Proposta di risoluzione - B8-1354/2015Proposta di risoluzione
B8-1354/2015

PROPOSTA DI RISOLUZIONE sulla situazione in Burundi

9.12.2015 - (2015/2973(RSP))

presentata a seguito di una dichiarazione del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza
a norma dell'articolo 123, paragrafo 2, del regolamento

Victor Boştinaru, Norbert Neuser, David Martin, Maria Arena, Kashetu Kyenge, Elena Valenciano, Juan Fernando López Aguilar, Marlene Mizzi, Sorin Moisă, Doru-Claudian Frunzulică a nome del gruppo S&D

Vedasi anche la proposta di risoluzione comune RC-B8-1348/2015

Procedura : 2015/2973(RSP)
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B8-1354/2015
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B8-1354/2015

Risoluzione del Parlamento europeo sulla situazione in Burundi

(2015/2973(RSP))

Il Parlamento europeo,

–  viste le sue precedenti risoluzioni,

–  visto l'Accordo di Cotonou riveduto,

–  visto l'Accordo di pace e riconciliazione di Arusha per il Burundi, del 28 agosto 2000,

–  vista la Costituzione del Burundi, in particolare l'articolo 96,

–  vista la Carta africana sulla democrazia, le elezioni e il buon governo (ACDEG),

–  vista la Carta africana dei diritti dell'uomo e dei popoli,

–  vista la risoluzione 2248(2015) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, del 12 novembre 2015, sulla situazione in Burundi,

–  vista la dichiarazione congiunta del Vicesegretario generale delle Nazioni Unite, Jan Eliasson, del Presidente dell'Unione africana, Nkosazana Dlamini-Zuma, e del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Federica Mogherini, del 12 novembre 2015, sul Burundi,

–  viste le decisioni del Consiglio per la pace e la sicurezza dell'Unione africana (UA) del 13 giugno, 17 ottobre e 13 novembre 2015 sulla situazione in Burundi,

–  viste le dichiarazioni rilasciate dalla Comunità dell'Africa orientale il 31 maggio e il 6 luglio 2015 sulla situazione in Burundi,

–  vista la dichiarazione dei copresidenti dell'Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE, del 17 giugno 2015, sulla situazione in Burundi,

–  visto il regolamento (UE) 2015/1755 del Consiglio, del 1° ottobre 2015, concernente misure restrittive in considerazione della situazione in Burundi[1],

–  viste le conclusioni del Consiglio del 16 marzo, 18 maggio, 22 giugno e 16 novembre 2015 sul Burundi,

–  vista la lettera approvata dal Consiglio il 26 ottobre 2015, in cui si sollecita l'avvio di consultazioni con le autorità burundesi, in conformità dell'articolo 96 dell'Accordo di Cotonou,

–  visto l'articolo 123, paragrafo 2, del suo regolamento,

A.  considerando che l'articolo 96 della Costituzione del Burundi e l'articolo 7, paragrafo 3, del protocollo II dell'Accordo di pace e riconciliazione di Arusha stabiliscono che il presidente non può restare in carica per più di due mandati; che il presidente Pierre Nkurunziza è in carica dal 2005, essendo stato rieletto nel 2010;

B.  considerando che il 29 giugno 2015 si sono svolte in Burundi le elezioni legislative e locali, seguite il 21 luglio dalle elezioni presidenziali; che la comunità internazionale ha ritenuto che entrambi i processi elettorali non fossero trasparenti, inclusivi, liberi e credibili; che per questo motivo l'Unione africana (UA) si è rifiutata di inviare osservatori a monitorare le elezioni, l'UE ha sospeso la propria missione elettorale in Burundi e una parte considerevole dell'opposizione burundese ha deciso di boicottare le elezioni;

C.  considerando che la candidatura del presidente Nkurunziza a un terzo mandato e la sua successiva rielezione in seguito alle elezioni del 21 luglio 2015 hanno sprofondato il paese nella più grave crisi politica dalla fine della guerra civile;

D.  considerando che il governo del Burundi ha ignorato le decisioni e le raccomandazioni dell'Unione africana e della Comunità dell'Africa orientale, adottate rispettivamente il 13 giugno e il 6 luglio 2015, la cui piena attuazione avrebbe aperto la strada allo svolgimento di elezioni credibili e inclusive;

