Proposta di risoluzione - B8-0184/2017Proposta di risoluzione
B8-0184/2017

PROPOSTA DI RISOLUZIONE sulle priorità dell'Unione per le sessioni 2017 del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite

13.3.2017 - (2017/2598(RSP))

presentata a seguito di una dichiarazione del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza
a norma dell'articolo 123, paragrafo 2, del regolamento

Marie-Christine Vergiat, Marisa Matias, Ángela Vallina, Merja Kyllönen, Lola Sánchez Caldentey, Miguel Urbán Crespo, Tania González Peñas, Xabier Benito Ziluaga, Estefanía Torres Martínez, Neoklis Sylikiotis, Takis Hadjigeorgiou, Dimitrios Papadimoulis, Kostadinka Kuneva, Stelios Kouloglou, Kostas Chrysogonos, Barbara Spinelli, Maria Lidia Senra Rodríguez, Javier Couso Permuy a nome del gruppo GUE/NGL

Procedura : 2017/2598(RSP)
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B8-0184

Risoluzione del Parlamento europeo sulle priorità dell'Unione per le sessioni 2017 del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite

(2017/2598(RSP))

Il Parlamento europeo,

–  viste le sue precedenti risoluzioni sul Consiglio dei diritti umani (CDU) delle Nazioni Unite,

–  vista la 34a sessione del CDU dal 27 febbraio al 24 marzo 2017,

–  visto l'articolo 123, paragrafo 2, del suo regolamento,

A.  considerando che l'Unione europea e i suoi Stati membri dovrebbero garantire il rispetto dei diritti umani in tutte le loro politiche sia interne che esterne e assicurarne la coerenza, onde rafforzare e rendere credibile la posizione dell'Unione e dei suoi Stati membri in seno al CDU;

B.  considerando che il Consiglio dei diritti umani terrà la sua 34a sessione ordinaria dal 27 febbraio al 24 marzo 2017; che una delegazione dalla sottocommissione "Diritti umani" del Parlamento europeo si recherà a Ginevra in occasione della 34a sessione, come avvenuto negli anni scorsi per le precedenti sessioni del CDU; che nel 2017 si terranno altre due sessioni del CDU;

C.  considerando che sette Stati membri fanno parte attualmente del Consiglio dei diritti umani ossia: il Belgio (fino al 2018), la Germania (fino al 2018), la Lettonia (fino al 2017), i Paesi Bassi (fino al 2017), il Portogallo (fino al 2017), il Regno Unito (fino al 2017) e la Slovenia (fino al 2018);

D.  considerando che il lavoro dell'Unione e dei suoi Stati membri con il CDU e in seno allo stesso, come pure con l'insieme delle istanze dell'ONU, deve essere meglio coordinato e rafforzato, per tenere in maggiore considerazione e attuare le raccomandazioni del CDU nella politica in materia di diritti umani dell'Unione, sia a livello interno che a livello esterno; considerando che troppo spesso le delegazioni dell'Unione al CDU si limitano a giungere con le loro priorità, senza tener conto dei lavori dell'ONU e del CDU in materia di diritti dell'uomo;

Il lavoro e l'organizzazione del CDU

1.  ribadisce il suo invito agli Stati membri dell'Unione ad opporsi attivamente a qualsiasi tentativo di minare i concetti di universalità, indivisibilità e interdipendenza dei diritti umani e li invita a incoraggiare attivamente il CDU a combattere allo stesso modo tutte le discriminazioni, qualunque sia il motivo su cui si basano;

2.  mette in guardia contro la strumentalizzazione del CDU; sottolinea l'importanza delle sue risoluzioni per paese al fine di affrontare i casi gravi di violazione dei diritti umani; richiama l'attenzione sull'importanza di valutare la situazione dei diritti umani in modo obiettivo, trasparente, non selettivo, costruttivo e non conflittuale, sulla base di informazioni attendibili derivanti da un dialogo interattivo e in condizioni di universalità e parità di trattamento per tutti gli Stati; invita gli Stati membri dell'UE a contribuire attivamente all'attuazione di questi principi concordati per quanto riguarda il CDU;

3.  sottolinea l'importanza, per garantire il rispetto dei diritti dell'uomo, di dedicarsi alle cause profonde dell'instabilità politica in numerosi paesi attraverso politiche di sviluppo conformi agli obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) e misure socioeconomiche, politiche e culturali;

