Proposta di risoluzione - B7-0492/2013Proposta di risoluzione
B7-0492/2013

PROPOSTA DI RISOLUZIONE sulla situazione dell'agenda di Doha per lo sviluppo e i preparativi per la nona Conferenza ministeriale dell'OMC

13.11.2013 - (2013/2740(RSP))

presentata a seguito di una dichiarazione della Commissione
a norma dell'articolo 110, paragrafo 2, del regolamento

Franziska Keller, Eva Joly, Judith Sargentini a nome del gruppo Verts/ALE

Procedura : 2013/2740(RSP)
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B7-0492/2013
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B7‑0492/2013

Risoluzione del Parlamento europeo sulla situazione dell'agenda di Doha per lo sviluppo e i preparativi per la nona Conferenza ministeriale dell'OMC

(2013/2740(RSP))

Il Parlamento europeo,

–   vista la dichiarazione ministeriale di Doha dell'Organizzazione mondiale del commercio (OMC) del 14 novembre 2001,

–   vista la dichiarazione ministeriale di Hong Kong dell'OMC del 18 dicembre 2005,

–   vista la sua risoluzione del 4 aprile 2006 sulla valutazione del ciclo di Doha a seguito della Conferenza ministeriale dell'OMC a Hong Kong[1],

–   vista la sua risoluzione del 24 aprile 2008 dal titolo "Verso una riforma dell'Organizzazione mondiale del commercio"[2],

–   viste le sue precedenti risoluzioni sull'agenda di Doha per lo sviluppo, in particolare quelle del 9 ottobre 2008[3], del 16 dicembre 2009[4] e del 14 settembre 2011[5],

–   vista la dichiarazione adottata il 29 maggio 2013 alla 28a seduta del comitato direttivo della Conferenza parlamentare sull'OMC,

–   viste le dichiarazioni rilasciate alle riunioni informali del comitato per i negoziati commerciali (TNC) dell'11 aprile e del 3 giugno 2013 e alla riunione ufficiale del TNC del 22 luglio 2013,

–   visti gli Obiettivi di sviluppo del millennio delle Nazioni Unite,

–   vista la quarta revisione mondiale degli aiuti al commercio, tenutasi dall'8 al 10 luglio 2013,

–   visto l'articolo 110, paragrafo 2, del suo regolamento,

A. considerando che il ciclo di Doha è stato avviato nel 2001 con l'obiettivo di affrontare gli squilibri esistenti nel sistema commerciale, ponendo le esigenze e gli interessi dei paesi in via di sviluppo, e soprattutto dei paesi meno sviluppati (PMS), al centro dei negoziati;

B.  considerando che l'Unione europea ha sempre sostenuto solo formalmente un forte approccio al commercio basato su regole multilaterali, minando nel contempo nei fatti questo obiettivo dal 2007 intraprendendo approcci complementari quali accordi bilaterali, regionali e plurilaterali che hanno deviato l'attenzione politica dall'arena multilaterale e hanno avuto un impatto negativo sul sostegno al sistema multilaterale, indipendentemente dal fatto che approcci complementari siano formalmente conformi all'OMC;

C. considerando che gli sviluppi globali in ambito commerciale registrati dal 2001, in particolare l'emergere di nuove potenze commerciali come la Cina e il Brasile, hanno ulteriormente complicato l’individuazione di un compromesso all'interno del ciclo di Doha in vista di relazioni commerciali globali più giuste nell'interesse di uno sviluppo sostenibile;

D. considerando che fin dall'avvio dei negoziati di Doha sono prevalse controversie sostanziali tra i partecipanti in merito agli obiettivi del ciclo, compreso l'abbandono della Conferenza ministeriale dell'OMC del 2003 da parte delle delegazioni africane, e che tale disaccordo ha portato a una situazione di stallo che perdura dalla fine di luglio 2008;

E.  considerando che negli ultimi anni sono stati avviati diversi tentativi e iniziative infruttuosi volti a dare un impulso, molto necessario, all'agenda di Doha per lo sviluppo, rimasta bloccata;