E.  considerando che, secondo l'Ufficio dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani (OHCHR) e altre organizzazioni per la difesa dei diritti umani, nel paese sono stati compiuti violazioni a sfondo politico dei diritti umani e atti di violenza sia nel periodo pre-elettorale che in quello post-elettorale, in particolare ai danni di attivisti dell'opposizione, di difensori dei diritti umani e di giornalisti, tra cui Pierre Claver Mbonimpa, Marguerite Barankitse, Antoine Kaburahe e Bob Rugurika; che è diffusa l'impressione che tali violenze siano principalmente, ma non esclusivamente, riconducibili a istituzioni statali; che spetta al governo burundese la responsabilità primaria di garantire la sicurezza nel paese e di proteggere la popolazione, nel rispetto dello Stato di diritto, dei diritti umani e del diritto umanitario internazionale;

F.  considerando che più di 200 000 persone risultano sfollate all'interno del paese o hanno cercato rifugio nei paesi vicini, in conseguenza del peggioramento della situazione politica in Burundi; che a luglio 2015 l'UE ha intensificato la propria assistenza umanitaria, mobilitando un importo supplementare di 4,5 milioni EUR di aiuti per la popolazione sfollata;

G.  considerando che il 26 ottobre 2015 l'UE ha chiesto l'avvio di consultazioni, in conformità dell'articolo 96 dell'Accordo di Cotonou, al fine di esaminare il mancato rispetto di elementi essenziali dell'accordo, in particolare, i diritti umani, i principi democratici e lo Stato di diritto; che tali consultazioni hanno avuto inizio l'8 dicembre 2015;

H.  considerando che lo stallo politico in Burundi, caratterizzato da una mancanza di dialogo tra le parti interessate del paese e dal conseguente deterioramento della situazione economica e della sicurezza, hanno pesanti ripercussioni sulla popolazione e rappresentano un grave rischio per la stabilità della regione;

I.  considerando che la comunità internazionale svolge un ruolo importante nella regione in quanto garante degli Accordi di Arusha, che finora tutti gli sforzi profusi a livello regionale e subregionale al fine di fronteggiare la crisi e di ristabilire il dialogo tra tutte le forze politiche non hanno prodotto risultati positivi;

J.  considerando che il 1° agosto 2015 l'opposizione politica e la società civile si sono riunite ad Addis Abeba per dar vita al consiglio nazionale per il ripristino degli Accordi di Arusha e dello Stato di diritto;

K.  considerando che il 23 settembre 2015 il Presidente ha firmato un decreto che istituisce una commissione nazionale per il dialogo interburundese che condurrà negoziati per un periodo di sei mesi; che la società civile ha mostrato grande scetticismo a proposito dei risultati che tale commissione potrà raggiungere;

L.  considerando che l'Unione africana, l'Unione europea e gli Stati Uniti hanno imposto il congelamento dei beni e il divieto di viaggiare nei confronti di esponenti del governo e dell'opposizione le cui azioni e dichiarazioni contribuiscono al perpetuarsi della violenza e ostacolano la ricerca di una soluzione politica alla crisi del Burundi;

M.  considerando che il 17 ottobre 2015 il Consiglio di pace e di sicurezza dell'Unione africana ha chiesto che si definisca un piano di emergenza per il dispiegamento, in caso di necessità, di una missione a guida africana in Burundi, allo scopo di impedire episodi di violenza nel paese, e ha concordato l'avvio di un'indagine approfondita sulle violazioni dei diritti umani e altri abusi nei confronti della popolazione civile in Burundi;

N.  considerando che il 30 novembre 2015 il Segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon, ha presentato tre proposte al Consiglio di sicurezza in cui raccomanda una revisione del mandato relativo alla presenza delle Nazioni Unite in Burundi in base all'evoluzione della situazione; che dette proposte contemplano la possibilità di inviare una missione di mantenimento della pace, qualora la situazione lo giustifichi;

O.  considerando che l'Unione africana e altri attori internazionali hanno ripetutamente sollecitato un dialogo autentico e inclusivo che coinvolga tutte le parti interessate e che sia fondato sul rispetto dell'Accordo di Arusha e della Costituzione del Burundi, al fine di pervenire a una soluzione consensuale al conflitto nel paese; che l'UE e le Nazioni Unite appoggiano detta posizione;