4.  constata che l'Arabia Saudita sarà membro del Consiglio dei diritti dell'uomo fino al 2019; condanna fermamente le violazioni generalizzate dei diritti dell'uomo perpetrate dal Regno dell'Arabia Saudita, che utilizza il proprio mandato per bloccare richieste di relatori speciali dell'ONU designati a condurre indagini volte a stabilire i fatti relativi alla tortura, alla libertà di espressione e di opinione nonché alle esecuzioni e che ostacola altresì qualsiasi tentativo di indagine indipendente sulla situazione nello Yemen; condanna il fatto che, in occasione della 33a sessione del CDU, essa sia riuscita per il secondo anno consecutivo a bloccare una risoluzione dell'Unione volta a richiedere un'indagine internazionale; chiede all'Unione di proporre nuovamente detta risoluzione dopo le critiche dell'Alto commissario aggiunto delle Nazioni Unite per i diritti dell'uomo, Kate Gilmore, sulla mancanza di imparzialità e il mancato rispetto delle norme fondamentali di protezione della commissione nazionale yemenita messa in atto dopo il fallimento della richiesta di commissione internazionale;

5.  accoglie con favore le relazioni annuali dell'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti dell'uomo e in particolare per l'attenzione dedicata alle situazioni in Honduras, in Colombia, in Guatemala, a Cipro, in Iran, nello Sri Lanka, nello Yemen, nel territorio palestinese occupato, compresa Gerusalemme Est, nel Golan siriano occupato, in Afghanistan e in Guinea;

6.  respinge l'utilizzo della nozione di "responsabilità di proteggere", in quanto viola il diritto internazionale e non offre una base giuridica adeguata per giustificare l'uso unilaterale della forza; condanna il ruolo di gendarme mondiale che si arrogano Stati come gli Stati Uniti o la Francia od organismi come la NATO, anche al di fuori dei mandati dell'ONU o oltrepassando questi ultimi; condanna altresì gli “attacchi aerei mirati” e l'introduzione di truppe straniere sul territorio di certi Stati; denuncia gli interventi della NATO che si sostituiscono ai compiti di pacificazione e di stabilizzazione quando non possono essere attuati attraverso un ampio consenso nel quadro dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite;

Diritti economici, sociali e culturali

7.  plaude all'importanza attribuita dal CDU alla promozione e alla protezione dei diritti economici e sociali nonché alla questione dell'interdipendenza e dell'indivisibilità dei diritti dell'uomo; sottolinea nuovamente la necessità di trattare su piede di parità i diritti economici, sociali, culturali, civici e politici; insiste sul fatto che gli elevati tassi di disoccupazione, l'aumento della povertà e dell'esclusione sociale, l'accesso sempre più difficile a servizi nei settori dalla sanità, dell'istruzione, dell'alloggio, dei trasporti e della cultura nonché il degrado della qualità di tali servizi, rappresentano sfide di grande rilevanza; si compiace del ruolo chiave dei servizi pubblici in questo settore e constata che la loro privatizzazione e liberalizzazione hanno contribuito al degrado dell'accesso a taluni di questi diritti;

8.  sottolinea inoltre che l'introduzione di clausole in materia di democrazia e diritti umani negli accordi di libero scambio siglati dall'Unione non è stata tenuta sufficientemente in considerazione ed è quindi un fallimento, avendo comportato tali accordi di libero scambio non solo dei regressi, ma anche violazioni dei diritti fondamentali, soprattutto economici e sociali, l'impoverimento delle popolazioni interessate e la monopolizzazione delle risorse da parte delle multinazionali; ritiene che sia necessario applicare nuove forme di cooperazione al fine di facilitare lo sviluppo economico e sociale dei paesi terzi sulla base delle esigenze dei loro popoli; ritiene che, oltre all'impatto dei piani di austerità sui diritti dell'uomo, il Consiglio dei diritti umani dell'ONU dovrebbe altresì dedicarsi a studiare e a denunciare le conseguenze degli accordi di libero scambio e in particolare i rischi e le conseguenze degli accordi di partenariato economico con i paesi ACP;

9.  ritiene che la questione della ripartizione della ricchezza nel mondo dovrebbe profilarsi come la priorità centrale delle sessioni del CDU nel 2017, in quanto rappresenta il principale ostacolo alla realizzazione dei diritti economici e sociali, e che la delegazione dell'Unione e dei suoi Stati membri dovrebbe adottare tutte le misure necessarie al fine di pervenire a tale obiettivo;

10.  sottolinea l'importanza della relazione sull'accesso ai farmaci nell'ambito del diritto di ogni persona di beneficiare del migliore stato di salute fisica e mentale possibile; sollecita la delegazione dell'Unione e dei suoi Stati membri a promuovere l'accesso ai farmaci e ai servizi pubblici sanitari di qualità e accessibili per tutti e di proporre un'indagine sul ruolo delle industrie farmaceutiche;

