Proposta di risoluzione - B8-0055/2014Proposta di risoluzione
B8-0055/2014

PROPOSTA DI RISOLUZIONE sull'occupazione giovanile

15.7.2014 - (2014/2713(RSP))

presentata a seguito di una dichiarazione della Commissione
a norma dell'articolo 123, paragrafo 2, del regolamento

Inês Cristina Zuber, Thomas Händel, Patrick Le Hyaric, Neoklis Sylikiotis, Paloma López, Lynn Boylan, Rina Ronja Kari, Marie-Christine Vergiat, Lola Sánchez Caldentey, Younous Omarjee, Kateřina Konečná, Miloslav Ransdorf, Jiří Maštálka, Sofia Sakorafa, Dimitrios Papadimoulis, Kostas Chrysogonos, Emmanouil Glezos, Kostadinka Kuneva, Georgios Katrougkalos, Pablo Iglesias, Pablo Echenique Robba, Carlos Jiménez Villarejo a nome del gruppo GUE/NGL

Procedura : 2014/2713(RSP)
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B8-0055/2014
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B8‑0055/2014

Risoluzione del Parlamento europeo sull'occupazione giovanile

(2014/2713(RSP))

Il Parlamento europeo,

–       vista la risoluzione del Consiglio del 20 maggio 2014 sul dialogo strutturato e l'inclusione sociale dei giovani,

–       vista la riunione del Consiglio europeo del 26-27 giugno 2014,

–       viste le conclusioni del Consiglio adottate a Lussemburgo il 17 giugno 2011 sulla promozione dell'occupazione giovanile ai fini della realizzazione degli obiettivi di Europa 2020,

–       viste la conclusioni del Consiglio sul patto per la crescita e l'occupazione del 28-29 giugno 2012, segnatamente l'esigenza di lottare contro la disoccupazione giovanile,

–       viste le conclusioni del Consiglio europeo del 7 febbraio 2013 su un'iniziativa a favore dell'occupazione giovanile,

–       visto l'accordo politico raggiunto dal Consiglio il 28 febbraio 2013 su una raccomandazione del Consiglio sull'istituzione di una garanzia per i giovani,

–       visto il contributo congiunto dei governi di Francia e Germania in preparazione della riunione del Consiglio del 27-28 giugno 2013 dal titolo "Francia e Germania – Insieme per un'Europa più forte della stabilità e della crescita" del 30 maggio 2013,

–       vista la comunicazione della Commissione del 29 maggio 2013 dal titolo "Semestre europeo 2013: raccomandazioni specifiche per paese - Far uscire l'Europa dalla crisi (COM (2013)0350) e le raccomandazioni in essa esposte,

–       visto l'articolo 123, paragrafo 2, del suo regolamento,

A.     considerando che, nell'UE, i disoccupati sono 25,1 milioni, la percentuale di giovani disoccupati è pari al 22,8% – alcuni Stati membri registrano una disoccupazione giovanile superiore alla media europea, ossia Grecia (57,7%), Spagna (54%), Italia (43%), Cipro (36%) e Portogallo (34,8%) – 8,3 milioni di giovani di età inferiore ai 25 anni non hanno alcuna attività, il 19% dei minori è minacciato dalla povertà, l'8% della popolazione soffre di gravi privazioni materiali, il 15% dei bambini lasciano gli studi prima di arrivare alle scuole superiori, il 24,2% della popolazione è a rischio di povertà, i lavoratori poveri sono pari a un terzo degli adulti in età lavorativa a rischio di povertà e i senzatetto sono ben 410 000;

B.     considerando che, nel 2013, il 13% dei giovani tra 15 e 24 anni di età e il 21% dei giovani tra 25 e 29 anni di età non erano né occupati né iscritti a un corso di istruzione o formazione (NEET); che la perdita economica derivante da tale quota elevata di NEET è stata stimata a 153 miliardi di EUR, ossia pari all'1,2% del PIL dell'UE[1];

C.     considerando che i tassi di disoccupazione giovanile variano da meno del 5% in alcune regioni a oltre il 60% in altre, a conferma dei profondi divari tra le diverse regioni europee; che le regioni ultraperiferiche sono particolarmente colpite dalla disoccupazione giovanile e la situazione è ulteriormente aggravata dalle distanze e dall'insularità;

