Proposta di risoluzione - B8-0096/2019Proposta di risoluzione
B8-0096/2019

PROPOSTA DI RISOLUZIONE sull'attuale regresso dei diritti delle donne e dell'uguaglianza di genere nell'UE

6.2.2019 - (2018/2684(RSP))

presentata a seguito dell'interrogazione con richiesta di risposta orale B8-0005/2019
a norma dell'articolo 128, paragrafo 5, del regolamento

João Pimenta Lopes a nome della commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere


Procedura : 2018/2684(RSP)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo del documento :  
B8-0096/2019
Testi presentati :
B8-0096/2019
Testi approvati :

B8-0096/2019

Risoluzione del Parlamento europeo sull'attuale regresso dei diritti delle donne e dell'uguaglianza di genere nell'UE

(2018/2684(RSP))

Il Parlamento europeo,

–  vista l'interrogazione alla Commissione sul contraccolpo in materia di diritti delle donne e uguaglianza di genere nell'UE (O-000135/2018 – B8-0005/2019),

–  vista la proposta di risoluzione della commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere,

–  visto il trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE), in particolare gli articoli 8 e 153 (sulla parità tra uomini e donne), 10 e 19 (sulla non discriminazione), nonché 6, 9 e 168 (sulla salute),

–  visto il trattato sull'Unione europea (TUE), in particolare gli articoli 2 e 3, che stabiliscono il principio della parità di genere e della non discriminazione come valore fondamentale dell'Unione,

–  vista la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, in particolare gli articoli 21 (sulla non discriminazione), 23 (sulla parità tra uomini e donne) e 35 (sulla salute),

–  visti la dichiarazione e la piattaforma d'azione di Pechino del settembre 1995 e la Conferenza internazionale sulla popolazione e lo sviluppo (conferenza del Cairo) del settembre 1994 e il relativo programma d'azione, nonché gli esiti delle relative conferenze di riesame,

–  vista la Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali (CEDU),

–  vista la Convenzione delle Nazioni Unite sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna (CEDAW),

–  vista la Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica (Convenzione di Istanbul),

–  viste le conclusioni del convegno annuale 2017 sui diritti fondamentali "Diritti delle donne in tempi turbolenti", organizzato dalla Commissione,

–  visti l'articolo 128, paragrafo 5, e l'articolo 123, paragrafo 2, del suo regolamento,

A.  considerando che il termine "regresso" può essere definito come una resistenza al cambiamento sociale progressista, un'involuzione rispetto ai diritti acquisiti o il mantenimento di uno status quo non paritario e che il regresso per quanto riguarda i diritti delle donne e la parità di genere è particolarmente preoccupante; che tale resistenza può essere esercitata indipendentemente dall'estrazione sociale o dall'età, può essere di natura formale o informale e può comportare strategie passive o attive per contrastare ulteriori progressi cercando di modificare leggi o politiche che, in definitiva, limiterebbero diritti acquisiti dei cittadini; che ciò è stato accompagnato dalla diffusione di notizie false e di pregiudizievoli convinzioni stereotipiche;

B.  considerando che i diritti delle donne sono diritti umani;

C.  considerando che il livello di uguaglianza di genere è spesso indicativo e rappresenta un primo segnale di allarme per il peggioramento della situazione dei diritti e dei valori fondamentali, tra cui la democrazia e lo Stato di diritto, in una determinata società; che gli sforzi volti a limitare o minare i diritti delle donne spesso denotano un conflitto sociale più ampio;

D.  considerando che, nel quadro del diritto internazionale e dei trattati dell'Unione, tutti gli Stati membri hanno assunto l'obbligo e il dovere di rispettare, garantire, tutelare e soddisfare i diritti fondamentali e i diritti delle donne;

E.  considerando che la parità tra uomini e donne costituisce un valore cardine dell'UE; che il diritto alla parità di trattamento e alla non discriminazione è un diritto fondamentale sancito dai trattati, che dovrebbe applicarsi nella legislazione, nella pratica, nella giurisprudenza e nella vita quotidiana;