11.  ritiene altrettanto importante la relazione sull'alloggio idoneo, in quanto elemento del diritto a un livello di vita sufficiente; chiede alla delegazione dell'Unione e dei suoi Stati membri di promuovere l'accesso a un alloggio di qualità per tutti senza discriminazione, in quanto diritto fondamentale;

12.  accoglie ugualmente con favore la relazione sul diritto all'alimentazione; sottolinea che gli Stati membri delle Nazioni Unite dovrebbero promuovere maggiormente l'accesso alle risorse naturali e vitali, l'accesso alle terre nonché la sovranità e la sicurezza alimentari quali mezzi per ridurre la povertà e la disoccupazione; deplora che un numero cospicuo di persone non abbiano o non abbiano più accesso a talune risorse, compresi beni fondamentali come l'acqua, a causa dell'accaparramento di tali risorse da parte soprattutto di imprese o entità private che beneficiano del sostegno delle autorità politiche degli Stati interessati, il che provoca in particolare penurie alimentari e rincari dei prezzi dei prodotti alimentari; chiede di conseguenza alla delegazione dell'Unione e dei suoi Stati membri di promuovere proposte al CDU e, più ampiamente, nelle sedi e nei consessi internazionali e regionali (Banca mondiale, OMC, UNCTAD, FMI, OCSE, ecc.) per il riconoscimento dei beni pubblici fondamentali e la loro iscrizione in una convenzione specifica dell'ONU;

13.  sottolinea l'importanza del punto sugli effetti del debito esterno e degli obblighi finanziari internazionali collegati degli Stati sul pieno esercizio di tutti i diritti dell'uomo, in quanto tiene conto del fatto che il pagamento "degli interessi del debito" degli Stati interessa oggigiorno gran parte dei paesi e serve da pretesto all'attuazione dei piani di austerità chiamati "piani di adeguamento strutturale" che recano pregiudizio ai diritti fondamentali anche nell'Unione;

Diritti civili e politici

14.  invita tutti gli Stati a lottare contro la tortura anche all'interno degli Stati membri; chiede alla delegazione dell'Unione e a quelle degli Stati membri di includere nella discussione sulla tortura e le altre pene e trattamenti inumani e degradanti la questione del divieto del commercio di prodotti che possono servire a fini di tortura all'interno e all'esterno dell'Unione;

15.  invita la delegazione dell'Unione e quelle dei suoi Stati membri a ribadire la loro posizione contro la pena di morte, a favore della sua abolizione universale e dell'attuazione di una moratoria immediata nei paesi in cui ancora esiste; esprime preoccupazione perché taluni paesi che avevano sospeso la pena capitale stanno riprendendo le esecuzioni capitali o ripristinando la pena di morte per ragioni di lotta al terrorismo e nel contesto della lotta al traffico di droga;

16.  insiste sulla necessità di affrontare, nel corso di questa sessione del CDU, la questione della libertà di associazione e della lotta contro tutte le forme di repressione, compreso l'assassinio di sindacalisti, militanti politici e associativi, artisti e paladini dei diritti umani;

17.  prende atto dell'importanza accordata, in occasione della 31a sessione, alla libertà di religione o di confessione e ricorda che essa presuppone il diritto di credere e di non credere e contestualmente il diritto di promuovere confessioni religiose e di mutarle; sottolinea di nuovo la sua adesione alla laicità in quanto caratteristica fondamentale di uno Stato democratico dal momento che viene definita come rigorosa separazione tra autorità politiche e religiose, il che comporta il rifiuto di ogni ingerenza religiosa nel funzionamento degli affari pubblici e di ogni interferenza politica negli affari religiosi, salvo per mantenere le regole di sicurezza e ordine pubblico (compreso il rispetto della libertà altrui) e per garantire a tutte e a tutti (credenti, agnostici o atei) pari libertà di coscienza e l'espressione pubblica dei propri convincimenti;

18.  ritiene particolarmente importante la relazione sul diritto alla vita privata nell'epoca digitale; si rammarica del fatto che talune tecnologie, anche europee, vengano utilizzate per violare i diritti umani, segnatamente attraverso la censura e la sorveglianza di massa; condanna nello stesso modo lo spionaggio di massa su milioni di persone attuato segnatamente dalla National Security Agency degli Stati Uniti; esprime la propria preoccupazione per la diffusione di tecnologie di sorveglianza e di filtro, che costituiscono una minaccia crescente per i militanti dei diritti umani e spesso violano il diritto alla vita privata; chiede che si tenga conto di tali preoccupazioni nell'esame di questo punto della sessione; deplora il fatto che la comunità internazionale non abbia ancora avviato negoziati per la conclusione di un accordo internazionale sulla protezione dei dati di carattere personale, per il quale la Convenzione 108 del Consiglio d'Europa potrebbe fungere da modello, e invita la delegazione dell'Unione e dei suoi Stati membri a lavorare all'elaborazione di un siffatto quadro, in collaborazione con i suoi omologhi internazionali;