F.  considerando che le prospettive che la nona Conferenza ministeriale dell'OMC, che si terrà in Indonesia dal 3 al 6 dicembre 2013, promuoverà significativamente gli obiettivi originali dell’agenda di Doha rimangono scarse, indicando la necessità di una profonda riforma del sistema commerciale multilaterale;

1.  ribadisce il suo pieno sostegno al valore durevole del multilateralismo, ma sostiene una riforma strutturale dell’OMC necessaria al fine di garantire un sistema commerciale equo, basato su regole condivise, che tenga debitamente conto degli interessi sempre più diversificati dei vari paesi e gruppi sociali e della pressante necessità di affrontare le sfide globali del cambiamento climatico, della povertà, dell'inclusione sociale, della disuguaglianza di genere e della migrazione;

2.  sottolinea il fatto che i paesi in via di sviluppo, e segnatamente i paesi meno sviluppati, debbano partecipare pienamente ai negoziati sui possibili risultati della nona Conferenza ministeriale, al fine di assicurare il consenso e la proprietà; esorta l'UE a contribuire a trovare soluzioni soddisfacenti ai quattro ambiti problematici dei paesi meno sviluppati, segnatamente: a) l'attuazione della decisione relativa ad un accesso al mercato interamente esente da dazi e quote (decisione DFQF) adottata dai membri dell’OMC in occasione della Conferenza ministeriale di Hong Kong nel 2005; b) le norme di origine preferenziali; c) il cotone; e d) la messa in operatività della deroga ai servizi per i paesi meno sviluppati;

3.  ribadisce l'esigenza imprescindibile di garantire che il principio del trattamento speciale e differenziato (SDT) costituisca parte integrante dei negoziati in tutte le loro stratificazioni e rifletta i diversi livelli di sviluppo economico dei paesi membri dell'OMC come esplicitato al paragrafo 44 della dichiarazione ministeriale di Doha; ritiene che, affinché le disposizioni SDT abbiano senso, esse debbano essere più precise e soggette a revisioni periodiche e mirate;

4.  richiama l'attenzione sulla quarta Conferenza di revisione degli aiuti al commercio tenutasi nel luglio 2013 a Ginevra, nella quale i partecipanti hanno identificato i vincoli di natura commerciale che impediscono alle imprese di paesi in via di sviluppo di agganciarsi a catene del valore o di progredire nel loro ambito, in particolare i regimi di aumento dei dazi sui mercati di esportazione e l'insufficiente accesso al finanziamento degli scambi;

5.  ritiene che un accordo vincolante sulla facilitazione commerciale – come aspirazione principale della nona Conferenza ministeriale – dovrebbe prevedere un periodo differenziato di introduzione graduale ed essere accompagnato da un accordo vincolante sul finanziamento dello sviluppo delle capacità e dell’assistenza tecnica per i paesi in via di sviluppo;

6.  riconosce l'importanza del settore agricolo per i paesi in via di sviluppo e approva le proposte formulate dal gruppo di paesi G33 in materia di sicurezza alimentare; ritiene, in particolare, che i piccoli agricoltori dovrebbero avere il diritto di utilizzare la loro produzione per creare scorte ai fini della sicurezza alimentare, il che necessita l'uso di sussidi; ritiene che l'Unione europea debba sostenere misure volte a ripristinare le scorte alimentari per i paesi in via di sviluppo a seguito degli effetti negativi della speculazione e della volatilità dei prezzi degli ultimi anni; ricorda che, a tale riguardo, l'UE deve garantire la coerenza tra le sue varie politiche, come sancito, in particolare, negli articoli 207 e 208 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE), vale a dire tra la politica di sviluppo, la politica agricola comune e la politica commerciale comune, tenendo conto delle esigenze e delle preoccupazioni sia dei suoi Stati membri che dei paesi in via di sviluppo; ricorda che i sussidi europei alle esportazioni agricole ostacolano lo sviluppo agricolo dei paesi poveri, generando una concorrenza sleale con la loro agricoltura locale;