F.  considerando che l'articolo 8 TFUE attribuisce all'Unione il compito di eliminare le ineguaglianze e di promuovere la parità tra uomini e donne in tutte le sue azioni;

G.  considerando che dall'indice sull'uguaglianza di genere emergono persistenti disparità, con progressi solo marginali registrati tra il 2005 e il 2015; che sono ancora necessari sostanziali miglioramenti in tutti gli Stati membri per arrivare a società eque sotto il profilo del genere, in cui donne e uomini siano rappresentati in modo paritario, rispettati e sicuri in tutti i settori della vita personale e lavorativa; che tutti traggono vantaggio dalle politiche di parità di genere, le quali hanno un effetto positivo sulla società nel suo complesso; che cessare di progredire nelle questioni legate ai diritti delle donne equivale ad arretrare;

H.  considerando che l'elaborazione delle politiche in materia di uguaglianza di genere dovrebbe basarsi sull'accesso a pari opportunità per donne e uomini e, nel contempo, aiutare le donne a conciliare la vita professionale e la vita familiare;

I.  considerando che i progressi in relazione all'uguaglianza di genere e alla promozione dei diritti delle donne non sono automatici né lineari; che la tutela dell'uguaglianza di genere, così come i progressi al riguardo, richiedono un impegno costante;

J.  considerando che la discriminazione contro le donne può assumere varie forme, tra cui la discriminazione strutturale ed economica, che può essere nascosta e silenziosa proprio perché onnipresente;

K.  considerando che l'attuale decennio è caratterizzato da un'offensiva visibile e organizzata a livello mondiale ed europeo contro la parità di genere e i diritti delle donne, anche nell'Unione, che è particolarmente manifesta in un certo numero di Stati membri;

L.  considerando che tale regresso si manifesta anche a livello dell'Unione e che il fatto che, all'inizio dell'attuale legislatura, la Commissione abbia deciso di non perseguire la strategia di parità di genere che aveva attuato finora continua ad essere motivo di rammarico;

M.  considerando che i principali obiettivi di tale regresso nei confronti dei diritti delle donne e dell'uguaglianza di genere sembrano comuni a tutti i paesi e includono settori chiave del quadro istituzionale e politico relativo all'uguaglianza di genere e ai diritti delle donne, quali l'integrazione della dimensione di genere, la protezione sociale e del lavoro, l'istruzione, la salute e i diritti sessuali e riproduttivi, la prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e alla violenza di genere, i diritti delle persone LGBTI+, la presenza di donne nelle posizioni politiche decisionali e nei luoghi di lavoro, nonché il finanziamento adeguato delle organizzazioni e dei movimenti a difesa dei diritti delle donne e degli altri diritti umani; che alcuni attivisti e organizzazioni contro i diritti umani mirano, attraverso le loro strategie, a rovesciare le leggi esistenti in materia di diritti umani fondamentali connessi ai seguenti aspetti: sessualità e riproduzione, compreso il diritto di accesso alle moderne forme di contraccezione, alle tecnologie di riproduzione assistita o all'aborto sicuro; parità per le persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender o intersessuali (LGBTI+); accesso alla ricerca sulle cellule staminali; e diritto di cambiare genere o sesso senza timore di ripercussioni sul piano giuridico;

N.  considerando che le donne sono particolarmente colpite dal problema del lavoro precario e da varie forme di "lavoro atipico"; che i tassi di disoccupazione sono aumentati vertiginosamente nel periodo 2008-2014 a causa della profonda crisi economica che ha colpito l'Unione europea e che nel 2014 il tasso di disoccupazione femminile (10,4 %) era ancora superiore a quello maschile (10,2 %); che la crisi economica ha colpito l'intera Unione europea e in particolare le zone rurali, le quali presentano livelli disastrosi di disoccupazione, povertà e spopolamento, fenomeni che riguardano soprattutto le donne;

O.  considerando che, negli ultimi dieci anni, le organizzazioni e i gruppi femminili e gli attivisti per i diritti delle donne hanno agito da catalizzatori e hanno svolto un ruolo guida in relazione agli sviluppi legislativi e politici per quanto riguarda i progressi nell'ambito dei diritti delle donne e la loro applicazione; che gli attori di cui sopra incontrano ora notevoli difficoltà di accesso ai finanziamenti, a causa di criteri restrittivi e oneri amministrativi, nonché di un ambiente sempre più ostile che non consente più loro di svolgere efficacemente i loro compiti di interesse pubblico;