19  condanna la crescente esternalizzazione dei compiti di sicurezza, anche militari, a organismi e imprese privati, quando invece si tratta di competenze sovrane di autorità esclusiva degli Stati e chiede all'Unione europea e ai suoi Stati membri di intensificare gli sforzi per porre fine a tali pratiche; ritiene che il rispetto delle norme in materia di diritti umani rimanga di responsabilità degli Stati e ritiene quindi che si tratti di trasferimento di missioni di servizio pubblico e che gli Stati dovrebbero essere ritenuti responsabili per le violazioni dei diritti umani diritti e del diritto umanitario commesse dalle loro imprese;

20.  insiste sulla debolezza della regolamentazione, sull’opacità e la mancanza di controllo in materia di commercio delle armi, che è responsabile dell’aumento delle sofferenze umane nel contesto delle guerre civili e dei conflitti armati; ritiene che il commercio delle armi alimenti l’instabilità e la corruzione e vanifichi i processi di pace; denuncia, in modo particolare, il suo ruolo in paesi come lo Yemen, la Somalia, il Sud Sudan e la Nigeria e ribadisce l’allarme lanciato in relazione a questi paesi dal Segretario generale delle Nazioni Unite, il 22 febbraio scorso; insiste pertanto affinché tale questione sia trattata nel corso della sessione;

Diritti dei popoli e di determinati gruppi e individui

21.  sottolinea l'importanza di rispettare i diritti fondamentali dei popoli indigeni e tribali come definiti nella Convenzione 169 dell’OIL ed esprime preoccupazione per il deterioramento della situazione dei difensori, degli attivisti, delle organizzazioni e delle istituzioni dei diritti umani che denunciano segnatamente situazioni di accaparramento delle terre; chiede che tali questioni siano oggetto di un particolare punto all'ordine del giorno della sessione del CDU;

22.  plaude all'importanza accordata ai diritti del fanciullo in occasione di questa 34a sessione e alla volontà di monitorare in modo approfondito, a seguito dell'adozione della risoluzione 25/6, le questioni concernenti la tratta e la vendita di minori, la prostituzione e la pornografia con i minori come protagonisti;

23.  invita l'Unione e i suoi Stati membri ad adoperarsi in via prioritaria a favore di azioni concrete del CDU destinate a porre fine alle violazioni dei diritti umani nei confronti dei civili e soprattutto delle donne e dei minori in situazioni di guerra e di conflitti violenti; chiede che siano segnatamente attuate azioni prioritarie per porre fine al reclutamento di bambini soldato e assicurarne la protezione;

24.  si rammarica del fatto che le questioni relative ai diritti delle persone LGBTI non siano affrontate nelle conferenze 2017 del CDU; condanna le violenze e le discriminazioni di cui sono oggetto le persone LGBTI in tutto il mondo; condanna in particolare la sterilizzazione forzata delle persone transessuali che persiste in vari Stati, anche dell'Unione, e chiede la fine immediata di questa violazione dei diritti umani; invita la comunità internazionale a riflettere su come adeguare il diritto di famiglia all'evoluzione dei modi e delle forme della famiglia di oggi, compresa la possibilità di unione e di adozione per persone dello stesso sesso; sottolinea che le lesbiche subiscono spesso discriminazioni su una base multipla (come donne e come lesbiche) e che le azioni a favore della parità per le persone LGBTI devono andare di pari passo con le azioni per la parità delle donne e delle giovani, per pervenire a detta parità e alla non discriminazione; si dichiara preoccupato per il recente aumento di leggi, pratiche e atti di violenza nei confronti delle persone sulla base della loro identità di orientamento sessuale e del loro sesso; ribadisce il suo sostegno al proseguimento dei lavori dell'Alto Commissario per i diritti dell'uomo onde promuovere e proteggere il godimento di tutti i diritti umani da parte delle persone LGBTI, soprattutto attraverso dichiarazioni, relazioni e la campagna "Libertà e Parità"; incoraggia l'Alto Commissario delle Nazioni Unite a continuare a lottare contro leggi e pratiche discriminatorie;