D.     considerando che la crisi e le infelici scelte politiche dell'UE, che hanno affiancato l'austerità a riforme strutturali neoliberali, hanno condotto a un livello storicamente basso di investimenti del settore privato nell'economia in quanto il potere di acquisto delle masse è stato ridotto, la domanda interna è diminuita e le disuguaglianze di reddito e la povertà sono aumentate, situazione dimostrata in tutta la sua gravità dai paesi sotto il controllo della Troika;

E.     considerando che la deregolamentazione dei mercati del lavoro degli ultimi decenni ha imposto alla maggior parte dei giovani di accedere all'occupazione soprattutto mediante contratti a tempo determinato, lavori part-time, programmi di collocamento non retribuiti e, in generale, forme di lavoro precarie, nonostante tutte le precedenti aspettative che l'"invecchiamento demografico" avrebbe reso più facile un loro accesso all'occupazione permanente e a tempo pieno con retribuzione dignitosa, diritti e protezione sociale;

F.     considerando che le "riforme" dei sistemi di istruzione, per esempio attraverso il processo di Bologna, e le politiche di austerità imposte in vari Stati membri hanno vanificato molte delle misure adottate per un sistema di istruzione più accessibile; che la necessità di un sistema educativo di proprietà pubblica, gestito democraticamente, accessibile a tutti e gratuito al punto di utilizzo è pertanto diventata più urgente per fornire ai giovani – e in particolare ai più vulnerabili – un'istruzione accessibile di buona qualità;

G.     considerando che la disoccupazione giovanile è un fattore che contribuisce in modo considerevole al forte aumento dell'emigrazione dei giovani da un determinato numero di Stati membri, principalmente dai cosiddetti "paesi oggetto di programma" e da alcuni altri, tra cui Spagna e Italia, verso Stati membri più ricchi; che, in tale contesto, secondo uno studio realizzato dal Consiglio nazionale irlandese della gioventù (NYCI)[2], il 70% dei giovani intervistati prevede di emigrare entro i prossimi 12 mesi; che questa massiccia emigrazione, che spesso interessa i giovani più qualificati, ha privato tali paesi di un importante strato della loro popolazione più dinamica e ha un effetto devastante sulle comunità locali e sulle loro prospettive future di sviluppo economico e sociale sostenibile;

 

H.     considerando che l'austerità, il rigore fiscale e le "riforme strutturali" neoliberiste che la Commissione e il Consiglio propugnano dal 2010 nel quadro del semestre europeo e che sono stati perseguiti dalla maggior parte degli Stati membri – in particolare quelli sotto la tutela della troika Commissione-BCE-FMI, i cosiddetti paesi oggetto di un programma, ed altri quali Spagna e Italia – hanno aumentato le pressioni deflazionistiche su una fragile e stagnante economia dell'UE, depresso i salari, la domanda interna e il gettito fiscale, smantellato gli "stabilizzatori automatici", come i sistemi di protezione sociale e l'investimento pubblico, e hanno quindi spinto la maggior parte dell'economia dell'Unione in una recessione e una crisi prolungate, vanificando inoltre tutte le affermazioni precedenti in merito alla possibilità di ridurre sostanzialmente non soltanto gli attuali deficit di bilancio ma anche, in particolare, il rapporto debito pubblico/PIL e di conseguire un risanamento di bilancio grazie a tale approccio; che va sottolineata la necessità di ripudiare ogni forma di debito esecrabile e insostenibile;

I.      considerando che il rafforzamento dell'UEM provocherebbe un irrigidimento delle attuali politiche che sono all'origine dell'elevatissima disoccupazione registrata negli Stati membri dell'area dell'euro, in particolare in quelli che hanno sottoscritto un cosiddetto memorandum d'intesa;

J.      considerando che tali politiche neoliberiste hanno notevolmente contribuito alla crescita della disoccupazione in generale e della disoccupazione giovanile in particolare, causando più esclusione sociale e povertà, e determinando in tal modo un grave regresso sociale, un ulteriore indebolimento dell'economia e la destabilizzazione dell'integrazione e della democrazia europee;

K.     considerando che a un vertice di giugno 2013 si è deciso di erogare circa otto miliardi di EUR – cifra superiore ai sei milardi di EUR originariamente stanziati nel febbraio dello stesso anno – al fine di combattere la disoccupazione giovanile, che la maggior parte di tale somma sarà disponibile nel periodo di due anni a partire dal 2014 e che la restante parte sarà disponibile per tutti i sette esercizi finanziari del prossimo bilancio dell'Unione; che in occasione del vertice del Consiglio UE, un capo di Stato dell'Unione ha ammesso che l'iniziativa UE a favore dell'occupazione giovanile, lanciata un anno addietro, è stata finora un fallimento;