P.  considerando che numerosi Stati membri non hanno ancora ratificato né recepito la Convenzione di Istanbul, e che vi sono restrizioni imposte dagli Stati all'accesso ai diritti sessuali e riproduttivi nell'Unione europea;

Q.  considerando che nel primo semestre del 2018 si è assistito in vari Stati membri a un'involuzione rispetto alla Convenzione di Istanbul, che ha spianato la strada a discorsi di incitamento all'odio, in particolare nei confronti delle persone LGBTI+; che tale reazione non è mai stata combattuta, né in seno al Consiglio né in seno al Consiglio europeo;

R.  considerando che nel 2017 il Consiglio d'Europa ha messo in guardia sulle minacce per i diritti sessuali e riproduttivi delle donne, alla luce dei tentativi di diversi membri di rendere più restrittiva la legislazione in materia di accesso all'aborto e alla contraccezione; che, analogamente, nell'agosto 2018 il Comitato per l'eliminazione della discriminazione contro le donne (CEDAW) e il Comitato sui diritti delle persone con disabilità (CRPD) delle Nazioni Unite hanno rilasciato una dichiarazione congiunta in cui si sottolinea che l'accesso all'aborto sicuro e legale, come pure ai servizi e alle informazioni ad esso inerenti, sono aspetti essenziali della salute riproduttiva delle donne, esortando nel contempo i paesi a fermare la regressione nell'ambito dei diritti sessuali e riproduttivi di donne e ragazze, poiché tale regressione rappresenta una minaccia per la loro salute e le loro stesse vite; che il Parlamento europeo ha riconosciuto che negare alle donne l'accesso legale all'aborto rappresenta una violenza contro le donne;

S.  considerando che in taluni Stati membri le organizzazioni che si oppongono attivamente ai diritti sessuali e riproduttivi delle donne godono del pieno sostegno dei governi sotto forma di finanziamenti pubblici che consentono a tali organizzazioni di impostare azioni coordinate a livello internazionale ed europeo;

T.  considerando che non tutti gli Stati membri offrono un'educazione sulle relazioni, la sessualità e la parità di genere conformemente agli standard dell'Organizzazione mondiale della sanità in materia di educazione sessuale e al relativo piano d'azione, il che equivale a non rispettare le linee guida internazionali; che sono fenomeni allarmanti la crescente resistenza a tale educazione e la stigmatizzazione di coloro che vi partecipano da parte di alcuni movimenti politici, resistenza spesso dovuta a campagne di disinformazione condotte in molti Stati membri sui contenuti dell'educazione sessuale che ostacolano l'offerta di tale educazione informativa, importante e inclusiva per tutti;

U.  considerando che le strutture patriarcali secolari in tutto il mondo servono a opprimere le donne e i loro diritti e a perpetuare le disuguaglianze di genere; che il superamento di tali strutture implica il confronto tra diverse posizioni e meccanismi di potere a livello globale;

V.  considerando che promuovere l'uguaglianza di genere e investire nelle donne apportano benefici all'intera società, poiché le donne che dispongono di risorse economiche e di opportunità di leadership investiranno in salute, nutrizione, istruzione e benessere per i propri figli e le proprie famiglie;

1.  esorta la Commissione e gli Stati membri a mantenere un forte impegno e a dare priorità all'uguaglianza di genere, ai diritti delle persone LGBTI+ e ai diritti delle donne, compresi i diritti delle minoranze più vulnerabili; ricorda a tutti gli Stati membri l'obbligo di sostenere i diritti delle donne e di promuovere la parità di genere; chiede che siano denunciati in maniera generalizzata i discorsi e le azioni che minano i diritti, l'autonomia e l'emancipazione delle donne in tutti i settori; osserva che un modo importante per combattere il regresso consiste nel sostenere proattivamente la parità di genere basata sui diritti e nell'integrare la dimensione di genere in tutti i settori;