25.  plaude alla relazione sulla protezione dei diritti umani dei migranti; condanna l’impatto delle politiche di esternalizzazione delle frontiere dell'Unione europea sulla maggiore assunzione di rischio delle persone che cercano sicurezza in Europa, che ha come conseguenza un aumento del numero di morti in mare e sulla terraferma tra le persone in rotta verso l'Europa; sottolinea la necessità che l'Unione basi ogni politica migratoria, compreso il controllo delle frontiere compreso, su un approccio coerente, fondato sui diritti umani in conformità dei suoi impegni internazionali; condanna al riguardo il "processo di Khartoum" in quanto presuppone una cooperazione segnatamente con i regimi eritrei e sudanesi in materia di "gestione migratoria"; invita ancora una volta gli Stati membri dell'Unione ad attuare le clausole "democrazia e diritti dell'uomo" in tutti gli accordi internazionali, a prescindere dalla loro natura, e a garantire il rispetto dei diritti umani nelle proprie politiche interne ed esterne, altrimenti la posizione dell'Unione in seno al CDU e in qualsiasi altro consesso internazionale in cui ci si occupa dei diritti umani risulterebbe indebolita;

Interdipendenza dei diritti umani e delle questioni tematiche relative ai diritti umani

26.  prende atto dell'importanza accordata al legame tra terrorismo e diritti umani e della relazione sugli effetti nocivi del terrorismo sul godimento di tutti i diritti umani e libertà fondamentali, in particolare il diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza della persona durante questa 34° sessione; sottolinea il fatto che la lotta contro il terrorismo non deve in nessun caso servire da pretesto per restringere le libertà individuali e i diritti fondamentali; ritiene che la risposta "bellica" da parte di alcuni paesi occidentali, lungi dal ridurre la minaccia del terrorismo, non faccia altro che accentuare la spirale di violenza; sottolinea di nuovo che un piano efficace di lotta al terrorismo potrà essere istituito soltanto a partire dal momento in cui si prosciugheranno i finanziamenti alle organizzazioni terroristiche, segnatamente sospendendo ogni accordo commerciale o di partenariato con i paese che sostengono dette organizzazioni; sottolinea inoltre l'importanza di rafforzare i servizi pubblici di intelligence, di sicurezza e di giustizia, ma anche la necessità di istituire programmi di prevenzione e centri finanziati dai poteri pubblici per individuare, a monte, i metodi di reclutamento delle organizzazioni terroristiche, impedire il reclutamento e porre fine alle filiere di reclutamento e consentire il reinserimento degli individui manipolati; ricorda che i diritti, non solo alla sicurezza, ma anche alla protezione, sono fondamentali e condanna ogni politica pubblica volta a discriminare una parte della sua popolazione a seconda dell'origine o della religione, reale o presunta; giudica, in questo contesto, estremamente importante il punto sugli effetti del terrorismo sul godimento dei diritti umani;

27.  ritiene fondamentale il punto sull’elaborazione di uno strumento internazionale giuridicamente vincolante sulle multinazionali e le altre imprese e i diritti umani; sostiene l’operato del gruppo di lavoro intergovernativo delle Nazioni Unite su questo tema e sollecita le istituzioni dell'UE e gli Stati membri a rispettare le risoluzioni in materia e a lavorare pienamente in vista di tale obiettivo;

28.  giudica altrettanto importante il punto sui diritti umani e l'ambiente e lo considera intrinsecamente legato ai diritti dei popoli di disporre delle proprie risorse naturali, delle terre e di un sistema ambientale sostenibile; ritiene pertanto fondamentale la ratifica e l'attuazione da parte di tutti del processo di Kyoto, come pure di altre convenzioni internazionali che consentano di godere effettivamente di tali diritti; ritiene che gli accordi conclusi in occasione della COP21 di Parigi restino insufficienti per porre fine al cambiamento climatico e garantire i diritti sociali e ambientali dei popoli; chiede alla delegazione dell'Unione europea e ai rappresentanti degli Stati membri di sostenere, all'interno del CDU, la proposta di istituire un tribunale internazionale di giustizia ambientale sotto l'egida delle Nazioni Unite e di operare per introdurre uno strumento giuridico vincolante al fine di sanzionare gli Stati e le imprese più inquinanti;

29.  sottolinea che le Nazioni Unite stimano che fino al 2050 si registreranno 200 milioni di sfollati per cause ambientali; sottolinea la necessità di un approccio globale tale da consentire di risolvere i problemi legati al cambiamento climatico, alla povertà, allo sfruttamento e all'accesso alle risorse, nonché alla lotta contro l'accaparramento delle terre e delle ricchezze da parte delle multinazionali onde consentire lo sviluppo e l'accesso delle popolazioni ai beni, ai diritti e ai servizi fondamentali; chiede alla delegazione dell'Unione in seno al CDU e ai rappresentanti degli Stati membri di partecipare attivamente alla discussione sul termine "rifugiati climatici e ambientali" al fine di elaborare una definizione giuridicamente vincolante in merito nel diritto internazionale;