L.     considerando che la conferenza prevista dalla Presidenza dell'UE su giovani e occupazione è stata rinviata alla fine dell'anno, il che ha pertanto ritardato qualsiasi applicazione concreta degli obiettivi prioritari annunciati dall'attuale Presidenza;

1.      deplora il fatto che la risoluzione del Consiglio del 20 maggio 2014 sul dialogo strutturato e l'inclusione sociale dei giovani non rispecchi i messaggi principali ed i contributi dei giovani, quali la necessità di posti di lavoro di qualità e di un migliore accesso alle prestazioni sociali, ai diritti sociali e alla solidarietà, e che la risoluzione non proponga politiche concrete per una migliore inclusione sociale dei giovani;

2.      critica con forza il fatto che le priorità del Consiglio europeo, pubblicate il 27 giugno 2014 sotto forma di programma strategico per l'UE e la nuova Commissione, non includano misure e investimenti mirati per favorire la creazione di posti di lavoro di qualità per i giovani;

3.      sottolinea che, alla luce delle conseguenze della crisi per i giovani, sono necessari un monitoraggio regolare e un impegno da parte degli Stati membri per migliorare la situazione dei giovani; invita, in tale contesto, gli Stati membri ad affrontare la questione della disoccupazione giovanile durante il prossimo Consiglio informale Occupazione, politica sociale, salute e consumatori (EPSCO) che si terrà il 17 e il 18 luglio 2014 a Milano;

4.      sottolinea che l'Unione europea e gli Stati membri devono perseguire un cambiamento radicale delle politiche macroeconomiche, facendo del settore pubblico la forza trainante della ripresa economica, assicurando posti di lavoro di elevata qualità e garantendo i diritti dei lavoratori e una protezione sociale dignitosa per rilanciare l'economia; chiede che si ponga termine alle politiche di austerità in tutti gli Stati membri;

5.      sottolinea che il rafforzamento dell'Unione economica e monetaria (UEM) provocherebbe un approfondimento delle attuali politiche che sono all'origine del tasso di disoccupazione molto elevato registrato negli Stati membri dell'area dell'euro, in particolare in quelli che hanno sottoscritto i cosiddetti memorandum d'intesa;

6.      critica aspramente l'approccio generale adottato dalla Commissione nella comunicazione sulle raccomandazioni per paese per il 2014 relative alla lotta alla disoccupazione, che prevede, tra l'altro, un ulteriore aumento della flessibilità dei mercati del lavoro e una riduzione dei costi del lavoro ritenuti relativamente alti; sottolinea che tali "riforme strutturali" neoliberali dei mercati di lavoro perseguite dagli Stati membri sono state e sono tuttora responsabili del drastico aumento delle forme di lavoro precario, dei livelli ridotti di protezione sociale e dell'espansione dei settori a bassa retribuzione, sviluppi che la Commissione ha particolarmente deplorato nelle relazioni sull'occupazione e che incidono in modo molto negativo soprattutto sui giovani e sulle loro prospettive occupazionali;

7.      sottolinea che l'UE dovrebbe promuovere l'occupazione giovanile, il lavoro condiviso mediante incentivi a provvedimenti quali un'età di pensionamento anticipato, e la riduzione dell'orario di lavoro senza tagli ai salari, alle pensioni e ai diritti sociali;

8.      sottolinea che la garanzia per i giovani avrebbe dovuto essere istituita per i giovani al di sotto dei 30 anni d'età subito dopo essere diventati disoccupati; sottolinea che i finanziamenti stanziati a favore dell'iniziativa per l'occupazione giovanile sono nettamente inferiori a quanto sarebbe necessario per produrre un impatto reale sulla disoccupazione giovanile; in tale contesto fa riferimento allo studio dell'OIL dal titolo "Crisi del lavoro nella zona euro: tendenze e risposte strategiche", in cui si sottolinea la necessità di stanziare un importo di 21 miliardi di EUR per influire sul livello di disoccupazione giovanile;

9.      sottolinea che l'iniziativa a favore dell'occupazione giovanile non dovrebbe impedire agli Stati membri di utilizzare il Fondo sociale europeo per finanziare progetti più ampi connessi ai giovani, in particolare nell'ambito della povertà e dell'inclusione sociale; invita la Commissione a monitorare l'utilizzo dei fondi del FES per progetti nel settore della gioventù;