2.  osserva che la natura, l'intensità e gli effetti del regresso nei confronti dei diritti delle donne hanno assunto proporzioni diverse tra i vari paesi e le varie regioni: in alcuni casi tale fenomeno è rimasto a livello retorico, mentre in altri si è concretizzato in misure e iniziative; che tuttavia tale fenomeno è evidente in quasi tutti gli Stati membri; ritiene che il regresso sia determinato anche dal dibattito e dalle opzioni politiche;

3.  osserva che le donne appartenenti a minoranze, tra cui le minoranze di genere e sessuali, etniche e religiose, sono le più vulnerabili a tale regresso;

4.  sottolinea che l'uguaglianza di genere non può essere conseguita se non tutte le donne godono di pari diritti, incluse le donne appartenenti a minoranze religiose ed etniche che subiscono disuguaglianze intersettoriali;

5.  condanna la reinterpretazione e il riorientamento delle politiche di parità di genere in termini di politiche per la famiglia e la maternità, in atto in taluni Stati membri; segnala che tale politica riguarda unicamente determinati gruppi e non rappresenta un approccio inclusivo; osserva inoltre che tale politica non mira a un cambiamento strutturale sostenibile atto a produrre miglioramenti duraturi per quanto riguarda i diritti delle donne e l'uguaglianza di genere;

6.  invita gli Stati membri a garantire che i diritti delle donne e delle persone LGBTI+ siano tutelati e riconosciuti come principi paritari nel contesto della democrazia e dello Stato di diritto; ritiene tuttavia che sancire i diritti delle donne nella legislazione non sia sufficiente per conseguire la parità di genere, la quale non può essere realizzata a meno che gli Stati membri non recepiscano, adottino e infine attuino e facciano rispettare le leggi in questione in modo da tutelare pienamente i diritti delle donne; deplora che i diritti delle donne non siano trattati in modo globale come principio guida di tutte le politiche pubbliche nazionali ed europee, corredate dal corrispondente bilancio; ritiene che la prevenzione della regressione attraverso l'istruzione sia il settore chiave sul quale investire; invita la Commissione e gli Stati membri a sensibilizzare maggiormente l'opinione pubblica in merito all'importanza e ai vantaggi di salvaguardare i diritti delle donne e la parità di genere e di eliminare gli stereotipi di genere nella società, nonché a sostenere ulteriormente lo sviluppo e la diffusione di ricerche e informazioni basate su dati concreti nel settore dei diritti delle donne;

7.  invita tutti gli Stati membri a impegnarsi a osservare le convenzioni e i trattati internazionali in materia, nonché i principi sanciti nei rispettivi atti legislativi fondamentali, e ad assicurarne il rispetto, in modo da rafforzare e garantire il rispetto dei diritti delle minoranze e delle donne, inclusi i diritti relativi alla salute sessuale e riproduttiva e l'uguaglianza di genere in generale;

8.  evidenzia che le misure volte a prevenire e combattere tutte le forme di violenza nei confronti delle donne, incluse le pratiche tradizionali dannose e la violenza di genere, continuano a essere confrontate a numerose difficoltà; esprime preoccupazione per l'acuirsi di diverse forme di violenza, quali l'incitamento all'odio sessista e nei confronti delle persone LGBTI, la misoginia e la violenza online, incluse le vessazioni e lo stalking, nonché la violenza nei confronti delle donne sul luogo di lavoro o nei casi di tratta di esseri umani e prostituzione; rammenta la necessità di attuare misure preventive e protettive destinate a donne e ragazze per contrastare la violenza di genere, nonché di assicurare i responsabili di tali atti alla giustizia, garantendo nel contempo che i centri di accoglienza per le donne dispongano di un adeguato livello di finanziamenti, di organico e di sostegno; ricorda l'importanza fondamentale di attuare la direttiva sui diritti delle vittime, la direttiva sull'ordine di protezione europeo e la direttiva anti-tratta; sottolinea che, al fine di informare adeguatamente i soggetti preposti all'elaborazione delle politiche in merito a questi nuovi sviluppi, è necessario sopperire alla mancanza di dati confrontabili; chiede che continuino a essere organizzate campagne di sensibilizzazione pubbliche in materia di lotta alla violazione domestica e di genere a livello dell'UE e degli Stati membri;