P.  considerando che gli sforzi di mediazione continuano, con il pieno sostegno dell'Unione Africana, dell'Unione europea e delle Nazioni Unite, al fine di promuovere il dialogo interburundese per giungere a una soluzione consensuale e pacifica alla crisi in Burundi;

Q.  considerando che l'UE contribuisce in modo significativo al bilancio annuale del Burundi, di cui circa la metà proviene da aiuti internazionali, e ha recentemente stanziato a favore del Burundi 432 milioni di EUR a titolo del FES 2014-2020;

R.  considerando che, a mezzo del decreto 530/597, le autorità burundesi hanno sospeso le attività di dieci organizzazioni per la difesa dei diritti dell'uomo (ACAT-Burundi, APRODH, AMINA, FOCODE, FORSC, Fontaine-ISOKO, Maison Shalom, PARCEM, RCP e SPPDF) e ne hanno bloccato i conti bancari;

1.  si dichiara estremamente preoccupato per la grave situazione politica e di sicurezza in Burundi, per il rapido aggravarsi della situazione umanitaria e per le conseguenze che ne potrebbero derivare per la sicurezza e la stabilità dell'intera sottoregione;

2.  condanna i recenti, violenti attacchi e l'aumento del numero di casi di violazioni e abusi dei diritti umani, tra cui omicidi, esecuzioni extragiudiziali, violazioni dell'integrità fisica delle persone, atti di tortura e altre forme di trattamento crudele, inumano e/o degradante, arresti arbitrari e detenzioni illegali, nonché le violazioni della libertà di stampa e di espressione e la prevalente impunità;

3.  chiede che si ponga immediatamente fine alla violenza, alle violazioni dei diritti umani e all'intimidazione politica degli oppositori e sollecita il disarmo immediato di tutti i gruppi armati alleati a partiti politici, nel rigoroso rispetto del diritto internazionale e dei diritti umani;

4.  sottolinea, in particolare, la presenza di un elevato numero di giovani all'interno dei gruppi armati che operano in Burundi e invita la comunità internazionale a prestare un'attenzione specifica al loro reinserimento e alla promozione della loro partecipazione a un processo politico pacifico;

5.  chiede che, in Burundi, tutte le parti si astengano da azioni suscettibili di compromettere la pace e la sicurezza nel paese; condanna con fermezza tutte le dichiarazioni pubbliche che incitano alla violenza o all'odio nei confronti di vari gruppi della società burundese, poiché ciò può aggravare le attuali tensioni, e invita tutte le parti ad astenersi dal rilasciare siffatte dichiarazioni;

6.  ricorda alle autorità del Burundi che esse sono tenute a garantire la sicurezza all'interno del territorio nazionale così come i diritti umani, i diritti civili e politici e le libertà fondamentali, come sancito dalla costituzione del Burundi, dalla Carta africana dei diritti dell'uomo e dei popoli e da altri strumenti internazionali e regionali in materia di diritti umani;

7.  ricorda, in questo contesto, che il partenariato tra l'Unione europea e il Burundi è disciplinato dall'Accordo di Cotonou e che tutte le parti sono tenute al rispetto e all'applicazione dei termini di detto Accordo, in particolare al rispetto dei diritti umani; ricorda, nello specifico, che l'articolo 96 dell'Accordo di Cotonou contempla la possibilità di avviare consultazioni in caso di mancato rispetto dei diritti umani, dei principi democratici o dello Stato di diritto e accoglie con favore, in proposito, la decisione dell'Unione di chiedere l'avvio di consultazioni, come previsto in detto articolo;

8.  esorta tutte le parti a porre in essere le condizioni necessarie per ricostituire la fiducia e promuovere l'unità nazionale e chiede la ripresa immediata di un dialogo nazionale inclusivo e trasparente cui partecipino il governo, i partiti di opposizione e i rappresentanti della società civile;

9.  sottolinea che detto dialogo, finalizzato a conseguire una pace duratura, la sicurezza e la stabilità e a ripristinare la democrazia e lo Stato di diritto nell'interesse dei cittadini burundesi, dovrebbe essere basato sull'Accordo di Arusha e sulla Costituzione del Burundi, che prescrive il rispetto del diritto e dei trattati internazionali;

10.  condanna risolutamente il fatto che il Presidente Nkurunziza abbia violato l'Accordo di Arusha con l'assunzione del terzo mandato presidenziale;