Diritti dei popoli all’autodeterminazione e situazioni concernenti i diritti umani che esigono l'attenzione del Consiglio

30.  sottolinea nuovamente il diritto inalienabile dei popoli all’autodeterminazione e a scegliere i propri orientamenti politici, economici e sociali senza ingerenze esterne; chiede all'Unione europea e ai suoi Stati membri, in occasione delle sessioni 2017 del CDU, di promuovere risolutamente tale diritto invece delle attuali politiche; respinge, inoltre, l'imposizione di sanzioni da parte dell'Unione e degli Stati Uniti nei confronti dei paesi terzi con l’obiettivo essenzialmente di proteggere i propri interessi geopolitici ed economici e non con quello delle popolazioni in questione, che dovrebbe invece prevalere;

31.  esprime profonda preoccupazione per il deterioramento della situazione umanitaria e della sicurezza in Siria a seguito dell'occupazione di una parte rilevante del territorio da parte dell'organizzazione denominata "Stato islamico"; ribadisce la propria ferma condanna delle violazioni sistematiche dei diritti umani perpetrate dalle organizzazioni terroristiche; esprime, altresì, particolare preoccupazione per le violazioni dei diritti umani commesse dal regime siriano, segnatamente le violazioni della libertà di espressione, le detenzioni arbitrarie e la repressione a danno dei difensori dei diritti umani; sottolinea l'importanza delle conclusioni della commissione speciale d'inchiesta approfondita e indipendente sui fatti di Aleppo, al fine di individuare, ove possibile, tutti coloro per i quali vi sono fondati motivi di ritenere che siano responsabili di presunte violazioni del diritto internazionale in materia di diritti umani e di abusi a tale riguardo; sottolinea il fatto che il conflitto è stato esacerbato dal commercio di armi; condanna fermamente i diversi interventi occidentali di questi ultimi anni, che hanno avuto conseguenze drammatiche nella radicalizzazione delle persone, specialmente nel Medio Oriente e nei paesi di vicinato meridionale; plaude agli sforzi profusi a favore di un dialogo politico sotto l'egida delle Nazioni Unite per uscire dalla crisi politica nel paese e sottolinea che tale dialogo, per essere efficace, deve coinvolgere gli esponenti dell'opposizione pacifica al regime siriano;

32.  esprime profonda preoccupazione per il ripetersi del conflitto nel Sudan del Sud; chiede un immediato cessate il fuoco tra le due parti in lotta ed è favorevole a una mediazione neutra che permetta di giungere a un accordo in tempi brevi; invita a prestare maggiori aiuti umanitari alla popolazione civile intrappolata nel conflitto e a quanti fuggono dalla regione; chiede all'Unione e ai suoi Stati membri di rispettare il principio di non respingimento e di aprire le frontiere ai rifugiati in fuga dalla crisi che imperversa nel Sudan del Sud; chiede nel contempo che sia assunto un impegno internazionale mirato a porre fine a tutte le forniture di armi o di equipaggiamenti militari al Sudan del Sud e di cessare ogni esportazione di armi nella regione;

33.  sottolinea l'importanza delle discussioni del CDU sulla crisi nel Burundi; si dichiara molto preoccupato per la situazione nel paese e sottolinea che essa può avere conseguenze drammatiche per l'intera regione; chiede il rispetto del patto sulla sicurezza, la stabilità e lo sviluppo nella regione dei Grandi Laghi nonché del protocollo sulla non aggressione e la difesa reciproca; ritiene che l'attuale crisi possa essere risolta solo attraverso il dialogo politico a livello nazionale e regionale e non debba in nessun caso fungere da pretesto per un nuovo intervento militare nella regione; ritiene che i problemi del Burundi potranno essere risolti solo provvedendo a garantire gli stessi diritti a tutti i cittadini e affrontando i problemi connessi al controllo dei terreni agricoli fertili, alla disoccupazione e alla povertà, alla lotta contro la corruzione, la povertà, le disuguaglianze e le discriminazioni e attraverso la promozione delle riforme sociali, politiche ed economiche, al fine di creare uno Stato libero, democratico e stabile;

34.  constata che la situazione dei diritti umani in Iran resta un fattore di grande preoccupazione; condanna la repressione nei confronti dei manifestanti e dissidenti pacifici (compresi studenti, universitari, difensori dei diritti dell'uomo), dei militanti per i diritti della donna, dei giuristi, dei giornalisti, dei blogger, che è pratica comune in tale paese; sottolinea il ruolo primordiale che la comunità internazionale deve svolgere per garantire la pace; si dichiara preoccupato per il numero di prigionieri politici e di opinione, per il numero pur sempre elevato di esecuzioni, anche di minori, per la tortura, per i processi ingiusti e per gli importi esorbitanti richiesti come cauzione, nonché per le gravi restrizioni alla libertà di informazione, espressione, riunione, religione, istruzione e movimento;