9.  invita i deputati ad adottare una politica di tolleranza zero in relazione ai discorsi d'odio sessisti pronunciati in Aula, apportando una modifica al regolamento del Parlamento in modo da introdurre il divieto di pronunciare tali discorsi;

10.  ribadisce la sua richiesta affinché al Parlamento europeo siano adottate misure quanto più efficaci possibile per contrastare le molestie sessuali onde conseguire un'effettiva uguaglianza di genere; chiede che sia condotta una revisione esterna che ponga in evidenza le migliori norme di funzionamento, in modo da introdurre una formazione obbligatoria in materia di "rispetto e dignità al lavoro" per tutto il personale del Parlamento, ivi compresi i deputati, e che siano ripristinati i due comitati competenti in materia di molestie, assicurando l'inclusione di esperti indipendenti e il rispetto dell'uguaglianza di genere;

11.  ritiene che la collaborazione con gli uomini sia un fattore importante ai fini della promozione della parità tra uomini e donne e dell'eliminazione della violenza nei confronti delle donne;

12.  condanna la campagna condotta contro la convenzione di Istanbul, che mira a combattere la violenza nei confronti delle donne, e l'errata interpretazione di tale convenzione; esprime preoccupazione per il rifiuto di applicare la norma della tolleranza zero in relazione ai casi di violenza nei confronti delle donne e di violenza di genere, norma che raccoglie ampio consenso a livello internazionale; segnala che viene messa in discussione l'essenza stessa dei principi in materia di diritti umani, uguaglianza, autonomia e dignità; invita il Consiglio a ultimare il processo di ratifica e di piena attuazione della convenzione di Istanbul da parte dell'UE e a promuoverne la ratifica da parte di tutti gli Stati membri;

13.  osserva che la violenza domestica è considerata la forma più diffusa di violenza in taluni Stati membri ed esprime preoccupazione per il numero crescente di donne vittime di violenza domestica;

14.  rileva che le vittime della violenza di genere, inclusa la violenza domestica, hanno spesso un accesso limitato alla giustizia e a una protezione adeguata, malgrado le norme vigenti volte a contrastare tutte le forme di violenza, e che il livello di attuazione e applicazione della legislazione in materia risulta insufficiente; invita gli Stati membri ad assicurare che tutte le vittime di violenza domestica e di genere ricevano un'assistenza legale che tenga conto della dimensione di genere, al fine di evitare fenomeni quali la rivittimizzazione e l'impunità e di migliorare il tasso di denuncia di tali reati;

15.  segnala la preoccupante tendenza a ridurre lo spazio a disposizione della società civile a livello mondiale e in Europa, nonché la crescente criminalizzazione e l'aumento della burocrazia e delle restrizioni di finanziamento che interessano le organizzazioni per la tutela dei diritti fondamentali, inclusi gli attivisti e le organizzazioni per i diritti delle donne;

16.  esprime pieno sostegno e solidarietà alle diffuse iniziative, incluse le iniziative di base, promosse dalle organizzazioni e dai movimenti femminili per rivendicare l'uguaglianza di genere; sottolinea che è necessario un sostegno finanziario costante per garantire la continuità delle loro attività; chiede, pertanto, un aumento dei finanziamenti stanziati dagli Stati membri e dall'UE a favore degli strumenti finanziari di cui tali organizzazioni dispongono; ribadisce che l'accesso a tali fondi deve prevedere una burocrazia più snella e non dovrebbe essere discriminatorio con riguardo agli obiettivi e alle attività delle organizzazioni;

17.  esprime pertanto preoccupazione per le notizie relative a una riduzione delle risorse disponibili per le organizzazioni per i diritti delle donne e i centri di accoglienza per le donne in molti Stati membri, come avviene attualmente, ad esempio, in Italia e in Austria;

18.  invita gli Stati membri a garantire risorse finanziarie sufficienti per l'attuazione degli strumenti di lotta contro tutte le forme di violenza, in particolare la violenza nei confronti delle donne;

