Proposta di risoluzione - B8-0152/2016Proposta di risoluzione
B8-0152/2016

PROPOSTA DI RISOLUZIONE sulla situazione nello Yemen

27.1.2016 - (2016/2515(RSP))

presentata a seguito di una dichiarazione del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza
a norma dell'articolo 123, paragrafo 2, del regolamento

Alyn Smith, Bodil Valero, Igor Šoltes, Barbara Lochbihler a nome del gruppo Verts/ALE

Vedasi anche la proposta di risoluzione comune RC-B8-0151/2016

Procedura : 2016/2515(RSP)
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B8-0152/2016

B8-0152/2016

Risoluzione del Parlamento europeo sulla situazione nello Yemen

(2016/2515(RSP))

Il Parlamento europeo,

–  viste le sue precedenti risoluzioni sullo Yemen, in particolare quella del 9 luglio 2015 sulla situazione nello Yemen[1],

–  vista la dichiarazione comune rilasciata il 10 gennaio 2016 dal vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/AR), Federica Mogherini, e dal commissario per gli aiuti umanitari e la gestione delle crisi, Christos Stylianides, sull'attacco a un centro sanitario di Medici senza frontiere nello Yemen,

–  viste la dichiarazione resa il 15 dicembre 2015 dal portavoce del Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE) sulla ripresa dei colloqui sullo Yemen sotto egida ONU e la dichiarazione comune sullo Yemen rilasciata il 2 ottobre 2015 dal VP/AR, Federica Mogherini, e dal commissario per gli aiuti umanitari e la risposta alle crisi, Christos Stylianides,

–  viste le risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell'ONU 2201(2015), 2204 (2015) e 2216 (2015)sullo Yemen e la risoluzione 2140 (2014) che prevede l'imposizione di sanzioni,

–  vista la relazione del gruppo di esperti dell'ONU sullo Yemen, istituito conformemente alla risoluzione del Consiglio di sicurezza 2140 (2014),

–  viste le dichiarazioni rese dal portavoce del SEAE in data 20 marzo, 26 marzo, 1° aprile, 26 aprile e 9 giugno 2015 sulla situazione nello Yemen,

–  viste le conclusioni del Consiglio sullo Yemen del 20 aprile 2015,

–  viste le dichiarazioni sullo Yemen del 10 e dell'8 gennaio 2016 rilasciate dal portavoce del Segretario generale delle Nazioni Unite,

–  visto l'articolo 123, paragrafo 2, del suo regolamento,

A.  considerando che, da marzo 2015 e dall'inizio dell'intervento a guida saudita nello Yemen, la crisi umanitaria nel paese ha assunto proporzioni catastrofiche, superiori a qualsiasi altra crisi in tutto il mondo per il numero di persone direttamente colpite;

B.  considerando che gli attacchi aerei sauditi si sono rivelati estremamente indiscriminati, poiché sono stati bombardati numerosi ospedali, scuole, mercati, magazzini cerealicoli, porti e cerimonie nuziali, nonché un campo per sfollati interni e siti dichiarati patrimonio dell'umanità, e che tali atti equivalgono a crimini di guerra, di cui l'ultimo esempio è l'uso documentato di munizioni a grappolo in zone residenziali densamente popolate il 6 gennaio 2016;

C.  considerando che il blocco terrestre, marittimo e aereo imposto dall'Arabia saudita e dai suoi alleati ha aggravato considerevolmente la povertà nel paese ed è stato modificato soltanto recentemente per consentire la consegna di quantità molto limitate di aiuti umanitari di base;

D.  considerando che il conflitto tra la parte houthi della popolazione e il governo centrale yemenita ha radici storiche, basate in parte sul risentimento degli houthi per le discriminazioni, l'emarginazione sociale, economica e politica e i tentativi di diffondere l'ideologia wahabita nel paese; che conflitti armati simili, sebbene di minore intensità, si sono verificati in passato;

E.  considerando che l'assenza di inclusività politica ha creato i presupposti per l'ascesa delle milizie houthi, provenienti dal nord del paese, le quali hanno sfruttato il vuoto di governo e di sicurezza e nel settembre 2014 hanno conquistato la capitale Sana'a, costringendo il presidente dello Yemen, Abd Rabbu Mansour Hadi, a fuggire in Arabia Saudita;

