurezza e destabilizzazione regionali risultanti dal conflitto nel Darfur; chiede a tutte le parti coinvolte di cessare di appoggiare la milizia e il movimento ribelle nella regione; accoglie con favore l'accordo dei governi del Ciad e della Repubblica centrafricana volto ad autorizzare una presenza ONU nei loro territori;

9.  chiede all'UE, agli Stati Uniti e agli altri attori internazionali di imporre sanzioni a qualsiasi parte, compreso il governo, che violi il cessate il fuoco o attacchi la popolazione civile, le forze di pace o gli operatori umanitari, e di adoperarsi con ogni mezzo per contribuire a porre fine allo stato di impunità, dando esecuzione al regime sanzionatorio del Consiglio di sicurezza mediante sanzioni economiche mirate, tra cui divieti di viaggio e congelamento di risorse;

10.  chiede al governo sudanese e alla comunità internazionale di cooperare pienamente con la Corte penale internazionale allo scopo di far cessare lo stato di impunità;

11.  prende atto della decisione del Consiglio ONU per i diritti umani di inviare nel Darfur una missione ad alto livello per indagare sulle violazioni dei diritti umani nella regione, che farà da base per un'azione volta ad assicurare che i responsabili rispondano dei crimini perpetrati, e sottolinea la necessità dell’indipendenza e della credibilità del gruppo incaricato della missione; critica la lentezza con cui sono stati selezionati gli esperti idonei e il conseguente ritardo nell’attuazione della missione;

12.  chiede alla Cina di utilizzare in modo responsabile la sua considerevole influenza nella regione, di porre fine alle esportazioni di armi verso il Sudan e di cessare di bloccare, in seno al Consiglio di sicurezza dell’ONU, le decisioni riguardanti sanzioni mirate contro il governo sudanese;

13.  esprime preoccupazione per il fatto che la Cina, la Federazione russa e il Qatar si siano tutti astenuti durante la votazione della risoluzione 1706 del Consiglio di sicurezza dell’ONU;

14.  incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al Consiglio dei Ministri ACP-UE, al Governo del Sudan, all’Unione africana, al Governo della Cina e al Segretario generale delle Nazioni Unite.