19.  rileva, in alcuni Stati membri, la tendenza a creare un contesto parallelo di organizzazioni non governative formato da persone e organizzazioni filogovernative; sottolinea l'importanza di un contesto critico e diversificato di organizzazioni non governative, sia per i diritti delle donne e l'uguaglianza di genere, sia per lo sviluppo della società nel suo complesso;

20.  invita la Commissione e gli Stati membri a rivedere i loro meccanismi di ripartizione, monitoraggio e valutazione dei finanziamenti e a garantire che siano sensibili alla dimensione di genere e adattati ai problemi che taluni movimenti e organizzazioni, in particolare di piccole e medie dimensioni, si trovano ad affrontare alla luce dell'involuzione in questo ambito, nonché a utilizzare, ove opportuno, strumenti quali le valutazioni d'impatto di genere e il bilancio di genere; invita la Commissione e gli Stati membri ad aumentare i finanziamenti a favore della protezione e della promozione dei diritti delle donne e dell'uguaglianza di genere, inclusi la salute e i diritti sessuali e riproduttivi, a livello dell'UE e su scala mondiale;

21.  invita la Commissione a non rinunciare a legiferare sulla questione della prostituzione, la cui rete di trafficanti trae vantaggio dal mercato unico, e a introdurre una legislazione volta a fornire assistenza finanziaria alle vittime della tratta di esseri umani e dello sfruttamento sessuale, consentendo loro di sfuggire alla prostituzione;

22.  si appella alla Commissione affinché includa la promozione e il miglioramento della salute e dei diritti sessuali e riproduttivi nella prossima strategia in materia di sanità pubblica;

23.  pone in evidenza che, in molti Stati membri, gli effetti a lungo termine delle misure di austerità si stanno ripercuotendo in maniera negativa sull'emancipazione economica delle donne e sul conseguimento dell'uguaglianza di genere, provocando un aumento della disoccupazione, la deregolamentazione del mercato del lavoro, un aumento della precarietà e salari bassi, fenomeni che interessano in misura particolare le donne, mentre i tagli ai servizi pubblici, in particolare nei settori della sanità e dell'istruzione, e alle prestazioni sociali stanno ostacolando ulteriormente l'emancipazione delle donne;

24.  invita gli Stati membri a porre fine e a invertire le misure di austerità e i tagli applicabili ai programmi a favore dell'uguaglianza di genere, ai servizi pubblici e, in particolare, alle prestazioni assistenziali in materia di salute sessuale e riproduttiva;

25.  si rammarica che, in alcuni Stati membri, la durata del congedo di maternità sia subordinata ad aspetti economici, senza tenere conto dei fattori sociali e sanitari che concernono sia le donne che i bambini;

26.  ricorda che garantire l'uguaglianza di genere e ridurre il divario retributivo e pensionistico di genere comporta importanti benefici economici e sociali per le famiglie e le società;

27.  chiede iniziative mirate volte a promuovere l'emancipazione economica delle donne e che affrontino la questione della segregazione di genere e dell'accesso delle donne al mercato del lavoro, in particolare nei settori dell'imprenditoria femminile, della digitalizzazione e delle discipline STEM, al fine di contrastare il divario digitale di genere;

28.  sottolinea la necessità di conferire alle donne la capacità e gli strumenti per partecipare ai processi decisionali e assumere posizioni di leadership, al fine di contrastare gli stereotipi negativi;

29.  chiede un'azione concreta per colmare il divario retributivo di genere, che influisce negativamente sulla posizione sociale ed economica delle donne;

30.  sottolinea la necessità di migliorare ulteriormente la raccolta di dati disaggregati per genere in ambiti quali l'occupazione informale, l'imprenditoria e l'accesso ai finanziamenti, l'accesso ai servizi sanitari, la violenza nei confronti delle donne e il lavoro non retribuito; evidenzia la necessità di raccogliere e utilizzare dati e prove di qualità per l'elaborazione di politiche informate e basate su dati comprovati;