F.  considerando che il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha dichiarato pubblicamente il proprio sostegno alla coalizione a guida saudita, ha condiviso dati di intelligence, ha fornito assistenza nella selezione degli obiettivi nonché consulenza e sostegno logistico, mentre il governo del Regno Unito sta formando piloti sauditi e non nega la presenza di consulenti britannici nei centri operativi durante i raid sauditi in Yemen; che sinora la coalizione non è riuscita a restaurare la sicurezza e la stabilità nel paese né a riportare al potere il presidente Abd Rabbuh Mansur al-Hadi;

G.  considerando, invece, che secondo le Nazioni Unite nel 2015 sono stati uccisi o feriti migliaia di civili e che la guerra ha causato oltre 2,5 milioni di sfollati interni nel paese; che più di 20 milioni di persone – pari all'80% della popolazione – necessitano di una qualche forma di tutela o assistenza umanitaria; che oltre 2,2 milioni di bambini soffrono o sono a rischio di malnutrizione e che circa 14,4 milioni di persone si trovano in situazione di insicurezza alimentare;

H.  considerando che gli attacchi aerei hanno distrutto gran parte delle infrastrutture fondamentali, quali ponti, strade, serbatoi d'acqua, stazioni di telecomunicazione e centrali elettriche, in un paese che già prima della guerra figurava tra i meno sviluppati; che anche numerosi monumenti storici e siti archeologici sono stati distrutti o danneggiati irrimediabilmente, comprese alcune parti della città vecchia di Sana'a, sito patrimonio mondiale dell'Unesco;

I.  considerando che, a causa del perdurante blocco navale, appena il 15% del volume delle importazioni ante-crisi riesce a raggiungere lo Yemen, un paese che importa il 90% dei propri generi alimentari; che il Programma alimentare mondiale ha classificato 10 delle 22 province dello Yemen tra quelle al livello di "emergenza" in termini di sicurezza alimentare, ovvero sull'orlo della "carestia";

J.  considerando che il blocco dei trasporti di carburante sta paralizzando le forniture elettriche del paese e provocando la chiusura collettiva di ospedali e scuole; che il problema più urgente è l'interruzione del funzionamento delle pompe idrauliche causata da tale blocco, il che porta a 16 milioni – ovvero quasi due terzi della popolazione – il numero totale di yemeniti privi di acqua potabile sicura o di servizi igienici, con gravi conseguenze per la diffusione di malattie, tra cui il colera e la dengue;

K.  considerando che, secondo l'UNICEF, il conflitto nello Yemen ha avuto altresì pesanti ricadute sull'accesso dei bambini all'istruzione, che ha cessato di funzionare per quasi 2 milioni di bambini, con la chiusura di 3 584 scuole, ovvero una su quattro; che 860 di tali scuole sono danneggiate oppure vi alloggiano gli sfollati;

L.  considerando che il 15 dicembre 2015 è stato dichiarato un cessate il fuoco nell'intero paese, che nel frattempo però è stato ampiamente violato; che i colloqui di pace tra le parti belligeranti svoltisi a metà dicembre 2015 in Svizzera non hanno portato ad alcuna svolta importante in vista della fine del conflitto; che la ripresa dei negoziati di pace sponsorizzata dall'ONU, sotto l'egida dell'inviato delle Nazioni Unite per lo Yemen, Ismail Ould Cheikh Ahmed, prevista per il 14 gennaio 2016, è stata momentaneamente rinviata per il perdurare delle violenze;

M.  considerando che, sebbene nell'aprile 2015 l'Arabia Saudita si sia impegnata a finanziare, con un importo di 274 milioni di USD, un fondo umanitario d'urgenza delle Nazioni Unite a favore dello Yemen, all'Ufficio per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA) dell'ONU non è finora pervenuto alcun contributo; che, sebbene nel giugno 2015 le Nazioni Unite avessero lanciato un appello a donare 1,6 miliardi di USD per aiutarle ad assistere 11,7 milioni di persone, alla data del 18 novembre 2015 avevano ricevuto soltanto il 43% dei finanziamenti richiesti;

N.  considerando che nel 2015 l'UE ha stanziato 52 milioni di EUR in nuovi aiuti umanitari per la crisi nello Yemen e il suo impatto nel Corno d'Africa;

O.  considerando che, secondo l'Istituto internazionale di ricerca per la pace di Stoccolma (SIPRI), l'Arabia Saudita figura fra i quattro paesi che più spendono per armamenti nel mondo, con un aumento degli acquisti del 17% nel 2014;