7.  ricorda l'importanza di onorare gli impegni assunti dai paesi sviluppati in occasione della Conferenza ministeriale di Hong Kong del 2005, che riflettono le priorità per i paesi meno sviluppati, in particolare la cosiddetta "decisione del 2005" di fornire stabilmente un accesso al mercato in esenzione da dazi e contingenti per tutti i prodotti provenienti dei paesi meno sviluppati e l'impegno di eliminare gradualmente le sovvenzioni alle esportazioni agricole entro il 2013; ricorda altresì, a tale proposito, l'impegno del 2004 di eliminare le sovvenzioni interne alla produzione di cotone;

8.  invita i paesi sviluppati e le economie emergenti a seguire l'esempio dell’iniziativa "Everything but Arms" (Tutto fuorché le armi) dell'UE, offrendo ai paesi meno sviluppati un accesso al mercato interamente esente da dazi e quote, e a garantire che la deroga ai servizi per i paesi meno sviluppati sia applicata;

9.  sottolinea che solitamente i paesi meno sviluppati non riescono a sfruttare le disposizioni relative all'accesso preferenziale al mercato nel quadro della decisione DFQF, poiché le norme di origine non consentono la necessaria flessibilità; ribadisce che, nel fornire accesso al mercato in esenzione da dazi e contingenti alle esportazioni per i paesi meno sviluppati, i membri dell'OMC devono assicurare che le norme preferenziali in materia di origine applicabili alle importazioni dei suddetti paesi siano trasparenti e semplici e contribuiscano efficacemente ad agevolare l'accesso al mercato;

10. osserva, tuttavia, che le regole di accesso preferenziale al mercato non hanno riportato grandi risultati quanto alla promozione delle esportazioni e della diversificazione economica nei paesi in via di sviluppo; sottolinea, in particolare, che mentre i paesi sviluppati si sono impegnati a fornire un accesso al mercato in esenzione da dazi e contingenti per almeno il 9% dei prodotti provenienti dai paesi meno sviluppati, il restante 3% tende a comprendere una proporzione considerevole dei prodotti esportati dai paesi meno sviluppati, come ad esempio i prodotti tessili e di abbigliamento, rispetto ai quali godono di vantaggi competitivi;

11. ricorda che le sovvenzioni al cotone applicate dai paesi sviluppati hanno un impatto negativo sui paesi in via di sviluppo produttori di cotone; è del parere che un'eventuale decisione in occasione della nona Conferenza ministeriale di eliminare le sovvenzioni interne al cotone possa fornire il segnale che l'agenda per lo sviluppo del ciclo di Doha viene ancora presa seriamente;

12. prende atto della decisione di sospendere i negoziati per l'estensione dell'accordo sulle tecnologie dell'informazione (ATI-2), che avrebbe incluso una serie di principi sulle barriere non tariffarie e aumentato sia la gamma dei prodotti che il numero di paesi che rientrano nel suo campo di applicazione; raccomanda a tutte le parti coinvolte di riconoscere le sensibilità esistenti per quanto concerne l'inclusione di prodotti dal contenuto informatico secondario, come i frigoriferi, e di riprendere i negoziati;

13. prende atto del ritardo registrato nel processo di ratifica dell'accordo rivisto sugli appalti pubblici (AAP); rileva che non sono stati compiuti progressi significativi nel completamento delle procedure di adesione in corso o nell'apertura di nuove procedure, in particolare rispetto alle economie emergenti e ai paesi in via di sviluppo; esprime l’auspicio che i progressi compiuti per quanto riguarda i processi e i metodi di produzione ambientali possano contribuire a rilanciare il dibattito generale in materia, anche nel quadro dell'accordo generale sulle tariffe doganali e sul commercio; incoraggia l'UE a svolgere un ruolo di primo piano per quanto riguarda il programma di lavoro sugli appalti sostenibili nell’ambito del nuovo AAP, anche in relazione ai processi e metodi di produzione sociali e ambientali;