31.  deplora che il bilancio di genere non sia stato riconosciuto come principio orizzontale nel regolamento sul quadro finanziario pluriennale per il periodo 2021-2027 e invita il Consiglio a modificare con urgenza tale regolamento, riaffermando in tal modo il suo impegno a favore dell'uguaglianza di genere; invita la Commissione e gli Stati membri ad adottare un approccio attento alla dimensione di genere per la definizione del bilancio, in modo da identificare esplicitamente la quota di fondi pubblici destinati alle donne, e a combattere la regressione in materia di genere garantendo che tutte le politiche per la mobilitazione delle risorse e l'assegnazione della spesa promuovano l'uguaglianza di genere;

32.  osserva che l'integrazione della dimensione di genere rientra in una strategia complessiva in materia di uguaglianza di genere e sottolinea, pertanto, che l'impegno delle istituzioni dell'UE in tale ambito è fondamentale; deplora, in tal senso, che non sia stata adottata alcuna strategia in materia di uguaglianza di genere nell'UE per il periodo 2016-2020 e che l'impegno strategico per la parità di genere sia stato declassato a documento di lavoro dei servizi della Commissione; ribadisce il suo invito affinché la Commissione adotti una strategia dell'UE per i diritti delle donne e l'uguaglianza di genere;

33.  esorta il Consiglio a sbloccare la direttiva sull'equilibrio di genere fra gli amministratori senza incarichi esecutivi delle società quotate in Borsa (la cosiddetta direttiva sulle donne nei consigli di amministrazione) al fine di far fronte al grave squilibrio tra uomini e donne al più alto livello decisionale in ambito economico;

34.  esorta il Consiglio a sbloccare la direttiva recante applicazione del principio di parità di trattamento al di fuori del mercato del lavoro, indipendentemente dall'età, dalla disabilità, dall'orientamento sessuale o dalle convinzioni religiose, che mira a estendere la protezione contro la discriminazione attraverso un approccio orizzontale;

35.  ribadisce l'invito alla Commissione a rivedere la direttiva di rifusione 2006/54/CE ed esorta a dare un seguito legislativo adeguato sulla base della raccomandazione della Commissione del 2014 sulla trasparenza salariale, al fine di eliminare il persistente divario retributivo di genere;

36.  deplora la sospensione dei lavori relativi alla direttiva sul congedo di maternità;

37.  invita la Commissione a elaborare una tabella di marcia coerente ed esaustiva per pervenire all'uguaglianza di genere e tutelare la parità dei diritti delle donne, inclusa l'eliminazione di tutte le forme di violenza nei confronti delle donne;

38.  invita la Commissione a monitorare con attenzione la promozione e lo stato dell'uguaglianza di genere negli Stati membri più interessati, in particolare in riferimento al quadro istituzionale, politico e legislativo;

39.  esprime preoccupazione per la considerevole influenza esercitata sulla legislazione e le politiche nazionali dagli oppositori dei diritti riproduttivi e dell'autonomia delle donne, in particolare in alcuni Stati membri, con i loro tentativi di limitare i diritti delle donne in materia sanitaria e riproduttiva, in particolare per quanto riguarda l'accesso alla pianificazione familiare e alla contraccezione, e i tentativi di limitare o abolire il diritto all'interruzione volontaria di gravidanza; ribadisce la necessità di adottare politiche volte a tutelare la maternità e la genitorialità, garantendo un'efficace protezione sociale e del lavoro, nonché politiche che garantiscano infrastrutture di sostegno alle famiglie, strutture per i bambini in età prescolare e servizi di assistenza a domicilio per i malati o gli anziani;

40.  invita la Commissione a includere un capitolo dedicato alla cattive informazioni in materia di aborto nella sua strategia per combattere le fake news;

41.  critica il fatto che il femminismo e la lotta per i diritti delle donne siano impropriamente utilizzati per incitare all'odio razzista;

42.  raccomanda agli Stati membri di garantire un'educazione sessuale e relazionale a tutti i giovani; ritiene che l'adozione di strategie educative di più ampio respiro costituisca uno strumento essenziale per prevenire qualsiasi forma di violenza, segnatamente quella di genere, in particolare in età adolescenziale;

43.  incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione alla Commissione e al Consiglio.

Ultimo aggiornamento: 11 febbraio 2019
Note legali - Informativa sulla privacy