11.  esorta le autorità del Burundi a incoraggiare l'accertamento della verità sui crimini di massa perpetrati tra il 1962 e il 2008, ricorrendo a misure giudiziali ed extragiudiziali, come l'istituzione di una commissione per la verità e la riconciliazione e di tribunali speciali, atte a promuovere la riconciliazione nazionale;

12.  plaude agli sforzi di mediazione profusi dalla Comunità dell'Africa orientale, con il supporto dell'Unione africana e delle Nazioni Unite, per facilitare il dialogo tra le diverse parti in causa in Burundi; invita il vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, a sostenere parimenti tali sforzi di mediazione; esorta il governo burundese e le altre parti in causa a cooperare pienamente con il mediatore;

13.  esprime la sua profonda preoccupazione per il numero di vittime e di casi di gravi violazioni dei diritti umani segnalati dall'inizio della crisi; esorta le autorità competenti ad avviare indagini rigorose e tempestive sulle circostanze e i motivi alla base di tali reati e a garantire che i responsabili siano assicurati alla giustizia; ribadisce che non vi può essere impunità per gli autori di violazioni o gravi abusi dei diritti umani;

14.  chiede l'abrogazione del decreto 530/1597, che prevede la sospensione temporanea delle attività di dieci organizzazioni impegnate a favore dei diritti umani, e la revoca immediata del congelamento dei loro conti bancari, di modo che esse possano svolgere liberamente le loro attività;

15.   sollecita il ritorno in condizioni di sicurezza dei giornalisti e dei difensori dei diritti umani in esilio, la riapertura dei mezzi d'informazione chiusi dopo il fallito colpo di Stato del 14 maggio 2015 e il ritiro delle imputazioni a carico dei giornalisti accusati di aver preso parte, direttamente o indirettamente, al tentativo di golpe;

16.  plaude al fatto che l'Unione africana abbia inviato osservatori ed esperti per monitorare la situazione dei diritti umani e sottolinea l'importanza di cooperare con loro per agevolare l'esecuzione del loro mandato; chiede inoltre che la Corte penale internazionale indaghi, all'interno della sua giurisdizione, sulle presunte violazioni dei diritti umani commesse nel corso della recente crisi;

17.  valuta positivamente le sanzioni mirate varate dall'Unione europea, coerentemente con la decisione dell'Unione africana di imporre sanzioni mirate, tra cui il divieto di viaggiare e il congelamento dei beni per i burundesi le cui azioni e dichiarazioni contribuiscono al perpetuarsi della violenza e ostacolano gli sforzi volti a pervenire a una soluzione politica della crisi;

18.  invita l'Unione europea a estendere tali sanzioni a tutti coloro le cui azioni costituiscono una minaccia per la pace e la stabilità nella regione, poiché incitano all'odio e violano l'Accordo di Arusha;

19.  incoraggia l'Unione europea e i suoi Stati membri, visto qual è stata l'evoluzione della consultazione pubblica a norma dell'articolo 96 dell'Accordo di Cotonou, a reindirizzare gli aiuti al fine di rafforzare la società civile e a sospendere, se necessario, qualsiasi forma di sostegno al governo burundese;

20.  di dichiara profondamente preoccupato per l'esodo inarrestabile di profughi burundesi verso i paesi limitrofi; ribadisce il suo sostegno a tutte le organizzazioni umanitarie impegnate sul terreno e ai paesi della regione che accolgono i profughi; fa appello alla comunità internazionale e alle agenzie umanitarie affinché continuino ad assistere tutti i profughi e gli sfollati creati dal conflitto; plaude all'impegno dell'UE di potenziare il sostegno finanziario e l'aiuto umanitario per far fronte alle pressanti necessità di tali popolazioni;

21.  invita l'Unione africana, le Nazioni Unite e l'Unione europea a tener debitamente conto della dimensione regionale e a prevenire qualsiasi ulteriore destabilizzazione della regione, in particolare mantenendo un dialogo politico permanente tra i paesi della regione; esorta in proposito l'Unione africana a valutare l'invio di una missione di pace a guida africana, qualora in Burundi la situazione della sicurezza e dei diritti umani dovesse deteriorarsi ulteriormente;

22.  incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al governo e al Parlamento del Burundi, al Consiglio dei ministri ACP-UE, alla Commissione, al Consiglio, alla Comunità dell'Africa orientale e ai governi dei suoi Stati membri, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, alle istituzioni dell'Unione africana e al Segretario generale delle Nazioni Unite.