35.  riconosce i progressi finora compiuti in materia di diritti umani in Birmania/Myanmar, sottolineando nel contempo la strada che ancora rimane da fare, in particolare per quanto riguarda i diritti delle minoranze e la libertà di espressione, associazione e riunione pacifica; condanna la discriminazione e la repressione nei confronti dei rohingya, aggravate dal fatto che i membri di tale comunità sono privi di status giuridico e dall'aumento dei discorsi di incitamento all'odio contro i non buddisti; chiede indagini approfondite, trasparenti e indipendenti su tutte le violazioni dei diritti umani nei confronti dei rohingya;

36.  sottolinea l'importanza del punto concernente l'Eritrea nel corso di tale sessione; condanna fermamente le violazioni generalizzate e crescenti dei diritti umani in Eritrea; è fortemente preoccupato per la situazione economica e sociale del popolo eritreo nel suo complesso e per quella dei rifugiati nei paesi vicini; condanna le sistematiche minacce contro la diaspora eritrea, in particolare attraverso la "tassa per la ripresa e la ricostruzione";

37.  accoglie con favore relazione sulla situazione dei diritti umani in Libia, che esamina in particolare l'efficacia delle misure di assistenza tecnica e di rafforzamento delle capacità di cui ha beneficiato il "governo" libico e presenta una valutazione del sostegno o dell'assistenza tecnica complementare richiesta per attuare la risoluzione e le raccomandazioni figuranti nella relazione d'inchiesta sulla situazione dei diritti umani in Libia dell'Alto Commissariato; ritiene che l'Unione e i suoi Stati membri debbano tenere conto di tale relazione prima di impegnarsi ulteriormente in qualsiasi tipo di cooperazione con le "autorità libiche" e chiede che la questione della protezione dei migranti e dei rifugiati in transito e dei diritti umani in Libia sia presa in considerazione prima di qualsiasi altra preoccupazione;

Situazione dei diritti umani in Palestina e negli altri territori arabi occupati

38.  plaude alla particolare attenzione rivolta negli ultimi anni dal CDU alla situazione dei diritti umani in Palestina e negli altri territori arabi occupati, in particolare per quanto riguarda il diritto del popolo palestinese all'autodeterminazione e la costituzione di uno Stato indipendente e funzionante sulla base delle frontiere del 1967; sollecita vivamente la delegazione dell'Unione a condannare ogni forma di colonialismo, segnatamente in Palestina, sia in Cisgiordania sia a Gerusalemme est, dove è in costante aumento; condanna allo stesso modo la violenza dei coloni contro la popolazione palestinese, specialmente a Hebron, e i piani di trasferimento coatto dei beduini;

39.  chiede alla delegazione dell'Unione in seno al CDU e ai rappresentanti degli Stati membri di fare pressioni sulle autorità israeliane affinché il mandato delle Nazioni Unite possa essere attuato; chiede altresì all'Unione europea e ai suoi Stati membri di adottare misure adeguate per fare in modo che le imprese soggette alla loro giurisdizione non commettano violazioni dei diritti umani o non vi contribuiscano, in particolare attraverso attività o benefici negli insediamenti; esorta a tale proposito l'Unione a sostenere le future risoluzioni del CDU sugli insediamenti e la pubblicazione della banca dati annuale del CDU sulle imprese coinvolte in violazioni del diritto internazionale;

40.  condanna la situazione dei detenuti palestinesi nelle carceri israeliane; chiede allo Stato di Israele di porre immediatamente fine alla prassi di detenzione massiccia, intensificatasi ancora nel 2016, con oltre 6 000 persone detenute, inclusi minori; condanna allo stesso modo le esecuzioni extragiudiziali, le detenzioni amministrative, il trasferimento di detenuti politici al di fuori dei territori occupati, privandoli delle visite dei famigliari, i maltrattamenti, la tortura e l'alimentazione forzata dei detenuti, nonché il rifiuto di un trattamento medico adeguato e indicato, che costituiscono una flagrante violazione del diritto internazionale; chiede a Israele di garantire immediatamente il rispetto della Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura, a cui tale Stato aderisce; denuncia la detenzione e i maltrattamenti dei minori e chiede il rilascio immediato dei minori detenuti; chiede inoltre la liberazione immediata dei parlamentari palestinesi incarcerati;