14. esprime compiacimento per la decisione positiva adottata nel giugno 2013 al fine di estendere le esenzioni relative agli aspetti commerciali dei diritti di proprietà intellettuale (TRIPS) ai paesi meno sviluppati per altri otto anni, fino al 1 luglio 2021; deplora, tuttavia, il fatto che l'UE si sia schierata contro una rinuncia incondizionata; è del parere che i paesi meno sviluppati debbano poter decidere autonomamente riguardo alla propria disponibilità ad applicare i TRIPS quale modo per garantire che il sistema commerciale mondiale non adotti un approccio "taglia unica", ma tenga piuttosto conto delle specificità di ciascun paese in via di sviluppo;

15. incoraggia i membri dell'OMC a sostenere proattivamente gli sforzi volti ad approfondire la cooperazione dell'OMC con altre organizzazioni internazionali, in particolare con l'Organizzazione internazionale del lavoro, l'Organizzazione mondiale della sanità e l'ONU e le sue agenzie e organi, quali la Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo, l'Organizzazione per l’alimentazione e l'agricoltura, il Programma ambientale delle Nazioni Unite, il Programma di sviluppo delle Nazioni Unite e la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, al fine di ottenere chiarimenti sul rapporto tra le norme dell'OMC e gli accordi multilaterali, l'istituzione di una gerarchia delle norme basata sulla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e il Patto internazionale relativo ai diritti economici, sociali e culturali, e un miglioramento della coerenza delle politiche a livello mondiale;

16. chiede un esame approfondito della questione relativa al modo in cui affrontare meglio le questioni non commerciali in base alle norme dell'OMC, al fine di permettere ai propri membri di perseguire legittimi obiettivi politici; sottolinea, a questo proposito, che gli sforzi per l'adozione e l'efficace attuazione di norme internazionali in ambito sociale, del lavoro, ambientale e dei diritti umani dovrebbero essere fortemente sostenuti, e che sarebbe opportuno concedere l'aiuto necessario ai paesi in via di sviluppo per consentire loro di ottemperare a tali norme;

17. è convinto che sia giunto il momento di intraprendere uno sforzo consensuale da parte dei membri dell'OMC per individuare le differenze tra i paesi in via di sviluppo al fine di adottare misure efficaci a beneficio di quelli che ne hanno maggior bisogno, in conformità dell'obiettivo dichiarato del ciclo di Doha; sollecita i paesi in via di sviluppo più avanzati ad assumersi la loro parte di responsabilità durante l'attuale ciclo di Doha e a fornire un contributo proporzionato al loro livello di sviluppo e alla loro competitività settoriale;

18. ritiene che occorra esaminare seriamente la questione della categorizzazione o sottocategorizzazione, non solo dei paesi in via di sviluppo ma anche di tutti gli altri membri dell'OMC, sulla base di criteri obiettivi non esclusivamente legati al prodotto nazionale lordo, in vista di una possibile applicazione differenziata degli accordi esistenti o in corso di negoziazione;

19. invita la Commissione e il Consiglio a garantire che il Parlamento sia fortemente coinvolto nella preparazione della nona Conferenza ministeriale, venga prontamente aggiornato e sia, se del caso, consultato durante la Conferenza ministeriale; invita la Commissione a continuare a sostenere dinanzi agli altri aderenti la necessità di aumentare il significato della dimensione parlamentare dell'OMC;

20. invita i membri dell'OMC a garantire la legittimità democratica rafforzando la dimensione parlamentare dell'OMC; sottolinea, a tale proposito, la necessità di garantire che i parlamentari abbiano un migliore accesso ai negoziati commerciali e partecipino alla formulazione e all’attuazione delle decisioni dell'OMC, e che le politiche commerciali siano adeguatamente esaminate nell'interesse dei loro cittadini; chiede pertanto, l’istituzione di una delegazione parlamentare europea permanente in seno all'OMC;

21. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri nonché al Direttore generale dell'OMC.