P.  considerando che al-Qaeda nella penisola araba (AQAP) e l'IS/Da'ish sono riusciti a sfruttare il collasso della situazione politica e di sicurezza nello Yemen, espandendo la loro presenza e diventando una minaccia aggiuntiva alla stabilità e alla sicurezza della regione;

Q.  considerando che a gennaio 2016 l'Oman ha chiuso i suoi due attraversamenti di frontiera con lo Yemen per paura di attacchi da parte di militanti, privando gli yemeniti dell'unica uscita via terra dal paese priva di restrizioni e isolandoli in larga misura dal resto del mondo;

R.  considerando che alcuni Stati membri dell'UE, in particolare il Regno Unito, la Francia, la Germania, l'Italia e il Belgio, hanno continuato ad autorizzare il trasferimento di armi e articoli correlati verso l'Arabia Saudita dopo l'inizio della guerra; che nell'autunno 2015 la Francia ha firmato una serie di contratti strategici di elevato valore con l'Arabia Saudita; che dal 2015 il Regno Unito ha rilasciato oltre 100 licenze per l'esportazione di armi verso Riyadh, la maggior parte delle quali, in termini di valore, relativa ad aerei da combattimento e bombe destinate all'aeronautica militare dell'Arabia Saudita e che, secondo le più recenti informazioni fornite dal governo, il valore delle licenze di esportazione britanniche verso l'Arabia Saudita ha raggiunto un livello stupefacente pari ad oltre un miliardo di GBP in bombe, missili e razzi nei tre mesi che vanno da luglio a settembre 2015;

S.  considerando che la posizione comune dell'UE sulle esportazioni di armi esclude esplicitamente il rilascio di licenze relative ad armi da parte degli Stati membri laddove vi sia il rischio evidente che la tecnologia o le attrezzature militari da esportare possano essere utilizzate per commettere gravi violazioni del diritto umanitario internazionale;

T.  considerando che il governo degli Stati Uniti continua a intervenire direttamente nel conflitto attraverso attacchi con droni diretti contro i militanti di al-Qaeda in nome del diritto di rappresaglia a seguito degli attacchi terroristici dell'11 settembre, sulla base delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite 1368 (2001) e 1372 (2001);

1.  esprime grave preoccupazione per la catastrofe umanitaria in atto nello Yemen, caratterizzata da una diffusa insicurezza alimentare e grave malnutrizione, attacchi indiscriminati contro civili, personale medico e operatori umanitari e distruzione delle infrastrutture civili e mediche a causa dell'intensificarsi degli attacchi aerei, dei combattimenti a terra e dei bombardamenti;

2.  condanna con forza gli attacchi aerei e il blocco navale imposto allo Yemen da parte della coalizione guidata dall'Arabia Saudita, come pure le azioni unilaterali destabilizzanti intraprese dai ribelli houthi e dalle unità militari fedeli all'ex presidente Saleh, che stanno ulteriormente indebolendo lo Yemen e l'intera regione, creando condizioni più favorevoli per l'espansione delle organizzazioni terroristiche ed estremiste quali l'IS/Da'ish e AQAP, e stanno aggravando una situazione umanitaria già critica;

3.  invita tutte le parti a porre immediatamente fine allo scontro militare e a concordare, quanto meno, una tregua umanitaria;

4.  sottolinea la necessità di un'azione umanitaria coordinata sotto la guida delle Nazioni Unite ed esorta tutti i paesi a contribuire a far fronte alle esigenze umanitarie; invita tutte le parti a consentire l'ingresso e la distribuzione di generi alimentari, farmaci e combustibile di cui vi è un urgente bisogno nonché di altre forme di assistenza necessaria, tramite le Nazioni Unite e i canali umanitari internazionali, al fine di soddisfare le necessità impellenti dei civili colpiti dalla crisi, secondo il principio di imparzialità, neutralità e indipendenza; ricorda che è pertanto essenziale facilitare ulteriormente l'accesso delle navi mercantili allo Yemen;

5.  rinnova l'invito a tutte le parti a rispettare il diritto umanitario internazionale e il diritto internazionale in materia di diritti umani, a garantire la protezione dei civili e ad astenersi dall'attaccare direttamente le infrastrutture civili, soprattutto le strutture sanitarie e gli impianti idrici, nonché dall'utilizzare edifici civili per scopi militari;