10.    sottolinea che tale programma dovrebbe contribuire a garantire il mantenimento dei posti di lavoro nelle imprese che ne beneficiano, e che i tirocini dovrebbero essere convertiti in contratti a tempo indeterminato; mette in evidenza che il sostegno a favore dell'imprese deve essere temporaneo e avere controparti chiaramente definite, in particolare per quanto riguarda il mantenimento dei posti di lavoro, il rispetto degli standard stabiliti nella legislazione nazionale e nei contratti collettivi di lavoro e l'adempimento degli obblighi fiscali e previdenziali;

11.    raccomanda a tutti gli Stati membri di inserire nei rispettivi sistemi di istruzione una formazione obbligatoria sui diritti del lavoro e la salute sul lavoro;

12.    esorta gli Stati membri e le parti sociali ad affrontare la questione del lavoro precario e a disciplinare gli accordi contrattuali mediante l'esame di diverse opzioni mirate al problema della polarizzazione del mercato del lavoro nonché a tutelare i giovani dalla precarietà sul lavoro e a promuovere i contratti a tempo indeterminato;

13.    sottolinea che nell'accesso alle prestazioni sociali, compreso l'accesso condizionato ai sussidi di disoccupazione, deve cessare la discriminazione fondata sull'età;

14.    sottolinea che la crisi e le politiche di austerità hanno causato l'aumento del tasso di migrazione forzata dei giovani;

15.    invita gli Stati membri a garantire quadri di elevata qualità per i tirocini, assicurando che questi ultimi rispondano alle esigenze dei giovani e prevedano una retribuzione dignitosa, una tutela sociale che includa sufficienti contributi per il futuro pensionamento, diritti sindacali e lavorativi e condizioni lavorative che non compromettano il posto di lavoro, la retribuzione e le condizioni della forza lavoro già impiegata, nonché un sostegno finanziario e un monitoraggio obbligatorio, così come norme qualitative comuni per i tirocini; chiede il potenziamento dei meccanismi investigativi degli ispettorati del lavoro onde limitare il ricorso ai tirocinanti per coprire normali posti di lavoro e la garanzia di norme di sicurezza comuni per la tutela sul lavoro;

16.    esorta l'Unione europea e gli Stati membri a varare misure intese a prevenire il lavoro autonomo fittizio, sanzionando e penalizzando ad esempio le imprese che ingaggiano come lavoratori autonomi individui precedentemente in organico o le imprese senza personale proprio che ricorrono soltanto alle agenzie di lavoro interinale;

17.    invita gli Stati membri a garantire assistenza a tutti i disoccupati che percepiscono sussidi, al fine di determinare le necessità concrete di ogni lavoratore in termini di formazione, competenze ed eventualmente riqualificazione professionale, sia nella fase di valutazione delle offerte di lavoro che in quella successiva all'accettazione di un lavoro, e ciò per verificare il rispetto delle condizioni stabilite e il grado di adattamento del lavoratore;

18.    chiede alla Commissione e alle agenzie quali Eurfound e Cedefop di analizzare gli attuali sistemi duali di formazione professionale (scuola/lavoro) e di condividere tali informazioni con altri Stati membri interessati a tali sistemi su base volontaria, senza abbassare gli standard di istruzione esistenti;

19.    invita gli Stati membri e la Commissione a sostenere la creazione di posti di lavoro con ingenti investimenti pubblici nella crescita sostenibile, in particolare nel settore sociale e nella sanità pubblica, nonché nelle infrastrutture e nell'istruzione pubblica;

20.    invita la Commissione e gli Stati membri a potenziare la legislazione in materia di lotta alla discriminazione nei confronti delle donne; chiede agli Stati membri di garantire per legge parità di accesso alla prima occupazione e pari condizioni nella formazione professionale delle giovani, eliminando le discriminazioni, quali il "soffitto di cristallo", nonché di promuovere interventi effettivi volti a emancipare le giovani nel mondo del lavoro;

21.    esorta la Commissione e gli Stati membri a valutare periodicamente i risultati dei programmi operativa nell'ambito dell'iniziativa a favore dell'occupazione dei giovani e a garantire l'accesso pubblico a tutte le banche dati;

22.    incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione e ai parlamenti nazionali.