41.  è inoltre profondamente preoccupato per le restrizioni delle libertà civili e politiche in Israele e segnatamente per le diverse leggi riguardanti le ONG, che ledono la libertà di associazione, riunione e organizzazione; denuncia altresì l'intensificazione della discriminazione a danno delle minoranze nel paese, in particolare la minoranza "araba";

42.  deplora che la questione del Sahara occidentale non figuri all'ordine del giorno delle sessioni del CDU nel 2017; chiede che siano rispettati i diritti fondamentali della popolazione del Sahara occidentale, compresa la libertà di associazione, la libertà di espressione e il diritto di riunione; chiede il rilascio di tutti i detenuti politici saharawi; chiede che sia consentito l'accesso ai territori del Sahara occidentale ai rappresentanti delle Nazioni Unite, ai parlamentari, agli osservatori indipendenti, alle ONG e alla stampa; esorta le Nazioni Unite a dotare la missione Minurso di un mandato per i diritti umani, in linea con tutte le altre missioni dell'ONU per il mantenimento della pace nel mondo; appoggia una soluzione equa e sostenibile del conflitto nel Sahara occidentale, basata sul diritto all'autodeterminazione del popolo saharawi, in conformità con le risoluzioni 34/37 e 35/19 delle Nazioni Unite; chiede all'Unione e ai suoi Stati membri di sostenere l'iscrizione all'ordine del giorno della situazione del Sahara occidentale in occasione delle prossime sessioni del CDU;

Razzismo, discriminazione razziale, xenofobia e intolleranza ad essi associata: seguito dato alla dichiarazione e al programma d'azione di Durban e relativa applicazione

43.  ritiene fondamentale l'attenzione riservata nel 2017 al rafforzamento della parità e alla lotta contro le discriminazioni, di tipo razziale, nei confronti delle minoranze, legate al sesso, all'orientamento o all'identità di genere o alla disabilità; sottolinea che in tale ambito anche l'Unione e i suoi Stati membri devono attuare le raccomandazioni del CDU;

44.  accoglie con favore l'importanza accordata alla questione del razzismo e delle discriminazioni durante le sessioni del 2017 del Consiglio dei diritti umani e, in particolare, l'appello mondiale a un'azione concreta in vista dell'eliminazione totale del razzismo, della discriminazione razziale, della xenofobia e dell'intolleranza ad essa associata e dell'attuazione integrale della dichiarazione e del programma d'azione di Durban e del seguito dato a questi ultimi; condanna nuovamente le violenze razziste, antisemite, omofobe, xenofobe e contro i migranti, che hanno conseguito livelli allarmanti in alcuni Stati membri; è allarmato per la crescente diffusione di discorsi di incitamento all'odio e di stigmatizzazione nei confronti delle minoranze e dei gruppi e per la loro sempre maggiore influenza nell'ambito di alcuni media e di molti movimenti e partiti politici, rilevati anche fra i vertici dei responsabili politici di taluni Stati membri e che hanno portato a legislazioni restrittive;

45.  ritiene altresì fondamentale la questione delle discriminazioni contro le donne e dell'eliminazione di qualsiasi forma di violenza contro di esse; sottolinea che l'accesso universale alla salute e alle cure riproduttive deve rimanere una priorità politica, compreso l'accesso gratuito all'educazione sessuale, ai metodi di contraccezione e al diritto all'aborto; sottolinea che l'eliminazione della violenza contro le donne e le giovani, nonché la lotta contro lo sfruttamento sessuale e la tratta di esseri umani, devono costituire delle priorità ed avere come obiettivo la parità fra uomini e donne; chiede pertanto al CDU e alla comunità internazionale di attuare i processi CIPS+20, Pechino +20 e Rio +20; sottolinea parimenti l'importanza del fatto che gli Stati membri dell'UE attuino la raccomandazione del CDU del 2002 sulla protezione internazionale per quanto riguarda la persecuzione specificamente legata al genere, in particolare nel contesto della politica di immigrazione;

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46.  incarica la sua delegazione alla 34a, 35a e 36a sessione del CDU di esprimere le preoccupazioni formulate nella presente risoluzione; la invita a riferire in merito alla sottocommissione per i diritti dell'uomo al termine della sua missione e considera opportuno proseguire l'invio di una delegazione del Parlamento europeo alle sessioni pertinenti del CDU;

47.  incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione, all'Alto rappresentante/Vicepresidente della Commissione, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, al Segretario generale delle Nazioni Unite, al presidente dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, al presidente del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, all'Alto Commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite e al gruppo di lavoro UE-ONU istituito dalla commissione per gli affari esteri.