6.  ricorda a tutte le parti che gli ospedali e il personale medico sono esplicitamente tutelati dal diritto umanitario internazionale e che gli attacchi indiscriminati, o addirittura deliberati, diretti contro i civili e le infrastrutture civili costituiscono crimini di guerra; sottolinea l'importanza di migliorare la sicurezza degli operatori umanitari;

7.  chiede un'indagine imparziale e indipendente su tutte le presunte violazioni del diritto umanitario internazionale e del diritto internazionale in materia di diritti umani, come pure sui recenti attacchi che hanno preso di mira le infrastrutture e il personale umanitario;

8.  esprime profondo sconcerto per il fatto che alcuni Stati membri dell'Unione continuino ad autorizzare la fornitura di licenze relative ad armi e di addestramento militare all'Arabia Saudita e ai suoi alleati della coalizione e sottolinea che le forniture di armi passate, presenti e future da parte di Stati membri dell'UE all'Arabia Saudita costituiscono violazioni non solo delle norme giuridicamente vincolanti dell'Unione in materia di armi a norma della posizione comune 2008/944/PESC ma anche di diverse disposizioni del trattato sul commercio di armi e della pertinente legislazione nazionale;

9.  sottolinea che il continuo rilascio di licenze e l'addestramento militare diretto da parte di Stati membri dell'Unione possono essere considerati complicità in crimini di guerra e in altre gravi violazioni del diritto umanitario internazionale e del diritto internazionale in materia di diritti umani;

10.  esorta gli Stati membri a sospendere immediatamente tutti i trasferimenti di armi e altre forme di sostegno militare all'Arabia Saudita e ai suoi alleati nel conflitto nello Yemen; esorta il VP/AR a dare avvio, in occasione della prossima riunione del Consiglio "Affari esteri" del 5 e 6 febbraio 2016, a un embargo sulle armi contro l'Arabia Saudita nel quadro della guerra nello Yemen;

11.  condanna altresì gli attacchi con droni da parte degli Stati Uniti e ribadisce la sua posizione secondo cui dovrebbe vigere un divieto internazionale relativo all'uso dei droni per esecuzioni extragiudiziali;

12.  invita l'UE e i suoi Stati membri a incrementare i contributi finanziari al piano di risposta umanitaria a favore dello Yemen affinché siano soddisfatti i requisiti di finanziamento per il 2016; esorta l'UE a fare pressione su tutti i donatori affinché mantengano le loro promesse e tengano fede agli impegni assunti in modo rapido;

13.  sottolinea che il conflitto può essere superato soltanto mediante una soluzione politica, inclusiva e negoziata; esorta tutte le parti ad impegnarsi in buona fede per avviare quanto prima un nuovo ciclo di negoziati di pace sotto l'egida delle Nazioni Unite; sostiene gli instancabili sforzi dell'inviato speciale delle Nazioni Unite, Ismail Ould Cheikh Ahmed, volti a tenere colloqui di pace sullo Yemen, facilitati dall'ONU, sulla base dell'iniziativa del Consiglio di cooperazione del Golfo; sostiene inoltre l'esito della conferenza sul dialogo nazionale e le pertinenti risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell'ONU, in particolare le risoluzioni 2140 e 2216;

14.  chiede all'UE di promuovere con efficacia il rispetto del diritto internazionale in materia di diritti umani e del diritto umanitario internazionale, come stabilito nei pertinenti orientamenti dell'UE; sottolinea in particolare la necessità che l'UE metta in evidenza, nel suo dialogo politico con l'Arabia Saudita, l'esigenza di rispettare il diritto umanitario internazionale; invita il Consiglio, qualora tale dialogo risulti infruttuoso, a considerare la possibilità di imporre misure restrittive e sanzioni agli Stati o ai singoli individui coinvolti in violazioni del diritto umanitario internazionale, quali l'Arabia Saudita e gli Emirati arabi uniti, da affiancare alle misure restrittive già esistenti nei confronti del leader dei ribelli houthi Abdulmalik Al-Houti e di Ahmed Ali Abdullah Saleh, figlio del deposto presidente yemenita;

15.  incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ai parlamenti e ai governi degli Stati membri, all'inviato speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite per lo Yemen, ai governi dello Yemen e del Regno dell'Arabia Saudita, nonché ai parlamenti e ai governi degli Stati del Consiglio di cooperazione del Golfo e della Lega degli Stati arabi.